Libri > Eragon
Segui la storia  |       
Autore: PattyOnTheRollercoaster    19/06/2009    2 recensioni
Ellen ha perso la memoria e ora vive a Daret. Quando due sconosciuti si presentano nella città lei ha un flashback. Siccome nulla la può convincere a restare a Daret, città devastata e che verrà presto invasa dagli Urgali, li segue. Così Brom ed Eragon si ritrovano appresso questa ragazza, dalla memoria perduta e dalle straordinarie capacità nell'arte della spada. Grazie al suo viaggio Ellen scoprirà il suo passato, legato con un filo sottile, ma indistruttibile, a quello di Eragon e Brom.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Eragon, Murtagh, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Passato Presente & Futuro'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 12: Fiducia

Un sordo bussare svegliò Murtagh, che si portò una mano alla tempia e si stropicciò gli occhi con l’altra. Ancora qualcuno che bussava.
“Un secondo!”. Murtagh si mise in fretta camicia e pantaloni e si abbottonò alla meglio. “Ecco, ci sono!”.
La porta si aprì lentamente. Una giovane donna entrò con un grosso vassoio in mano.
“Vi ho portato la colazione” disse poggiando il vassoio sulla scrivania. Ellen mugugnò qualcosa e si rigirò nel sonno. La ragazza, nel vederla semi svestita, guardò un secondo Murtagh poi sorrise imbarazzata e volse lo sguardo altrove.
“Ee … grazie” disse Murtagh cercando di dissipare l’imbarazzo. “Chi sei?” chiese poi notando l’abbigliamento elegante della ragazza e il suo portamento regale.
“Sono Nasuada, figlia di Ajhiad” disse inchinandosi leggermente.
“Non sapevo che Ajhiad avesse una figlia” disse Murtagh rispondendo all’inchino. “Io sono …”.
“Murtagh, lo so. Ero curiosa di conoscerti, sono venuta apposta” disse sorridendo leggermente.
“B’è … è un onore. Ti presenterei la mia coinquilina ma, come vedi, dorme” disse Murtagh indicando Ellen.
“Oh, non importa, sarà per un’altra volta. Ci vediamo Murtagh” disse la ragazza ritirandosi.
Appena la porta si fu chiusa Ellen si alzò. “Non ti posso lasciare da solo un attimo, vero?”.
“Eh, ma che dici?” Murtagh andò verso il vassoio e prese alcune cose da mangiare, che porse ad Ellen, la quale divorò tutto, famelica.
“Dico che” disse ingoiando, “appena mi volto una ragazza bellissima arriva qui a mia insaputa”.
“E’ la figlia di Ajhiad”.
“Ho sentito …”.
“Ma se eri sveglia perché non ti sei alzata?”.
“Non avevo voglia di parlarle, scommetto che ci saranno altre occasioni. L’ha detto anche lei. Magari occasioni nelle quali io non sono in biancheria intima”.
“Sarebbe di sicuro più consono … ma mi va bene anche così” disse Murtagh osservandola con occhio critico.
“E ti capisco, fidati, ma temo che mi dovrò rivestire” disse Ellen balzando in piedi e andando verso il lavabo.
“Peccato” disse Murtagh guardandola e stendendosi sul letto con una brioche in mano. Passò qualche secondo, poi Murtagh ghignò. “Sei gelosa?”.
“Gelosa io? Impossibile. Non esiste la parola gelosia nel mio vocabolario”.
“Ah, ho capito. Guarda che non c’è nulla di male … anzi, penso che non mi dispiaccia”.
“Che?” Ellen si voltò incredula. “E perché dovrebbe piacerti il fatto che io sia gelosa?” chiese con le mani sulle anche.
“Quindi lo ammetti!” disse Murtagh balzando in piedi e indicandola.
“No, io … oh cavolo!” disse Ellen rendendosi conto che Murtagh l’aveva fatta confessare. “Comunque non sono preoccupata … è solo che mi sta antipatica. Non doveva irrompere così!”.
“E perché? Ci ha portato da mangiare!”. Come a sottolineare quello in ragazzo ingollò un biscotto.
“E’ vero però … Oh sei Murtagh lo so!” disse scimmiottando Nasuada. Il ragazzo rise e prese un altro biscotto.
