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Autore: Kkeke99    04/10/2017    2 recensioni
«Quello che desidero di più al mondo, è stare con te.»
Non illudermi...

Piccola TodoMomo che teoricamente avevo scritto per il compleanno della bimba... Spero vi piaccia!
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Momo Yaoyorozu, Shouto Todoroki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Forgive me -
 

 




Ultimamente ho perso il sonno
Sognando tutto quello che saremmo potuti essere



Gli occhi bicolore di Todoroki si posarono sulla giovane dai capelli neri che, con le braccia incrociate dietro la schiena, lo guardava sorridendo appena. 
Lui, però, ancora non riusciva a credere di aver sentito quello che effettivamente aveva sentito. Aprì la bocca facendone uscire una piccola nuvoletta di aria condensata, richiedendo poi le labbra e inclinando leggermente il capo scrutandola attentamente.
Non era mai stato un asso a capire queste cose, però poteva provarci. Per l’ennesima volta.
Rimase a fissarla qualche minuto, cosa che fece sentire la mora in soggezione e lo poteva notare per via del tic di un secondo che aveva avuto l’angolo destro della sua bocca rosea. Dopodiché, Shouto decise di spezzare il silenzio imbarazzante creatosi:

«Yaoyorozu, sei seria?»

In risposta la ragazza sospirò esasperata da quella domanda. Lui l’aveva sempre presa sul serio, ma allora perché questa volta no? Cosa vi era di strano nel confessargli di essere innamorata di lui? 

«Sono serissima, Todoroki-san. – lo guardò indispettita incrociando le braccia al petto - Perché non dovrei?» gli domandò inarcando un sopracciglio interrogativa.

«Perché non capisco cosa ci trovi in me.» schietto. Era stato maledettamente schietto, da far paura. Vide la corvina abbandonare le braccia lungo i fianchi e distogliere lo sguardo arrossendo sulle guance e, poco ma sicuro, non era solo per il freddo. Pure Todoroki poteva capirlo, ora.

«Te l’ho detto, io ti ammiro perché riesci a prendere le decisioni in fretta e hai una confidenza strabiliante che mi lascia sempre stupita. Anche in campo sei fantastico, però da un po’ di tempo mi sono accorta che questa ammirazione è diventata qualcosa di più. – lui schiuse le labbra guardandola apparentemente calmo, anche se i suoi occhi erano lucidi. Se fosse per il freddo, Momo non lo sapeva - E quando ne ho parlato con Ashido-san, lei mi ha detto che è amore. Questo spiegherebbe anche il mio battito cardiaco che accelera quando sono con te.» concluse con fare pensieroso prendendosi il mento tra le dita, cosa che fece sorridere appena il ragazzo che si mise le mani nelle tasche del giubbotto. 

Improvvisamente, gli occhi della ragazza guizzarono nei suoi facendolo sussultare impercettibilmente. Nervosamente distolse lo sguardo, mentre lei sorrise dolcemente e si spostò alla sua sinistra prendendogli timidamente la mano nella sua guardando avanti imbarazzata, intanto che lo sguardo stupito di Shouto la osservava ammaliato.

La pelle bianca di Yaoyorozu con dietro la neve rendeva la sua immagine ancor più bella, di una bellezza disumana. E quella ragazza era innamorata di lui. Non riusciva a credere di meritarsi l’amore della fanciulla al suo fianco.
Unì con forza le labbra voltando il viso avanti e stringendo la presa sulla mano della fanciulla che lo guardò interrogativa, poi sorrise amorevolmente e incominciò a camminare trascinandolo dolcemente con sé.
«Todoroki-san, non mi pento di provare questi sentimenti per te. – lui portò lo sguardo su di lei vedendola voltata nella sua direzione di tre quarti e sorridergli - Sono felice di essermi innamorata di te.» 


Aprì gli occhi osservando assonnato il soffitto sopra di sé. Poco dopo voltò il viso alla sua destra vedendo accucciata contro la sua spalla una massa di capelli scuri che lo fecero sorridere, soprattutto nel vedere come la figura femminile sinuosa al suo fianco gli stesse abbracciando il petto con dolcezza. Come a non volerlo disturbare.

Silenziosamente e cautamente, si districò dall’abbraccio tenendola sempre vicina a sé. Al caldo.
Poggiò il gomito sul cuscino e il viso sul palmo della mano, sorrise dolcemente nel vederla arricciare il naso e stringersi di più al suo fianco. Abbassò lo sguardo sulla mano sinistra osservando l’anello d’oro che la giovane donna portava all’anulare e piano prese la mano della fanciulla nella sua portandosela alle labbra e posandovi dolcemente le labbra.

