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Autore: shinigami di fiori    01/10/2017    2 recensioni
Quando Gin arrivò sull'isola portava te in braccio...Eri piccolissimo.
Ci chiese di occuparci di te.
Non potevo lasciarti nelle sue mani, così decisi di prenderti con noi.
Provai a chiedergli di tua madre ma mi disse che si erano separati.
Per questo noi...
Non sappiamo nulla di tua madre...
Genere: Drammatico, Guerra, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jin Freecss, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Due delicate mani posarono sul tavolo coperto dalla tovaglia color limone una scatola di legno: era composta da molti dislivelli e ruvida al tatto.

-Che cos’è-? Chiese una vocina acuta.

Così simile a quella del Double Stars Hunter da giovane.

-Me l’ha lasciata Gin...-Sussurrò una voce elegante ed esausta.

Era stata una giornata faticosa: Gon era tornato a casa dopo tanto tempo, era riuscito a diventare un Hunter ed aveva seguito le orme del padre.

I suoi piccoli occhi brillarono e tremarono appena.

Quella scatola...Era l’unico oggetto che poteva condurlo da suo padre.

Quanto aveva desiderato incontrarlo? Tanto da fargli intraprendere la pericolosa strada del Cacciatore.

Voleva scoprire perché suo padre aveva preferito abbandonarlo invece che rimanere con lui.

Doveva essere davvero un bellissimo lavoro, un mondo completamente diverso.

“Me l’ha lasciata Gin...”

Le sue piccole mani si chiusero in pugni determinati.

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-Ti dirò...Tutto quello che so riguardo a lui- Le aveva detto la zia Mito, con sguardo serio e fermo.

Il piccolo non riuscì a credere ai suoi occhi; sapeva quanto doveva essere difficile per lei.

Due tazze di té fumanti erano gli unici testimoni di quella conversazione.

La donna chiuse gli occhi, cominciando il suo racconto.

-Gin in realtà, è mio cugino. Di lui ho un ricordo lontano- Sorrise.

Gon ascoltava attentamente.

-Gli correvo sempre dietro...Credo che il più delle volte io l’abbia visto di schiena- Addolcì lo sguardo, nostalgica.

-Ha lasciato l’isola Balena a dodici anni per sostenere l’esame Hunter, proprio come te. Quando gli chiesi perchè decise di lasciare l’siola mi rispose...”C’è una cosa che desidero”-.

Gon assottigliò gli occhi.

-Non mi disse mai di cosa si trattasse e alla fine abbiamo litigato, anche se in realtà la colpa fu mia che lo assalì di parole...Ma dopo essere andato via dall’isola non l’ho più rivisto...Dovevo avere circa tre anni- Disse, leggermente imbarazzata.

Dei piccoli passi fecero voltare il piccolo Gon.

-Ti è stato detto che i tuoi genitori sono morti in un incidente stradale, vero-? Chiese l’anziana nonna mentre portava un vassoio con dell’altro té al limone.

-In realtà questa sorte è toccata ai genitori di Mito-.

La donna chiuse gli occhi, comprensiva.

Era una storia di molto tempo fa, ma le provocava ancora un fastidioso dolore al petto.

Gon si voltò verso Mito, sorpreso.

-è successo dopo la partenza di Gin- Continuò la vecchina.

-Dopodiché il padre di Gin, dopo una gioranta di pesca, non è più tornato- Continuò Mito, osservando le travi del tavolo di noce.

La nonnina, dopo aver posato la caraffa, si portò il vassoio al petto.

-Entrambi i miei figli sono morti- Disse pazientemente.

La donna dai capelli color carota osservò il suo riflesso nella bevanda, assottigliando gli occhi.

“è successo tutto dopo che è partito”

-Dopo dieci anni Gin è tornato sull’isola- Bevve un sorso l’anziana.

-Al suo ritorno aveva te in braccio, eri piccolissimo- Disse seria Mito.

-Era spuntato dal nulla e ci chiese di occuparci di te...Gli chiesi di tua madre ma disse che si erano separati-.

Gon muoveva gli occhi da una donna all’altra...Erano un sacco di informazioni preziose.

-Mentre stavamo ascoltando le sue parole mia nipote ha urlato, NON DIRE SCIOCCHEZZE-! Simulò la donna anziana, con un sorriso divertito sulle labbra.

A Mito si colorarono le gote di un rosa leggero.

-Nonna, potevi risparmiartelo- Disse, imbarazzata.

-Comunque sia, non potevo lasciari a lui- Si ricompose, ancora paonazza.

-Quindi non sappiamo veramente nulla di tua madre- Arrivò infine alla conclusione.

Gon abbassò lo sguardo.

-Ha anche urlato, NON OSARE TORNARE SU QUEST’ISOLA, mentre piangeva- Aggiunse ancora la vecchina.

-Nonna-! La rimproverò ancora imbarazzata la nipote.

-Quindi, Gin ti ha lasciato questa scatola-. Disse poi, portando l’attenzione sull’oggetto al centro della tavola.

