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Autore: Raziel_    19/06/2009    0 recensioni
"Ricordo un giorno preciso, quando al ritorno da un viaggio all’estero mi sporsi verso il finestrino dell’aereo e guardai le nuvole, con un’innocenza che sapevo non mi fosse quasi mai appartenuta – ne l’avrei mai potuta riavere indietro."
Raccolta di flashfic e one-shot scritte più per me stessa che per un lettore vero e proprio. Spero possiate perdonarmelo.
Genere: Generale, Triste, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Non c’era stato un particolare momento in cui io avessi deciso che la mia vita faceva schifo. Semplicemente me lo ripetevo come una cantilena, trascinandomi dietro il ruolo di vittima perché era tremendamente facile interpretarlo. In fondo, chi mi avrebbe sgridato perché non avevo avuto tutte le fortune del mondo, e quando guardavo al mio futuro mi pareva di essere intrappolato in una nube scura.

 

Ricordo un giorno preciso, quando al ritorno da un viaggio all’estero mi sporsi verso il finestrino dell’aereo e guardai le nuvole, con un’innocenza che sapevo non mi fosse quasi mai appartenuta – ne l’avrei mai potuta riavere indietro. Era un gioco alquanto stupido, e che forse non aveva particolare senso, ma da allora lo assunse in maniera quasi dolorosa. Avrei dovuto semplicemente guardare quei banchi color panna e cercare di capire cosa mi ricordassero, o se mi rievocassero un particolare momento della mia vita.

 

Vidi molti teschi e cadaveri deposti a terra. Non fu un grandissimo shock, ne cercai di cambiare ciò che la mia testa mi mostrava – cercando magari enormi cuori o cagnolini – ma accettai con arrendevole piacere la mia visione delle cose. Era macabro, ma tinto di un candore paradisiaco: fra le punte delle montagne innevate spuntava una testa tumefatta che mi guardava immobile. Nella maggior parte avevano i volti contorti in orribili espressioni.

 

Non bastò tutto il viaggio per mostrarmi un dolce gattino. Ne sono serviti giorni di solitudine e pensieri contorti, per spiegarmi come mai il mio cuore e la mia mente in quel momento videro tale spettacolo. Era l’evidente trasposizione del mio stato d’animo e dei miei momentanei timori: quella fu l’ipotesi che più mi aggradava e che ancora adesso ritengo esatta.

 

Purtroppo, ora il cielo è terso e ricoperto di un grigiore cittadino, altrimenti avrei provato a rigettarmi in quella strada verso il mio animo. Forse anche questo particolare aspetto meteorologico è in grado di mostrarmi le sfaccettature del mio Io: in questo preciso momento rifuggo il mio dolore presente nella contemplazione e rielaborazione di quello passato. È come se tutto fosse nascosto da una impenetrabile cappa di smog.

 

Si potrebbe dire che ciò che sto facendo è quantomeno insano, visto che rendersi conto dei malesseri vissuti può condurre a carpire quelli momentanei. Non credo che la stupidità faccia parte del mio essere, e non posso neanche convincermi di essere in grado di dominare completamente il mio inconscio. Cercare di superare quello che provo adesso è forse il mio più vicino bisogno, così necessario da costringermi perfino a soffrire nuovamente.

 

 





 

Note dell’Autore:

416 parole esatte, buttate giù in un momento un po’ così. Ribadisco che scrivo più per me stessa che per gli altri, e me ne scuso perché qualcuno potrebbe ritenerlo fastidioso. Il vero obiettivo di questa raccolta (una accozzaglia di sensazioni e momenti della mia vita) è più riferito al mio futuro, quando magari mi ritroverò a leggerla. Sono una persona molto nostalgica, solitamente.

Beh, grazie anche solo a chi è arrivato fino a qui.

Oppure a chi ha richiuso subito, non fa niente.

  
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