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Autore: shinigami di fiori    23/09/2017    2 recensioni
Quando Gin arrivò sull'isola portava te in braccio...Eri piccolissimo.
Ci chiese di occuparci di te.
Non potevo lasciarti nelle sue mani, così decisi di prenderti con noi.
Provai a chiedergli di tua madre ma mi disse che si erano separati.
Per questo noi...
Non sappiamo nulla di tua madre...
Genere: Drammatico, Guerra, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jin Freecss, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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L'isola Balena era sempre stata un piccolo angolo di paradiso.
Non vi erano molti bambini; la maggior parte degli abitanti era gente anziana che praticava l'arte della pesca da generazioni e l'isola era spesso utilizzata per le lunghe soste di coloro che venivano a pescare in mare aperto.
Così chiamata a causa della sua forma insolita, molto simile al mammifero acquatico.
La lunga coda di roccia si faceva largo tra i piccoli scogli che la formavano e su cui crescevano verde muschio brillante e mangrovie immense.
Il porto era conosciuto e amato da tutti, non vi era nessun timore ad accogliere i visitatori.
Il piccolo centro ospitava sette giorni su sette il mercato del Paese: pesce fresco, frutta tropicale e vesti della miglior lana che ci fosse in circolazione: oltre a dedicarsi alla pesca, l'umile gente del posto allevava Peco-gatto e Mucchezzù, due particolari specie di ovini e bovini: le Peco-gatto offrivano una lana ispida e fastidiosa al tatto ma che, con la giusta lavorazione, sarebbe diventata l'essenziale materia prima dei vestiti più costosi di York Shin City.
Inoltre le particolari creature attiravano, raramente, alcuni Hunters studiosi della flora e della Fauna alla ricerca di creature particolari e rare come le Volpi Orso, peculiarità dell'isola.
Peco-gatto, e Mucchezzù che, con il loro delizioso latte zuccherato permettevano la lavorazione e la produzione del Formaggio Dolce.
Ma anche sull'isola Balena le cose poteva risultare complicate: i fenomeni meteorologici la rendevano una delle isole più piovose della zona, caldissima in estate e molto ventosa in inverno.
I raccolti di Gruppo e di Aramele venivano spesso rovinati dalla grandine e, nelle stagioni di accoppiamento, le Volpi Orso attaccavano le mandrie.
Al centro dell'isola vi era un laghetto bizzarro circondato da Code di gatto e nespoli.
Molte volte i piccoli animali selvatici venivano a dissetarsi nelle acque di quel piccolo lago, badando però a non immergersi troppo:
Vecchie leggende raccontavano di un “Principe del lago” e solo con le giuste attrezzature i vecchi pescatori scoprirono in tempi più recenti che effettivamente si, esisteva un pesce dalle grande dimensioni, ma i più saggi decisero di lasciarlo nuotare negli abissi nel lago...Magari qualcuno in futuro lo avrebbe pescato.
Sulla collina più alta, che affacciava un meraviglioso dirupo, dominava l'isola una piccola villa dalle bianche pareti.
Una giovane donna stendeva i panni bianchi sul filo del bucato, dando leggeri strattoni per stendere bene le pieghe.
Si passò una mano sulla fronte, godendosi il vento di quella fresca giornata invernale.
Per essere la stagione delle piogge faceva abbastanza caldo quel tardo pomeriggio.
Era tutto tranquillo, tutto nella norme sull'isola Balena.
Per questo quando una signora sulla sessantina raggiunse la giovane con aria allarmata salendo per tutta la collina qualcosa cambiò.
La donna ascoltò con cura le parole dell'anziana, spalancando piano la bocca e schiudendo le labbra.
Le nuvole si fecero scure e una pioggia agitata si fece largo su quelle lenzuola appena stese.
-Mito...Gin è tornato- Aveva sussurrato, bagnandosi di pioggia.

