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Autore: Sinkarii Luna Nera    27/09/2017    3 recensioni
|Dragon Ball Super|
Siamo alla vigilia del Torneo del Potere, e tutti quanti si preparano per la più grande e importante battaglia che abbiano mai affrontato, dalla quale dipenderà il futuro del settimo Universo.
In tutto questo, Lord Beerus si ritrova all'improvviso ad avere a che fare con una sua vecchia conoscenza, che mai avrebbe immaginato di poter incontrare ancora.
Dalla storia:
[ Era davvero possibile che due esseri immortali le cui vite erano andate avanti separatamente per moltissimo tempo potessero ritrovarsi di nuovo insieme, in qualcosa che somigliava molto al punto di partenza?
Pareva di sì e, anche se lei non lo sapeva, sembrava anche che lei e Lord Beerus avessero avuto pensieri molto simili sulla questione.
“Forse era veramente destino” pensò “Forse era un cerchio che, mio malgrado, doveva chiudersi in queste poche ore che mancano alla probabile fine di tutto… in un modo o nell’altro”. ]
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lord Bills, Nuovo personaggio, Whis
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Reflecting Mirrors'
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7

 

 

 

 

 

 

Due grandi mani violacee e artigliate spuntarono dai vetri delle finestre della cucina della Capsule Corporation, appena svuotatasi.
 
“È il momento!”
 
L’intero corpo di Lord Beerus balzò fuori dalla Dimensione degli Specchi, diretto verso il carrello sopra il quale aveva visto gli umani adagiare dei vassoi coperti, dentro ai quali si trovava la colazione per ognuno degli abitanti -o degli ospiti!- in casa Brief.
 
“Quale sarà quello di Whis?... ah, eccolo, hanno messo la targhetta con il nome. Bravi”.
 
L’occasione dopotutto non faceva ladro soltanto l’uomo, ma anche la divinità; non era un’azione molto carina, ma era in cerca di cibo della migliore qualità possibile, e non voleva assolutamente rischiare di trovare qualcosa meno buono di ciò che veniva servito da Bulma. Meglio andare sul sicuro, quando c’erano in ballo questioni di capitale importanza.
 
Agguantò il primo contenitore abbastanza grande che riuscì a trovare lì in cucina -una pentola- scoprì il vassoio di Whis e prese tutto quel che vi trovò sopra, per poi rimettere giù il coperchio come se nulla fosse. Missione Uno: compiuta!
 
“Ah, no, dimenticavo…”
 
Tirò fuori un biglietto (“Grazie tante per la colazione, Whis!”), tornò indietro, e lo mise sul vassoio di Whis. «Ecco, ora posso andare!» disse soddisfatto, sorridendo al proprio riflesso incurvato dalla superficie metallica del coperchio per poi tuffarvisi letteralmente dentro.
 
“Se avesse dimostrato anche solo un po’meno di dimestichezza con questo posto, le proibirei di metterci piede” pensò Beerus, zigzagando tra grossi icosaedri di specchi che sembravano aver voglia di piombargli addosso come meteore. “Nulla mi toglie dalla testa che sia pericoloso anche per chi ne ha il controllo”.
 
A tal proposito, doveva riconoscere che Anise era stata veramente brava a padroneggiare le leggi -o la loro assenza?- della Dimensione degli Specchi: ne aveva il controllo da un anno soltanto, ma si era mossa proprio bene al suo interno.
Forse fin troppo.
 
“Bah, alla fine non c’è poi tanto di cui stupirsi! Se l’ho scelta come Neiē è perché è sempre stata in gamba” pensò, chiudendo la riflessione con una scrollata di spalle.
 
Per Anise era davvero una fortuna che Beerus non sembrasse voler fare altro se non godersi il “miracolo” senza stare a pensare troppo ai perché e ai per come. Forse, se si era accontentato della spiegazione di Whis, era perché a livello inconscio aveva deciso di non voler cercare altre possibili spiegazioni che avrebbero potuto potenzialmente rovinare tutto. 
 
“Ora, Missione Due: trovare la cucina della casa di Goku” si disse il dio “Se Bulma e famiglia non si erano ancora alzati dal letto, anche la moglie di Goku non l’avrà fatto, no?”
 
La Missione Due era, forse, più importante della Missione Uno: avrebbe potuto essere la mossa decisiva per trascorrere una mattinata un po’più che buona, e lui teneva molto a far sì che così fosse.
 
