Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Evali    05/10/2017    1 recensioni
Cosa sarebbe accaduto se il figlio del ghiaccio e del fuoco non fosse stato il noto personaggio che noi amiamo e conosciamo? Come sarebbe andata la storia se il legittimo erede al trono, figlio di Rhaegar Targaryen e Lyanna Stark, fosse stato simile al padre quanto alla madre? Una storia che narrerà le vicende dei nostri beniamini della serie tv, con l'aggiunta di un nuovo giocatore al gioco del trono che modificherà il loro destino. La vicenda è incentrata sulla storyline di una versione originale del figlio dei due sfortunati innamorati e su come avrebbe influito la sua presenza nell'universo creato da George RR Martin. Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cersei Lannister, Eddard Stark, Jon Snow, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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La danza del drago
 
Cersei stava sorseggiando il suo calice di vino nella sua stanza, affacciata alla finestra che dava su tutta la città. Era l’alba e il cielo aveva un colore meraviglioso. Il colore che amava di più. Ad un tratto, la donna udì il rumore della porta che si apriva. Nessuno aveva bussato, così capì. - Non mi sorprende che tu sia qui – disse restando rivolta verso la finestra.
- Sembra quasi che te lo aspettassi.
- Chi è stato a farti fuggire? Lord Varys o la Vipera?
- Oberyn. Non abbiamo incontrato molte resistenze dato che Jaime è fuggito …
- ... stanotte – continuò la frase lei. – Lo so. Ser Gregor Clegane?
- Oberyn lo ha rinchiuso nelle prigioni.
- Quindi, in poche parole, nessuno vi ha fermati – concluse facendo ondeggiare il liquido rosso nel suo calice e soffermandosi a guardare una nuvola avente una forma strana. - Immagino che vi sarete occupati dei soldati di guardia e nessuno ti ha visto entrare perché sei molto veloce ed estremamente silenzioso. Prima che si accorgano che sei qui passerà molto tempo.  - Walter si avvicinò di qualche passo, rimanendo comunque a distanza da lei, data l’ampiezza notevole della stanza. – Dunque sei un drago. Il prezioso figlio illegittimo di Rhaegar Targaryen e Lyanna Stark. Il figlio della leggenda, dell’amore proibito quanto travolgente tra il ghiaccio il fuoco. Forse, dentro di me, l’ho sempre saputo. Eri una creatura troppo particolare e complessa ai miei occhi per essere un semplice bastardo come tanti. Un’anima degna di essere studiata e capace di attrarre anche i cuori più freddi, proprio come il mio. Ora che ci penso, ci sono delle tue caratteristiche che me lo ricordano molto. Ma molte altre no, sono solo tue. Non so se saresti un buon regnante. Come ti ho già detto, secondo me tu non sei fatto per fare questo, ma ben altro. Qualcosa che nessun altro è capace di fare. Immagino sarà stato uno shock per te quanto per me … - continuò lei.
- Pensi che io ti sia grato per questo? Per avermi fatto scoprire chi sono bruciandomi vivo?
- Sai bene che è stato un incidente e che non avrei mai e poi mai voluto che accadesse. Non ti ho mai voluto morto, Walter. Mai una volta in tutta la mia vita. Forse neanche subito dopo che mi hai rapita, quando ho provato a sedurti per ucciderti, in realtà ti volevo davvero morto.
- Perché? Cosa dice la profezia sulla tua morte?
Quella domanda la destabilizzò più di qualsiasi altra cosa che le aveva detto nel giro di quei due giorni. Fu come una doccia fredda e acida improvvisa e letale. Lei sapeva. Sapeva che il momento era arrivato. Lo aveva realizzato solo quella notte e, forse, lo stava anche cominciando ad accettare. O forse no. Non avrebbe mai potuto accettare una cosa del genere. D’altronde, chi mai avrebbe potuto accettare di venire ucciso? Di certo non una fiera leonessa come lei. Tuttavia, negli ultimi giorni aveva preso coscienza di alcune cose. Aveva capito di meritarselo ed era stato sia lui a farglielo capire, che tutte le persone alle quali aveva fatto del male. Prima o poi tutti fanno i conti con i loro errori. Prima o poi tutti cominciano ad avere una coscienza. O si muore prima che ciò accada, o si vive abbastanza a lungo da provare questo scottante e lacerante rimorso. Lui doveva aver capito. Doveva aver già capito tutto e ciò non la sorprese, dato che quel ragazzo era sempre un passo avanti a lei e a tutti gli altri, in qualsiasi cosa. Udì i suoi passi silenziosi che si avvicinavano, ma il viso di Cersei era ancora rivolto al paesaggio.
- Dunque eccoci qui, insieme, isolati dal resto del mondo, proprio come due anni fa – gli rispose decidendo di ignorare quella domanda.
- Cosa senti?
- Sento molte cose. Ma più di tutti, percepisco il tuo odio verso di me. Quello sovrasta ogni cosa e immerge questa stanza. Avverto il tuo odio per aver spinto Bran giù da quella torre; per aver provocato la morte dell’uomo che ti ha cresciuto e che credevi tuo padre avendo generato un mostro come figlio e avendolo portato al trono al posto di Robert; per aver fatto soffrire Sansa e aver fatto scappare Arya; per non aver evitato che la mia famiglia sterminasse tutto l’esercito Stark insieme a colei che era come una madre per te; per averti imprigionato qui; per averti riportato qui; per aver bruciato viva la donna che amavi e per aver bruciato vivo te, anche se involontariamente. Tutto questo ti ha portato qui e io non l’ho affatto evitato – dopo aver pronunciato quelle parole, finalmente, si voltò verso di lui e appoggiò il calice sul tavolino lì di fianco. I loro occhi si incontrarono e non erano mai stati così vicini quanto lontani. – Forse ci sarebbe potuto essere un destino diverso per noi. Ci pensi mai? Magari avremmo potuto incontrarci in altre circostanze e forse non ci saremmo neanche scomodati a voltarci per prestarci attenzione l’un l’altra. E avremmo proseguito la nostra vita. Ma non rimpiango di averti conosciuto così bene. Probabilmente sono la persona che ti conosce meglio in questo mondo, Walter. E sono fiera di questo perché, come ti ho già detto, noi due siamo complementari.
- Hai ragione: tu sei la persona che mi conosce di più al mondo. Come io conosco te meglio di chiunque altro. Ricordi le parole che ci disse quel soldato Bolton quando eravamo in prigionia e ci stava trascinando fuori dalle cantine, il giorno prima che fuggissimo?
