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Autore: Nephrite ekips    25/09/2017    0 recensioni
Fin da bambina ero una grande fan di questa coppia, e siccome nel contesto originale non hanno avuto il loro lieto fine ho voluto scriverlo per loro.
Premetto che non sono una scrittrice professionista, è la mia prima storia, dunque non mi insultate perché potrei piangere tantissimo. (xD ovviamente sono ironica)
Spero gradiate la mia storia e spero di non aver fatto troppi errori grammaticali. (E' stata scritta in tarda notte quando le persone normali dormono).
Ci terrei comunque a sapere tramite recensioni o messaggi se quantomeno la storia sia interessante o se vi stia coinvolgendo. Grazie mille e buona lettura.
Un ringraziamento particolare va a Medea Astra che mi ha sempre incoraggiata a scrivere, e che sempre mi ha sostenuta per ogni cosa, questa storia è dedicata a te.
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Naru/Nina, Shitennou/Generali
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più serie
Capitoli:
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Mi trovai disteso a terra con Nina sopra di me, mi accorsi troppo tardi cosa fosse capitato, rapidamente riacquistai tutta la lucidità, e tornai di nuovo in me, mi guardai intorno spaesato, avevo un groppo allo stomaco, la situazione era chiara ma non riuscivo ad accettarla.
Avevo il bambino e Nina stretti al mio petto, mi sincerai delle loro condizioni, fortunatamente Artorias era incolume, ma quando voltai Nina, mi accorsi della grossa ferita che aveva sul petto.
Si era frapposta tra me e il colpo sferrato.
Fui distratto dal pianto del bambino, lo vidi tremare, così mi tolsi la giacca e lo avvolsi al suo interno.
 
Dedicai di nuovo la mia attenzione a Nina, che era esamine e tremante, ansimava copiosamente e non riusciva a proferire parola, la strinsi più forte cercando di fermare l’abbondante perdita di sangue, ma non sembrava esserci verso.
 
 
«Nina… perché?» Le chiesi, in preda alla disperazione, si voltò per quanto le fosse possibile e mi dedicò uno dei suoi meravigliosi sorrisi.
 
 
«Perché ti amo.»  
 
 
 
Non riuscì a dire altro, e lentamente chiuse gli occhi.
 
 
«Nina, Nina ti prego...Nina»  la scrollai più volte, senza ottenere alcuna reazione.
 
Abbassai l’orecchio verso il suo petto e non udii alcun battito.
 
 
Era morta.
Non è possibile.
Le mie mani iniziarono a tremare, passai più volte la mano nei capelli, tirandone qualche ciocca per la troppa forza, il mio stomaco faceva le capriole, il dolore era sempre più intenso, sentivo mancarmi il fiato.
Non è possibile.
La scrollai ancora una volta debolmente, ma non avevo forza nelle mani, tutta l’energia mi aveva abbandonato, stavolta ero davvero debole.
 
Sentii una lacrima graffiami il viso, fu una sensazione davvero strana per me, da quant’era che non piangevo? E che importanza aveva adesso.
L’unica persona che amavo era morta, era morta per colpa mia.
 
Alzai gli occhi al cielo disperato, e implorai singhiozzante.
 
 
«Stelle…. Lo so, sono stato un custode orribile, ho usato il vostro potere per fare del male, non vi ho mai dato il giusto merito, né vi sono mai stato grato.»
Serrai i pugni dal dolore e strinsi forte la stoffa della camicia di Nina, la guardai per un attimo e poi rialzai di nuovo gli occhi al cielo, «Vi prego, non portatemela via, prendete la mia vita vi prego, lei è innocente.»
 
Dissi tutto urlando, o almeno credevo, la verità è che non avevo più fiato, qualunque cosa mi aveva abbandonato, ero solo nella mia disperazione, il dolore fu davvero immenso, abbassai la testa sul petto di Nina.
Iniziai a piangere ancora di più, ero in preda alla disperazione, l’unica cosa che udivo erano i miei singhiozzi, non ero più cosciente del fatto che intorno a me ci fosse una battaglia, non sentivo assolutamente nulla, solo il mio dolore.
Piansi così tanto che neanche capii quanto tempo era passato, mi parve un eternità, ma probabilmente furono pochi secondi.
Quando sollevai lo sguardo, non ero più nel dark Kingdom, e Nina non era più lì con me.
I miei abiti erano cambiati, adesso indossavo la divisa bianca, era immacolata, senza alcun segno, di fronte a me vi era uno specchio.
 
Alle sue spalle apparve il santuario degli Shitennou. Cercai di recuperare l’energia per sollevarmi, e mi misi in piedi.
Andai verso la villa e la guardai come fosse la prima volta, c’erano le nostre statue e le quattro divise viola appese, vi erano tanti dipinti che ci raffiguravano, anche in momenti in cui ero sicuro che non fossimo mai stati raffigurati.
 
 
La grande stanza era ricoperta da una luce bianca, e infondo a essa vi era una donna.
 
 
Mi avvicinai lentamente e sussultai quando la riconobbi.
 