“La direzione era questa, ne sono sicuro” pensò dopo un po’ di tempo “quindi ormai dovrei esserci. Se vedo una cucina con due grossi vasi viola sul tavolo… Eccola!”
 
Sfregò le mani e sogghignò: anche la Missione Due era praticamente cosa fatta.
Saltò fuori dalla Dimensione degli Specchi -precisamente dallo sportello del forno- prese da una mensola un grosso straccio bianco che profumava di pulito, lo stese sul tavolo e con divina rapidità vi svuotò sopra il contenuto dei due grossi vasi viola… ossia i biscotti alla cannella che Chichi aveva fatto il giorno prima!
 
«Prima però serve il controllo qualità» dichiarò, lanciandosi in bocca una manciata di biscotti. «sono ottimiiiiiii! Proprio come mi ha detto lei!» esclamò, entusiasta.
 
«Uh?»
 
Sentendo quel suono, Lord Beerus sgranò gli occhi. Qualcuno era entrato in cucina, e lui era lì, intento a rubare biscotti… in mutande.
Da quando si era svegliato -totalmente a caso, per di più- aveva dato un’occhiata all’ora e aveva concepito le “missioni”, aveva fatto letteralmente tutto di corsa, tanto che le mutande erano la sola cosa che avesse recuperato di tutto il proprio vestiario.
 
«Ma è proprio lei, Lord Beerus?»
 
Era il figlio minore di Goku, appena svegliatosi ed evidentemente molto assonnato, tanto da stropicciarsi ancora gli occhi.
 
«No, macché. Tu stai sognando» disse il dio in tono convinto, facendo un fagotto con lo straccio bianco «E ora devi tornare immediatamente a letto, così poi potrai svegliarti davvero. È un ordine del tuo Hakaishin! Muoviti!»
 
Fortunatamente per lui, Goten era ancora intontito al punto di obbedirgli senza discutere, limitandosi ad andarsene sbadigliando.
Beerus fece un sospiro di sollievo, pensando di averla scampata, e tornò rapidamente nella Dimensione degli Specchi, ora con ambo le braccia impegnate.
 
“Missione Due compiuta. Ripiegare!”
 
L’obiettivo di passare una bella mattinata poteva dirsi raggiunto, anche se a pensarci bene forse era un po’troppo presto per farla iniziare. Mancava poco alle sette del mattino e, se gli umani e altre creature tendevano a svegliarsi presto, ciò non poteva certo valere per una divinità. Quindi, avendo rubato tutti piatti freddi, da buon pigro intendeva tornare a dormire per almeno altre tre ore.
 
Rispuntò fuori da un ripiano metallico della cucina di Anise, e poggiò il bottino sul tavolo. Sarebbe stata una bella sorpresa per lei, si disse: il giorno precedente li aveva apprezzati al punto da avergliene parlato, e ora erano tutti suoi! Insieme alla colazione… di Whis.
Dettagli.
Si stiracchiò, soddisfatto dell’impresa portata a termine, e si diresse in camera da letto. La porta era ancora semichiusa come lui l’aveva lasciata, i vestiti erano ancora ammucchiati sul pavimento, il letto era ancora disfatto, e i raggi del sole che filtravano dalla finestra non erano ancora abbastanza fastidiosi da riuscire a svegliare la lince, profondamente addormentata.
 
L’Hakaishin si addormentò appena si mise a letto e posò la testa sul cuscino, affondando il volto tra i capelli Anise e stringendosi a lei, curandosi di fare piano per non rischiare di svegliarla.
 
Qualcuno avrebbe potuto criticare il suo voler “gettare via” altre tre ore in cui lui e Anise avrebbero potuto fare altro, ma finché erano insieme neppure un secondo di tempo poteva definirsi sprecato, quale che fosse l’attività.
 
 

 
 
“È notte, sono tutti radunati da Bulma, in terrazza, e stanno mangiando.
 
Goku e il resto dei combattenti sembrano un po’ stanchi, combattuti tra la gioia e il senso di colpa dei sopravvissuti. L’Universo Sette è salvo ma quanti, quanti innocenti sono scomparsi dall’esistenza solo perché dei Re di Tutto col discernimento di bambini di cinque anni hanno deciso che c’erano troppi Universi in giro?
Troppi, si risponde Beerus, ma sa che non c’è proprio nulla che si possa fare a riguardo.
 
