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Autore: _Falsa Pista_    29/09/2017    2 recensioni
Merlin è un giovane ragazzo che gira il mondo in autostop, con un enorme zaino rosso, una tenda azzurra e la testa piena di sogni e avventure.
Cosa succede se, un giorno, mentre si apposta sul ciglio della strada col pollice alzato, passa una grande e nuovissima macchina bianca guidata da un giovane, biondo e ricco Arthur Pendragon?
Si fermerà o passerà oltre?
Una scelta semplice, ma con un sacco di conseguenze.
Storia già completata, pubblicazione (si spera) regolare.
Genere: Commedia, Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: I Cavalieri della Tavola Rotonda, Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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.Capitolo 3.
 

Arthur si sentiva strano.
Erano giorni che si sentiva strano, nella testa, nei pensieri.
A volte si era scoperto a fischiettare per la strada.
Un’altra volta si era volontariamente chinato in un’aiuola per raccogliere un paio di lattine abbandonate da qualcuno per poi buttarle nel bidone più vicino.
E poi, cosa assolutamente sconvolgente, era almeno una settimana che, non si sa bene come, si dimenticava di spruzzare il suo potentissimo insetticida dentro l’auto.
Decisamente qualcosa nella sua testa aveva smesso di funzionare bene, Arthur era seriamente preoccupato.
Rifletteva così appoggiato alla sua macchina bianchissima in attesa di Mithian.
Mithian era stata la sua ragazza per un anno, gli era stata presentata da suo padre, avevano partecipato a così tante riunioni e cene aziendali insieme che alla fine le aveva chiesto di diventare la sua ragazza.
Dopo un anno era stata lei a lasciarlo, definendolo distante, insensibile, poco attento ai suoi bisogni.
Arthur non aveva potuto far altro che darle ragione.
Era esattamente quello che si sentiva. Le voleva bene, però era distante, non era nei suoi pensieri, nella sua mente, appena sotto la superficie era come se non ci fosse.
Era sempre stato così, con tutte le ragazze con cui era stato, sempre distante, diverso, inspiegabilmente sembrava fossero sempre su lunghezze d’onda completamente diverse.
L’arrivo della ragazza interruppe i suoi pensieri. Era molto curata, molto bella, sorrideva, ma il suo cuore non accelerò nemmeno mezzo battito.
Si salutarono cortesemente, decisero di fare un giro per il paese.
Arthur si guardava continuamente intorno, ma nessun gregge di pecore sembrava di passaggio, nessun cane fangoso, nessun Merlin fischiettante.
Che poi, da quand’è che gli fregava qualcosa dei greggi di pecore?
Si schiaffò una mano in faccia. Stava decisamente impazzendo.
“Arthur, cos’hai? Stai male?”
“No, figurati, sono solo un po’ stanco, sai, il lavoro...”
Così andarono a prendere un caffè dal bar di Gwen, salutarono Lance che usciva in quel momento, si sedettero a un tavolino assolato.
“Sai,” cominciò Mithian “Hai presente il figlio dell’avvocato?”
Però, stranamente, prendere il caffè non sembrava poi così divertente come gli era parso il giorno prima con Merlin.
“Continuava a venire nel mio ufficio sostenendo che era meglio controllare le pratiche insieme, così, per evitare errori..”
Chissà cosa stavano facendo i suoi amici... Per un momento si immaginò Merlin che stendeva al sole le magliette di calcio appena lavate, per poi stendersi al sole a sua volta, magari con un libro in mano.
Oppure se lo immaginò nel bosco, chino alla ricerca di funghi, di bacche, di radici.
“Poi l’altra sera ho trovato una rosa sul tavolo e mi sono detta: questo cosa significa?”
Si immaginò Merlin, barbuto come il più arretrato degli ominidi e vestito di pellicce mentre frugava sotto le foglie alla ricerca di provviste.
Che poi, un primitivo con gli occhi blu chi l’aveva mai visto?
“E mentre stavo per uscire l’ho trovato che mi aspettava davanti all’ufficio, con un’altra rosa in mano...”
Se lo immaginò rincorso da una tigre dai denti a sciabola e scoppiò a ridere.
Solo per ritrovarsi davanti l’espressione sconcertata di Mithian.
“Scusa, mi ero un attimo distratto, continua pure...” le disse imbarazzato. Ma cosa cavolo gli era preso?
“Non hai ascoltato nemmeno una parola, vero?”
“No, qualcosa sì... Stavi parlando dell’avvocato, no, di suo figlio, di una rosa, degli occhi blu...”
Mithian lo guardò perplessa.
“Occhi blu? Ho come l’impressione che a quelli ci stavi pensando tu, invece! Dimmi la verità, stai frequentando qualcun’altra?” poi si accorse della domanda troppo diretta e corresse il tiro “Cioè, ovviamente puoi vedere chi vuoi, la mia era solo una curiosità, non voglio farmi i fatti tuoi...”
“No, ma figurati, non ho problemi a dirtelo. Non sto vedendo nessuna, te lo assicuro.”
E questa, almeno, era una piccola certezza nei suoi pensieri incasinati.
Non era innamorato di nessuna ragazza.


