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Autore: Ms Mary Santiago    02/10/2017    3 recensioni
[L’OS si ricollega alla storia “Hogwarts 1944 – First Act” e alla raccolta di OS “Memories”]
[OS dedicata a Minerva McGranitt & Renford Lestrange]
[Linea temporale: tra il 1945 e il 1981]
Dal testo:
Rivederlo dopo quei mesi passati a chiedersi dove fosse, come stesse, cosa pensasse, le faceva un effetto strano.
- Se qualcuno ti avesse detto che le cose sarebbero finite così cosa avresti fatto? –
Una domanda semplice.
Una risposta diretta.
Forse persino masochista.
- Facile. Avrei rifatto tutto quanto, ma assaporando con più calma ogni istante. –
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Lestrange, Maghi fanfiction interattive, Mangiamorte, Minerva McGranitt, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra, Malandrini/I guerra magica
- Questa storia fa parte della serie 'XO XO, Hogwarts with love'
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Le gioie violente hanno violenta fine e muoiono nel loro trionfo, come il fuoco e la polvere da sparo che si distruggono al primo bacio.

- William Shakespeare

 

 

 

 

 

Renford Lestrange & Minerva McGranitt

 

 

 

 

 

1945

 

 

 

 

 

 

 

Non avrebbe dovuto essere lì.

In qualsiasi altro posto, ma non lì.

Era sciocco.

Troppo avventato, troppo pericoloso.

Se suo padre avesse saputo dove si trovava l’avrebbe punito.

Non direttamente, perché nulla valeva più del veder proseguire la stirpe dei Lestrange ma avrebbe fatto in modo di fargli rimpiangere con ogni fibra del suo essere quella decisione.

Avrebbe ferito lei se non poteva toccare lui.

E quello non l’avrebbe potuto sopportare.

Meglio sentirsi distrutto, a pezzi dall’interno, piuttosto che vederla morire per colpa sua.

Eppure quando si era Smaterializzato si era ritrovato lì senza nemmeno fare mente locale su dove fosse diretto.

Il suo cuore sapeva dove voleva essere, ma la sua testa aveva preso un’altra decisione.

La decisione migliore, la più saggia, quella che avrebbe permesso a entrambi di continuare a vivere.

E forse lei l’avrebbe dimenticato, sarebbe andata avanti, prima o poi.

Quanto a lui sapeva che pensare una cosa del genere era da sciocchi; non ci sarebbe mai stata un’altra Minerva.

La vide seduta sul dondolo accanto a una sua amica.

Una Babbana del villaggio rurale in cui vivevano i suoi genitori, non certo una minaccia. Non avrebbe mai potuto riconoscerlo.

Per lei sarebbe stato solo un bel ragazzo elegantemente vestito che conosceva Minerva.

Aveva un disperato bisogno di convincersi che fosse così.

Che fossero al sicuro lì, lontano da occhi appartenenti al mondo magico.

Uscì dal piccolo bosco poco lontano, percorrendo il viottolo a passo deciso prima che il coraggio venisse meno.

Salì i pochi gradini che lo separavano dal patio della casa, vagamente consapevole che le due ragazze avevano smesso di parlare e che Minerva lo fissava incredula quasi si fosse trovata davanti un fantasma.

- Renford? –

Alzò il capo, incontrando le iridi verdi della ragazza.

- Ciao, Minnie. –

 Minerva congedò in fretta l’amica, che li osservava con curiosità ma sembrava aver capito che ci fosse qualcosa in sospeso e aveva deciso di non fare domande e limitarsi a promettere che sarebbe tornata a trovarla la mattina seguente.

E li aveva lasciati soli, in un silenzio carico d’imbarazzo.

- Vuoi entrare? – gli chiese, rompendo il silenzio.

- I tuoi genitori non ci sono? –

Era abbastanza sicuro che il padre gli avrebbe tirato un pugno dritto in faccia per aver lasciato sua figlia e non poteva certo biasimarlo.