Anise, seduta accanto a lui e bella più del solito nei suoi abiti da Iarim Neiē, sembra pensierosa. Nulla di strano, a chi quanto accaduto non darebbe di che pensare?
Perfino Whis pare non aver molta voglia di chiacchiere, incredibilmente.
 
Decide che è il momento di cercare di distrarre la sua compagna, e decide di farlo offrendole una polpetta di riso.
 
Anise ringrazia, la prende in mano. Gli sorride perfino, anche se è un sorriso un po’strano, ma lui imputa anche questo al Torneo da poco concluso.
 
Poi la polpetta le cade di mano, e gli occhi di Anise si svuotano di ogni barlume di vita.
 
No…
 
Riesce a prenderla tra le braccia prima che finisca a terra, la chiama, la scuote, tutti lo guardano, ma non gli importa.
 
No, no, per favore no, per favore, no…
 
Continua a gridare il suo nome, a stringerla anche quando finisce in ginocchio. Il battito del cuore, assente, non mente: Anise è morta. All’improvviso, senza una ragione, e di nuovo senza che lui riuscisse a fare alcunché per evitare che gli venisse strappata via ancora una volta.
 
No, no, per favore…
 
Guarda Whis, è la sua unica speranza, e gli chiede di ‘riportargliela’. No, anzi: glielo ordina, gli intima di trovare immediatamente un modo, arriva persino a minacciarlo.
 
Per favore no, NO, perché?!
 
Da quel momento in poi tutto diventa confuso, ma sente distintamente Whis dire che né lui né chiunque altro -o qualsiasi altra cosa- possono fare niente, perché l’anima di Anise è stata cancellata dall’esistenza.
Non tornerà mai più, l’ha persa, stavolta per sempre.
 
PERCHÉ?! Non lo accetto, non può essere, non lo accetto, no, no-
 
 
 
«NO!!!»
 
Sveglissimo e con gli occhi sbarrati, l’Hakaishin strinse istintivamente Anise tra le braccia -con forza quasi eccessiva, ma non vi badò- continuando a ripetere quel “No” come se fosse stato
una preghiera, come se fosse potuto servire a evitare che quanto aveva visto si realizzasse.
 
«Non deve succedere, non deve succedere, non deve-»
 
«Era un incubo! Torna in te» disse la Lusan, con fermezza «E magari non stritolarmi».
 
Funzionò, e anche se la presa di Beerus rimase forte non lo era più abbastanza da poterle fare male.
Anise lo strinse a sua volta in una sorta di abbraccio, accarezzandogli la schiena: era così che faceva per calmarlo quando, in gioventù, si svegliava all’improvviso dopo degli incubi -profetici o meno- particolarmente brutti.
Non era accaduto spesso, e lei l’aveva fatto più che altro per affetto, perché Beerus non ne aveva avuto veramente bisogno… se non in un’occasione, ossia quando si era svegliato dopo aver sognato che Calida la uccideva; e adesso, Beerus era fuori di sé esattamente come allora.
 
“Magari ha sognato la cancellazione, non deve riguardare me per forza” si disse Anise. «Non è successo niente. Qualunque cosa tu abbia sognato non è successa, né è detto che succeda. Cerca di tranquillizzarti. Da quel che ho capito, quelli di questo Universo sono guerrieri validi» disse, e continuò ad accarezzargli la schiena. Ancora una volta, pensò che era diventato veramente troppo magro. «Una possibilità di vincere esiste».
 
«Infatti abbiamo vinto».
 
L’aveva detto con un filo di voce, se Anise lo aveva sentito era stato solo per la vicinanza. «Allora a cos’è dovuto tutto questo? Cos’hai visto?»
 
Domanda sciocca: se aveva avuto un sogno che riguardava il futuro, e non era così sconvolto per aver assistito alla cancellazione dell’Universo, c’era soltanto una cosa che poteva aver visto.
Pareva che i sogni profetici di Beerus fossero più pettegoli di Whis.
 
«Ho visto…» iniziò a dire il dio, per poi scuotere la testa. Non riusciva neppure a dirlo ad alta voce.
 
«È qualcosa che io dovrei sapere?»
 