…………………………………………………………………………………………

-Cosa stai dicendo…-? Sussurrò la voce debole della donna.
Con una pioggia incessante come quella era impossibile capirsi senza urlare, ma a lei non importava.
La vecchina rimaneva al fianco della donna con le braccia incrociate dietro alla schiena e un'espressione muta in volto.
Molti paesani osservavano la scena del porto con guardi scioccati.
Le donne si coprivano con i loro veli o con le tovaglie appena acquistate, gli uomini correvano e si riparavano sotto i piccoli negozi.
Le uniche due persone sul molo erano una giovane donna dai capelli arancio e Gin.
No.
Erano tre persone.
Mito, il giovane Hunter e un bambino tra le braccia dell'uomo.
-Potresti occuparti tu di questo bambino-? Aveva chiesto Gin con lo sguardo coperto dal mantello che avvolgeva il suo corpo e che volava con il vento bagnato della tempesta.
Mito si morse un labbro.
-Come ti permetti? Tornare qui dopo così tanto tempo con un bambino...Ed hai anche la faccia tosta di chiedermi di allevarlo e crescerlo-! Urlava, mentre le gocce di pioggia sostituivano le sue lacrime.
Aveva le mani così strette a pugno da sentirne i crampi imminenti.
Gin strinse a sé il piccolo.
-Come stanno Llyon e Astri-? Chiese poi, notando solo in quel momento quanto la donna fosse cresciuta e che, effettivamente, non la vedeva da quando era solo una bambina.
Capiva la sua rabbia e la sua frustrazione...Ma era l'unica donna di cui si fidava.
Doveva dare retta alle parole di Alva nella sua testa.
“Mi va bene...Affidare Gon ad un'altra donna. Non voglio che rinunci ad una madre”

Gin strinse i denti, stava per dire qualcosa quando…
-Sono morti…-
Gin spalancò gli occhi da sotto la lunga stoffa.
-Un incidente stradale...Sono morti, entrambi- Sputò, come se la colpa fosse dell'Hunter che si trovava di fronte a lei.
-Mi dispiace…-Aveva sussurrato.
Mito colpì violentemente il piede a terra.
-Che ne è della madre-? Domandò ancora.
Gin esitò un attimo.
-Ci siamo separati- Rispose a tono.
La tempesta stava facendo perdere le staffe a Mito.
La donna ingoiò tutti gli insulti che avrebbe voluto lanciargli contro non appena vide il viso stanco e bagnato del piccolo che Gin teneva in braccio.
Il suo istinto prese la meglio, come calcolato da Gin.
-Dammi il bambino, non posso lasciare che rimanga con un irresponsabile come te- Disse, avvicinandosi e allungando le braccia verso il piccolo.
La collana della donna luccicò alla poca luce del sole.
Gin sollevò appena il mento e poi incollò nuovamente il suo sguardo a quello del figlio.
Era la cosa giusta.
Lo era?
Era la cosa giusta, Alva?
Fece una cosa che non si sarebbe mai aspettato di fare.
Strinse a sé quel piccolo corpicino gelido, sentendo le braccina di Gon circondargli il collo.
Quando lo staccò da sé provò un'immensa sensazione di tristezza avvolgerlo, ma sapeva che con Mito sarebbe stato al sicuro.
La carta del soffio dell'Angelo ancora asciutta nella sua tasca gli diede la forza per compiere quel difficile passo.
Gli diede un bacio sulla fronte cercando di trasmettere la parola padre attraverso quel gesto.
Con una falciata raggiunse Mito e le mise il piccolo in braccio.
-Sta tremando...Sei un mostro- Sussurrò la donna, strappandosi un lembo della lunga gonna e coprendo il piccolo come meglio poteva.
Gin frugò nella sua tasca e tirò fuori una piccola scatola di legno: era scura e di tante nervature lignee che si bagnavano con la pioggia.
-Ti affido questo oggetto…- Le disse, offrendolo alla donna.
-Non voglio accettare niente da te- Le rispose acida, stringendo a sé il piccolo nel tentativo di scaldarlo.
-Ascoltami…- Supplicò.
La donna assottigliò lo sguardo, ma decise di farlo continuare.
-Dagli quella scatola semmai deciderà di diventare Hunter…- Aveva detto semplicemente.
La donna esplose.
-Non permetterò che questo bambino diventi come te...Non farò mai questo errore- Ringhiò.
Gin sorrise stanco.
-Te ne sarei grato…- Disse.
Mito afferrò con rabbia quella scatola...L'avrebbe sicuramente buttata più tardi.
L'uomo stava già per darle le spalle...Non lo avrebbe più rivisto per molti anni di nuovo.
-Come si chiama-? Chiese la donna, osservando le spalle di Gin.
L'uomo si abbassò il cappuccio ancora di più, stringendo i denti.
-Gon...Gon Freecs…-
Mito osservò il piccolo che cercava di chiamare il padre a sé.
-Il cognome sarà l'unica cosa sporca che avrà di te…-
Prese un grande respiro, sapendo che tanto sarebbe stata ignorata di nuovo.
-NON TI AZZARDARE A TORNARE SU QUES'ISOLA- Urlò, piangendo e stringendo quella scatola bizzarra e bagnata nella mano destra mentre con il braccio sinistro reggeva Gon.
Il suo urlo avvolse l'intera isola...Forse tutti i suoi abitanti riuscirono a sentirla.
Gin sorrise, si mise le mani in tasca accarezzando la carta perfetta e dirigendosi alla fine del molo.
-E-Ehi, amico...Vuoi davvero salpare con questo tempaccio-? Chiese una voce allarmata.
Gin si fermò, osservando i suoi neri stivali zuppi.
Sollevò un occhio e riconobbe quel vecchio pescatore.
Da piccolo lo vedeva spesso scaricare pesce dalle navi e sventrare tonni-viola sulla spiaggia.
-Vecchio...Posso affidarti una cosa-? Chiese.
-D-Dimmi pure- Sussurrò scioccato il vecchio.
Gin estrasse dalla piccola barca con cui era arrivato quello che sembrava un tubo di ferro lucente.
-Potresti darlo a quella donna da parte mia? Sarebbe un regalo per il bambino, ma se la fermassi ora credo proprio che mi butterebbe in mare- Sorrise amareggiato.
-Certo ma...Posso sapere cosa sia-? Chiese, afferrando il pezzo di ferro.
-Aprila e vedrai...Buona fortuna, vecchio- Lo salutò con la mano alzata e salpò senza lasciare traccia.
Il vecchio pescatore si osservò le mani che reggevano l'attrezzo e poi provò a maneggiarlo.
-Ma questa è…-
Allungo una piccola asticella nascosta nella parte inferiore del tubo e tirò con forza, scoprendo quella che sembrava una bellissima e robustissima lenza.
-è una canna da pesa...E anche di ottima fattura- Sorrise, osservando il mare che, poco prima, aveva inghiottito l'uomo più misterioso che avesse mai visto.

