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Autore: Moon Glow    19/06/2009    10 recensioni
I pensieri di Elizabeth Masen: le paure per Edward, la vicinanza alla morte, l'odio per l'ospedale, la certezza che Carlisle non fosse umano, a poco tempo dalla morte.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Rose di cristallo Alessia:Eccomi qui a scrivere la mia prima one-shot!!!
Felix: come se non bastassero le idiozie che scrivi di continuo!!!
Alessia: Ma pure qua stai!!!
Felix: sarò il tuo incubo!!!*Risata malefica*
Alessia: -.-''''''' Vi lascio questa one-shot e fatemi sapere che ne pensate!

                   Baci e morsetti
                                            Alessia



             

                                        

     Rose di cristallo




Elizabeth's Pov:

Sbadigliai.
L'ozio era il mio peggior nemico. Non c'era nulla di peggio della noia.
E quel ospedale era colmo di noia. Non avevo niente da fare, oltre ad ascoltare Edward.
Odiavo quel posto, non vedevo l'ora di morire solo per andare via da lì.
Era orribile non solo per la noia, che vi alloggiava quotidianamente, ma anche per come eravamo stati messi. Sembravamo carne da macello.
Tutti i letti molto vicini, con pazienti che erano quasi morti, e nessuno se ne accorgeva. Eppure tutti si affannavano.
Le persone, medici, infermieri o pazienti, correvano in quella stanza avanti e indietro. Senza sosta.
Per quale motivo?
Non c'era nulla che ci poteva salvare. Nel 1918 non c'erano abbastanza medicine per salvare noi dalla febbre spagnola.
Tossì violentemente. Oramai ci avevo fatto l'abitudine. Questa malattia portava una tosse assurda, dolori lombari e febbre; fin quando il sangue non avrebbe riempito completamente i polmoni...
Mi rigirai e vidi il mio piccolo angelo tossire leggermente.Nonostante avesse oramai diciassette anni, per me, sarebbe sempre rimasto il mio piccolo angioletto.
Aprì gli occhi. Verdi. Ogni volta che guardavo lui, mi sembrava di rivedere me.
"Buongiorno, mamma". Riuscì a mormorare nonostante la tosse.
"Ciao, Edward"
Lanciò un occhiata al orologio su quella specie di comodino che divideva i vari lettini.
"Ho dormito pochissimo... Credo che ho bisogno di un altro pò di sonno, ma non voglio dormire"
"Dormi, Edward" dissi in tono di rimprovero.
"Oh, mamma, ma non ha senso!" disse con quelle poche forze che aveva.
Eccolo che ricominciava con i suoi soliti pensieri. 
Lo diceva sempre mio marito: "Testardo come la madre, sarà un problema genetico".
Tossì di nuovo prima di parlare.
Stava male quanto me, ma non riuscivo ad immaginare che lui potesse fare la mia stessa fine.
Era troppo presto per lui.
"Non ha senso perchè io e te siamo già dei cadaveri! Siamo più morti che vivi! Fra pochi giorni moriremo, che senso ha riposarmi, bere medicine, farsi misurare la febbre, se fra pochi giorni morirò?Tanto vale lasciarsi morire!"
Alzai gli occhi al cielo.
Aveva ragione, ma non potevo ammetterlo.Non doveva lasciarsi morire, doveva resistere fin quando non avrei parlato con il dottor Cullen. Solo lui lo poteva salvare, ne ero convinta.
C'era qualcosa nel dottor Cullen che mi fece capire che lui non era umano.
 Tornai a guardare mio figlio che mi osservava teso e nervoso.
"Edward, per piacere, dormi... Non è il momento, per ribellarti alle medicine, o al sonno, o alla fame... Fallo per me, almeno. Che ti costa vivere un paio di giorni in più?"