Se avesse visto la causa specifica della sua morte avrebbe potuto fare di tutto per evitare che accadesse -come aveva fatto quando aveva distrutto Calida- ed evitare di parlargliene, ma non poteva proteggerla da una morte che sarebbe sopraggiunta per cause che non era stato in grado di determinare. Che fosse per un avvelenamento? No, né Bulma né gli altri avrebbero mai osato fare qualcosa di simile, e restava l’enigma dell’anima cancellata. Ma allora cosa poteva essere?!
Improvvisamente gli sorse un dubbio terribile. «Tu non… non vuoi toglierti la vita, vero?» riuscì a chiederle, a fatica «Quei brutti discorsi sulla cancellazione e tutto, non è che pensi che lo strano modo in cui sei resuscitata possa avere conseguenze altrettanto strane se muori, e hai deciso... dimmi che non hai in mente qualcosa del genere! Dimmelo!»
 
Sogno scomodo, ma con conseguenze non del tutto negative: poteva aver spianato la strada alla bugia che avrebbe dovuto dire Whis, dal momento che Beerus sembrava essere andato a pensare da solo proprio alle “conseguenze strane da resurrezione strana”.
La cosa bizzarra era soltanto che lei, in realtà, non aveva ancora deciso se seguire il piano oppure non farlo, ma del resto sapeva che i sogni profetici di Beerus non erano del tutto affidabili. «Quella che hai pensato è un’idiozia. Qui ci sono delle Sfere dei desideri per qualunque cosa: non voglio uccidermi, ma se anche lo io facessi tu utilizzeresti le Sfere per farmi tornare in vita, no? Suicidarmi non avrebbe senso. Per non parlare del fatto che non capisco proprio a che tipo di conseguenze strane tu possa riferirti».
 
Non poteva raccontarle quel che aveva sentito dire a Whis nel sogno, sarebbe stato controproducente, se una delle ragioni per cui non intendeva suicidarsi era la consapevolezza che lui l’avrebbe riportata in vita.  «Giuralo, allora! Giura che non proverai a fare una cosa stupida come quella, giuralo su tutto ciò che hai di più caro!»
 
Anise non aveva qualcosa che le fosse veramente caro su cui poter giurare, ciò che si avvicinava di più a una cosa del genere erano la sua vita e, forse, Lord Beerus stesso -il che era tutto dire- ma in ogni caso era ovvio che fosse meglio accontentarlo. «Giuro. Beerus, il tuo sarà sicuramente stato un normale incubo, non una premonizione, o al massimo sarà stata una premonizione “a metà”, la cui fine non è corretta. Non sarebbe la prima volta, succedeva anche quando eravamo giovani. Se vuoi proprio preoccuparti di qualcosa, preoccupati del Torneo, non di me».
 
«Come puoi non prendere sul serio la preoccupazione del Dio della Distruzione in persona, agire come se non ti importasse?!»
 
«Non pensare che non mi importi di come ti senti, se è questo quel che intendevi al di là del solito “pwah pwah chi è il dio qua”» disse Anise, poggiando la fronte contro quella di Beerus «Certo che mi importa, mi rendo conto che avere incubi del genere non è piacevole. Cerco soltanto di restare calma e pensare con lucidità, visto che tu adesso comprensibilmente non puoi riuscirci, e di  riportarti con i piedi per terra».
 
Le dispiaceva vederlo in quel modo, quindi nulla di quanto aveva appena detto era una bugia. Il fatto che avrebbe aiutato a sviare eventuali sospetti di un complotto era secondario.
 
«Capisco» fu la risposta dietro alla quale Lord Beerus scelse di trincerarsi, non avendo voglia di parlare ulteriormente di quel che aveva sognato e, di nuovo, vergognandosi un po’ per essersi esposto tanto, anche se lo aveva fatto con lei.
Sentire le sue carezze sulla schiena però era gradevole, come lo era averla così vicina.
 
«Ti prego di cercare di convincerti che quel che di brutto hai visto non è da prendere sul serio. Non farò quella cosa stupida, davvero. Ti fidi?»
 
«Sì. No. D’accordo, la risposta sincera è che voglio farlo, ma non riesco a scrollarmi di dosso questa brutta sensazione che ho da quando mi sono svegliato» ammise «Non ancora, almeno».
 