***

Ormai era pomeriggio inoltrato e la squadra intera si stava cambiando per prepararsi all’allenamento, mentre Merlin guardava sconsolato le impronte fangose che piano piano si spargevano sul pavimento fino a pochi secondi prima immacolato.
“Bene bene, ragazzi, è giunto il momento di raccontare tutto al buon vecchio Gwaine” disse il ragazzo dai capelli lunghi voltandosi verso i compagni.
“Ma cosa cavolo stai dicendo?” chiese Elyan, perplesso.
“Forse tu non sei informato bene quanto me, però oggi ci sono stati ben due bellissime avventure amorose tra i nostri amati compagni, vero ragazzi?”
Lance sprofondò il viso nella mano, sconsolato. “Ma com’è che tu sai sempre tutte queste cose?”
“Sono curioso e ho molte persone a cui non dispiace darmi qualche informazione sui cazzi degli altri...ma! Bando alle ciance, come è andata?”
“Bene, in realtà” rispose Lance sorridendo.
“Ma cosa è successo?” si intromise Merlin curioso.
“Il nostro caro Lance si è trovato la ragazza, non è vero caro?
“In realtà non è proprio ufficiale, per ora stiamo solo uscendo...”
“Traduco io: vuol dire che non siete ancora andati a letto... ahia! Ma perché mi maltratti in questo modo?”
Un’altra mano schiaffeggiò la nuca di Gwaine “Ehi, ma cosa vi prende a tutti? Perché mi picchiate? E poi, Parsifal, a te cosa avevo fatto?”
“Sei un cretino” rispose Elyan al posto di Parsifal.
“A già, è vero che Gwen è tua sorella...”
“Permesso” interruppe Merlin, passando di gran carriera spingendo uno straccio fangoso e umido con un enorme spazzolone rosso.
Merlin, si può sapere per quale assurdo motivo stai passando lo straccio mentre siamo ancora tutti qui? Stai dando fastidio a tutti” sbottò Arthur.
“In realtà sei l’unico che si lamenta” rispose il moro accelerando e costringendo l’altro a balzare sulla panca per schivare l’orribile straccio sporco. “E poi se lascio che il fango si asciughi sul pavimento dopo ci metto ore a pulire...”
“Ragazzi, siete adorabili, però qui c’è ancora qualcuno che non ha raccontato a tutti noi, e in particolare a me, le sue odierne avventure” richiamò l’attenzione Gwaine.
“Cosa ci fai in piedi sulla panca?” chiese Parsifal perplesso, ma l’altro lo ignorò perché troppo impegnato a scrutare i compagni con aria teatrale.
“E sto parlando di te!” disse indicando Arthur con grande solennità.
“Sei il solito buffone, Gwaine, e sui può davvero sapere come sai sempre tutti i fatti nostri?”
“Non tergiversare! Come è andata?”
“Bene, cioè, no, cioè, nel senso...” Arthur odiava non sapere cosa dire. Specialmente davanti a un cretino come Gwaine.
“Cosa è successo?” Chiese Merlin, sporgendosi dalla stanza attigua dove stava strizzando l’orribile straccio marrone dentro un grande lavabo.
“Arthur aveva un appuntamento con la sua fighissima ex-fidanzata! Allora, come è andata?
“Dimmi un solo motivo perché dovrei raccontartelo...”
“Perché potrei passare il resto della settimana a chiedertelo incessantemente” rise Gwaine.
“Ti conviene rispondere”convenne Parsifal.
“Siamo andati al bar, poi abbiamo fatto un giro, tutto qua. Non è successo niente, e credo che non succederà mai niente. Non provo nessun sentimento particolare per lei è solo una simpatica collega...”
“Che tristezza, e io che volevo i particolari scabrosi...”
“Da ‘fidanzata’ a ‘simpatica collega’, che tristezza, Arthur” commentò Elyan, battendo una pacca sulla spalla dell’amico.
“Ma ora passiamo a un altro, Merlin, vieni qui, e senza stracci disgustosi”
“Sono disgustosi perché voi, e te in particolare, non vi togliete le scarpe quando entrate...”
Gwaine fece un gesto vago con la mano, come per scacciare le parole pungenti dell’altro, poi si curvò a fissarlo, dall’alto della panca su cui ancora si trovava.
“Quand’è che ti vedremo con una ragazza?”
“Eh?” chiese Merlin perplesso.
“Domanda semplice, Merlin, sono mesi che sei qui, hai quell’aria dolce e premurosa, e un po’ stupida, a dir la verità, che piace tanto alle ragazze e allora io ripeto, quand’è che ti vedremo con una ragazza?”
“Credo che sia inutile chiederti come la cosa possa interessarti, comunque credo che sia piuttosto difficile che mi vedrete con una ragazza in quei termini, vedete, a me piacciono i ragazzi.”
“Eh?!” esclamarono i ragazzi, girandosi verso di lui.
“Ma davvero?” chiese Gwaine con un sorriso furbo.
“Ti sembra una domanda intelligente?” ridacchiò Merlin, con le mani sui fianchi.
“Scusa tesoro, posso essere la tua ragazza?” chiese invece quello ridacchiando e inchinandosi e porgendo una mano all’altro, che scoppiò a ridere.
“Non sei proprio il mio tipo”
“Ma così mi spezzi il cuore”
“Tu hai un cuore?”
“Cos’ho che non va, sono troppo figo per te?”
“Sarà senz’altro quello” ridacchiò Merlin, mentre tutti scoppiavano a ridere davanti a Gwaine che si portava le mani al petto con aria sofferente e rantolava giù dalla panca.
Arthur fissava la scena con occhi spalancati.


