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Autore: Nephrite ekips    02/10/2017    0 recensioni
Fin da bambina ero una grande fan di questa coppia, e siccome nel contesto originale non hanno avuto il loro lieto fine ho voluto scriverlo per loro.
Premetto che non sono una scrittrice professionista, è la mia prima storia, dunque non mi insultate perché potrei piangere tantissimo. (xD ovviamente sono ironica)
Spero gradiate la mia storia e spero di non aver fatto troppi errori grammaticali. (E' stata scritta in tarda notte quando le persone normali dormono).
Ci terrei comunque a sapere tramite recensioni o messaggi se quantomeno la storia sia interessante o se vi stia coinvolgendo. Grazie mille e buona lettura.
Un ringraziamento particolare va a Medea Astra che mi ha sempre incoraggiata a scrivere, e che sempre mi ha sostenuta per ogni cosa, questa storia è dedicata a te.
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Naru/Nina, Shitennou/Generali
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più serie
Capitoli:
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Nonostante l’energia donatami da Nevius, alla fine sarei morta come tutti i terrestri, questo pensiero mi tormentava, vedevo lui e mio figlio crescere davanti ai miei occhi e il pensiero di dover invecchiare e morire mi angosciava, non volevo perdere tutto questo, dormivo ogni notte con quest’idea che mi tormentava.
 
Era passata una settimana dalla battaglia nel dark Kingdom, al momento ero in maternità, dunque il mio impiego da medico era momentaneamente sospeso, mentre Nevius era diventato un astronomo, era così felice quando si parlava di stelle che intraprendere questa carriera era inevitabile, non che avessimo bisogno di soldi, ma non era mai stato il tipo da stare a casa a far nulla.
In attesa del suo ritorno decisi di preparargli una torta, ovviamente sempre grazie all’aiuto del ricettario, per adesso andava bene così.
 
Artorias era disteso nella sua culla, giocava con le stelline appese sopra, e di tanto in tanto mi dedicava qualche dolce sorriso.
 
La finestra si aprì leggermente a causa del vento, trascinò rapida qualche pagina di un libro lasciato sulla tavola la sera prima, ed espanse ancora di più l’odore di cioccolato.
Sentii la porta aprirsi e mi voltai rapida.


 
«Amore mio, sono a casa!»


 
 
Lo accolsi con un raggiante sorriso, «Bentornato, ti aspettavo.»
 
 
Presi il bambino tra le braccia e mi avvicinai a lui. «Ciao paparino, ti stavamo aspettando.»
 
Sorrise a quel nomignolo e si avvicinò delicato per baciarci e stringerci forte.
 
 
 
«Ti ho preparato una torta, ti va?»
 
 
Prese Artorias tra le braccia e mi seguì verso il tavolo, ci sedemmo mentre lui osservava allegramente la torta.
«Sembra commestibile.»
 
Lo fulminai con lo sguardo, mentre lui scoppiò a ridere, «Se continui così non ne avrai nemmeno una fetta.»
 
Feci per prendere il coltello, ma in contemporanea con me anche Nevius fece lo stesso, e accidentalmente si tagliò.
 
«Aho!»
 
Nevius tirò rapidamente la mano, la sua espressione era molto dolente, mi meravigliai, l’avevo visto numerose volte in battaglia, aveva ricevuto tagli ben più profondi di così, e poche volte ricordavo un suo verso di lamento, inoltre il taglio non era così profondo.
 
Si accorse del mio sguardo su di lui e sorrise.
 
«Vado a prendere un fazzoletto.»
 
 
«Stai, te lo prendo io.»
 
Mi avvicinai per medicargli la ferita, ma restai alquanto perplessa da ciò che vidi, delle piccole macchioline rosse fuoriuscivano dal taglio, lo guardai stranita, mentre lui mi osservava ancora sorridendo.
 
«Il tuo sangue…è-»
 
 
«Rosso?»
 
