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Autore: Sara163    05/10/2017    1 recensioni
Un concorso vinto, una ragazza particolare e quattro intrusi in casa per tre settimane: cosa mai potrebbe andare storto?
se la mia fan fiction contiene errori mi scuso in anticipo,è la prima storia che scrivo, spero vi piaccia :)
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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-Hey ma perché mi guardi con quella faccia? Che ho detto di strano?-

Mi chiese con fare innocente il chitarrista dei Tokio Hotel. Cioè, e me lo chiedeva pure che cosa aveva detto di strano? Quei quattro stavano seriamente pensando di passare tre settimane in casa mia e, soprattutto, a mie spese? No no, si sbagliavano di grosso.

-State scherzando, in casa mia non c’è spazio per tutti quanti e poi non ho assolutamente i soldi per fare la spesa e prendere da mangiare anche per voi e in più sul modulo del concorso non c’era scritto che avrei dovuto ospitarvi a casa mia!-

Okay, stavo seriamente cominciando a sclerare, a questo punto sarebbe stato meglio che non avessi vinto.

-Ah, a proposito di soldi-

Disse Georg

-Bill, dalle il suo assegno-.

Il vocalist estrasse dalla tasca della sua giacca di pelle nera l’assegno, il mio tanto atteso premio di mille euro, e me lo porse sorridendomi, io subito lo presi in mano e andai a riporlo con cura in un cassetto, in seguito sarei andata a prelevare i soldi in banca e li avrei divisi con i componenti della mia band. Quando tornai all’ingresso i ragazzi erano ancora li che mi fissavano attendendo che io dicessi qualcosa.

-Sentite-

Cominciai

-Per il momento lasciate i bagagli qui in casa, ora dobbiamo andare a scuola che altrimenti arriverò in ritardo anche oggi, poi penserò ad una soluzione per voi-.

Detto questo mi diressi verso la porta e quando l’aprii mi trovai di fronte ad Emily

-Abigail dio santo vuoi arrivare in ritardo ancora? Sei veramente un’irresponsabile e…-

Quando si accorse che non ero sola si zittì immediatamente ed esclamò

-Oh porco cazzo! Ma sono arrivati, cioè sono qui, oddio, potevi anche avvertirmi però!-

Mi disse continuando a spostare i suoi occhioni da cerbiatto da me ai quattro ragazzi che la guardarono ridendo sotto i baffi.

-E menomale che poi sono io la ragazza poco fine e che utilizza un linguaggio “scurrile”, come lo definisci tu-

Le dissi io con una nota di vittoria nella voce. Dopo di che la mia amica cominciò ad arrossire violentemente e chiese scusa ai ragazzi che si stavano trattenendo dal non scoppiare a riderle in faccia ed in seguito si presentarono per bene anche a lei.

-Okay, ora che ci siamo conosciuti tutti direi che è ora di andare a scuola, altrimenti arriveremo davvero in ritardo-

Disse Gustav, tra i quattro sembrava quello più serio.
Per strada non parlammo molto, eravamo tutti abbastanza in imbarazzo: io per aver rischiato di sclerare contro i Tokio Hotel perché volevano restare a casa mia, loro per il modo non molto cortese in cui li avevo trattati ed Emily per la colossale figura di merda fatta poco prima.
Quando arrivammo a scuola dissi ai ragazzi e alla mia amica di aspettarmi in corridoio perché io dovevo passare dalla segreteria per sapere se li avrebbero messi nella mia classe o in quella di Aaron:

-Buongiorno-

Dissi rivolta alla segretaria

-Sono Abigail Schmidt, la vincitrice del concorso musicale, vorrei sapere a che classe sono stati assegnati i Tokio Hotel-

-Sono stati assegnati tutti e quattro nella sua classe signorina Schmidt dato che Aaron è passato di qui qualche giorno fa richiedendo esplicitamente che non venissero messi in aula con lui-