«Guarda, finché ci sarà qualcuno in grado di fare biscotti alla cannella come quelli di Chichi non mi ucciderò senz’altro» disse Anise, cercando di alleggerire l’atmosfera.
 
Si stupì quando Beerus, di botto, la lasciò andare e si catapultò giù dal letto. «Ferma lì, non muoverti, torno subito!» esclamò, schizzando via dalla stanza.
 
Anise, alquanto perplessa, rimase a guardare la porta, e i soli movimenti che compì furono quelli per legarsi i capelli. Chissà cos’era saltato in mente a quello là.
 
«Hccmi…!»
 
Strana faccenda: Beerus aveva due bicchieri in una mano, una bottiglia di latte nell’altra, sorreggeva una grossa pentola con la coda, e aveva in bocca le estremità annodate di un fagotto bianco. Le si avvicinò e scherzosamente le fece un inchino, invitandola a prendere il misterioso fardello.
 
La lince prese il fagotto e lo slegò. «Ma che… nooooo, non ci credo!» esclamò, e fece una mezza risata mentre tirava fuori tre biscotti alla cannella «Ma sono proprio quelli? Sei seriamente andato a rubarli?»
 
«Due ore fa mi sono svegliato, non so bene perché, e allora sai com’è...» il dio fece spallucce «Mi avevi detto che sono buoni. Ho anche dell’altro, per colazione!» aggiunse, posando sul letto la grossa pentola.
 
«E questo a chi l’hai rubato? Non venirmi a dire che l’hai cucinato tu: semicitando te stesso a diciotto anni, “tu non cucini, tu mangi”!» lo imitò, ma senza cattiveria o biasimo «Quello che aveva imparato a fare le torte era Champino».
 
«Sì, quando "Champino" non si mangiava mezzo impasto crudo per poi dare la colpa a presunti spiriti della foresta!» ricordò Beerus, alzando gli occhi al soffitto «Ripensando a cose simili sì che mi rendo davvero conto che quelli erano altri tempi. Io e lui non andavamo d’accordo neppure allora, però era diverso… e ora non solo siamo messi uno contro l’altro per la sopravvivenza dei nostri Universi, ma sono anche certo che tenterà di tutto per eliminare i miei guerrieri, e me, il prima possibile».
 
«Ecco, questo non avrei voluto sentirlo» disse Anise, in totale sincerità «Le cose tra voi due non sarebbero mai dovute degenerare fino a questo punto».
 
«E invece è successo, perché lui è un grasso balordo rompiscatole, e adesso mangiamo» tagliò corto l’Hakaishin «Non ho rubato la colazione di Whis per nulla!»
 
«A Whis…» esclamò Anise, facendo facepalm «Si sarà innervosito non poco, per questa cosa!»
 
«Questo è sicuro, ma non mi importa: gli ruberei anche pranzo, merenda e cena, se pensassi che tu possa apprezzarlo» dichiarò Beerus.
 
Anise divenne pensierosa. «È per cose come questa se prima della morte di Calida non sono mai riuscita a dire “È ora di mettere un punto”, quando tutto era iniziato ad andare meno bene. C’erano dei momenti simili a questo in cui eri semplicemente fantastico, Beerus».
 
Quel che lei aveva appena detto lo aveva colto di sorpresa, perché in quel momento non si sarebbe aspettato un discorso del genere, né che lei si “scoprisse” come aveva fatto, quindi non era sicuro su cosa rispondere; sentirsi definire “fantastico” però gli era piaciuto. «Io sono una divinità, sono sempre fantastico!»
 
«E anche molto modesto. Mangia, che è meglio» sospirò lei, infilandogli in bocca cinque biscotti.
 
«Che vuoi farci, io son- realist- ehi! Cos- mmmmf!» protestò Beerus, a cui Anise aveva continuato a riempire la bocca di biscotti man mano che parlava.
 
«Sono stati necessari ventitré biscotti, per farti smettere di parlare… incredibile» commentò la Lusan, lasciandosi ricadere di schiena contro i cuscini.
 
Non si impressionò quando lui, dopo essere riuscito eroicamente a inghiottire tutta la massa di biscotti, le si stese sopra.
 
«C’erano anche altri metodi...» replicò Beerus, avvicinando il volto a quello della lince.
 
Proprio in quel momento però si sentirono chiaramente quattro colpi contro la porta della stanza.
 
«Ma chi diamine è?!» sbottò Lord Beerus, irritato, scendendo dal letto.
 