- Sì: “le persone che guardano la morte in faccia insieme sono vincolate da un legame più forte dell’amore: quello della morte” – gli rispose accennando un amaro sorriso e distogliendo di nuovo lo sguardo.
Il ragazzo si avvicinò ancora, fino a che solo qualche passo lo separava da lei. – Che cosa diceva la profezia? – le chiese nuovamente azzerando quasi completamente quella poca distanza. Cersei non volle rispondere. Si impose di resistere ancora un po’, di aggrapparsi a qualcosa pur di non lasciar andare la presa. Si impose di aggrapparsi alla vita.
Dopo qualche minuto, la regina si arrese e alzò lo sguardo per guardarlo nuovamente negli occhi e pronunciare quelle fatidiche parole. Le parole che l’avrebbero condannata. – “E quando sarai annegata nelle tue stesse lacrime, colui che più odi ed ami al mondo, ti strapperà via il tuo respiro vitale guardandoti dritta negli occhi.” – gli disse con la voce tremante.
A quel punto, Walter le accennò un sorriso colmo d’odio, tirò fuori un pugnale e glielo conficcò nel torace con forza mentre il viola dei suoi occhi bucava il verde di quelli di Cersei. – Visto? Non è stato così difficile. Ora potrai raggiungere la desolazione che ti attende, “mia regina”. Non aspettarmi – le sussurrò all’orecchio mentre estraeva il pugnale. L’ultima cosa che la leonessa vide fu il suo volto, mentre cadeva a terra, il sangue continuava a sgorgare fuori dal suo corpo e la vita la abbandonava per sempre.
 
Walter uscì con tranquillità dalla stanza della regina e si diresse verso la sala del trono. In quel momento, alcune Guardie Reali piombarono dinnanzi a lui, confuse. – Il prigioniero è riuscito a scappare!
- Dov’è la regina!
- Proteggiamo la regina! – dissero allarmati.
A ciò, Walter fu raggiunto nuovamente da Oberyn. I due si rivolsero uno sguardo d’intesa e cominciarono a combattere le Guardie Reali in due. Nonostante si stessero battendo contro dieci cavalieri esperti, i due riuscirono a tenergli testa egregiamente grazie alla loro invidiabile tecnica. L’esperienza e la grinta di Oberyn insieme all’impressionante velocità e agilità di Walter, ebbero la meglio. I due riposero le loro spade nel fodero e si guardarono di nuovo.
- Ce ne sono rimasti altri nella Fortezza Rossa? – chiese Walter.
- Non sembra. Gli altri insieme alle Cappe Dorate si trovano all’esterno, per il momento – rispose il principe dorniano. – Lo hai fatto sul serio? – gli chiese poi, guardandolo impaziente.
- Sì – rispose Walter capendo a cosa si riferisse.
A quella risposta, nel viso di Oberyn si allargò un sorriso fiero e appagato.
- Sapevo che saresti stato tu a farlo. Dovevi essere per forza tu. Per gli dei, ragazzo, hai diciannove anni e hai già cambiato il mondo. Io alla mia età non sono riuscito a raggiungere neanche la metà degli obiettivi che mi ero prefisso. E com’è stato?
- Liberatorio – rispose Walter guardandolo con uno sguardo che rivelava qualcosa di nuovo, di diverso. Come una sorta di consapevole indifferenza mista a malinconia.
- Ora cosa hai intenzione di fare? Potresti essere un pretendente al trono. Saresti l’erede più legittimo ora che la regina è morta. Immagino che non ti importi e che tu voglia solo tornare nel tuo amato Nord, ma i sette regni hanno bisogno di una guida come la tua, dopo secoli di regnanti indegni ad un ruolo del genere. Dovresti rifletterci …
- La penso esattamente come lord Oberyn, amico mio. Tuttavia, mi sento in dovere di avvertirti riguardo alle conseguenze: Daenerys Targaryen, tua zia, è in rotta verso Approdo del Re, dalle terre orientali. Ella ha tre draghi ed è decisa a riprendersi il trono di spade. Tyrion è con lei e sembra avere anche altri potenti alleati dalle voci che mi sono giunte. Ad ogni modo, la situazione cambierebbe completamente se la ragazza scoprisse della tua esistenza. Nessuno è a conoscenza della morte della regina avvenuta qualche minuto fa. Tu hai più diritti di lei di sedere su quel trono essendo il figlio del defunto primogenito del Re Folle, nonché principe ereditario – li interrupe Varys entrando silenziosamente nella sala del trono e avvicinandosi ai due.
- Come fate a sapere già della morte della regina? I vostri uccellini erano anche dentro la sua stanza quando Walter l’ha uccisa?
- Sono passato davanti alla stanza e ho visto il corpo. Dovremmo rimuoverlo, altrimenti comincerà a puzzare. E poi, conosco bene il nostro amico in comune, lord Oberyn, e immaginavo che voi lo avreste liberato e che, una volta libero, avrebbe posto fine alla vita della nostra regina, come prima azione – rispose pacatamente il Ragno. Poi si rivolse a Walter accennandogli uno dei suoi rarissimi sorrisi sinceri, il quale aveva persino qualcosa di paterno. – Sospettavo di chi fossi realmente fin da subito, come avrai oramai immaginato. Ti ho aiutato a fuggire e ti ho protetto come meglio ho potuto poiché sapevo già. Non ho avuto modo di dirti la verità prima che tornassi a Nord. Perdonami per questo, amico mio. Non avresti dovuto scoprirlo in un modo tanto atroce. Oltre allo shock naturale, suppongo che tu abbia sentito parecchio dolore. D’altronde, hai metà sangue Targaryen e metà Stark.
Walter lo guardò e ricambiò il sorriso accennato. – Sì, non è stato affatto piacevole. Ad ogni modo, devo ancora prendere bene coscienza di tale scoperta, lord Varys. Sono accadute molte cose troppo in fretta e, ora, mi ritrovo senza più un’identità e delle certezze. Non nutro rancore verso di te: hai fatto ciò che ritenevi giusto – poi si rivolse ad entrambi. – Per quanto riguarda la questione del trono, non ho mai voluto né neanche lontanamente immaginato di poter essere un re. So che i sette regni hanno bisogno di una guida sicura ma, per quanto nutriate tutta questa fiducia in me, non sono sicuro di essere la persona adatta. Potrei anche provarci, ma se questa Daenerys dovesse essere la regnante di cui abbiamo bisogno, lascerei che lei faccia quello che deve. In ogni caso, non è questo l’importante ora. Trovo inutile discutere su chi sarà il nuovo re o la nuova regina del trono di spade, quando non abbiamo neanche la certezza che esisterà ancora un trono dopo la battaglia finale.