“Già … magari è una persona petulante”.
“Forse sto diventando paranoica” disse Ellen cercando di agguantare il biscotto in mano a Murtagh.
“Bene … vuol dire che ti piaccio davvero”. Murtagh alzò il braccio in modo che il biscotto fosse fuori dalla portata della bocca della ragazza.
“Daai … ho fame!” si lamentò Ellen stirandosi il più possibile verso il biscotto.
“Ho più fame io” disse Murtagh mettendo in bocca l’intero dolce.
“No! L’hai mangiato! Senza nemmeno lasciarmene un pezzetto!” disse Ellen indignata.
Murtagh la cinse per la vita e la fece scivolare sul letto, sotto di sé. “Che cattivo, vero?”.
“Già … per questo meriti una punizione” disse Ellen ribaltando le posizioni e ritrovandosi a cavalcioni sul ragazzo.
“Dovrò mangiarti più biscotti! Se le tue punizioni sono così ne voglio tantissime”.
“Vorresti eh?” disse Ellen ghignando e facendo aderire i loro corpi.
Un rumore sordo interrupe i due giovani. “Oggi è una giornata piena di interruzioni!” esclamò Ellen. Si alzò e raccolse il famoso vestito verde e rosso da terra, infilandoselo frettolosamente.
“Posso entrare?!” chiese una voce familiare.
“Eragon!”. Ellen si mise vicino alla porta. “Entra!”. Appena il ragazzo fu entrato lei gli saltò addosso, stringendolo in una mossa stile piovra.
“Ellen! Anche io sono felice di rivederti …” disse Eragon interpretando correttamente il gesto della ragazza. Dietro di lei Murtagh ghignava.
“Allora come va?” chiese loro Eragon una volta liberato.
“Bene!” esclamò Ellen sorridendo. “Talmente tanto che ora vado in bagno” disse dirigendosi verso la porticina quasi invisibile che stava nell’angolo più remoto della cella.
“Wow” disse Eragon guardandosi intorno, “Lo sai che stai meglio di me? Io dormo in una stanza enorme, spoglia e con Saphira! Tu invece in una cameretta attrezzata insieme a Ellen”. Murtagh rise per quell’assurdo paragone. “A proposito, come vanno le cose con lei?”.
“Bene” rispose Murtagh arrossendo lievemente e sedendosi sul letto. Eragon lo imitò.
“Era ora! Vi ci è voluta una prigionia per …” s'interruppe di colpo.
“Per?” chiese Murtagh guardandolo truce. Eragon deglutì accennando un sorriso.
“E be … per … diventare … intimi?”.
“Ma sta’ zitto!” disse Murtagh prendendo il cuscino alla sua destra e tirandoglielo sulla faccia, interrompendo la grossa risata di Eragon. “Se è solo per dar aria alla bocca dimmi: tu invece quando troverai una ragazza?”.
“Non lo so. Non la sto cercando … però magari l’ho già trovata”.
“E dimmi, chi è?” chiese Murtagh complice.
“Ah non lo so!” disse Eragon stirando le braccia verso l’alto.
“La principessa Nasuada? Arya? Saphira?” chiese Murtagh avvicinandosi sempre di più all’amico.
“Eh?! Ma che dici? Poi quello che dà aria alla bocca sono io” disse Eragon indicandosi. “Saphira!” Ripeté in un sussurro mischiato ad uno sbuffo.
“Dai Eragon!” lo punzecchiò ancora Murtagh.
“Humm va bene, se proprio lo vuoi sapere … mi piace un po’ Arya … credo … forse … non lo so!”.
“Un elfa!” esclamò in ragazzo con un fischio. “Punti in alto. Prima Arya … poi, il mondo!” disse solennemente.
“Ma che cos’hai stamattina?” chiese Eragon cercando di cambiare discorso.
“Non lo so, sarà che sono riposato”.
In quel momento Ellen uscì dal bagno e si richiuse la porta dietro la schiena. Andò verso il letto e si sedette a gambe incrociate accanto ad Eragon.
“Ellen! Che vestito”esclamò il ragazzo che prima non aveva notato l’abito della ragazza.
