Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Evali    28/09/2017    1 recensioni
Cosa sarebbe accaduto se il figlio del ghiaccio e del fuoco non fosse stato il noto personaggio che noi amiamo e conosciamo? Come sarebbe andata la storia se il legittimo erede al trono, figlio di Rhaegar Targaryen e Lyanna Stark, fosse stato simile al padre quanto alla madre? Una storia che narrerà le vicende dei nostri beniamini della serie tv, con l'aggiunta di un nuovo giocatore al gioco del trono che modificherà il loro destino. La vicenda è incentrata sulla storyline di una versione originale del figlio dei due sfortunati innamorati e su come avrebbe influito la sua presenza nell'universo creato da George RR Martin. Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cersei Lannister, Eddard Stark, Jon Snow, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Fuoco e sangue
 
- Che cosa vuol dire “è stato rapito”?? L’hanno riportato in quell’inferno di Approdo del Re?? Cosa vuole ancora Cersei da lui?!? – Jon era letteralmente fuori di sé mentre poneva tali quesiti a lady Brienne, la quale era stesa su un letto, con la sua ferita al torace fasciata e ancora molto dolorante.
- Mi dispiace, mio signore! Mi dispiace tanto! Appena la porta si è aperta mi hanno colpita subito e non ho potuto fare nulla! Io avevo il compito di stargli accanto, di tenerlo d’occhio! Sembra che tutte le persone che io debba proteggere facciano una fine orrenda! – esclamò la donna quasi in lacrime.
- No, Brienne, non è colpa tua. Perdona l’irruenza di mio fratello. Poche sono le cose che fanno infuriare Jon in tal modo e, una di queste, è il male che viene fatto alla sua famiglia – la rassicurò Sansa cercando di mostrarle un sorriso. Anche lei era afflitta e infinitamente preoccupata, ma non poteva permettere che Brienne si desse colpe non sue. Quella donna le era stata vicina per molto tempo e l’aveva aiutata immensamente.
- Devo andare a riprenderlo. Ora che non ho neanche più un giuramento da infrangere marcerò verso Approdo del Re e …
- Jon – lo interruppe Sansa con sguardo serio. – Ora stiamo per combattere un’altra battaglia.
- Sansa? Parli sul serio? Si tratta di Walter …
- Appunto perché si tratta di lui non riesci a ragionare razionalmente, come invece fai sempre, Jon. Non possiamo abbandonare tutto in questo modo dopo aver convinto i lord del Nord a combattere per noi nella battaglia per riprenderci Grande Inverno. Sai quanto è importante questa battaglia. Ci serve casa nostra. Ci spetta di diritto. Inoltre, quel mostro ha Rickon. Walter se l’è cavata per un mese ad Approdo del Re. Un altro, al suo posto, ci avrebbe rimesso la pelle il primo giorno o la prima settimana. Inoltre, Cersei non l’ha voluto di nuovo con sé per ucciderlo. La conosco e se non l’ha ucciso in quel mese che era lì, non lo ucciderà neanche ora. Non so cosa possa volere da lui, ma se lo ha lei, possiamo star certi che è ancora vivo. Per quanto mi costi ammetterlo, lui può aspettare. Ma Grande Inverno, Ramsey e Rickon no. Devi fare la scelta giusta, Jon. In cuor tuo sai che ho ragione.
Jon vide negli occhi di Sansa una decisione e una forza tali da farla sembrare molto più grande di quanto non fosse. Sua sorella era cresciuta moltissimo. Tutto ciò che le era accaduto ad Approdo del Re l’aveva fatta divenire una donna forte, tenace, astuta e decisa. Niente l’avrebbe fermata. Jon sapeva che aveva ragione. Ma il suo cuore gli diceva di fare altro. Il suo cuore lo stava supplicando di salvare colui che aveva più vicino al mondo, con il quale aveva trascorso una vita intera e che era stato capace addirittura di salvarlo dalla morte. E ora lui non poteva neanche salvarlo da una banale regina. Ma Jon era un lupo del Nord e doveva fare ciò che era giusto. Non poteva mettere la sua famiglia o il suo cuore al primo posto. Avrebbe fatto esattamente come suo padre, prestando fede alla parola data e combattendo la battaglia contro Ramsey Bolton per riprendersi Grande Inverno. Poi avrebbe pensato a Walter. L’unica cosa in cui poteva sperare nel frattempo, era che Sansa avesse ragione sulle intenzioni Cersei, anche se ciò non era ugualmente in grado di rassicurarlo, dato che, anche se non lo voleva morto, sicuramente lo aveva rapito per un motivo preciso, e quando si trattava dei Lannister non si poteva mai stare tranquilli. Inoltre, per quanto potesse essere una magra consolazione, Melisandre era partita verso Approdo del Re per trovare il modo di salvarlo. Forse aveva un piano e avrebbe radunato i suoi alleati della Fratellanza Senza Vessilli. O almeno, questo era ciò che sperava. Perdonami, fratello. Dovrai attendere ancora il mio arrivo. Cerca di resistere e di tirare fuori le unghie e i denti come hai sempre fatto, fino ad allora.