- No, sono andati a pranzo da alcuni amici e non torneranno prima che tramonti. –

- D’accordo allora. –

La seguì all’interno della casa, accomodandosi sul divano davanti a un aggeggio Babbano che come le aveva spiegato in Francia serviva a proiettare i film.

- Vuoi del thè? –

- Volentieri, grazie. –

Buon Salazar, erano tutte e due così maledettamente cordiali da risultare irreali.

- Perché sei qui, Ren? Eri stato chiaro … hai detto che non avremmo più dovuto vederci così – disse d’un tratto Minerva, rompendo quel silenzio carico d’imbarazzo.

- So quello che ho detto, ma da qui a volerlo assecondare ce ne passa -, ammise, - mi sono accorto di essere davanti a casa tua solo dopo alcuni secondi che mi ero Smaterializzato. Sono mesi che non faccio che pensare a te … a noi. –

La ragazza annuì, tenendo stretta tra le dita la tazza bollente.

- Anche io – rispose con un sussurro.

Il suo cuore saltò un battito nel sentire quelle parole.

Era bello sentirla pensare e provare le sue stesse cose.

Le prese la mano, togliendole gentilmente la tazzina e adagiandola sul tavolino del salotto.

- Non smetterò mai di amarti. –

- Ren … -

Gli si avvicinò, ma la fermò prima che le sue labbra morbide lo baciassero.

- Le cose non sono cambiate, non posso darti quello che entrambi vorremmo. –

- Non m’importa, non adesso – rispose, riprendendo l’iniziativa e baciandolo.

Sentirla nuovamente contro di sé, su di sé, era quasi insostenibile.

Vide la camicia azzurra stropicciarsi mentre i bottoni lasciavano le asole e ben presto raggiunse il pavimento in compagnia del sottile copri spalle e dell’abito verde pallido di lei.

C’era urgenza, una fame l’una dell’altro che li stava letteralmente divorando.

E sapeva che entrambi avrebbero serbato quell’ultima volta come il ricordo più caro della loro intera esistenza.

 

 

 

 

 

 

 

 

1957

 

 

 

 

 

Prese un respiro profondo prima di bussare alla porta dello studio di Silente.

Non riusciva ancora a credere che il posto per la cattedra di Trasfigurazione fosse suo.

Fece battere le nocche contro il legno solido, attendendo che Silente le desse il permesso d’entrare.

Era già stata lì alcune volte durante i suoi anni a Hogwarts, quando il preside era ancora Dippett e le cose sembravano più semplici, meno importanti per certi versi.

- Ah, Minerva, prego accomodati. –

- Albus – salutò, prendendo posto sulla sedia di fronte alla scrivania.

- Puntuale come sempre, immagino che certe vecchie abitudini non cambino mai. –

Sentì le labbra stirarsi in un sorriso.

- Credo proprio di no. –

- Ti ho fatta chiamare per assicurarmi che tu avessi a disposizione tutto ciò che ti occorre per la permanenza al castello. –

Annuì, composta. – Naturalmente, è tutto perfetto. –

- E perché ammetto di aver voluto scambiare quattro chiacchiere con la mia ex studentessa preferita prima che iniziasse lo Smistamento – aggiunse poi, sorridendo con un pizzico di furbizia per la quale le ci volle tutto il suo autocontrollo per non scoppiare a ridere.

- Immagino tu abbia saputo che tre anni fa Tom Riddle si è presentato a chiedere la cattedra di Difesa Contro le Arti Oscure. –

- L’ho sentito dire. –

- Ebbene, sei una donna intelligente, quindi comprenderei perché non ho accettato la sua candidatura. –

- I Mangiamorte – mormorò.

Ricordava il tatuaggio impresso sull’avambraccio di Katherine l’ultimo giorno di scuola così come il fatto che il medesimo marchio fosse impresso sulla pelle alabastrina di Renford l’ultima volta che avevano parlato.

- Immaginavo che tu fossi informata in merito vista l’aderenza a questo gruppo da parte del signor Lestrange. –

- Io e Renford non ci parliamo da dodici anni, Albus – lo anticipò.