“Si lo so, non dirmelo. Com’è femminile!” disse alzando gli occhi al cielo. “Ma sapete, il fatto che non indossi spesso queste cose non vuol dire che non possa farlo. E poi, se continuate così, credo che lo toglierò presto e pretenderò dei vestiti veri. Lo dirò alla guardia”.
Murtagh ed Eragon si guardarono per un secondo e poi scoppiarono a ridere. Ellen mugugnò qualcosa alzando gli occhi al soffitto. Andarono avanti così per tutto il giorno, Eragon si fermò anche a mangiare insieme a loro quando portarono il pranzo. Raccontò loro di Arya, che stava bene e si era rimessa. Anzi, si era rimessa talmente tanto bene che l’aveva anche battuto ad un duello con la spada. Descrisse loro il Farther Dur, raccontò dell’incontro con Ajhiad e Rotghar e raccontò, su richiesta di Ellen, com’era un nano. Murtagh lo aiutò nella descrizione dato che lui ne aveva già visti di nani alla corte di Galbatorix. Non proprio chiaramente, ovvio, non aveva mai parlato con loro, ma ne aveva visti un po’ una volta da piccolo e uno che era stato catturato uno o due anni fa dai soldati del Re.
Solo verso sera Eragon se ne andò, lasciandoli ancora nella noia.
“Uffa! E ora cosa facciamo?” chiese Murtagh sdraiandosi a pancia in giù sul materasso.
“Boh” sbuffò Ellen, seduta su una delle sedie della scrivania.
“Magari potrei chiedere alla guardia di portarci qualche libro” disse Murtagh.
“Si ma … intanto che tu leggi io che faccio?”.
“Qui Ellen. Guarda qui” una donna dall’aspetto severo la richiamò all’attenzione. Una bimba di circa sei anni si voltò malinconicamente verso di lei.
“Perché non posso andare fuori ad allenarmi come gli altri?”.
“Perché sai a malapena l’alfabeto” disse stizzita la donna. Aveva gli occhi allungati e i capelli neri e lisci da cui spuntavano delle sottili orecchie a punta. “Ricomincia, avanti” disse mettendole in mano una penna e avvicinandole la boccetta d’inchiostro nero. “Proprio tu, sarebbe una vergogna se non sapessi leggere!”.
“Ma che vergogna, non sai leggere?” esclamò Murtagh divertito. Ellen si riscosse dai suoi pensieri e si portò una mano alla testa. “Ti senti male?” chiese poi il ragazzo alzando il busto dal letto vedendo il suo gesto.
“No .. no, sto bene. E’ solo che …”.
“Si?”.
“Credo di aver avuto una specie di … ricordo, qualcosa così”. Murtagh la guardò con gli occhi sgranati. “Sto bene” ripeté la ragazza innervosendosi. “Non guardarmi così”.
“Scusa” disse subito lui distogliendo lo sguardo. “E’ solo che … è strano”.
“Mi era già capitato prima, solo una volta” disse Ellen fissando un punto imprecisato della parete e mettendo un unghia in bocca.
“Davvero? Quando?”.
“Quando incontrai Eragon e Brom”. Siccome non continuava Murtagh intuì che non ne voleva parlare. Forse per Brom, o per il ricordo stesso.
“Lo sai che …”.
“Che cosa?” chiese la ragazza lanciandogli un’occhiata.
“… che non avevo mai notato che hai un neo enorme proprio …” Murtagh si avvicinò a lei e le schiacciò un dito contro il centro della fronte “… qui!”.
“Davvero?” chiese Ellen strofinandosi una mano sulla fronte.
“No” rispose Murtagh rimettendosi sul letto.
“Ma …!”.
Murtagh sorrise fra sé e sé: almeno aveva fatto distrarre Ellen.

“No, allora … di solito si legge così, ma non quando si trova alla fine” spiegò ancora una volta pazientemente Murtagh.
“Ah già”. Ellen si morse un labbro e osservò attentamente il libro che aveva davanti. “Quindi anche questa qui vero?” chiese indicando una runa sul foglio.
“Si esatto”.
Era da tre giorni che Murtagh provava ad insegnare a leggere ad Ellen. La ragazza capiva in fretta le cose, ma tendeva a dimenticarsele altrettanto velocemente, quindi il povero insegnante doveva ripeterle molte volte prima che si radicassero nella sua testa.