Continuai a essere perplessa, avevo già visto Nevius sanguinare, ero più che certa del fatto che il suo sangue fosse di un altro tipo di colore, un colore più simile al verde, dovuto forse alla sua natura immortale.
 
«Che cosa è successo?»
 
Strinse il tovagliolo intorno al suo dito, continuando a sorridere.
Ero confusa, non proferiva parola, voleva forse che lo intuissi, probabilmente la risposta era lì davanti a me, tuttavia non riuscivo a pensare, mi sentivo così stravolta da non riuscire a osare. Dissi la prima cosa che mi venne in mente, una cosa senza senso e stupida.
 
«Ti ho fatto male col coltello, scusami.»
 
Si avvicinò a me e dolcemente posò la mano sul mio viso, accarezzandomi la guancia. «Penso che queste siano cose normali..per gli umani, devo ammettere che il colore rosso ci sta meglio.»
 
 
Iniziai a piangere e posai le mani davanti al mio viso, «Nevius.. non era necessario. Potevi essere eterno.»
 
 
Si avvicinò a me e asciugò come sempre le lacrime sul mio viso, poi mi guardò dritto negli occhi,
 
 
«A cosa mi serve essere eterno senza di te.»
 
 
 
 
«Questo vuol dire che…» Non riuscivo a trattenere l’emozione, ne a formulare alcuna parola, riuscivo solo a pensare alla straordinarietà di ciò che mi stava capitando.
 
 
«E’ finito il tempo delle missioni, dei rischi, delle lotte, o di altre cose strane, sono solo Nevius adesso, non sono più uno Shitennou.»
 
 
 
«E le tue stelle?»
 
 
Alzò la testa verso il cielo col sorriso sulle labbra, «Sei tu l'unica stella per cui voglio vivere Nina. E tra le altre cose questo non ha cambiato niente, ho mantenuto le mie abilità di lotta, sia con armi sia a mani nude, ma non ho più alcun potere magico.»
 
 
Mi strinsi forte a lui ancora con le lacrime agli occhi, «Perderai tutti i tuoi amici, come farai senza di loro?»
 
 
«Non avrei rinunciato a te in ogni caso, e comunque, siamo tornati tutti com’eravamo.»
 
 
Si prese qualche secondo e poi proseguì, «Zachar voleva un figlio, e quando ha saputo che io ero riuscito a tornare umano ha voluto farlo anche lei.
Ovviamente, anche Kaspar ha ceduto la sua immortalità.
Jack invece ha detto testuali parole “Cosa diavolo faccio se voi ve ne andate?”, ed è tornato umano anche lui. »
 
 
Alzai la testa verso di lui che non smetteva di guardarmi, né di sorridere, mi sentii pervasa dal suo amore, non sapevo mai come ricambiare tanto amore.
 
 
Stavolta ero sicura del fatto che non avesse letto il mio pensiero, tuttavia le sue parole mi lasciarono di sasso.
 
 
«Non devi ricambiare proprio a nulla Nina. Sto solo ricambiando al dono che tu per prima mi hai fatto.»
 
 
«E quale sarebbe?»
 
 
«Nina, non ero niente, non avevo scelto nulla, non sapevo che fine avrei fatto, e quello che facevo prima di incontrarti non era nemmeno gratificante, tu hai generato una nuova vita, mi hai dato una ragione per esistere.»
 
 
«Pensi che finire la tua vita accanto a me valga quanto l’immortalità?»
 
 
 
 
Sorrise come se avessi detto la cosa più sciocca del mondo, mi voltò le spalle e guardò la torta.
 
 
«Ho fame.»
 
 
Tagliò il primo pezzo di torta e me lo porse, poi ne tagliò uno per sé, poi ne passò uno a me, aveva ancora il bambino tra le braccia, e gli passava qualche piccolo pezzettino.
 
«Ti piace il cioccolato? io non mi ero mai accorto di quanto fosse buono.»
 