***


Non è che l’allenamento non stesse procedendo bene. Anzi, a dire il vero, procedeva in maniera piuttosto simile ai molti che li avevano preceduti.
Solo che, e la cosa cominciava a ripetersi un po’ troppo frequentemente per i suoi gusti, Arthur non riusciva a concentrarsi.
Pensava alla conversazione dello spogliatoio, pensava a Merlin chiedendosi come avesse fatto a non accorgersi prima del suo essere gay, a come tutto questo cambiava un sacco di cose...
Che cosa poi? Alla fine cosa sarebbe dovuto poi cambiare? Che importava che a Merlin piacessero i ragazzi invece che le ragazze? Ad Arthur, questo, cosa importava?
Mentre continuava a correre in cerchio lungo il campo per il riscaldamento provò a scacciare quel pensiero costante.
Non ci riuscì, così provò a concentrarsi meglio per analizzarlo una volta per tutte.
Merlin era gay. Bene. Questo voleva dire che si innamorava dei ragazzi, magari proprio di uno di loro. Magari di Parsifal, o di Lance... O di Gwaine! Gwaine era così disinvolto, sempre provocatorio, affascinante a modo suo... Sicuramente per Gwaine maschi o femmine non facevano poi troppa differenza, quando c’era da divertirsi... Non è che magari tra i due c’era già stato qualcosa e lui non se ne era accorto?
Il solo pensiero di Gwaine e Merlin insieme sotto le coperte lo fece raggelare e cercò in ogni modo di convincersi che a Merlin uno come Gwaine non sarebbe mai potuto piacere in quel senso.
Che poi, che ne sapeva lui dei gusti di Merlin...Chissà con quanti ragazzi era già stato, chissà...
“Aaaaahhhh!!”
Un urlo tremendo lo distolse dai suoi pensieri sconclusionati e appena riapprodò nella realtà si accorse di Elyan accasciato per terra che si stringeva una caviglia e digrignava i denti per il dolore.
“Elyan, che succede?!”
Elyan mugugnò di dolore e non rispose, mentre gli altri ragazzi della squadra si affollavano intorno a lui cercando di capire cosa fosse successo.