- “Battaglia finale”? – gli chiese incerto Oberyn.
- A Nord si trova una minaccia ben più pericolosa e terrificante di un’insulsa battaglia per sedersi su una sedia d’acciaio. Quando sono arrivato alla Barriera, da mio fratello, ho preso coscienza di ciò; e per quanto possa sembrare qualcosa di assurdo e difficile da credere per voi uomini del Sud, è la realtà. Ed è una realtà molto peggiore di quella che riuscite a figurarvi nelle vostre menti. Gli estranei sono tornati e stanno marciando verso la Barriera, decisi a sterminarci. L’inverno sta arrivando e noi dobbiamo combatterlo. Ci servono quanti più aiuti possibili per questa battaglia, perciò l’intervento di mia zia e dei suoi draghi è necessario. Attenderò che verrà ad Approdo del Re e la convincerò ad allearsi con noi. Forse la mia parentela con lei la persuaderà maggiormente a fidarsi.
- Nel frattempo? Come pensi di comportarti? Prima che Daenerys giunga qui, trascorreranno ancora delle settimane, forse mesi. Non appena il mondo scoprirà che la regina è stata uccisa, si muoverà per cercare un colpevole, un capro espiatorio. Scoppierà una rivoluzione. Non puoi rimanere nella capitale ad attendere la madre dei draghi – gli disse Oberyn, esprimendo le sue perplessità.
- Ho già in mente cosa fare, Oberyn. Non temere – gli rispose con una sicurezza tale da farlo apparire un uomo con un'esperienza già navigata. – Chi è rimasto qui nella Fortezza Rossa?
- Qyburn e noi tre. Queste Guardie Reali che abbiamo battuto poco fa erano le ultime presenti nella torre, ci basta portarle nelle prigioni così che quelle ancora vive si ritroveranno imprigionate non appena riprenderanno conoscenza; Cersei ha cacciato via tutte le dame di corte qualche tempo fa;  Jaime Lannister è scappato questa notte verso una direzione sconosciuta: credo che il mio discorso di ieri gli abbia fatto aprire gli occhi definitivamente; Petyr Baelish è al suo bordello mentre la Montagna è imprigionato anch’esso.
- Bene. Prendi Qyburn e imprigiona anche lui. Dopo di che, sbarreremo completamente tutte le porte della Fortezza Rossa in modo che nessun altro potrà più entrare, oltre a noi tre. Dovremo rimanere gli unici a sapere della morte della regina. Come dovremo rimanere gli unici anche a sapere della mia vera identità e di quello che è successo ieri in questa sala, fin quando sarà il momento.
- Di ciò non preoccuparti: fortunatamente i soldati che erano presenti nella sala sono gli stessi che abbiamo tramortito poc’anzi. Una volta rinchiusi nelle prigioni non potranno raccontarlo a nessuno. Lo stesso vale per Qyburn e la Montagna. Jaime Lannister è lontano ormai, si è lasciato questo posto alle spalle e non cercherà di metterci i bastoni tra le ruote rivelando in giro ciò che ha visto. L’unico problema è Ditocorto – disse Oberyn.
- Parlerò io con Petyr. Troveremo un accordo su questo – commentò Varys, continuando poi a parlare per esprimere le sue perplessità. – Tuttavia non capisco. Cosa intendi fare con le Cappe e le Guardie Reali che chiederanno di entrare nella Fortezza Rossa per proteggere la regina, ricevere gli ordini o riportarle notizie? Inoltre anche il popolo comincerebbe ad insospettirsi non avendo più notizie di Cersei. La situazione risulterebbe alquanto ambigua. Comprendo quanto tu voglia evitare tanto caos per la sua morte, ma ho dei forti dubbi a riguardo. Prima o poi lo scoprirebbero comunque. Ciò vorrebbe anche dire che Daenerys con tutto il suo esercito e i suoi draghi marcerebbero nella capitale con il piede di guerra, credendo che ci sia ancora una regina da spodestare.
- Fidatevi di me. Cersei trascorreva già la maggior parte del suo tempo qua dentro, conoscendola. Dunque non sarà strano spargere una voce riguardante una sua crisi e nuova fissazione per la quale non vuole più farsi vedere da nessuno. Anche il Re Folle aveva una mania del genere. Avrebbe anche la scusante che l’unica persona a lei cara e che le era ancora vicina, è scappata via abbandonandola. Le Cappe e le Guardie avrebbero da ridire all’inizio, ma non si azzarderebbero mai a non adempiere a degli ordini della regina dopo che hanno visto cosa è capace di fare. Accetterebbero la situazione in silenzio e si adeguerebbero. Eseguirebbero gli ordini che verranno loro imposti come hanno sempre fatto, anche non ricevendoli personalmente.
- “Eseguiranno gli ordini”? Vuoi dire che hai intenzione di prendere le veci di Cersei e dare degli ordini fingendoti lei? – gli chiese Oberyn sempre più sorpreso.
- Ho delle questioni in sospeso e delle cose che devo fare qui. E dato che ora mi trovo in questo luogo, le sbrigherò come meglio potrò prima di fare ritorno a Nord. Voi due farete da portavoce della “regina”. Tutti scopriranno la verità solo quando io tornerò a Nord per prepararmi alla battaglia finale, portandomi dietro quanti più alleati possibili. A quel punto i sette regni si troveranno senza un regnante ma non sarà importante. È arrivato il momento di cambiare un po’ le regole. Questo posto è stato abituato da troppo tempo ad avere un regnante che li “governi”. Quando, in realtà, il re e la regina non governano assolutamente nulla. Semmai lo fanno i consiglieri. Il Nord è un luogo a sé in cui l’influenza dei regnanti non giunge quasi per niente. La gente del Nord fa fatica persino a ricordare i loro nomi. Ogni terra ha un lord  che la guida e coloro che vi abitano sentono parlare dei regnanti solo quando sta per avvenire una battaglia importante o quando sono chiamati a combatterla. Non metto in dubbio l’importanza di tale ruolo ma sono convinto che, per quanto breve, un periodo senza un regnante che li governi tutti possa servire alle persone che abitano i sette regni.
