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Autore: Rohhh    27/09/2017    2 recensioni
La ventunenne Ashley, dopo essere stata cacciata via da casa da sua madre ed essersi ritrovata completamente sola in una città a lei sconosciuta, ha riscoperto la serenità che cercava nel suo nuovo gruppo di amici, conosciuto grazie al fortunato incontro con Terence, un ragazzo gentile e premuroso e sua sorella minore Michelle, che le ha offerto una stanza nell'appartamento che condivide con altre tre ragazze. Con un lavoro che le permette di mantenersi gli studi che ha sempre desiderato e la vicinanza delle amiche, tutto sembra procedere liscio per Ashley, ma il ricordo del suo triste passato arriva spesso a tormentarla e l'unico che misteriosamente riesce a darle sollievo da quei pensieri è Matt, un ragazzo odiato dai suoi nuovi amici per motivi non ben chiari e considerato da loro come un vero e proprio nemico da cui stare alla larga. Ashley, nonostante sia conscia della fama del ragazzo nel suo gruppo, in un momento di disperazione e debolezza, finisce per cedere e commettere con lui un errore che la perseguiterà e che presto finirà per pagare caro.
Ma, forse, non tutto ciò che sembra perduto per sempre lo è davvero...
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Capitoli:
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Ciao a tutte!
Come promesso, aggiornamento più rapido!
Il capitolo è abbastanza lunghetto ma non mi andava di spezzarlo e togliere una parte più positiva dopo questa serie di capitoli bui, perciò spero che capirete e poterete pazienza!
La storia non è ancora giunta sul finire, devono accadere un bel po' di cose e vi avviserò per tempo quando si avvia al termine, non preoccupatevi!
Vi ringrazio tantissimo, come sempre e ringrazio anche le nuove lettrici!
Un abbraccio e buona lettura!


Cap. 28 Il sole tornerà se ci credi

 

Ashley appoggiò l'orecchio alla porta del bagno per captare anche il più impercettibile rumore esterno.

Aveva appena appurato di non essere incinta e di poter riprendere in mano le redini della sua vita disastrata e, forse, era davvero giunto il momento di darci un taglio con i piagnistei e di comportarsi da adulta forte e responsabile.

Non sembravano esserci rumori fuori e lei, con ancora stretto tra le mani quel test negativo, decise di uscire e rintanarsi in camera, per poi gettare l'oggetto del misfatto in un cestino lungo la strada per andare a lavoro ed evitare così qualunque rischio.

Spalancò la porta ma fece giusto in tempo a fare un passo in avanti verso la sua stanza che Michelle le piombò addosso come un avvoltoio con la sua preda.

«Ashley! Mancavi solo tu! Dai sbrigati!» le intimò, afferrandola per un braccio ma matenendo un tono di voce stranamento basso, quasi non dovesse farsi sentire.

«A fare cosa? Non capisco!» rispose balbettando, mentre con un rapido movimento nascose dietro la schiena la mano che reggeva quella bacchetta di plastica compromettente.

«Come, non ti ricordi? Oggi è il compleanno di Beth e le stiamo facendo una piccola sorpresa! Ne avevamo parlato giorni fa!» le spiegò, guardandola un po' male; quella povera ragazza in quegli ultimi giorni sembrava uno spettro che si aggirava per casa senza memoria o uno scopo nella vita.

«Oh, che sbadata! L'avevo proprio rimosso!» si scusò, abbozzando un sorriso imbarazzato.

Michelle la squadrò perplessa, poi sporse la testa di lato.

«Che hai là dietro?» domandò con curiosità non troppo ingenua, notando che la ragazza teneva innaturalmente un braccio nascosto.

«Niente di che!» esclamò Ashley, col cuore che le batteva all'impazzata; ci mancava davvero poco che finisse scoperta per una cavolata simile.

Michelle rimase interdetta qualche frazione di secondo, poi però riportò lo sguardo all'orologio e dimenticò il resto.

«Dai, andiamo! Beth tra poco si alzerà e dobbiamo farci trovare tutte in cucina!» le ordinò, senza lasciarle il tempo di opporsi e trascinandola per un polso.

Le amiche erano già tutte schierate ed Ashley, in un momento di confusione durante i preparativi, riuscì a eludere le occhiate delle ragazze e a seppellire il test nella pattumiera, sotto un discreto strato di rifiuti.

In fondo, a chi sarebbe mai venuto in mente di rovistare lì dentro?

Forse si faceva troppe paranoie e decise per una volta di pensare positivo.

La piccola festicciola mattutina riuscì alla perfezione e le cinque ragazze passarono dei momenti piacevoli, sedute tutte intorno alla tavola a conversare amabilmente del più e del meno.

Il clima si era così disteso che persino Ashley riuscì a scordare i pensieri che l'avevano afflitta fino a mezzora prima e a concedersi qualche sorriso sereno.

Non poteva durare ovviamente per sempre, e la sfiga ci mise un attimo a rimetterla sul suo radar.

Si era ormai fatta ora per ciascuna di loro di dedicarsi al dovere, c'era chi doveva andare a lavoro, chi a studiare e chi all'università, e le ragazze si affrettarono a sparecchiare, aiutandosi l'un l'altra per mettere a posto la cucina.

«Ragazze, venite un attimo, per favore!» urlò all'improvviso Colleen dal terrazzo sul quale si affacciava la sala da pranzo.

«Che è successo?» chiese Michelle, avviandosi verso la cugina.

«Ho combinato un macello, maledetta me! Pensavo di cambiare il sacchetto nella pattumiera ma quello vecchio era strapieno e ha ceduto, si è rovesciato tutto per terra!» si lagnò, mentre con le mai sui fianchi osservava il disgustoso disastro sul pavimento del terrazzo.

«Che schifo, Colleen! Non potevi stare più attenta!» piagnucolò Michelle, mentre puntava lo sguardo sul disastro ai suoi piedi, si rimboccava le maniche e legava i capelli in una coda alta, sbuffando.

«Non è colpa mia, l'ho detto mille volte di non riempire come una mongolfiera il sacchetto ma non mi ascoltate!» ribattè stizzita la maggiore.

«Sù non litigate, ragazze! Vi aiutiamo tutte, sono cose che possono succedere!» placò gli animi Beth, non intenzionata a farsi rovinare il giorno del compleanno da qualche stupida lite casalinga.

Ashley la seguì, le sue coinquiline aveva già iniziato a pulire e, quando si rese conto del pericolo che stava correndo, era ormai troppo tardi.

Arrivò in tempo per vedere Colleen contrarre la fronte, afferrare il suo test e subito dopo spalancarli per la meraviglia mista a terrore.

Il respiro le si mozzò e la sua mente stavolta non riuscì a farle elaborare alcun piano di riserva per togliersi dai guai.

Sperò solo che qualcun'altra tra le presenti potesse avere una ragione valida per aver usato un test di gravidanza in modo che l'attenzione non si rivolgesse solo a lei.

«Ehm, ragazze...non vorrei farmi i fatti vostri ma...questo sarebbe un test di gravidanza» dichiarò solennemente, mostrando come fosse un trofeo quella bacchetta sotto agli occhi sgomenti delle altre.

Il silenzio calò nel gruppo, le cinque ragazze si trovarono disposte a cerchio intorno all' 'arma del delitto', mute come pesci, immobili e capaci solo di lanciarsi occhiate di soppiatto l'un l'altra, come volessero individuare la colpevole tra loro.

