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Autore: Uptrand    29/09/2017    5 recensioni
Un vecchio nemico si fa avanti minacciando nuovamente la galassia, intanto su Noveria, sotto il ghiacciaio di Barbin i lavori procedono. Olivia Williams Shepard sarà ancora chiamata in azione per cercare di risolvere la situazione.
Sono presenti descrizioni prese dal codex del gioco.
Genere: Avventura, Generale, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Altri, Ashley Williams, Comandante Shepard Uomo, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Mass Effect Legacy'
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« Ti devo ringraziare Steve, avevi ragione. Ho fatto bene a risparmiare le forze. » mormorò Isabella che gli stava affianco. Lui la fissava incerto su quelle parole.
Nel dire quella semplice frase, la voce di lei aveva tremato. Con gesti misurati che tradivano la sua impazienza, si tolse i guanti gettandoli al suolo.
« Sai cosa sono quegli affari? » domandò lui.
« Qualcosa di unico che merita di essere cacciato e sterminato dalle mie lame. »
Prima di altre domande sparì in un trasporto di fase.
« Dove sarà andata? » chiese Sioux.
« A caccia. » rispose Steve preoccupato.


*****


Isabella alzò lo sguardo al cielo, quegli esseri fluttuavano a migliaia in aria. Un sorriso largo e folle in volto, l’aurea biotica virò al “rosso” e si addensò su di lei. Le sue mani divennero artigli di energia biotica cristallizzata.
Estrasse una siringa, iniettandosi il contenuto nel collo. Un composto ad alta concentrazione della droga “sabbia rossa”.
Non le piaceva usarlo di norma. La prima volta era stato  per sconfiggere Mythra Zon, l’asari estremista che aveva creato le ragazze, quelle successive solo per esercitarsi nello stadio “rosso”.
Usarlo le toglieva soddisfazione, non aveva senso uccidere qualcuno e farlo disperare se non lo si faceva con solo le proprie forze.
Ma quegli esseri meritavano la massima potenza di cui era capace, lo percepiva. Erano intrisi di un potere biotico infinitamente superiore al suo. Era come se tutta l’energia oscura della galassia si stesse accumulando in quel posto.
Non aveva nessuna speranza di farcela.
Una battaglia inutile, persa in partenza, una sfida che non avrebbe mai rifiutato.
In una favola, di cui esistevano infinite versioni nella galassia, uno scorpione pungeva la rana che lo trasportava attraverso il fiume perché quella era la sua natura. Uccidendo entrambi.
Per lo stesso motivo ora li affrontava. Avrebbe difeso anche le persone a cui teneva, ma era cosciente che quella non era la sua ragione principale.
Impugnò le sue spade, le lame vibrarono nell’estrarle emettendo quel suono terribile e affascinante.
Il potere che ci riversava sopra era tale da bastare da solo a farle fremere.
Le alzò al cielo.


*****


Dasha era scocciata mentre percorreva di corsa, non senza attenzione, i corridoi della stazione nemica in cui era riuscita a infiltrarsi assieme ad Olivia W. Shepard.
All'elenco di cose che la irritavano aveva aggiunto numerose voci di recente, l’ultima era essere stata salvata da Olivia. Appena un'ora fa.
Erano nel Presidium, quando tutto aveva cominciato a tremare, un pannello di metallo si era staccato dal soffitto.
Se lo s.p.e.t.t.r.o non fosse intervenuto e trarla in salvo, grazie alla sua forza aumentata con la biotecnologia sarebbe morta.
Il corridoio terminava intersecandosi con un altro. Si appostarono per controllare che fosse libero.
Il respiro affannato di Olivia fece si che Dasha la guardasse dubbiosa, avevano fatto un bel tragitto ma lei sembrava troppo affaticata per un soldato allenato, potenziato e N7.
« Come stiamo andando? » chiese la Weaver.
« Bene, dai picchi di energia non siamo distanti da un terminale con accesso al sistema principale dei grigi. » rispose Olivia.
Dasha accettò quell’informazione come sicura, tenendo per se i suoi dubbi.
Olivia si era lasciata installare in corpo, un collegamento con l’intelligenza artificiale nota come il Catalizzatore.
IA aveva fornito indicazioni esatte su come muoversi, permettendo di superare diversi ostacoli hackerando sistemi di controllo.
Inizialmente si erano mosse per i settori più bassi della Cittadella, eliminando squadre di tecnici nemici e riconnettendo vari terminali all'intelligenza artificiale.
Fortunatamente la sorveglianza era minima, con la maggior parte delle forze nemiche impiegate a combattere la flotta del Consiglio.
Anche se proprio questa aveva rischiato di uccidere Dasha, quando la Jotnar aveva attaccato pesantemente l’anello centrale.
