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Autore: paige95    26/09/2017    2 recensioni
Protagonisti di questa storia saranno Bulma e Vegeta.
In realtà protagonisti veri di questa storia saranno i sentimenti: contrastati, mutevoli, sì insomma, una metamorfosi di emozioni e sensazioni. Complice di tutto questo anche un triangolo amoroso, mai veramente superato, ma che farà sicuramente impazzire i nostri personaggi.
La nostra Bulma dà voce ai fatti e a queste travagliate emozioni.
Riscopriranno loro stessi o alla fine capiranno che l'amore può cambiare tutto ciò che credevano di essere?
Vi lascio con questa domanda con la speranza che questi presupposti vi abbiamo incuriosito almeno un po'. Buona lettura :)
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Vegeta, Yamcha | Coppie: Bulma/Vegeta, Bulma/Yamcha
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Triangolo
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Nuove paure e vecchi sentimenti
 
 
Non capisco. Non riesco davvero a comprendere cosa possa essergli accaduto. Mi sto spremendo le meningi, sto rispolverando tutte le mie conoscenze scientifiche, esami su esami. Ma lui non si sveglia. Lui è un sayan e di conseguenza tutto ciò che riguarda quell'uomo e la sua razza mi è precluso. E forse, ripensandoci, sarebbe dovuto essermi impedito qualunque contatto con lui fin dall'inizio di tutta questa storia. Non mi sarei nemmeno dovuta sognare di avvicinarmi a lui. 
 
Sono troppo coinvolta emotivamente e questo non mi consente di rimanere lucida. Per di più, anche la gravidanza in questi momenti non aiuta di certo.
 
È in questo stato comatoso da almeno una settimana e non ha dato alcun segno di miglioramento. L’unica certezza che ho è il suo regolare battito, le macchine lo annunciano e questo lieve rumore mi dona una flebile speranza di poter rivedere i suoi occhi.
 
Riposo veramente poco in questi ultimi giorni, ancor meno rispetto ai mesi in cui era assente. Trascorro il mio tempo al suo fianco, sperando in un miracolo.
 
Mi sento persino in colpa, temo che le mie maledizioni abbiano attraversato lo spazio e l’abbiano colpito in pieno. Un altro proposito andato in fumo, mi ero ripromessa di respingerlo, di non esserci più stata per lui, se avesse rimesso piede sulla Terra e invece eccomi qui, in questa stanza, a scongiurare la sua definitiva dipartita.
 
Non ho una soluzione per salvarlo, non conosco la causa del suo malessere, posso solo vegliarlo giorno e notte.
 
Le uniche medicine di cui mi avvalgo sono le parole. Provo a raccontargli di Trunks, di quanto sia cresciuto dalla sua partenza. Lo aggiorno, dando per scontato che a lui possa importare qualcosa. Ma anche quello resta un mio dubbio, visto che il nostro è solo un dialogo unilaterale. Non gli ho mai proferito così tante parole in tutta la mia vita, parole che colpiscono il vuoto, parole che tentano di sortire un effetto, una qualsiasi reazione, che provano a stimolare il suo cervello, i suoi nervi, ma lui continua ad essere assente.
 
Ora mi assale solo una grande paura. Quell’odio che mi avrebbe portata a sputargli in faccia tutto il ribrezzo che sento per lui, purtroppo per me, si è inesorabilmente affievolito, risvegliando l’amore che provo per il padre di mio figlio.
 
Spero davvero che non sia uno sporco trucco per farsi perdonare, perché, in tal caso, lo ucciderei con le mie mani senza alcun ripensamento o rimorso. Una mia nuova illusione o forse un desiderio? Perché, se fosse vero, avrebbe compreso i suoi sbagli e questo è tristemente impossibile, se non si sa di aver commesso alcun errore.
 
Lo guardo dormire e mi chiedo come possa trasformarsi in un essere così spietato, se quando riposa emana una strana sensazione di innocenza.
 
Mi siedo sul bordo del letto, stando attenta a non infliggergli ulteriori sofferenze. Scosto i tubi a cui l’ho collegato per consentirgli di continuare a respirare e di sopravvivere. Si sento uno straccio, ma non riesco ad allontanarmi dal suo capezzale per più di qualche ora.
 
Tento davvero l’impossibile per provare a riportarlo mentalmente e fisicamente da me. È tornato sulla Terra perché sapeva che io lo avrei potuto aiutare e – nonostante lui lo abbia fatto - non posso deluderlo.
 
Indugio, ma alla fine afferro delicatamente la sua mano. Il solo contatto con la sua pelle mi provoca un brivido. La guido fino al mio ventre con la speranza che il nostro bambino possa infondergli un po’ di forza. In questo istante, se mi vedesse, additerebbe senz’altro questo atteggiamento come insulso e me come una stupida terrestre, ma non so cos’altro fare e l’attesa mi sta uccidendo lentamente, privandomi di ogni grammo di forza.
 
Al tocco di suo padre Trunks scalcia, ignaro di quello che stia succedendo qua fuori. Nonostante i forti colpi di suo figlio, lui non reagisce. Ho resistito una settimana, ma ora proprio, a questo ennesimo tentativo di svegliarlo, non riesco a reprimere il dolore che mi porto nel cuore. Accosto le mani al volto nel vano sforzo di contenere almeno i singhiozzi. Sento la sua mano inerme scivolare sulle mie gambe, lasciandomi una dolce e involontaria carezza, la più tenera che lui mi abbia mai donato.
 
