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Autore: Susanna_Scrive    27/09/2017    1 recensioni
Stati Uniti d'America, anno 2000.
Da quando l'ho conosciuto non mi sono mai sentita giudicata, la sua spontaneità, la sua dolcezza e il suo altruismo mi hanno fatto cambiare completamente la visione delle cose. Però ho l'impressione che ci sia un tassello mancante nella sua vita, c'è qualcosa che solo attraverso i suoi occhi si può vedere ma che è difficile da interpretare. Possibile che ha capito il mio bisogno di aiuto?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Michael Jackson, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 8
 
Il cielo di Los Angeles è limpido oggi, nonostante la stagione preveda il contrario. Una brezza rinfrescante inebria i sensi portando con se il profumo dell'erba appena tagliata e i fiori circostanti. Alcune foglie galleggiano sull'acqua limpida della piscina evidenziando delle piccole onde provocate dal vento. Il maglione color prugna dell'uomo sdraiato sulla piccola straio non si sente per niente infreddolito, anzi, quell'aria leggermente pungente lo fanno sentire in pace con se stesso. Il silenzio è sovrano mentre i suoi occhi scorrono tra le varie parole scritte sul quotidiano. Accavalla le gambe per stare più comodo per poi sistemare meglio gli occhiali da vista che stavano per cadere dal suo naso. Nessun pensiero lo disturba, solo il rumore del vento tra i rami degli alberi gli fa compagnia. La tranquillità viene interrotta da dei passi che si fanno sempre più vicini, l'uomo sa già a chi appartengono quei passi, ha imparato a conoscere i suoi dipendenti meglio di qualsiasi altra cosa.
 
- Buongiorno Bill - dice semplicemente l'uomo senza distogliere lo sguardo dal giornale.
- Buongiorno a lei signore - ricambia formalmente l'uomo di colore fermandosi non molto distante dal suo superiore.
- Come stai? - domanda con tranquillità.
- Bene, la ringrazio signore, lei? - sorride Bill.

L'uomo di fronte a lui sospira piegando il giornale per poi togliere gli occhiali. Poggia entrambe le mani sul grembo guardando il passaggio di fronte a lui assorto nei sui pensieri.

- Non trovi che tutto questo sia meraviglioso Bill? - domanda senza distogliere lo sguardo dal giardino davanti ai loro occhi.
- Lo trovo bellissimo signore - risponde la guardia del corpo dando una fugace occhiata allo spettacolo di fronte a loro.
- Perché non può essere tutto così Bill? - chiede con malinconia l'uomo che si è seduto alla fine della sdraio.
- Non lo so signore - dice la guardia mostrandosi triste per un attimo.

In quel momento i due si guardarono intensamente negli occhi senza dire una parola, il silenzio a volte poteva essere l'unica risposta accettabile. L'uomo, ancora seduto, rivolge un sorriso amaro al suo dipendente. Un sorriso carico di dolore e sofferenza, un sorriso che fa trasparire un grande desiderio che probabilmente non si avvererà mai.

- Perché sei venuto a cercarmi Bill? - domanda infine interrompendo il nuovamente il silenzio.
- Dove vuole che sia servita la colazione? - chiede la guardia poggiando il peso su una gamba.
- Avete già trovato un sostituto della signora Cortez? - rimane strabiliato l'uomo.
- Si signore - risponde Bill mostrando un sorriso.
- E le posso assicurare che è molto meglio di quello che ha avuto fino ad ora - continua.

L'accenno di un sorriso appare nell'uomo che decide di alzarsi cercando di aggiustare le pieghe del suo pantalone nero.

- Ottimo lavoro Bill! Vorrei mangiare nel tavolo qui fuori se è possibile, ci sarò solo io. I bambini sono con la madre oggi - chiede gentilmente mentre prende sotto braccio il quotidiano.
- Nessun problema signore - risponde Bill.

Si scambiano un sorriso per poi andare entrambi in direzioni diverse.
 


Dopo aver chiesto ai camerieri dove trovare tutti gli ingredienti e il servizio di posate, ho iniziato a preparare un impasto. Il tempo a mia disposizione è molto poco quindi ho deciso di preparare dei biscotti molto semplici. Ormai sono già in forno e in dodici pronti dovrebbero essere pronti, metto un pentolino con del latte per scaldarlo. Tengo gli occhi puntati sul tegamino per controllare che non diventi crema, dei passi mi fanno voltare e quando riconosco il signor Whitfield mi lascio andare a un sorriso.

- Allora come procede qui? - domanda contento.
- Tra meno di dieci minuti sarà tutto pronto per essere servito - dichiaro dando un veloce sguardo sia al timer sia al pentolino.
- Bene! Il capo ha deciso di mangiare fuori, sarà da solo perché i bambini non ci sono - spiega ancora la guardia del corpo.
- Non c'è alcun problema - dico mentre spengo il gas.

Lui sorride, ordina a tre camerieri di apparecchiare fuori per poi lasciare definitivamente la stanza. Con cura verso il latte nell'apposito recipiente fatto in porcellana e attendo i biscotti. Il timer suona pochi minuti e, con due presine, recupero le due teglie dal forno appoggiandole sul piano cottura. Posiziono i biscotti, uno per uno, in un ripiano rialzato spolverando come tocco finale dello zucchero a velo. Tutto e pronto e in questo momento non so cosa fare, devo portare io tutto a tavola o ci pensano i camerieri? Una risposta mi viene data quando due camerieri che non avevo visto prima, vedendo tutte le cose sul tavolo, le prendono immediatamente portandole via. Io rimango accigliata dal loro comportamento, neanche una parola, nessuna presentazione, nemmeno i camerieri che mi hanno fatto vedere tutto ciò che mi serviva mi hanno rivolto la parola. Un atteggiamento parecchio strano, penso mentre prendo i detersivi per pulire quello che ho sporcato.
 