Muoversi in seguito divenne più difficile, in alcune zone la gravità artificiale era anche venuta mancare. Senza le indicazioni del Catalizzatore, avrebbero impiegato almeno il triplo del tempo per uscire dal quel labirinto di corridoi crollati.
Fino ad allora Olivia era andata bene, non aveva dato nessun segno di stanchezza. Mentre le due donne si infiltravano, il Catalizzatore stava facendo quello che aveva detto, trasferendo i comandi dei portali a ogni governo attraverso extranet, usando il server centrale della Noveria Corps o per meglio dire il neurone di razziatore che utilizzava.
Dasha aveva visto il proprio sistema di sicurezza violato, quando un'immagine interna della sala di comando della sezione informatica della compagnia era apparsa sul suo omnitool.


*****


Sunt, il volus hacker e capo del reparto informatico della Noveria Corps, guardava inorridito, ignaro di essere osservato, un enorme flusso di dati esterno e sconosciuto scaricarsi nel server centrale e da lì diramarsi ovunque la rete extranet potesse arrivare, saturandola d'informazioni.
Tutti in sala cercavano di fare il proprio lavoro, proteggere i computer della compagnia. Il volus era sgomento nel vedere le difese informatiche, da lui progettate, superate all’istante. Incredulo che qualcosa di simile fosse reale.
Un avviso di messaggio ad alta priorità arrivò al suo terminale, quasi catatonico andò ad aprirlo e stupendo tutti urlò « Smettete di fare qualsiasi cosa! »
I suoi sottoposti lo guardarono increduli, tanto che dovette aggiungere « Ordini della Weaver! » quella frase dissipò ogni dubbio.
Se non fosse stato per il codice di riconoscimento, non avrebbe mai obbedito anche se continuava a rimanere scettico. Poteva solo sperare che si trattasse di lei.
Dasha l'aveva fornito più per orgoglio che necessità. Il Catalizzatore aveva fatto presente che i tentativi di resistere alla sua intrusione informatica costavano decimi di secondi preziosi, per questo le chiese di provvedere.
In alternativa lui avrebbe ottenuto il suo codice ugualmente. Giusto per mantenere una parvenza di controllo, lei fece come le venne richiesto.
Il Catalizzatore, intanto monitorava quanto accadeva. L'accumulo di energia oscura nei portali si stava avvicinando in maniera allarmante ai livelli massimi, quando l’avessero rilasciata ogni forma di vita nella galassia sarebbe terminata.
Questo era parte dei quesiti che non riusciva a risolvere. Nemmeno i grigi sarebbero scampati, quindi perché adottare una simile tattica? Non potevano essere sopravvissuti per eoni di secoli solo per suicidarsi. Perché il loro DNA conteneva eezo? Non era presente quando furono mietuti.
Per adesso la sua priorità era riprendere il controllo completo dei portali.
Quando la stazione principale dei grigi si era agganciata alla Cittadella, quella era l’occasione di cui necessitavano.
Se fossero riuscite a introdursi e a farlo accedere al loro sistema centrale, vi erano buone possibilità che lui riuscisse a far fallire il piano nemico.
Con tale obiettivo le due donne si introdussero sull’Arca. Aiutate dal Catalizzatore che tramite le analisi dei propri sensori e perfino attraverso i sensi di Olivia, era riuscito a guidarle egregiamente.
« È successo qualcosa di inaspettato. » dichiarò il Catalizzatore, la cui voce giunse dal omnitool di Oliva, e trasmise delle immagini.
« Sono apparsi questi esseri sulla Cittadella. » disse mostrando un filmato olografico.
« Che roba sono? » domandò Olivia.
L’immagine cambiò, mostrando uno schema della Cittadella.
« Non ho un riscontro, sto ancora analizzando. L’intero spazio della Cittadella si sta saturando di energia oscura. Il nemico sta generando una sorta di bolla che sta crescendo inglobando la stazione. »
Un puntino brillò sullo schermo.
« Rilevo un’altra emissione di energia insolita. » comunicò il Catalizzatore che provvide a mandare un’immagine dal vivo di quello che stava accadendo.
Apparve la figura di Isabella, impossibile sbagliarsi. Un phantom, rivestito da una corazza rossa di energica biotica cristallizzata avvolta da fiamme. Solo lei poteva dare uno spettacolo simile.
La videro solo un istante, prima che sparisse dall’inquadratura. Quando il Catalizzatore riuscì a inquadrarla nuovamente stava attaccando quelle cose. Queste non tentarono nessuna reazione, i loro corpi di energia cristallizzata si frantumarono e i resti si dispersero all'aria.
« Muoviamoci. Prima finiamo, prima Isabella smetterà di preoccuparti. » affermò Olivia rivolta a Dasha che fece una faccia stupita.
« Un po’ ti conosco, so capire quando sei preoccupata. » dichiarò lei che ebbe come risposta solo un viso contrito.