Torna da me, Vegeta, te ne prego, non lasciarmi, non così, non senza una minuscola speranza in un lieto fine.
 
Scruto il suo viso con ogni velati, bagno le sue lenzuola di lacrime. Ho una voglia incredibile di baciarlo, di sentirlo di nuovo mio. Ammesso che lo sia mai stato.
 
Lui, l’amore più grande della mia vita.
 
Io, una semplice e piccola terrestre nella morsa di quel dirompente amore.
 
Chissà se infondo i sayan sono immuni all’amore. Magari anche Goku finge di amare Chichi, si adegua a noi umani, ma in realtà quel sentimento non fa parte della sua natura. No, ora sbaglio, il mio migliore amico prova quel sentimento e Vegeta mi ha provocato sulla pelle i brividi dell'amore più puro e sincero. Le sue mani mi hanno sempre sfiorata con l’intento di amarmi. Forse non sarà stato un amore razionale, l’amore che si percepisce nei piccoli gesti quotidiani. Sicuramente un amore passionale, dettato dall'istinto e dal fuoco che ardeva in noi. Ma che importa? È stato pur sempre amore.
 
Mi ha lasciata, ma poi ha pensato a me come un’ancora di salvezza ed anche questo infondo è amore. Sapere di poter contare sull’altro in ogni momento. Però, quando avevo bisogno io, lui non c’era. Forse dovrei semplicemente perdonarlo, pensare che la sua fuga fosse semplicemente dettata dalla paura e non dal menefreghismo. Ma infondo che differenza fa?
 
Sono troppo confusa, troppe emozioni e sensazioni vagano per la mente e per il cuore.
 
Se solo si svegliasse, potrei porgere a lui tutti i miei dubbi, ammesso che lui mi degni di una risposta.
 
La percezione di suo figlio non gli ha sortito alcun effetto, non percepisce la sua aura. Il cardiometro segnala un battito regolare e tranquillo, la frequenza non è cambiata. Ciò significa che i suoi riflessi non sono vigili.
 
L’unico battito ad essere accelerato è il mio.
 
Che faccio? Tento un bacio? Esatto, tento, come se questi stupidi tentativi potessero davvero funzionare. Quella è una voglia mia, risentire il suo sapore sulle labbra, riprovare quelle sensazioni sbagliate o giuste che fossero. Ma ora che lo sto perdendo, mi sento in dovere verso me stessa e i miei più intimi e sinceri sentimenti di porre in un angolo l’orgoglio.
 
Mi alzo solo per avvicinarmi al suo volto. Tengo le mani sul ventre per trovare la giusta forza. Scosto la mascherina dell’ossigeno e gli sussurro sulle labbra.
 
“Ti amo, Vegeta. Ti prego, svegliati. Non ci lasciare. T-ti perdono, ma non farmi anche questo. Devi resistere. Tu sei il Principe dei Sayan. Mi dispiace, mi hai chiesto aiuto, ma io non so come aiutarti”
 
La mia voce è rotta dal pianto e soffoco quei sussulti, porgendogli un leggero bacio, che le mie lacrime rendono particolarmente umido.
 
Interrompo il contatto e il dolore mi impedisce di continuare quella vicinanza. Sistemo nuovamente la sua fonte di ossigeno sul volto, accompagnando quel gesto con una carezza. Gli rivolgo solo un ultimo sguardo, prima di correre fuori dalla stanza.
 
Mi accosto allo stipite della porta, disattendendo il mio proposito di superare la soglia. Ho il fiato corto, simile a quello che aveva lui quando è comparso davanti a me. È una malattia contagiosa? Mi spavento. Le mie mani tremano. Ma che diavolo mi sta succedendo?
 
Impossibile. Devo stare calma. Nel suo sangue non c’era nulla di contagioso. Eppure mi sento strana, le forze mi stanno abbandonando. Deve essere solo spossatezza, nulla di più.
 
Avanzo, appoggiandomi alla parete ad ogni passo che muovo. Sono sempre più debole. La mia fronte è imperlata di sudore.

Non capisco. Ultimamente troppi misteri, troppi eventi mi sono inspiegabili.
 
Non riesco più a proseguire. Accosto la schiena al muro con la speranza di contenere quel male.
 
“Bulma”

Qualcuno mi chiama, ma non riesco a comprendere la fonte di quel rumore, la voce è ovattata. Le palpebre minacciano di abbassarsi in piena autonomia.
 
No, un momento. Non posso ammalarmi anch’io. Gli unici pensieri sono per il mio Trunks.
 
Sento delle mani avvolgermi. Tento di vedere il volto del mio salvatore e riesco a malapena a riconoscerne i tratti.
 
“Y-Yamcha, non devi”
 
Non riesco a comunicargli quanto stia rischiando standomi accanto.
 
“Bulma, non ti sforzare”
 
Trovo un po’ di forza e lo afferro debolmente per la maglietta. Non lo guardo in faccia, non ho la più pallida idea di come si trasmetta questa malattia.
 
“N-non devi entrare in contatto con me o Vegeta”
 
Riesco appena a terminare la frase, che i miei occhi diventano macigni, chiudendosi pesantemente. Tutto il mio mondo diventa nero.
 
Solo una voce rimbomba nella mia testa.
 
Non preoccuparti. Ci sono io”
 
Mi sembra molto simile a quella di Vegeta. Ma non può essere, è solo un mio disperato desiderio, che risale prepotentemente dall’inconscio nel momento meno opportuno possibile.
 
 
Continua…
   
 
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