 
Cersei si ritrovò in mezzo ad una distesa grigia composta di gas e aria. Non assomigliava a nessuno dei luoghi che conosceva. Le appariva solo come un deserto grigio, simile ad una sorta di tartaro dove solo le anime più nere alloggiavano. Si guardò intorno spaesata quando, ad un tratto, dinnanzi ai suoi occhi comparve sua madre. Gli occhi di Cersei si riempirono di lacrime dopo tanto tempo e le corse incontro proprio come faceva quando era bambina. - Madre! Madre! Mi mancate così tanto! – le disse abbracciandola.
La donna le sorrise malinconicamente e, accarezzandole le guance premurosamente, le sussurrò qualcosa. – Cersei, che cosa hai fatto …?
- Madre … cosa intendete? – le chiese confusa. Ad un tratto, a richiamare l’attenzione della regina reggente fu un’altra figura. Quella di un uomo grosso con la pancia orribilmente squarciata. Cersei sbiancò non appena lo vide. – Robert …?
- Ora hai raggiunto ciò che volevi, dannata Lannister? Sei riuscita a portare quegli schifosi bastardi che spacciavi per miei figli, al trono al mio posto? – la sua voce era tagliente mentre il suo ghigno corrispondeva allo stesso che aveva sempre in vita pur essendo più macabro. – Allora? Ora sei felice?
Cersei riprese la calma e cercò di non balbettare. – Te lo meritavi. Non sei mai stato all’altezza di quel trono. Né del mio amore e di quello di nessun altro. Non meritavi dei figli tuoi, né alcun che da me, lurido porco.
Robert sfoggiò una delle sue solite rumorose risate prima di risponderle. – Tu mi hai ucciso solo per una tua sciocca frustrazione, Lannister. Come fanno tutti quelli della tua famiglia. Uccidete le persone per degli insulsi capricci. Non è vero?? Non ti ho mai amata né degnata di alcuna attenzione. Nel mio cuore c’è sempre stata solo lei. Se avessi potuto, avresti ucciso lei, o mi sbaglio, Cersei? Prima ti ha fregata portandoti via Rhaegar Targaryen, poi, ha rubato anche il mio amore. L’amore che spettava a te. Puoi considerarti anche sua assassina nonostante Lyanna, fortunatamente, sia morta non per mano tua!
- Sta’ zitto! – gli urlò Cersei con tutto il fiato che aveva in corpo. Dopo di che, accanto a Robert, comparve Ned Stark, il quale aveva un taglio orribile che gli squarciava tutto il collo segnando una circonferenza perfetta. Egli aveva il solito sguardo burbero e serio, ma più malinconico. – A cosa è servito, Cersei? La mia morte a cosa è servita?
- Non era necessaria. Ma tu sei stato stupido. Non mi hai ascoltato. Joffrey non doveva ucciderti ma tu non dovevi tradirlo.
- Tuo figlio era un bastardo. Non era il legittimo erede al trono. Io ho fatto ciò che era giusto fare e tu mi ammiravi per questo. Non pensare che non lo sapessi. Mi ammiravi per il mio onore e la mia fedeltà. Allora perché? Perché hai permesso una cosa del genere? Io avevo una famiglia da mantenere. Una splendida famiglia che attendeva il mio ritorno.
- Non doveva andare così.
In quel momento, accanto a Ned, apparve anche sua moglie Cat, la quale aveva anch’essa la gola tagliata, ma solo da parte a parte. – Invece la mia? Hai avuto il coraggio di togliere a dei bambini un padre e di uccidere anche la loro madre? Senza di me li hai resi orfani. Senza una casa e un punto di riferimento. Noi volevamo solo la nostra vendetta e la nostra giustizia – disse ciò con le lacrime agli occhi, lacrime che sembravano bruciarle le guance.
- Non è stata una mia decisione. Una guerra è una guerra e … - ma non fece in tempo a terminare la frase, che si materializzò anche la figura del suo adorato leone, il suo defunto primogenito, il quale possedeva ancora il volto e le vene viola e in superficie a causa del veleno.
- Ti sono mancato, madre?
- Joffrey! Mio tesoro! Certo! Mi manchi ogni giorno di più e …
- Ti sono mancato anche quando ti sei fatta fottere dal tuo fratello gemello, o meglio, da mio padre, dinnanzi al mio cadavere ancora fresco? O anche quando ti siedi sul mio trono?
- No, Joffrey, non dire così, ti prego!
- Mi hai reso un bastardo agli occhi di tutti e mi hai tenuta nascosta l’identità del mio vero padre mentendomi dal primo momento. Mi chiedo se tu sia mai stata una vera madre per me.
- Joffrey … - ma fu interrotta di nuovo dall’arrivo di suo padre, con il torace sfondato dai colpi di balestra.