Ripresero a muoversi, facendo attenzione a ogni rumore. Dovevano evitare ogni nemico, sparare sarebbe stato come annunciare la propria presenza, potevano solo sperare di incontrare dei grigi disarmati. Fisicamente, essi non rappresentavano una sfida.
« Qual è il problema? Con Isabella intendo? » le chiese Olivia quando si nascosero dietro a un angolo, la stazione sarebbe potuta essere deserta. Avevano superato una miriade di sistemi di sicurezza, ma ancora non avevano visto nessuno dei suoi occupanti.
« Sembrava troppo eccitata. »
« Paura che perda il controllo? Temi un secondo massacro? Una ripetizione del Casinò Putin? »
« Cosa ti dovrei rispondere? Isabella ha fatto una cazzata, lo so.  Se necessario staccherò qualche assegno e tutto si aggiusterà. Anche volendo è impossibile fare di più, sempre se non conosci un modo per riportare in vita i morti? »
« Un onesto segno di pentimento da parte sua, questa è l’unica cosa che mi convincerebbe che non ho fatto uno sbaglio, quando ho deciso che non l’avrei arrestata. Non posso evitare di sentirmi complice, anche se lo sto facendo per darci le maggior probabilità di vittoria in questa guerra. Esiste una cosa chiamata “ senso di giustizia” che forse non conosci. »
« Questa tua moralità è quello che mi da più fastidio. Chi vince è sempre dalla parte del giusto. La comunità civile è fondata sul fare quello che torna più utile, non quello che è giusto. Sei uno s.p.e.t.t.r.o. e un soldato da anni, dovresti aver visto che nessuno fa veramente niente per migliorare la società. Isabella ha fatto una strage, quindi? Finita la guerra, tutto andrà avanti come sempre e a nessuno importerà più niente di chi è morto e come. Tutti torneranno a fare solo quello che torna utile per se stessi. »
Olivia le tappò la bocca con la mano, mentre parlavano avevano continuato a spostarsi. Ora, in una stanza laterale lei aveva intravisto le sagome di diversi grigi.
« Qualcosa non va. » mormorò, il suo visore non registrava niente. Entrò d’impulso.
Dasha la maledisse, ma quando non successe nulla si sporse a guardare.
I grigi erano assolutamente immobili, in file. Olivia passava fra loro, senza che ci fosse una reazione.
« Catalizzatore, che sta succedendo? » domandò lo s.p.e.t.t.r.o.
Dasha intanto si era avvicinata, anche lei era incredula. C’erano una cinquantina di grigi, disposti ordinatamente. Si avvicinò a Olivia che aveva appoggiato una mano sulla spalla di uno di essi, osservò un liquido metallico che fluiva dalla mano di lei alla spalla dell'alieno.
« Quella roba è la biotecnologia? » domandò la Weaver sospettosa.
« Si, ho chiesto al Catalizzatore un'analisi. »
« Hai corso un bel rischio, se ti sbagliavi e ci saltavano addosso? Comunque, che stanno facendo? Dormono?»
« Si, certo. » rispose Olivia ma al Catalizzatore e mise l’altra mano sul grigio vicino. Nuovamente la biotecnologia colò da essa.
Come prima l’intelligenza artificiale comunicò tramite omnitool, per farsi sentire da entrambe.
« Sono cloni, tutti quanti. » dichiarò.
« Cosa dovrebbe significare? » chiese Olivia.
« Non ho dati al riguardo, posso dire che al momento sono “spenti”. Non rilevo nessun segnale di attività cerebrale, nessuna funzione vitale al momento è attiva. »
« Sono morti? »
«No, non rivelo nessun tipo di danno o malfunzionamento. Non sono attivi. »
« Come dire che potrebbero diventarlo in qualsiasi momento? Anche ora? » domandò Dasha preoccupata. Senza attendere una risposta uscirono, trovando un nuovo riparo.
« Che diavolo sta  succedendo? » - borbottò Olivia - « Su questa stazione non troviamo nessuno, quando capita sono dei cloni …” spenti”. Catalizzatore, quegli strani esseri che ci hai mostrato prima. Che stanno facendo? Sai dirci qualcosa di più? »
« Sono formati da energia biotica cristallizzata, la stessa natura dell’armatura biotica di Isabella. Solo che loro lo sono per intero. »
« Questa è una buona notizia. » - dichiarò Dasha - « Se sono biotici Isabella li farà a pezzi. Cosa sta facendo adesso? »
« Sta dando una notevole dimostrazione di uso dei poteri biotici, sfortunatamente inutile. »
Olivia e Dasha si fissarono mute a quelle parole. « Spiegati? » dissero assieme.
