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Autore: RickyChance98    01/10/2017    1 recensioni
Un'epoca lontana, un regno dimenticato. Vivi la storia di amore e coraggio di Celia alla ricerca del suo posto del mondo, al confine tra il bene e il male, fra luce e oscurità.
Genere: Avventura, Fantasy, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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EPISODE XIII – Cambia il tuo domani (ultimo capitolo, SECONDA STAGIONE COMING SOON)

 
“…qualunque cosa succeda, non dovrai per nessuna ragione salvarla.” – affermò la donna.
“Salvare chi? Di chi stai parlando??” – chiese Celia, sempre più confusa.
“Sai bene di chi sto parlando… tua sorella! Se pensi di poterla salvare ti sbagli… adesso puoi solo fidarti di me, io vengo da un futuro pericoloso che TU puoi cambiare! Sono qui per questo, ti prego!”.
“Come faccio a crederti? Avrei bisogno di una prova… di qualcosa, qualunque cosa!”.
“Prestami la spada. Se fossi qui con intenzioni negative mi respingerebbe, no? Hai già provato il suo potere”.
Celia era indecisa se darle o no quella spada, d’altronde quella era il suo unico mezzo di difesa! Decise comunque di passargliela.
“Ecco, vedi?” – la spada non smise brillare, anzi, emanò delle forti scintille non appena la Celia del domani la impugnò con entrambe le sue mani.
Celia riprese la sua spada, poi le chiese: “Se non devo salvarla, cosa dovrei fare?”.
“Dimentichi che hai un regno intero da salvare! Mi rimane poco tempo, presto, ti guiderò finché sarò qui!”.
 
Una carrozza seguita da decine di cavalieri a cavallo stava intanto scortando Charlotte al villaggio. Era giunto il momento per lei di proclamarsi la nuova regina. Gli abitanti di Rallahes non potevano certo immaginare l’imminente era di oscurità che li stava aspettando.
Trombe e campane continuavano a risuonare nel regno, per avvisarli dell’arrivo delle truppe reali.
 
“Le campane… siamo vicini?” – chiese Celia.
“Siamo arrivati!” – la Celia del domani rispose, poi notò che la sua immagine stava iniziando a dissolversi nell’aria.
Celia captò qualcosa: “Che sta succedendo?”.
“Devo dirti addio. Devo andare, devo tornare al mio tempo, sperando che qualcosa sia cambiato”.
“Che cosa c’è di tanto terribile nel tuo tempo?”.
“Sono arrivata fin qui per non fartelo scoprire. Da qui in poi ce la farai, sta tranquilla. E ricorda il mio avvertimento!”.
Le due ragazze si abbracciarono – “Addio”. – disse la donna, per poi dissolversi totalmente nel nulla.
 
NEL REGNO FATATO, INTANTO…
“Mettetecela tutta!” – gridò Falya che, insieme ad altre fate, stavano cercando di distruggere la clessidra maligna che stava intrappolando Theo e Piffy.
Nel frattempo il coniglietto si era svegliato, in quel momento una nube di magia di luce lo ricoprì.
“Pyfe!” – esclamò Falya, poi sorrise.
“Mamma!” – Il dolce coniglietto di poco prima era diventato un grazioso bambino .
“Pyfe, tesoro! Sono qui!” – Falya toccò la clessidra, e dall’interno Pyfe fece lo stesso. In quel momento la clessidra si disintegrò in polvere, e Pyfe e Theo erano finalmente liberi.
“Tesoro!” – Falya abbracciò il bambino. Nel frattempo Theo si era svegliato, ignaro dei rischi che aveva appena corso.
“Che cosa è successo? Dov’è Celia? Dov’è Piffy?” – Theo si strofinò gli occhi, poi si guardò intorno.
“Celia è dovuta andare, Theo. Piffy è proprio qui…” – Falya indicò il suo bambino, abbracciandolo poi ancora una volta.
“Cosa-co, com’è possibile?” – chiese stupito come non mai.
“Si chiama Pyfe, è mio figlio. Non mi era permesso tenerlo, così l’ho affidato a Celia… diciamo sotto un’altra forma. Ogni notte andavo da lui per ricordargli che io c’ero sempre, anche se non mi vedeva!” –
Pyfe pochi attimi dopo corse ad abbracciare Theo.
“Mi hai sempre protetto… grazie!”.
Theo ricambiò l’abbraccio e sorrise. Poi si ricordò di Celia: “Ma Celia! E’ da sola, dobbiamo aiutarla!”.
“Andiamo. Questo portale magico non è più sicuro per noi.” – disse Falya, radunò così le altre fate e lasciarono quel magico posto.
 
