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Autore: Mordekai    06/10/2017    0 recensioni
-La Prima Fiamma ritornerà a bruciare. Splendente, magnifica e devastante. E il mondo ritornerà alla sua era originale-
Qualcosa di terribile sta per abbattersi su Huvendal, qualcosa che va oltre il potere della Regina di Ghiaccio. Solo Arilyn e Darrien potranno salvare il loro regno e quello della Città Desolata dall'imminente catastrofe.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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I Titani d’Onice, i Messaggeri di Morghull, Vraekhar e gli eroi huvendaliani erano tutti uniti contro un unico nemico, pronto a spargere su ogni regno confinante con il suo il seme d’odio, potere e ridurre in cenere ogni ostacolo. I messaggeri scambiarono un breve saluto presentandosi ai ragazzi e al resto delle creature celesti, prima di sfoderare le loro armi e attendere un futuro ordine. Nelle retrovie, però, uno dei messaggeri era ancora astioso nei confronti di Irdar tanto da essere notato da Darrien.

‘’Arneb.’’

‘’Che vuole, comandante Darrien?’’- domandò lui, con una nota di sarcasmo.

‘’L’astio che provi nei confronti di uno dei Titani sta accecando il tuo raziocinio. Ogni emozione negativa danneggia solo il tuo corpo e il tuo animo e farà in modo di renderti debole durante lo scontro.’’

‘’Debole? Io non ho nessun potere che mi renda forte, oscuro o di luce. Non sono una creatura celeste come loro. Sono solo un semplice messaggero, capo messaggero per la precisione. E mi sono sentito dire: ‘’Non parlare se non sei interpellato’’ da un Titano che sbuca dal nulla e viene a dirmi cosa fare. Per favore comandante, vada dalla sua compagna e dai suoi amici e non cerchi di dirmi cosa ho sbagliato.’’- rispose aspramente Arneb, con le gote rosse e le vene sul collo pulsanti.

‘’Non lo farò. È tempo perso con una persona che non cerca di rimediare.’’- rispose Darrien, scuotendo la testa in segno di disapprovazione e delusione. Il piccolo esercito attraversò il cancello, ritrovandosi d’innanzi alla Torre Nera, la dimora di Gallart. Nessuna abitazione, animale o schiavo del Re del Fuoco che potesse attaccarli. Avanzarono per pochi passi, fin quando i due eroi di Huvendal e uno dei Titani si fermarono:

‘’Qualcosa di pericoloso è nascosto sotto i nostri piedi.’’- disse Arilyn, affidandosi al suo istinto. Sfoderò la spada, impregnata del suo potere che sembrava infinito e, caricando il colpo, eseguì un mezzo mulinello spazzando via cumuli di sabbia e rivelando il pericolo. Era una trappola ben escogitata ma aveva fallito. Darrien scattò fulmineo, avventandosi su quelle creature senza pietà. Li trafisse, ruppe loro gli arti, mutilò e decapitò ma più ne uccideva, più aumentavano. Fu allora che i Titani, Arilyn e Vraekhar corsero verso di lui, fronteggiandone decine e decine.

I messaggeri, invece, attendevano un segnale di Arneb ma nulla sembrava smuoverlo. Hemal, stanco di aspettare afferrò il suo martello e corse urlando contro i Bambini Scarlatti. Il loro sangue bagnava la sabbia di nero, i loro arti sparsi ovunque e il tanfo di morte era nauseabondo. Tutto sembrava essere tornato alla normalità ma il Guardiano d’Ossidiana piombò sui cadaveri ammassati, scaraventandoli ovunque.

‘’Sei in inferiorità numerica, lasciaci passare.’’- esordì Vraekhar, puntandogli la spada contro. La creatura di pietra fu avvolta da fiamme lucenti e corse verso di loro, tenendo il busto basso e la sua lancia dritta. Tutti si misero in posizione difensiva ma Aaldir, il Titano del Giudizio, sorprese tutti scagliandosi sul soldato e ostacolandogli l’avanzata, afferrandogli l’elmo e lanciandolo sulle mura interne.

‘’Voi andate. Baderò io a lui per un po’. Muovetevi.’’- furono le sue parole, invitando i suoi fratelli e amici a proseguire verso la torre. Dalla nube di polvere il Guardiano d’Ossidiana comparve nuovamente e, incendiando la sua arma, la lanciò come una saetta. Un bagliore, un fruscio simile a foglie secche e una lunga lingua di fiamme brune che schivarono il Titano di pochi centimetri. La lancia, con un tonfo sordo accompagnato da carne che veniva lacerata, terminò la sua corsa conficcandosi nel corpo di Vraekhar, trapassandolo da parte a parte e iniziando a bruciare la carne. La sua spada volò ai piedi di Darrien.

‘’L’Oscura Signora ha deciso di punirmi prima…di prendersi la mia anima. Darrien, prendi tu quella spada.’’ L’uomo osservò il cielo terso di nubi scure e sorrise: ‘’Ora potrò ricongiungermi con la mia adorata consorte e…’’- ma non riuscì a terminare la frase e, avvolto dalle fiamme, cadde esanime nella sabbia. Il soldato d’ossidiana approfittò della loro esitazione per sferrare un altro attacco, ma Aaldir lo afferrò per l’elmo deforme e lo strappò con forza, scoprendo la sua brace.

‘’Andate!’’- urlò il Titano, tenendo per l’armatura la creatura e bloccandogli ogni tentativo di raggiungere i suoi amici. I Titani d’Onice, i Messaggeri e gli eroi di Huvendal correre verso il portone della Torre. Mentre all’esterno imperversava la lotta tra due rivali, all’interno della dimora del Re il caldo intenso sembrava non esistere. Gelo, tanfo di legno bruciato e decomposizione impregnavano le mura. Appesi alle pareti, c’erano altri Bambini Scarlatti terribilmente deformati e con le loro fauci già spalancate. Il Predone dell’Oscurità afferrò la spada del Re defunto e, impregnandola di potere, eseguì un mezzo mulinello generando una imponente falce nera di energia che ridusse in cenere gli avversari:

‘’Troppo semplice.’’- disse Arilyn, osservando come i corpi mutilati si muovevano in preda a spasmi e spargevano il sangue ovunque. Dall’alto della torre iniziarono a cadere schegge di pietra, mista a polvere e trucioli di metallo. Decine di lunghe braccia ricoperte di pustole violacee e grondanti liquido fetido sgusciarono dall’oscurità che li sovrastava, lamenti di dolore penetrarono nei timpani dei ragazzi, causando angoscia nel loro cuore. Quando il gigantesco ammasso di corpi fusi, ustionati e deformi restò appeso a mezz’aria, tenendosi aggrappato con alle pareti, una voce gutturale e gorgogliante attirò la loro attenzione:

‘’Che cosa ci fate in questo luogo, giovani viandanti?’’

‘’Gallart ha richiesto la nostra presenza. Facci passare, orrenda creatura.’’- rispose Arneb, quasi sibilando come il più vile dei serpenti. Darrien volse il suo sguardo intriso d’oscurità dritto nei suoi occhi, paralizzandolo dalla paura.

‘’Perdona il mio amico, la paura soggioga il suo raziocinio. Come detto, Gallart ha richiesto la nostra presenza, dunque lasciaci passare, qualunque cosa tu sia.’’- disse il comandante, tentando di rimediare alla mancanza di rispetto di Arneb.

‘’Perdono? Noi non conosciamo perdono. Siamo il popolo di Gaelia e a causa sua siamo diventati questo ammasso deforme e sofferente. Ci ha…tramutati per difendere questa torre da eventuali trasgressori e abbiamo fatto il possibile per ucciderlo, ma lui…è forte anche per noi. Non vi chiediamo di combattere per passare ma mettere fine alle nostre pene. Siamo stanchi di tutto questo e vogliamo avere pace...’’- rispose rantolando e allungando una delle braccia tremanti. Il portone si spalancò con forza, lasciando intravedere sulla soglia due creature giunte allo stremo delle loro forze: Aaldir, con pezzi d’onice mancanti e il Guardiano d’Ossidiana con la brace esposta. Il Titano era ormai soggiogato dal soldato, pronto a trafiggerlo nella luce vitale, ma venne bloccato dal braccio tremante della bestia deforme, afferrandolo e chiudendo la mano con forza fino a sbriciolarlo.

‘’Una delle tante cause della nostra sofferenza sono anche loro.’’- disse nuovamente la creatura. Nei molteplici occhi vitrei c’era un luccichio che chiedeva di mettere fine alla sofferenza una volta per tutte.

Arilyn si mosse, sfoderò lentamente la spada che si illuminò di una luce molto diversa. Non aveva una tonalità dorata o argentea, ma era pallida, come se rispecchiasse l’animo della giovane: indebolita, stanca e con il cuore ridotto in cenere. La sua mano alzò la spada, tremando.

‘’Non sentirti in colpa, giovane condottiera. È difficile dover commettere tale azione, lo sappiamo, ma ve lo chiediamo con cortesia. Liberateci da questo dolore.’’

Arilyn, con un singolo colpo, squarciò la gola del mostro, provocando altri rantoli e facendo sgorgare il sangue come un fiume dalla ferita. Le braccia deformi e il resto dei corpi vennero avvolti da piccole fiamme scure che si estesero rapidamente e piccoli pezzi di carne si staccarono dal cadavere, volteggiando nell’aria come foglie. Quando il guardiano scomparve in una nube di cenere, i messaggeri, gli eroi di Huvendal e i Titani proseguirono la loro ascesa verso il punto più alto della costruzione. Arilyn osservava la spada sporca del liquido scarlatto di una creatura innocente. Si sentiva in colpa per aver commesso un qualcosa che considerava riprovevole, nonostante fosse stato espresso il desiderio del guardiano di essere liberato da quella tortura.

‘’Gallart deve pagarla. Ogni sofferenza che ha causato dovrà patirla sul suo corpo.’’- disse la ragazza, serrando i denti e osservando il suo compagno che concordava.