« Rilevo qualche migliaio di quegli esseri, sarà per questo che non se ne è accorta. Quelli che elimina, si ricompongono dopo un breve lasso di tempo. Non è sicuramente un processo naturale. Sembrerebbe che ognuno di quegli esseri abbia una determinata traccia energetica, quando il loro corpo va in frantumi, questa non si disperde ma subito attorno ad essa ricomincia a cristallizzarsi l’energia oscura. In qualche modo la capacità di Isabella di consumare energia biotica è ridotta. Stanno ignorando tutti, il loro solo scopo pare sia disporsi in una formazione sferica. Le truppe di terra li hanno avvistati, ma non riescono a colpirli. Campi di forza biotici li proteggono. »
« Sai fare una stima delle loro capacità? » chiese Olivia.
« Non posso valutarne la forza ma presumo che questa sia data dal loro numero complessivo. Maggiore è il numero di loro in formazione, più alti sono i valori di energia oscura che registro. Singolarmente stimo un potere biotico di alto livello. Un 5° grado, secondo la scala di valutazione che voi usate. » spiegò, indicando la classe di biotici più potente.
« Hanno traccia di eezo 19? » domandò Dasha, veramente allarmata.
« No. »
Quella risposta fece sospirare di sollievo entrambe le donne. « Ok, qualsiasi cosa siano vanno a eezo normale, se accediamo al sistema centrale della stazione dovremmo scoprire qualcosa. Se eliminiamo quello che impedisce alle tracce energetiche di disperdersi, dovrebbero morire come tutti. » dichiarò Olivia.
« Probabile. » rispose il Catalizzatore
« Quella formazione che stanno cercando di assumere. Idea del motivo? »
« L’unica ipotesi è che serva per aumentare e gestire i poteri complessivi, impossibile fare una stima di quale potrebbe essere il risultato. »
« Meglio proseguire nella missione, prima che riescano a fare qualsiasi cosa stiano facendo. C’è modo di rallentarli? » domandò Olivia.
« Analizzo. L'unica soluzione riscontrata è rompere la loro formazione. Stando ai risultati, la velocità di accumulo di energia nei portali è controllata direttamente dal nemico, mediante la connessione tra la Cittadella e l'Arca . La stazione nemica e quegli esseri paiono strettamente connessi, eliminandoli le funzioni della loro base dovrebbero calare. »
Olivia si alzò nel farlo una fitta di dolore la fece piegare in due, al punto che Dasha dovette sorreggerla. La sentì mormorare qualcosa senza capire.
« Catalizzatore! Che succede? » gridò Dasha.
« È in corso un rigetto, il suo organismo sta rifiutando la biotecnologia. La causa è il feto. Rilevati ordini contrastanti, sto correggendo. Scoperti errori multipli. Ordine da oggetto sconosciuto ha danneggiato file di comando, programma esterno installato danneggiato, oggetto: processamento DNA dell’embrione. »
A Dasha tornò in mente quando, toccando per errore la sfera di Woods, Olivia si era sentita male. Era stato un caso isolato, non era successo nient’altro. Aveva pensato che tutto si fosse concluso li.
Stava per dire qualcosa, ma il Catalizzatore la zittì annunciando « Nemici in avvicinamento. »
Lei si voltò immediatamente, vide un'ombra e fece fuoco scaricando in un istante il caricatore, bestemmiò con se stessa per questo comportamento da dilettante.
La cosa a cui aveva sparato esplose come un pallone, un liquido biancastro e denso investì le due donne. Entrambe grate di avere il casco.
« Che merda è? » borbottò Dasha alzandosi, cercando di aiutare Olivia a fare altrettanto.
« Era una di quelle unità che voi chiamate mutaforma. »
« Bene a sapersi, almeno adesso sappiamo che le nuove munizioni funzionano. »
Dopo la spiacevole esperienza di essere una prigioniera del mutaforma che si era fatto passare per Meng Durand, la Weaver aveva chiesto alla divisione “Sviluppo e progettazioni armi” qualcosa su misura per un nemico così insidioso.
Il risultato era stato un nuovo tipo di munizioni, nate incrociando quelle elettriche penetra-scudi con quelle tossiche. Il problema con i mutaforma era distruggere nel più breve tempo, il maggior numero di cellule metalliche che li componevano agendo sull’eezo dei loro nuclei.
Sfruttando eezo 19, questi colpi emettevano particelle cariche in grado di diffondersi, contaminando rapidamente i bersagli. Questo era possibile perché il 19 impiegato  era sottoposto a una raffinatura meno elaborata, mantenendo livelli di radiazioni ben più elevati. Tanto da vietare di toccare le  munizioni a mano nuda, in caso dovesse accadere era consigliata una visita medica.
Sfortunatamente per agire dovevano entrare nel bersaglio, questo implicava che contro le solide corazze di umanoidi o altro sarebbero state inefficaci.
Il progetto andava migliorato ma non vi era il tempo, quando Dasha andò con Olivia aveva con se solo duecentocinquanta di queste munizioni. Tutte quelle esistenti e mai sperimentate sul campo.