D'improvviso non sembrava più una tranquilla e spensierata mattina qualunque, ma si era trasformata in una puntata di un telefilm giallo.

«Allora, sono la maggiore qui dentro e ci sono passata anche io quando ero più giovane – ruppe il silenzio agghiacciante Colleen, atteggiandosi da mamma dall'alto dei suoi 25 anni che sembravano molti di più dal suo tono – a quanto pare per stavolta è negativo ma... a chiunque di voi appartenga, voglio solo dire per le prossime volte che è importante proteggersi sempre, ok? E poi non possiamo permetterci un moccioso urlante qui dentro, quindi state attente!» raccomandò con tono premuroso, tornando a piegarsi per terra per continuare il lavoro interrotto.

Ashley tirò un sospiro di sollievo: Colleen non sembrava voler approfondire la questione e anche le altre, sebbene si fossero ammutolite e volassero sguardi sospettosi, lasciarono stare e ripresero le loro attività.

«Di certo non è mio! - proruppe, però, poco dopo Michelle, il suo viso sembrava freddo e pensieroso, quasi come se avesse riflettuto e qualcosa non le tornasse da quell'episodio, Ashley sussultò di riflesso, la cosa non prometteva nulla di buono – Purtroppo per me non vado con un ragazzo da quest'estate...- affermò, cominciando a puntare le ragazze e lasciando un'aura di sospetto e allusione che suonò come un'accusa nei confronti delle altre.

Lei, probabilmente qualche ipotesi sull'appartenenza di quel test cominciava a farla e non aveva intenzione di lasciare cadere la faccenda, non le piaceva per niente.

Il suo tono duro, in un certo qual modo, spinse tutte a difendersi, anche se questioni così personali non avrebbero dovuto essere oggetto di confessioni forzate, soprattutto tra amiche.

«Io prendo la pillola da anni, ormai! Lo sapete tutte!» si scagionò Colleen, autoeliminandosi da quella che si era tramutata in una spietata caccia al colpevole.

Michelle puntò lo sguardo verso Beth, cercando di controllare che le sue supposizoni si rivelassero esatte.

La bionda, sentendo il peso di quello sguardo di fuoco, si difese a sua volta.

«Ehi, non penserete davvero che sia mio? Io e Dean stiamo sempre attenti, siamo troppo giovani e un bambino rovinerebbe tutti i nostri progetti! E poi, se proprio non mi credete, ho il ciclo da tre giorni mentre il sacchetto non lo cambiamo da due...quindi è matematicamente impossibile!» ribadì con un tono alla Sherlock Holmes e un alibi di ferro alle spalle.

Eliminata anche lei, le ultime rimaste erano Ashley e Melissa e, anche se nessun'altra a parte la rossa era al corrente della verginità di quest'ultima, tra le due quella con più indizi a carico era sicuramente la prima.

Melissa rabbrividì: se le altre avevano addotto motivazioni più o meno plausibili e lei non poteva essere per forza di cose...l'unica rimasta era Ashley.

Non poteva crederci, in effetti l'aveva vista sconvolta nell'ultimo periodo, a casa Colleen non faceva altro che sostenere che avesse una relazione segreta, poi per ultimo c'era stata la sua confessione di qualche sera prima riguardo il fatto di aver ferito una persona per lei importante.

Davvero Ashley si vedeva con qualcuno ma teneva tutto segreto? Per quale motivo?

Forse era una relazione ancora agli inizi e della quale non era sicura o forse c'era qualcosa a causa della quale preferiva tenerla celata per il momento, i motivi potevano essere decine e non necessariamente sospetti ma, uno strano presentimento cominciava ormai a pulsarle dentro quando si trattava dell'amica.

Si voltò a guardarla, Ashley sembrava il ritratto della freddezza e le ricordò in maniera impressionante il suo atteggiamento il giorno in cui avevano incontrato Luke e Matt per strada.

Che fosse solo un caso?

Non ci capiva più nulla.

«Non è mio, non ne so niente, mi dispiace» risuonò la voce di Ashley, robotica, quasi troppo distaccata. I suoi occhi castani erano fissi in quelli di Michelle, altrettanto severi, pareva fosse in corso una sfida silenziosa tra le due e il motivo era chiaro a tutte.

Se quel test fosse appartenuto ad Ashley avrebbe significato che, prima di aver chiarito con Terence, lei se la faceva già con qualcuno, e questo Michelle non l'avrebbe proprio sopportato.

Rimase a puntarla per qualche secondo, mentre nessuna riusciva a spezzare quel silenzio pesante, poi si decise a spostare lo sguardo verso Melissa, che saltò in aria non aspettandoselo.

«Dunque è tuo?» domandò alla brunetta, annoiata e senza convinzione; quell'ipotesi era così bizzarra e poco concreta che non ci credeva nessuno. Melissa era la responsabilità fatta persona e nessuno riusciva a immaginarsela a fare sesso non protetto per poi ritrovarsi col sospetto di una gravidanza non desiderata.

Melissa scosse violentemente la testa. «Certo che no» balbettò imbarazzata, mentre Ashley volgeva leggermente lo sguardo su di lei.

«Quindi non è di nessuno di noi? - concluse beffarda Michelle, accennando un sorriso sadico – è evidente che qualcuno qui ha mentito.» disse, infine, sicura, incrociando le braccia sul seno e puntando casualmente gli occhi su Ashley, che però non mosse un muscolo.

Avrebbe potuto mentire e salvarsi, ammettendo l'avventura di una notte o una finta relazione ma non se l'era sentita di addossarsi qualcosa che non apparteneva al suo modo di comportarsi. Non voleva attirare l'attenzione su di sè e confidava nel fatto che comunque potesse aleggiare lo stesso un po' di sospetto nei confronti delle altre.

Anche Beth poteva aver mentito, e così Colleen o la stessa Michelle.

Di colpo tutte si osservarono con circospezione, come se d'improvviso avessero scoperto di non potersi più fidare l'una dell'altra ed era bastato un incidente casuale a determinare quella situazione.

«Beh, in ogni caso non lo scopriremo mai, a nessuna di noi crescerà il pancione tra qualche mese, quindi il caso è chiuso!» decretò Colleen, stanca di quell'atmosfera pesante e dell'atteggiamento eccessivamente accusatorio di Michelle.

Se anche qualcuna di loro avesse voluto tenere una cosa così intima per sè, non doveva giustificazioni di nessun tipo e lei invece le aveva obbligate a scagionarsi.

Lentamente ognuna riprese a fare ciò che aveva interrotto, Michelle girò i tacchi ed Ashley sentì un macigno addosso e capì di aver compiuto un ulteriore pericoloso passo verso la sua disfatta imminente.

 

 

Melissa attese con trepidazione la fine della lezione e, quando il professore decretò l'arrivo di quel momento, congedandosi con gli studenti e rinnovando l'appuntamento al giorno seguente, si affrettò come un lampo a riporre i libri e ad abbandonare l'aula.

Fece slalom tra le sedie e le borse dei suoi compagni di corso, in mezzo al chiacchiericcio e alle risate che si erano già diffusi tra i ragazzi, facendo attenzione a non travolgere qualche malcapitato che si trovasse nella sua traiettoria.

Non era mai stata il massimo dell'agilità ma quel giorno aveva un sorriso smagliante e una voglia di fare invidiabile che la rendeva più che scattante.

Si sentiva bene e viva come non le capitava da tempo e, se solo avesse saputo prima che bastava un pizzico di coraggio in più, di certo non avrebbe aspettato così a lungo.

