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Autore: FriNet    30/09/2017    1 recensioni
Shion alzò la mano per calmare la furia di Hilda, ma la ragazza, ancora furente, si limitò a mordersi il labbro inferiore mentre Agape le strinse una mano nella sua.
Shion sospirò, doveva aspettarsi quella reazione ma purtroppo il suo compito non era ancora finito.
“Hilda”
Disse guardando la rossa.
“Agape”
Spostò lo sguardo sulla bionda.
“Il vostro allenamento è quasi alla fine e, per quanto mi dispiaccia, non potete rimanere senza maestri all’improvviso, due dei migliori Gold Saints si sono proposti di prendervi come allieve, siccome erano con i vostri maestri quando essi…”
Disse indicando i due uomini, fino a quel momento rimasti in disparte.
“Una sorta di contentino…”
Genere: Comico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gemini Kanon, Gemini Saga, Leo Aiolia, Nuovo Personaggio, Sagittarius Aiolos
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Angolino di Net: Salve a tutte, ci scusiamo per il ritardo ma in questi giorni siamo entrambe un pò di fretta, quindi non perdo molto tempo e vi lascio subito al capitolo, diteci cosa ne pensate mi raccomando!
Buona lettura!

“Forza, ripetete dopo di me. Je suis Camus.”
“Je suis Hilda.”
“Je suis Agape.”
“Je suis Aiolos!”
“Ge suiS Milo.”
Camus storse il naso guardando Milo, faceva davvero schifo in francese. Eppure lui ci metteva tutta la buona intenzione. Sorrise di poco e guardò Hilda.
“Attenta al Je, fallo più morbido, Agape ricorda che Je e suis sono due parole cerca di farlo sentire, Aiolos. Cerca di mettere sul tuo nome, alla seconda O un accento aperto più sentito. Darà un tocco di classe. Milo…”
L’acquario guardò l’amico d’infanzia con insofferenza mentre Aiolos, Agape ed Hilda sorridevano e parlavano tra loro come ragazzine che avevano appena comprato il primo lecca lecca.
“Milo…fai schifo. Si dice Je, non Ge!”
“…Dov’è…la differenza?”
“La S di suis, anche se si scrive, si sente pochissimo e ah, con te mi arrendo. Parli francese come un topo spagnolo!”
All’entrata dell’arena, Kanon, guardava il tutto sghignazzando ormai da un’oretta, pochi secondi dopo suo fratello fece la sua comparsa.
“Oh, l’ho trovata finalmente! Ma…cosa stanno facendo li? Kanon, ne sai qualcosa?”
“Certo, sto osservando dall’inizio. È stato piuttosto divertente. Agape ed Hilda stavano chiacchierando ai lati dell’arena. Milo è arrivato per allenarsi ed Hilda ha cominciato a prenderlo in giro. La situazione si è infuocata ed hanno iniziato a litigare, Agape non sopportava gli insulti e si è messa dentro anche lei. E’ arrivato Aiolos a fermare Agape, e Milo ha proposto ad Hilda una sfida. Ma prima che la nostra piccolina potesse rispondere…Camus ha fermato i suoi bollenti spiriti con un pugno in testa. Ed alla fine tutti a far francese. Non sono carini Saga?”
Saga non rispose. Si mise soltanto una mano sulla faccia. Forse Hilda, da quando aveva conquistato l’armatura, stava facendo un po’ troppo quello che le pareva…
“La manderò in missione con qualcuno. Partirà stasera.”
“Eh-Eh? Aspe-phwuah coff  coff!”
Nel girarsi, Saga, aveva sventolato in faccia a Kanon la sua folta criniera. Ma questo non impedì al più piccolo di corrergli dietro fino al tredicesimo tempio.
Shion guardò i gemelli. Non amava quando se li ritrovava davanti entrambi. Soprattutto in abiti borghesi. Perché? Perché primo, preferiva vederli meno possibile, voleva avere poco a che fare con gente poco sana di mente. E secondo doveva stare attento a non sbagliare interlocutore.
“E così… vorresti mandare la tua allieva in missione.”
“Già.”
Rispose Saga impassibile. Bene Shion aveva capito chi era chi. Il Gran Sacerdote annuì e si alzò sparendo per un attimo dietro le tende rosse. Tornò pochi istanti dopo con in mano una trentina di fogli.
“Bene, bene, bene…  ho disponibili due missioni. Ma prima avrei una domanda…”
“Mi dica”
Shion indicò Kanon con espressione perplessa.
“Perché c’è anche lui?”
“Presenza”
Si sbrigò a rispondere l’interessato.
“….senti ragazzino, ho molti più anni di te, credi di farmela?!”
Silenzio.
“Comunque tornando alla missione…credo questa possa andare bene. Ha conquistato l’armatura da poco e come primo passo è perfetta.”
“Dove sarà inviata?”
Chiese Saga un po’ preoccupato.
“Svezia. Tranquillo. Non devi-“
“Svezia?! NO!”
Shion e Saga voltarono lo sguardo su Kasnon il primo irritato dall’urlo. Il secondo perché credeva che era impazzito del tutto.
“Come sarebbe a dire no? Kanon io sono il sommo sacerdote ed io decido.”
“Cioè…ma la Svezia è piena di pericoli e non saprà orientarsi e…”
“Oh tranquillo. Aphrodite è svedese. Li manderò insieme.”
A Kanon caddero le braccia. Proprio quello voleva evitare. Quel fioraio maledetto…eh no.
“Shion. Mi offro io di accompagnare l’allieva di Saga. E’ da tanto che non vado in viaggio e con questa ragazza la mia voglia da guerriero si è risvegliata!”
Shion prima rise, poi guardò Saga che fece annuì.
“Bene Kanon. Ti affideremo la vita di questa povera crista. Ma non andrete in Svezia. Te la sei cercata.”
“ E dove andremo?”
 