Dannato Aaron, questa me l’avrebbe sicuramente pagata cara, okay che non sopportava la loro musica ma questo era troppo. Ringraziai la segretaria mentre nella mia testa cominciavo a progettare l’omicidio del mio chitarrista e tornai in corridoio dai ragazzi; dissi loro che sarebbero stati tutti in classe con me e così feci strada: mentre percorrevamo le rampe di scale e i corridoi per arrivare al nostro piano almeno una ventina di ragazze aveva fermato i Tokio Hotel chiedendo loro autografi e foto, li avevo conosciuti solo da un paio d’ore e già non ne potevo più; che poi, con quale forza di volontà riuscivano a dar retta a tutta quella gente urlante che pareva posseduta dal diavolo in persona? Bah, io li avrei già mandati tutti a quel paese, altro che foto e autografi.
Quando entrammo in classe tutte le mie compagne si zittirono all’istante cominciando a fissarli; Tom fece l’occhiolino ad alcune di loro che subito arrossirono e cominciarono a sventolarsi con dei fogli di carta, tipico di quelle galline, che schifo, mentre  gli altri tre accennarono qualche sorriso e si sedettero sulla fila di banchi di fronte al mio e a quello di Emily. Durante tutta la giornata scolastica io mi comportai normalmente, ovvero sonnecchiando di tanto in tanto, facendo finta che quattro non esistessero, ma finita l’ultima ora tornai alla realtà a causa del casino allucinante che stavano facendo tutte quelle oche attorno ai banchi dei Tokio Hotel e a giudicare dalle espressioni dei ragazzi non vedevano l’ora di togliersele di torno e tagliare la corda, sinceramente mi facevano quasi pena; così mi alzai di scatto dal mio posto e sbattei una mano sul banco più forte che potevo, a questo punto tutti quanti si voltarono nella mia direzione

-Sentite-

Cominciai io

-Sono appena arrivati, non vedete che sono stanchi? Avrete tre settimane per vederli tutti i giorni, non c’è bisogno di asfissiarli in questo modo, anche perché, sapete, se loro cominceranno a pensare che siete troppo appiccicose di sicuro non riuscirete mai a portarveli a letto-.

Detto ciò le mie compagne mi guardarono tutte imbestialite, Emily mi osservò come se avesse visto la madonna  e Bill, Tom, Georg e Gustav come per dire “grazie, non ne potevamo più”; Bill sussurrò anche all’orecchio del gemello una cosa tipo

-Non è per niente male, ha carattere-

E il chitarrista sorrise malizioso.
Io mi colorai leggermente di rosa sulle guance; che stava succedendo? Eh no, Abigail Schmidt non arrossisce per niente e nessuno!
Quando finalmente riuscimmo ad uscire da quella giungla, anche più comunemente chiamata scuola, incontrammo Aaron che mi vide e fece finta di niente, io mi staccai un momento da Emily e dai ragazzi e lo raggiunsi

-Ma guarda un po’ chi si vede! Proprio te stavo cercando-

Gli dissi guardandolo in cagnesco

-Io? E perché mai stavi cercando proprio me?-

Rispose lui con la stessa espressione di un cane bastonato

-Lo sai benissimo il perché! Sei andato in segreteria a dire che non li volevi in classe, certo che sei proprio infantile, a me non dispiace che li abbiano messi nella mia sezione ma non c’era bisogno di arrivare a tanto-

-Scusami Abigail… Hai ragione, ho esagerato, mi dispiace, è solo che proprio non li sopporto a pelle, capisci?-

Mi disse lui; io non risposi e girai i tacchi, sese, tutte scuse, semplicemente non aveva voglia di fare la balia, cosa che sarebbe toccata invece a me, bell’amico.
Quando finalmente arrivammo al mio palazzo salutammo Emily che entrò nell’appartamento di fronte al mio, poi feci entrare i Tokio Hotel in casa, chiusi la porta e cominciai a fissarli incrociando le braccia sotto il seno:

-Bene, adesso parliamo del fatto che volete restare in casa mia per tre settimane-.
 
   
 
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