- Naturalmente, ma posso confidare sul fatto che se avessi modo di avere informazioni in merito me le riferiresti? –

Annuì all’istante.

I Mangiamorte erano pericolosi e Tom Riddle un folle.

Andavano fermati.

- Certo. –

- In questo caso non ti rubo ulteriore tempo, Minerva. –

Si scambiarono un ultimo sorriso prima che lei si alzasse e uscisse dall’ufficio.

La vita a Hogwarts era infinitamente più semplice ai tempi della scuola, poco ma sicuro.

 

 

 

 

 

 

 

 

1962

 

 

 

 

 

Erano diciotto anni che aspettava quel momento, consapevole che prima o poi sarebbe arrivato, eppure la cosa non contribuiva certo a renderla più serena o controllata.

Mentre attendeva gli studenti che quell’anno avrebbero cominciato il primo anno non poteva fare a meno di domandarsi come sarebbe stato, se l’avrebbe riconosciuto o meno.

Quando lo vide avanzare a testa alta, al fianco di un paio di ragazzi che pendevano letteralmente dalle sue labbra, seppe che era lui.

Le stesse iridi color cobalto, le scomposte ciocche di appena un tono più chiare rispetto a quelle di suo padre.

Rodolphus Lestrange, il primogenito di Renford.

Il ragazzo parve accorgersi del suo sguardo perché aggrottò la fronte, perplesso, prima di andarle incontro.

- Lei è la professoressa di Trasfigurazione, madame … oppure mademoiselle? –

Un piccolo e distinto gentiluomo.

- Sono la professoressa McGranitt e insegno Trasfigurazione – confermò, colta di sorpresa.

Apparentemente compiaciuto dall’essere riuscito a individuarla correttamente, Rodolphus le rivolse un lieve accenno di sorriso.

- Mio padre mi ha detto che eravate compagni di scuola e che lei era fenomenale nelle arti trasfigurative. Anche io sono piuttosto bravo … o almeno così mi viene detto –, le porse la mano, - Rodolphus Lestrange, lieto di fare la sua conoscenza, professoressa. –

Accettò la stretta, riuscendo a ricomporsi quanto bastava per annunciare l’inizio dello Smistamento.

Lo vide sistemarsi in fila tradendo appena un pizzico d’ansia.

Proseguì l’elenco con ordine, giungendo infine alla lettera L.

- Lestrange Rodolphus. –

Lo vide avvicinarsi al Cappello a passo deciso, sedendo sullo sgabello mantenendo la schiena dritta e tesa.

Un piccolo, giovane, perfetto e rispettoso rampollo Purosangue.

- Serpeverde! –

Una versione più giovane di Renford.

Si chiese distrattamente quanto fosse effettivamente bravo in Trasfigurazione dal momento che né Renford né Katherine erano mai stati particolarmente versati in quella particolare branca della magia e da chi avesse imparato.

Supponeva che l’avrebbe scoperto a lezione l’indomani.

 

 

 

 

 

 

 

 

1978

 

 

 

 

 

- Dimmi che non sei coinvolta anche tu in questa stupidaggine dell’Ordine della Fenice. –

Alzò lo sguardo dal giornale che stava leggendo mentre faceva colazione.

- Buongiorno anche a te, Renford – lo rimbeccò ironicamente, facendo finta che non ci fosse assolutamente nulla di strano nel ritrovarselo sul patio del suo cottage poco fuori da Hogsmeade alle sette e mezza di mattina mentre lei indossava una leggera sottoveste e mangiava yogurth e cereali.

- Non provarci nemmeno per un istante, Minerva. È una questione seria, non provare a liquidarmi facendo finta di non sapere di cosa sto parlando. –

- Sono una semplice professoressa di Hogwarts. Tendi a essere molto paranoico di prima mattina, non lo ricordavo. –

Renford storse il naso, accomodandosi sulla sedia davanti a lei senza minimamente preoccuparsi di chiederle il permesso.

