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Autore: summer_time    07/10/2017    2 recensioni
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Iris si è sempre sentita troppo rossa: dal colore dei suoi capelli, dalla sua armatura, dal suo copriletto fino alle sue stupende ali. Ma non è un rosso caldo e accogliente, bensì un rosso cupo e sanguinolento, come piace a Micheal. Anche se lei non lo sa.
Micheal invece ha una passione sfrenata per l'orrore: si diverte a essere violento verbalmente, schiacciando coloro che intralciano il suo cammino con semplici ma efficaci parole; non sopporta assolutamente il lavoro di squadra. Forse se Iris glielo chiedesse cambierebbe idea, ma niente è certo con uno come lui.
Entrambi dovranno però adattarsi a una nuova profezia, insieme a un gruppo di sfortunati semidei, proprio su di loro: perchè nessuno di loro in realtà vuole che il Leviatano si liberi dalla sua gabbia di ghiaccio.
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Altro personaggio, Gli Dèi, Nuova generazione di Semidei, Nuovo personaggio
Note: AU, Movieverse, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 10

Se avesse dovuto assegnare un nome al sentimento che provava in quel momento, sicuramente il termine giusto sarebbe stato frustrazione. Aveva fallito in tutti i campi: come amico, come fratello, come amante; Neos era morto, Arthur era scomparso insieme alla piccola Julie e ora Iris aveva deciso di torturarlo togliendogli la parola: non sapeva neanche lui ormai dove battere la testa, dove poter incominciare a rialzarsi, come fare per risolvere tutto il casino che si era creato. Michael si prese la testa tra le mani, la fida spada ben piantata al suolo, pieno di sconforto: sapeva nel profondo di aver esagerato con Ninette e Florian, gli unici rimasti del gruppo ancora in buona salute, ma non ci aveva più visto quando aveva sentito l’urlo di Iris. A mente fredda si malediceva per la sua troppa sensibilità e la sua morbosa apprensione: probabilmente se si fosse concentrato sul loro nemico per farlo andare via e non sul fatto di farlo soffrire, ora almeno Arthur sarebbe ancora con loro e non disperso lungo il fiume.

“Maledizione!”

Con uno scatto d’ira il figlio di Phobos brandì la sua spada e conficcò la lama in uno dei tanti tronchi vicini, facendo tremolare i sottili rami che pendevano pigramente, per poi ripiantare l’arma nuovamente al suolo e sedersi vicino a essa, quasi non riuscisse più a sostenere il peso delle sue azioni. E ci sarebbe rimasto probabilmente fino alla fine dei suoi giorni in quella posizione, se non avesse udito una roca risata e una presenza molto potente intorno a sé: scattante si pose sulla difensiva, scandagliando il fogliame alla ricerca di quella presenza.

“Non riuscirai a risolvere niente così”
 
Michael si voltò alla sua sinistra, ma non vide nulla. Un’altra risata e un’altra ancora lasciavano il figlio di Phobos confuso e parecchio irritato.

“Credi di potermi individuare così facilmente? Non sembravi così sciocco”

“Mostrati e vediamo chi tra i due lo è veramente!”

Alla sua minaccia seguirono in ordine un’altra risata carica di divertimento e qualche minuto d’innaturale silenzio. Michael pensò addirittura di essere vittima di qualche allucinazione, probabilmente aveva mangiato qualcosa di strano o forse lo avevano ingannato e gli avevano fatto mangiare delle tossine: Ninette aveva preparato la cena la scorsa sera, sicuramente per vendicarsi gli aveva rifilato alcuni funghi velenosi per metterlo a tappeto senza affrontarlo di petto. Strinse la mascella innervosito, domandandosi quindi se anche la sua non-conversazione con Iris fosse il frutto della sua immaginazione e delle sue paure: se così era, allora la ragazza non si era ancora svegliata.

“I tuoi pensieri assurdi mi stanno facendo venire un mal di testa tremendo. Povero fanciullo, così potente e così disperatamente attaccato al volere di una singola ragazza”

“Smettila!”

Micheal sibilò contrariato, sentendo le dita strette intorno all’elsa pizzicare leggermente. Non riusciva a individuare concretamente il nascondiglio del suo nemico, di quell’entità così potente da aver occupato tutta l’area con la sua sola presenza. Poi si sentì un sibilo, troppo innaturale per essere semplicemente una foglia in caduta: si spostò giusto in tempo per evitare un piccolo dardo che si piantò in profondità invece al centro di un tronco di un albero. Micheal si sentiva fortunato ad averlo udito, poiché il dardo era mirato al suo cuore: non gli piaceva quella situazione, meno che meno sapeva cosa volesse da lui.

“Sono venuto semplicemente a vedere come la mia figlioccia se la cava. Niente di personale, ma io e te dobbiamo farci una chiacchierata”

E finalmente Micheal vide il suo presunto avversario e si morse la lingua: era stato uno stupido a sfidare così apertamente un dio, soprattutto quel dio. Aveva passato anni a pregarlo nella speranza di ottenere una risposta e ora che sembrava intenzionato a parlargli ecco che lui stava per mandare tutto a rotoli: meno male che sembrava non avesse nessuna intenzione di attaccarlo.