In cima alle scale del secondo piano la attendeva Luke, poggiato mollemente con una spalla contro la parete, le mani in tasca e la sua classica aria sorniona.

Melissa arrossì violentemente e non potè evitare che le sue labbra si piegassero in un sorriso imbarazzato ma felice.

Rallentò la corsa quando lo vide, limitandosi ad avanzare a passi regolari mentre lui si staccava dal muro e procedeva nella sua direzione, venendole incontro.

Quando furono abbastanza vicini, Luke le sorrise, si abbassò su di lei, e avvicinò il viso al suo, con un movimento tenero e naturale.

Melissa non si scansò, stavolta non sarebbe andata così, si sollevò leggermente sulle punte per via della sua statura non proprio da gigante e unì le sue labbra con quelle del ragazzo, in un gesto che oramai era diventato una loro dolce consuetudine.

Il sapore di Luke, al quale si stava pian piano abituando, l'avvolse tutta, facendole avvampare le guance e dandole la sensazione di galleggiare sopra una nuvola, uno sciame impazzito di farfalle le svolazzò nello stomaco mentre si beava della morbidezza dei riccioli di lui, schiacciati contro la sua fronte, del solletico che le provocava il suo naso e di quelle mani caldi e sicure, appoggiate delicatamente al suo volto per racchiuderlo in una bellissima carezza.

Si erano già baciati durante quell'incontro chiarificatore di qualche giorno prima ma, ogni volta che succedeva, a Melissa sembrava fosse la prima.

Non smetteva di meravigliarsi e farsi sconvolgere da quelle emozioni per molte banali e non le importava di essere forse in ritardo per certe cose e di sembrare una ragazzina alla prima cotta seria.

Chi se ne fregava dell'età o del fatto che molte sue coetanee non si facessero più impressionare da un semplice bacio e avrebbero finito per prendere in giro la sua eccessiva sensibilità.

Per lei non poteva essere più meraviglioso di così e il resto era libero di andare a quel paese.

Sembrava tutto più facile da quando lei e Luke avevano deciso di prendersi del tempo per ufficializzare la loro relazione, con tutte le conseguenze anche non proprio positive che sarebbero derivate da quella decisione e, nel frattempo, avrebbero potuto approfondire la loro storia e nutrire i sentimenti reciproci.

Sì, era il piano giusto ed erano determinati a rispettarlo.

Per adesso si sarebbero limitati ad effusioni in luoghi protetti, come l'università o la casa di Luke, ma andava bene così, in fondo; ora che le loro intenzioni erano chiare e non c'era più paura, il futuro appariva come un traguardo limpido e sereno che avrebbero raggiunto insieme, mano nella mano.

Lentamente e anche un po' di malavoglia, le loro labbra si separarono, non prima di aver rubato un ultimo bacio leggero, gli occhi si incrociarono per qualche secondo, complici e più eloquenti di qualunque altra parola.

«Che ne dici, andiamo a pranzare?» propose Luke, ancora visibilmente estasiato.

La dolcezza e il candore di Melissa erano nuovi per lui e li adorava, come del resto succedeva con tutto ciò che riguardava la brunetta.

«Sì, per me va bene» rispose Melissa senza esitazione, poi gli prese la mano e insieme si avviarono verso la mensa, incuranti degli sguardi tutti intorno, troppo distratti dalla loro felicità per farci caso.

«Hai da fare, oggi pomeriggio?» domandò la ragazza, alle prese con la sua enorme porzione di insalata, dopo essersi accomodata di fronte a lui, in un angolo meno affollato della sala.

«Sì, dovrei vedermi con un amico, mi ha chiesto aiuto per un problema al computer o qualcosa del genere» le disse Luke calmo, con gli occhi fissi sul suo panino.

Il successivo silenzio di Melissa risuonò troppo strano e il riccio fu costretto ad abbandonare il suo pasto per sollevare lo sguardo e studiare il viso della ragazza, che trovò contratto in un'espressione a metà tra il sospettoso e il perplesso.

Luke sospirò, rassegnato «Andiamo, Mel, ti giuro che è la verità! Non starai pensando ancora alla storia dell'altro giorno?» si lamentò mentre addentava con voracità il suo primo boccone.

La bruna scrollò le spalle e volse lo sguardo verso la finestra con stizza, battendo i piedi in maniera nervosa.

«Beh, scusami tanto se l'ultima volta che mi hai detto qualcosa di simile ti ho visto poi in giro con una bella bionda!» sibilò stridula, rivelando tutta la sua gelosia dirompente, che strappò un sorriso tutto sommato divertito a Luke.

«Devi credermi, Jessica non mi piace! Prima di tutto è l'ex di Matt e, secondariamente, anche se fosse l'ultima donna rimasta sulla terra non vorrei comunque averci a che fare perché mi fa più o meno l'effetto di una medusa urticante appiccicata sulla schiena! - la informò con una smorfia di disgusto e ribrezzo sul volto, guadagnandosi comunque un'occhiata ancora non proprio convinta dalla sua compagna – Purtroppo devo sopportarla per un motivo ben preciso per il quale mi sono dovuto sacrificare!» le spiegò brevemente, togliendosi i capelli dalla fronte accaldata con un gesto rapido e facendole saltare ancora di più i nervi.

«Appunto! Non capisco perchè, allora, non puoi dirmi di cosa si tratti!» sbottò risentita, facendo cadere la forchetta sul tavolo e incrociando le braccia al petto.

«Ti prego, non insistere! Credi che sia facile per me nasconderti questa faccenda, ma...cerca di fidarti di me! Se tutto andrà come previsto presto non ci saranno più segreti e sono sicuro che un giorno capirai il perché del mio silenzio» cercò di persuaderla, riuscendoci in parte, visto che Melissa gli scoccò un'ultima occhiata, meno infastidita di prima, e riprese a sbocconcellare il suo cibo.

Nella sua testa cominciarono a frullare una serie di congetture che però non riusciva proprio a ordinare in un quadro completo.

Mancava qualcosa, un anello di congiunzione tra tutti quei segreti e gli strani comportamenti di molte delle persone che le stavano accanto.

Quasi come avesse avuto un'illuminazione inconsapevole, rizzò di scatto la testa, mandò giù il boccone e fissò Luke con insistenza, per poi schiarirsi la voce.

«Oggi è successa una cosa davvero sconvolgente a casa. - iniziò a raccontare, abbassando di poco la voce – è saltato fuori dalla pattumiera un test di gravidanza usato! Ti rendi conto?» esclamò, sporgendosi verso Luke.

«Beh, qualcuna si è sicuramente divertita!» commentò Luke, ridacchiando in maniera forse poco delicata, la sua ironia durò poco visto che Melissa mise sù un broncio infinito.

«Non fraintendermi...rispetto la tua decisione di aspettare, anzi sono più che d'accordo vista la situazione e sono sicuro che, quando avremo sistemato tutto, il nostro momento sarà ancora più speciale» le sussurrò a scanso di equivoci, prendendole la mano e carezzandole dolcemente il dorso col pollice.

Melissa sorrise, poi però si sbrigò a riprendere l'argomento «Tutte credono appartenga ad Ashley» rivelò schietta, portandosi il bicchiere alle labbra per bere, come niente fosse.

Luke, al contrario, ebbe una reazione molto meno sobria, rischiò di morire soffocato, prese a tossire furiosamente dopo quella rivelazione a dir poco preoccupante e si piegò in due sopra il tavolo, attirando l'attenzione di mezza sala mensa.

