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Autore: Gelatin    26/09/2017    4 recensioni
[Snow King!AU] [Sebastian/Ciel]
Nell'immenso castello del Sovrano dei Ghiacci, il giovane Ciel tenta di sopraffare la crescente attrazione che l'ha spinto a seguire il demone, lasciandosi il suo passato e i suoi cari alle spalle.
Sebastian lo istruisce alle arti magiche, è un insegnante paziente, affascinante e spaventosamente potente, che non si esime dal tentare il ragazzo coi suoi modi carezzevoli.
Sullo sfondo di un luogo perennemente immerso nella neve, inconsapevole di tutto, Elizabeth si mette in cammino, alla ricerca della persona che ha già voltato le spalle al sole.
Dal testo:
''Tu tremi'' sentenziò l'uomo, abbandonando l'enorme, candida slitta. Lo prese per i fianchi e lo adagiò accanto a sé, avvolgendolo nella voluminosa pelliccia.
Il ragazzino rabbrividì.
L'individuo lo fissò lungamente, poi si chinò su di lui, sfiorando la sua bocca in un bacio delicato, e Ciel non sentì più freddo.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Altri personaggi, Ciel Phantomhive, Elizabeth Middleford, Sebastian Michaelis
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Crows In Snow


 

''Sforzati un altro po'... Così, esatto, molto bene''

Ciel percepì le dita formicolare in quella maniera peculiare e i palmi scaldarsi, palpitanti.

''Resta calmo, controllalo'' il demone era dietro di lui e gli posava, rassicurante, le mani sulle spalle ''Ci sei quasi, mantieni la concentrazione qualche altro istante ancora''

Oltre le palpebre chiuse gli parve di intravedere il suo potere ribollire, prendere forma e diffondersi per il salone, meno impetuosamente della volta precedente, quasi stesse finalmente riuscendo ad assoggettarlo al proprio volere.

''Benissimo!'' si congratulò Sebastian con un battito di mani. Il ragazzino schiuse gli occhi per vedere uno spesso blocco di ghiaccio ricoprire il pallido marmo della statua davanti a lui. Sorpreso, fissò il Sovrano.

''Ci sono riuscito davvero...''

''Ovviamente'' sorrise l'altro, concedendogli un buffetto sulla guancia.

Ci erano volute una decina di lezioni prima che riuscisse a congelare qualcosa senza rischiare di far crollare il castello, e aveva iniziato a perdere le speranze; l'espressione compiaciuta di Sebastian, comunque, era sicuramente la soddisfazione migliore.

''Qualche altro esercizio e padroneggerai il tuo potere egregiamente'' iniziò il demone ''Dopodiché potremo passare a qualcosa di più complesso'' tornò a lui e gli scoccò un bacio sulla guancia, quasi a premiarlo.

Gli eventi di quell'agognata notte non si erano più ripetuti: il Sovrano si era mostrato lo stesso, inflessibile insegnante di sempre e anche la distanza tra loro era rimasta immutata. Eppure, di tanto in tanto, si permetteva qualche gesto avrebbe osato dire affettuoso, come in quel momento.

''Mi raccomando di continuare con lo stesso impegno.'' lo ammonì.

Ciel rispose con un assenso svogliato e attese il demone gli desse altri ordini, ma ciò non avvenne.

''In cosa dovrei esercitarmi, ora?'' lo esortò, fissando la sua schiena e il mantello bordato di pelliccia. Il Sovrano, che stava già allontanandosi, si fermò, facendo ricadere nel silenzio il salone.

''Per oggi può bastare'' rispose senza voltarsi ''Ti sei meritato un giorno di riposo. Da domani riprenderemo con qualcosa di diverso.''

Il ragazzino annuì e lo guardò abbandonare la stanza.

Per un istante aveva voluto fermarlo, ma non era riuscito a trovarne il coraggio: l'attesa lo stava sfiancando e la lontananza era ormai insopportabile. Da quando Sebastian l'aveva fatto ricadere in quello stato indolente e disinteressato, la noia era tornata a seguirlo: soltanto gli esercizi di magia e il demone sembravano dargli conforto. Era come se preoccuparsi e struggersi fosse meglio che stare a guardare seccato il paesaggio fuori dalla propria finestra, nelle ore in cui il Sovrano lo trascurava andandosi a rinchiudere chissà dove.