‘’Uniti possiamo farcela.’’- esordì per la prima volta la messaggera più giovane del gruppo, cercando di donare un briciolo di calma in quel clima di tensione e odio che aleggiava sulle spalle di ognuno. Giunti a metà della torre, le scale si interrompevano e al loro posto c’era un ascensore abbastanza larga da contenere i messaggeri, Arilyn e Darrien. L’ascensore era un quadrato largo tre passi e lungo quattro, con cinque catene che sorreggevano la cupola di ferro, sormontata su quattro pilastri di legno. Quando furono tutti all’interno, Arilyn posò il piede sulla pedana dell’ascensore azionandola con un rumore di ingranaggi arrugginiti. Orphen osservò che le catene avevano anelli abbastanza larghi e le sfruttò per essere trasportato al piano più alto con i suoi amici, lasciando i suoi fratelli ad attendere che l’ascensore tornasse giù.

Quando tutti furono giunti a quella che sembrava essere l’entrata per la sala del trono, ognuno afferrò la propria arma pronti ad un eventuale attacco a sorpresa. Quando sfondarono la porta, ad attenderli c’erano due Guardiani d’Ossidiana Arcana in posizione d’attacco e ai loro lati altri Bambini Scarlatti, deformati e alcuni privati della mandibola. I messaggeri attaccarono il fianco destro, mentre i ragazzi e Orphen si occuparono del fianco sinistro. Il Titano d’Onice usò la sua spada contrò i due Guardiani, riuscendo ad avere la meglio per un po' prima che questi contrattaccassero con forza inaudita, bloccandolo in un angolino. Darrien notò il Titano in difficoltà e sfruttò il suo potere oscuro per afferrare il piede del soldato di pietra e staccandogli la gamba, per poi distruggere la brace che rotolò via dal corpo. Arilyn, invece, trafiggeva con sadismo quelle bestie più e più volte. Rompeva loro le ossa e successivamente trafiggeva punti non vitali usando la spada e lasciando che il potere della luce li bruciasse lentamente.

‘’Giovane condottiera, ora basta. La rabbia, l’odio che stai provando per Gallart non deve avere la meglio su di te. Controlla le tue emozioni.’’- disse la sua Coscienza, con serietà. La ragazza notò il massacro che aveva commesso e si mise da parte, tenendo sempre la spada serrata tra le dita.

I messaggeri erano accerchiati dai Bambini Scarlatti; Hemal era ferito alla spalla, Arneb al polpaccio e sul petto, mentre Caeleno zoppicava per il duro impatto ricevuto da uno delle creaturine voraci. Hatysa, la più giovane, con il cuore che batteva come un tamburo di guerra, sfoderò i suoi pugnali migliori e si scagliò all’attacco con furia cieca, sgozzandone e trafiggendone il più possibile. Errakis strinse meglio i suoi oxýs e si unì alla lotta, riuscendo anche lui a fracassare le loro fragili teste. Quando il sanguinolento scontro terminò, rimase in vita solo il Guardiano d’Ossidiana, con parti del corpo ormai distrutte e la brace che brillava dall’elmo deforme:

‘’Dicci come raggiungere la sala del Trono. Adesso!’’- ordinò Amdros, sibilando e avvolgendo con il suo potere la brace che permetteva la vita alla creatura.

’Credi di spaventarmi con questo misero ordine? Ah, Gallart incute maggior terrore di te.’’- rispose con provocazione il soldato, mettendosi a sedere mentre piccoli rivoli di lava gli colavano dalle crepe. D’un tratto un altro tipo di oscurità serpeggiò sulla brace vitale del soldato, stringendola forte e provocandogli atroci dolori:

‘’Parla, altrimenti la tua sofferenza sarà la mia melodia preferita di questo intero scontro.’’- esordì Darrien, con il viso solcato da sottili linee scure e, dalle sue mani, fuoriuscivano lunghe lingue nere che si muovevano come se avessero vita propria, muovendosi in varie direzioni con estrema e ipnotica lentezza.
‘’Costringimi, sciocco Predone dell’Oscurità. Se il potere del tuo amico Titano non è riuscito a spaventarmi, cosa pensi che possa farlo il tuo?’’

Un rapido movimento della mano del ragazzo e diverse parti di pietra del Guardiano si staccarono, facendo sgorgare liquido giallastro. La brace vitale del Guardiano venne afferrata da uno dei serpenti e stretta con forza da farla scricchiolare come se fosse vetro.

‘’Gah, sei più forte di quell’imbecille di un Titano.’’

La stretta si fece più forte e la brace iniziò a rompersi, facendo gemere di dolore il soldato. Il ragazzo, invece, lasciò che l’oscurità lo avvolse come una impenetrabile armatura lasciando visibili i suoi occhi zaffiri:
‘’Non te lo ripeterò un’altra volta.’’- disse il ragazzo, poggiando la sua spada contro la brace. La lama, entrando in contatto, produsse un sibilo acuto simile al metallo quando viene raffreddato per essere temprato.
 
‘’Per raggiungere la sala del trono dovete usare il ponte…che è all’esterno di questa torre di vedetta.’’

‘’Stai dicendo che questa non è la torre principale?’’

‘’Il nostro Re è stato astuto. Quando l’Eclissi Arcana si manifesta, le torri assumono la stessa forma e grandezza della principale, confondendo…il nemico. Dal basso non sembra, ma fidatevi…è puro ingegno.’’- terminò di dire la creatura, mentre il liquido dorato continuava a sgorgare dalle ferite e dalla brace crepata. Un fischio e la brace venne frantumata da una lama nera: Orphen aveva distrutto la creatura.

‘’Abbiamo ottenuto ciò che volevamo, farlo soffrire era troppo. Non siamo senza cuore e non giova al nostro ruolo. Proseguiamo.’’

Arilyn era ancora ferma, ad osservare il suo riflesso nella spada: non vedeva sé stessa, ma un ghigno sadico di un mostro dagli occhi verdi, il luccichio che la brama di sofferenza creava. Una mano dal leggero torpore sfiorò la guancia della ragazza, riportandola alla realtà:

‘’Tutto bene Arilyn?’’- domandò Darrien, preoccupato e allo stesso tempo incuriosito.

‘’No. Ho permesso alla mia rabbia di prendere il sopravvento per un breve istante e, osservandomi nel piatto della spada, non vedevo me stessa ma un mostro. Un famelico mostro.’’

‘’Non sei un mostro. La tua rabbia è giustificata da questi immani sforzi ma non appena sarà tutto finito, avremo il meritato riposo. Ne ho avuto abbastanza di questo luogo e dei suoi misteri.’’- rispose lui, carezzandole il viso e rincuorandola con un sorriso. Lo scontro li aveva sfiniti, ma era solo l’inizio. Gallart, con il suo potere ormai all’apice dall’essere distruttivo, era seduto nella sua sala ghignando e attendendo con ansia quel piccolo esercito, desideroso di fronteggiarsi contro di loro.

’Mio Signore, il nemico è sul ponte della prima torre di vedetta. Procediamo con l’attacco a sorpresa o consentiamo loro di giungere nella sua sala?’’

‘’Lasciamoli venire fin qui. Ho in mente qualcosa che li porterà alla follia.’’- rispose il Re, osservando il cadavere di Narwain steso nell’angolo della stanza.

‘’Vuole davvero sfruttare la bambina, mio Signore?’’

‘’Esatto. Non sei stupido come quegli insulsi Bambini dopotutto.’’- replicò con una risata malefica.

Dall’alto del ponte, il vento soffiava violento trasformando la sabbia in fruste spinate che ferivano i giovani sul volto e corpo, rendendo quasi impossibile vedere la Torre e il ponte. Orphen sfruttò, dopo molto tempo, la stella dei viaggiatori. Un luccichio rosso accesso e una minuscola colonna di luce si riversò sulla Torre Nera e consentì ai giovani di proseguire senza difficoltà. Quando mancavano pochi passi alla meta, la porta si aprì improvvisamente. Tutti entrarono e la porta si richiuse con un tonfo sonoro. C’era solo una scala a chiocciola in pietra bianca che si estendeva fin sopra la punta.

‘’Ricordate che tutto quello che osserviamo, è una delle tante illusioni causate dall’Eclissi.’’- disse Darrien, stringendo la spada in una mano e uno dei pugnali nell’altra, osservando ogni angolo della stanza alla ricerca di eventuali trappole o imboscate. Sulle pareti erano appesi dei porta candele che si accesero per tutta la lunghezza della scala, illuminando il percorso con un sinistro fulgore bluastro:

‘’Che accoglienza incantevole.’’- proferì Yvara, colpendo uno dei porta candele e deformandolo. Quel gesto di rabbia fece tremare le pareti, accompagnate dal fragoroso rumore metallico di catene e contrappesi. Le pareti iniziarono ad aprirsi, creando varie fenditure verticali, abbastanza larghe da far entrare una mano. Ci furono dei vari scoppiettii e, in un batter d’occhio, si generarono delle fiamme da quelle fenditure che sembravano essere senzienti.

‘’Sulle scale, ora!’’- disse Arilyn, sfruttando il suo potere per creare uno scudo di luce per proteggere i messaggeri e il suo compagno, mentre i Titani proteggevano la loro luce vitale da quei colpi incandescenti. Hatysa, la messaggera più giovane venne colpita alla gamba da una di quelle lingue infuocate che subito divorò parte del pantalone. Il messaggero dell’Ariete strappò via il mantello per spegnere subito le fiamme voraci. La giovane stringeva i denti per il bruciore improvviso e l’ustione era terrificante.

‘’Vidthar, puoi curarla? Hai detto di essere un Titano della Vita.’’- domandò Darrien, preoccupato per le condizioni della ragazza.