***


Ormai era sera inoltrata e Merlin era solo negli spogliatoi della squadra di calcetto.
Tutto, finalmente, era pulito e in ordine.
Dopo che Elyan era inciampato, slogandosi fortemente una caviglia, l’allenamento era stato interrotto, Arthur aveva raccattato portafoglio e cellulare ed era balzato sulla sua fiammante auto nuova per portare di corsa l’amico all’ospedale più vicino. Che, data la collocazione geografica di Lois, no era affatto così vicino.
Gli altri ragazzi avevano finito l’allenamento poi, dopo essersi lavati e cambiati, uno dopo l’altro erano rincasati.
Merlin, che aveva indossato un infeltrito e accogliente maglione blu per proteggersi dall’aria fresca della sera, aspettava seduto su una panca dello spogliatoio, le braccia attorno alle ginocchia, la testa immersa nei pensieri.
Poi, la porta dello spogliatoio si aprì.
“Che ci fai ancora qui?” chiese Arthur, ancora in tenuta sportiva, entrando nello spogliatoio.
“Come sta Elyan”
“Bene, l’anno fasciato per bene, e deve stare a riposo per tre settimane, ma la caviglia non è rotta. L’ho riaccompagnato a casa.”
“Sei stato gentile” sorrise Merlin.
“Per un amico questo non è niente” disse Arthur, togliendosi la maglietta e andandosi a sciacquare al lavandino.
Merlin fissava la sua schiena e le spalle, le braccia e il colore chiaro della pelle, ma fu attento a non farsi scoprire quando Arthur si girò verso di lui.
“E comunque, tu che ci fai ancora qui? Perché non sei tornato alla tua grotta?”
“Ehi! Non sto in una grotta bensì in una tenda. Comunque, io, che sono una persona gentile, ti ho portato queste” e glia allungò un sacchettino di carta.
“Eh? Cosa. Mi hai portato da mangiare? Grazie mamma!” disse Arthur ironico, ma il suo sorriso stupito era sincero.
“Frittelle di mele?! Per un attimo pensavo fosse qualcuno dei tuoi cibi primitivi...”
“ Io non mangio cibi primitivi, solo cibi sani, al contrario tuo! E rispettosi dell’ ambiente, della natura...”
“Degli scoiattoli, dei facoceri selvatici, dei piccioni viaggiatori... Si, bravo Merlin, continua così  che salverai il mondo” lo prese in giro l’altro.
“Antipatico” si imbronciò Merlin, poi si alzò, spense la luce e seguì Arthur che stava uscendo dallo spogliatoio.
“Che bella Luna!” esclamò il moro alzando gli occhi verso il cielo ormai buoi “Credo che andrò proprio a farmi una bella passeggiata in montagna...”
“Come una passeggiata in montagna?”
“Tranquillo, ora ti spiego...Esiste una cosa” cominciò Merlin, alzando la mano destra e muovendo alternativamente avanti e indietro l’indice e il medio “che possono fare gli esseri umani e che si chiama camminare...”
Lo scappellotto che Arthur gli rifilò sulla testa lo fece desistere dal continuare la sua spiegazione.
“So cosa vuol dire camminare, primitivo decerebrato e arcaico, quello che voglio dire è che è notte, che senso ha andare in un posto di notte che tanto non ci vedi nulla e rischi di perderti, inciampare, cadere in un burrone e venire sbranato da una lince affamata...”
“C’è la Luna. Con la Luna ci si vede benissimo. E poi le linci non vivono in questa regione!”
“Certo, certo, come no... Facciamo così allora, ti faccio anche un favore... se tra tre giorni nessuno ha più tue notizie allerto la polizia e gli dico che il giorno della tua scomparsa indossavi un bitorzoluto maglione blu e che io ho provato in ogni modo a dissuaderti e...”
“No, Arthur, smettila di blaterare e ascolta me, invece” disse Merlin, indicando sé stesso per attirare l’attenzione dell’altro “Ora tu vieni con me e io ti dimostrerò che non moriremo in un burrone e che le linci non ci sono in questa zona.”
Merlin sorrideva e i suoi occhi luminosi si vedevano anche nel buio del piazzale.
Arthur pensò di aver voglia di accettare qualsiasi cosa l’altro avesse intenzione di proporgli che comprendesse o meno linci e precipizi. Ma non voleva assolutamente sembrare troppo cedevole e così assunse un’aria scettica, una delle sue migliori arie scettiche e chiese: “Cosa riceverò in cambio di questo favore che, forse, potrei farti?”
“Delle altre frittelle”
“Come scusa?”
“Delle altre frittelle di mela fatte da me e, se vuoi, una tazza di the alle erbe selvatiche...”
“Va bene, ma solo se ritiri il the dall’offerta”
“Guarda che è buono il the che faccio io, perché non ti fidi?”
“Perché sei un cavernicolo. Dunque, togli il the e aggiungi una frittella, giusto?”
“No, tolgo il the e non aggiungo nulla, perché sei un prepotente!” si indignò fintamente Merlin.
“Allora non vengo più”
“Ma se stai già camminando!” rise Merlin e Arthur pensò che una risata così sincera e contagiosa non l’avesse mai sentita in vita sua.