Per questo aver sprecato un intero caricatore per un solo nemico era un problema.
« Stanno arrivando! Oltre duecento unità in rapido avvicinamento. » comunicò il Catalizzatore.
« Li vedo. » Rispose Dasha, i lettori tattici del casco segnalavano del movimento in avvicinamento. Olivia sempre china a terra era preda di violenti crampi.
« Ehi capo! Grazie della visita! » disse una moltitudine di voci e tutte uguali, in arrivo dai nemici in avvicinamento.
Olivia non capì, ma Dasha si. Conosceva bene quella voce.
« Durand! » gridò lei per risposta.
« Si! » Risposero in coro i nemici, ognuno con la mente di Durand e si lanciarono alla carica. Dasha si sporse e fece fuoco.
Attaccavano urlando oscenità a lei e a Isabella, includendo in esse anche Alexya, Trish e Diana. Loro sarebbero state cavie per i divini creatori, ma la potente signora di Noveria, sarebbe stata la puttana di ogni mutaforma.
« Lasciali a me! » Gridò Olivia passandole accanto e andando all’assalto del nemico. Incredula Dasha la vide con indosso una sorta di armatura integrale, incapace di capire dove poteva averla presa.
Lo s.p.e.t.t.r.o. caricò a testa bassa, contro la sua corazza si infransero le infinite lame e armi da taglio che le unità nemiche originavano dai corpi.
« Questo è per quanto successo nella doccia! » urlò lei tirando un pugno nel petto di uno di essi, la mano sprofondo nella massa quasi gelatinosa di quel corpo. Anche se non aveva un volto ben definito, lei fu sicura di vederlo ridere.
« Riprogrammo! » annunciò il Catalizzatore. Il mutaforma si contrasse solo per un istante finendo subito inglobato nella corazza di Olivia, distribuendosi su di essa.
Ne colpì un secondo e successe la medesima cosa, un terzo provò ad artigliargli il volto, ma l'elmetto cambiò leggermente forma proteggendola.
Dal braccio destro di Olivia si originò una grande falce che fuoriuscendo trafisse quattro nemici, come gli altri divennero parte della sua armatura.
Ogni volta che succedeva la forza dello s.p.e.t.t.r.o aumentava visibilmente. Acquisendo le stesse abilità del nemico ora che faceva parte della corazza. Se loro avevano un inesauribile arsenale di armi bianche, lei poteva dire altrettanto. Olivia ordinava e il Catalizzatore modellava l’armatura, facendo apparire quello che chiedeva. Assorbendo ogni volta i nemici colpiti, che si trovarono in difficoltà.
Non per questo smisero di attaccare, chi avevano davanti era un nemico dei loro sacri creatori. Morire per essi, era un fondamento del loro programma.
« Dasha! Le granate ! » urlò Olivia e corse via inseguita. Riuscì a guadagnare metri preziosi, quando quattro granate detonarono tre lei e il nemico.
« Che vuoi fare adesso? » le chiese concitata Dasha che invece di una risposta venne sollevata e messa in spalla.
Olivia si gettò con lei da un corridoio, sotto di loro il vuoto.
Precipitarono per metri, con Dasha che urlava e Olivia calma in un modo che non sembrava umano. Sparirono nella luce blu di uno spostamento di fase.
Ricomparvero ruzzolando sul pavimento, in qualche parte della base nemica. Dasha si tolse il casco e vomitò, ma la cosa peggiore erano i polmoni. Respirare era un dolore atroce.
Gli umani non erano fisiologicamente in grado di affrontare uno spostamento di fase, per questo le corazze biotiche compensavano lo squilibrio di pressione che i polmoni dovevano affrontare.
Tale accortezza si usava solo per i biotici, nessuno montava questa funzione altrimenti. Per questo la Weaver stava provando una delle esperienze più dolorose che le fosse mai capitata.
Sentì appena la puntura sul collo, ma il sollievo fu immediato. Scoprì di non riuscire ancora a parlare, ma vide chiaramente Olivia. Alzò una mano per indicarla, lei capì.
«Vuoi sapere come ho fatto? »
Dasha annuì.
« Quegli esseri contengono eezo, anche se in dose molto basse. La loro tecnologia non è troppo differente da quella della biotecnologia, per questo il Catalizzatore riusciva, dopo un contato fisico, a far si che diventassero parte di essa. Alla fine ha assorbito abbastanza eezo per tentare uno spostamento di fase, tutto coordinato dal Catalizzatore. Io non avrei saputo come fare. » disse atona.
Raschiando la gola, la Weaver riuscì a dire « Fun…ziona? » e indicò la corazza.