“Ok, allora: aperse con le … m-mani … la pesante …” non fece in tempo a finire che qualcuno bussò alla porta.
“Si?”. Murtagh alzò gli occhi dal libro, mentre Ellen ancora cercava di leggere qualche parola. Il soldato che stava di guardia di fronte alla loro cella entrò. Era pallido, sembrava nervoso e portava un’armatura completa di spada e scudo.
“Un esercito di Urgali si avvicina velocemente al Farthen Dur” disse con voce grave. “Ajhiad ha detto che potete combattere … per dimostrare la vostra fedeltà”.
“Cosa? Un esercito di Urgali?!” chiese Ellen stupita. Il soldato annuì, poi si voltò e prese una sacca da terra. “Qui ci sono i vostri vestiti e le vostre armi. Si stima che il primo battaglione sarà qui fra poco più di un’ora”.
“Un’ora? Potevate avvisarci prima!” esclamò Murtagh alzandosi e prendendo subito le sue cose. “Sono fuori allenamento” mormorò.
“Si pure io” gli fece eco Ellen.
“Io vi aspetto fuori” disse il soldato.
I due ragazzi si vestirono in fretta, dopodiché vennero portati dal soldato per miriadi di intricate gallerie. Camminarono per quasi un quarto d’ora, infine giunsero in una grande sala dal soffitto alto. Centinaia di soldati, nani e umani, erano seduti a terra, mangiavano e bevevano per rinvigorirsi. In un angolo della sala, anche se cercava di non dare troppo nell’occhio, si stagliava la grossa e massiccia figura di Saphira. Indossava un armatura di metallo che le copriva il muso, il ventre, il torace e la coda.
“Saphira!”. Ellen le corse incontro felice, un sorriso stampato sul volto. La dragonessa, per tutta risposta, si rizzò in piedi dalla postura accucciata in cui stava e spazzolò la terra con la coda, come un cagnolino che scodinzola quando rivede il padrone.
  Saphira! Mi sei mancata!
  Anche tu. Potevi anche cercare di contattarmi, dopotutto non eravamo così lontani.
  Lo so, e infatti ci ho provato, ma forse le rocce hanno fatto da intralcio. Qui è solo tutto grigio.
  Siamo dentro una montagna … comunque hai ragione. Non mi dispiacerebbe se potessimo uscire un po’ all’aperto. Però temo che ora sia impossibile dato che abbiamo portato i Kull direttamente all’entrata del Farthen Dur.
  Infatti …
“Ellen”. Eragon avanzò, anche lui in armatura scintillante e abbracciò calorosamente la ragazza, poi si rivolse a Murtagh e gli diede una grossa pacca sulla spalla, accompagnandosi con un sorriso.
Murtagh notò solo in quel momento la presenza di un piccolo nano tozzo, con barba e capelli irsuti, che borbottava qualcosa e lo guardava di sottecchi. Anche Eragon parve notarlo e, per dissipare l’imbarazzo, li presentò.
“Lui è Orik” disse indicando il nano. “Loro sono Murtagh e Ellen”.
“Piacere” disse la ragazza tendendo la mano al nano e ricevendo in cambio una potente  e ruvida stretta. Murtagh non fece nemmeno il gesto, sicuro che Orik non avrebbe ricambiato. Ellen spostò lo sguardo da Murtagh a Orik, incapace di capire cosa stesse succedendo. Le sembrava quasi impossibile che ancora nutrissero dei sospetti verso Murtagh.
“Cosa ci fate qui comunque?” chiese Eragon.
“Ajhiad ci lascia partecipare alla battaglia, per provare la nostra lealtà eccetera eccetera” rispose Ellen sbrigativa.
“Rothgar non è d’accordo con questa scelta” borbottò Orik guardando fisso di fronte a sé e incrociando le braccia al petto.
“Rothgar non è il mio re” sibilò Murtagh in risposta. Il nano alzò la testa, offeso.
“Di chi credi sia questo posto? Chi, secondo te, ti sta ospitando?”.
“Hai ragione. Le vostre celle sono confortevoli” rispose Murtagh voltandosi dall’altra parte. Orik sbuffò e tornò a guardare di fronte a sé.