Se quel test era di Ashley ciò significava che...il solo pensiero lo faceva rabbrividire.

La sua faccia diventò scarlatta, mentre Melissa fu costretta a sollevarsi dalla sedia per provare ad aiutarlo in qualche modo ed evitargli un trapasso lento e doloroso.

«Santo cielo, Luke! Stai bene? Si può sapere che combini?» gli domandò agitata, battendogli dei colpi dietro la schiena, scossa dalla reazione esagerata del suo ragazzo, nemmeno fosse lui il responsabile della presunta gravidanza.

«Sì, sì, tranquilla, ora mi riprendo – la rassicurò a fatica, con la voce roca, tra gli ultimi colpi di tosse – e dunque...come fate ad essere sicure che fosse suo? Non siete in cinque là dentro?» provò a chiedere, per accertarsi che avesse capito bene.

«Mah, andando per esclusione pare che la candidata più papabile sia proprio lei!» lo informò, riprendendo a mangiare qualche forchettata dell'insalata.

A Luke invece si era chiuso lo stomaco.

Immaginarsi quell'impiastro di Matt - e la sua inesistente capacità di interagire coi bambini - con un neonato in braccio, non era certo qualcosa che avrebbe mai pensato di dover considerare, o perlomeno, non prima di una decina d'anni come minimo!

«Ma, ehm....alla fine era positivo o negativo?» le domandò col cuore in gola, tremando come una foglia sotto gli occhi più che allibiti di Melissa.

«Era negativo, per fortuna» disse lei, aggrottando le sopracciglia con sospetto.

Luke emise un sospiro di sollievo così potente da far sollevare tutti i tovaglioli posati sulla tavola, mentre Melissa aprì la bocca per lo stupore causato da tutte quelle reazioni melodrammatiche.

«Oh, cazzo, meno male!» esclamò lui nel frattempo, passandosi una mano sulla fronte sudata; erano stati dei minuti di tensione infernali ma per fortuna il peggio pareva essere stato sventato.

«Luke, ti stai comportando in maniera davvero strana...sembra quasi che tu ne sappia qualcosa...» insinuò la bruna, assottigliando gli occhi con aria minacciosa.

«Io? Ma come ti viene in mente? - rise lui, nervoso, grattandosi la nuca con la mano – mi metto solo nei panni di quella poveretta...insomma, come avrebbe fatto con un bambino, così giovane... l'università, il lavoro... non sono situazioni molto facili...e poi, lui non era pronto per diventare padre, accidenti!» gli scappò, infine, senza che potesse impedirlo, rendendosi conto solo un secondo dopo dell'immensa cazzata appena proferita.

«Lui chi, Luke?» tuonò Melissa, puntandolo coi suoi occhi verdi e indagatori, che sporgevano minacciosi da sotto la frangia.

Il ragazzo sudò freddo ma tentò di rialzarsi in qualche modo prima di combinare un bel casino.

«Intendevo chiunque fosse il presunto padre! Magari era giovane anche lui, impreparato a un cambiamento simile...non è difficile immaginarlo! Ci sono andato per logica!» si difese maldestramente, Melissa lo scrutò seria per qualche secondo, poi sospirò e riprese a mangiare.

Luke sospirò internamente: chiaramente Ashley aveva ben pensato di non informare Matt sulla 'insignificante' possibilità di poter avere un bambino e tutto per colpa di quel dannatissimo gioco del silenzio che si ostinavano a portare avanti da giorni, quando sarebbe stato sufficiente chiarirsi, parlare come due persone normali per capire che i sentimenti che li legavano non erano cambiati, erano anzi, forse, più forti di prima.

Solo che stavolta non avrebbe permesso loro di continuare in quella follia, stavolta sarebbe intervenuto per il bene dei due cocciuti e per la sua sanità mentale.

Maledetti testardi che non erano altro! Lo avrebbero di certo mandato in manicomio entro la fine dell'anno!

«Comunque, Ashley in questo periodo è diversa, ha lo sguardo spento, assente...sembra in un costante stato di infelicità o preoccupazione, deve esserci qualcosa che la fa soffire e magari, ora che ci penso, ha a che fare con l'episodio del test» affermò Melissa all'improvviso, provando a fare luce sul mistero che coinvolgeva la sua amica.

«Sì, ovvio...e non solo per quello...razza di idioti...» borbottò Luke, roteando gli occhi al cielo al pensiero di quanto quei due si stessero facendo del male per colpa della loro testardaggine e dell'orgoglio.

«Prego?» chiese Melissa, al quale le sue parole erano arrivate come un ronzio indistinto.

«Oh, niente, niente...beh, mi dispiace per la tua coinquilina, spero risolva i suoi problemi!» liquidò la faccenda Luke, sorridendo e pensando di tapparsi una volta per tutte quella boccaccia pericolosa, addentando il panino come se fosse a digiuno da giorni.

«Già...» mormorò scettica Melissa, mentre stava intenta ad osservare con un sopracciglio inarcato il bizzarro comportamento di colui che ormai poteva considerare il suo ragazzo, e decidendo che, per quella mattina, di stranezze e follie ne aveva già viste e sentite abbastanza.

 

 

L'ennesima giornata di lavoro stava per giungere al termine, Ashley sistemò le sue cose in borsa e riordinò la scrivania insieme a Carol, prima di controllare che fosse tutto a posto in giro e che potessero spegnere le luci e tornare a casa.

I suoi gesti si ripetevano meccanici mentre la testa era impegnata con altro: da due giorni, esattamente da quando era saltato fuori il test incriminato, a casa l'atmosfera era cambiata, Melissa la osservava preoccupata, pur non avendo il coraggio di chiederle conferma sul sospetto che avevano tutte, Michelle era diventata piuttosto fredda e le lanciava occhiate poco amichevoli, le altre ragazze cercavano di fare finta di nulla e di comportarsi cordialmente come sempre, ma era evidente che qualcosa si fosse incrinato e che solo il tempo forse avrebbe dato le risposte.

Sospirò, indossò il suo cappotto e strinse la sciarpa al collo, gettando indietro i capelli che vi erano rimasti incastrati.

Era voltata di spalle quando la voce di Carol la riscosse.

«Toh, guarda chi c'è?! Era da un po' che il tuo ragazzo biondo non si faceva vedere qui!» esclamò con un tono compiaciuto, aspettandosi la solita reazione infastidita di Ashley, che invece non arrivò.

La rossa fece in tempo a realizzare ciò che le parole della collega significassero che il suo cuore fece un tonfo violentissimo e le saltò in gola, rischiando di provocarle uno svenimento, mentre il suo cervello si sforzò di elaborare come fosse possibile una cosa del genere.

«Cosa? Dove?» chiese con la voce ridotta a un sussurro, tanto le mancava il fiato, si voltò di scatto, guardò con gli occhi spalancati e disperati fuori dalla vetrina e lo vide, appoggiato al muro di fronte.

Era proprio lui, il suo viso e i capelli chiari sbucavano per contrasto dal cappotto nero in cui aveva tuffato anche le mani per il freddo e i suoi occhi gelidi incrociarono quelli di Ashley, pietrificandola all'istante.

Da quanto tempo non si guardavano in quel modo, da quanti secoli non erano così vicini?

Forse una decina di giorni o poco più ma a lei sembravano anni e la sua mente venne invasa da infinite domande.

Perché era lì? Voleva chiarire? Voleva chiudere per sempre?