Un profumino delizioso gli fa distogliere lo sguardo, nuovamente, da ciò che stava leggendo. Due camerieri mettono davanti a lui una piramide fatta di biscotti e una brocca ancora fumante. Uno di loro serve del latte all'interno della tazza davanti a lui e, con un gesto del capo da parte di quell'uomo, i due inservienti si congedano senza fiatare. Una volta solo piega, per l'ennesima volta il giornale poggiandolo in un angolo del tavolo. Si mette conposto e, dopo aver messo lo zucchero, gira il latte con un cucchiaino sorseggiandolo lentamente visto che è ancora caldo. Con la mano si allunga per prendere uno dei biscotti, come lo afferra le sue dita si sporcano con lo zucchero ma ciò non gli importa più di tanto. Intinge il biscotto a forma di fiore nel latte e subito se lo porta alla bocca evitando che cada interamente nella tazza. Lo morsica e dopo aver masticato un paio di volte spalanca gli occhi in preda allo stupore, guarda il pezzo rimasto come se fosse qualcosa di magico. Non è niente di che, eppure sembra la cosa più buona che abbia mai mangiato, senza esitazione finisce il biscotto in un solo boccone lasciandosi sfuggire un verso soddisfatto. Continua così fino a sentirsi quasi sazio, quanti ne avrà mangiati? Probabilmente una decina. Pensa di non aver mangiato così tanto in vita sue e uno strano desiderio cresce il lui, ciò lo porta a prendere il suo cellulare per fare una chiamata.

- Bill potresti venire un attimo? - domanda l'uomo in preda all'ansia.

Dall'altra parte si sente una conferma e la telefonata si conclude subito. Nemmeno due secondi dopo, l'uomo in questione arriva di corsa davanti a lui pensando a una possibile emergenza.

- Che succede signore? - domanda la guardia cercando di prendere fiato.
- Bill, voglio che tu assaggi uno di questi biscotti -

L'uomo, anche se confuso dalla richiesta, fa ciò che gli viene detto e porta uno dei biscotti alla sua bocca. Si lascia sfuggire anche lui un verso di apprezzamento aggiungendo anche un gesto con la mano enfatizzando il tutto.

- E' delizioso - afferma Bill finendo il biscottino.
- Già - conferma il suo capo.

Quest'ultimo si appoggia con i gomiti sul tavolo con le mani che tengono sollevato il mento.

- Ascolta Bill ho bisogno che tu faccia una cosa per me -
- Certo signore -
- Chieda allo chef di preparare una tagliata di arance -
- Si signore -
- Però vorrei che fosse lo chef stesso a servirmela - chiede l'uomo puntando gli occhi sul suo dipendente.

Bill rimane sorpreso da tale richiesta, alla cuoca che avevano precedentemente non gli era stata permessa una cosa del genere.

- Sarà fatto - risponde la guardia  del corpo dileguandosi.


Avevo finito di pulire la cucina da un pezzo e ora guardo un punto indefinito dell'isolotto. La mia testa non fa altro che farsi domande su domande. Avrà gradito? Sarò stata all'altezza delle aspettative? Inizio a pensare che quello che ho fatto non è abbastanza e un forte senso di ansia cresce in me. Quasi per infondermi del coraggio accarezzo il mio ventre gonfio, sembrava quasi un modo per trasmettere a mio figlio come mi sento. In questo momento non vola una mosca, sono rimasta completamente sola perché i camerieri sono spariti tutti. Non so che cosa fare in questo momento, posso solo pregare che tutto vada per il meglio.

- Madeleine! - mi chiama qualcuno.

Alzo la testa in direzione della voce e sorrido nuovamente mostrando uno sguardo leggermente confuso.

- Signor Whitfield? -

L'uomo è praticamente di fronte a me con uno sguardo indecifrabile, la mia paura in questo momento sta crescendo a dismisura.

- Il signore vorrebbe una tagliata di arance - spiega.
- Certamente - rispondo.

Vado a prendere un piattino e, una volta afferrato un coltello da uno dei cassetti, sbuccio un'arancia che ho prima lavato sotto il rubinetto. La guardia del corpo mi raggiunge dall'altra parte dell'isolotto mettendosi al mio fianco mentre tagliavo l'arancia a rondelle. Una volta disposta ordinatamente su un piatto decido di andare a cercare uno dei camerieri.

- Aspetta - vengo fermata dal signor Whitfield.

Io mi fermo sul posto pensando di aver sbagliato qualcosa ma, a giudicare dal sorriso dell'uomo di fronte a me, non sembra così.

- Vuole che sia tua a servirgliela - afferma l'omone di fronte a me.

Rimango sorpresa per un secondo e l'ansia si impossessa di me. Probabilmente mi vorrà dire in faccia che sono stata un fallimento, penso preparandomi al peggio.

- Va bene - dico rassegnata.

Mi tolgo di dosso della farina che si è attacata al grembiule e, dopo aver preso una forchettina per dolci, mi faccio accompagnare dove si trova il mio capo. Ci dirigiamo verso un terrazzo e, con un cenno della mano, il signor Whitfield mi invita ad uscire per prima. Fortunatamente ho avuto anche un'esperienza come cameriera quindi sapevo perfettamente cosa fare. Arrivo alla destra dell'uomo che in questo momento mi da le spalle e, senza soffermarmi sui particolari, appoggio delicatamente il piatto sotto il suo naso. Mostro un sorriso cordiale ma quando alzo lo sguardo, incontrando il viso del mio capo, per poco mi strozzo.
   
 
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