E le sue labbra si incresparono in un sorriso felice e dolce, nel pensare alle parole che le aveva detto qualche mese prima quando si erano promessi amore eterno all’altare:
«Quello che desidero di più al mondo, è stare per sempre con te.» 
Il suo cuore aveva saltato un battito, ma ora come ora non capiva perché l’unica cosa che gli veniva da pensare era: 
Non illudermi...

E pian piano tutto attorno a loro divenne sempre più sbiadito. La porta, la sedia, l’armadio, il lampadario sopra di loro, pura la figura della donna vicino a sé. Fino a sparire del tutto.
E dal nulla si ritrovò sospeso nel vuoto, completamente immerso nell’oscurità. Nel buio.
Si guardò intorno con occhi sgranati e il panico che cresceva ancor di più dentro di lui, facendogli diventare difficile pure il semplice atto del respirare.
«Yaoyozoru? – si voltò alla sua sinistra, ma nulla - Yaoyozoru? - a destra, niente - Momo!» e improvvisamente, incominciò a precipitare nel vuoto senza nessun appiglio che potesse salvarlo e l’aria gli si bloccò nel petto. Come se qualcosa lo stesse obbligando a soffocare.

«...pà – gli giunse una voce lontana alle orecchie - ...apà – ancora quella voce lontana, che sembrava familiare però - Papà!» 
Todoroki aprì di scatto gli occhi ritrovandosi a guardare una cornice che ritraeva una giovane donna dai neri capelli corti fino alle spalle. Indossava un abito estivo bianco che era mosso dal vento e lei sorrideva nella sua direzione mentre correva verso il mare scalza con i sandali tenuti dai lacci dalla mano destra, mentre con la sinistra teneva ferma una ciocca di capelli a lato del volto.
Deglutì pesantemente e serrò le palpebre sentendo che delle lacrime avevano già raggiunto le sue ciglia nell’arcata inferiore. 
«Papà, stai piangendo?» sentendo quella voce dal tono triste, abbassò lo sguardo incrociando due occhi neri appartenenti a un bimbo sui sette anni dai capelli rossi, come la sua parte sinistra, che aveva appoggiato le braccia incrociate sulle gambe dell’uomo guardandolo preoccupato.
«Uhm? – improvvisamente si rese conto della lacrima intrappolata tra le ciglia e la cacciò via col dorso della mano, per poi sorridere al bambino - No, Hino, mi sono appena svegliato e ho sbadigliato. Come siete messi? Siete pronti? – si guardò attorno interrogativo e sporgendosi per avere più vista del corridoio che portava alla camera da letto - Ren, è pronto?» si alzò facendo pressione sulle ginocchia e si stiracchiò sistemando poi il maglione color panna che si era spiegazzato per via della posizione in cui si era addormentato.
«Non si ricorda dove ha messo le scarpe, le sta cercando adesso. Una deve averla trovata, credo...» nel vedere quell’espressione confusa e indecisa tipica di lei, sorrise dolcemente e sentì una stretta al cuore che divenne pian piano un nodo alla gola che dovette mandar giù a forza.

«L’ho trovata! Era nel cassetto dei pigiami!» esclamò una vocina squillante seguita da dei passi veloci, i due nel soggiorno si voltarono verso il corridoio vedendo una piccola testa albina spuntare sorridendo e correndo verso l’uomo abbracciandogli le gambe sotto lo sguardo infastidito del gemello dai capelli rossi.
«Ren! Staccati dalle gambe di papà! Così facciamo tardi!» lo riprese afferrandolo per il braccio.
«Hino, sei solo geloso!» rimbeccò l’altro mettendo il broncio, mentre Shouto rimase a guardarli con espressione calma e un sorriso appena accennato. Anche se nella sua testa era tutto tranne che calmo.

Come ci è finita una scarpa nel cassetto dei pigiami?, scosse la testa voltandosi verso l’orologio appeso al muro e guardando l’ora sgranò gli occhi. Si abbassò all’altezza dei due ometti poggiando le mani sulle loro teste attirando l’attenzione dei figli.
«Ehi, campioni, ora basta litigare. Dobbiamo sbrigarci ad andare dalla mamma.» ai due bambini si illuminarono gli occhi e annuirono energicamente sorridendo al padre che si mise in piedi guardandoli sorridendo dolcemente. «Datemi le mani.» concluse allungando le mani verso i giovanotti che contenti afferrarono la rispettiva mano e tutti insieme si avviarono verso l’uscita della casa con una meta ben precisa.


Con un po’ di difficoltà a camminare sui sassolini del piccolo sentiero che portava alla loro destinazione, i Todoroki raggiunsero quella che era la loro meta il 23 Settembre da ormai quattro anni.
«Mi fanno male i piedi!» piagnucolò il gemello dai capelli rossi incominciando a saltellare sul posto, facendo fare un’espressione ormai rassegnata al padre che però non riuscì a non ridacchiare leggermente.
«Ogni anno è sempre la stessa storia, Hino.» commentò Ren guardandolo stizzito da dietro il mazzo di margherite che teneva in braccio, ricevendo uno sguardo furioso da parte del fratello.
«Dillo ai sassolini!» rimbeccò serio voltando il volto altrove mettendo il broncio, facendo sorridere confuso Shouto che lo guardò interrogativo.
No, Hino, i sassi non parlano..., ma lasciò perdere siccome erano ormai arrivati alla loro destinazione.