‘’E della Morte. Io non ho mai curato una persona e non credo di essere capace. Posso farlo con creature della terra, del mare o dell’aria ma con un umano è…diverso.’’- rispose il Titano, osservando anche lui la sofferenza che stava affliggendo Hatysa. D’un tratto, il Titano della Vita e della Morte si sentì afferrare per il braccio sinistro da qualcuno e restò sorpreso dal non avvertire l’anima del folle sfidante abbandonare il suo corpo. Uno dei messaggeri, il più silenzioso, teneva stretto il polso della creatura celeste a mani nude:

‘’Caeleno, cosa stai facendo?’’- urlò Arneb nel notare il gesto sciocco commesso dal suo compagno di squadra. Il messaggero dal mantello blu incrociò gli occhi del Titano sorpreso da ciò che stava succedendo:

‘’Ascoltami Vidthar. Non mi interessa quanto tempo ci vorrà, tu la guarisci. Non sopporto vedere soffrire una persona a me cara.’’- rispose con tono gelido, mentre strinse la presa sul polso della creatura. Il Titano riconobbe nel ragazzo quel luccichio di tenacia che aveva una creatura celeste e più quegli occhi ambrati si riflettevano nei suoi, più si rendeva conto che quel giovane messaggero non era un comune mortale.

‘’Sei suo figlio vero?’’- domandò il Titano. La risposta fu un semplice sorriso e la stretta diminuì d’intensità.

‘’Guariscila.’’- ribadì il ragazzo, asciandogli spazio per consentirgli di raggiungere Hatysa. Tutti stavano osservando quella scena increduli. Vidthar poggiò la mano destra sulla gamba ustionata della ragazza, sprigionando un bagliore perlaceo che causò diverse e minuscole crepe luminose sulla ferita.

‘’Il dolore è placato, ma non so quanto ci vorrà per la guarigione. E tu non hai mai detto a nessuno di essere suo figlio?’’

‘’Di Gaelia? No, ma non c’è tempo per il mio passato, abbiamo un Re sadico da sconfiggere. Darrien, comandante, la prego di proseguire.’’- rispose il messaggero, portandosi alle spalle del piccolo esercito e aiutando Hatysa ad alzarsi. Darrien scosse la testa, nuovamente incredulo:

’Troppi eventi sorprendenti in poco tempo. Mettiamo fine a tutto questo.’’- pensava mentre il suo volto era rigido e serio. Sotto i loro piedi, il rumore deli scalini di pietra che echeggiavano nel tetro silenzio della Torre.  Mancavano pochi scalini dalla porta del Re della Prima Fiamma quando una luminosa fiammata bloccò la loro avanzata. Dal suo interno, un corpo di una persona familiare ai giovani di Huvendal, con un profondo squarcio sulla gola e la pelle carbonizzata si manifestò:

‘’Che sorpresa rivedervi qui. Darrien. Arilyn. Una spiacevole sorpresa.’’- disse l’entità con profondi rantoli nauseabondi.

‘’Ryre? Che cosa ci fai qui e cosa ti è successo?’’- domandò Darrien, serrando la presa sulla spalla. Il suo istinto fremeva: il pericolo era davanti a loro. Lo spettro del loro vecchio amico era fermo sullo scalino principale, che li osservava con occhi che brillavano di un oscuro rosso, risaltando le crepe che aveva sulla pelle nera. Lo squarcio sulla gola deformò la sua risata spregevole:

’Cosa mi è successo? Il vostro Re mi ha ucciso in preda ad uno scatto d’ira, sgozzandomi come un lurido maiale. E cosa ci faccio qui? Siete davvero due sciocchi a non comprendere. Sono diventato un servo del possente Re della Prima Fiamma da mesi e senza di me, questa porta non si aprirà. Come sperava il suo esercito ad attaccare il vostro regno senza un aiuto? Mi fate ridere per la vostra cecità e mancanza di materia grigia.’’- sentenziò ridendo nuovamente, mentre zampilli di sangue raggrumato gli cadevano sul corpo.

Arilyn sentendo quelle parole, si paralizzò. Uno dei motivi principali della morte di suo padre, della quasi distruzione della sua terra natia e del ferimento dei suoi amici era lì davanti. Ryre, un capo medico rispettato da tutti che si è rivelato per quel che era veramente. Avido di potere e meschino. La ragazza si mosse, in silenzio e con la testa abbassata: i capelli le coprivano lacrime di rabbia che le rigavano le guance.

‘’Oh, che terrore. Testa bassa, mano stretta sua una spada di poco valore, prestanza di una sciatta vagabond...’’- Non ebbe l’occasione di terminare quella frase intrisi d’odio dato che il pomolo della spada andò a colpirlo con forza nello stomaco. Le mani di Arilyn brillavano più di prima:

‘’Non servi più a nulla. Hai fallito. Sia come servo, come alleato e come amico.’’

‘’Io ambivo al potere, alla gloria. Essere amico di una vagabonda e di un comandante che ha il viso di un bimbo in fasce? Meglio annegare nei fiumi degli inferi che stare con voi.’’

‘’Perfetto.’’- ribadì Arilyn. Le mani della ragazza afferrarono il collo dell’uomo e con un rapido movimento, lo spezzarono. Un disgustoso suono di carne tranciata e ossa rotte echeggiarono quando il corpo dell’uomo cadde giù, decapitandosi sugli scalini e finendo nell’inferno che imperversava alla base. Dietro quella porta li aspettava un destino incerto e solo pochi sarebbero vissuti. Il potere di Arilyn non accennava a svanire e, come se la guidasse per propria volontà, riuscì a infrangere quell’ostacolo solo poggiandoci le mani. Il legno, duro e scuro, si spezzò, esplose in migliaia di schegge e bruciò al tocco di quella luce così accecante. I supporti in metallo tenevano ancora ferma la porta danneggiata e fu Minrad a sfondarla definitivamente con una spallata. In piedi al centro della stanza, di spalle, vi era una grossa creatura avvolta da una armatura scarlatta brillante, con le spalliere appuntite e piccole fiammelle che fluttuavano sul suo capo. Quando si voltò, tutti riconobbero quel sorriso gelido.

‘’Finalmente ho l’onore di incontrarvi senza interruzioni, giovani eroi. Noto che abbiamo anche ospiti, che piacere.’’- esordì divertito, mentre osservava i Messaggeri e i nuovi Titani. Il Re andò a sedersi sul suo trono e fu lì che uno dei messaggeri commise il primo errore: Lesath, tenendo il pugnale verso il basso si apprestò a sferrare un montante ma Gallart era più agile e preparato agli attacchi a sorprese. Bloccò l’attacco afferrandogli il polso saldamente, con l’altra mano lo alzò dall’ascella e lo scaraventò verso uno dei Titani che riuscì a salvarlo da un fatale schianto sul muro.

‘’Attaccare alle spalle è da vigliacchi, ragazzo. Il tuo maestro non te lo ha mai insegnato questo?’’

‘’Parli tu di vigliaccheria quando hai attaccato il nostro Regno pacifico senza un motivo logico.’’- ribatté Darrien, digrignando i denti.

‘’Mia sorella non è stata in grado di infliggere le immense perdite che il mio esercito è riuscito in poco tempo. E poi Searlas si meritava tale punizione per averci sfidato. E senza l’aiuto di quel patetico di Ryre, non sarei riuscito a far marciare il mio esercito sulla vostra terra. Infine anche un altro soldato di Searlas ci stava intralciando. Quale era il suo nome? Oh, Vorshan. Lo stratega. Ti dice nulla, cara Arilyn?’’- domandò, sorridendo diabolicamente. Più la ragazza sentiva il nome del padre, più la sua rabbia e disprezzo per quell’uomo aumentava. Il suo potere cercava di liberarsi, ma non doveva cedere alle provocazioni.

‘’Esatto. È proprio quello che desideravo. In quegli occhi percepisco la rabbia, l’odio e quel desiderio di potere di sottomettere il nemico. Nessuno è diverso e nessuno è un buon samaritano. Ognuno di noi ha mostri che nasconde dentro di sé e tu Arilyn ne nascondi uno che voglio vedere.’’

‘’No! Non vedrai alcun mostro. Tutto quel che vedrai sarà solo il tuo regno di terrore crollare e ridursi in cenere. Troppe persone sono morte a causa tua e della tua bramosia. Ma adesso è finita Gallart.’’- rispose Arilyn, con le vene gonfie di rabbia sul collo e il suo potere che emanava sprazzi di luce dalle mani o da dentro il fodero della sua spada. Il Re della Prima Fiamma iniziò a ridere, alimentando le fiamme che gli scorrevano nelle vene. Non appena smise di ridere, un nuovo sorriso gli si dipinse sul volto:

‘’Finita, hai detto? Finché non è il destino a deciderlo, tutto è ancora possibile.’’- rispose, allargando le braccia e rinchiudendo i giovani e i Titani in una gigantesca sfera arancione per poi, con una batter di mani, la fece comparire oltre le mura del castello: erano stati catapultati nel Deserto dell’Epirdo.

Tale fu la rapidità di quel gesto che stordì il gruppo, disorientandoli. Una vasta distesa di sabbia, con il sole paralizzato al centro del cielo e, all’orizzonte, migliaia di fiamme viventi di varie grandezze. Bambini Scarlatti e Guardiani d’Ossidiana erano divisi come una legione, mentre alcuni nelle retrovie sembravano esser stati fusi con parti di cadaveri carbonizzati. Al comando di quell’esercito vi era Aata, la Figlia della Luna, l’unica a risplendere di un bianco spettrale in un quadro di sfumature rosse. Gallart comparve nuovamente a pochi centimetri dai giovani cavalieri e dai Titani; sorrise nel vederli così stanchi, disorientati ma soprattutto di averli feriti nell’orgoglio.

‘’Miei cari ospiti, vi do il benvenuto nel Deserto dell’Epirdo. Ammirate finché potete questo meraviglioso spettacolo, perché sarà l’ultima cosa che i vostri occhi vedranno. Oh, dimenticavo. C’è una persona che voleva porgervi un augurio.’’- disse, battendo le mani e facendo comparire da un’altra fiamma il corpo della piccola Narwain. Esanime, con la pelle bordeaux e il sigillo Arcano che riprese a brillare non appena si ritrovò a contatto con quel mostro senza scrupoli. Lasciò cadere la bambina ai loro piedi e scomparve in un turbine infuocato, per poi ricomparire con il suo esercito nella distanza. Orphen sembrò perdere il controllo di sé stesso, la luce vitale sembrò spegnersi e il corpo muoversi, ma Minrad e Amdros furono più rapidi e riuscirono a bloccarlo prima di commettere una follia.