«Va' pure, che aspetti? Ci penso io a finire!» la incoraggiò Carol, sorridendole e carezzandole una spalla.

Aveva notato la reazione di Ashley, diversa da quella risentita e imbarazzata che aveva di solito quando lei si divertiva a stuzzicarla sui suoi presunti spasimanti, e aveva compreso che la questione, stavolta, dovesse essere seria.

Ashley le fece un cenno come per ringraziarla, poi si avviò all'uscita, con metà di lei che non vedeva l'ora di poter anche solo guardare di nuovo i suoi occhi o sentire la sua voce, e l'altra metà terrorizzata dal motivo di quella visita inaspettata.

Mosse le gambe a fatica, senza il coraggio di alzare lo sguardo verso di lui, con la scusa di ripararsi dal vento freddo che tirava, poi con la coda dell'occhio lo scorse staccarsi dal muro e muovere dei passi nella sua direzione.

A quel punto fu costretta a sollevare gli occhi e lo puntò in viso, il suo solito viso bello ma terribilmente serio e quasi deluso.

Come non dargli torto, in fondo.

Ashley si rabbuiò subito, Matt era di sicuro lì per ferirla e chiudere definitivamente ciò che in realtà non era mai cominciato tra loro.

Lui la guardò e per un attimo gli passò per la mente di mandare a quel paese tutto il suo risentimento per stringerla a sè di nuovo, l'immagine del suo viso triste e quasi spaventato gli stritolò il cuore in una morsa e lo fece vacillare. Non la vedeva da troppo tempo e, se aveva pensato che i suoi sentimenti fossero cambiati o spariti del tutto si era sbagliato di grosso, perché erano lì testardi, più prepotenti e forti di prima.

Eppure non riusciva a ignorare la delusione che aveva provato quando Luke gli aveva rivelato che Ashley aveva temuto di aspettare un figlio da lui e non gliene aveva parlato, lo aveva escluso e ancora una volta aveva deciso lei di non farlo partecipe di qualcosa, che in questo caso, riguardava anche lui.

Il suo viso si indurì nuovamente: come aveva potuto tenerlo all'oscuro di tutto e decidere di affrontare da sola quel momento così delicato?

«Matt...» la sua voce dolce e sottile, carica di paure e colpe, lo riscosse e lo fece sussultare internamente ma non poteva rinunciare ad andare fino in fondo.

«Ho bisogno di parlarti...forse è meglio se ci spostiamo da qui» disse lui, impegnandosi di suonare gelido ma pentendosi subito dopo del suo tono distaccato quando vide gli occhi di Ashley abbassarsi e diventare immensamente bui.

Deglutì a fatica, poi la vide annuire debolmente col capo e cominciare a fare strada, allontanandosi dal negozio.

Rimasero in silenzio, come due estranei che non si conoscevano, l'imbarazzo era denso e si tagliava col coltello.

Giunti in un angolo più riservato si posizionarono l'uno di fronte all'altra, pareva ci fosse un muro invalicabile a dividerli nonostante fossero così vicini.

Non si erano cercati, Matt non l'aveva fatto per rispettare la sua volontà, convinto che la ragazza avesse ormai deciso di tagliare i ponti, lei, invece, per la paura di un rifiuto e per la vergogna nel mostrarsi dopo avergli rivolto quelle accuse così meschine.

«Me l'avresti detto?» esordì lui, facendole sollevare di scatto lo sguardo.

Ashley rabbrividì, all'inizio non capì di cosa stesse parlando, aggrottò le sopracciglia in cerca di risposte.

«Non capisco» mormorò, anche se un sospetto cominciò a farsi vivo in lei.

«Del fatto che c'era la possibilità che tu aspettassi un bambino da me. Pensavi di dirmelo, prima o poi?» chiarì lui, mantenendo comunque un tono fermo ma pacato.

Ashley chiuse gli occhi e prese un lungo respiro, tutto le fu chiaro e si sentì sprofondare.

Melissa doveva aver raccontato a Luke quello che era capitato a casa e lui doveva averlo riferito a Matt.

Espirò l'aria, si torturò le mani poi cercò di trovare le parole adatte per spiegare.

«Non sono incinta, Matt e Luke non avrebbe dovuto...» azzardò, ma lui la interruppe.

«Non prendertela con lui, era preoccupatissimo e l'ha fatto a fin di bene! - ribadì subito, correndo in difesa dell'amico, che aveva solo creduto fosse la cosa migliore per loro due e per cercare di farli riavvicinare - Senti, io non ti capisco. Perché hai affrontato questa cosa da sola? Se solo avessi chiamato sarei corso subito da te, non ti avrei mai abbandonato, lo vuoi capire? - continuò, provocandole un magone all'altezza del petto a quelle parole che credeva di non meritare – Ci sono sempre stato per te, ti ho sostenuto quando pensavi di crollare, ti ho accolta ogni volta che il dolore era troppo forte e...anche tu hai fatto tanto per me, anche se forse non te ne rendi conto. E stavolta, l'unica volta in cui esisteva un problema che riguardava entrambi...decidi che io non ho il diritto di saperlo e ti carichi sulle spalle un peso troppo grosso da portare da sola. » disse con la voce spezzata ma dura, mentre Ashley sentiva ritornare tutte le orribili sensazioni che l'avevano tormentata per giorni.

Quanta verità in ciò che aveva appena detto!

«Come avrei potuto farmi viva di nuovo? Con quale faccia avrei dovuto chiamarti dopo le cose tremende che ti ho detto quel pomeriggio? - ribattè, tremando e portandosi le mani al petto per il dolore – La verità è che mi faccio schifo, Matt, provo vergogna per me e per tutto quello che ti ho fatto! Non sai quanto mi dispiace e quanto sto soffrendo, se potessi tornare indietro non rifarei quell'errore mai più ma...indietro non si torna e niente potrà cancellare quello che è successo.» concluse a bassa voce, con gli occhi lucidi.

Matt non resistette a vederla così, si sporse in avanti, le prese le mani, fredde proprio come le sue, e l'avvicinò a sè, fissando quel viso stravolto dai sensi di colpa.

Sapeva che Ashley non era una stronza senza cuore ma quel giorno l'aveva ferito e lui aveva deciso di non farsi più sentire.

Avevano sbagliato entrambi e adesso ne pagavano le conseguenze.

«Sì, è vero, quel giorno mi hai fatto del male, mi sono sentito come messo da parte, cancellato in un istante ma...nonostante tutto tengo troppo a te Ashley e...non oso immaginare quanto ti sia sentita persa e ansiosa e...io potevo essere accanto a te se solo me l'avessi permesso, l'avremmo affrontato insieme come tutto il resto!» continuò a insistere, stringendole le mani e accarezzandole il dorso, mentre il cuore di Ashley si riscaldò a quel tocco confortante e nel sentire che a Matt importava ancora di lei.

Guardò gli occhi del ragazzo, non erano più freddi, si erano sciolti come neve al sole e riuscì a leggerci dentro una speranza.

Era tutto ormai compromesso o poteva esserci uno spiraglio?

«Avrei voluto dirtelo, credimi, ma... non volevo per l'ennesima volta coinvolgerti in un problema, non faccio altro che portare negatività e tristezza nella tua vita e... volevo solo evitare di saltare fuori con altre preoccupazioni e ansie, magari stavi già con qualche ragazza e...dovevo cavarmela da sola...» ammise, aggrappandosi alle mani di Matt, ancora ben salde nelle sue.