Alzò lo sguardo davanti a sé, col cuore che fece una capriola nel vedere la lapide bianca come il latte che partiva a coppa dal basso e si allungava in alto racchiudendosi a punta. Assomigliava alla corolla di un fiore che ancora non era sbocciato. Solo che questa corolla era piatta sul davanti e solo dietro aveva un effettivo spessore. 
Su di essa, in oro, vi era scritto con uno stile elegante e raffinato: Todoroki Momo.

Il solo leggere quel nome gli faceva salire un nodo alla gola, ancora non riusciva a crederci che la sua Momo gli era morta tra le braccia durante una missione quattro anni fa. Avrebbe dovuto proteggerla da tutto e tutti! Avrebbe dovuto fare qualcosa che non fosse stringerla a sé piangendo come uno stupido idiota! Se solo l’avesse portata subito via da lì cercando rinforzi per fermare il sangue che usciva da quella ferita sullo stomaco, a quest’ora lei sarebbe stata ancora viva?
Era colpa sua se Momo era morta. Lei gli si era parata davanti di scatto per evitargli di essere colpito, ma cosa ne aveva conseguito? La morte della donna che amava, la madre dei suoi figli. 
Non riusciva ancora a perdonarsi per aver strappato loro la madre.
 
Superato il cancelletto nero in ferro battuto, Shouto, si inginocchiò con un gamba piegata e il braccio poggiato su di essa, imitato dai figli che si accovacciarono al suo fianco. Prese un bel respiro e sorrise alla foto della moglie:

«Ciao, Momo. Io, Ren e Hino siamo venuti a trovarti.» in sincrono i tre Todoroki chiusero gli occhi e congiunsero le mani nel silenzio totale, mentre un leggero venticello incominciò a soffiare intorno a loro.


Sai, Momo, ancora non riesco a crederci che sono già passati quattro anni. Io non riesco ancora a riprendermi dalla tua morte. Quel giorno, fino all’ultimo secondo ho sperato con tutto il mio cuore che il sangue si potesse fermare e che tu saresti ritornata a casa da Ren e Hino con me. Sono passati quattro anni e anche se gli altri mi ripetono che non è colpa mia, io so che non è così. Ancora oggi mi viene voglia di urlarti addosso e dirti che non ti saresti dovuta mettere in mezzo! Sarei dovuto essere io quello con la ferita alla pancia, non tu! Sarei dovuto essere io quello disteso a terra tra le tue braccia, non tu! Sarei dovuto morire io, non tu!

Non riesco a smettere di amarti e di sentire la tua mancanza nemmeno un giorno, anzi quello che provo per te e il desiderio di poterti stringere tra le mie braccia ancora, cresce sempre di più.
Alla fine, tu sei l’unica per me. Che cosa diavolo mi hai fatto, Momo?
Ren e Hino, desidererebbero così tanto poter ridere e scherzare con la loro mamma, ma non possono. Perché per colpa del padre incapace che si ritrovano, la mamma gli è stata portata via quando avevano solo tre anni. Riusciranno mai a perdonarmi? Riuscirai mai a perdonarmi?

Se ci guardi, da là su, ho una sola richiesta da farti: ti prego, proteggi Ren e Hino quando io non sarò presente.
Io, da qua giù, posso dirti solo una cosa che quel giorno ti dissi ma tu ti eri ormai spenta tra le mie braccia: 
Ti amo.


 




Note Dell’Autrice

Ehilà popolo di BNHA! Sono approdata pure io in questo magnifico fandom!
E l’ho fatto proprio con una TodoMomo, che è una delle mie otp in questo anime ed ho iniziato proprio con qualcosa di angst. Che è dedicata ad Elisa e Angie, che dopo averla letta mi odieranno malissimo e le capisco perché mi odio pure io in questo momento.
Lo so, sono una persona orribile per aver fatto questo a questi due bimbi e ai loro figli (i quali nomi sono presi dalla magnifica artista che ha disegnato le fanart allegate alla shot).
Vi chiedo ancora scusa per questa cosa triste, ma mi è venuta ispirazione per questa cosa dal nulla mentre ascoltavo musica e non credevo potesse farmi così male...
Ringrazio comunque, prima di tutto chi ha letto la storia, poi chi l’ha messa tra le preferite e/o le seguite e anche chi ha recensito!
Spero con tutto il cuore che vi sia piaciuta!
Arrivederci a tutti!
Keke                                  
                                                                                              
   
 
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