Dopo svariati minuti di silenzio la nonna si alzò dalla sedia, diretta in cucina.

-Mito ha cercato di buttarla via così tante volte- Sorrise, con le mani intrecciate dietro la schiena.

-E tu ogni volta la raccoglievi e la rimettevi al suo posto- Le urlò dietro la donna.

-Se davvero avessi voluto liberartene l’avresti bruciata o sotterrata, non buttata nella spazzatura di casa-.

Mito si voltò adirata, posando il viso su una mano.

Il piccolo Gon intanto decise che non avrebbe lasciato la scatola in giro per casa sotto gli occhi di MIto.

La donna si ricompose subito.

-Capito, ora? Non c’è altro...è tutto ciò che so- Disse, voltandosi verso la finestra e osservando il rifelsso dei suoi capelli color tramonto.

Gon sorrise, osservando la scatola tra le sue mani.

-Gin, eh-?

Mito lo osservò, udendo quel nome uscire dalle sue labbra.

-Gin...Gin...Si, suona meglio così...Mito-san, puoi raccontarmi qualcos’altro di quando Gin era piccolo-? Chiese, entusiasta.

La nonna sorrise nell’udire quelle parole dalla cucina.

Mito rimase incantata ad osservarlo e ingnorò la domanda.

-Ah, ti sembra strano che lo chiami per nome? È che a me suona meglio così- Disse il piccolo, grattandosi la nuca.

Mito scosse la testa.

-No, non è per quello- Sorrise, poi rivolse una mano verso di lui.

-Basta che ti racconti di quando era piccolo-? Chiese gentile.

A Gon si illuminarono gli occhi.

-Si, per favore-!

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-Basta così...Per oggi puoi anche tornartene a casa- Urlò un uomo dalla trascurata barbetta e un sorriso sulle labbra.

Un mare di fango scuro e sangue ai suoi piedi...Un vero disatro.

La tempesta di sabbia imperversava furiosa, ma all’uomo non sembrava interessare.

Il lungo mantello volava con i granelli di sabbia fine.

La figura umanoide di un Cavaliere Oscuro brandiva una spada maledetta e sporca di abisso.

Un’oscura palude nera lo circondava, facendo appassire ogni cosa che incurante toccasse.

-Non sei un pò lontana da casa? Tornatene nel Continente Oscuro, è ancora presto- Urlò l’uomo, con il viso coperto dall’ombra di uno strano copricapo grigio e svolazzante.

L’armatura oscura era inginocchiata e cercava di tirarsi in piedi conficcando la spada nel terreno, facendola sprofondare nella melma tossica.

Il sangue scuro colava da ferite profonde.

L’uomo osservò quella creatura dimenarsi e contorcersi nella sua stessa meledizione nera.

-Ti ho detto che è ancora presto...Non puoi uscire dal Continente, torna a casa- Urlò, incrociando le mani al petto.

Una manica era completamente distrutta e slambrata mentre sulla pelle vi erano segni del passaggio di quella melma maleodorante e letale.

Il Cavaliere si levò in un rantolo di guerra animalesco, piegandosi goffamente in avanti per osservare l’uomo che, per l’ennesima volta, fermava la sua avanzata.

Gin osservava l’essere con severità, sbattendo i piedi sulla dura superficie su cui si trovava.

-Cavaliere dell’Alba, tornatene a casa, non ti lascerò passare- Urlò ancora.

Il cavaliere nero ruggì, mostrando per un millesimo di secondo le bianche labbra sotto l’elmo oscuro.

Gli occhi di Gin si addolcirono per un secondo.

Quando da quelle labbra comicniò a fuoriuscire melma tossica, però, Gin capì che era il momento di andarsene di nuovo.

-Vattene a casa, non farmi perdere la pazienza...Sei sempre così insistente, Cavaliere- Sorrise, rimboccandosi le maniche.

-Yo- Urlò Gin, incrociando nuovamente le braccia al petto.

Il terreno sotto di lui cominciò a muoversi, la terra tremava violentemente, sollevandosi.

Sotto ai piedi di Gin, quelle che pareva una piccola collinetta vulcanica era invece la schiena di un animale.

Gin sorrise, pestando piano sulla schiena di quella belva gigantesca: aveva le sembianze di un dragone occidentale, era ricoperto di peluria su collo e zampe, palesemente da volatile.

Si scrostava dal terreno come se stesse uscendo da una pozza d’acqua, rispondendo ai comandi di Gin come un obbediente cane domestico.

-Mi hai raccontato molte cose del Continente Oscuro...Sono io che ora ti racconterò del mondo in cui ho vissuto, ricordi-? Urlò Gin per sovrastare il rumore del drago che urlava e la terra che franava dalle sue scaglie.

Il Cavaliere venne oscurato dall’ombra di quell’essere enorme e possente.

-Ti racconterò di Greed Island- Sorrise, dopo averci pensato un pò.

Con una mano ricoperta dal bracciale oscuro come la pece, l’essere accarezzò la lama traboccante di melma della sua spada.