Varys e Oberyn si guardarono tra loro spiazzati, poi seri, capendo che avrebbero solamente potuto fidarsi delle parole di quel ragazzo che li aveva colpiti tanto e su cui avevano puntato fin da subito. Se il suo piano avesse funzionato, sarebbe stata un’ulteriore eccezionale vittoria.
Non appena i due uomini lo lasciarono solo nella sala, uno diretto verso il laboratorio di Qyburn e l’altro intento a sbarrare tutte le entrate, Walter si guardò intorno. In quel momento si sentì immensamente piccolo, da solo in quell'enorme salone di fronte a quel trono. Il suo sguardo vagò curioso in ogni angolo, inconsciamente in cerca di qualcosa. Forse stava cercando una caratteristica, anche un minimo elemento che potesse farlo sentire a casa dato che quella avrebbe dovuto essere la sua casa se le cose fossero andate diversamente. Cercò una connessione, un legame con la famiglia reale che aveva vissuto lì, e che era la sua vera famiglia. Ma rimase fermo immobile capendo che sì, quello era il luogo dal quale proveniva, ma era suo proprio quanto lo era il Nord, la casa in cui era cresciuto. Per la prima volta, dopo tanto tempo, si sentì in pace, completo anche se svuotato perché era solo con la sua solitudine ma libero di scegliere e di prendere in mano le sorti della sua vita come davvero voleva.
 
Oberyn aveva trasportato tutti gli uomini delle Guardie Reali che lui e Walter avevano tramortito, dentro le celle nei sotterranei così come i pochi altri che erano ancora presenti nella Fortezza Rossa. Dopo di che, piombò nel laboratorio del vecchio Qyburn, conoscendo oramai le sue abitudini, e rinchiuse anche lui. Mancava solo una cosa da fare. Un unico piccolo conto in sospeso, il quale era già stato per la maggior parte saldato, ma non completamente. Oberyn era un uomo tutto d’un pezzo e non sarebbe stato soddisfatto finché una questione non fosse stata risolta completamente. Dunque avrebbe fatto ciò che doveva. Il luogo in cui era riuscito a rinchiudere il “nuovo” Ser Gregor Clegane, era distante dalle altre celle. Si trattava di uno stanzone che Qyburn utilizzava spesso come secondo laboratorio. Il cadavere vivente era rimasto prigioniero lì, cercando in tutti i modi di fuggire ma non riuscendoci. Quando Oberyn arrivò finalmente dinnanzi alla porta sbarrata di quello stanzone reggendo in mano una torcia accesa per farsi luce in quel luogo buio, diede un violento calcio al portone e attese di udire qualche rumore in risposta. Come immaginava, il bestione che era al suo interno fu come risvegliato da quel rumore, dopo ore e ore di silenzio, e ricominciò a buttarsi contro l’uscita per riuscire ad aprirla. Dopo l’ennesima rincorsa che la Montagna prese per gettarsi ancora sulla porta, Oberyn, a sorpresa, la aprì così che l’uomo cadesse a terra fuori dal laboratorio, in quell’ultimo salto. Non attese oltre. Non appena se lo trovò ai suoi piedi, non gli lasciò il tempo di rialzarsi e di ucciderlo nel peggiore dei modi, che gli gettò addosso la sua torcia accesa, guardandolo bruciare davanti ai suoi occhi.
- Sei morto mesi fa, “amico mio”. Ho già avuto la mia vendetta durante quel duello. Ora sono in pace e non serve che esista una bestia peggiore di te, al tuo posto. È ora che tu raggiunga il luogo che ti spetta.
 
Alain stava dormendo profondamente in un angolino nella sua tana, quando fu svegliato da un gran clamore che proveniva dall’esterno. Il ragazzino si alzò e uscì di corsa per controllare cosa stesse succedendo, portandosi dietro anche gli altri orfani. Una gran folla stava piangendo e urlando di gioia a Fondo delle Pulci, e tutto ciò perché le Cappe Dorate stavano camminando tra loro e distribuendo vestiti pregiati, sacchi di ottimo cibo e monete d’oro. Nessuno riusciva a credere ai suoi occhi. Alain credette che fosse uno scherzo, un gioco di pessimo gusto, così chiese ad una ragazza che si trovava di fianco a lui cosa stesse accadendo. – Ehi! Cosa stanno facendo??
- La regina Cersei è come impazzita, ma stavolta in senso positivo! Si è rinchiusa nella Fortezza Rossa e ha ordinato ai soldati di distribuire per tutto Approdo del Re oro, vestiti nuovi, cibo a volontà e ogni sorta di beni di cui abbiamo bisogno! Ha messo a disposizione i soldati per noi, per servirci e per richiedere loro qualsiasi cosa ci serva! È un sogno! Gli dei ci hanno ascoltato! Una cosa del genere non accadeva da secoli! – gli rispose la ragazza con le lacrime agli occhi e reggendo tra le mani un cesto colmo di pagnotte grosse e dorate e di frutti vari e coloratissimi. Il popolo era in delirio mentre i soldati eseguivano passivamente gli ordini chiedendosi perché fosse stato ordinato loro qualcosa di così assurdo e surreale.
 
Walter camminò per il corridoio che conduceva alla sala del trono, mentre una folle quanto splendida idea gli frullava in testa. Non appena raggiunse la sala, trovò lord Varys, il quale sembrava attenderlo. L’uomo era seduto sulle scalinate dinnanzi al trono e, non appena lo vide, gli sorrise e gli fece segno di avvicinarsi. Walter si sedette accanto a lui.
- Ti sei già dato da fare. Mi aspettavo qualcosa del genere da te, ma non un’azione così estrema per quanto meravigliosamente giusta. Quando ho riferito ai soldati che la regina aveva ordinato di distribuire qualsiasi bene e viveri a tutto il popolo, mettendosi al servizio di ognuno di loro, sono tutti sbiancati. Penso di non aver mai visto tanti uomini cambiare colorito così facilmente. Ammetto che è stato appagante e divertente. Tuttavia, sai bene che un ordine del genere non passerà così inosservato, soprattutto se proviene da una donna che, solo qualche settimana fa, ha bruciato un intero tempio pieno di persone innocenti.
- Non mi importa se si insospettiranno. Volevo farlo e l’ho fatto. Non hanno prove per dimostrare nulla. Inoltre, se e quando le avranno, io sarò già lontano da qui. Intanto, finché ne ho la possibilità, farò ciò che deve essere fatto senza mezzi termini.