La bambina era lì, ricoperta di ferite atroci, ricoperta di polvere e sabbia e il viso, un tempo sereno, era contratto in una smorfia di dolore represso. Arilyn era su di lei, incredula. Aveva creduto fino alla fine che Narwain fosse sopravvissuta, ma nel vederla immobile davanti ai suoi occhi, la paralizzò. Le lacrime che sembravano esser svanite, tornarono nuovamente a rigarle il viso e caddero come gocce di pioggia sulla bambina.

‘’No…’’- fu in grado di dire la ragazza. Tremava mentre la stringeva a sé e le stringeva le mani. Quella sofferenza faceva solo sorridere e compiacere quel malvagio re che aveva strappato la vita ad una povera bambina per ottenere il potere assoluto. Non doveva cedere, ma più ci provava, più le lacrime scorrevano sul suo viso. Anche Darrien sentì una stretta al cuore; sapeva quanto importante fosse per la sua compagna quella bambina, quanto si somigliassero e l’affetto che condividevano. Sapeva anche cosa significasse essere l’ultimo della sua stirpe. Arilyn smise di piangere, ma le sue mani erano serrate sul corpo della bambina, come a volerla proteggerla da quelle di Gallart. Il Titano d’Onice non si dava pace e quei lamenti di dolore echeggiarono nelle orecchie di tutti, persino della ragazza. Non aveva più voce. Non aveva più lacrime.

Solo un immenso tormento nel suo animo.

‘’Giovane Thandulircath, dovresti reagire adesso. Comprendo la tua ennesima perdita, ma essendo il tuo Istinto non posso far altro che metterti in guardia dall’imminente attacco. Consumarsi nel dolore è una tortura per te stessa e io ti conosco. Non ti sei mai arresa, giovane Thandulircath. Alzati e lotta.’’- disse la voce dell’Istinto, come se le sue parole fossero un ammonimento e allo stesso tempo un consiglio, ma non erano sufficienti.

Le nubi nel cielo si diradarono, mostrando il sole nella sua oscura nuova forma. Un cono di luce si riversò sulla mano del Re della Prima Fiamma, generando scintille e una intensa luce che si unirono creando una gigantesca sfera di indomabile fuoco arcano. Sorrise ancora una volta prima di scagliarla con violenza contro Arilyn, ignara del pericolo che stava per piombare su di lei. Darrien e i messaggeri cercarono di creare uno scudo insieme alla magia dei Titani, ma quel potere andava oltre le loro capacità e la loro difesa venne infranta. Un boato e un lampo accecante investì il piccolo esercito che venne avvolto da esse.

‘’Cosa…è successo? Sono morta?’’- si domandò Arilyn, osservando ciò che la circondava. Bianco luminescente ovunque, come il Nulla.

’Non sei morta. Non è ancora il tuo momento. Non hai voluto ascoltare il tuo Istinto, ma adesso ascolterai me, Thandulircath.’’- rispose una voce pacata, troppo anche per essere umana.

‘’Tu…saresti il mio potere? Sono impazzita. La morte di mio padre e di Narwain mi hanno…’’

’Paralizzato e fatto entrare in una spirale di negatività così forte da renderti ignara dell’attacco a sorpresa fatto da Gallart. Ma adesso, smettila di piagnucolare e darti la colpa per quello che è successo. Ascolta le mie parole e ti guiderò finché posso in questa battaglia. In piedi, soldato.’’- rispose. Il suo potere aveva assunto una silhouette umana, ma l’aura eterea che lo circondava lo rendeva simile ad una creatura o messaggero celeste. Quando quel fulgore bianco si diradò, Darrien, i messaggeri e i Titani notarono una nube di polvere splendente dove si trovava Arilyn. Il suo corpo splendeva ardentemente, come se il suo potere si fosse tramutato in una possente armatura. Anche i suoi occhi brillavano, come nello scontro tra lei e la Regina di Ghiaccio due anni fa. Uno dei Titani cercò di avvicinarsi, ma il Predone dell’Oscurità lo fermò e, con un cenno, gli fece comprendere che solo lui poteva avvicinarsi.


‘’Darrien, avevi ragione. Mi sono lasciata consumare dal mio dolore e stavo perdendo il raziocino. Se non dovessi tornare da questa battaglia, ricorda che ti amo. Ed è ciò che conta.’’- disse baciandolo. Era un bacio che sapeva di tristezza, amore, rabbia e malinconia.

‘’Aspetta, che hai intenzione di fare?’’- domandò prendendole il braccio. Ci fu un momento di esitazione da parte della sua compagna. Non appena si voltò verso di lui, il viso era sorridente ma una lacrima stava rigando la sua guancia.

‘’Lottare fino allo stremo delle mie forze e mettere la parola fine.’’- rispose la ragazza, prima di sorridere e dirigersi verso un minaccioso esercito che li attendeva. Gallart sorrise e con uno schiocco di dita ordinò ai Bambini Scarlatti e ai Guardiani di avanzare. Quando la ragazza era a metà del campo, scagliò la granata ad impatto che rilasciò subito il denso fumo e con un fascio di luce generato dalla sua mano, incendiò la nube e coloro che ne entrarono in contatto. Le prime vittime della sua spada furono decine di Bambini Scarlatti che vennero immediatamente sventrati dalla potenza dei colpi che infliggeva la ragazza.

‘’Comandante, cosa facciamo?’’- domandò Hemal, serrando con forza le dita attorno il suo martello da guerra. Una domanda che sembrava essere quella di tutti i messaggeri, pronti ad unirsi allo scontro. Come due anni prima, Darrien permise al suo potere di avvolgergli il corpo, tramutandolo in una armatura vivente, con grossi aculei che gli spuntavano dalla schiena, sinuosi e letali. Solo gli occhi e la bocca erano scoperti:

‘’Quello che fanno tutti i cavalieri. Attaccare il nemico.’’- disse, sfoderando le sue due spade e correndo per raggiungere la sua compagna. Orphen, il Titano d’Onice, afferrò la sua spada e si rimise in piedi. Strinse così forte l’elsa da far tremare l’arma ed esordì nella lingua dei suoi fratelli:

‘’Ter va Hyfen fud Ethov!’’

Quell’unica frase alimentò la luce vitale dei suoi fratelli e coinvolse anche i Messaggeri, come il mare in tempesta. Caeleno scambiò un rapido sguardo con Hatysa per accertarsi che stesse bene e, con sua sorpresa, riusciva a tenersi in piedi. I Titani, al grido di guerra del fratello, risposero:

‘’Ter va Dae Gaeliae!’’

Scattarono all’unisono verso la battaglia, con le loro armi sguainate e il coraggio ritrovato. L’Araldo della Luce, nel mentre, continuava a massacrare i Bambini Scarlatti e i Guardiani con estrema facilità: uno di loro cercò di morderle il braccio, ma venne trafitto alla gola dalla lama e, con un mulinello luminescente, usò il cadavere come estensione della spada per stordire i restanti e farli cadere nella sabbia. Uno dei Guardiani d’Ossidiana era riuscito ad evitare il colpo e stava per contrattaccare alle spalle la ragazza ma Orphen lo trafisse con la sua spada distruggendo anche la brace che lo alimentava.

‘’Tutto bene Arilyn?’’- domandò il Titano, mentre schiacciava i nemici feriti sotto i suoi piedi.

‘’Mai stata meglio.’’- rispose lei, bloccando il colpo d’asta di un altro Guardiano e contrattaccò con un fendente dritto sul punto debole della creatura. Pochi metri più lontano, il Predone dell’Oscurità, Hemal e Caelano fronteggiavano decine e decine di Bambini Scarlatti massacrandoli senza pietà, mentre Arneb e i restanti messaggeri aiutavano i Titani nello scontro.

In lontananza, nonostante le creature di Gallart continuavano a moltiplicarsi senza sosta, il Re sorrideva compiaciuto:

‘’Aata, ascoltami bene. Non appena sono a metà del campo, occupati di Darrien e dei suoi amici. Arilyn è mia.’’

‘’Sì, mio Signore.’’- rispose la donna, preparando le sue armi e sorridendo diabolicamente.

Mentre lo scontro imperversava, Minrad si rese conto che più loro contrattaccavano l’avanzata nemica, più questi aumentavano: in lontananza notò una grossa fiamma che fluttuava a pochi centimetri dalla sabbia e, dal suo interno, sgusciavano i Bambini e i Guardiani.

‘’Amdros, riusciresti ad eliminare quella fiamma creatrice?’’- domandò al Titano delle Ombre, mentre sventrava con piacere alcune di quelle creature disgustose e usò parti del loro corpo per rallentare l’avanzata degli altri. Un movimento del braccio sprigionò un fascio di densa oscurità che si abbatté sulla fiamma, soffocandola fino a farla spegnere.

‘’Richiesta esaudita.’’- rispose con il suo tono sibilante.

Uno dei messaggeri cadde nella sabbia e venne immediatamente accerchiato da alcuni Guardiani e bloccato nella sabbia: una delle lance era conficcata nel suo mantello e gli impediva di muoversi. Altre lance stavano per trafiggerlo, ma una falce dorata li decapitò facendo volar via il loro ‘’cuore’’.

‘’In guardia Dubhe. Non sono ammessi errori in questa guerra.’’- sentenziò Arilyn, aiutandolo ad alzarsi.

‘’Perdonatemi.’’- replicò imbarazzato, strappandosi il mantello da dosso e recuperando la sua spada. Proprio in quell’istante, un altro Guardiano d’Ossidiana stava per abbattersi su di loro ma il Titano dell’Odio lo placcò e strappò via la brace distruggendola. Con la rabbia che le scorreva impetuosa, afferrò i resti della creatura e le usò come armi di fortuna per fracassare le teste dei Bambini.

