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Autore: Machi99    05/10/2017    0 recensioni
"Nonostante fosse passato un po’ di tempo, Marco la sera pensava spesso a Serena, le mancava, ma non poteva dirglielo, non sarebbe cambiato nulla tra di loro.
A lui rimasero soltanto delle foto e la città in cui era nato, a lei invece, il rimorso di chi non sa cosa si perde."
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ALI SPORCHE

 




Capitolo Uno.


A 16 anni in silenzio ci si sta per paura che la vita soffochi troppo in fretta, questo succedeva a Marco, un liceale come tanti, da jeans strappati, da amori finiti e da cuffiette rimbombanti.
A differenza dei suoi coetanei, lui amava la canzone del “silenzio”, era un cantautore esperto, lo praticava spesso, sin da tenera età.
I suoi compagni di classe gli avevano dato un nomignolo,  “ fantasma”, proprio perché delle volte non sembrava essere presente durante le lezioni, la sua mente era altrove.
 Durante le ore di matematica, fisica, chimica … amava disegnare volti di persone che incrociava per strada casualmente, ne aveva molti: C’era una signora assorta chissà in quali pensieri, un uomo sulla settantina che nonostante l’età non smetteva di guardare come il primo giorno sua moglie …  si può amare anche in silenzio? Questo si chiedeva Marco, ma non lo sapeva, perché chi ama in silenzio deve saper ascoltare l’altro, in silenzio.
-Finalmente sei a casa! Allora … racconta, cosa avete fatto oggi a scuola?- gli chiese la madre.
Era una domanda che faceva spesso a suo figlio, un po’ come tutti i genitori.
-Nulla- Rispose Marco rifugiandosi nella sua stanza.

Ciò che succedeva in quel preciso istante non era una tragedia, ma era “silenzio”, lo stesso che vuole un adolescente che si rifugia nella sua stanza composta da luci e da ombre, ma pur sempre la sua stanza.
Un silenzio odiato dalla madre, che credeva di aver sbagliato tutto col figlio dal giorno in cui si separò dal marito.
Marco aveva un rapporto speciale con suo padre, lui gli aveva insegnato ad andare in bici senza rotelle, e se cadeva, lo aiutava a rialzarsi.

Ora chi lo aiutava? Il silenzio.

Le pagine color latte dei libri lo aiutavano a non sentirsi solo, ne portava sempre uno con sé, il suo preferito. Perché i migliori amici non si lasciano mai a casa.
“Guerra e pace” di Tolstoj, era lui il prescelto.
Ognuno di noi a dentro di sé “guerra e pace”, forse per questo a  Marco piaceva così tanto … ci dev’essere pur sempre qualcuno che ci dica come bisogna combattere.

I suoi  occhi color cielo risplendevano in un pomeriggio soleggiato, era uscito, dopo i compiti si cerca sempre di scappare da casa, si deve respirare un po’.
Roma va vissuta, un po’ come tutte le città.

Piazza di Spagna, via Condotti, Lungotevere, il Colosseo, tutti questi meravigliosi angoli della città erano rinchiusi in una vecchia Nikon, era così tanto affezionato a “Sandra”, così l’aveva chiamata, che non l’avrebbe cambiata neppure con la migliore fotocamera del mondo.
Fotografare è illuminare il buio che abbiamo dentro. Ed il suo buio lo conosceva solo “Sandra”.
Scopriva nuovi angoli di Roma ogni giorno , e questo non succede a tutti,  perché tutti guardano ma non tutti vedono.
La sua attenzione, sul Lungotevere, ricadeva sempre su quei lucchetti degli innamorati che tappezzavano intere ringhiere di ferro, “Enrico + Alessia”, “Sei l’inizio della vita che vorrei”, “Basti tu”, all’improvviso tutti si trasformavano in poeti.
Alcuni erano arrugginiti, altri erano dei novellini, chissà quale amore durava di più.
Scattava, lo faceva senza fermarsi, sembrava un eterno turista.
La confusione che aveva intorno gli era indifferente, ormai c’era abituato, visitava spesso quei posti nei periodi in cui la scuola non lo teneva  molto impegnato.