“Rallahesiani, vi presentiamo la vostra nuova regina: Charlotte, figlia di Re Nelmo, deceduto per un male al cuore questa mattina al palazzo reale.” – affermò un valletto di corte di fronte alla folla che aveva ormai totalmente popolato la piazza principale di Rallahes.
Celia sentì il vociare del popolo, aguzzò l’udito e cercò di seguirlo. A un certo punto capì di essere uscita dai boschi e di stare camminando per i viali più esterni del villaggio. Rallahes era stata costruita su una collina e la maggior parte delle case era fatta di pietre e massi.
“Miei cittadini adorati. Onorerò il vostro re, diventando la regina migliore che possiate mai desiderare. Per questo, ho un primo bellissimo regalo per voi…” – Charlotte si fece passare da un valletto lo scrigno del male datole da Balzeff.
“Amici miei, io vi conosco bene. Non pensate che noi che viviamo nell’oro e nella ricchezza siamo migliori! Nessuno l’ha mai detto perché non è vero! Io oggi ho perso il mio amato padre. Lo amavo più di me stessa… e prima di lui ho perso mia madre quand’ero ancora una bambina” – parlava Charlotte al popolo, cercando di conquistare la loro benevolenza.
“Nulla può salvarci dalla malattia o dalla povertà. Nulla… tranne questo…” – Charlotte mise in mostra lo scrigno – “Qui, miei carissimi. Qui c’è la soluzione a tutti i vostri problemi! La fame, la salute, la povertà… sono tutte cose che non conteranno niente se vi affiderete a me e a quello che ho da offrirvi. E’ molto più facile mostrarvelo, ma per farlo ho bisogno di un volontario. Un rappresentante del popolo!” – spiegò Charlotte.
“Non vogliamo più soffrire!” – “Mi offro io!” – “Non ho più neanche un soldo!” – si poteva sentire dall’immenso vociare del popolo.
“Eccomi! Eccomi, mi offro io!” – un uomo vestito di stracci cercò di attirare l’attenzione della Regina.
“Portatelo davanti a me!” – Due guardie obbedirono a Charlotte e si fecero spazio tra la folla, portando il volontario davanti alla donna.
“Fra ben poco ogni sofferenza sarà svanita. Tutto cambierà!” – affermò Charlotte porgendo la diabolica chiave all’uomo.
“Apri lo scrigno” – continuò, sorridendo all’uomo.