Quelle parole e quella decisione colpirono ulteriormente Varys che si ritrovò a guardarlo con ammirazione, come non gli succedeva da anni con qualcuno.
- Non vuoi sapere nulla sui tuoi veri genitori? Su quello che hai scoperto appena due giorni fa? Non sei curioso? – gli chiese il Ragno cambiando discorso.
- Ho sentito tante storie su di loro. Ma, a quanto pare, molte di quelle non erano vere. Non riesco ancora completamente a credere di essere figlio loro. È come se il mio corpo si rifiutasse di rinnegare tutto quello che sono stato fino ad ora. Io sono un ragazzo del Nord, ho vissuto a Nord, mi hanno cresciuto gli uomini del Nord. Nonostante ciò, forse, dentro di me, ho sempre saputo di avere qualcosa di diverso: il mio corpo, il mio viso, il mio carattere e la mia visione del mondo singolare, oltre al fatto che tutto ciò che ho vissuto mi ha portato fino a qui. Già la strega rossa, quando ero alla Barriera, ha provato ad ipotizzare una cosa del genere e anche se sembrava aver ragione, mi sono rifiutato di crederci. Il rogo di Cersei nel quale sono accidentalmente capitato, è stata la prova schiacciante. Io non ho mai avuto alte prospettive per me, lord Varys. Io sono sempre stato un bastardo, al quale niente era dovuto, a differenza dei suoi fratelli figli legittimi. Non potevo ereditare niente o essere un buon pretendente per nessuna lady a causa della mia condizione. Eppure sono vissuto bene lo stesso, riuscendo a fare molto di più di ciò che hanno fatto i lord e gli uomini illustri che ho incontrato. Forse rimarrò sempre “il bastardo del Nord”, nonostante tutto. Inoltre, se il mio vero padre era sposato con Elia Martell, rimango pur sempre un bastardo – disse accennando un sorriso quasi divertito a quell’ultima constatazione.
- Posso solo immaginare come ti senta, Walter. Non deve essere facile scoprire di essere il figlio della coppia di amanti più famosa, amata e odiata dei sette regni. Eddard Stark ti ha tenuta nascosta la verità per proteggerti da re Robert per motivi alquanto espliciti, e so che non lo stai affatto biasimando per questo. Non ti ha detto nulla per salvaguardarti, suppongo, come avrei fatto anche io al suo posto. Magari stava aspettando che raggiungessi l’età giusta per parlartene.
- Nonostante ciò, l’ha comunque detto a Cat. Per questo lei era così buona con me e mi ha sempre trattato come fossi un suo vero figlio. Mi ha permesso di avere un’infanzia e una vita normale e ricca di amore, molto più di quanto spetti ad un bastardo … - disse il ragazzo guardando un punto lontano, con nostalgia.
- Nessuno sa come sia potuto accadere. Gli unici testimoni dello sbocciare di tale pericoloso amore, sono stati gli stessi Rhaegar e Lyanna, e forse qualche fidata guardia della famiglia reale. Ma per chiunque volesse guardare, si poteva bene scorgere quel sentimento prendere il sopravvento in loro. Era qualcosa di discreto, non palese, ma che è andato via via crescendo sempre più. Tuo padre non ha saputo opporsi a quel sentimento. Rhaegar Targaryen era un uomo dall’animo forte e diligente, che sapeva bene quale fosse il suo posto e i suoi doveri, per quanto gli fosse difficile adempierli. Non gli piaceva l’ambiente di corte, l’atmosfera che si crea intorno ad ogni famiglia reale. Ti sorprende che neanche tu sia così entusiasmato alla prospettiva di poter essere re? Lui era un artista, un musicista, dedito alle arti del canto, della musica, della poesia. Gli riusciva bene regnare e combattere, poiché ogni cosa gli riusciva bene, ma non era ciò che più amava fare. Ogni persona del reame lodava Rhaegar e conserva un buon ricordo di lui, eccetto poche eccezioni. Possedeva un carisma e un’intelligenza capace di conquistare chiunque. E tu non hai nulla da invidiargli, anzi … - Varys fece una pausa in cerca delle parole giuste. A ciò, Walter si voltò verso di lui in attesa di udirlo proseguire e di scoprire cosa venisse dopo quell’ “anzi”. – Credo che tu sia meglio di lui.
- Perché lo pensi?
- Posso vantarmi di conoscerti, amico mio e credo che, quando sarà il momento, tu sarai capace e avrai la forza necessaria per compiere la scelta giusta, a differenza sua.
- Ehi, siamo in tre in questa enorme torre e voi due vi appartate da soli a spettegolare?? Questa è un’offesa  – li interruppe Oberyn sbucando nella sala del trono e raggiungendoli mentre sorrideva sghembo. – Ad ogni modo, non dare retta al Ragno, Walter. Tu non sei come Rhaegar. Io sono stato l’unico che non si è lasciato abbindolare da lui perciò puoi credere alle mie parole. Certo, la tua spiazzante avvenenza eguaglia la sua e non mente, ma dentro di te risiede un fuoco ardente che lui non aveva. Quell’uomo era … qual è il termine giusto? Direi “fiacco”. Riusciva a trasmettermi una tristezza assurda soltanto parlando. Perciò sono sicuro che la tua incontenibile e travolgente indole provenga da Lyanna. Ma comprendo anche come mai, fino ad ora, quasi nessuno abbia mai sospettato che tu fossi figlio loro: non sei una loro copia, tu sei tu, e la maggior parte delle tue caratteristiche spiccanti non derivano da alcuno dei tuoi genitori. Questo è ciò che ti rende diverso, non la tua vera identità. Fregatene di quella – disse Oberyn mettendosi seduto accanto a loro.
Walter sorrise a quelle parole. Dopo di che, approfittò di quel momento per esporre loro la sua idea. – Ho deciso di organizzare un maestoso ed imponente ballo in maschera qui nella Fortezza Rossa.
I due restarono ancora una volta sconvolti a quelle parole. – A quanto pare non hai ancora deciso di smettere di stupirci.