«Te lo chiedi anche? Entra pure, Whis, qualcosa addosso lo abbiamo» disse Anise, a voce alta.
 
L’angelo attraversò direttamente la parete. «Buongiorno. Spero che vi siate goduti la mia colazione» fu la prima cosa che disse, fissando Beerus con l'aria di chi aveva subìto un mortale oltraggio.
 
«Bulma te ne avrà fatta fare un’altra grande il doppio, no?» sbuffò il dio «Piantala di fare l’offeso!»
 
Whis non rispose, limitandosi a continuare a fissarlo.
E a fissarlo.
E a fissarlo ancora.
 
«… è proprio il caso che io vada a farmi una doccia» disse Beerus «Non ti dispiace, Anise, vero?»
 
«No, figurati».
 
A quelle parole l’Hakaishin se ne andò velocemente nella stanza di fronte -per l’appunto il bagno- chiudendosi alle spalle entrambe le porte.
Whis e Anise rimasero così da soli, e probabilmente era quel che entrambi volevano.
 
«Lord Beerus dev’essere contento. Pare che la serata e la nottata siano andate molto bene» commentò l’attendente, guardando i vestiti di Beerus ammucchiati accanto al letto.
 
Anise si mise a sedere, composta. «Era meglio cercare di cogliere i lati positivi di tutto questo, non trovi? Parlando di cose serie, pare che questa mattina abbia avuto uno dei suoi sogni profetici, o qualcosa che ci somigliava».
 
«Riguardo a?»
 
«Il nostro Universo aveva vinto, ma lui si era messo a parlare nel sonno, per poi svegliarsi urlando. Penso che tu capisca cosa riguardava».
 
Whis si avvicinò al letto. «Deduco che la decisione sia presa».
 
«In verità no, non l’ho presa» lo contraddisse Anise «Comunque, so per certo che non aveva capito a cos’era dovuta la mia morte, perché temeva che volessi suicidarmi, ma ha parlato di “conseguenze strane ad una mia eventuale morte dovuta alla mia altrettanto strana resurrezione”. Anche questa strada è spianata. Grazie mille, sogni più o meno profetici».
 
«A quanto pare è così, ma non abbia troppa fretta di ringraziare queste particolari abilità di Lord Beerus» la avvisò Whis «Perché ieri sera ha sognato la conversazione che io e lei abbiamo avuto dopo che l’ho tramortito, la volta in cui l’ha quasi convinta a diventare la sua Neiē. Sembra essere più accurato col passato che col futuro».
 
«Mi auguro che tu abbia disinnescato subito la "bomba" dicendogli il contrario».
 
«Ovvio. Tuttavia, se per disgrazia dovesse averne altri partiremmo comunque avvantaggiati: Lord Beerus, lieto com’è di averla ritrovata, la tiene immeritatamente su un piedistallo» disse Whis «Si rifiuterebbe di credere a quel che potrebbe vedere».
 
«È meglio anche per te che sia così. Non prenderebbe bene vederti risolvere certi miei “problemi da donne”» replicò Anise, sapendo che Whis avrebbe afferrato il sottinteso «Nessuno di noi due merita il piedistallo, o almeno non da parte sua. Però voglio essere onesta, ci sono delle cose per cui posso solo ringraziarti, tra queste l’avergli dato quel famoso colpo in testa».
 
«Resto disposto ad agire come concordato, se vorrà farlo davvero, quindi non ha necessità di “lisciarmi”, per così dire. Pensavo avessimo superato da tempo quella fase, e per quanto concerne il piedistallo non ha torto… per cui» Whis alzò le mani, come in segno di resa.
 
«Bene» concluse la lince «Detto ciò, tu hai ancora i miei abiti da Iarim Neiē? Beerus mi vuole al suo fianco durante il Torneo, e quando ieri me lo ha detto non ho rifiutato».
 
«Non che rifiutare le convenisse, o le fosse possibile» commentò Whis, facendo comparire suddetti abiti grazie al bastone «Eccoli qui, stirati e piegati. Dovrebbero andarle ancora bene, non mi pare abbia preso o perso peso».
 
«Grazie. Vero, non ho avuto grandi cambiamenti, contrariamente a Beerus. Gli si vedono tutte le costole» osservò Anise, togliendosi tranquillamente la corta sottoveste indaco che indossava. Non aveva mai avuto problemi con la nudità, e anche a Whis non faceva né caldo né freddo - almeno non quella femminile, o comunque non la sua.
 