Celia si era intanto immischiata alla folla e stava cercando di farsi strada e raggiungere il centro di quell’immensa piazza. Cercava di orientarsi capendo verso dove stavano guardando tutti. Ad un certo punto si sentì bloccata da tutte quelle persone presente, impossibilitata a proseguire.
“Vi prego, fatemi passare!” – ma veniva spintonata malamente.
A quel punto la ragazza perse la pazienza e puntò in alto al cielo la spada lucente del bene, urlando come mai aveva fatto prima: “BASTA!!”. Dalla spada fuoriuscì un potentissimo fascio di luce magica. In quel momento tutte le persone, spaventate, si inginocchiarono per terra e il rappresentate del popolo, che stava per aprire lo scrigno, si girò e fece cadere per sbaglio la chiave.
“Idiota!” – sussurrò Charlotte, per poi guardare Celia – “Guarda chi si fa vedere! Se sei qui per farmi gli auguri di compleanno sei in ritardo”.
Celia captò la direzione della voce della sorella e continuò lentamente ad avanzare: “Non sono qui per quello, Charlotte.”.
“E per cosa? Per essere giustiziata, allora? Cittadini cari, la qui presente è un’assassina, una fuggitiva… una delinquente che ha messo in pericolo il regno, il vostro regno!” – continuò Charlotte rivolgendosi ai cittadini di Rallahes.
“Non riuscirai a mettermeli contro!”.
“Dici? Non ci conterei troppo!” – commentò la Regina, chinandosi e raccogliendo la chiave e porgendola nuovamente all’uomo – “Apri lo scrigno, ORA!”.
“NO! Non dovete fidarvi! Diventerete degli schiavi!” – gridò Celia.
“Ma sono stati fino ad ora schiavi! Succubi alla povertà e alla malattia! E tutto ciò sparirà, con questo SPARIRA’ PER SEMPRE! APRI!”.
“Ora basta!” – Celia, agendo d’istinto, lanciò in direzione di Charlotte la spada lucente del bene. Charlotte cercò di difendersi con il suo scettro del male.
La spada colpì lo scettro, generando un fascio di luce che investì tutta la piazza. Lo scettro cadde a terra, rotto in tanti pezzetti, rilasciando l’oscurità in essa raccolta.
Charlotte si buttò a terra, non capendo cosa fosse successo. Il fascio di luce aveva colpito anche lei.
Celia si fece strada e raggiunse la sorella. “Che cosa… che cosa sono diventata?” – si chiese Charlotte, piangendo. Celia cercò la spada da terra e la impugnò nuovamente, pensando a quale potesse essere la mossa successiva.
“Lui tornerà… tornerà per me, io ho fallito! Devo rimediare!” – pensò Charlotte ad alta voce riferendosi a Balzeff, poi prese lo scrigno e con lui la chiave e corse via.
“No! Charlotte, aspetta!” – disse Celia. Cercò di seguirla e uscì dalla piazza ma inciampò su una roccia e cadde per terra, perdendo l’orientamento e successivamente i sensi.
 
Intanto Charlotte aveva rubato un cavallo da una stalla ed era uscita dal villaggio, dirigendosi verso Ainek, le imponenti montagne rocciose che si affacciavano alla Grande Acqua, ossia il mare. D’improvviso una nube coprì il sole e lampi e fulmini piombarono su tutto il territorio.
“Sta arrivando! Non fermarti, forza!” – gridò Charlotte, spronando il cavallo a cavalcare più velocemente.
 
“Celia! Celia, riesci a sentirmi?” – la chiamò Theo, cercando di farla rinvenire. La ragazza aprì gli occhi e accennò un sorriso quando sentì la voce dell’amico.
“Ti ho vista! Sei stata… wow!” – le disse Theo, aiutandola a rialzarsi.
“Theo… tu cosa ci fai qua? Dove sei?” – gli chiese Celia, cercandolo con le braccia. La ragazza poi aprì gli occhi e riuscì a intravedere il suo viso.
“Theo, Theo! Ti vedo!” – disse, sorridendo felice.
“Celia!” – esclamò Theo, abbracciandola calorosamente.
“Siamo tutti qua, e dobbiamo raggiungere tua sorella” – disse Falya, poi parlò a Theo e a Pyfe  – “Voi restate qua! A me e a Celia resta un’ultima cosa da fare…”.
 