Era certo che non l’avrebbe cacciato via su due piedi.

Arrogante, ma decisamente da lui.

E tremendamente vero.

- Silente ha sempre avuto un debole per te fin dai tempi della scuola perciò si è sicuramente confidato con te … forse ti ha persino chiesto di fare qualcosa per l’Ordine. Quello che voglio chiederti io, invece, è di non farlo -, le prese una mano, - lascia perdere tutto quello che ti ha detto Silente. Non vincerete, Minerva. Lui … Lui non permetterà che dell’Ordine rimanga neppure il minimo ricordo. –

- Con lui intendi Tom? Così, tanto per amore di chiarezza – lo rimbeccò, palesemente ironica.

- Lo sai chi intendo. –

- Una volta non eri il tipo da fare il gregario, preferivi guidare. –

- Una volta esporsi non era così pericoloso. L’unico rischio che accetto di correre è questo, qui e ora: avvisarti di tirartene fuori prima che sia troppo tardi. –

- Temo di non potertelo promettere, Ren. –

Con un sospiro rassegnato, l’ex Serpeverde alzò gli occhi al cielo.

- Ti conosco bene e sapevo che avresti risposto così. Promettimi almeno che starai maledettamente attenta, Minnie. –

- Eppure sei qui. –

La fissò dritta negli occhi. – Ho fatto una promessa quel pomeriggio di trentadue anni fa: ti avrei protetto e non avrei mai permesso che nulla di male ti capitasse. Intendo onorare quella promessa. –

Dopodichè si alzò dalla sedia, le rivolse un cenno del capo e scese i gradini del patio per poi Smaterializzarsi.

 

 

 

 

 

1981

 

 

 

 

 

Il processo a Bellatrix, Rodolphus, Rabastan e Barty Crouch jr si era appena concluso con la condanna ad Azkaban.

Nelle orecchie Minerva sentiva ancora le grida del più giovane del gruppo, Barty dai capelli biondo paglia e i grandi occhi azzurri sgranati mentre implorava la clemenza del padre, anche se era ormai fuori dal Ministero.

Intravide Renford e Katherine uscire in compagnia di Abraxas, Alexandra e Lucius che era stato appena assolto.

Alexandra aveva incrociato il suo sguardo durante l’udienza, imbarazzata forse per ciò di cui era accusato il figlio oppure per il fatto che lei e suo marito si fossero schierati sull’altro fronte della guerra.

Mossa non sapeva bene da quale istinto si avvicinò ai coniugi Lestrange.

Katherine, ancora bella nonostante fosse ormai prossima ai cinquantacinque anni, le rivolse un lieve cenno del capo e lasciò il braccio del marito per allungare il passo e raggiungere Abraxas e Alexandra.

Rivederlo dopo quei mesi passati a chiedersi dove fosse, come stesse, cosa pensasse, le faceva un effetto strano.

- Dovrei dirti che mi dispiace per la sentenza. –

- Dovresti -, convenne Renford, - ma sappiamo entrambi che sarebbe una bugia e che tu non menti. –

- Toglimi una curiosità … è un dubbio che mi tormenta da un po’. Se qualcuno ti avesse detto che le cose sarebbero finite così cosa avresti fatto? –

Una domanda semplice.

Una risposta diretta.

Forse persino masochista.

- Facile. Avrei rifatto tutto quanto, ma assaporando con più calma ogni istante. –

Trattenne un sorriso mentre lui le strizzava l’occhio e tornava a raggiungere la moglie.

Sempre il solito vecchio Renford.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Salve di nuovo!

Ammetto di essermi un tantinello fatta prendere la mano con questa OS e di aver scritto più di quanto avevo inizialmente ipotizzato, ma adoro questi due e una volta che ho cominciato a scrivere non ho saputo fermarmi.

Spero che l’OS non sia troppo sdolcinata, malinconica o strappalacrime.

Ci sentiamo presto con Hogwarts 1973 e le altre storie.

Stay tuned.

XO XO,

Mary

   
 
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