- Guardami, figlia mia. Così è come avresti sempre voluto vedermi?
- Padre … che cosa state dicendo?
- Tu mi hai aizzato Tyrion contro. Mi hai sempre spinto ad odiarlo come lo odiavi tu. Per questo ha ingaggiato degli uomini per uccidermi dopo essersene andato insieme al bastardo Stark.
- Padre, non è affatto vero, io ... – questa volta comparve la sua bellissima Myrcella, con la pelle consumata da ferite e bolle.
- Perché lo hai fatto, madre? Perché hai lasciato che lo facessero? Che mi portassero via?
- Piccola mia, io non ho mai voluto che ti portassero via da me!
- Ma glielo hai lasciato fare. Mi hai uccisa tu, madre. Solo tu.
- No! La malattia ti ha uccisa! Si è trattata di un’orrenda fatalità!
- Mi ha uccisa una malattia presente solo a Dorne. Sono morta perché hai lasciato che mi portassero via, che mi usassero come merce di scambio come una capra.
- No, Myrcella, anche tu no!
Fu il turno della giovane Margaery con delle bruciature che le coprivano la maggior parte del corpo. – Invece qual era la mia colpa? Essere una regina migliore di te? Una regnante buona e giusta con i suoi sudditi? Oppure mi attribuisci la colpa dell’amore che i tuoi figli nutrivano nei miei confronti? Pensi che io li abbia sedotti e portati via da te? O tu non eri abbastanza per loro? Oh, no, non è niente di tutto ciò. Tu mi hai uccisa perché sono riuscita a conquistare il cuore dell’uomo per il quale sei ossessionata. Lui sarebbe stato mio e io sarei stata sua se solo ne avessimo avuto la possibilità. Questa è la vera ragione che ti ha spinta a darmi fuoco in quel tempio, non è vero? – le disse la ragazza con il volto spento e uno sguardo d’odio.
- Ti sbagli … ti sbagli! – Cersei aveva iniziato a tremare. Tutte quelle figure cominciavano ad intimorirla davvero. O forse, la intimoriva quello che rappresentavano. Dopo di che, apparve anche l’ultimo dei suoi figli al suo cospetto. Il suo sguardo era triste e deluso proprio come quello di un bambino. – Me l’hai portata via. Io l’amavo. Mi hai lasciato solo, privo di coloro che amavo. Eri così egoista da volermi solo per te? Da volermi togliere tutto solo per i tuoi desideri? Non provi neanche un po’ di disagio a sedere sul trono che è ancora caldo del mio calore?
- Tommen, mi dispiace. Io non volevo. Non avrei mai immaginato … - sussurrò inginocchiandosi e portandosi le mani al volto. Voleva piangere, urlare e smettere di tremare ma non ci riusciva. Infine lo vide. Non apparve dal nulla come gli altri ma lo vide sbucare dalla nebbia, avvicinarsi lentamente a lei, calmo e rilassato. Cersei si rialzò in piedi e sgranò gli occhi mentre Walter si avvicinava a lei con un sorriso che sembrava finto per quanto docile. Il ragazzo si avvicinò ancora e le appoggiò le mani sulla guance, guardandola dall’alto premurosamente. Da ciò Cersei capì che c’era qualcosa che non andava in lui. Non poteva essere lui.
- No. No, tu non puoi essere qui. Tu non sei morto. Non sei morto … - la sua voce tremava immensamente, fino ad arrivare al punto di balbettare.
- Hai così paura che io muoia? – le chiese sorridendole ancora.
- Non dovresti essere qui anche tu …
- Perché non vuoi che io muoia, Cersei? Perché vuoi vedermi vivo? Cosa vuoi da me? Se non vuoi vedermi morto, dovresti lasciarmi andare. Dovresti smetterla di tormentarmi e di cercarmi. Altrimenti, rischierai di fare del male anche a me come lo hai fatto a loro. Come lo hai fatto alle persone a te care. Dunque si tratta di questo? Anche io faccio parte di coloro che ti sono a cuore. Hai finito per cadere in quella trappola in cui mai saresti voluta cadere. Cosa senti per me oltre all’odio? – disse tutto ciò con voce piatta e docile mentre quell’inquietante sorriso vuoto ornava il suo bel viso. Cersei non riuscì a ribellarsi e a staccare gli occhi dai suoi. Si sentiva estremamente debole circondata da tutte quelle persone che la incolpavano e di fronte a lui. Così cercò l’aiuto di sua madre. Quella che, da sempre, era la sua salvezza. Cersei corse verso la donna e si inginocchiò ai suoi piedi. – Madre! Vi prego, madre, aiutatemi!