Il ragazzo scosse la testa con disappunto.

«Quando capirai che non sei un problema per me? - le spiegò, guardandola meravigliarsi e distendere il viso - E poi non sono stato con nessuna, non mi interessa...l'avevo detto solo perché ero incazzato e deluso» le confessò, spiazzandola e, allo stesso tempo, la rossa si sentì stranamente sollevata da quella dichiarazione che non si aspettava.

L'immagine di Matt tra le braccia di un'altra l'aveva tormentata come un incubo e non aveva il coraggio di ammettere che succedeva perché per lui cominciava a provare dei sentimenti diversi dalla semplice amicizia.

«Mi dispiace, è andata così, purtroppo...se fossi stata incinta te l'avrei detto, non ti avrei mai negato il diritto di saperlo...volevo solo risparmiarti un falso allarme, tutto qua e poi...non sapevo nemmeno se avresti voluto un figlio...io...ho avuto paura» cercò di giustificarsi, lentamente le sue mani scivolarono dalla presa salda di Matt, sembrarono tornati di nuovo distanti e, quell'attimo in cui aveva creduto di poter ricostruire il loro rapporto, era arrivato e fuggito via come il battito d'ala di una farfalla.

«Mi facevi davvero così insensibile e stronzo da abbandonare un bambino innocente dopo quello che ho passato con la mia famiglia?» domandò di colpo, contraendo la fronte per la delusione mentre Ashley si sentì mortificata per avergli dato un'impressione sbagliata, parevano non trovare un punto d'incontro e non facevano altro che avvicinarsi e respingersi a vicenda.

«Ma non esiste nessun bambino, Matt! - sbottò Ashley, tutta quella tensione e l'ansia accumulata negli ultimi giorni la fecero crollare definitivamente per poi chiudersi nuovamente in sè stessa – e comunque non mi va più di parlare di questa faccenda, ti prego» concluse, distogliendo lo sguardo e dirigendolo dalla parte opposta a quella del biondo, stretta nelle sue spalle in un atteggiamento di chiusura.

Matt si arrese, la guardò un'ultima volta affranto, capì che quella sera non avrebbero ricavato soluzione a nulla.

Troppi silenzi, troppe paure e incomprensioni ancora irrisolte che necessitavano di un po' di tempo per sciogliersi.

Si strinse nel suo cappotto scuro, prese una sigaretta e la accese, Ashley avvertì l'odore del fumo che gli ricordava da morire alcuni dei loro momenti felici trascorsi insieme, mentre una lacrime le scivolò sulla guancia e si perse sulla sua sciarpa.

«Bene, non parliamone più. - le accordò, infine – hai sempre deciso tu quando correre da me e includermi nei tuoi problemi o nei momenti di bisogno...e sei sempre tu a stabilire quando escludermi...vorrei solo che, qualche volta, provassi a metterti nei miei panni...» le disse con un tono che nulla aveva del risentimento o dell'odio, ma che, al contrario, suonava quasi come malinconico.

Ashley sentì il vento freddo che le lambiva il viso e un altro tipo di freddo, forse più devastante, dentro il cuore.

Le parole di Matt, vere e cupe, rispecchiavano tutti i suoi errori e forse adesso poteva avere la chiave per porvi rimedio.

Prima che potesse aggiungere altro, Matt era già di spalle, era diventato una sagoma nel buio, camminava lento e ancora più lentamente sparì dietro l'angolo, lasciandola sola con le sue riflessioni e i pensieri che non ne volevano sapere di fare le valigie e andarsene.

 

 

Arriva il momento in cui ti accorgi che certi consigli apparentemente inutili diventano i più preziosi del mondo.

Arriva anche quello in cui ti stanchi di concentrarti solo sui tuoi casini e sulle negaitività e cominci a guardare le cose anche da altri punti di vista, quelli che prima ti erano sfuggiti e che invece si rivelano troppo importanti per essere ignorati.

Per Ashley quei momenti erano giunti insieme, tutti in una volta, ed esattamente qualche giorno dopo l'incontro con Matt, quello che l'aveva destabilizzata e sconvolta, ma che le aveva lasciato dentro gli strumenti per schiarirsi le idee e capire i suoi errori.

Il ciclo non le era ancora tornato, ormai non riusciva più a quantificare il suo ritardo ma l'unica cosa che ricordava era l'avvertimento di Carol sui falsi negativi.

Erano rari e, anche se appariva un'ipotesi improbabile, c'era comunque una piccolissima percentuale di possibilità e lei voleva togliersi quel dubbio una volta per tutte.

Aveva comprato un altro test e stavolta non si era vergognata.

Era decisa, non voleva più avere stupide paure, doveva crescere, assumersi le sue responsabilità e affrontare la vita, qualunque cosa le avesse voluto mandare, bella o brutta che fosse.

Voleva fortemente che quello fosse il giorno in cui veniva al mondo una nuova Ashley, quella che alla fine avrebbe sconfitto tutti i suoi mostri e li avrebbe spediti a calci nel di dietro da dove erano venuti.

Mancava solo una cosa da fare: si fermò e d'improvviso le tornò in mente il buffo consiglio che le aveva dato Jessica qualche giorno prima, durante il loro movimentato scontro.

Chiuse gli occhi e si immaginò in un'isola deserta, lontana da tutto, e si chiese cosa avrebbe dovuto fare in quel momento.

Non ebbe dubbi, stavolta.

In quell'isola con lei, a condividere quel momento, avrebbe voluto Matt e così sarebbe stato.

Non avrebbe compiuto un altro errore, non voleva rinunciare a lui e, cosa più importante, arrivò alla conclusione che lui aveva il sacrosanto diritto di esserci nell'attimo in cui la loro vita poteva cambiare per sempre.

Non voleva più escluderlo e capì quanto lo avesse ferito nel tentativo di risparmiargli una preoccupazione.

Lui voleva esserci per lei, anche se sembrava assurdo, e allo stesso modo, Ashley lo voleva presente.

Quando bussò non aveva più alcuna esitazione e persino l'ansia per ciò che si apprestava a fare sembrava assente.

Matt aprì la porta, le sue labbra si dischiusero, gli occhi rivelarono una lieve sorpresa nel trovarsi quella ragazza davanti alla soglia ma gli angoli delle labbra si piegarono comunque in un sorriso impercettebile.

«Ashley?» fece con stupore.

«Già. Sai, il ciclo non mi è ancora tornato e la mia collega Carol dice che possono capitare i falsi negativi e così...sai lei se ne intende, sta provando ad avere un bambino e ha un libro talmente allucinante su come fare, fa quasi paura perciò..» prese a raccontare come un treno, senza nemmeno prendere fiato, di fronte a un Matt più che perplesso che appariva quasi divertito.

«Calmati, stai quasi per esplodere!» cercò di tranquillizzarla, sorridendo e appoggiandole una mano sul viso, gesto che la fece avvampare inevitabilmente.

Quanto cazzo era bella quella sensazione e quanto le era mancata?

Doveva essere stata proprio annebbiata per non essersi accorta di essere stracotta di lui se anche solo una carezza la mandava in visibilio.

«Quello che volevo dirti e il motivo per il quale sono qui è che...ho preso un altro test per togliermi il dubbio definitivamente e...stavolta voglio che ci sia anche tu, ho capito di averti fatto troppo male a pensare egoisticamente solo a me stessa. Non voglio escluderti, Matt, non voglio farlo mai più. Sto morendo dalla paura e così...ti andrebbe di morire dalla paura insieme a me?» gli domandò accennando un sorriso nervoso mentre sollevava i suoi grandi occhi castani, ondeggiando nervosamente con le ginocchia, timorosa della sua risposta.