L’Araldo della Luce e il Predone dell’Oscurità si ritrovarono spalla a spalla a fronteggiare orde di nemici, e i loro poteri che si fusero in un fulgore argenteo erano così forti da cristallizzare la sabbia sotto i loro piedi:

‘’Arilyn, hai la visuale libera per colpirlo. Prendi uno dei miei pugnali, caricalo con la tua luce e scaglialo più forte che puoi.’’- disse il ragazzo, prendendo l’arma e consegnandola nella mano della sua compagna.

‘’Non ho mai lanciato un pugnale, come pensi che possa farlo ora?’’- domandò stupita.

‘’Ho fiducia in te. Con l’aiuto del tuo Istinto, ci riuscirai.’’- rispose, mostrando un sorriso di fierezza nei suoi confronti. La ragazza strinse il pugnale così forte da ricoprirlo di un pallido bianco, piegò il braccio verso l’interno e con tutta la forza lo scagliò verso Gallart. Il Re della Prima Fiamma notò il minuscolo luccichio, prese la sua frusta infuocata e con un singolo colpo deviò la traiettoria del pugnale:

‘’Sfruttare il caotico scontro per colpirmi di sorpresa. Astuto direi, ma dovrai fare di meglio Arilyn.’’- disse sorridendo e incrociando lo sguardo della ragazza. In quel momento, un secondo pugnale lo colpì alla mano, provocandogli un lungo taglio sul dorso. Come uno spettro che ritorna dal regno dei defunti, Morghull era lì fermo con la una spada arrugginita e scheggiata nella mano.

‘’Avevo giurato che lo scontro con la Regina di Ghiaccio fosse il mio pensionamento, ma con la morte di Vorshan le cose sono cambiate. Mi dispiace per la tua perdita Arilyn, ma lui adesso sarebbe fiero di te nel vederti lottare con così tanto coraggio.’’- esordì l’uomo, non badando alla splendente luce che circondava la ragazza.

Un Guardiano d’Ossidiana approfittò del momento di distrazione dei due cavalieri per attaccare, ma il Titano Custode comparve alle sue spalle e gli staccò la brace vitale trapassandolo da parte a parte; non appena la lancia cadde dalle mani, l’afferrò e successivamente la scagliò in direzione del Re della Prima Fiamma. Senza muoversi dalla sua posizione, ruppe la lancia usando nuovamente la sua frusta. Sorrise, divertito da quello spettacolo, ma aveva ancora un asso nella manica: allungò le braccia in direzione della battaglia, fece brillare le sue mani e, improvvisamente, parti dei Guardiani d’Ossidiana si fusero con i Bambini Scarlatti, dando vita a creature ripugnanti molto più resistenti e veloci. Iniziarono ad attaccare selvaggiamente, fendendo l’aria e alzando cumuli di sabbia.

‘’Voglio che capiscano che combattere contro di me non sarà facile.’’- sentenziò il Re della Prima Fiamma, restando con gli occhi fissi sul campo da battaglia.

Arilyn stava per sferrare un montante ma venne anticipata da un colpo stordente del nemico, che la fece indietreggiare di qualche metro. Sentiva la testa leggera e le orecchie fischiare, mentre sotto di lei la terra tremava. Vide la sua spada brillare ancor di più e d’un tratto si ricordò di quell’attacco fatto tempo fa. Afferrò la lama, volse la punta verso il basso e con ferocia trafisse la sabbia. Darrien avvertì l’intensa energia e ordinò ai Titani e ai Messaggeri di allontanarsi dalla lotta immediatamente; colonne di luce vibranti e accecanti si sprigionarono da sotto la rena rossa, investendo le creature abominevoli e mutilandole mortalmente. Quel devastante colpo fece svanire l’aura dorata che la proteggeva, stancandola e lasciandola con il fiatone.

In lontananza, quasi impercettibile, si udì un lento ed ironico applauso da parte di Gallart:

‘’I miei sinceri complimenti. Mi avete deliziato con questo spettacolino, ma se mi è concesso vorrei divertirmi personalmente.’’

Da sotto il velo dorato dell’Epirdo, quattro mura semicircolari si ersero nella loro grandezza e inquietante bellezza: alte quasi quanto una quercia secolare, con minacciosi spuntoni posti ai piedi di ogni lato la rendevano inaccessibile dall’esterno. Arilyn si alzò brandendo la spada e corse verso Gallart e Aata, pronta a fronteggiarli entrambi. Con un cenno della mano, il Re della Prima Fiamma ordinò alla Figlia della Luna di avanzare: obbedì e fulminea si diresse in direzione dell’Araldo della Luce.
Arilyn stava per compiere il primo attacco ma Aata scomparve come uno spettro per apparire nuovamente alle sue spalle e correre verso i suoi compagni. Cercò di raggiungerla, ma si ritrovò imprigionata in una sfera di vetro: la stessa che aveva trasportato lei e i suoi amici sul campo di battaglia.

‘’Hai un’altra battaglia da fronteggiare Arilyn.’’- disse il Re della Prima Fiamma, portandosi al lato della sfera e sorridendo alla ragazza. Posò la mano sul globo trasparente che rinchiudeva la ragazza, avvolgendola in un fuoco luminoso e ardente. Quando la bolla scomparve, la ragazza si ritrovò all’interno dell’arena, circondata dalle imponenti mura che sembravano piegarsi su di lei. Prontamente brandì la spada che irradiava ancora luce ed eseguì un fendente, sprigionando una falce luminosa che si infranse come il vetro non appena colpì la parete.

‘’Credi che queste gigantesche mura cadranno come cartapesta sotto i tuoi colpi di spada?’’- domandò Gallart, comparendo alle sue spalle. Arilyn sferrò un successivo colpo, ma venne deviato da una piastra dell’armatura dell’uomo.

‘’Se non saranno loro a cadere, sarai tu!’’- rispose la ragazza, colpendo la pettorina con un fascio di luce accecante e scaraventando lontano il nemico. Il rumore metallico e di cinghie strappate fecero intuire che l’armatura era ormai distrutta e inutilizzabile.

‘’Finalmente. Mi ero quasi stancato di aspettare.’’- replicò lui, evocando le sue fruste e iniziando a colpire in diverse direzioni. Per un breve lasso di tempo, Arilyn riuscì a deflettere i colpi con la parte piatta della sua spada, ma non appena una di loro avvolse l’intera arma l’altra frusta la ferì al fianco, strappando la divisa. Un altro movimento e la ragazza venne disarmata e fatta cadere sulla sabbia.

‘’Dove è finita quella scarica di energia che mi hai mostrato prima? Quell’appagante rabbia che ha sterminato il mio esercito? Dove?’’- domandò il Re della Prima Fiamma, trascinando a sé la ragazza usando la frusta. L’Araldo della Luce usò il suo potere per bruciare il tessuto e liberarsi dalla presa. Raggiunse la sua spada e la brandì di nuovo, pronta a fronteggiarsi contro un temibile nemico. Gallart stava per colpire ancora, ma non appena alzò la frusta anticipò la ragazza e le comparve davanti colpendola alla gamba e allo stomaco. Questo non fu sufficiente a rompere la guardia dell’Araldo e contrattaccò con un montante sul petto dell’uomo, riuscendo a ferirlo.

’Non così in fretta, Arilyn.’’- disse Gallart, sorridendo con sadismo mentre sanguinava. Afferrò la spada dal filo e con un semplice movimento riuscì a spezzarla in due.
All’esterno dell’arena, nel mentre, Darrien e i suoi amici erano in difficoltà contro la Figlia della Luna: agile come un ghepardo, riusciva a schivare i colpi avversari e ad infliggere devastanti attacchi che li portava a stancarli rapidamente.

‘’Darrien, ho un piano. Ricordi quella bomba fumogena usata dalla tua compagna?’’

‘’Arriva al dunque Caeleno, non abbiamo molto tempo prima di un successivo attacco.’’

‘Prendila e ascoltami bene.’’- replicò il ragazzo, porgendogli l’arma. Avvicinò la bocca al suo orecchio e sussurrò qualcosa che non poteva essere udito dalla donna celeste.

‘’Tu dovresti far parte dell’unità tattica, non il messaggero.’’- rispose Darrien, constatando che era ottimo e stupendosi del poco tempo impiegato dal ragazzo per pianificare un attacco a sorpresa. Non appena la Figlia della Luna avanzò verso di loro, il Predone dell’Oscurità scagliò la bomba fumogena contro di lei: immediatamente un cumolo denso di sabbia la ostacolò.

‘’Pensate che questi banali trucchetti possano salvarvi? Che sciocchi.’’- disse Aata, osservando rapidamente tutte le direzioni alla ricerca degli avversari. Non appena udì i passi di qualcuno, volse lo sguardo davanti a sé e Darrien comparve dalla nube sabbiosa. Stava per eseguire un fendente, ma la donna fu rapida e lo trafisse dritto allo stomaco.

‘’Sei stato un degno avversario, ma lento.’’- esordì lei, mentre teneva ferma la spada nel corpo del ragazzo.

‘’Anche tu.’’- rispose una voce alle sue spalle. Una voce familiare che la raggelò. Il ‘’cadavere’’ esanime di quel ragazzo si dissolse nel nulla. Due lame la trafissero e, come se non pesasse nulla, venne alzata e scaraventata al suolo. Comparve il vero Darrien, avvolto nuovamente nella sua armatura oscura che lo rendeva un demone della notte. Le crepe sulla schiena della donna le conferivano un aspetto simile alla porcellana. Il Predone dell’Oscurità la lasciò dolorante e preda dei suoi amici pronti ad eliminarla. Iniziò a correre verso l’arena di Gallart, dove la sua compagna era imprigionata.

‘’Pensavi che quella spada potesse durare per sempre? Prima o poi si sarebbe dovuta rompere, ho solo anticipato i tempi.’’- disse l’uomo, ammirando l’incredulità sul volto della ragazza. Non si perse d’animo e brandì quell’infranto pezzo di spada e cercò di colpirlo dritto alla gola ma l’uomo riuscì a bloccarle le mani e stringerle sul filo della lama, così forte da farle sanguinare. Prontamente colpì lo stomaco con una poderosa ginocchiata da farle cedere le gambe dal dolore. Gallart si allontanò di qualche passo, sospirando contrariato da quel combattimento; si aspettava qualcosa di adrenalinico ma ottenne l’opposto. Il silenzio vigeva nell’arena, mentre all’esterno lo scontro tra Aata e gli amici dell’Araldo della Luce imperversava.

