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Autore: piccina    05/10/2017    3 recensioni
"Non era mai stato un padre tradizionale, ma a quel figlio voleva bene e sentiva che in questo momento aveva bisogno di lui"
Brian alle prese con la difficile adolescenza di Gus fa i conti con il suo essere padre. Justin è al suo fianco.
Idealmente circa una decina di anni dopo la 5X13
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Brian Kinney, Gus Kinney, Justin Taylor, Lindsay 'Linz' Peterson, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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La colazione si era consumata in una sorta di armistizio fragile. Sua sorella gli sarebbe mancata e Gus non voleva salutarla durante una lite.
Aveva nascosto la rabbia e la frustrazione quando JR, insieme a Mel, lo aveva aiutato a caricare i bagagli sull’auto.
Le sue mamme erano tristi e si vedeva, suo padre, come al solito, sembrava indifferente al piccolo dramma che si stava consumando e fumava una sigaretta guardando svogliatamente le attività di carico.

“Attenta che se mi righi la macchina, ti tocca farmela riverniciare e non so se puoi permettertelo”
“Fottiti Brian”
“Ti avevo detto che facevo io, ma ti sei impuntata: solita lesbica ebrea e cocciuta”  
Una gomitata aveva messo fine alla discussione.
“Lasciala in pace, stronzo”
“Grazie Brian per esserci corso in auto. Grazie Brian per scoppiarti più di mille miglia in due giorni. Grazie Brian per prenderti quest’amabile rompicoglioni in casa dopo che ci siamo impantanate nell’adolescenza dell’unico maschio del nostro gineceo”
“Dacci un taglio. È anche tuo figlio.”
“Puoi scommetterci, se no con il cazzo che sarei qui” Poi l’aveva abbracciata.
“Coraggio Linz, puoi piangere. E’ uno dei pochi, veri, privilegi di voi lesbiche”
“Non voglio piangere. Non adesso. Sono preoccupata e mi manca già” aveva risposto posando gli occhi sulla schiena di Gus, intento a incastrare le valige nel vano bagagliaio.
“Andrà tutto bene e un po’ di lontananza servirà a voi e a lui. Per prima cosa lo rimetto in bolla. Adolescente quanto vuole, incazzato quanto vuole, ma se prova a comportarsi nuovamente da incivile, lo spezzo in due. Ristabilito un comportamento urbano, capiremo cosa è che l’ha ridotto così. E sì, io sono bastardo, ma ricordati che c’è anche Justin. Praticamente sarà come se ci foste voi. E’ una mamma perfetta”
Aveva appoggiato il capo sul petto di Brian e aveva sospirato.
“Speriamo tu abbia ragione”
“Io ho sempre ragione”

Si era fatto abbracciare dalle sue mamme senza ricambiare nessuna delle due. Entrambe gli avevano lasciato un bacio sulla fronte.
“Fai il bravo” gli avevano sussurrato.
“Come potrebbe essere diversamente alla corte di Sua Maestà Kinney” aveva risposto sprezzante e si era infilato in auto, guardando ottusamente davanti a sé.
“Gli passerà. Vi chiamiamo quando siamo arrivati” aveva detto loro dal finestrino abbassato mentre stava imboccando il vialetto di uscita.
Le prime tre ore di viaggio erano trascorse nel mutismo più totale, solo la musica dell’autoradio a rompere il silenzio.
Gus aveva mantenuto una postura rigida, lo sguardo fisso in avanti per non correre il rischio di posare gli occhi sul padre che guidava tranquillo, senza dare mostra di patire il suo atteggiamento sostenuto.
Si ritrovò a considerare che quantomeno non lo costringeva a parlare e a cercare di sviscerare ogni sospiro come facevano quelle due. Siccome gli parve un pensiero troppo carino da rivolgere a quello stronzo di suo padre che lo stava praticamente deportando, fece una smorfia e sollevò le spalle sbuffando.
Senza interpellarlo Brian si infilò nella stazione di servizio e fermò l’auto.
“Mi scappa da pisciare e ho bisogno di caffeina.”
Aveva annuito ed era sceso dalla macchina, precedendo suo padre che si era fermato a fare rifornimento.
Agli orinatoi si erano trovati fianco a fianco e Gus aveva notato, per l’ennesima volta, la sfrontatezza di suo padre, naturale come una seconda pelle, che si esprimeva in una carica erotica manifesta perfino mentre pisciava in un bagno d’autogrill.  Era percepibile persino lui che era suo figlio. Neanche ce l’avesse solo lui, si trovò a pensare.
Affascinava tutti suo padre, era uomo, era maschio ed era insopportabilmente frocio.
Come cazzo era possibile? Come cazzo si fa con un padre come lui, una dannata checca, che piace a tutte le tue amiche? Alle mamme di tutte le tue amiche. E porca puttana, anche ai tuoi amici.
Lo avrebbe volentieri preso a pugni, mentre lo guardava chiudersi la patta e lavarsi le mani.
“Mi prendo un caffè, vuoi qualcosa?”
“Ho fame”
“E allora mangia” e con un gesto della mano gli aveva mostrato l’offerta di sandwich esposti.   

“Ma quanto diamine di cibo ingurgiti?” gli aveva chiesto sinceramente stupito dopo che Gus aveva finito di sbranare, in auto, il terzo panino.
Il figlio l’aveva squadrato con occhi sgranati.
“Papà hai detto diamine!!”
“Cazzo, ho detto diamine. Questo è il risultato a stare 24 ore filate con due lesbiche”
“Dillo a me” aveva risposto sottovoce Gus.
Brian aveva alzato il sopracciglio perplesso, che razza di commento era?  
Qualcosa stonava, ma aveva preferito non replicare.
Gus finalmente gli aveva rivolto la parola e per la prima volta, da quando si erano visti il giorno precedente, l’aveva chiamato papà.
“Vuoi cambiare CD? Ce ne sono un po’ sotto il sedile” si era limitato a chiedergli.
“Mmmh” aveva risposto il ragazzo e si era messo a trafficare per vedere se ci fosse qualcosa che gli piacesse.
  
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