………………………………………………………………………………………..

Gin stava osservando il registratore davanti a lui da parecchi minuti ormai.
Prese un profondo respiro.
Azionò il pulsante.
E cominciò a parlare.



-Razor-san...Che sta facendo Gin-san-? Chiese List, raggiungendo l'uomo e osservando la tenda in cui Gin si era ritirato.
-Non lo so...Ma sembrava importante…- Rispose l'uomo, molto più curato e con i capelli più corti di quando era uscito di prigione.
Ora indossava una canotta che metteva in risalto il fisico muscoloso e possente dell'uomo con una scritta simpatica sopra: “Game Master”.
-Da quando abbiamo concluso il progetto di Greed Island...Sembra pensieroso- Sussurrò il biondino.
Accanto a loro, una canna da pesca a cui ancora mancavano la lenza e la manovella riposava vicino al ceppo di un albero.





Quando Dwun uscì dalla sua tenda nel cuore della notte vide Gin intento ad osservare le stelle.
-Non riesci a dormire-? Gli aveva chiesto, grattandosi la nuca e spettinandosi i capelli ricci.
Gin non rispose, stringendo la cassetta nella mano destra.
-Dwun...Avvisa i ragazzi che partirò per un po'- Disse, alzandosi.
Dwun sorrise...Lo conosceva troppo bene.
-Per un po'? L'ultima volta che hai detto così non ti abbiamo visto per secoli…- Sorrise, mettendosi le mani sui fianchi.
Gin non rispose.
Le mancava...Le mancava terribilmente.
-è davvero così importante-? Chiese con un sorriso gentile in volto.
Gin sospirò.-
-Usa pure la mia nave per lasciare Greed Island...Abbasserò la barriera per farti passare- Disse sedendosi accanto a lui.
Gin lo fissò, mettendogli una mano sulla spalla.
-Grazie amico...Salutami tutti- Sorrise.
Forse...Si ricordava ancora la strada più corta per prendere la corrente Freccia.
Così avrebbe raggiunto l'isola Balena.
Si spolverò il mantello ed entrò nella sua tenda dove ad uno stanco Gon, all'età di un anno e tre mesi, spettava un lungo viaggio per mare.