Charlotte stava cavalcando più veloce che poteva, stringendo al petto lo scrigno e la sua chiave. Il vento le arrivava in faccia, e i fulmini stavano diventando sempre più forti. Il terreno improvvisamente cominciò a destabilizzarsi e delle crepe stavano affacciando in superficie. Del liquido nero cominciò a fuoriuscire da esse.
Charlotte si guardò alle spalle e capì che era stata quasi raggiunta: “Devi essere più veloce!”. Charlotte e il cavallo raggiunsero finalmente Ainek, la ragazza scese giù e mandò via il cavallo: “Vai, corri via da qui!”. Si affacciò poi dal dirupo: la Grande Acqua era in tempesta e il vento era più forte che mai.
“Che delusione… volevi essere temuta da tutti, guardati adesso… debole, sola e impotente!” – Balzeff l’aveva raggiunta e stava lentamente avanzando verso di lei – “La morte è anche troppo poco per te, ma sarà sufficiente!”.
“Sta lontano, non muoverti!” – Charlotte teneva in mano lo scrigno e la chiave – “Finiranno dove non potrai mai più raggiungerli!” – lo minacciò, intenta a buttarli in mezzo a quella tempesta.
“Restituisci ciò che non è tuo.” – disse Balzeff, sbattendo un piede sul terreno generando una crepa che circondò Charlotte – “O ci finirai tu là!”.
 
Falya stava intanto volando alla velocità della luce, tenendo stretta a sé Celia.
“Eccoli! Vedo mia sorella!” – esclamò Celia, vedendo in lontananza Charlotte, in punta a quel dirupo. In quel momento dal cielo oscuro spuntarono degli enormi uccellacci neri dalle grosse unghie e il becco appuntito. 
“Falya, attenta!” – La fata cercò di evitare quelle creature alate, che però cominciarono ad attaccare le sua ali.
“Atterraggio di emergenza, Celia!” – gridò Falya perdendo quota. In breve tempo la fata si scaraventò sul terreno, ma riuscì a salvare Celia con la sua magia bianca, facendola restare sospesa da terra per pochi centimetri.
Falya faceva fatica a rialzarsi, poi vide dall’altro le creature alate riavvicinarsi verso di loro: “Celia, corri! Prosegui!”.
“Posso aiutarti, no, aspetta!” – gridò Celia.
“No! Vai, vai! Non aspettarmi, corri!” – contrastò Falya, alzandosi a fatica e preparandosi ad affrontare quei mostri.
“VAI!”.
Celia cominciò così a correre in direzione di Charlotte e Balzeff, stringendo più forte che mai la sua spada.
 
Nel frattempo la parte di dirupo su cui era poggiata Charlotte stava per cedere.
“Restituiscilo, ORA!” – urlò Balzeff, pronto a uccidere la ragazza.
Charlotte, terrorizzata e confusa, lanciò di getto lo scrigno al demone e poi gli mostrò la chiave necessaria per aprirlo: “Questa te le vai a prendere da solo, MOSTRO!” – gridò, lanciandola più lontano che poteva nella Grande Acqua, in fermento come non mai.
Balzeff, colmo d’odio e ira, lanciò un urlo disumano che stava facendo crollare totalmente quel dirupo. Charlotte cadde giù da esso, riuscendo però ad aggrapparsi a una roccia.
 