Si guardò intorno. Avevano incominciato a camminare lungo un sentiero circondato da alberi non troppo fitti.
Obiettivamente non ci vedeva un cazzo e si premurò subito di informare l’altro della scomoda situazione.
Merlin, che procedeva tranquillo davanti a lui, sembrava invece completamente a suo agio in quella circostanza.
“E’ perché non sei abituato al buio. Scommetto che la tua casa è piena di luci e sensori che ti illuminano il percorso ogni centimetro che fai... Devi cambiare atteggiamento qui, devi attivare tutti i sensi, sentire i suoni, gli odori, vedere le ombre, i piccoli indizi che ti fanno capire che sei sul sentiero giusto...”
Arthur inciampò goffamente.
“Dannata radice!” si rialzò spolverandosi i pantaloni “E tu smettila di ridere, che se ti ambienti al buio è solo perché sei un cavernicolo poco evolu...”
Non finì la frase. Merlin gli era ora venuto vicino, molto più di quanto era mai stato, e lo guardava negli occhi. Poi si mise un dito davanti alle labbra.
“Shhhh” il suo sospiro arrivò a sfiorare il viso di Arthur. Merlin era serio, rilassato, sorridente.
Arthur era rapito.
Merlin sorrise, si girò e riprese a camminare.
Arthur lo seguì, provò a fidarsi e, finalmente, cominciò a capire quello che l’altro aveva voluto dirgli.
Cominciò a sentire il fruscio costante intorno a lui, anzi, no, non un fruscio, ma mille suoni diversi, tenui, forti, vicini o più distanti. Il vento leggero frusciava in altro sugli alberi, le foglie scricchiolavano tenui sotto le scarpe e i cespugli intorno erano pieni di suoni impercettibili.
A volte tacevano.
E poi gli uccelli. Il bosco era pieno di cinguettii, trilli, costanti gorgheggi o richiami improvvisi.
Cominciò a sentire la vita scorrere intorno a lui.
Non vedeva praticamente nulla, ma sentiva, sentiva come mai aveva sentito prima di allora. Sentiva l’aria con la pelle, la brezza, l’aria fresca sul viso, e sentiva con l’olfatto, mentre camminava, il variare dei profumi che le piante attorno a lui sprigionavano. Non si era mai soffermato sui particolari come stava facendo in quel momento, l’odore umido delle foglie, il piccolo tonfo delle scarpe che colpivano i sassi del sentiero in salita, il gorgoglio timido di un qualche ruscello nascosto nel buio da qualche parte attorno a lui.
Il sentiero comincia a diventare più ripido, Arthur sentiva il calore e la fatica del corpo in movimento, ma era da tanto che non si sentiva così inspiegabilmente rilassato.
Forse non lo era mai stato.
Ancora incespicava leggermente, di tanto in tanto, però si era accorto di vederci.
Mai aveva pensato che la Luna potesse emanare, anzi, riflettere tanta luce eppure in maniera così discreta, così delicata...
Era un incantesimo.
E Merlin, che camminava leggero davanti a lui, era il mago che stava rendendo possibile tutte quelle emozioni primordiali e vivide dentro di lui.
Merlin...
Arthur vedeva la sua figura come un’ombra, eppure, anche nel suo essere ombra, allo stesso tempo era luce, silenzio, delicatezza.
Merlin era uno spirito della natura nel suo ambiente d’origine.
Riusciva a rendere familiare quel luogo, quell’ambiente a lui così estraneo, camminava nell’oscurità come se riuscisse a vedere ogni contorno di ciò che lo circondava.
Arthur si accorse di come tutti i suoni della vita nascosta eppure presente intorno a lui non lo intimorissero, non lo agitassero, ma invece lo facessero sentire come parti di tutta quella vita segreta, come un ospite inusuale eppure benvoluto di uno spettacolo solitamente nascosto agli uomini.
Era sicuro che Merlin centrasse anche in tutto questo.
Infine uscirono dal bosco. Una radura di cui non aveva mai immaginato l’esistenza si apriva davanti a loro, i contorni degli alberi attorno come sagome e ombre indistinte. Da lì si vedeva tutta la valle o meglio, la si poteva immaginare dalle poche, lontane luci di qualche casa o dei rari lampioni sparpagliati nell’oscurità davanti a loro. Molte, molte di più erano altre luci.
Le stelle sopra di loro.
Merlin si sedette sul prato, le braccia attorno alle ginocchia.
Arthur lo imitò.

 
 
.Angolo dell’autrice!.
Salve a tutti, chiedo subito perdono per il giorno di ritardo, ma proprio non sono riuscita a pubblicare prima.
Detto questo spero che la storia vi stia piacendo almeno un po’, dato che a me è piaciuto molto scriverla. J
Cosa ve ne pare dei personaggi? IC? OOC? Fatemelo sapere in una recensione, che ho bisogno di consigli e pareri.
Auguro una splendida giornata a tutti, ciao,
_Falsa Pista_
  
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