…………………………………………………………………………………………

Il tetro paesaggio di York Shin City sotto la pioggia rendeva spesso la gente di mal umore e isterica.
Ne erano un esempio i vari dipendenti alle prese con le ricche famiglie che si recavano nella metropoli scura per partecipare all'asta più grande del mondo.
Vi era gente di ogni tipo: ricchi Hunters, famiglie nobili e cacciatori che, vendendo la propria licenza erano riusciti a guadagnare una quantità sproporzionata di yen.
Era ormai una fredda serata d'inverno a York Shin...La città si era popolata per l'evento tanto atteso e molti ricchi borghesi girovagavano per le strade con ombrelli raffinati e pellicce umide.
Entro due giorni l'asta avrebbe aperto le sontuose porte ai rampolli di tutto il mondo, ai milionari più conosciuti.
-Guarda caro...Non sarebbe meraviglioso trovare una collana di diamanti che calzi a pennello con quella veste di seta- Disse una nobil donna osservando l'elegante vestito delicato in vetrina.
-Non preoccuparti, Charlot…Vedrai che all'asta troveremo qualcosa di adeguato per questa stagione- Le rispose il marito, porgendole il braccio e invitandola ad aggrapparsi a lui per camminare insieme sotto allo sfarzoso ombrello.
Era una giornata fredda e piovosa...Ma il cuore di ogni cittadino pompava adrenalina per l'immensa asta che stava per strappare il posto a chiunque avesse provato dominare la scena.

………………………………………………………………………………………

-Signor Light...Le serve qualcos'altro-? Chiese un uomo dall'aria composta e due grandi baffi grigi sotto al naso.
-No, ho già contattato tutti coloro su cui potevo contare...Quest'anno ci accaparreremo quell'oggetto e daremo ancora più onore alla nostra famiglia- Disse un uomo intento ad osservare il paesaggio piovoso da una grande finestra.
L'appartamento era lussuoso, ma altro non era che la camera di un hotel: vi era un grande divano color panna e le pareti di un bianco delicato ed elegante.
-Certo, signor Nostrano- Si inchinò il maggiordomo, portandosi una mano sul cuore.
-Se riuscissimo ad ottenere “L'Ebano Nero” diventeremmo gli azionisti più famosi del mondo...Non ci sfuggirà, lo prenderemo- Sorrise, posando una mano sul vetro perfettamente pulito.
La ragazza delle pulizie starnutì, guardandosi intorno.
………………………………………………………………………………………….

-Come dici? “L'Ebano Nero”-? Chiese un ragazzo dalle strane sopracciglia ricciolute e spesse.
-Non ne sapevi nulla? È tutto il mese che la notizia fa il giro del Cervello Elettronico- Disse un giovane dai biondi capelli: aveva le lentiggini su tutto il viso e indossava un paio di occhiali da vista sul ponte del naso e uno dal blu sgargiante sulla testa.
Le lenti scure degli occhiali da sole schiacciavano la simpatica bandana arancione sui suoi capelli.
-Dicono che a trovarlo sia stato un Hunter da due stelle...Alcuni dicono che sia  stata addirittura opera di uno Zodyack- Mormorò, giocherellando con il bicchiere di Brandy vuoto, facendo tintinnare il ghiaccio quasi sciolto.
-Non ne sapevo nulla…-Sussurrò il giovane, osservando lo schermo del portatile del biondino.
-Ma non mi dire...Eri ancora alle prese con la tua arte-? Lo schernì, punzecchiandolo.
-M-Mincio...Lo sai che con quelle sculture ci devo mangiare- Arrossì il ragazzo, nascondendo subito il muso lungo nel suo bicchiere di succo di pomodoro.
-Scusa scusa...Mi dispiace...Però devi ammettere che questo “Ebano Nero” è di una strana manifattura...Potresti quasi prenderne spunto- Sorrise, osservando la foto sul suo portatile.
-Mmm…-
-Qualcosa non va, Zepile -?
-No...è che...Vedo qualcosa di triste in quel pezzo di antiquariato…-Si mise una mano sotto al mento, pensieroso.
-Triste? Cosa vorresti dire con triste-? Gesticolò Mincio, incredulo.
-Bhe...Ho costruito e modellato così tante sculture che...Che mi sono accorto di aver messo un pezzo di anima in ognuna di loro. Ogni mio lavoro rispecchia esattamente il mio stato d'anima di allora- Sorrise, portandosi la mano sinistra sulla destra, accarezzando i segni dei calli diventati ormai permanenti a causa del troppo lavoro di argilla.
-Parli davvero come uno strambo- Mincio gli circondò amichevolmente il collo con un braccio, mentre il Brandy cominciava a fare il suo effetto.
Il Barman li fissò sorridendo, tornando a pulire il bicchiere di vetro che teneva nelle mani.
-Stà zitto...Dico solo che…-
i suoi occhi caddero ancora sulla foto sul monitor.
-Sento fuoriuscire una grande tristezza dalle curve di quell'artefatto...Il colore, le sfumature e il materiale. È come se stessero gridando- Sussurrò perfettamente conscio che l'amico, ormai, non poteva più sentirlo.
-Forza, Mincio...Tu avrai anche il pomeriggio libero ma io devo guadagnarmi il pane- Disse, sollevandosi il braccio dell'amico sulle spalle e aiutandolo a stare in piedi.
………………………………………………………………………………………….