Non aveva mai esplorato l'intero castello, eppure era abbastanza sicuro non vi avrebbe trovato poi molto: l'unica cosa a interessarlo, infondo, era Sebastian e nient'altro.

Rassegnato, si chiuse nella sua stanza, gettandosi a peso morto sull'ampio letto. Rigirandosi tra le coperte cercò di captare il profumo del demone, senza successo: si rimangiò quanto detto, non poteva attendere oltre. L'aveva assuefatto al suo tocco, alla sua bocca, ai suoi ansiti contenuti, beneficiando del suo potere per irretirlo con un nuovo incantesimo. Doveva esserne soddisfatto, almeno! Aveva sempre desiderato gli scodinzolasse intorno come un cane ben ammaestrato e adesso se ne lavava le mani, neanche la cosa non lo riguardasse! Che poi, dove diamine si era cacciato? In quei giorni spariva sempre più spesso.

Un lampo di genio gli saettò per la mente e si alzò di slancio, uscendo dall'abitacolo e imboccando il corridoio difronte alla sua camera: era più stretto e buio rispetto agli altri a causa della totale mancanza di finestre a rischiarare il passaggio. Le ombre si coagulavano e perdevano verso la sua estremità, assieme a quella del ragazzino e a qualunque residuo di luce; nessuna apertura nelle pareti lisce e cristalline lo distraeva dal suo lambiccarsi, facendolo arrancare nell'oscurità.

Rabbrividì. Mai si era chiesto dove questo conducesse, limitandosi a scorgere dalla sua stanza la figura di Sebastian attraversarlo sporadicamente: aveva sempre avuto pensieri più martellanti in testa, cosicché la domanda non lo aveva neppure sfiorato.

Quando credette non sarebbe più giunto a destinazione, una porta si disegnò alla fine del corridoio.

Appena la toccò con le nocche nell'atto di bussare, sapeva il demone lo aveva già udito giungere, così si limitò a battere piano sulla superficie giusto un paio di volte.

Una voce ovattata gli rispose dall'altra parte dell'ingresso. Ciel schiuse cautamente l'uscio.

"Credevo fossi nella tua camera a riposare." esordì il Sovrano da dietro il proprio scrittoio.
Quella era l'unica stanza a contrastare col resto del palazzo: per quanto la tinta predominante fosse la medesima, una grande scrivania di legno campeggiava al centro della camera, disarmonica col suo larice consunto; la figura di Sebastian spiccava sullo sfondo azzurrognolo del cielo intravedibile dalla finestra chiusa, oltre i vetri, rendendolo simile a un'apparizione.
"Non sono stanco." pigolò il ragazzino, abbandonando la soglia della porta e avanzando cautamente.
Il demone, all'apparenza impegnato a studiare attentamente il proprio scrittoio sgombro, si alzò, invitandolo ad accostarglisi con un gesto delle braccia.
"Quanto siamo energici!" ghignò "Posso sperare tanta forza duri abbastanza a lungo?''
Ciel non rispose, accettando la presa della sua mano, grande il doppio della propria.
Sebastian lo contemplò dall'alto: le sue lunghe ciglia scure quasi si fondevano col carminio dei suoi occhi, spingendolo sempre a guardare una seconda volta.
"Ne dubiti?" ridacchiò, accostando la fronte al suo petto e lasciando lo conducesse, gentilmente, nella brutta copia di un ballo ondeggiante.
"Come sto andando?" domandò, dopo una lunga pausa di riflessione. Incontrò un'occhiata interrogativa e si spiegò meglio "Con le lezioni, intendo."
Sebastian parve pensarvi un po', poi, trovata la risposta adatta, annuì soddisfatto:"Sei brillante, esattamente come avevo intuito. Te l'ho già detto, io non sbaglio mai."
Il giovane alzò i grandi occhi su di lui.
"Hai mai avuto altri apprendisti prima di me?"
Ancora una volta, si chiuse nei suoi pensieri:"Giusto un paio, ma non sono durati molto"
Ciel inclinò la testa.