‘’Perché?’’- domandò il Re della Prima Fiamma improvvisamente, dandole le spalle. La ragazza si teneva le mani, ferite e sanguinanti.

‘’Perché cosa…?’’

‘’Perché non combatti come farebbe un degno cavaliere?’’- chiese nuovamente l’uomo, voltandosi verso Arilyn. Nonostante la calma, gli occhi del Re tradivano varie emozioni: dalla rabbia alla delusione alla voglia di lottare. La ragazza restò nel più assoluto silenzio, con la testa bassa e con le ginocchia nella sabbia mentre osservava il sangue scivolare dalle mani come un piccolo ruscello scarlatto. Il Re della Prima Fiamma sospirò prima di ripetersi:

‘’Perché non combatti Arilyn? Rispondi, per favore. Non hai dimostrato nulla se non debolezza e un qualcosa che ti tormenta.’’

‘’Che senso avrebbe combattere quando l’unica cosa che ottieni è il fallimento? Ho lottato fino a trovarmi qui, in ginocchio nella sabbia rovente, sconfitta. Uccidimi e mettiamo la parola fine a questo ridicolo spettacolo…’’- replicò la ragazza, lanciandogli la lama spezzata della spada ai suoi piedi. L’uomo la prese e restò ad osservare come quelle minuscole crepe continuavano ad emanare piccoli sprazzi di luce. Volse lo sguardo alla ragazza che attendeva il colpo mortale stando ferma in ginocchio. Gallart gettò via quell’arma danneggiata e disse:

‘’Gradirei che tu la smettessi di piagnucolare, di desiderare così tanto la morte perché ti senti fragile e incapace di reagire. Sarò anche il tuo nemico, spregevole e avido di potere, ma quando un avversario si dimostra alla mia altezza, non rinuncio mai ad uno scontro e, se mi è concesso, combatto fino a non reggermi più in piedi e a sentire il cuore quasi esplodermi. Tu ora dimmi perché non vuoi farlo? Per un semplice fallimento?’’

‘’Perché non riesco a combattere, non ho le forze.’’- rispose la ragazza, digrignando i denti.

‘’Perché non vuoi.’’- replicò con freddezza l’uomo. Arilyn socchiuse gli occhi, cercando di reprimere la scarica di rabbia e odio che stava provando. Il potere attraversò le sue mani e trasformò la sabbia in vetro, che continuò ad espandersi sotto di lei. Gallart si avvicinò, sicuro di sé e delle sue parole, incurante della rena cristallizzata che si infrangeva sotto i suoi passi.

‘’Non vuoi combattere perché hai perso tuo padre, la piccola Madre del Globo, quei pochi alleati che avevi e ti senti responsabile di tutto questo. Invece di reagire, sei qui a subire e a tormentarti. Troppe emozioni contrastanti e vita mondana ti hanno reso quel che sei ora. Ciarpame.’’

La rabbia di Arilyn esplose: afferrò una manciata di sabbia che, non appena scagliata contro il Re della Prima Fiamma, si tramutò in uno scudo vitreo. Non ebbe tempo di reagire, venne colpito al viso da un calcio della ragazza, lacerandogli il labbro e mandandolo contro la barriera cristallina. Un secondo calcio dritto allo stomaco lo fece cadere all’indietro, portandolo a distruggere quella lastra opaca in centinaia di frammenti. Gallart si alzò sorridendo, soddisfatto del suo operato:

‘’Finalmente questa fiamma sopita ha deciso di ardere. Perfetto.’’- esordì, pulendosi il sangue usando il dorso della mano. Il sorriso che solcava il suo volto si tramutò in un ghigno di pura perfidia, mentre dalla sua mano si generava un’altra frusta infuocata. Arilyn brandì un pugnale e caricò verso di lui, pronta a sferrare fendenti al petto e alla gola; il Re colpì per primo, ma mancò la ragazza per pochi centimetri. L’Araldo della Luce approfittò di quell’errore per lacerare la frusta usando un fascio di luce e scagliò il pugnale contro il ginocchio dell’uomo. Schivò prontamente il colpo e si preparò a bloccare i successivi pugni e calci della ragazza. Con uno sgambetto, l’Araldo della Luce riuscì a fargli perdere l’equilibrio per un breve lasso di tempo e lo colpì dritto alla spalla facendolo arretrare di qualche passo.

‘’Ho sottovalutato il tuo potenziale. Ma adesso basta giocare.’’- disse Gallart, riuscendo a rimettere in sesto la spalla slogata. Dalle sue mani si propagarono diverse lingue di fuoco e, con brutalità, iniziò a fendere l’aria nel tentativo di colpire la giovane. Alcune di esse colpirono parzialmente Arilyn, lacerando la divisa in diversi punti, ma nulla le impedì di contrattaccare con un poderoso calcio al fianco e un pugno diretto al naso. In preda all’adrenalina, la ragazza afferrò il braccio e portò la mano sotto l’ascella del Re scaraventandolo al suolo: stava per schiacciargli il viso con lo stivale, ma Gallart bloccò il piede con una sola mano e la tenne in equilibrio precario non appena riuscì nuovamente ad alzarsi. La colpì allo stomaco con un calcio, mozzandole il fiato. Afferrò con entrambe le mani la caviglia e la lanciò sul manto dorato.
La ragazza rimase immobile nella sabbia, cercando di respirare profondamente ma il dolore allo stomaco era forte da farla boccheggiare. Il Re della Prima Fiamma usò una lingua di fuoco come frusta per afferrarle la gamba e attirarla a sé:

‘’Alzati.’’- disse lui, afferrandole il colletto e sollevandola come un cuscino di piume. La ragazza intensificò il suo potere in una mano e con tutta le sue energie, sferrò un gancio destro sulla mandibola dell’uomo riuscendosi a liberare dalla presa. D’un tratto Arilyn provò un dolore atroce alla mano: si rese conto di essersela rotta e che era in preda a diversi spasmi che aumentavano la sofferenza.

Il Re della Prima Fiamma si voltò, con la mandibola slogata, deformando il suo ghigno diabolico. Come per la spalla, riuscì con un singolo movimento a rimettere al suo posto la mandibola ed esordì con insolita felicità:

‘’Un colpo così perfetto quanto doloroso. I miei complimenti, ma non è abbastanza.’’

Darrien era quasi giunto alle mura dell’arena, ma qualcosa gli afferrò il colletto della divisa e venne scaraventato indietro, rotolando nella sabbia con violenza. Un bagliore biancastro penetrava attraverso la nube sabbiosa; il ragazzo volse rapidamente lo sguardo alle sue spalle e notò che tutti i suoi amici erano stati sconfitti.

‘’Non ti è concesso disturbare il Re mentre è impegnato con l’Araldo della Luce. Colpirmi alle spalle è stato da vigliacco, ma ti perdonerò non appena vedrò la vita lasciare il tuo corpo e renderti freddo come una statua.’’- disse la Figlia della Luna, puntando la lama della sua spada alla gola del ragazzo. Prontamente la deviò e afferrò la caviglia, ma la donna riuscì a liberarsi e a ferirlo sulla gamba con un fendente. Darrien contrattaccò sfruttando il suo potere: un fascio di densa oscurità strinse la gola di Aata e creò altre spaccature sulla pelle pallida. La Figlia della Luna digrignò i denti rabbiosamente e usò la sua spada per liberarsi dal potere del ragazzo, tagliando quel fascio come se fosse burro. Colpì Darrien al petto, allo stomaco e al viso più e più volte usando calci, pugni e ginocchiate.

‘’E tu saresti un comandante di un esercito? Guardati, sei debol-‘’- non riuscì a terminare la frase che uno dei pugnali del ragazzo si conficcò nel petto fino al braccio di guardia e un altro nella clavicola, fino a scendere sul fianco, squarciandolo.

‘’Mai sottovalutare il nemico.’’- rispose Darrien, con un luccichio di freddezza nei suoi occhi celesti. Le due lame conficcate nel corpo di Aata iniziarono a risplendere e a far incrinare la pelle e a sgretolarla come se fosse gesso.

‘’Per uccidere una creatura celeste serve un’altra creatura celeste oppure un pugnale che derivi da essa.’’- continuò il ragazzo, osservando la lenta morte della Figlia della Luna.

‘’Il pugnale conficcato nel mio…petto è il Suo. Pensavo fosse morta, trascinando con sé ogni oggetto. Già dal quell’attacco a sorpresa dovevo comprendere qualcosa…’’- rispose lei, osservando come la lama creasse profondi solchi sul suo corpo e facendone cadere grossi pezzi che si dissolvevano.

‘’Non ha portato con sé suo figlio, Caeleno. Gaelia era ricca di sorpresa da quel che mi ha detto.’’- replicò nuovamente Darrien.

Aata rise, divertita ma allo stesso tempo amareggiata e delusa per aver perso la sua battaglia e la possibilità di regnare una volta per tutte con il Re della Prima Fiamma. Il viso della donna si ruppe completamente, lasciando solo gli occhi brillanti fluttuare. Successivamente anche altre parti caddero e si dissolsero, lasciando un piccolo tintinnio simile alla porcellana. La spada della Figlia della Luna cadde nella sabbia cristallizzandola mentre l’intera lama si ricoprì di pietra nera.

‘’Complimenti, mi hai sconfitto. Come hai detto tu, ti ho sottovalutato. È un peccato sai? Potevi far parte di un esercito migliore di quello, con le tue capacità e il tuo potere saresti stato uno tra i soldati migliori di Gallart. Ma a quanto sembra, la tua oscurità è solo per proteggere i deboli.’’

‘’Nessuno è debole. Ognuno è forte e protegge chi ama con tutte le sue forze.’’- rispose il ragazzo, passandole di fianco e riprendendo il cammino verso l’arena. La donna ridacchiò sommessamente, scuotendo la testa in disaccordo.