-Non ti arrendi, eh? Dovrò usare le maniere forti come due anni fa-? Chiese sorridendo l’uomo.

Nella sua mente passarono le immagine della carta “Soffio dell’Angelo” che si distruggeva.

Il suo mondo che si sgretolava ancora una volta.

Anche se poetva curare ogni malattia...Per una restrizione così potente non c’era stato nulla da fare.

In più, ormai, la donna note come Alva Rhea non esisteva più...Anche una carta come quella non poteva curarla.

Non c’è cura per la morte, solo accettazione.

-Dopo questo racconto te ne tornerai dritta a casa, mi sono spiegato-?

Il Cavaliere ruggì, spiccando un salto così alto da raggiungere la schiena del drago e portndosci tutta la melma che lo ricopriva sulla grossa armatura.

Colava sulla pelle del drago che si lamentava per il dolore.

L’essere vestito come un cavaliere portò la spada davanti al viso, puntandola poi verso l’uomo.

Gin ghignò.

-Bello...è sempre bello rivederti, Cavaliere-! Rise Gin, scoperndosi il viso e sprigionando un’incredibile aura.

Il loro ennesimo scontro si concluse con il ritorno del Cavaliere dell’Alba nel Continente Oscuro e una storia in meno, per Gin, da raccontare.

Voleva ripagare tutte le storie che il Cavaliere gli aveva raccontato sul Continente maledetto.

 

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-Gon, c’è una cosa che non abbiamo ancora provato- Sorrise Kilua, osservando furbo la scatola.

-Eh-?

-Qualcosa che non avevi prima di essere un Hunter- Ghingò.

Il corvino cercò di riflettere per qualche minuto.

-La licenza-!

-Il Nen, Gon- Si portò una mano sul viso il piccolo assassino.

 

 

Dopo aver concentraro la propria aura intorno al corpo e ricoprendone anche la scatola, quest’ultima eslose in mille pezzi.

-Che strano...Non era legno- Disse l’albino, raccogliendone una stecchetta ed osservandola con attenzione.

Gon fece lo stesso.

-Erano solo lamette di ferro messe insieme...E questi simboli...Ho capito-! Gioì il piccolo nel riconoscere i disegni che il loro maestro di Nen aveva già utilizzato.

-Sono gli stessi disegni che Wing-san utilizzò per controllare che non infrangessi la promessa alla Torre Celeste- Sorrise Gon, accarezzando una placchetta di ferro.

Poi il corvino osservò la scatola colorata che il ferro proteggeva.

-Qui ci va la licenza- Disse, inserendo la carta in un’apposita entrata.

Come per magia, la scatola si aprì, rivelandone il contenuto.

Un anello.

Un nastro.

Una memory card.

-Guarda, anche in questo anello ci sono dei simboli...Fossi in te non lo indosserei con disinvoltura- Aveva detto l’albino, sospettoso.

-Dici? Pensi che Gin...- Gon osservò il contenuto della scatola.

-Possa farmi del male-? Chiese il piccolo.

-Questioni di sicurezza- Rispose semplicemente il ragazzino dai capelli blu.

-Bhe, iniziamo ad ascoltare la cassetta- Si sollevò Gon.

-Puoi copiarla-? Si mise una mano sotto al mento Killua.

-Si, perchè-?

Un ghigno sulle labbra dell’assassino.

-Questioni di sicurezza- Sorrise.

 

 

 

Gon infilò il nastro nel registratore e chiuse lo sportellino.

Rimasero seduti a terra ad ascoltare il nastro girare senza riprodurre alcuna voce.

Solo il rumore di un vecchio nastro rotto.

Gon fissava il registratore teso come una corda di violino.

Un rumore di inceppo, poi silenzio.

 

 

 

 

 

 

 

-Yo...Gon-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

-Angolo autrice-

Ormai è finita...Piango.

* Chiama la vicina di casa *

-Pronto, vicina di casa? Si...Si è finita. Cosa? No, non ora...Il prossimo...Si, esatto...Esattamente il prossimo è l’ultimo capitolo-.

-Pronto zia? Si...La prossima è la fine...Sisi...Si lo so...-

Siamo arrivati al presente ora...Quanti di voi erano tesi come Gon mentre quel maledetto nastro girava? Mamma miaaaa.

Scusate se non ho aggiornato ieri ma ho avuto un piccolo problema di famiglia.

Gon sente per la prima volta la voce di suo padre...Muoro, mi sciolgo e torno.

Un grazie enorme a tutti coloro che sono arrivati fino a qui, che mi hanno sostenuto, che hanno letto, che hanno vissuto questa storia. Per me pubblicarla è stato difficile, quindi...Un grazie speciale a coloro che hanno recensito, mi avete accompagnato in un viaggio incredibile.

L’avventura di Gin e Alva rimarrà sempre impressa nel mio cuore...Spero anche nel vostro <3

Grazie grazie grazie a tutti...Siete stati meravigliosi <3.

Al prossimo e ultimo capitolo!
-Shinigami di fiori-

 

 

 

 

 

  
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