Rimasero per qualche minuto in silenzio, poi Ellen sentì distintamente Eragon sussultare. Si voltò a seguire lo sguardo del ragazzo, puntato su qualcosa che veniva verso di loro. Arya avanzava fiera, la testa alta e il passo svelto. Portava i capelli raccolti in una coda e la spada al fianco.
“Arya!” esclamò Eragon andandole incontro. Murtagh lo guardò e sogghignò. Eragon, intercettando il suo sguardo, s’incupì e moderò l’entusiasmo.
“Siete pronti?”.
“Si, certo. Ma tu perché non sei andata con le donne e bambini?” chiese il ragazzo. Arya storse la faccia e lo guardò con severità.
“Io non sono una donna umana. Scappano di fronte al pericolo e lasciano le incombenze ai guerrieri” disse acidamente. Ellen, nel sentirla, si chiese come mai Eragon fosse così felice di vederla. Ma che antipatica! Diede un colpo di tosse e si avvicinò ad Eragon.
“Evidentemente abbiamo culture diverse, ma ogni uomo vuole proteggere la sua famiglia. E preferisce che la moglie e il figlio non corrano pericolo. E’ forse sbagliato?”. Arya la guardò per qualche istante.
“Punti di vista. Gli umani sono per lo più deboli, vivono poco ma prolificano” rispose infine. “Tu sei Ellen, non è così?”.
“Già”. La ragazza le strinse la mano e le due si guardarono con un pizzico di astio. “Per lo meno nella nostra corta vita ci divertiamo un sacco”. Scambiò uno sguardo con Murtagh, che represse una risata e la tirò per la mano.
“Piacere di conoscerti Arya” disse in fretta il ragazzo, “Ora … noi andiamo, eh?” e così dicendo trascinò via Ellen. “Ma cosa ti salta in testa?” chiese poi con un sorriso quando si furono allontanati.
“Ma che bel ringraziamento per gli umani che ti hanno salvata! Hai sentito che ha detto?!”.
“Ho sentito. Questo non è comunque un motivo per saltarle addosso in quel modo. Gli elfi se le ricordano queste cose. Arya sembra godere di importanza anche fra la sua specie, quindi non farla arrabbiare. Potrebbe darti un sacco di problemi”.
“Che si ricordi pure tutto! Non m’importa! Pensa di essere migliore solo perché vive di più? Mica lo hai scelto tu di nascere elfo, sai? Ti prendi il merito di una cosa che è successa per caso!”. Nel vederla così arrabbiata a Murtagh scappò un sorriso.
“Sei divertente quando ti arrabbi”. Le cinse la vita e la trascinò a sé, scoccandole un grosso bacio sulla fronte. I due presero a baciarsi dolcemente, l’uno fra le braccia dell’altro.
“Lo vedo come proliferate, sembra davvero un sacco divertente”. S’interruppero quando sentirono una voce dietro di loro. Arya, con le mani sui fianchi e un sottile sorriso sulle labbra, stava di fronte a loro. “Dovete venire di là … i nani hanno annunciato che la prima pattuglia di Urgali è in arrivo”.
Ellen e Murtagh si guardarono per un secondo stupiti, rossi in viso, poi si allontanarono l’uno dall’altra velocemente.
“Si … andiamo” sussurrò Murtagh guardando per terra.

Il nervosismo e la tensione era palpabile fra la folla di soldati che affollavano il Farthen Dur. La prima linea si era piazzata davanti all’uscita del tunnel dal quale dovevano uscire gli Urgali.
Il silenzio s’impossessò della folla. Ad Eragon sembrava quasi che qualcuno gli avesse tappato le orecchie con del cotone. Tutti i rumori giungevano attutiti.
Saphira, al centro del campo, tendeva le orecchie coriacee per sentire un qualunque suono. Un tonfo sordo proveniente dal tunnel fece sussultare alcuni soldati. Un brusio si sparse in mezzo alla folla. Saphira spostò il peso sulle zampe davanti, i muscoli in tensione pronti a scattare.