- Perché dovrei, Cersei? Dopo tutto quello che hai fatto a tutti loro, come potrei amarti? – le disse con sguardo vacuo. Cersei si rialzò in piedi indietreggiando e inorridendo. Dopo di che, aprì gli occhi e si svegliò, balzando dal letto e respirando con il fiatone. Si rese conto di trovarsi nel solito letto della sua stanza e di essere tutta sudata. Quel sogno l’aveva sconvolta come niente in vita sua era stato capace di fare. Si sentiva debole e vulnerabile e ciò non le piaceva. In quel momento, qualcuno bussò alla sua porta. Cersei cercò di darsi un contegno, di limitare il suo fiatone e si infilò una vestaglia. – Sì?
Una cappa dorata aprì la porta. – Vostra Maestà, gli uomini hanno appena fatto ritorno da Nord. Hanno il bottino. – Non appena udì l’uomo pronunciare quelle parole, un sorriso sollevato e soddisfatto si fece largo sul volto stravolto di Cersei.
- Bene. Rinchiudetelo dove vi ho comandato. Andrò da lui immediatamente.
 
Walter era stato letteralmente incatenato in quella stanza buia e umida, la quale somigliava ad una prigione nonostante fosse più grande. Gli avevano legato i polsi con delle catene strette, tirate su e fissate sulle estremità delle pareti, in modo che le sue braccia rimanessero alzate e immobilizzate. Era rimasto in quella posizione per neanche un’ora e già sentiva dolore alle spalle. Ad un tratto, la porta della stanza si aprì ed entrò la persona che si aspettava di incontrare ma che meno avrebbe voluto vedere. Cersei lo guardò e si avvicinò un po’ a lui. – Vedo che ti hanno dato dei vestiti. Non avresti potuto rimanere qui con quelle pellicce. Tuo padre sembrava non volersele mai togliere.
- Mi hai portato fin qui per parlarmi di abbigliamento? Dov’è Tommen? Come lo hai convinto a rapirmi??
Cersei accennò un sorriso tra il divertito e il malinconico a quelle parole. – A Nord non arrivano nemmeno le notizie principali della capitale? Siete talmente confinati da estraniarvi davvero dal mondo?
- Ho trascorso l’ultimo mese incappucciato e legato, rinchiuso nella stiva di una nave. Come pensi possano essere giunti alle mie orecchie i pettegolezzi di Approdo del Re??
- Tommen è morto da settimane. Ora sono io la regina.
Walter sgranò gli occhi incredulo. Si aspettava di vederla molto più distrutta  per la morte del terzo dei suoi figli. – Come è successo …?
- Si è suicidato. Si è gettato dalla finestra più alta della Fortezza Rossa.
- Era solo un ragazzino … era tuo figlio. Perché non mi sembri così turbata?
- Non puoi sapere quando io sia o non sia turbata. Non pensare di conoscermi così bene – gli disse avvicinandosi ancora. – Quindi non sai neanche il resto …
- Quale resto?
La donna si allontanò un po’ da lui per precauzione, nonostante, per il momento, lo avesse fatto legare appositamente per evitare che la aggredisse o la uccidesse. D’altronde, quello che stava per dirgli, lo avrebbe fatto infuriare più di quanto già non fosse. – La tua donna non c’è più. Ho dato fuoco al tempio di Baelor con lei dentro, tutta la sua famiglia, l’Alto Passero e decine di altre persone – fu come uno strappo veloce e indolore per lei. – Margaery Tyrell è morta bruciata e ho goduto come non mai mentre guardavo il tempio andare a fuoco con lei dentro – detto ciò, si voltò di nuovo verso il ragazzo per osservare la sua reazione. Lui la stava guardando. Tuttavia i suoi occhi erano completamente vuoti. Sembrava una bambola priva di espressione. Restarono alcuni minuti in quello stato, in silenzio, mentre Cersei lo studiava, cercando di prevedere cosa avrebbe fatto. Dopo circa dieci minuti, Walter parlò. – Che cosa vuoi? Non mi hai fatto torturare quando ne avevi l’occasione, non mi hai ucciso o fatto del male quando ne avevi l’occasione. Dunque, che cosa vuoi da me, Cersei Lannister? Cosa cerchi esattamente? Un giocattolo che possa colmare la tua vuota vita priva d’anima? Vuoi un oggetto sessuale, un amante, una persona che ti tenga compagnia quando ti senti sola, un bambola da poter torturare e veder soffrire quando più ne hai voglia o una persona da usare con lo scopo di farti auto convincere di avere ancora un’anima? Cosa cerchi esattamente da me?
A quelle parole, alla donna ritornò in mente il sogno fatto quella notte e, d’improvviso, ricominciò a tremare e a sentirsi debole ed esposta. – Ti senti così migliore di me? Pensi di essere dalla parte dei buoni, del giusto. Ma anche la tua anima è nera. Ognuno fa quello che può per salvare sé stesso e la sua famiglia. Non esiste giusto o sbagliato finché il fine è quello. Tu hai ucciso per questo. Come ho ucciso io. Quando hai tolto la vita a Ser Gregor Clegane, non ho visto alcuna bontà in te. Eri una creatura alimentata solo da rabbia e odio. Lì è venuto fuori il vero te stesso.