- Dobbiamo riscattare la popolazione di Approdo del Re e trasmettere un messaggio ben preciso: non esiste alcun criterio di superiorità. Chiunque ha il diritto di fare ciò che vuole e di partecipare ad un ballo in grande stile. Non solo i nobili e i componenti delle casate più importanti. D’altronde dobbiamo trovare un modo per passare il tempo qui. Perché non sfruttare la nostra momentanea posizione? Inoltre non ho mai partecipato ad un ballo. Tanto meno ad un ballo nella corte reale. Tutti avranno la possibilità di parteciparvi, di godere dell’ottima musica, di ballare nella sala del trono e di mangiare ogni portata cucinata minuziosamente dalla servitù.
- Quale servitù? Sono tutti chiusi fuori dalla Fortezza Rossa.
- Per questa occasione potranno entrare tutti. Dobbiamo richiamare i migliori musicisti, cuochi, servitori pratici di eventi del genere ed esperti di balli. Ritengo di avere stile e intuito ma non abbastanza per organizzare il tutto, perciò dobbiamo attrezzarci.
- Vuoi richiamarli in nome della regina? Vuoi organizzare un ballo che sarà preparato dalla regina ma in cui non sarà presente la regina stessa?
- Sì. Ormai tutti hanno capito che Cersei sia fuori di sé, perciò questa sarà un’ulteriore conferma. La servitù ingaggiata verrà pagata dunque non porgerà domande invadenti quando non vedrà mai la regina interagire con loro per i preparativi, ma solo i suoi fidati consiglieri. La gente del popolo sarà felice e non si interrogherà troppo, pensando a sfruttare e a godersi questo momentaneo periodo di pace e felicità. Inoltre, ve l’ho già detto: finché sono qui voglio sbizzarrirmi e fare a modo mio. Bisogna solo spargere la voce.
- E tu? Tu come farai? Ormai hai acquisito una certa fama dopo tutto quello che è accaduto.
- Proprio per questo sarà in maschera. In questo modo eviteremo rischi inutili. Allora?
- È un rischio – disse Varys.
- Sei troppo spericolato – aggiunse Oberyn.
- Lo sono sempre. Ma funziona ogni volta.
- Non è mia abitudine farmi trascinare in queste idee folli, tuttavia …
- Sarebbe più facile convincere a restare vergini tutte le donne di Dorne piuttosto che dirti di no, per gli dei! – disse Oberyn, interrompendo Varys e rispondendo anche per lui. – Inoltre ho proprio voglia di ballare con qualche bella popolana! – aggiunse sorridendo.
 
Il giorno del famoso quanto inaspettato e assurdo ballo in maschera aperto a tutti, giunse velocemente e se ne udì parlare fin oltre la capitale. I preparativi erano tutti ultimati e gli organizzatori e la servitù chiamati per tale compito, avevano svolto un ottimo lavoro complessivo. A sera inoltrata, i primi ospiti cominciarono a giungere nelle Fortezza, per la prima volta non sorvegliata e aperta a tutti. Non si riusciva a distinguere chi fossero i popolani e chi no, poiché tutti indossavano bellissimi vestiti pregiati distribuiti indistintamente tra la popolazione. Per l’occasione, ogni donna, uomo o bambino avevano richiesto ai soldati di procurargli una maschera o qualcuno che li truccasse e acconciasse degnamente. Erano tutti uguali e di pari diritti. Si potevano riconoscere i popolani solamente dai loro visi sorpresi come quelli dei bambini nel guardarsi intorno, e nella loro difficoltà nel camminare con scarpe scomode e nell’indossare abiti pregiati. Tutti si accomodarono indistintamente e a piacimento sulle grandi tavolate disposte nella sala, abbellita con splendidi candelabri. I musicisti suonavano vari strumenti tra cui l’arpa, la quale donava all’atmosfera un’eleganza e una ricercatezza esemplari. L’atmosfera era magica e faceva sorgere in chi aveva già partecipato a balli del genere, una nostalgia senza eguali.
Anche Walter si era vestito in maniera ricercata ed elegante, così come tutti. La sua maschera stilizzata gli copriva metà volto, fino al naso. Era la prima volta in tutta la sua vita che indossava quegli indumenti e sicuramente li trovava scomodi, in particolar modo le scarpe e il corsetto troppo stretto.
- Ringrazio gli dei che indossi una maschera, altrimenti ti si sarebbero accollate tutte le donne presenti. Sarebbe stato frustrante per me. Non che sia molto diverso anche con quella indosso – gli disse Oberyn avvicinandosi a lui e mostrandosi disinvolto nel muoversi nonostante i vestiti pregiati e scomodi.
- O peggio, mi avrebbero riconosciuto. Gli occhi non sono così evidenti vero?
- No, non temere. La maschera è troppo spessa, inoltre il colore è distorto da quei leggeri veli che coprono i buchi.
- Ad ogni modo, come fate ad indossare questa roba? Non riesco quasi a muovermi. Persino i pantaloni sono stretti.
- Non mi resta difficile crederlo. È tutta questione di pratica! Anche per me è stato traumatico la prima volta. E poi, non vedi? Tutti i popolani fanno fatica ad indossarli, esattamente come te – gli disse indicandogli la maggior parte dei presenti. – Nonostante tutto, hai fatto un ottimo lavoro. Devo complimentarmi ancora. Ne sarà valsa la pena organizzare questo ballo. Credo che passerà alla storia. Vedere tutti i loro visi quasi in lacrime per la sorpresa è a dir poco emozionante – ammise la Vipera. – Ad ogni modo, è venuto anche Baelish. Sai cosa vuol dire?
- Sì.
- Non basterà questa maschera per nasconderti da lui. Ti conosce fin troppo bene fisicamente.
- Lo so.
- Dunque farà due più due e …
- Ne sono perfettamente consapevole, Oberyn. Ed era proprio quello che volevo – disse Walter accennando un sorriso che nascondeva qualcosa. Il principe dorniano gli rivolse uno sguardo interrogativo e confuso. A ciò, il ragazzo si voltò verso di lui e gli mise le mani sulle spalle per rassicurarlo. – Non temere, amico mio. Ora va’, rilassati e goditi la serata.
 
La cena trascorse placida e tranquilla immersa in tale atmosfera rasserenante e quasi surreale. Dopo di che, finalmente giunse il momento dei balli. I popolani erano molto impacciati ma si poteva dedurre che si fossero esercitati per l’occasione, provando ad imparare i passi più famosi dei balli di corte. Walter aveva già individuato Alain, Dana e altri orfani di sua conoscenza durante la cena. Si era dovuto trattenere per non correre loro incontro e abbracciarli. Ma ora era la sua occasione. Poteva vedere i loro visi felici e sereni mentre ballavano. A lui sarebbe bastato solo questo. Rimase nascosto in un angolo distante mentre osservava gli altri ballare, tutte quelle facce sorridenti liete e finalmente felici quanto piene, invece che smunte e spente a causa della povertà e della carestia. Il ragazzo ammirò il frutto della sua opera e, dopo tanto tempo, si sentì bene, pienamente soddisfatto, felice perché lo era quella gente.