La mia mamma.
Era bella, indossava una divisa simile a quella delle Sailor, il suo corpo era snello, e il suo sorriso era dolce e amorevole.
Volse lo sguardo verso di me e mi sorrise.
 
“Vale la pena morire per la persona che ami”.
 
 
Poi la scena mutò, e mi mostrò tutte le battaglie che avevo affrontato.
 
Rividi una a una tutte le cicatrici, e il modo in cui me le ero procurate, sentii il dolore delle armi, nel momento in cui mi venivano inferti dei colpi, e realizzai che il novanta percento della mia vita era passato a fare questo.
 
La scena cambiò di nuovo, c’era Zachar dormiente sul tavolo, che mi aspettava da una delle mie notti, era così amorevole, così gentile, ma cambiava repentinamente quando rientravo.
Non mi avrebbe dato la soddisfazione di vederla preoccupata per me.
Poi c’eravamo noi quattro, sempre insieme, sempre uniti da quell’amore fraterno che, nonostante le discussioni non ci abbandonava mai.
 
Vidi tutte le volte che avevamo provato a ricominciare come dei ragazzi normali, senza mai riuscirci, e tutte le volte che c’eravamo illusi invece di poterlo essere.
 
Vidi Zachar in lacrime, “Sono stanca di essere un generale, voglio essere una persona normale.”
 
 “Sei nata per questo, hai scelto la missione.”




 
“Sono stanca della missione, scegliamo la vita per una volta.”
 
 
E poi di nuovo lo scenario cambiò, il campo di battaglia, la morte, la desolazione.
Vidi noi quattro cadere uno ad uno, e la finta possibilità che Berly ci donò, tutto quel dolore, tutto quel male, tutta la sofferenza inferta alle persone.
 
«Che orrore.» dissi scuotendo la testa, cercai di cacciare il male che avevo fatto, ma era intriso nella mia storia, io ero quello.
 
Un forte bagliore invase la stanza, e una volta sfumato rividi il mio arrivo sulla terra, poi di seguito tutto il mio trascorso, passò tutto veloce davanti ai miei occhi.
 
Ancora la voce di Zachar, «Scegli la vita.»
 
 
I flashback mi stavano confondendo, riprovai per un attimo tutte quelle sensazioni messe insieme, potei sentire i rami elettrici conficcarsi nel mio braccio, che timidamente toccai per assicurarmi che non ci fosse nulla.
 
 
Udii la sua voce piangere per me, mi ossessionava, non volevo più vederla soffrire, il suo pianto divenne sempre più forte.
Caddi sulle ginocchia e passai disperato le mani nei capelli.
 
«Ti prego, basta.»
 
Chiusi gli occhi umidi e cercai di riprendermi dallo smarrimento, ero certo del fatto che mi sarebbe scoppiata la testa.
 
 
Quando li riaprii, mi ritrovai Nina davanti.
 
 
Non era come la conoscevo ora, ma come la prima volta che la incontrai.
 
 
“Mr. Stan, si ricorda di me?”
 
Portava il suo adorato fiocco verde tra i capelli, e indossava la divisa scolastica, era felice, spensierata, e…. al sicuro.
 
Nina era al sicuro prima che arrivassi.
 
 
 
 
E venne la sera nel centro commerciale.
 
 
«Vuoi dirmi che sei qui solo per Maxfield?»
 
 
«Io ti amo.»
 
 
E svenne.
 
Quello ero io, davvero io, avevo l’odio negli occhi, non m’importava nulla di lei, le sottrassi l’energia a tal punto da farle mancare le forze.
Un brivido attraversò il mio corpo.


 
«Cosa ti ho fatto?»
 
 
Una nuova immagine
 
 
Nina davanti a me. Aveva le braccia allargate nell’intento di farmi scudo, e lo sguardo autoritario. «Perché lo amo, e sarei pronta anche a sacrificare la mia vita pur di salvarlo.»
 
Iniziai di nuovo a singhiozzare, non riuscivo a trattenere il dolore che stavo provando, perché avevo fatto questo a lei, che aveva sempre messo me davanti a ogni cosa.
Ancora una nuova immagine.
 
 
Nina seduta sullo scivolo con la testa tra le mani, Bunny accanto a lei che cercava di consolarla.
 
 
«So bene che è malvagio, ma non posso farci nulla, lo amo lo stesso.»
 
 
Il mio petto si strinse, e per qualche secondo mi sentii soffocare.
Lei era l’unica persona che mi aveva amato davvero, dall’inizio, ed io l’avevo solo usata, l’avevo usata per i miei scopi, avevo sfruttato i suoi sentimenti per i miei propositi, e in seguito l’avevo egoisticamente incatenata a me, l’avevo messa in pericolo a causa della vita che facevo, e neanche riuscivo a permetterle di vivere la sua senza me.
 
 
Lei aveva scelto me, ma io non avevo scelto lei, non totalmente.
 
Stavo cercando di vivere come una persona normale, ma non lo ero, non avrei mai potuto darle la felicità che meritava.
 