- Quello non ero io.
- Oh sì che eri tu. Quella tua parte è sempre stata nascosta dentro di te perché soppressa continuamente dalla tua facciata da ragazzo onesto e valoroso. Tu non sei così. Tu sei nato per essere un ladro, è quello che sai fare meglio. Sei nato per ingannare e per mentire mille volte meglio di quanto riescano a fare gli attori nei palchi. Sei un bugiardo e un ribelle, incapace di piegarsi e di prestare ascolto agli altri. Sei stato baciato dalla natura con dei doni che sai utilizzare egregiamente e a tuo piacimento, plasmandoli e incastrandoli tra loro come meglio ti serve nelle varie situazioni. Tu sei un plasmatore, un dirottatore, un creatore. Potresti fare ciò che vuoi e sottomettere il mondo ma ti poni degli inutili freni. Se solo sfruttassi a pieno le tue capacità, raggiungeresti una fama inaudita, al punto di diventare una leggenda. Tu non sei nato per essere buono, onesto, valoroso come gli eroi. Tu sei nato per essere scaltro, irrefrenabile, spietato come i “cattivi”. Tu sei nato per essere un assassino. Quando lo uccidevi, godevi nell’infilzargli il torace come se fosse composto di piume, sorridevi nel trapassargli la testa, eri in estasi mentre sentivi il suo sangue sul tuo corpo e continuavi a spalmartelo addosso. Quella è stata la tua vera liberazione. Il tuo modo di combattere rispecchia il tuo vero “io”: disinibito, senza regole, dalle movenze sciolte e che si adattano a qualsiasi situazione come fosse una seconda pelle. Dovresti lasciarti andare, Walter. Solo in questo modo troverai la tua strada e ti sentirai pienamente realizzato – nel parlargli si era avvicinata sempre di più e, in quel momento aveva posato una mano sul suo collo. La sua debolezza stava prevalendo.
- Noi due non abbiamo niente di simile. Se speri in qualche modo di trovare una redenzione sentendoti più vicina a me e dicendomi tutto questo, non funzionerà. Hai perso tutto. Ogni cosa a te cara. E non la riavrai mai. Ma ora che hai finalmente me, ti stai auto convincendo che questo basti. Non basterà, Cersei. Hai perso anche Jaime. Lo hai perso da diverso tempo. Lui ha trovato la sua strada quando ha compiuto quel viaggio con Brienne. E sei certa di averla trovata anche tu quando hai viaggiato con me. Invece non è così. Tu non sei capace di cambiare. Non sei capace di trovare la tua strada. Sei destinata a vagare sola, persa e dannata in una distesa isolata e vuota fin quando i tuoi piedi non sanguineranno e i tuoi mostri interiori non ti divoreranno come gli avvoltoi divorano le carni logore delle bestie abbandonate a loro stesse.
A quelle parole del ragazzo, pronunciate con sguardo vuoto e con indifferenza, Cersei si sentì ancora più debole. Tuttavia, avevano fatto risvegliare una tale rabbia in lei, da farle ignorare qualsiasi altro sentimento che la stava invadendo. Si avvicinò ancora di più a lui e gli afferrò violentemente le mascelle con una mano per fargli rivolgere lo sguardo verso il basso, per portarlo ancora più vicino al suo. Voleva accertarsi che la stesse guardando dritta negli occhi mentre pronunciava quelle parole. – Vuoi sapere perché sei qui? Vuoi davvero saperlo? Sei qui perché questa è la tua condanna. Rimarrai qui con me e varcheremo le porte degli inferi insieme io e te. Con o senza il tuo consenso. Noi due siamo complementari. Non possiamo vivere l’uno senza l’altra, non possiamo sopravvivere senza farci del male a vicenda. Dobbiamo stare vicini per sentirci completi e realizzati. Che vita sarebbe senza vedere l’altro soffrire per merito nostro? Che vita sarebbe ignorare il bisogno di superare i nostri limiti grazie all’altro? Questo è lo scopo che abbiamo, Walter. Dunque, ti farò del male, molto male, finché tu non deciderai di inchinarti e di sottometterti a me.
- A quel punto mi lascerai libero?       
Cersei scoppiò in una risata inquietante e divertita. – Certo che no! Hai udito cosa ho appena detto?? Quando lo farai, saprò che mi sei fedele e che sarai disposto a fare tutto ciò che vorrò, come e quando te lo chiederò, secondo i miei desideri, perciò, se preferisci, potrò darti una camera bella e lussuosa dove alloggiare qui nella Fortezza Rossa, proprio come quella che avevi nel bordello di lord Baelish, e magari ti porterò anche una puttanella come quella con cui trascorrevi tutto il tempo prima che morisse malamente durante uno stupro – gli disse portandogli ancora più giù il viso e posando le sue labbra sulle sue con foga. Non era un bacio nella norma. Era un gesto impulsivo, animale, un istinto di rabbia. Walter la morse talmente forte da ferirle il labbro facendola allontanare di scatto ed emettere un verso di dolore. La donna si toccò la ferita e accennò un sorriso derisorio. – Scommetto che non avrai più voglia di usare i denti, né nessun’altra parte del corpo, dopo la prima tortura che sopporterai. E ne verranno sempre di più e ogni volta maggiormente dure e dolorose fin quando non otterrò ciò che vorrò e ti prostrerai a me. Non vorrei farti soffrire così tanto, in realtà, ma a volte vanno prese scelte estreme per raggiungere i nostri obiettivi. È il modo più facile e veloce – disse infine sorridendo di nuovo e uscendo dalla stanza.