«Da quando centinaia di milioni di anni fa ha perso peso, non è più stato in grado di rimetterlo su» replicò Whis, nell’indifferenza totale.
 
«Io ero già “morta”, tu gli dicevi di mangiare, non è colpa nostra» disse Anise, infilandosi i pantaloni che le aveva dato Whis, bianchi e larghi, con spacchi su entrambi i lati.
 
«Non ho detto che è colpa nostra, ma solo in quale momento è dimagrito. Se mette in pratica il piano, stavolta diventerà uno scheletro ambulante».
 
Anise alzò gli occhi al soffitto, mentre si infilava il vestito blu con sottili bordi dorati della sua “divisa”. «Vuoi rimproverarmelo?»
 
«La rendo consapevole delle conseguenze».
 
«E se io avessi avuto un’altra idea ancora?» rilanciò Anise, allacciandosi attorno ai fianchi una cintura bianca e oro di forma identica a quella di Beerus, e identica anche nelle decorazioni romboidali.
 
«Cielo, un’altra? Non oso immaginare cosa sarà stavolta» commentò l’angelo, mortalmente serio.
 
«In questa però mi servirebbe un aiuto grosso quanto le Super Sfere. Letteralmente, visto che dovremmo raccoglierle senza che Beerus se ne accorga e poi chiedere al drago di cancellare dalla sua mente ogni ricordo della sottoscritta» disse Anise, mentre provava le ballerine color oro. Erano ancora comode. «Richiederebbe più tempo ma potrebbe essere fattibile… o no? Mi hai detto che Beerus dorme molto».
 
«Con lei accanto temo che le dormite diminuiranno. In teoria era una buona idea, in pratica non lo è. Ma poi, dopo ieri sera e la notte passata, trova proprio necessario vagliare opzioni in questo senso?» le chiese, sollevando e piegando ordinatamente gli abiti di Beerus grazie alla magia.
 
«Mi preparo per ogni evenienza. Ecco fatto, ora manca solo l’orecchino» disse la Lusan, guardandosi allo specchio.
 
«E Lord Beerus è appena uscito dal bagno» Whis tossicchiò «Non è stato affatto carino, è maleducazione rubare la colazione altrui!» disse ad alta voce.
 
«È da quando Beerus è andato in bagno che sei ancora qui a blaterare di questa storia!» sbuffò Anise, decidendo di stare al gioco «Con me, poi, che dormivo… e tu dovresti essere più vecchio di Beerus e me? Ma per cortesia, stai agendo come un bambino».
 
«Ripasso più tardi!» gridò Lord Beerus da fuori.
 
«Oh no, non ci pensi neppure» Whis fece passare un braccio attraverso la parete e trascinò il dio nella stanza, tenendolo per un orecchio «In fin dei conti è lei il ladro. Si vergogni! Non l’ho certo cresciuta così!»
 
«Per dare la colazione a lei l’ho fatto e lo rifarei, se proprio vuoi saperlo!» ribatté Beerus, liberandosi dalla presa con una manata «E poi, se voglio prendere del cibo ne ho il diritto. Chi è il dio, qui?!»
 
«Tu, come non smetti di ricordarci ogni due per tre» intervenne Anise.
 
«Esatt… oh!» nel vederla con quegli abiti, Beerus sorrise, diviso tra la gioia di chi mai avrebbe pensato di rivedere una simile scena e l’inquietudine dovuta all’incubo. «Ti stanno ancora bene».
 
«E lei è l’unico qui che sia in mutande» gli fece notare Whis.
 
«Sì, e ci siete solo voi due, quindi la mia decenza è salva! A volte sei talmente precisino che mi dai sui nervi» borbottò Beerus, iniziando a vestirsi.
 
«Mai quanto danno sui nervi i ladri di colazioni» replicò l’attendente.
 
«E di bifcotti alla cannella» aggiunse Anise, che ne aveva messi in bocca quattro.
 
«Ha detto “biscotti”?» si interessò Whis «Quei biscotti? Quelli lì sullo straccio bianco? Oooh, hanno proprio un’aria deliziosa!»
 