Il giorno dopo, al porto, erano andati anche Saga ed Agape per salutare i due che stavano partendo per la missione.
Hilda abbracciò l’amica.
“Ti porterò un souvenir. Magari un amuleto d’amore.”
“Non mi serve, so cavarmela da-“
“Va bene allora non te lo riporterò.”
“….portalo, portalo.”
Kanon ed Hilda salirono sulla nave dopodiché, Saga, con fare rassicurante mise una mano sulla spalla della bionda.
“Se tutto va bene ce la riporta con una gamba  rotta.”
Dopo un notevole cambio di colore da parte di Agape, era ora per entrambi di tornare al proprio tempio. Ce l’avrebbe fatta la nostra ragazza a superare con indifferenza la casa del leone?
Si avviò col gold dei gemelli alla volta del Santuario…ma quando iniziò la scalata la prima cosa che fece fu chiedere a Saga di andare lento perché lei aveva una –immaginaria- storta alla caviglia.
Fu anche divertente il viaggio fino alla terza casa. Agape si autoinvitò anche, volle vedere la camera di Hilda, si offrì di fare qualche pulizia…ma quando lo sguardo di Saga cominciò a variare capì che era ora di sloggiare.
Attraversò la casa del cancro, anzi…venne buttata fuori letteralmente. Death Mask non voleva essere interrotto dai sotto rango mentre cantava.
E purtroppo era li…davanti alla casa di Aiolia. Avrebbe dovuto affrontarlo.
 