 
 
 
Si sporcò leggermente le labbra mentre gustava con passione la sua torta, lo guardi e non potei fare a meno di sorridere, mi sentivo così bene, sembrava un bellissimo sogno, ma non lo era, mangiai la mia torta con fame e lo guardai fare lo stesso.
 
Quando finì la sua fetta, si pulì delicatamente le labbra e mi scrutò sospettoso.
 
 
«Vuoi fare una passeggiata?»
 
 
«Sì, volentieri, vado a preparare il bambino.»
 
 
Lo presi tra le mie braccia e lo portai nella sua camera, e dopo avergli fatto indossare un bel completo, lo adagiai delicatamente nel passeggino.
Poi passai a me.
Presi una gonna azzurra e la provai velocemente prima di gettarla rapida sul letto, poi una camicetta rossa, e infine un tubino rosa.
Nulla sembrava andar bene, mi osservavo poco convinta allo specchio, alla ricerca di qualcosa che mi piacesse.
Aggiustai accuratamente il fiocco tra i capelli e mi accorsi che Nevius osservando i vestiti che man mano lanciavo.
Dopo il millesimo indumento, sbuffai esasperata, nulla sembrava starmi bene, ero tremendamente nervosa, come se quello fosse il primo appuntamento.
Gettai un’occhiata esasperata verso di lui, «Nevius, aiutami a scegliere.»



«Amore, è solo una passeggiata, non dobbiamo andare ad uno dei galà di tua madre.»


 
Sorrisi mordendomi il labbro «Appunto, sei più importante degli stupidi galà.»
 
 
Finalmente decisi cosa mettere. Indossai una camicia blu notte con sotto un jeans e dei tacchi non troppo alti.
Quando uscimmo di casa diedi un occhiata veloce al mio consorte. Portava una camicia beige e sopra un cardigan nero, ed un jeans anch’esso nero.
 
Mi fermai ad osservarlo, lui era intento ad aprire la macchina quando mi guardò in modo curioso, «Cosa c’è? Perché mi guardi in quel modo.»
 
 
«Sei bellissimo.»
 
 
Nevius abbassò lo sguardo, lo vidi arrossire per la prima volta e fui piacevolmente colpita da quell’azione involontaria.
 
Entrammo in auto e ci dirigemmo al parco.
 
 
 
 
Eravamo seduti sotto il nostro solito albero col passeggino accanto, ero appoggiata con la testa al suo petto ed entrambi fissavamo il cielo.
 
 
«Ha sempre fatto così freddo in questo periodo?»
 
 
«Sì.»
 
 
«Per fortuna ci sei tu allora.»
 
Gli diedi un buffetto sulla spalla e sorrisi, lo vidi con l’espressione torva e interrogativa.
 
 
«Qualcosa non va?»
 
 
«Dovremmo comprare lo shampoo più tardi, stamattina i miei capelli erano più lisci del solito.»
 
Non riuscii a trattenere la risata, e rise in automatico insieme a me. «Stai riscoprendo i piaceri della vita?»
 
 
Assunse un’espressione buffa prima di rispondere, «No, quelli li avevo già scoperti, diciamo che li sto approfondendo.»
 
Posai delicatamente la mano sul suo petto e per la prima volta fu lui a trasalire al mio tocco.
 
«L’ho sempre provato, solo che adesso lo vedi anche tu, e ne sono felice.»
 
 
«C’è qualche sensazione che provi allo stesso modo?»
 
 
 
«La rabbia e la gelosia, sarà che l’espressione corrucciata mi riesce sempre bene.»
 
 
In quel preciso istante una ragazza ci passò davanti, e lanciò un’occhiata maliziosa verso Nevius, che in automatico guardò verso di me.
Serrai i pugni e digrignai i denti, serrò le sue mani intorno alle mie braccia e posò le sue labbra delicate sul mio collo.
 
 
«Neanche tu scherzi, però.»
 