 
Jaime percorse il corridoio della Fortezza che portava alla sala del trono, per assistere a ciò che sarebbe avvenuto di lì a poco. Ad un tratto, intravide Oberyn Martell andare nella sua stessa direzione.
- Principe Oberyn.
- Potete chiamarmi “lord Oberyn”, Ser Jaime. Mio fratello Doran è il principe di Dorne. Io sono divenuto uno dei consiglieri del re oramai – disse l’uomo sorridendo fiero.
- Già, me ne dimentico sempre.
- Avete idea di ciò che ha intenzione di fare vostra sorella con quel ragazzo?
- Mi ha accennato qualcosa.
- Non vedo il vostro sguardo sereno, Ser Jaime. In realtà, non lo vedo mai sereno.
- Cosa intendete dire?
- Che questo non è più il vostro posto. - Udendo quelle parole, Jaime si fermò e guardò il suo interlocutore confuso. Non appena Oberyn se ne accorse, si fermò anche lui. – Dunque? Cosa vi sorprende tanto in ciò che ho detto? Sapete bene cosa è giusto e cosa è sbagliato. Sapete distinguerlo con più chiarezza dopo essere tornato dalla prigionia a Nord. Vostra sorella è pazza. Sta impazzendo sempre più. Oramai, tutti i sette regni hanno paura di lei e non si rivoltano solo perché temono che possa dar fuoco anche a loro. Ha sterminato i Tyrell con l’altofuoco e … aspettate! Non ha fatto lo stesso il re folle? “Bruciateli tutti”. Voi siete quello che può ricordarlo meglio di chiunque altro o sbaglio?  Inoltre ha provocato anche la morte del vostro figlio minore, il re Tommen. Oltre al fatto che sta tormentando ancora quel ragazzo. Sapete quello che vuole fargli e sapete anche che lui non lo merita. Sapete quello che ha fatto a tutti e che sta facendo al regno. Eppure non agite. Rimanete fermo qui al suo fianco nonostante il vostro posto, oramai, sia altrove – sputò fuori tutte quelle parole come se fosse la cosa più naturale del mondo e come se non si trovasse dinnanzi alla persona più vicina alla regina.
Jaime era rimasto senza fiato. – Non dovreste parlare così della regina, nella Fortezza Rossa e dinnanzi a me – fu capace solo di dire, dopo qualche minuto, deglutendo.
Oberyn sorrise ancora e gli si avvicinò. – Ah sì? Dovrei davvero temere che asseconderete le sue pazzie e gli riferirete tutto ciò facendomi subire una morte atroce e ingiuriosa senza alcun motivo? Voi non siete così, Ser Jaime. Pensate a ciò che vi ho detto e prendete la vostra scelta – gli disse infine voltandogli le spalle e continuando a percorrere il corridoio verso la sala del trono.
 
Tutti coloro che dovevano essere presenti, si trovavano alla sala del trono. Cersei era seduta sul trono di spade, mentre Jaime era in piedi alla sua destra. Accanto a lui e sull’altro lato del trono, disposti in ordine casuale, vi erano i consiglieri della regina tra cui lord Varys, lord Baelish e Oberyn. Poco più distante si trovava il primo Cavaliere del Regina, Qyburn, insieme alla sua ultima creazione, una creatura che aveva il corpo di Ser Gregor Clegane ma che, oramai, non lo era più.  Dinnanzi al trono, poco più sotto, vi erano i componenti della Guardia Reale, i quali reggevano dei prigionieri vestiti di sacchi marroni e con una particolare cicatrice sulla fronte. Erano circa in dieci. Finalmente arrivarono anche altre guardie, le quali stavano portando Walter. Cersei gli sorrise irrisoria non appena lo vide. – Bene. Ora che siamo tutti qui, possiamo dare inizio allo spettacolo di oggi. Per prima cosa, finiremo ciò che ho iniziato. Questi seguaci dell’Alto Passero superstiti, sono riusciti a scampare all’esplosione del tempio di Baelor. Voglio vedere morti tutti voi vermi schifosi, perciò ora vi spetterà ciò che siete riusciti inutilmente ad evitare la prima volta. - Non appena udirono quelle parole della regina, quegli uomini cominciarono a tremare. – Ciò servirà anche per far vedere da vicino al traditore della corona, in che modo la sua puttana Tyrell è morta, tra atroci dolori. Sì, miei fedeli servitori: se non ne eravate a conoscenza, quella che era la regina dei sette regni e che tutti amavano e veneravano, mentre mio figlio la aspettava impaziente nel suo letto nuziale, se la spassava con il bastardo di Ned Stark. Ora, lui osserverà questi uomini bruciare. Li guarderà da vicino così da poter udire in lontananza anche le urla della sua amata – disse lei continuando a guardare Walter mentre lui non la degnava neanche di uno sguardo. – Ma lo spettacolo non finisce qui. Sarebbe troppo insulso altrimenti. Dopo l’esecuzione dei superstiti, assisteremo ad un altro entusiasmante combattimento proprio come quello avvenuto mesi fa nel duello tra il bastardo e la Montagna. I combattenti saranno esattamente gli stessi. Ci sarà soltanto una piccola modifica al tutto: ora, Ser Gregor Clegane non può morire. Perciò, per quanto ti impegnerai, Walter, non riuscirai mai ad ucciderlo e il duello non terminerà finché non sarò io ad ordinarlo. Ovviamente, Ser Gregor ha l’ordine di non ucciderti, ma solo di atterrirti e colpirti anche dopo che sarai piombato a terra, sfinito, senza più forze e inzuppato nello stesso sangue delle tue ferite.