Sulla nave, Kanon ed Hilda guardavano il mare. La prima con un colorito violaceo, intenta a guardare il mare con un’espressione vuota. Il secondo alternava lo sguardo fra Hilda, preoccupato….forse…e l’acqua.
“acqua…acqua…acqua…”
“Se guardi le onde ti farà ancora più male. Allontaniamoci prima che tu possa vom-“
Prima che potesse finire la frase…la rossa diede di stomaco in mare….mosso a compassione, Kanon la prese in braccio portandola seduta su uno scalino che conduceva alla parte superiore della nave.
“Beh? Va meglio”
Hilda lo guardò da capo a piedi. Poi gli si mise a ridere in faccia. Ora un bagno in mare non glielo levava nessuno a quella sfacciata. E Kanon ci era tanto vicino.
“Sai? Indossando l’armatura e dicendolo con quell’espressione sembra che ti preoccupi sul serio.”
“Ma…”
“Ti sta bene come se fosse la tua”
Nemmeno ebbe la voglia di ribattere il poveretto. Si limitò a sedersi accanto alla ragazza. In silenzio.
“Cosa dobbiamo fare in questa fantomatica missione? E perché sei venuto tu con me?”
“Pare per qualche strano motivo, nel posto in cui stiamo andando, la notte venga un freddo spaventoso…mentre di giorno un caldo afoso.”
“Quindi….possiamo farci un bagno?”
“NO!”
Hilda fece una smorfia mordendosi il labbro. Possibile che non le faceva fare mai nulla? Eppure dicevano che era Saga quello sulla retta via no?
Kanon vide l’espressione ‘leggermente’ indignata dell’altra. Sospirò rassegnato e le mise una mano sulla testa
“Uno solo. E corto!”
Dopo aver sorriso, ed essersi scambiata uno sguardo d’intesa con Kanon, Hilda cercò di dormire per il resto del viaggio. Per non vomitare.
Trascorse più o meno veloce e dopo un’oretta…i due sbarcarono in un’isola che sembrava più abbandonata che altro.
La prima persona che incontrarono appena scesero fu un’insolita pittrice che stava dipingendo il mare. Aveva dei lunghi capelli marroni e gli occhi color oceano. Incuriositi si avvicinarono a lei.
Ella si girò e l’abbigliamento di Kanon la colpì, ma dopo avergli fatto una smorfia passò a guardare Hilda.
“Salve ragazzi, cosa vi fa giungere a Portofine?”
Disse la donna sorridendo appena ed interrompendo di dipingere. Hilda stava per risponderle e, probabilmente rivararle tutto della missione. Ma secondo Kanon non era saggio farlo alla prima persona incontrata quindi fu il cavaliere a rispondere.
“Siamo in missione. Lei è…?”
“Il mio nome è Agata. Sono una pittrice…ogni giorno vengo qui per  dipingere la bellezza del mare. Ogni sua più pura sfumatura, ogni colore ed ogni onda che il giorno prima non ha potuto regalarmi.”
“….Agata…il mare…è acqua. A me sembra sempre uguale. L’unica cosa speciale che ha è che ci sono pesci…”
Disse Hilda alla donna.
“Lui è libero. Io no…”
Sorrise amaramente allungando una mano verso l’orizzonte, e prima che la rossa potesse ribattere venne trascinata via da Kanon.
“Hey!”
“Ci siamo imbattuti con una svitata, andiamo al paese più vicino e parliamo con qualcuno. Completiamo la missione ed andiamocene a casa”
“Ma il mio bagno?”
“Lo farai a casa. Muoviti.”
“A cas-! HEYYYYYYYYYY! ASPETTAMI!”
 
Mentalmente instabile, Agape era ancora ferma davanti la casa del leone, finché da essa non uscì qualcuno a passo lento. Che avanzava per le scale. Si fermò a pochi metri da Agape e…
“Aphrodite?! Che ci facevi a casa di Aiolia?”
“Sto andando da Death, sai. Ho amici anche io.“
“Pensavo parlassi con Hilda solamente! Insomma sei così…così…”
Proprio in quel momento, dall’occhio sinistro di fish iniziò ad uscire qualche lacrima.
“Oh, ti manca….scusa non avrei d- hey, hey che fai?”
Il sopracitato stava avvicinando l’indica all’occhio sempre di più, fino a toccarselo. A quel punto Agape rabbrividì, e solo quando il gold estrasse un vetrino, più comunemente chiamato lente a contatto, la bionda lanciò un urlo, che sentì anche Mu, svenendo sul posto.
“Dannazione…bruciava troppo… spero se ne dimentichi.”
Facendo l’indifferente, il ragazzo superò con nonchalance Agape, dirigendosi alla casa del cancro dove Death lo aspettava per sfidarlo al karaoke.
 
Hilda scansava il cibo con la forchetta. A quanto pareva non aveva intenzione di mangiarsi la sua sogliola, ordinata poco prima. Kanon la guardava irritato.
“Guarda che quel cibo l’ho pagato eh.”
Nessuna risposta. Il più grande provò ad allungare la forchetta per prenderne un pezzo, ma venne fermato da quella di Hilda. Riprovò. Stessa reazione. Iniziò così una battaglia di forchette che durò per tre minuti buoni.
“Si può sapere che c’è che non va?”
“Mi chiedo….come cavolo faremo a far tornare tutto normale…non abbiamo praticamente indizi ed abbiamo chiesto ad un sacco di gente. Sappiamo solo che il clima  cambia al tramonto, che la temperatura dell’acqua non è influenzata da ciò e che durante l’anno molte persone muoiono per questo…cosa puoi fare?”
“Posso? È la tua missione signorina. Io ti ho soltanto accompagnato e…purtroppo pago le spese. Come sempre.”
Hilda guardò fuori dalla finestra. Anche da quel posto si vedeva il mare. La signora di quella mattina aveva ragione. Era davvero bello.
“Perché prima te ne sei voluto andare con tutta quella foga? Il discorso di Agata era interessante.”
“Non mi piace parlare del mare. Ci sono legati ricordi che…preferirei non portare alla mente.”
La rossa annuì e passò qualche minuto in silenzio dove la ragazza iniziò a ticchettare le dita sul tavolo.
“Una ex.”
“E-eh?”
“Avevi una ex che lavorava nell’ambito marittimo. Ammettilo. Tipo su una barca o…non so era una nuotatrice. Avete avuto una brutta storia ed ora non vuoi ripensarci.”
Kanon battè piano gli occhi. Stava ancora focalizzando.
“Beh una ragazza c’era si. Era anche carina.”
“Lo sapevo! Ci sono sempre di mezzo le donne.”
“ E…perché ti picchi tanto?”
“Perché ti sei rabbuiato prima, significa che pensi ancora a lei.”
Kanon si mise due dita sulla fronte cercando di seguire il ragionamento della ragazza che aveva seduta davanti ma…in qualunque direzione lo guardava, non ci riusciva (capiamoci. È un uomo).
“Scusa, anche se fosse?”
“Pensavo di essere l’unica che-“
Si morse la lingua poi si alzò ed a passo di carica si diresse verso l’uscita del locale.
“Dove vai ora?”
“Non lo so!”
 