Tutto si azzerava: Pensieri, tristezza, cupezza … il mondo si fermava come una foto ben scattata, e magari anche al tramonto, quando il sole diventa timido e si zittisce.
Un violino suonava musica carezzevole, e tutto sembrava irreale, magico, come succede nei film che non vorremmo mai smettere di guardare.
I murales riempivano il copione della città eterna, alcuni colpivano più di altri, ma tutti erano pieni colmi di significati, in particolare c’era un cuore rosso fuoco con delle sfumature arancioni che lo rendevano più vero, aveva due braccia talmente maestose da poter abbracciare il mondo, ma allo stesso tempo disegnato sulla parte destra c’era un cerotto, qualcuno gli aveva fatto del male, quasi sicuramente un altro cuore.
Marco ogni volta li guardava tutti, ad uno ad uno, era come se facesse un appello silenzioso, per richiamarli , anche a lui sarebbe piaciuto accarezzare quei muri con della vernice colorata, non ci aveva mai provato, si era fermato alla matita, aveva paura di ferirli inconsapevolmente, perchè fragili, come lui.
Se avesse potuto, sarebbe stato lì a guardarli per ore, ma doveva tornare a casa, si era fatto buio, e la madre non vedendolo, si sarebbe preoccupata.

I mezzi pubblici negli orari di punta costringono a stare stretti come delle sardine, trovare un posto a sedere libero era paragonabile ad una vincita milionaria alla lotteria.
Marco era immerso in quella folla, c’erano facce familiari che vedeva ogni giorno, dava dei nomi ad ognuno così da poterli ricordare meglio, ad esempio c’era una signora dai lunghi capelli rossi che avrebbe potuto chiamarsi “Teresa”, “Ramona”, per lui invece era la “Signora Anna”, esatto, “Anna dai capelli rossi”.
Poi c’era un signore che somigliava a Terence Hill, voi credete a chi dice che ognuno di noi nel mondo abbia 7 sosia? Beh, Marco non ci credeva, fino a quando però, non vide Terence …
Il pullman si fermò, così, dovette scendere, con lo sguardo salutò i suoi personaggi che sperava di rivedere il giorno dopo, il loro sembrava un appuntamento fisso.

La serata era particolarmente mite, settembre è un mese traballante ma allo stesso tempo piacevole.
-E’ da un po’ che provo a chiamarti ma hai il cellulare staccato.- gli disse la madre appena lo vide entrare in casa.
-L’ho dimenticato, di solito lo porto sempre con me, ma oggi sono uscito senza-
Solo la vita respirata ci fa dimenticare quella online.
-E’ pronta la cena, stasera pizza! Sai … volevo farmi perdonare-
-Perdonarti per cosa?- le chiese Marco agguantando uno spicchio di pizza.
-Vorrei essere più presente, sai … il tempo passa così in fretta, ed io faccio fatica a credere che tu stia crescendo-
Marco le sorrise, sua madre in quel preciso istante gli stava ricordando di quando sia umano vivere.
-Vorrà dire che cresceremo insieme-
-Marco, io non ho 16 anni come te, ne ho 50- scherzò la madre.
-Anche Roma ha molti anni, ma rimane lo stesso bella e accogliente-
Dopo aver finito la frase e aver baciato sulla guancia la madre, Marco andò in camera sua, Sandra lo aspettava.

Quel mercoledì pomeriggio  aveva scattato 123 foto, ma poco più di dieci lo avevano “rapito”, era molto scrupoloso.
Le salvò tutte  sul computer tranne una, la foto con disegnato il murales a forma di cuore, quella la stampò.
Non sapeva il perché, ma quel cuore somigliava molto al suo.
C’era una differenza però, quello disegnato era un cuore martoriato da ignoti, mentre il suo glielo spezzò Serena, la ragazza dai capelli color grano e dagli occhi grigi che lo fece innamorare per la prima volta.
I silenzi con lei non esistevano, per questo l’amava, perché gli ricordava ogni giorno che lui andava bene così.
Anche la scuola era meno faticosa in quei mesi, perché quando si ha qualcuno accanto non esistono limiti o paure, e se ci sono, si superano sempre e solo in due.
Sdraiato sul letto, cominciò a pensare, sempre e solo in “silenzio”.