Anche Oberyn sembrava aver accalappiato qualche preda. Varys, invece, restava anch’esso in disparte con un’espressione che assomigliava ad un sorriso ad ornargli il volto.
Dopo circa sei canzoni, Dana smise di ballare, sfinita ma gioiosa, intenta a riprendersi dal dolore di quelle scarpe scomode. La donna si appoggiò ad una parete iniziando ad osservare i suoi orfani divertirsi e continuare dilettarsi nella danza. In quel momento lo notò. Lo riconobbe subito nonostante la maschera e i vestiti eleganti. L’altezza, i capelli, la postura. Era lui, senza alcun dubbio. Lo vide appoggiato su una parete che delimitava un angolo, a qualche metro da lei, intento ad osservare la gente ballare. A ciò, si avvicinò al ragazzo e gli rivolse un impacciato inchino per mantenere le apparenze, certa che anche lui l’avrebbe riconosciuta. Non appena se la ritrovò davanti, Walter capì.
- Non avete intenzione di chiedermi un ballo, mio signore?
Il ragazzo era indeciso se sottostare al gioco oppure no, rifiutando e restando in disparte, ma i sentimenti ebbero la meglio su di lui, così le sorrise complice, si inchinò e le prese la mano, conducendola nel mezzo della sala e uscendo finalmente allo scoperto.
- La vostra maschera è meravigliosa, milady, così come lo siete voi – le disse lui poggiandole una mano dietro la schiena e conducendola nelle danze.
- Voi non siete da meno, mio signore. Devo dire che non avrei mai immaginato di vedervi indossare vestiti del genere. - Risero sommessamente entrambi, senza farsi notare troppo e continuando a ballare. – Immagino sia inutile chiederti se questo è merito tuo o no, o come tu sia finito di nuovo qui, Walter – gli disse la donna mettendo fine a quel divertente gioco di ruoli.
- È una storia lunga, Dana. Ma ti ringrazio per la discrezione. Come avrai capito, non posso mostrare il mio viso e farmi riconoscere.
- Sì, non temere. Ad ogni modo, come stai? Ci sei mancato molto.
- Non so esattamente come sto in questo momento, in realtà. Cerco di sopravvivere e di fare ciò che ritengo giusto.
- Ti riferisci alla tragedia del tempio di Baelor? Posso solo immaginare quanto sia stata dura per te scoprire ciò che è accaduto. Tu eri molto legato alla regina di rose, Walter. Per i ragazzi è stato un vero trauma non vederla più a Fondo delle Pulci, senza il suo bellissimo sorriso a scaldare il cuore dei bambini – disse malinconicamente la donna, ricordando a Walter anche quella tragedia che aveva recentemente colpito il suo cuore.
- Già, anche per quello. Voi, invece? Come state?
- Molto bene. Dopo quello che hai fatto è cambiato tutto. Saresti un ottimo re, Walter. Forse il migliore dell’ultimo millennio. Non sappiamo davvero più come ringraziarti. Alain e gli altri non fanno altro che parlare di te. L’unica cosa che possiamo fare è pregare e sperare che tu sia al sicuro, ragazzo mio.
- Non dovete ringraziarmi, Dana. Farei qualsiasi cosa per voi. L’unico modo per ripagarmi è vivere la vostra vita al meglio.
I due fecero appena in tempo a darsi l’ultimo saluto con quelle parole, che arrivò il momento del cambio di accompagnatore e accompagnatrice, così si ritrovarono separati. Walter capitò con una ragazza che possedeva una maschera molto più elaborata di lui, la quale le copriva l’intero volto. I capelli erano acconciati in una pettinatura particolare e, trovandosela così vicina, non la riconobbe dato che non aveva la possibilità di osservare bene la sua corporatura da quell’angolazione. Tuttavia il suo profumo gli era molto familiare. Ella invece, lo riconobbe immediatamente e rimase a bocca aperta nel ritrovarselo davanti. Si affrettò a togliersi la maschera mentre ballavano ancora, così che anche lui potesse capire chi fosse. Walter fu quasi sul punto di fermarsi e smettere di ballare non appena scoprì che si trattava della sua amica dall’inizio dei tempi, Kirsten.
- Cosa ci fai qui ad Approdo del Re?
- È la prima cosa che hai da dirmi? Quanto è passato? Altri due anni? O tre? – gli chiese lei trattenendo le lacrime e sorridendogli felice. – Vieni, smettiamo di ballare e andiamo laggiù per parlare meglio …
- No, non posso farlo. Devo continuare a ballare. Non posso farmi riconoscere qui, Kirsten. Forse avrò modo di spiegarti, un giorno. – la interruppe lui. A quelle parole, la ragazza si rabbuiò ma capì le ragioni del suo amico e fece come lui le aveva detto. D’altronde, lei era una delle persone che era in grado di capirlo di più al mondo. Anche a Walter pianse il cuore per non poterla salutare a dovere, dopo tutto quel tempo. Anche lui voleva abbracciarla, ma non poteva permettersi di dare nell’occhio o di mostrare di conoscere qualcuno in particolare, per fare in modo che nulla conducesse a lui quella sera.
- D’accordo. Sono così sorpresa di trovarti qui. Ho udito quello che hai fatto qui ad Approdo del Re, del duello, del rapimento di Cersei e della liberazione di Sansa. Non potevo crederci quando narravano tutto questo su di te.
- Non sarai mai sorpresa come lo sono io nel rivederti in questo luogo. Sei sparita subito dopo che i Greyjoy hanno invaso Grande Inverno.