 
Mi ritrovai di nuovo da solo, con lo specchio di fronte a me. Asciugai gli occhi col guanto e lentamente mi avvicinai allo specchio.
 
La luce delle stelle improvvisamente mi circondò, non so perché, ma in quel momento mi sentii felice, come se fossi finalmente al sicuro, nel mio luogo protetto.
 
Mi avvicinai di fronte allo specchio, e vidi limpidamente il mio riflesso.
 
“Scegli la vita Nevius.”
 
Lo toccai delicatamente con la punta delle dita, potei sentire il gelo che esso emanava nonostante i guanti.
Non appena il contatto con la mia mano fu totale lo specchio si frantumò, ogni frammento rifletteva un momento diverso, li osservai uno a uno, mentre il gelo della camera si faceva sempre più intenso. La luce delle stelle divenne più pensate, e le forze mi abbandonarono totalmente, mi lasciai cadere a terra, come quando ero arrivato lì, avevo freddo, e le forze avevano totalmente lasciato il mio corpo.
Era arrivato il momento.
 
 
“SCEGLI LA VITA NEVIUS”
 
 
 
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Aprii gli occhi di scatto, mi sentii terribilmente confusa, e la testa mi faceva male.
Mi guardai intorno sconnessa, ero convinta di essere stata colpita dal fascio di luce, cos era successo?
Mi trovavo ancora nel dungeon e tutti continuavano la loro lotta, mi girai subito verso Artorias, e lo trovai addormentato nella giacca di Nevius, lo avvicinai e lo accarezzai delicatamente, mi rigirai alla ricerca di Nevius, e lo trovai disteso a terra, mi adagiai su di lui e lo sentii respirare, tirai un profondo sospiro di sollievo.
 
Continuai a perlustrare il mio petto alla ricerca della ferita, ma non vi era più nulla, il mio corpo non si sentiva minimamente stanco, avevo riacquistato tutte le forze, nemmeno più i segni della gravidanza vi erano, come se tutto quello che fosse capitato prima fosse stato totalmente cancellato.
 
Alzai gli occhi al cielo alla ricerca di Bunny, e la vidi più di una volta pronunciare la formula del suo scettro, senza ottenere però alcun risultato.
Mi strinsi di nuovo a Nevius tentando di risvegliarlo, ma ancora una volta non ci fu verso, sembrava aver perso i sensi.
Fui distratta dalla voce di Bunny, che per l’ultima volta gridò.
 
 
«Cristallo purificatore azione!»
 
 
Un enorme fascio di luce invase tutto il Dark Kingdom, e poi di nuovo il buio.
 
 
Quando riaprii gli occhi, erano tutti accasciati a terra, fortunatamente sembravano integri.
 
Io e Nevius ci risvegliammo in contemporanea, mi guardò per qualche minuto in modo dispiaciuto, poi si avvicinò, e mi strinse forte. «Perdonami amore mio.»
 
Quell’abbraccio mi fece tremendamente bene, eravamo tornati, eravamo di nuovo noi, anche quest’ennesimo ostacolo era stato sconfitto, prese il mio viso tra le mani e mi guardò sorridente.
 
«Avevi ragione, non hai più bisogno che io ti salvi, sei una donna forte.»
 
 
E mi diede un dolce bacio sulla fronte.
 
Sentii un brivido attraversare il mio corpo, finalmente era tornato tutto al suo posto, non dovevo più temere di perderlo, stavolta era davvero finita.
 
«E' sempre grazie a te. Se oggi sono quella che sono lo devo a te.»  
 
 
Si mise con calma in piedi e prese me e il bambino tra le sue braccia, cercai d’alzarmi ma non ci riuscivo, tutte quelle sensazioni mi avevano immobilizzata, dunque decisi d’abbandonarmi tra le sue braccia.
 
 
Nel frattempo anche gli altri si misero in piedi.
 
 
Jack si avvicinò a Rea e la abbracciò teneramente, scusandosi.
 
 
Anche Kaspar e Zachar si misero in piedi e si avvicinarono alle Sailor per aiutarle.
 
Erano tutti malconci, ma almeno avevano ripreso il senno.
 
 
Nevius guardò verso Bunny stanca e sfasata, «Abbiamo fatto un bel casino, eh Bunny?».
 
 
 
Bunny sbuffò e alzò gli occhi al cielo. «Ormai siamo abituati.» Poi si prese qualche secondo e riprese. «Possiamo tornare a casa? Ho fame.»
 
 
 
Una rimbombante risata invase il dungeon.
 
 
Stavolta finalmente sarebbe iniziata la nostra vita "normale" per quanto ci fosse possibile, ovviamente.
 
Ci stringemmo tutti vicini, e ci abbracciammo, ero felice, non potevo essere più felice di così.
 
 
 
Nei giorni successivi tutto procedette in modo normale, anche se era successo qualcosa, qualcosa era cambiato, Nevius aveva qualcosa di nuovo, perfino il suo aspetto mi pareva diverso, il suo sguardo, qualcosa era successo, ma davvero non riuscivo a capire cosa.
 
   
 
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