All’improvviso un Urgali sgusciò fuori dal tunnel. Non fece in tempo a fare un passo solo che fu trafitto da una freccia in mezzo alla fronte. Dietro al cadavere del mostro cominciarono ad apparire altri Urgali e anche dei Kull. Le prime file vennero subito colpite da frecce lanciate con precisione mentre i soldati cominciarono a combattere. Dopo qualche minuto dei calderoni pieni di pece bollente vennero calati sui nemici, che morirono fra urli di dolore straziante.
Gli Urgali si facevano strada pian piano verso il centro del Farthen Dur. Murtagh, aspettando il momento propizio, si avventò all’improvviso su un massiccio Kull, seguito a ruota dagli altri soldati. In pochi secondi il mostro era a terra.
Ellen combatteva da sola contro due Urgali, balzando di lato e schivando colpi con precisione. Uccise il primo mostro in un colpo solo, piantandogli la spada nel fianco, il secondo lo abbatté colpendolo violentemente alla testa con lo scudo.
La battaglia del Farthen Dur era cominciata.
Ogni nemico abbattuto era una soddisfazione e la consapevolezza della vittoria si faceva strada nel cuore dei guerrieri. Tuttavia, ogni nemico era una goccia di sudore in più, una piccola ferita in più, un sospiro in più. E dopo aver ucciso un nemico, dietro di lui c’era sempre un altro mostro che prendeva il suo posto. Ben presto Eragon cominciò a sentirsi le braccia pensanti. I colpi inferti erano più fiacchi mentre i Kull e gli Urgali sembravano aver raddoppiato la loro forza. Dopo aver colpito un mostro con Zar’roc Eragon si voltò di scatto: un’ascia si stava per abbattere su di lui. Vide la scintillante lama, resa opaca in alcuni punti per il sangue, avvicinarsi. Zar’roc sembrava troppo pesante per essere sollevata. Chiuse gli occhi, aspettando il colpo.
Un rumore di spade lo riportò alla realtà. L’Urgali era a terra, morto. Di fianco a lui Angela, l’erborista, brandiva una curiosa arma.
“Angela!” esclamò Eragon incredulo.
“Ci vediamo Eragon! Mi devi un favore!” esclamò con un sorriso la donna. Poi si voltò e sparì nel miscuglio di corpi. Eragon riprese il combattimento. Con la coda dell’occhio scorse un ragazzino magro accovacciato per terra con dei coltelli in mano spiccare un grosso balzo e atterrare sulla schiena di un Kull, piantandogli il coltello nel cranio. Solembum.
Dopo quelle che parevano ore Ellen si trovava ancora lì. Stranamente si ritrovò a pensare come poteva essere capitata in una situazione del genere. Da un po’ non vedeva Eragon né Saphira. Aveva scorto fra la folla Murtagh, se la cavava egregiamente. Parò l’attacco di un Urgali e lo colpì nel petto, che la creatura aveva lasciato stupidamente senza protezione alcuna. Si voltò, in cerca di un altro nemico e vide Arya, impegnata con due Kull e un Urgali. Teneva testa a tutti e tre, ma la ragazza notò che i mostri la stavano facendo indietreggiare sempre di più. Si gettò sul Kull più vicino e lo colpì alla schiena, poi affrontò anche l’altro. Dopo un paio di colpi era terra, fra sangue e corpi. Arya nel frattempo aveva ucciso l’ultimo Urgali.
“Grazie” le disse l’elfa con il fiatone.
“Di nulla. Sai dov’è finito Eragon?”.
“Credo di si … seguimi”.
Facendosi spazio fra soldati e corpi arrivarono ad una grossa scala. Cominciarono a salire ma pareva non avere mai fine. Ad un tratto si trovarono fuori dalla sala della battaglia, in un luogo che Ellen non aveva mai visto. Sul soffitto riluceva un enorme rosa fatta di zaffiro. Anche alla flebile luce che entrava nel Farthen Dur riluceva come una gemma al sole di mezzogiorno.
“Wow” sussurrò guardando lo splendido manufatto.
“Dobbiamo andare là”. Arya ignorò il suo stupore e indicò una piattaforma quasi nascosta dal fiore. Su di essa, come due puntolini, c’erano Eragon e Saphira.
  Saphira! Siamo quaggiù!, disse la ragazza attirando l’attenzione del drago. Vieni a prenderci! Arya vuole parlare con Eragon.