Agape aprì piano gli occhi. Dov’èra? In un comodo, caldo letto. Aiolos! Oh Aiolos caro. L’aveva trovata dopo che Aphrodite aveva provato a trafiggersi un occhio e successivamente l’aveva riportata al calduccio nl suo lettuccio. Che bravo maestro. Si tirò le coperte fin sopra i capelli ed inspirò il profumo.
No. Decisamente non era Aiolos. Non che andasse a sniffare le coperte del sagittario, intendiamoci, ma il profumo di qualche altro si. E quando le era capitato di stare a contatto con Aiolia… beh aveva impresso nella sua mente ogni piccolo particolare del suo corpo e volto ed anche il suo buonissimo profumo.
Piano ritirò giù le coperte, quel tanto che bastava per scoprire gli occhi color fragola. Nessun segno di vita se non le tende che si muovevano leggermente per colpa del vento.
Decise di alzarsi ed uscire da quella camera, a letto ci era arrivata…mancava l’interessato. Però era già un gran passo! Uscì dalla stanza di Aiolia dopo aver fatto un breve Tour…ed aver visto uno splendido peluches a leoncino.
Si diresse in quello che era il salotto e si guardò intorno. Niente. Era stata abbandonata nella casa del leone? Aiolia l’aveva scelta come successore? Il pensiero la sfiorò…ma quando sentì una mano calda sulla spalla le balenò via. Peccato, l’armatura del leone era anche carina.
“Ti sei svegliata finalmente. E’ un’ora  che te la dormivi.”
“Ah, scusa…non ricordo bene ciò che è successo.”
Aiolia sospirò. Sarà stata una bugia o la verità? Sembrava sincera…
“Ti ho sentita urlare e sono corso fuori. Ma quando sono arrivato  eri svenuta a terra…stai bene adesso?”
Agape annuì. Poi rifletté un attimo. Si trovavano soli. Nella casa del leone. Né Los per allenamenti, né Marin a comandare…era un’occasione d’oro, e lei…non l’avrebbe sprecata.
 