Il viso di Olivia si fece duro, i suoi occhi verdi sembravano due pietre. « Ho dovuto fare una scelta, ho detto al Catalizzatore di eliminare la causa del malfunzionamento. Ha potenziato al massimo la biotecnologia che ho in corpo. »
Alla Weaver ci volle un istante per capire, quando lo fece cerco di parlare ma ottenne solo suoni grotteschi e un violento bruciore di gola.
La guardò bene in viso. Aveva visto Olivia coraggiosa, seria, allegra, arrabbiata e strafottente nelle varie occasioni in cui si erano incontrate e affrontate. L’espressione che aveva in volto conteneva una punta di pazzia, di questo era certa perché le ricordava Isabella. Una persona normale sarebbe caduta nella depressione ma Olivia W. Shepard era troppo forte e allora non rimaneva che la follia.
« Non dire niente. » - Le disse Olivia con tono minaccioso - « Mio figlio contro l’interesse della galassia, un calcolo semplice. Porterò a termine questa missione . Riesci ad alzarti? »
Dasha si alzò, incamminandosi dietro di lei. Fu felice di questo, perché non avrebbe dovuto nascondere il disagio che le metteva. Nulla di strano che la salute mentale di Olivia ne avesse risentito, per il bene della missione aveva deciso di abortire. Pensò che era solo grazie alla biotecnologia se lo s.p.e.t.t.r.o. stava ancora in piedi, quella stessa tecnologia che le aveva permesso di rimanere incinta glielo aveva tolto.
“ Catalizzatore ci sei? “ scrisse Dasha sul suo omnitool.
“Si”
“ Cosa è successo ad Olivia? “
“ L’errore era troppo esteso e le attuali condizioni non davano il tempo necessario per le correzioni. Mi ha chiesto di fare tutto il necessario per metterla in condizioni di combattere e vincere. Immagino sia doloroso, ma la perdita del feto è trascurabile in questo momento. “
“ Fottiti! “ digitò terminando la discussione. Non sapeva se quella IA era in grado di comprendere quella reazione, ma non le importava.


*****


Isabella era certa che qualcosa non andasse con i suoi poteri. Qualsiasi cosa quegli strani esseri stessero facendo, aveva fatto aumentare notevolmente la concentrazione di energia oscura in tutta l’area dove si stavano radunando.
Non aveva nessun strumento per misurarla e non ne aveva bisogno, lo sentiva nel profondo. Percepiva le particelle di eezo 19 nel proprio corpo reagire. Una dolce sensazione, inebriante a cui sapeva essere pericoloso lasciarsi andare.
A quelle condizioni l'uso di poteri biotici non le costava fatica, erano anche molto più potenti.
Andare in “rosso”, far vibrare al limite ogni particella di eezo sua e dello spazio circostante, provocava un forte rilascio di noradrenalina e estrogeni.
Niente di strano che per lei combattere e uccidere fosse sinonimo di piacere, visto che questi ormoni venivano liberati.
Per sviluppare il “rosso” aveva chiesto che la studiassero su Noveria, aveva sopportato la sua repulsione verso ogni tipo di esame e test che le ricordava gli anni della sua prigionia. Essere esaminata era qualcosa che odiava.
Ma si rendeva conto che le sue tecniche avevano raggiunto un limite, che non poteva  da sola richiamare quel potere con cui aveva sconfitto Mythra Zon.
La prima volta che era andata in “rosso” per lei era stata una rivelazione, se le sue percezioni sensoriali erano superiori alla media, in quello stadio erano esaltate al limite delle sue capacità fisiologiche.
Uccidere, combattere ma soprattutto distruggere ogni speranza del suo avversario facendolo soffrire la eccitava, il suo desiderio sessuale saliva. Quando poteva faceva l’amore con Dasha, altre volte si sfogava da sola usando le sue mani.
Allo stadio “rosso” tutto questo diventava più violento, qualsiasi percezione del suo corpo, quasi al punto di avvertire dolore, almeno fino a quando non aveva imparato a controllarlo.
Alla Grissom, aveva osservato gli esami che compivano su Alexya, Diana e Trish mettendo estrema attenzione alla loro incolumità. I risultati ottenuti erano conferme di quello che sapeva.
Si sentiva un po’ in colpa verso Alexya, non si era davvero aspettata che la ragazza raggiungesse quel livello in maniera talmente precoce.
Ne avesse avuto idea, l'avrebbe addestrata per tempo. Forse aiutandola in modo che si trovasse un partner sessuale, ma su quella questione aveva la sensazione che Dasha la pensasse diversamente.
Non aveva reagito bene, quando aveva appreso che Alexya si masturbava dopo essere andata in “rosso”.
In quella condizione, erano gli stimoli più ancestrali e primitivi della mente a farsi sentire.
Per questo Isabella lottava per rimanere concentrata, in un confronto tra istinto e ragione senza precedenti in lei. Il primo era sempre stato quello dominante e non aveva mai sbagliato, ma in nessun caso prima di adesso si era trovata davanti a una tale concentrazione di energia oscura da poterla confondere, come stava accadendo.