  D’accordo. Ma non credo di poter volare ancora per molto. Almeno, non finché non tolgo questa corazza.
  Cosa? Perché?
  Si è ammaccata. Non respiro. La dragonessa si librò in aria e le raggiunse velocemente. Vi porto da Eragon, salite, svelte!
  No, aspetta! Possiamo toglierti alcuni pezzi di quell’armatura.
  Dopo. Qui siamo troppo in vista. Potrebbe essere un lavoro lungo. Meglio farlo dove nessuno può vederci.
  Ok.
Le due donne salirono su Saphira e vennero presto portate da Eragon.
“Ascoltate … io devo andare. Ordini di Ajhiad. Voi potete liberare Saphira dall’armatura?” disse il ragazzo non appena furono arrivate.
“Certo” rispose prontamente Arya guardando con occhio critico l’armatura della dragonessa.
“Ma … Eragon … per dove passerai?” chiese dubbiosa Ellen.
“Non c’è tempo per prendere le scale. Userò lo scivolo dei nani”.
“E’ rischioso” lo ammonì Arya.
“Devo fare in fretta”. Eragon corse fuori dal cantuccio. Ellen lo guardò sparire per poi voltarsi verso Saphira.
Toglierle l’armatura fu una manovra lunga e complicata. I pezzi erano incastrati fra loro talmente bene che toglierne uno senza far muovere gli altri, e così fare male a Saphira, era quali impossibile. Ci misero venti minuti buoni, ma alla fine Saphira fu liberata dall’armatura di metallo che le opprimeva il petto.
“Bene” disse Arya buttando l’ultimo pezzo di armatura per terra, “Ora andiamo”.
Salirono nuovamente sulla dragonessa. Saphira balzò in aria e aprì le ali. Mentre planavano sulla sala videro due figurine a terra. Una accovacciata, l’altra i piedi, che troneggiava sull’avversario.
“Eragon” bisbigliò Ellen con voce strozzata. Aveva riconosciuto Durza, lo spettro. I suoi capelli cremisi spiccavano nel grigio della pietra.
Videro che Durza stava per dare il colpo finale. La mano alzata, la spada rilucente.
“No!”. All’improvviso l’enorme rosa di zaffiro scoppiò in miliardi di pezzi di tutte le dimensioni con un boato sordo ma devastante. Ellen svenne in braccio ad Arya che, prontamente, pronunciò una parola nell’antica lingua. I frammenti di pietra si fermarono a mezz’aria e scesero lentamente. In contemporanea i due a terra si era bloccati nel sentire la pietra scoppiare, mentre Saphira aveva aumentato la velocità della sua andatura. Partendo con un basso grugnito la dragonessa ruggì, sempre più forte, fino a che dalle fauci spalancate una fiamma ardente non comparve, per tutta la durata del ruggito.
Eragon parve ritrovare le forze. Si alzò a fatica, la ferita alla schiena infertagli poco prima che si faceva sentire con un ritmico pulsare. Con un grido si avventò su Durza che, senza nemmeno rendersene conto, si ritrovò una spada conficcata nel cuore.
Lo spettro guardò incredulo la spada, poi Eragon, che ansimava tenendo l’elsa. Cadde  in ginocchio. I pezzi di zaffiro gli colpirono forte le ginocchia e si conficcarono nella pelle.
Una lacrima scese sul viso di Durza prima che si accasciasse a terra.





Ecco il nuovo capitolo, che ve ne pare?
A proposito del capitolo. Cercherò di mettere in buona luce Nasuada, perchè io adoro il suo personaggio, quindi credo che in futuro farò diventare lei ed Ellen amiche.
Grazie a KissyKikka per la recensione, mi ha fatto molto piacere leggerla. Grazie per i complimenti, e sono felice che tu abbia notato il passaggio da un personaggio all'altro. Non volevo ci fosse un solo protagonista, così ho inserito volutamente i pensieri di tutti i personaggi principali. Grazie anche per il tuo prezioso consiglio, vedrò di utlizzarlo! ;)
Al prossimo capitolo,
Patty.
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Eragon / Vai alla pagina dell'autore: PattyOnTheRollercoaster