Lo guardai dolcemente, cercando di convincerlo.
"Uffa, mamma, non puoi giocare sempre la carta degli occhi dolci! Lo sai che dopo cedo!"
"Quali occhi dolci?"
"Non far finta di non aver capito"
Sorrisi, consapevole di aver fatto centro.
"Dormi" gli dissi di nuovo.
"E va bene... Ti voglio bene, mamma"
"Anche io, tesoro"
Non passò nemmeno un minuto che già si era addormentato profondamente.
Allungai la mano per accarezzargli i capelli bronzei, ma proprio in quel momento una voce attirò la mia attenzione.
"Elizabeth?"
Il dottor Cullen.Era lì che mi sorrideva. Sembrava un dio greco, tipo Zeus, forte, ma allo stesso tempo bellissimo. Un misto perfetto tra forza, intelligenza e bellezza, ma per aver avuto tutto ciò probabilmente aveva venduto l'anima al demonio.
"Salve, dottor Cullen"
"Quante volte le ho detto che mi può chiamare semplicemente Carlisle, come amici"
"Come amici" feci l'eco a quelle parole.
Osservò un secondo Edward e poi tornò a guardare me.
"Vediamo, un pò come sta..."
Mi misurò la febbre, mettendo la sua mano gelida sul mio fronte.
"Perchè ha la pelle così fredda?" chiesi cercando di spingerlo a dirmi la verità.
"E' colpa della febbre, sente tutto più freddo..."
Prese un taccuino e appuntò qualcosa.
"Sta peggiorando..." mormorò quasi fra sè e sè.
"Tanto lo so... Morirò, è inutile che mi fa il resoconto di come sto"
Sorrise.
"Nonostante lei sia in punto di morte, è sempre fiera come una leonessa"
Mi diede una specie di medicina e mi decisi che quello era il momento adatto per parlargli di Edward.
"Dottor.."
"Carlisle" mi corresse.
"Carlisle, lei non è umano?" dissi dopo aver preso un bel respiro.
"Elizabeth, lei è malata"
"Non ha confermato la mia teoria"
Non rispose. Riprese a scrivere sul taccuino.
"Ti prego, Carlisle... Se può, salva mio figlio. Io so che può farlo, non so in che modo, ma fallo... Lui non può morire, non deve morire" dissi aggrappandomi al suo camice bianco.
Mi guardò con sguardo diverso, quasi comprensivo.
"Promettetelo" intimai guardandolo negli occhi ambrati, ma lui schivava il mio sguardo.
"Elizabeth, le ripeto che sta degenerando"
"No, Carlisle, affatto!Mi dica la verità! Ammetta che non è umano!"urlai con le ultima forze che mi rimasero.
Fece un sospiro staccando le mie manine dal suo camice immacolato.
"Elizabeth, suo figlio non sopravviverà, come non sopravviverà lei, come non sopravvivrà nessuno in questo ospedale"
"Prometta, che farà il possibile! Promettilo!"
Finalmente i suoi occhi si scontrarono contro i miei.
"Ha gli stessi occhi di suo figlio" disse come se stessimo parlando di com'era il tempo.
"Infatti mi somiglia molto.." borbottai a malapena, ma lui mi sentì ugualmente.
Si alzò dalla sedia, su cui si era seduto non appena era entrato, e mi fece un cenno con il capo.
"Si riposi"
Come se mi avesse fatto una magia, mi sentì di colpo le palpebre pesanti e chiusi gli occhi, lasciandomi cullare dal sonno che mi stava chiamando.
Solo un lieve battito d'ali sul mio orecchio.
"Promesso" sussurò qualcuno al mio orecchio.
Aprì solo gli occhi per vedere Edward che si allontanava dal quel posto.
Capì che la vita era come una rosa, bellissima, ma che pungeva.. Una rosa di cristallo che se cadeva poteva frantumarsi in mille pezzi. Ma per Edward no... Per Edward la vita sarebbe continuata.
Finalmente potevo morire in pace.

 





  
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