‘’Il più forte protegge chi ama dici? No. L’essere umano è solo un mostro sotto mentite spoglie, Darrien. Questo, però, non lo hai ancora compreso.’’- furono le ultime parole di Aata, prima di dissolversi nel nulla. Il ragazzo, in silenzio, proseguì.

Lo scontro tra Gallart e Arilyn, nel mentre, era in stallo; nessuno dei due combattenti sembrava voler attaccare per primo e ciò infastidiva il Re della Prima Fiamma. La ragazza, con i muscoli doloranti, cercò di reggersi in piedi e colpirlo con diverse sfere d’energia ma tutte mancarono il bersaglio, alzando solo cumoli di sabbia.

‘’La stanchezza si sta impadronendo di te, così come il tuo dolore.’’- disse lui, avvicinandosi e afferrandole la mano fratturata, facendola urlare per il supplizio che la affliggeva. L’Araldo della Luce tentò di colpirlo al volto con la sinistra, avvolta da un bagliore dorato, ma Gallart evitò il colpo afferrandola per la gola e scaraventandola sul manto sabbioso e calpestandole la mano con forza. Più la mano affondava nella sabbia sotto lo stivale del Re, più l’agonia della giovane aumentava, fino a farla lacrimare:

‘’O combatti il dolore oppure io continuerò a rendere questa tua agonia…eterna.’’- disse Gallart, schiacciando ancora e ancora la mano della povera Arilyn. La ragazza, agonizzante, tentò un’ultima mossa: affondò la mano sinistra nella sabbia, fece esplodere il suo potere e rapidamente la mosse verso lo sterno del nemico. La rena dorata si cristallizzò fino a formare uno spuntone trasparente che andò a conficcarsi nel corpo dell’uomo, facendo sgorgare copiosamente il sangue.

‘’Questa è una bella mossa.’’- disse il Re della Prima Fiamma, cercando di spezzare quell’arma vitrea che gli impediva di muoversi. Arilyn, stremata per le ferite riportate, provò ad allontanarsi di qualche metro per potersi riposare. Un fragoroso rumore di vetro infranto destò la ragazza: Gallart si era liberato da quella trappola. Dalla ferita non sgorgava più sangue, ma ardevano cocenti fiamme scure che si propagavano per tutto il corpo, rendendolo quasi un demone degli inferi. Il corpo di Arilyn venne avvolto da una abbagliante luce celeste, lasciandola stupita da quell’improvviso cambio repentino:

‘’E così, la Dea del Cosmo vuole aiutarti? Servirà altro per sopravvivere, giovane Thandulircath.’’- proferì il Re, concentrando il potere della fiamma tra le sue mani e generando una sfera rovente. Prima che quella gigantesca sfera di fuoco potesse abbattersi sulla giovane, il fulgore celeste si unì a quello dorato sprigionando un vento tempestoso; la voce della Dea echeggiò nelle orecchie della ragazza, donandole il coraggio di migliaia di guerrieri e creature celesti. Gallart scagliò la palla infuocata che si abbatté con violenza sul suo nemico, provocando una esplosione fragorosa. La sabbia, alzatasi per l’impatto si cristallizzò istantaneamente:

‘’Mediocre. Dopo tutte quell’improvvise scariche di energia feroce, il combattimento termina in modo mediocre. Che quella lapide di vetro sia l’ultima testimonianza della razza Thandulircath.’’

Non appena terminò la frase, il monolito vitreo esplose, liberando sinuosi lampi di luce arancione e dorata. La ragazza, come nell’efferata battaglia, tornò ad indossare quell’armatura splendente che l’aveva resa inarrestabile; nei suoi occhi smeraldo si percepiva la voglia di vincere quello scontro e di dimenticarsi dei momenti di debolezza avuti. Gallart, sicuro di sé, scagliò diversi turbini di fiamme contro l’Araldo della Luce che restava immobile e a testa alta. Quando quegl’incessanti attacchi si placarono, il Re della Prima Fiamma restò sorpreso nel vedere il suo potere serpeggiare sullo scudo dorato che proteggeva la ragazza:

‘’Questo non te lo concedo. Solo una persona è degna di domare il fuoco, elemento così selvaggio e distruttivo.’’

‘’Non più.’’- replicò Arilyn, iniziando a fendere l’aria con falci di luce splendenti che colpirono duramente il Re, lasciandogli sul corpo evidenti ferite che brillavano pallide; era sconcertato da tanta violenza nei colpi della ragazza. Il Re della Prima Fiamma reagì facendo divampare il fuoco sulle sue braccia e iniziò a sferrare diversi globi incandescenti contro l’Araldo della Luce. Il bagliore dorato era più forte della fiamma arcana, così forte da ridurre le sfere incandescenti in semplici serpenti scarlatti che si unirono a quel fulgore così abbagliante. Come un colpo di cannone, l’energia concentrata nella mano della giovane venne rilasciata con violenza, investendo Gallart e sbriciolando parti della sua pelle rocciosa. L’impatto fu distruttivo: il Re della Prima Fiamma era immobile, a testa alta e con un braccio che gli faceva da scudo, sotto i suoi piedi la sabbia si era nuovamente cristallizzata creando quel che sembrava un ventaglio semiaperto e, infine, alcuni pezzi delle mura erano crollati.

‘’Sorprendente…questo è il tuo vero potenziale. Mia sorella non ha compreso nulla, così accecata dalla sua vendetta. Sono contento di essere stato testimone…di questa lotta.’’- disse l’uomo, incrociando i suoi occhi rubino con quelli smeraldini di Arilyn, avvolta ancora da quell’aura variopinta e nella mano quel frammento della sua spada spezzata precedentemente. Gallart sorrise e sferrò un altro attacco contro la ragazza, ma la mancò di pochi centimetri, subendo una pugnalata sul fianco e sul polpaccio. Evocò nuovamente il potere della fiamma, ma essendo lievemente debole anche l’energia incandescente lo era. Generò un globo di fuoco e lo scagliò contro una lastra delle mura, caduta nella sabbia precedentemente, speranzoso che colpisse la ragazza.

‘’Non è ancora finita.’’- replicò Arilyn, sapendo dell’imminente impatto. Come due anni fa, si tramutò in una nube dorata, ma questa volta al suo interno aleggiavano anche le fiamme arcane e il potere donato dalla Dea del Cosmo; tre forze in una sola persona.

Il Re della Prima Fiamma non fu sorpreso da quella nube e aprì le braccia, attendendo il colpo finale e la sconfitta. La nube di accecante luce variopinta lo colpì con forza, trapassandolo da parte a parte. Nel petto dell’uomo era piantata la lama spezzata della ragazza, sul Sigillo del Rituale. Si tolse quel pezzo di metallo dalla ferita, si voltò verso Arilyn e sorrise:

‘’L’ultima dei Thandulircath ad aver sconfitto un Re della Prima Fiamma. E senza sortilegi…’’- disse, sputando un piccolo grumo di sangue.

‘’Perché non hai cercato di bloccare quel colpo come tua sorella Tyrahieh?’’- domandò la ragazza, osservando il sangue nero scorrere sul corpo di Gallart, rendendolo simile ad una creatura notturna.

‘’Perché un vero nobile accetta la sconfitta a testa alta. Sarò egocentrico nel dirlo, ma è così che ho vissuto. E adesso non temo la morte. Mia sorella era troppo stupida e annebbiata dall’odio che aveva nei vostri confronti. Che marcisca nella sua fossa.’’- replicò con disprezzo, tossendo e barcollando, pulendosi un rivolo di sangue con il dorso della mano. Ci fu un breve attimo di silenzio prima che l’ormai morente Re della Prima Fiamma scoppiò in una fragorosa risata, quasi isterica.

‘’Prima che muoia e abbandoni questo sciagurato mondo, voglio rivelarti del perché quella lancia era indirizzata a Vraekhar e del vostro amico Morghull. Il Re Malinconico mi chiese di mettere fine alla sua esistenza non appena…fosse giunto il momento. Era ormai stanco, ammalato…quasi l’ombra di sé stesso…’’- si interruppe Gallart, tossendo violentemente e inginocchiandosi nella sabbia. Si rialzò a fatica, digrignando i denti e imprecando aspramente: le forze lo stavano abbandonando lentamente. Si schiarì la voce e riprese a parlare:

‘’Quello era l’unico momento propizio per esaudire la sua richiesta. Per quanto riguarda Morghull, invece, credo vi abbia raccontato del suo passato e del trauma. Sono stato io ad eliminare il suo esercito, più di tre decadi fa, e sono sempre stato io ad avergli carbonizzato il braccio. Tutto per salvare la vita al suo lupo. Ammirevole, lo ammetto, ma è da folli sacrificare i propri compagni per un lupo…’’

‘’Perché mi stai dicendo tutto questo Gallart?’’- domandò la ragazza, sorpresa dall’innaturale comportamento dell’uomo.

‘’Volevo che qualcuno sentisse gli unici due segreti della mia esistenza, ma questo solo se fossi stato sconfitto. E il destino ha deciso. Ma non piangerò e non mi metterò in ginocchio d’innanzi alla Tenebra. Questo Re della Prima Fiamma muore a testa alta.’’- rispose lui, sorridendo. D’un tratto le gigantesche mura oscure iniziarono a sprofondare, inghiottite dalla sabbia famelica. Non appena il fracasso metallico cessò e l’arena scomparve, Darrien con i suoi amici corsero verso Arilyn:

‘’Arilyn, stai bene?’’- domandò il ragazzo, baciandole le labbra e la fronte.

‘’Forse. L’adrenalina acceca il mio raziocinio.’’- rispose lei, osservandosi il corpo pieno di ferite, lividi e graffi; la mano rotta aveva assunto una colorazione violacea che non prometteva nulla di buono. L’Eclissi stava svanendo lentamente, permettendo al cielo di tornare al suo colore naturale. Il Sole si stava liberando dalla sua prigione oscura lentamente, facendo risplendere i suoi raggi. Morghull, osservando il Re della Prima Fiamma rivolto al Sole, decise di andare da lui in silenzio. Lo stupore di tutti non impedì al vecchio pellegrino di continuare la sua avanzata.