"Diciamo che sono stati incapaci di sopportare l'idea dell'eternità."
"Cosa gli è accaduto?"
"Sta tranquillo" sorrise il Sovrano "Non ho fatto loro nulla. Hanno deciso autonomamente di non poter tollerare oltre, ponendo fine ai propri tormenti.''

"Accadrà anche a me?"
Sebastian scrollò le spalle:"Se ti dimostrerai debole, ma non penso ciò accadrà."
Ciel si distrasse, ammirando la luce acquosa filtrare dalla finestra. La foresta era una macchia in lontananza di cui a malapena riusciva a distinguere i contorni, i quali si propagavano perdendosi all'orizzonte.
Sentiva il fiato del demone sui capelli quietarlo assieme alle sue carezze gentili; affondò ulteriormente nel suo petto, ancora quel profumo ad avvolgerlo.
Le sue mani si fecero più lente, Ciel alzò lo sguardo su di lui.
Sebastian mirava nella sua stessa direzione, pensieroso.
I suoi occhi si erano fatti di un cremisi più intenso, assumendo delle sfaccettature rosate, singolarmente brillanti.
"Che succede?" domandò curioso.
I lineamenti corrucciati del demone si stesero in un ghigno, scoprendo i canini appuntiti.
"La bambina è riuscita ad arrivare."
 

Elizabeth si fece strada a fatica sulla neve alta. Aveva denotato una spiccata previdenza facendosi dare gli stivali foderati di pelo e il pesante cappotto da Soma, o sarebbe letteralmente morta di freddo.
Giungere fin lì era stata un'impresa: la carrozza del principe era praticamente esplosa, colpita da chissà quale diavoleria, e aveva dovuto attendere Sullivan gliene procurasse un'altra prima di poter ripartire.

Era stata la strega a spiegarle cosa doveva essere successo al ragazzo: le aveva parlato del Sovrano e del frammento di ghiaccio che doveva aver colpito Ciel al cuore, condannandolo a un'esistenza di apatia e amarezza. Lizzy non le aveva creduto, all'inizio, ma la ragazzina era stata parecchio convincente al riguardo.

Poi, attraversate le montagne, era stata costretta a viaggiare per altri tre giorni, approfittando dell'ospitalità delle sporadiche e quasi inesistenti anime incontrate.

Un paio di ore in più e avrebbe viaggiato da un giorno intero, senza sosta.
Superati gli ultimi alberi, il castello del Sovrano apparve, maestoso ed etereo: era decisamente più imponente della dimora di Soma, attorniata da un'atmosfera al confine tra il cinereo e lo stupefacente.

Le sommità delle torri, acuminate, parevano minacciare il cielo stesso, colpite e ammantate dalla neve; l'immenso portone d'entrata, invece, dava l'impressione di essere impenetrabile, ciononostante Lizzy non si scoraggiò.

Avanzò il più rapidamente possibile, correndo verso quella fauce oscura. Non c'era decisamente tempo per avere paura.

Concentrata com'era sul palazzo, non si accorse immediatamente della stonante macchia tra la neve. Si fermò di scatto, strabuzzando gli occhi: sulle prime pensò si trattasse di un animale, ma approssimandovisi la sua forma si rivelò, inconfondibile.

Un uomo giaceva steso al suolo, il corpo in buona parte coperto dai fiocchi lattei: i suoi corti capelli castani risaltavano sul colore circostante assieme alle brache scure; per il resto era vestito di una modesta camicia, e la ragazzina si disse doveva essere certamente morto. Impallidì, accostandovisi.

Quando si chinò su di lui e lo vide respirare ancora, tirò un sospiro sollevato.

Allungò una mano guantata per smuoverlo incerta.

''Svegliati!'' disse a gran voce. Nessuna reazione ''Svegliati!'' insistette ''Morirai assiderato!''

L'uomo spalancò gli occhi d'improvviso, rivelando due iridi della medesima tinta dei suoi capelli.