 
Cammina che ti cammina…Hilda si era ritrovata-o forse ci era andata di sua volontà- poco distante da Agata. La donna stava ancora dipingendo e quando si accorse della presenza della ragazza, voltandosi e sorridendole, si girò invitandola a sedersi accanto a lei. Hilda si sedette sulla sabbia. Guardando imbronciata il mare.
“Cosa ti porta di nuovo qui, giovane fanciulla?”
“Ho litigato con quel cretino di Kanon…”
“Oh, è così che si chiama quel ragazzo? Beh i litigi degli innamorati d’oggi sono alquanto banali. Per cosa avete bisticciato?”
“NON SIAMO INNAMORATI!”
La donna riprese a disegnare facendo una piccola risata ed Hilda prese un sasso, con rabbia, poi lo gettò in acqua.
“Bene, per cosa avete bisticciato tu ed il tuo amico?”
“Per la sua ex. Mi sono arrabbiata perché la pensa ancora…”
“Mi sembra un argomento sensato. Due amici litigano tutti i giorni perché l’uomo pensa alla ex.”
“Non è come sembra.”
Agata posò definitivamente il pennello in quanto il dipinto ormai era finito, si alzò dallo sgabello sul quale era seduta ed andò accanto ad Hilda.
“Perché, cosa sembra?”
Nessuna risposta.
“Sai…una volta ero sposata. Il suo nome era Diego. Eravamo veramente innamorati… ognuno aveva i suoi interessi…il mio era la pittura.… Tuttavia, di giorno in giorno ne divenni sempre più ossessionata. Volevo raggiungere la perfezione. Superare ogni pittore di questa isola. Ti dirò…la mia dote nella pittura è aumentata molto e…ci sono riuscita ma…questo mi ha portato ad allontanarmi da Diego. Man mano che il tempo passava diventava sempre più instabile. Purtroppo io non me ne sono mai resa conto…un giorno si è suicidato buttandosi in acqua.”
Hilda cercò di dire qualcosa e, soprattutto, chiedere perché le stesse raccontando quella strana storia, ma Agata le mise due dita sulle labbra.
“Mio marito scriveva racconti per bambini, ma l’ultimo lo stava scrivendo per me. Il titolo era ‘Gelo e Afa’. Lo voleva dedicare a me…”
Agata si girò con un sorriso verso Hilda e le disse il finale del libro. La ragazza si mise a piangere. Ora sapeva come completare la missione.
Tornò da Kanon, avvilita ed abbattuta,
“Hildegard. Sei pazza. È una cosa che va oltre l’immaginazione…”
“Ti dico che è così! Così tutto finirà, Kanon ti prego ascoltami!”
Il gold guardò abbastanza male la ragazza, ella cercava di sostenere lo sguardo ma, dopo qualche secondo, non ce la fece e guardò a terra triste.
Lungo silenzio.
“Adesso non mi piangere però eh.”
“Non piango… ma non volevo andasse così”
“Dovevi aspettart-“
La vocina di Saga rimbombò in testa a Kanon: GENTILEEEEEEEEEEEEEZZAAAAAA
“Torniamo da lei su. Dobbiamo completare la missione…proverò a fidarmi di te.”
 
 
Alla casa del leone, Agape guardava Aiolia con sguardo voglioso, ma il gold sembrava nemmeno accorgersene e continuava a parlare dell’argomento iniziato circa dieci minuti prima: lo shampoo per capelli.
Erano seduti entrambi sul divano ed Agape fece volare lo sguardo sulla mano del leone. Aveva deciso. Doveva accarezzarla con estrema sensualità per poi portarla sopra al proprio ginocchio.
Tese la sua verso quella del ragazzo e…si ritrovò sotto di lei il magnifico e morbido tessuto del divano. Aiolia si era messo la mano fra i capelli.
Il piano di Agape era andato in fumo…
“Dannazione…”
“Come scusa?”
“Eh? Cioè…che reazione. Non me lo sarei aspettato.”
“Già. È stata dura superare la morte di Aiolos.”
La morte di- come c’èra arrivato da uno shampoo per capelli alla morte del sagittario? Non che le importasse… aveva ancora il piano B. mettergli una mano sul ginocchio fino a farla scivolare fra le gambe. Fece un sorriso malizioso e piano mise la mano sul ginocchio di Lia. Era fatta! Ci era riuscita! Ora doveva soltanto…sentì la mano bagnarsi e guardò Aiolia.
“E’…stato tremendo. Mi sono sniff….sentito così solo.”
Ad Aiolia era caduta una lacrima per il ricordo della morte di Aiolos.
Agape guardò la sua mano poi sospirò. Cancellò il pensiero di mandarla fra le gambe di Lia e fece soltanto un ‘pat pat’ sul ginocchio.
 
L’armatura del pavone era costituita da un corsetto rosso con rifiniture giallo ocra, la parte inferiore si divideva in due: la posteriore, dove il colore giallo faceva da sfondo a fantasiosi motivi rossi. E quella anteriore, completamente rossa, che univa le due estremità dell’altra.
Dall’orecchio destro, partiva una piuma di metallo rossa e gialla non troppo alta.
Gli stivali dell’armatura erano alti fino al ginocchio, presentavano una pietra gialla all’altezza del tallone e la raffigurazione di una piuma sul lato.
Hilda appena indossata quell’armatura l’aveva subito amata. Per il colore, la comodità, la piuma…
Ma ora il rosso della sua armatura era…sovrastato da un’altra tonalità di rosso. Quella del sangue di Agata.
La donna giaceva a terra con un sorriso e gli occhi chiusi. Non appena il suo cuore aveva smesso di battere, il clima dell’isola era tornato normale.
“E così il marito le aveva lanciato un maleficio…è proprio vero che l’amore porta all’odio.”
Disse Kanon, anche lui con l’armatura d’oro macchiata dal sangue. Guardò la ragazza che era scoppiata il lacrime e si avvicinò tentando di metterle una mano sulla testa. Stavolta non sarebbe bastato.
La strinse forte a se.

   
 
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