Il secondo le suggeriva di studiare bene ogni mossa, quello che aveva davanti era qualcosa di enorme. Aveva letto Moby Dick, si sentiva come quegli uomini davanti alla leggendaria balena bianca.
Non aveva però nessuna intenzione di finire come il capitano Achab, lei avrebbe ucciso la sua “balena bianca” e sarebbe rimasta viva per goderne.
Per qualche ragione non riusciva a consumare l’energia che la circondava. Generando quelle che sembravano fiamme ma erano di natura biotica, consumava l’energia di ogni altro biotico risalendo, attraverso quella, ai suoi noduli di eezo facendoli impazzire innescando una forzata trasformazione nel 19. Adorava farlo, una volta aveva fatto esplodere i bulbi oculari a un salarian.
Ma senza un biotico le sue “fiamme” non si propagavano, l’energia oscura naturalmente presente era troppo rada perché ciò avvenisse.
Per contro, adesso, esse avrebbero dovuto propagarsi e consumare ogni cosa. Non era una questione di potenza o di qualità, come una semplice scintilla poteva provocare la più enorme delle esplosioni, così solo una minima energia del 19 in “rosso” avrebbe dovuto innescare una trasformazione in quella enorme massa di energia consumandola.
Invece vedeva le sue fiamme accendersi e spegnersi quasi subito attorno a lei.
In cielo quegli strani esseri la ignoravano, ne aveva eliminati alcuni, sperando in una reazione, ma sembrava che la cosa non avesse sortito il minimo effetto.
Loro continuavano a fluttuare in aria, intenti a disporsi in qualche schema che non capiva dalla sua posizione. Impossibili da raggiungere per lei, il volo era decisamente troppo per un biotico.
Sfruttando la situazione a suo vantaggio poteva raggiungere, con una combinazione di spostamento di fase, altezze ragguardevoli ma alla fine sarebbe sempre ricaduta verso il basso.
Una moltitudine di luci illuminò il cielo, una tempesta di fulmini colpiva il suolo, Isabella si muoveva veloce evitandoli. Contro veri fulmini non avrebbe potuto far molto, ma quella non era altro che energia oscura concentrata. Facile da percepire ed evitare. Non sparivano neanche subito, ma perduravano per una decina di secondi.
Il fenomeno era in aumento, quella era per adesso la sua manifestazione più violenta.
Sembravano uno strano assortimento di tutti i tipi di poteri biotici esistenti. Quando si scaricavano al suolo generavano un gran numero di anomalie, onde d’urto e ogni sorta di potere biotico in tutte le direzioni.
Lei passava in mezzo a quelle manifestazioni indenne, più attenta a evitare schegge volanti che l’energia biotica che attraversava senza problemi.  
Un fulmine biotico le cadde davanti, troppo vicino per evitarlo accelerò e ci si tuffò dentro brillando di un rosso acceso. Fuoriuscì dall’altra parte con una capriola in aria, squarciando il fulmine.
Rivolse nuovamente lo sguardo al cielo, quelle centinaia e centinaia di esseri parevano aver completato il loro lavoro. Nonostante l’altezza che li separava era sicura di una cosa, ognuno di essi stava fissando solo lei.
Comprese che l’ultimo fulmine non era caduto a caso.
Alzò le spade al cielo esultante. Le mani che le reggevano ero simili ad artigli di un mostro mitologico. « Mi avete fatto aspettare anche troppo!» gridò.
Una luce azzurra si accese sulla sua verticale, in mezzo al cielo.  Lei sorrise felice come una bambina. «D’accordo, vediamo un po’ chi la spunta! »urlò.
Era un predatore, per nessun motivo avrebbe mai dubitato delle sue azioni, nemmeno delle più insensate. La sua certezza non sarebbe mai crollata, neanche davanti a una sconfitta sicura. Solo le prede mostravano insicurezza.
Il fulmine squassò il suolo, pareti di palazzi crollati e altri detriti di grandi dimensioni fluttuarono in aria.
Una colonna di fiamme risalì verso l'alto, divorando il fulmine. Si alzò al cielo, pareva volesse aggredirlo. La colonna di venne un tornado, originando un fortissimo vento di risucchio. Attirando a se ogni traccia di energia biotica. Consumandola e accrescendo le proprie dimensioni.
Al suo apice comparve Isabella, sfruttando quella stessa energia si era fatta lanciare sino in cielo, al centro di quella colonna di fiamme. Nuda, con solo le spade strette nelle mani.
L’armatura era distrutta insieme al rivestimento biotico, il casco era andato e senza non poteva fare spostamenti di fase .
Era lei sola, senza nessun supporto, con i suoi poteri e le spade nel centro della formazione nemica avvolta da quel fuoco biotico che aveva acceso.