-Signori e Signore...Ho il piacere di presentarvi l'articolo più atteso della nostra Asta-
Un uomo vestito in giacca e cravatta con tanto di tuba parlava energicamente al microfono.
Sulla sua spalla un simpatico pappagallo albino, dotato anch'egli di una piccola cravatta a pois, imitava con le ali le sue movenze.
-Siete pronti per alzare il vostro cartellino alla velocità della luce-? Chiese sorridendo.
La sala era enorme e lussuosa: le tende coprivano le finestre ed erano di un rosso sangue scuro ed elegante dalle rifiniture in oro.
La grande stanza buia ospitava oltre tremila ricconi provenienti da tutto il mondo mentre i riflettori illuminavano il palco in legno di ciliegio scuro e perfettamente cerato.
-è con immenso piacere che vi presento l'oggetto noto come “Ebano Nero”...Dritto dritto dal Continente Oscuro,  strappato dall'abisso solo per voi- Urlava al microfono mentre un'elegante fanciulla dalla lunga treccia bionda e vestita con un sobrio vestitino bianco portava da dietro le quinte un carrellino coperto da un telo rosso di velluto.
Si bloccò, fece un inchino e se ne tornò dietro le quinte.
-Ecco a voi…-
Con uno strattone e accompagnato dalle urla impazienti della folla l'uomo scoprì la teca trasparente.
Una miriade di cartelline di sollevarono al cielo.
-309, 354, 234, 746, 153,...Offerte? Il prezzo base è di 60.000.000 Yen- sbracciò con fare teatrale mentre il pappagallo spiccava il volo e girava in circolo sulla sua testa.
In quella teca, sotto le forti luci dei riflettori, un elmo riposava.
Era un elmo scuro con una grande piuma fatta di una sostanza vischiosa e viscida che si arrotolava intorno a lui.
Non era un materiale comune...Sembrava l'abisso solidificato.
Quella testimonianza fu strappata al Cavaliere dell'Alba.
Solo l'elmo fece ritorno dal Continente Oscuro.
“L'Ebano Nero” venne venduto a 132.000.000.000 Yen a un famoso negoziante orientale.
Il giorno dopo Zepile osservò per l'ultima volta quell'elmo oscuro traboccante di tristezza.
Lui riusciva a vederla…
Vedeva una tenue aura intorno a quell'elmo.






“Sono stanca”







Alva...Non tornò mai più nel mondo da tutti conosciuto.










-Angolino dell'autrice che sta per avere un infarto-
* Bussa piano *
C'è nessuno? C'è ancora qualcuno che sta leggendo questa storia?
Sono indecisa se scrivere altri due capitoli o uno...Devo riflettere su come stendere questo finale...Io sono tristissima...Mi sono affezionata a Gin, a Alva, a tutti T.T.
Vediamo l'isola Balena e Mito finalmente.
Gon: *Salta in groppa all'autrice* -Mito-saaaaaaaan-
Autrice: * Lo prende e lo da a Hisoka *
Dov'ero...Ah si.
Mi sono divertita molto a descrivere l'isola e le sue usanze, spero le abbiate apprezzate anche voi.
E ovviamente, quando Gin si trovava da solo nella tenda, stava per registrare il nastro...IL NASTRO! * si soffia il naso *
Poi l'asta…
Alva è sperduta nel Continente Oscuro...Solo il suo elmo è tornato, lei dove sarà?
Gin ha lasciato Gon….Ormai siamo alla fineeeeeee!!
Sono tristissimaaaa, vi prego consolatemi con una recensione XD
Scherzi a parte, spero davvero di leggere qualche vostro parere e poi a me piace tanto chiacchierare delle storie e dell'opera <3
Ringrazio tutti coloro che leggono e tanto tanto coloro che vorranno recensire :D
Ringrazio di cuore con un abbraccio le persone che hanno dedicato il loro tempo a lasciarmi una recensione nei capitoli precedenti...Mi hanno accompagnata fino alla fine praticamente <3
Grazie grazie...Ci vediamo alla prossima.

P.S: Si il tipo con il pappagallo non so da dove sia uscito...E quanti di voi sono stati contenti di rivedere Zepile? XD
Mi stava molto simpatico quel ragazzone :3
Me voy sul serio...Addiooooo
-Shinigami di fiori-


 
  
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