- Sono successe molte cose dalla morte di tuo padre, Walt. Howland ha mandato Meera e Jojen a trovare Bran e Rickon per aiutarli e salvarli non appena ha saputo dei Greyjoy. Dopo di che, Theon ha inviato i suoi uomini a cercarti in ogni dove a Nord, e anche a casa nostra. Ci hanno attaccati, hanno ferito Howland, ucciso Jyana e rapito me. Da lì sono seguiti una serie di eventi che mi hanno portata qui. Mi hanno venduta a dei bordelli al Sud, fino a che non mi hanno comprata qui ad Approdo del Re. Fortunatamente ora sono libera grazie ad una donna che si sta prendendo cura di me e mi ha presa a lavorare per lei in una bottega di cucito. Non ho notizie di tutti gli altri. Quando ho scoperto che fossi anche tu ad Approdo del Re era troppo tardi e te ne eri già andato dopo aver ucciso Ser Gregor Clegane.
- Mi dispiace tanto. Dunque anche tu hai subito tali abusi.
- Non dispiacerti per me. All’inizio è stata dura, ma, in seguito, mi sono abituata ed è diventato quasi naturale prestarmi a determinati servizi. Volevo solo sopravvivere, resistere per rivedere ancora le persone che amavo. Tu ti sei nascosto in un bordello mentre eri qui, non è vero? Per questo sembri così afflitto quando parlo di questo argomento?
- Ho visto cosa fanno alcuni clienti. Ho assistito alla morte di una mia cara amica. Lei è stata estremamente sfortunata.
- Mi dispiace, Walt. Il tuo sguardo è molto diverso, sai? Tu sei diverso.
- Siamo cambiati entrambi.
- Sì, ma sembra che tu abbia attraversato gli inferi. Vedo una luce che prima non c’era nei tuoi occhi nascosti da quella maschera. Una malinconia strana e agghiacciante che spegne il tuo sguardo. Non so di preciso cosa tu abbia vissuto. Posso basarmi solo su cosa ho udito. Sicuramente avrai sofferto come nessun altro e mi fa male solo il pensiero. Ma sappi che io sono qui e puoi parlarmi.
- Sono così felice di averti rincontrata, Kirsten.
- Anche io.
- Sbaglio o sei migliorata nel ballo? – le chiese lui cambiando discorso e sorridendole provocatorio.
- Non sbagli! Mi sono allenata solo per questa occasione. E vedo che anche tu sei molto più esperto!
- Lo sono sempre stato. È qualcosa che ho nel sangue.
- Ad ogni modo, hai raggiunto i due metri?
- Non lo so.
- Credo proprio di sì. Ogni volta che ci rincontriamo è sempre così. Ci perdiamo continuamente, ma ci ritroviamo sempre e ci scopriamo diversi da come ci eravamo lasciati.
- Sei stata il mio primo amore, Kirsten; oltre ad essere una delle mie più care amiche. Potrebbero passare millenni, ma mai ti dimenticherò.
La ragazza lo guardò con uno sguardo interrogativo mentre roteava su sé stessa e gli ritornava accanto. – Questo vuol dire che non potrà più esserci quello che c’è stato quella notte tra di noi?
Walter le sorrise malinconicamente mentre la sua ormai perduta regina di rose gli ritornava alla mente. In quella serata troppe volte gliel’avevano ricordata  - No, Kirsten. Ho incontrato qualcuno che si è letteralmente appropriato del mio cuore. Un’anima completamente affine alla mia. Mai ritroverò una come lei. L’ho persa, ma non credo che il suo posto verrà preso tanto facilmente.
- Ho capito. L’hai trovata. Dentro di me sapevo che sarebbe arrivato questo momento. Spero di riuscire a trovarlo anche io, un giorno, Walt. Anche se, come hai già detto, il primo amore non si scorda mai.
I due erano talmente concentrati su di loro, da non essersi accorti di essere rimasti gli unici a ballare in mezzo all’enorme salone. Tutti gli altri ospiti avevano fatto loro largo rapiti dall’alchimia che vi era tra i due ragazzi, dai loro movimenti e dalla loro bellezza, nonostante le maschere ne celassero una parte. Walter indossava uno splendido corsetto bianco con eleganti decorazioni argentate, mentre le scarpe e i pantaloni erano bianchi anch’essi. Quel colore risaltava su di lui , mettendo in evidenza la sua figura slanciata ed essendo in contrasto con i folti capelli neri come la pece. Il ragazzo, per l’occasione, aveva legato i ciuffi più invadenti in un piccolo codino dietro la testa, lasciando ricadere tutti gli altri giù fino alle scapole. Kirsten, invece, indossava un meraviglioso abito che metteva in risalto la sua figura snella ma formosa, dalle curve eleganti e sinuose, stretto a partire dalla lieve scollatura sul petto, fino in vita, mentre più sciolto sulle gambe. Era un tessuto leggero di un color verde smeraldo, il quale le lasciava scoperte le belle spalle mentre alcuni ciuffi dei lunghi capelli di un castano chiarissimo che sfuggivano dall’articolata acconciatura alta, cadevano ondulati fino alla fine della schiena.
Non appena i due si accorsero che tutti li stavano guardando, dunque di aver fallito nell’intento di non attirare l’attenzione su di loro, smisero di danzare, si inchinarono educatamente l’uno di fronte all’altra e si spostarono altrove, raggiungendo gli altri ospiti.
 
Quando la nottata terminò e la maggior parte degli ospiti se ne fu andata, Kirsten, una delle poche ancora rimaste, notò che Walter stava conversando in disparte con alcune delle ragazze e dei ragazzi più belli tra gli ospiti. Sembrava avere qualcosa in mente, ma la fanciulla, anche volendo, non riuscì ad immaginarsi di cosa si trattasse. Quando Walter si allontanò dal gruppetto con il quale si era appartato, si diresse verso lord Varys. – Varys, non permettere a Baelish di andarsene. Digli che la regina ha chiesto di vedere soltanto lui. – Il Ragno si sorprese di tale richiesta e lo guardò come per richiedere spiegazioni. – Capirai tutto domani mattina, non temere. Fa’ in modo che anche Oberyn non faccia domande per ora, e se ne vada a letto.
- Come desideri – acconsentì il Ragno con un accenno di curiosità nello sguardo.
Dopo essersi allontanato anche da lord Varys, Walter notò che Kirsten non se ne era ancora andata. Così, facendo attenzione a quei pochi sguardi indiscreti rimasti, si avvicinò alla ragazza. – Ehi, pensavo che te ne fossi già andata.
- Sì, dovrei, volevo darti un ultimo saluto.
- Se vuoi puoi restare ancora un po’.
- Cosa?
- Ho in serbo qualcosa più tardi. Se rimarrai lo vedrai.
La ragazza annuì e rimase in piedi nella sala, mentre lo vedeva allontanarsi.
 
   
 
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