L’istinto aveva preso il sopravvento, tutta quella energia le aveva fatto perdere la ragione.
Attaccava senza più sapere o ricordare perché lo faceva. Totalmente pazza. Schiumando dalla bocca.
Per convertire quella enorme concentrazione di energia aveva dato tutta se stessa, ma era troppo perfino per lei. Lo sbalzo ormonale, originato da quello sforzo le aveva distrutto la mente.
Davanti a lei i nemici rimanevano fermi alle loro posizioni
Un cristallo rosso le si formò sul petto e crebbe, veloce e vorace. Altri comparirono a decine su tutto il corpo. Riuscì solo a lanciare un ultimo urlo di rabbia.
Il cristallo la inglobò completamente al suo interno, infine cominciò a precipitare verso il basso.
Quando successe smise di cadere, ma ritornò a salire condotta da quegli esseri.
La gabbia di cristallo con dentro Isabella si avvicinò a uno di loro, l'essere al centro esatto della formazione, senza parole ma sfruttando l’energia biotica comunicò a tutti gli altri « Abbiamo il nostro filtro. » Quindi si posizionò leggermente al di sopra di esso, facendolo sembrare assiso su un trono rosso. Un cacciatore che si vantava della sua preda.
Tutti i suoi simili cominciarono ad attingere energia da Isabella, questa si mischiò alla loro.
L’isotopo 19 convertiva inevitabilmente ogni particella di eezo con cui veniva a contatto, a lungo andare destabilizzava ogni forma di energia collegata ad esso.
Loro, i Xalielt, avevano trovato la soluzione. La presenza di un soggetto capace di gestire quel raro isotopo di eezo, era stata una sorpresa nelle proiezioni dei loro calcoli per le previsioni del futuro.
Ma quando si incontrava un’anomalia distruggerla serviva solo ad aumentare le infinite variabili del futuro, controllarla era la chiave per far avverare ogni previsione.
La soluzione era trovare un modo per gestire la trasformazione nell’isotopo, quella più semplice era disperdere l’energia che liberava. Una traccia energetica bassa non avrebbe innescato nessuna reazione.
Quell’energia suddita tra milioni di loro non sarebbe stata una minaccia. Rendendoli nel contempo più forti.
Rimaneva da intrappolare il soggetto, la sua fuga dalla loro unità di infiltrazione era stata un peccato ma avevano ottenuto dati utili sulla condizioni cerebrali di lei.
Eezo 19 non può agire contro se stesso, la soluzione auspicabile era che si imprigionasse da sola.
Instabile e difficile da controllare, queste erano due delle caratteristiche dell'isotopo. Per questo non l’avevano usato nella loro trasmutazione. La soluzione del problema non presentava interrogativi, se il soggetto fosse andato fuori controllo anche dagli istinti più primitivi il 19 si sarebbe manifestato come prima cosa contro il suo portatore.
Essendo lei capace di indurre una cristallizzazione dell’energia, era altamente probabile la formazione di cristalli sul soggetto in modo confusionario che portassero  al suo imprigionamento.
Sia innescare questo processo che indurre un crollo psicologico nel soggetto richiedevano la stessa cosa: una grossa quantità di energia.
Per questo l’avevano colpita con quell’enorme flusso di energia biotica. Le sue analisi comportamentali non lasciavano dubbi, davanti a uno scontro diretto non avrebbe cercato la fuga, indipendentemente dalle possibilità di vincere.
Non avevano bisogno di lei per la vittoria, la sua cattura e uso era solo un premio aggiuntivo. Presto l’essere umano imprigionato dal suo stesso potere sarebbe diventato l’unico esemplare di terrestre in vita.
Con l’uso dei cloni del soggetto avrebbero avuto per sempre il dominio anche dell’eezo 19, finché non avessero trovato un modo per innestarlo in loro.
Il  ricordò che di lei esistevano già tre cloni la cui posizione era sconosciuta, attraversò quel enorme mente alveare. Non aveva importanza, se necessario potevano ottenere un clone adulto in qualche ora.
Un altro piano prevedeva la fertilizzazione del soggetto tramite le unità mutaforma, la memoria del primo umano che avevano copiato si era dimostrata utile a sviluppare quell’idea.
Il DNA era una costruzione elementare, la cui unica complessità stava nelle infinitesimali dimensioni delle singole parti. Avrebbero solo dovuto costruire del liquido maschile sintetico, con programmi di controllo già inseriti.
L’ibrido uomo/macchina così ottenuto, aveva ottime possibilità di unire la fedeltà delle loro creazioni alla possibilità di usufruire del 19.
Un esperimento su cui avrebbe avuto millenni per disertare, ormai il tempo come qualsiasi altro bisogno era un valore privo d’importanza. La loro attuale condizione era eterna, la morte non li riguardava più.
 
   
 
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