Matt la osservò per qualche secondo, poi sorrise.

«Entra» le disse soltanto, facendole spazio, e in quel momento il mondo per Ashley cominciò a girare di nuovo dal lato giusto.

Il significato di quella parola sembrò andare oltre il senso letterale e intendere che lui l'aveva accolta nuovamente nella sua vita, senza remore.

 

«Quindi, com'è che funziona?» ripetè Matt per la centesima volta, mentre camminava avanti a indietro lungo la stanza, facendo aumentare esponenzialmente l'agitazione in Ashley.

«Te l'ho già detto, è semplice, una linea vuol dire negativo, due vuol dire positivo!» dichiarò Ashley annoiata, mentre spacchettava il test e si preparava per ripetere quel procedimento che suo malgrado aveva dovuto imparare.

«Scusa, non faccio che scordarlo! Sono un po' agitato!» si difese il biondo, senza accennare a voler smettere con quelle passeggiate forsennate.

Dire che era solo un po' agitato rappresentava un eufemismo, in realtà.

«Adesso capisci perché volevo sbrigarmela da sola?» gli rinfacciò ironica la rossa, adesso riuscivano persino a scherzare e ad Ashley, nonostante la situazione non proprio rilassante, sembrò di vivere un sogno.

«Dai non fare così! Devi capirmi, per me è la prima volta che mi trovo in un casino simile! Di solito sono attento ma quel giorno...mi hai fatto perdere la testa...l'ho sempre sostenuto che sei una specie di maga!» ribattè, cercando di rimanere fermo per un attimo,

«Guarda che è la prima volta anche per me, che cosa credi?» si premurò di fargli notare, lanciandogli un'occhiataccia.

Matt strabuzzò gli occhi e si avvicinò alla ragazza.

«Vuoi dire che non ti era mai capitato, con nessuno dei tuoi ex?» domandò, incuriosito.

«Certo che no, sono una persona responsabile ma...quella volta, volevo solo...io avevo bisogno di te, lo volevo con tutta me stessa e...quando ci sei tu mi sento così leggera, non riesco a pensare più a nulla, non so come fai!» ammise, balbettando appena e arrossendo quando Matt avvicinò il viso al suo, sfiorandole la fronte coi suoi capelli, i suoi begli occhi così vicini da farle accelerare i battiti.

Sempre i soliti sintomi inspiegabili.

'Non ti innamorare, non ti innamorare, santo cielo, non ora!' prese a ripetersi in testa, cercando di rimanere razionale.

«Ed è una cosa positiva?» le chiese lui con tono provocatorio e sensuale, piegando le labbra in un sorriso.

«Beh, direi di no se siamo qua con un test di gravidanza da fare!» lo aggredì Ashley, senza dargliela vinta, staccandosi da lui e riprendendo il controllo del suo corpo.

Matt sbuffò, poi fece per prendere il pacchetto di sigarette per fumarne una, ne aveva un disperato bisogno per stemperare l'ansia ma poi si ricordò che, teoricamente, c'era qualcuno a cui poteva fare del male, lì dentro.

«Cazzo, che idiota, non posso! - esclamò, riponendo in tasca la sigaretta e scompigliandosi i capelli per l'agitazione – non posso fumare, farebbe male a nostro figlio, non è così?» domandò ad Ashley, che però adesso si era immobilizzata e lo fissava intontita.

«Che hai detto?»

«Che farebbe male...»

«Non quello...l'altra cosa» insistette.

«Nostro figlio - ripetè Matt, tranquillo, senza capire la meraviglia di Ashley – è nostro, non è così?»

«Sì, certo...è solo che...fa un po' impressione sentirtelo dire» ammise sinceramente, abbandonandosi a un sorriso incerto.

«Dovrai farci l'abitudine, se sul serio abbiamo fatto centro quella volta» scherzò, provando ad alleggerire la tensione e ci riuscì.

Ashley rise, abbassò lo sguardo e si diede della stupida per non aver chiamato Matt la prima volta.

Lui era meraviglioso e gliene stava dando l'ennesima prova, la testarda era solo lei che si ostinava a non accorgersene.

«Non hai paura?» gli domandò dopo, sollevando gli occhi, desiderosi di incontrare i suoi.

«Certo che ne ho, sto morendo dalla paura ma...siamo qui e in qualche modo ce la caveremo, no?» la rassicurò, carezzandole i capelli e facendola commuovere.

Gli occhi le diventarono lucidi ma si girò dall'altra parte, facendosi subito forza e trattenendo le lacrime.

«Bene, allora io vado» lo informò, sicura, dopo aver preso un bel respiro.

Si avviò verso la porta del bagno ma notò che Matt la seguì e le stava dietro.

«Si può sapere dove stai andando?» gli domandò allora, accigliata, voltandosi.

Matt non si scompose e assunse l'espressione più ingenua della terra.

«Entro con te, mi pare ovvio!» rispose, ed ecco di nuovo la sua proverbiale faccia da schiaffi, ad Ashley era mancata ma magari in quel momento non le pareva il caso che lui la sfoggiasse con così tanta naturalezza.

«Hai capito che devo farci la pipì sopra questo coso, vero?» gli chiese, puntandogli la bacchetta di plastica davanti al naso, con aria minacciosa.

«Ashley, tesoro mio, abbiamo fatto sesso...credo di aver visto chiaramente tutto quello che c'era da vedere, ormai!» la provocò sfrontato, facendola irritare e suscitandole una certa voglia di sbattergli quella porta in piena faccia.

Magari era in tempo per rettificare, forse il Matt sfacciato non le mancava poi così tanto.

«Oh, grazie mille per avermelo ricordato! Non saremmo qui se non l'avessimo fatto!- ribattè sarcastica, strappandogli una risata sincera – e comunque non è la stessa cosa, non ti voglio qua dentro, e adesso lasciami la mia dannata privacy e sparisci!» gli ordinò, puntandogli le mani sul petto e spingendolo indietro fino a lasciare almeno due metri di distanza tra lui e il bagno.

«Però non è giusto, mi lasci qua a morire di ansia mentre tu puoi vedere subito il risultato! Sei crudele!» si lamentò il biondo, provando a impietosirla ma non ottenendo nulla.

«Senti, ti prometto che uscirò subito così potremo vedere insieme quello che spunta!» lo rassicurò lei, ammorbidendosi e comprendendo esattamente come Matt si stesse sentendo in quegli istanti di attesa.

«Grazie, Ashley» disse lui, stavolta si fece serio, poi la guardò intensamente, le sue mani si posarono morbidamente sul suo viso, racchiudendolo.

Ashley sussultò e si abbandonò a quella sensazione dolcissima.

Ne aveva avuto un gran bisogno in quei giorni, pensava che non avrebbe più provato una tale gioia e che le mani di Matt o le sue labbra non l'avrebbero più sfiorata e invece era lì e stava succedendo.

Realizzò quanto fosse prezioso ciò che lui riusciva a trasmetterle semplicemente con una carezza e lo capiva solo adesso, dopo averne assaporato la triste mancanza.

Matt aveva un valore inestimabile per lei e tra loro si era creato un legame che difficilmente avrebbe potuto ignorare, da quel momento in poi.