 
«Che tu sia mortale o no rimani sempre perfetto.»
 
 
Fece spallucce e sorrise compiaciuto. «Si chiama dote naturale e si distingue dalla magia.»
 
 
 
«Pff, poco modesto eh?»
 
 
Sorridemmo insieme ma poi fui bloccata da vecchi ricordi, e decisi di condividerli con lui.
 
 
 
«Quattro anni fa, non avrei mai creduto di poter condividere la mia vita con Maxfield Stanton.»
 
 
 
«Infatti, non sei qui con lui, sei qui con Nevius.»
 
 
Sorrisi in automatico a quella constatazione, «Nevius mi piace molto di più.»
 
Lo vidi tranquillo e rilassato, dunque decisi di proseguire col discorso, «Nel senso che, insomma, quante volte abbiamo lottato, abbiamo  combattuto, ci siamo anche separati fisicamente, ma mentalmente eravamo sempre insieme.»
 
 
 
Fissò il cielo pensieroso, e parlò senza mai staccare gli occhi, da ciò che stava guardando.
 
«Ho lottato Nina, anche quando ti ho lasciato. Per te è stata dura ma per me è stato molto più difficile.»
 
 
 
«In che senso?»
 
 
 
«Avevo visto nel tuo destino che sarebbe arrivato un altro al posto mio, dunque alla fine mi avresti dimenticato.
Tu l’avresti fatto, ma io no, avrei sofferto in eterno la tua assenza.»
 
 
Si voltò verso di me sorridente, con l’espressione di chi la sapeva lunga, «Sono molto più sensibile di te.»
 
Gli diedi un altro buffetto e lo fissai sorniona, «Raccontala a qualcun altro.
E non c’è stato nient’altro d’interessante nelle tue visioni su di me?»
 
 
Si prese qualche secondo per pensare e poi si morse il labbro, «Non hai più mangiato un semifreddo, né con lui né da sola.»
 
 
«Il cioccolato è amaro senza di te.»
 
 
Sorrise compiaciuto e mi strinse un po’ di più a se.
Mi girai di scatto e lo guardai preoccupata, in automatico si preoccupò anche lui pur non sapendo cosa avessi, «Non metterai più la divisa da generale adesso?»
 
 
Alzò gli occhi al cielo esasperato, si era davvero spaventato ed era divertente averlo più umano, si mise composto, e riprese. «E’ appesa nell’armadio, quando avrai nostalgia del tuo bel generale, posso metterla.»
 
 
Mi morsi il labbro e lo guardai maliziosa, «Non vedo l’ora.»
 
 
Poi continuai con le domande, avevamo fatto un salto nei ricordi, e volevo saperne di più su “Maxfield”.
 
«Ricordo che la prima volta che ci parlammo tu dicesti di ricordarti di me, e dicesti anche che ero la più carina del tennis club, era la verità?»
 
 
 
Sospirò per un attimo, ci penso su per qualche secondo poi rispose, «Col senno di poi che in quel momento in testa avevo solo il pensiero di dover incastrare Sailor Moon, sì era abbastanza vero.
Era difficile non ricordarsi di te, avevi vicino una ragazza con due strane palle in testa, e comunque eri davvero la più carina lì.»
 
 
«Sai, ci restai malissimo quando poi al centro commerciale ti rivolgesti in quel modo così sgarbato con me, ovviamente non sapendo le tue reali intenzioni.»
 
 
«Ero frustrato, avevo attuato un piano perfetto, ciononostante avevo fallito, tu ti eri presentata lì perché provavi qualcosa per “Maxfield”, ed io non l’avevo messo in conto.»
 
 
«Quando precisamente te ne sei reso conto?»
 
 
 
«Credo la sera in cui hai rischiato di morire per evitare che la Tiara mi colpisse, il tuo altruismo nei miei confronti era più grande di quanto meritassi.»
 