- Cersei … - le disse Jaime intervenendo. – Non pensi che sia esagerato?
Lei non alzò neanche lo sguardo verso di lui per rispondergli. – Non utilizzo mai quel termine, Jaime. Lo sai – gli disse zittendolo. Dopo di che, fece segno agli uomini della Guardia Reale di dare inizio allo “spettacolo”. Al che, i soldati avvicinarono i seguaci superstiti dinnanzi al trono e accesero delle torce.
- No! No! Maestà, vi supplichiamo!! Saremo fedeli a voi per il resto della nostra vita!
- Rinnegheremo il nostro credo! Vi prego! – urlarono disperati.
- Non vorrai farlo sul serio?! Ti stanno implorando di perdonarli! – le disse Walter volgendo finalmente lo sguardo su di lei. Il ragazzo era stato posizionato dalle guardie molto vicino ai condannati, in modo che potesse vedere meglio quegli uomini bruciare e urlare davanti ai suoi occhi. I soldati lo tenevano stretto con le catene legate ai suoi polsi, ma lui si muoveva così velocemente e abilmente da metterli in difficoltà.
Con un sorriso accennato e un segno della mano, la regina diede il permesso alle guardie di bruciare il primo superstite, poi il secondo e così via.
- No!! – urlò sconvolto Walter ribellandosi ancora di più a quella presa mentre vedeva quei poveri uomini urlare atrocemente e la loro carne che si staccava dalle ossa, consumata dalle fiamme. Le vittime deambulavano avanti e indietro come tante torce impazzite mentre la loro voce si bloccava in gola. Poi, accadde qualcosa. Uno dei seguaci che correva come una belva impazzita nella sala del trono mentre il fuoco lo consumava, si fiondò, in cerca di una sorta di aiuto o come istinto involontario, sulle prime figure che vide vicine ad esso, le quali non stavano subendo quel supplizio. Notando l’uomo che si dirigeva verso di loro correndo, le guardie che stavano tenendo fermo Walter si spaventarono e istintivamente scapparono via da lì. Cersei non fece in tempo ad alzarsi in piedi, ad urlare o a fare qualsiasi altra cosa, come non ci riuscì nessun altro del presenti, poiché, in un istante, l’alta fiamma che stava bruciando l’uomo piombato su Walter, si era estesa anche a quest’ultimo. Ora anche lui stava prendendo fuoco insieme agli altri.
- Fate qualcosa!! Fate qualcosa!!! – urlò la donna alzandosi in piedi e guardando la scena inorridita. Ma tutti i presenti erano fermi immobili, troppo sconvolti per riuscire a muoversi. Le Guardie Reali non avrebbero più potuto fare nulla: il danno era fatto. Walter sarebbe morto insieme agli altri. L’ho ucciso. L’ho ucciso io. Non può essere. Non doveva andare così. Il mio sogno non si sta avverando. Anche questo è un incubo. Non è reale … continuò a ripetersi la donna mentre fissava la figura di Walter sovrastata dalle fiamme. Tuttavia, mentre tutti gli altri sembravano spegnersi e accasciarsi a terra morti, dopo un po’, Walter continuava a restare in piedi. Trascorsero interi minuti e il solo rimasto ancora nella stessa posizione, tra le vittime, era lui. Quando il fuoco che stava bruciando il ragazzo si consumò, rimasero tutti a bocca aperta: lui era in piedi, dinnanzi al trono, tremante, con lo sguardo sconvolto e vitreo, ma vivo. I suoi vestiti si erano consumati, ma lui no. Il suo corpo era immacolato e nudo davanti a loro, privo di qualsiasi scottatura o di qualsiasi ustione. Walter cadde in ginocchio poiché le sue gambe non riuscivano più a reggerlo e il suo cervello sembrava essersi spento.