''Sono così felice ti sia svegliato!'' sorrise, mentre l'individuo si metteva a sedere.

''Dove...?''

''Questa è la terra del Re dei Ghiacci'' spiegò ''Sono Elizabeth, chiamami pure Lizzy!''

Questi continuò a osservarla confuso. Cosa poteva mai farci qualcuno in quel posto, per di più svenuto in mezzo alla neve? Non era certa di volerlo sapere, ma non poteva evitare di sentirsi in apprensione per lui.

''Re dei ghiacci...?'' chiese flebilmente ''Non intendi la regina?''

La fanciulla si era ripersa a studiare il palazzo e non l'ascoltò con troppa attenzione, limitandosi ad assentire.

''Il Sovrano dei Ghiacci vive in quel castello'' disse, domandandosi se fosse il caso di entrare dalla porta principale. Qualcosa dentro di lei, comunque, le diceva che il Re sapesse già della sua presenza.

''Io devo andare a salvare un mio amico d'infanzia, in quel castello'' spiegò, alzandosi decisa. Non poteva attendere oltre, Ciel era lì, prigioniero, e la stava certamente aspettando; sperò lo sconosciuto fosse abbastanza sagace da tornarsene da dove era venuto ''Bene... Buona giornata, allora!''

Gli diede le spalle e fece per correre via, ma la voce dell'uomo la fermò.

''Aspetta!'' tentennò, un braccio sospeso a mezz'aria ''Verrò anch'io!''

Elizabeth lo guardò per qualche secondo, esitante. Non sembrava una cattiva persona e il suo sguardo era sincero, spassionato; inoltre, anche lui doveva essere una vittima del Sovrano, sennò non si sarebbe spiegato il perché giacesse privo di sensi tra la neve. Gliene avrebbe chiesto in seguito.

''Sul serio? È davvero rassicurante!'' sorrise, presto ricambiata dall'uomo.

S'incamminarono verso la costruzione.

''Com'era il tuo amico d'infanzia?'' chiese l'individuo al suo fianco.

''Ciel era un bambino tanto tenero e gentile'' rispose, rammentando del suo sorriso dolce e della sua voce amabile ''Ma un giorno un frammento dello specchio del diavolo lo ha colpito all'occhio e al cuore. Da allora è diventato un ragazzo freddo che non può fidarsi di nessuno.''

Sì, Elizabeth era abbastanza forte da riuscire a trattenere le lacrime. La paura non si protese a ghermirla, l'esitazione non la vide neppure; nella sua mente vi era soltanto il ricordo di Ciel e il desiderio di salvarlo per poter far tornare tutto com'era in precedenza, prima che la sventura li colpisse entrambi.

Saliti i gradini d'ingresso, non esitò neppure un istante.

''È stato rapito dal Sovrano dei Ghiacci che l'ha intrappolato nel suo cuore di tenebra'' disse a gran voce. Premette i palmi sulla porta, la spinse con quanta più forza le restava in corpo. Questa cedette piuttosto facilmente, spalancandosi con un cigolio sinistro.

''E questo è il perché sono qui per riportarlo indietro!''

 

 



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Nel caso qualcuno si stia chiedendo il perché sia spuntato Arthur nella storia, ebbene... Non ne ho idea, c'era nella side story e l'ho messo. Vedetelo come un'apparizione divina.
Ma bando alle ciance, ben tornati! La mia stagione preferita è giunta assieme al fresco e non vedo l'ora di trascorrere i miei pomeriggi dormendo -cosa che faccio già, ovviamente- e bevendo cioccolata calda.
Chiedo infinitamente e umilmente perdono per aver posticipato la pubblicazione del capitolo di una settimana ma, sul serio, ero in alto mare e non ci sono proprio arrivata, spero solo il prossimo e ultimo capitolo non m'impieghi nuovamente così tanto tempo.
Ce la metterò tutta per scriverlo con ritimi che non siano quelli di un bradipo, sul serio!
Sperando che per allora non siate tutti morti di vecchiaia,
bacioni!
   
 
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