‘’Gallart.’’- esordì l’uomo, stringendo i denti per una improvvisa fitta al braccio, al suo ‘’tormento’’.

‘’Oh, Morghull. Dopo più di tre decadi riesci ancora a reggerti in piedi. Non mi aspettavo di rivederti.’’- rispose l’uomo, voltandosi e mostrando parte del volto già ricoperto di roccia bianca.

‘’Un giorno ci saremmo incontrati nuovamente, ricordi? O la tua sete di potere ti ha annebbiato la memoria?’’

‘’Bada a quel che dici, serpe. Ricordo, ma ero convinto di rivederti una volta diventato il Re di tutto il continente oltre le mura, e farti diventare uno schiavo vacuo e senza raziocinio. Ma tu…non sei qui per questo, devi dirmi altro, non è così?’’- domandò l’uomo, sorridendo con freddezza.

‘’Ti perdono. Per quello che è successo più di trent’anni fa, per avermi reso un mezzo storpio e per aver massacrato i miei uomini.’’- rispose Morghull, osservandolo impassibile, cercando di trattenere il tremolio nella sua voce.

Gallart rise sommessamente e scosse la testa. Quel gesto fece innervosire il Pellegrino che stava per replicare all’offesa, ma si trattenne quando l’uomo rispose:

‘’Perdono? L’essere umano non conosce perdono. Nonostante le buone azioni che compi, tutti guarderanno solo il lato negativo. È come se, dentro di te, ci fosse un qualcosa che marcisce inesorabilmente. Nessuno sente il tanfo, ma tutti lo vedono e ne restano disgustati. Potete cambiare, smussare quei bordi appuntiti che vi siete costruiti per difendervi, ma alla fine siete sempre gli stessi. Maschere viventi che nascondono il mostro che siete in realtà.’’

Morghull, non sapendo cos’altro dire, restò in silenzio e tornò indietro. Quelle parole lo avevano colpito stranamente, lasciandolo perplesso e sorpreso allo stesso tempo: pensava fosse identico alla Regina di Ghiaccio, ma si sbagliava. Volse un ultimo sguardo a quel vecchio ‘’amico’’, tramutatosi ormai in una statua di marmo volta al sole.

‘’Maestro, si sente bene?’’- domandò Hemal, posando una mano sulla spalla. Tutti i messaggeri impallidirono per quell’improvviso gesto da parte di Hemal che temevano un rimprovero.

‘’Sì, sto bene. Torniamo a casa. Rae ci sta attendendo al portale che gli ho chiesto di evocare. Saremo più veloci nel rientro.’’- rispose il Pellegrino, dando delle leggere pacche sul braccio di Hemal e avanzando per primo. Tutti abbandonarono quella distesa di sabbia, dilaniata dai colpi e dai cadaveri carbonizzati e pietrificati, come Gallart, simbolo di quella fine. I segni di quel faticoso quanto estenuante duello erano ben evidenti sui ragazzi e sui Titani; ognuno di loro aveva una parte del corpo mancante, ma il loro orgoglio era più forte delle ferite che avevano.

‘’Darrien, tutto bene? I tuoi occhi tradiscono le tue emozioni.’’- disse Arilyn, osservando il suo compagno con la fronte corrugata.

‘’Ripensavo alle parole dette da Aata, prima che si dissolvesse. L’essere umano è solo un mostro sotto mentite spoglie…’’

‘’Simile a quel che mi ha detto Gallart, solo in modo poetico. E forse ha ragione. Cerchiamo di smussare quei bordi acuminati che abbiamo costruito con le nostre esperienze, ma alla fine la parte crudele e bestiale tornerà sempre.’’- si intromise Morghull, sentendo il discorso del ragazzo e puntualizzando ciò che stavano per negare tutti. Hatysa, tenendosi a Caeleno sotto braccio per la stanchezza, esordì nuovamente:

‘’Tutto questo è da vedere, maestro.’’

Il Pellegrino annuì solamente, restando in silenzio e rimuginando su quanto accaduto: lo stupore non sembrava voler scomparire. In lontananza il portale del Titano Custode era ben visibile e, a giudicare dal continuo movimento del piede, era innervosito dalla estenuante lentezza:

‘’Vorreste aumentare il passo o devo chiamare una carrozza?’’- domandò ad alta voce, incrociando le braccia. Quando ormai mancava poco all’arrivo, la terra iniziò a tremare con violenza, a spaccarsi ed alzarsi senza sosta. L’enorme castello, la Torre Nera e le mura del Regno di Gallart crollarono, sparpagliando la loro polvere e i loro detriti sula manto sabbioso e terminando la loro corsa nel baratro abissale.

‘’Orphen, che diavolo sta succedendo?’’- domandò l’Araldo della Luce, osservando quell’inumano putiferio mentre correvano.

‘’Non lo so, non è mai accaduto un qualcosa di così catastrofico prima d’ora. E abbiamo combattuto Re della Prima Fiamma per secoli, ma questo…questo è diverso.’’- rispose lui, fermandosi per un breve istante ad ‘’ammirare’’ quello spettacolo. Una luce rossastra si stava avvicinando con rapidità fulminea verso di loro, simile alla stessa che usava Orphen per comunicare con la Stella dei Viaggiatori, ma molto più sottile e abbagliante: era così veloce che la sabbia sotto di lei turbinava come piccoli mulinelli, finendo per poi implodere.

‘’Dove conduce il portale?’’- domandò Morghull prima di entrarci.

‘’Huvendal. Lì c’è Exnera ad aspettarci.’’- rispose il Titano, spingendolo all’interno. A seguirlo ci furono i Titani e i Messaggeri. Gli ultimi furono Arilyn e Darrien, che rimasero stupiti da quel che videro: una gigantesca colonna di pietra, terra, sabbia e radici aveva fatto innalzare il cadavere pietrificato di Gallart al cielo.

’Muovetevi.’’- li rimproverò il Titano, afferrandoli per le braccia e spingendoli al sicuro. Restò anche lui affascinato e terrorizzato da quel che vedeva e pregò la Dea Gaelia per la protezione. Raggiunse i suoi amici e per pochi centimetri la luce rossastra non lo colpì, evitando di scomparire o peggio. Quell’abbagliante sfolgorio impediva di vedere chiaramente ciò che li circondava, i suoni sembravano tante urla acute e distorte, quasi rimbombanti. Lo sfolgorio del portale cambiava colori di continuo, senza sosta e sembravano essere passate ore da quando erano entranti all’interno, ma non appena i viaggiatori sentirono le loro orecchie otturarsi e una fastidiosa sensazione di freddo sotto i loro corpi, compresero che erano finalmente usciti, riaprirono gli occhi. Attorno a loro molte persone, tra Guardie Merfolk, Navra, le figlie di Thessalia, il Re con sua moglie e, infine, Exnera. L’ultimo ad uscire e a chiudere il portale fu Rae, visibilmente scosso.

‘’Non ho mai visto nulla di così…terribile e affascinante allo stesso tempo. Per millenni aspettavo qualcosa che mi provocasse queste sensazioni.’’- esordì quasi euforico, ma durò poco non appena si rese conto che qualcuno mancava all’appello.

‘’Dove sono?’’

‘’Chi?’’- domandò Mirzam, alzandosi con difficoltà e tenendosi la testa dolente.

‘’Arilyn e Darrien.’’- replicò il Titano, restando ad osservare il gruppo alla quale mancavano i due giovani. Rae unì le mani e cercò di sentire l’aura dei ragazzi, ma nulla.

Non sentiva nulla.

‘’Io non…non comprendo. Non sarebbe dovuto accadere nulla del genere lì dentro. Dannazione!’’- disse il Titano Custode, maledicendosi per aver fallito nel suo compito. Searlas si mosse e andò ad alzare Morghull, per poi allontanarsi da lui e fermarsi sul caposcala. Cadde in ginocchio fino a rannicchiarsi su sé stesso: ci fu un lungo sospiro tremolante che si tramutò in un lungo e dolente gemito:

‘’Non di nuovo. Non loro. Non lui!’’- disse, per poi sedersi e coprirsi il viso tra le mani, nascondendo il pianto. Tutti i presenti restarono in silenzio, mentre il Sole tramontava lentamente, come se riuscisse a percepire la disperazione del Re e l’unico conforto che potesse dargli erano i suoi raggi. Sindar, la sua compagna si diresse da lui e lo strinse tra le sue braccia, sussurrandogli che sarebbero tornati presto e sani e salvi.
Tutti si domandavano cosa fosse accaduto in quel portale e dove fossero finiti i due giovani eroi, soprattutto Rae che non riusciva ancora a comprendere il motivo della
loro improvvisa scomparsa.

‘’Rae, sei sicuro di averli visti entrare?’’- domandò Exnera, avvicinandosi a lui e parlandogli con calma.

‘’Vuoi mettere in discussione il mio ruolo di Titano, sorella? Sono stato l’ultimo ad entrare in quel maledetto portale e l’ultimo ad averlo chiuso, o sbaglio? Per amor di Gaelia e della Stella d’Onice, lasciami in pace. Ho bisogno di riflettere ora, non delle tue prediche.’’- rispose adirato il Titano Custode, prima di scomparire in un flebile fulgore bianco.

Il Titano della Battaglia cercò di fermare suo fratello, ma una mano la bloccò subito: era Caeleno, che con lo sguardo riuscì a farle comprendere che quella era l’unica cosa sensata da fare.

‘’Searlas cosa succede? Dove sono i ragazzi?’’- domandò una voce familiare. La Regina degli Ellsanoris, Thessalia, era ferma sugli scalini e osservava incuriosita quella scena. La sua curiosità, tuttavia, si tramutò in angoscia quando Orphen, il Titano e protetto della defunta Madre del Globo rispose:

‘’Sono scomparsi. Nessuno di noi riesce ad avvertire la loro energia e nessuno di noi sa come sia potuto accadere questa…sciagura.’’

La reazione della donna, come di tutti i presenti, fu quella di volgere lo sguardo al tramonto e pregare per la loro salvezza.

Pregare per il loro ritorno.

   
 
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