Come era possibile? si chiesero tutti, eccetto lord Varys. D’un tratto, ogni cosa fu chiara e limpida come l’acqua nella mente di ogni presente. Ogni tassello stava giungendo al suo posto. Tutto era divenuto spaventosamente ovvio. Dinnanzi ai loro occhi c’era un drago. Un vero drago.
- Dategli dei vestiti e riportatelo via … – disse Cersei con la voce tremante e ancora sconvolta come non lo era mai stata in vita sua.
 
Walter non aveva più detto una parola, non aveva più pensato, non aveva più fatto nulla da quando lo avevano rinchiuso di nuovo in quella stanza buia. Stavolta non lo avevano incatenato. Era seduto a terra, con le ginocchia piegate e le braccia che le circondavano come se inconsciamente cercasse ancora una sorta di appiglio. Come se ancora si sentisse vivo. Aveva preso fuoco. Era sicuro che le fiamme lo avrebbero divorato. Non vedeva più nulla e ancora la sua vista non era tornata normale. Solo un calore insopportabile ma non lacerante. Gli aveva fatto male, ma non più di una lunga doccia con l’acqua troppo calda. Ma non era quello il problema. Il problema era ciò che aveva provato e temuto. Ciò che gli avevano fatto, che lei gli aveva fatto. Si sentiva fragile come una foglia, esposto come un neonato, ferito e squartato dall’interno come un oggetto senza vita, privato di ogni istinto che lo rendeva umano. Avrebbe voluto urlare o piangere ma non ne era capace. Come non ci era riuscito mentre le fiamme lo avvolgevano, non ci riusciva ora. Non si rendeva conto di cosa comportasse ciò che era accaduto, di chi realmente fosse. Non era importante. Nulla era importante. Era perso, solo, morto anche con il cuore che batteva e il respiro che fuoriusciva dalla sua bocca. Forse non sarebbe più tornato quello che era e sarebbe rimasto appeso tra la vita e la morte, in quello stato vegetativo. Tuttavia, ad un tratto, percepì qualcosa che riuscì a destarlo anche solo di poco e a fargli prendere un minimo di coscienza. Non sapeva cosa o chi fosse, ma gli trasmetteva un calore familiare, un amore che tanto gli mancava e di cui aveva immensamente bisogno in quel momento. Senza che quella presenza gli disse nulla, riuscì a riconoscerlo. Inconsciamente, senza neanche accorgersene, Walter pronunciò il suo nome. – Bran … ? – la sua voce usciva sussurrata, come consumata. La presenza sembrò trasmettergli qualcosa, un messaggio preciso che solo lui poteva capire poiché solo i fratelli potevano intendersi in tal modo, nonostante non lo fossero di sangue. Walter riuscì a comprenderlo in qualche modo che solo la natura conosceva. Si sentì improvvisamente rassicurato e un po’ più umano. – Grazie, Bran … grazie per essere qui … - la sua voce era rotta e scostante ma la presenza lo capì perfettamente. D’improvviso, Walter percepì come qualcosa che lo avvolgeva da dietro le spalle. Il ragazzo trovò il coraggio di sorridere e si lasciò abbracciare e consolare ancora mentre una lacrima, finalmente, riuscì a liberarsi da quel buco nero e senza fine.
Quella notte, mentre Walter dormiva sul freddo pavimento, udì un rumore che lo destò. Era riuscito a riprendersi quasi completamente con l’aiuto della presenza di Bran, così aveva trovato conforto nel sonno. Il ragazzo osservò la porta della sua stanza, la fonte del rumore, fino a che questa non si spalancò rivelando la figura di Oberyn Martell.
- Dobbiamo fare presto – lo esortò l’uomo mentre si guardava intorno attento. – Sono riuscito a sbarazzarmi dei soldati di guardia a questa stanza, ma non abbiamo molto tempo.
Walter si alzò in piedi e lo guardò confuso. – Perché lo fai?
A quella domanda, Oberyn gli sorrise divertito. – Hai davvero il coraggio di chiedermelo?? Hai ucciso l’uomo che ha rovinato la mia famiglia. Mi hai fatto raggiungere la vendetta che cercavo da una vita, anche se involontariamente. Sarò sempre in debito con te per questo. Non far caso al fatto che ora la Montagna sembri vivo e vegeto. Non lo è. Non c’è più Ser Gregor Clegane dietro quell’armatura, ma una creatura a sé. Inoltre, tu mi piaci. Mi piace il tuo modo di agire e di pensare. A differenza di tuo padre. Lui lo odiavo, come ti ho già detto. E non solo perché ha abbandonato e umiliato mia sorella. Ma non mi sorprende: d’altronde, i draghi non sono tutti uguali, no? 
   
 
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