«Sì, ma tu non vorrai certo approfittare del bottino di un ladro, no Whis? Sarebbe disdicevole da parte tua» disse Beerus con aria condiscendente, finendo di rivestirsi «Non posso consentire che insozzi in questo modo la tua povera e tenera anima candida, quindi giù le mani dai SUOI biscotti!»
 
«Può prenderne un paio» concesse Anise «Ma solo un paio! Già che ci sono vado a prendere un altro bicchiere, e… vuoi del succo di frutta, Whis? Hai mai provato la spremuta d’arancia? Posso preparartene una. Anche per te, Beerus, se la desideri».
 
“Vuoi una scusa per lasciare me e Lord Beerus soli, così che lui possa dirmi del sogno profetico che ha avuto e io possa confermare le possibili ‘conseguenze strane’. Ci capiamo fin troppo bene, Anise”. «La ringrazio per la sua gentilezza, accetto con molto piacere!»
 
«Anche io!» esclamò Beerus «Non ho mai provato la spremuta d’arancia, di cosa sa un’arancia? È dolce? Amara?»
 
«No, eh! Tra poco l’assaggerai e trarrai le tue conclusioni, ma basta sfilze di domande culinarie, ti supplic-»
 
«Aspetta, ho notato una cosa… ecco» Beerus prese l’orecchino dorato da sopra il letto, e lo applicò delicatamente all’orecchio destro della Lusan. «Adesso sei a posto».
 
Anise gli rivolse un breve sorriso, poi se ne andò.
 
Beerus accostò la porta, lasciandola socchiusa. «Ho avuto un sogno che credo sia profetico: questo universo sopravviveva, ma lei moriva improvvisamente tra le mie braccia, e tu mi dicevi che non c’era traccia della sua anima» sintetizzò il dio, con aria serissima, rivolto a Whis «È plausibile una cosa del genere? Che la sua anima venga cancellata in caso di morte, quale che sia la causa di essa?»
 
«Il caso di Lady Anise non ha precedenti, quindi temo di doverle rispondere che non è da escludere. Neppure io posso sapere che fine farebbe la sua anima» disse Whis, come previsto «Ma non è detto che sia un sogno profetico: non conteneva forse il suo più grande desiderio, ossia la sopravvivenza di questo Universo, e una delle sue paure peggiori? È tutto qui, Lord Beerus, nella sua testa».
 
«Forse hai ragione. Quel che hai detto sul destino della sua anima mi preoccupa, ma io farò in modo che non le accada nulla, e non le darò ragioni per tentare di farsi qualcosa. È uno dei motivi per cui non le ho parlato della possibile cancellazione dell’anima, quindi non farlo neppure tu» gli intimò.
 
«È stata una mossa intelligente da parte sua, Lord Beerus. Tacerò senz’altro!» “Anche perché lei lo sa già” aggiunse mentalmente Whis.
 
«Eccomi qui!» esordì Anise, tornando in camera con un bicchiere e una caraffa piena di spremuta «A te il bicchiere, Whis».
 
La lince versò il succo in tutti e tre i bicchieri, e si preparò a bere, quando…
 
«Un attimo. So che non è l’occasione più adeguata, e nemmeno la bevanda lo è, ma potrebbe essere l’ultima occasione che ho per farlo, per cui… un brindisi» Beerus sollevò il bicchiere «Al presente, che è molto migliore di quanto avessi potuto sperare fino a ieri sera».
 
«Allora voglio brindare anche io, ma al passato» disse Whis «Precisamente al passato che torna, inaspettato e in ogni senso possibile».
 
«Io allora immagino di dover brindare al futuro. Ci può stare» Anise sollevò il bicchiere «Perché, qualunque esso sia, so che mi andrà benissimo».

 

 

 

 

 

 

Eccovi il nuovo capitolo, pure questo di chiacchiere :*D ma quantomeno chi voleva vedere interazioni varie tra Anise e Beerus dovrebbe essere più o meno soddisfatto, e in un certo punto della conversazione tra lei e Whis viene vagamente lasciato intendere qualcosa di quel che può essere successo in passato. Occhio, dunque (:

Nel prossimo capitolo si rivedranno un po’Bulma e compagnia. Credo che riuscirò davvero ad arrivare all’inizio del Torneo in altri tre capitoli (: …se dovesse essercene uno in più avreste da ridire?

Anise nelle sue vesti di Iarim Neiē.

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