Socchiuse gli occhi, dischiuse le labbra e le unì con quelle di lui, perdendosi di nuovo nella loro morbidezza e in quella sensazione di completezza che provava ogni volta che si toccavano.

Era tutto perfetto, loro, l'universo, i problemi, tutto sembrava tornare in ordine quando si baciavano.

Si aggrappò al suo maglione, lo strinse con tutte le forze, aveva bisogno di sentire il suo appoggio, la sua presenza, soprattutto in quel momento così delicato che li coinvolgeva entrambi e che come una stupida aveva creduto di poter superare da sola, lasciandolo fuori.

Quando si staccarono, Matt le accarezzò la guancia, sorridendole, rimase vicino a lei, ancora ad un passo dalle sue labbra, guardò i suoi occhi e le sussurrò piano.

«Andrà bene ma, in caso contrario...lo affrontiamo insieme, ok?» la confortò, asciugandole una lacrima dispettosa che non era riuscita a trattenere per quel turbinio di emozioni forti che l'avevano scossa contemporaneamente.

Ashley annuì, incapace di parlare, gli rubò un ultimo bacio, col cuore gonfio di felicità per aver intuito che lui l'aveva davvero perdonata e che poteva andare tutto per il meglio, bastava crederci.

Quando uscì dal bagno, si strinsero insieme davanti a quel test, Matt avvicinò la mano a quella di Ashley, gliela tenne forte per incoraggiarla e anche perchè lui stesso ne sentiva un disperato bisogno; rimasero così, in religioso silenzio, finchè passarono i minuti e alla fine si portarono via ogni paura.

«É negativo» dichiarò Ashley, col cuore in gola e la voce ancora tremolante.

«Ne sei sicura?» chiese Matt, strappandole il test di mano e studiandolo con cura.

«Ma sì, vedi? É una sola linea! Non ci sono dubbi!» esclamò felice, indicandogli il riquadro mentre il suo viso pallido riprendeva il solito colorito.

«Quindi non saremo genitori?» domandò Matt, ancora incredulo.

Già si era immaginato a dover vendere qualsiasi cosa pur di mantenere quello scricciolo inaspettato e ...l'avrebbe anche fatto con piacere ma di sicuro, col senno di poi, era meglio così.

«No, stavolta penso proprio sia inequivocabile!» esclamò Ashley, poi per l'estrema felicità si gettò tra le braccia di Matt che l'accolse stringendola forte e tenendosela sul petto come non gli capitava da molto.

Poteva fermarsi il tempo?

Di certo entrambi in quel momento lo desiderarono ardentemente.

«Cavoli, non ero pronta per diventare madre!» disse Ashley quasi come fosse una liberazione, mentre ancora stava col viso sprofondato sul torace di Matt e assaporava il suo calore e il suo solito profumo, tutte cose che ebbero un immediato effetto calmante.

«Figurati io! In questo momento vorrei soltanto correre via con te, sdraiarmi a guardare il cielo e ubriacarmi come se non ci fosse un domani!» esclamò fuori di sè dalla gioia e finalmente leggero.

Ashley scoppiò a ridere con tanta spontaneità che a Matt apparve più bella di quanto ricordasse, si allungò su di lei e la baciò senza pensarci due volte.

Lei non si irrigidì nemmeno un po', si abbandonò al suo corpo, ricambiò il bacio e a quello ne seguirono tanti altri, come se di colpo avessero deciso di recuperare tutti gli arretrati e cancellare con una spugna i momenti passati, i silenzi, le incomprensioni e tutte le cose negative.

Ashley si attaccò al suo collo, lo circondò con le braccia, prima esitanti poi decise, intrecciò le dita ai suoi capelli mentre le loro lingue si rincorrevano e sfioravano in una dolce danza, animate da quell'euforia incontenibile.

Quasi persero l'equilibrio, poi Ashley finì contro la parete, spinta dalla passione repressa che era scoppiata tra loro e con una smorfia di fastidio interruppe quella serie di baci e sorrise sulle labbra di Matt.

«Dovresti metterci un divano, qua dentro. É scomodo, sai?» gli propose, scherzando, abbracciandolo e poggiando la testa sulla sua spalla, con naturalezza, tutto l'astio e il gelo erano scomparsi, sostituiti da una bellissima primavera.

«Magari provvedo, per la prossima volta» disse lui, scontrando il naso col suo e baciandole di nuovo le labbra.

La prossima volta.

Non voleva chiudere con lei, Matt la voleva ancora nell sua vita e quella frase, pur portando una ventata di serenità in Ashley, le ricordò anche quanto si era comportata da stupida e la sensazione di non meritare nulla faticava ad andarsene.

Si staccò a malincuore da lui, lo fissò con intensità negli occhi mentre i suoi si fecero più scuri, il ragazzo la percepì tremare e farsi più rigida tra le sue braccia.

«Matt, ascolta...mi dispiace così tanto...io non intendevo dirti tutte quelle cattiverie, sei importante per me e...non so cosa mi è preso quel maledetto pomeriggio, la paura mi frega sempre e...sta succedendo tutto così in fretta tra noi che mi ha stordito!» si scusò, carezzandogli il viso con le mani e perdendosi nei suoi occhi azzurri.

Matt la bloccò e le pressò delicatamente un dito sulle labbra per farla smettere.

«Non dirlo più, lo so, va tutto bene. Ho sbagliato anche io...mi sono fatto trasportare dai miei sentimenti senza capire che così facendo ti ho messo addosso tanta di quella pressione! Non sei in una situazione facile e...credo che dovremmo ricominciare daccapo, con calma, senza affrettare le cose. Sei d'accordo anche tu?» domandò, circondandole i fianchi e stringendola a sè.

«Sì, è la cosa migliore da fare!» concordò la rossa, posando le mani sulle sue spalle mentre il mondo fuori era solo un lontano ricordo.

Qualcosa stava cambiando ma la fretta non era mai una buona consigliera e solo il tempo avrebbe rivelato dove gli eventi li avrebbero condotti.

Per ora stavano lì, abbracciati e felici di essersi ritrovati grazie anche a un test di gravidanza e una paura folle che li aveva uniti e riavvicinati più di prima.

Chi l'avrebbe mai detto che una confusione del genere avesse potuto rappresentare la loro salvezza?

A volte anche gli imprevisti servono a qualcosa di buono e soprattutto gli amici, quelli veri, Jessica, Luke e Melissa, i quali ciascuno, più o meno consapevolmente, avevano fatto in modo che quel piccolo miracolo avvenisse.

«Avrai tanto da raccontarmi, suppongo! Ti va di rimanere un po' da me, magari ti faccio un tè, un caffè, una cioccolata, quello che vuoi!» le propose Matt, i due avevano troppe cose arretrate da chiarire e fuori aveva appena cominciato a piovere, quindi, quale momento migliore per una chiacchierata?

«La cioccolata andrà bene e fanne tanta! Ho troppe cose da dirti!» gli raccomandò Ashley sorridendo, Matt le diede un bacio sulla guancia, poi lei sciolse la stretta e lo lasciò libero di allontanarsi.

«E io ho tutto il tempo che desideri!» le ribattè, lanciandole un'occhiata di intesa.

Ashley si accomodò sullo sgabello, volse la testa, guardò la pioggia che scrosciava impietosa sui vetri mentre dentro di lei il sole splendeva più che mai e creava un contrasto meraviglioso.

Avrebbero parlato ma stavolta era sicura che, lentamente, tutto sarebbe andato per il meglio.

 

 

 

  
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