Celia era a pochi metri da Balzeff, così gli lanciò addosso la spada lucente del bene. Questa lo colpì, ferendolo gravemente e facendolo girare di scatto.
Celia era lì, poco distante, di fronte a lui. I due si guardarono negli occhi.
“Ops.” – sussurrò Celia, fissandolo. Non aveva ancora mai visto quel mostro e si sentì paralizzata dalla paura.
Balzeff le corso contro furioso, consapevole tuttavia di ciò che era appena successo. Celia aveva recuperato il suo sguardo, ed esso sarebbe bastato per distruggerlo, proprio come diceva quella profezia. Il suo corpo cominciò infatti a sciogliersi nel liquido nero maligno che lo costituiva.
Celia, terrorizzata, si poteva proteggere con le sole braccia. Vide il mostro che le correva contro urlando, così chiuse gli occhi pregando che quel terribile momento finisse in fretta.
Pochi istanti dopo li riaprì e non c’era più nessuno, soltanto ciò che rimaneva del mostro che lei stessa aveva appena sconfitto per sempre.
Celia si guardò intorno spaventata, poi la sua mente tornò alla realtà non appena sentì la voce di Charlotte che chiamava aiuto.
“Celia! Sono qui!” – Celia si avvicinò al dirupo e vide Charlotte sospesa che rischiava di cadere e morire.
“Eccomi!” – gridò Celia. Stava per porgerle la mano e aiutarla a salvarsi quando in mente le ritornò l’importante avvertimento arrivatole dal futuro: non salvarla. Qualunque cosa succedesse non doveva salvarla.
Charlotte non era più maligna e meritava di essere salvata, oppure nel futuro sarebbe tornata su quella strada? Sennò perché la Celia del domani sarebbe tornata indietro per cambiare il domani?
“Celia, ti prego! Sto per cadere!” – gridava Charlotte cercando la mano della sorella.
Celia continuò a pensare a cosa fare, poi guardò gli occhi della sorella in pericolo e non ce la fece a ignorarla. Prese la sua mano e la tirò su usando tutta la forza che le rimaneva in corpo. Nonostante la morte di Balzeff, la tempesta non si era fermata e quel dirupo rischiava di crollare da un momento all’altro.
“Presto, andiamo via di qui!” – urlò Celia, tirando su Charlotte. Celia raccolse la sua spada, successivamente le due cominciarono a correre. Il terreno dietro di lui si stava sgretolando e il mare stava inghiottendo tutto ciò che incontrava. Lo scrigno non venne risparmiato e finì anche lui nella Grande Acqua.
Celia e Charlotte continuarono a correre, finché Celia non vide Falya ferita a terra.
“Falya! Presto, dobbiamo fuggire!”.
Falya aprì debolmente gli occhi: “Non posso… proseguire…”.
“No! Per favore, ce la puoi fare!” – cercò di insistere Celia, inginocchiandosi vicino a lei, piangendo.
“Andate… Celia, vivi!” – concluse Falya, terminando il suo viaggio della vita per sempre. La fata si dissolse nell’aria.
Celia si asciugò le lacrime poi riprese a correre con la sorella.
 
La tempesta poco dopo era conclusa, così come il vento ed i fulmini. A poco a poco il sole stava tornando a splendere. Celia e Charlotte erano distese e sfinite sull’erba, di fronte all’entrata del villaggio di Rallahes. I cittadini di Rallahes erano ancora sparsi per la piazza, confusi e spaventati. Theo e Pyfe aspettavano ansiosi il ritorno dei loro cari. Dall’entrata principale videro finalmente entrare Celia e Charlotte, che si sostenevano a vicenda. Theo corse verso di loro, mentre Pyfe rimase a fissare l’entrata, in attesa che anche la sua mamma rientrasse. Delle lacrime scesero dai suoi occhi, in qualche modo si rese conto che da quel giorno non l’avrebbe più vista e che non sarebbe più tornata per lui.
“Celia!” – Theo corse ad abbracciare la sua amica, che ricambiò calorosamente il gesto – “Ce l’hai fatta!”.
“Ce l’abbiamo fatta!” – affermò, guardando la sorella ritrovata e sorridendole. Poi abbracciò nuovamente Theo. In quel momento capì che non si sentiva più sola, e scoprì cosa voleva dire famiglia. Il futuro era incerto, ma di una cosa Celia era sicuro: il suo posto nel mondo era proprio quella famiglia che aveva scoperto di avere in quel momento. Potevano trovarsi in qualunque punto dell’universo, non sarebbe importato. Adesso avrebbe aiutato la sua città, cercando di ridarle una nuova luce. Avrebbe aiutato Theo a ritrovare la sua mamma. E poi avrebbe viaggiato, chissà.
Ciò che posso dirvi, per adesso, è che passarono anni felici per Celia e i suoi amici. Dieci, per l’esattezza, quando all’improvviso…
   
 
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