 
Abbassò lo sguardo in modo dispiaciuto e colpevole, mi avvicinai a lui e lo baciai candidamente, fummo interrotti dalla vocina del nostro bambino che ci reclamava. Nevius lo prese delicatamente dal passeggino, e lo cullò per qualche secondo.
 
Mi piaceva vederlo nelle vesti del papà amorevole, era così bello guardalo, mi perdevo nei suoi gesti e nei suoi occhi tranquilli.
 
Dopo qualche ora ci dirigemmo verso casa, nonostante Nevius fosse diventato umano, guidava ancora in modo spericolato, nella sua auto fiammeggiante.
Non era cambiato assolutamente nulla.
 
 
 
«Nevius, gli incidenti d’auto uccidono i mortali lo sai?»
 
 
«Pff, sono un ottimo pilota.»
 
 
«Spaventi il bambino.» Dissi, sperando fosse plausibile, ma non ci cascò, e inizio a ridere, «Ma se dorme come un sasso.»
 
Sbuffai rassegnata.
 
 
Una volta entrati in casa mi premurai di sistemare il bambino e di preparargli del latte caldo.
 
 
Adagiai delicatamente il piccolo Artorias nella culla quando Nevius comparve alle mie spalle.
 
 
«Appari dal nulla nonostante tutto.»
 
 
 
«Altra dote naturale, mia cara.»
 
 
Ci fissammo per qualche secondo, era così bello, così giovane, e mi venne spontaneo fargli quella domanda.
 
«Quanti anni hai?»
 
 
Assunse di nuovo un espressione buffa e si mise a pensare, poi riprese allegramente. «Avevo 22 anni quando sono morto, ho ricominciato da allora, non abbiamo più tanti anni di differenza.»
 
 
Sorrisi e lo abbracciai forte, poi si staccò da me e mi indicò la vasca, accuratamente allestita da candele e schiuma.
 
 
 
«Ho preparato un buon bagno caldo, ti va di immergerti?»
 
 
Lo punzecchiai notando i capelli accuratamente legati e ordinati, come mai aveva avuto prima.
 
 
«E i capelli? Dovrai rifare lo shampoo.»
 
 
Si girò verso lo specchio per osservare i suoi capelli, poi guardò ancora verso di me. «Rischierò, tanto lo shampoo l’abbiamo comprato.»
 
Lo fissai incredula e sorridente, «Sei un uomo Nevius, non ti sembra di esagerare?»



«Mi sono ricordato che quand’ero vivo ci tenevo ai miei capelli, non voglio rompere questa tradizione.»
 
 
Ridemmo entrambi e poi fulmineo mi sollevò tra le sue braccia.
 
 
 
 
Quando arrivammo in bagno, mi adagiò delicatamente sulla lavatrice, mi scrutò per qualche secondo mordendosi il labbro.
 
 
«Credo di averti messa nel posto sbagliato, adesso sto facendo pensieri strani.»



 
 
«Hai visto come soffriamo noi, umani?»
 
 
 
Si slacciò rapido la camicia e la gettò sul pavimento, poi posò la sua bocca calda prima sull’incurvatura del mio collo passando in seguito al mio petto.
 
 
«Non ho intenzione di soffrire tanto.»
 
 
Inarcai il sopracciglio fingendomi sorpresa dalla sua sfacciataggine. «E il nostro bagno?»
 
 
 
Nevius sembrava non ascoltare nessuna delle mie parole. Sbottonò delicato i bottoni della mia gonna e delicatamente accarezzò la mia coscia con la sua mano calda.
 
 
«Il bagno potrà aspettare.»
 
 
Cercai di protestare ma posò delicatamente la sua mano davanti alla mia bocca. «E’ ancora il mio compleanno, pretendo questo regalo.»
 
 
Alzai le mani in segno di resa. «Fai ciò che vuoi bel generale, sono tua.» Dissi adulandolo e non se lo fece ripetere oltre. Eravamo noi, finalmente normali. 
 
 
 
   
 
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