Anche se era passato un po’ di tempo, ricordava perfettamente il primo giorno che la vide, indossava un vestito color blu cobalto che le vestiva a pennello, tutti i colori  si intonavano con il suo sorriso a fior di labbra, era una Cenerentola moderna, e lui aveva avuto la fortuna d’incontrarla.
Una piccola vocina nella sua mente gli sussurrava che era quella giusta, ma a 16 anni non si sa sempre tutto.
La conquistò con la sua arte, quella del disegno, le donne vanno coccolate, capite, e a lui bastò un ritratto per entrare nel cuore di Serena.
Ci mise 20 giorni per finirlo, Marco non lasciava nulla al caso, la osservava anche quando lei non se ne accorgeva, era bellissima persino il lunedì mattina, cosa che non a tutti capita.
A scuola si vedevano ogni giorno, lui frequentava il terzo e lei il secondo superiore, le strade di Roma in quel periodo erano calpestate da due persone che camminavano mano nella mano.
La sera in cui Marco le chiese di stare insieme il cielo era pieno di stelle, poste ognuna affianco a l’altra perché volevano vederli. Per ogni amore che nasce, c’è una stella che sorride.

Tirò fuori il ritratto che le voleva regalare, aveva colorato il tutto con un solo colore, inventato addirittura da lui, il color “Serena”. Glielo porse con molta timidezza, sapeva però, che doveva rompere il ghiaccio.
Anche il Tevere si ammutolì per dare spazio a  quei due ragazzi.
-Non sono bravo con le parole … ma credo tu sia il mio colore preferito, vedi, è molto simile al giallo dei girasoli, se osservi bene è il tuo colore, il color Serena, Serena in latino significa “felice”, tu vorresti essere felice con me?-
Lei rimase immobile, sapeva che Marco poteva stupirla, ma non così tanto.
I suoi occhi risplendevano, facevano a gara col cielo a chi era più profondo.
-Nessuno mi aveva mai dedicato un colore … tutto questo è davvero troppo magico, sei sicuro di essere reale?- gli chiese Serena con un pizzico di ironia, ma con tanta dolcezza.
Marco tolse dal suo giubbotto di pelle un lucchetto con una chiave, lo attaccò vicino agli altri.
-Se butto la chiave giù nel fiume è per sempre, posso?-
- Per sempre-


Ci sono decisioni che si prendono in pochi secondi, la loro fu una di quelle.
Durante quel periodo erano complici, l’uno l’incastro perfetto dell’ altra, come un puzzle risolto ed un bambino contento per aver trovato l’ultimo pezzo nascosto chissà dove.

Peccato però, che le promesse si arrugginiscono.


Serena dopo 4 mesi si trasferì in Germania, l’azienda dove lavorava suo padre si era spostata lì, e tutto tornò ad essere grigio, persino i girasoli.
Nella capitale era tutto più semplice, ma quando a dividere due cuori sono i chilometri diventa tutto più difficile, orari incastrati e incasinati, carezze non date, sguardi spariti … lui sarebbe scappato da lei anche tutti i giorni, ma lei non gli diede la possibilità di farlo.

Durante i mondiali di calcio dell’ '82 l’Italia sconfisse la Germania 4 a 3 in finale, ora invece la Germania sembrava essersi presa la rivincita.

Nonostante fosse passato un po’ di tempo, Marco la sera pensava spesso a Serena, le mancava, ma non poteva dirglielo, non sarebbe cambiato nulla tra di loro.

A lui rimasero soltanto delle foto e la città in cui era nato, a lei invece, il rimorso di chi non sa cosa si perde.
 
   
 
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