“Già, non pensi che io sia una persona deliziosa?”

Il cuore di Micheal perse un battito nel sentire quella voce maschile così vicina al suo orecchio e si voltò di scatto, lasciando cadere a terra la sua spada che fino a quel momento aveva stretto furiosamente.

“Mossa saggia. Come ben sai all’Amore non puoi né resistere né puoi combattere. Ci si può solo arrendere”
“Eros”

L’uomo davanti a lui era sicuramente l’individuo perfetto ma anche il più crudele: i suoi occhi rossi lo scrutavano con divertimento mentre si sistemava una ciocca di capelli corvini che erano sfuggiti all’elastico della piccola coda. Le sue ali candide, così diverse da quelle rosse di Iris, erano mollemente ripiegate mettendo in bella luce la faretra e l’arco, le armi del dio.

“Tecnicamente al momento sono più romano che greco, perciò Cupido. Ma noto che mi hai riconosciuto in fretta, eviterò di farti soffrire più del dovuto”

“Non che la sostanza cambi molto, sei pur sempre il dio dell’Amore. Un dio crudele sotto certi punti di vista.”

Gli occhi di Cupido se possibile divennero ancora più rossi mentre si accigliavano leggermente, ma un leggero sorriso increspò le labbra del dio.

“Micheal Baey, semidio figlio di Phobos. Non credere che io sia stato sordo alle tue preghiere così accorate, così piene di passione e di amore per la mia bella figlioccia: non credi che io e mia moglie abbiamo fatto un dannato capolavoro? E fidati non è stato semplice”

“Figlioccia?”

Cupido rise di fronte allo sguardo perplesso e pieno di domande del ragazzo. Lo guardò intensamente prima di aprirsi in un ghigno, decidendo che sì, quel ragazzo aveva la stoffa necessaria per completare la profezia.

“Iris è la mia creazione! I suoi genitori erano e sono tuttora incompatibili sessualmente ma il loro amore aveva un profumo così afrodisiaco che non ho potuto resistere: la loro felicità era minata dall’ostacolo della progenie e così io ho deciso di fargli un dono a patto che la ragazza seguisse il destino per lei tracciato. Non mi hanno potuto dire di no.”

Micheal vide un sorriso sornione sulle labbra di Cupido e si accigliò: ogni tanto ripensava a come Iris sapesse che doveva morire, come fosse possibile che non reagisse dinanzi alla morte. Ma se Cupido diceva il vero, allora lei era destinata fin dalla nascita a morire: come si poteva essere più crudeli?

“È una crudeltà quello che le hai imposto, solo per tuo diletto personale!”

“Micheal Baey io sono un dio! E questo mi da dei privilegi, tra cui vedere qualche scorcio nel destino di tutti gli esseri viventi, persino nel tuo. E ammettilo che se non fosse stato per Iris saresti solo una bambola pronta a scoppiare. L’Amore ti ha cambiato! L’Amore cambia tutti!”

“Non posso sopportare di doverla perdere!”

Cupido se possibile rise ancora di più, deliziato dall’accanimento del figlio di Phobos

“Questa è una delle possibili conseguenze dell’Amore: la Morte incombente. Una cosa che mi ha sempre deliziato: Thanatos sa fare divinamente il suo lavoro. E non per nulla è un dio”
“Perché mi sta dicendo queste cose? Cosa vuole in realtà da me?”

Cupido abbandono la sua aria giocosa sentendo il dolore nella voce del semidio: se voleva che tutto andasse come previsto, doveva avvalersi dell’aiuto di quel ragazzo.

“Dovrai aiutarla. Dovrai aiutarla a morire.”
₪₪₪

 “Micheal! Dove diamine ti sei cacciato!”

Ninette era da circa mezz’ora che girava a vuoto nelle vicinanze dell’accampamento alla ricerca di Micheal, che non si era più fatto sentire da quando Iris era andata da lui. Ormai era ora di cena e la ragazza voleva spiegare sia a lei sia al semidio cosa aveva visto durante il suo coma forzato, se non andava errato aveva visto sia Julie sia Arthur e sperava sapesse l’esatta ubicazione dei loro compagni di squadra: prima si riunivano tutti insieme, prima avrebbero potuto finire la loro missione; ormai erano almeno da tre settimane che mancavano al Campo e non erano ancora riusciti a mettersi in contatto con Chirone. E ora Baey non si faceva trovare.
Prima di maledire altri dei minori, finalmente la figlia della Miseria riuscì a scovare il semidio, seduto a terra con la sua spada accanto a sé: se in un primo momento la cosa non la sorprese, si accigliò nel constatare lo sguardo vuoto e residui di lacrime sul volto del ragazzo. Probabilmente stava ancora pensando a come fare per farsi perdonare da Iris e come risolvere tutto il caos precedente.

“È pronta la cena Baey. Cavolo, potevi farti trovare un po’ prima, è da mezz’ora che ti cerco e Iris te raccontarci cosa ha visto durante la sua convalescenza. Muoviti!”

Senza aspettarlo oltre, Ninette si girò e tornò affamata verso gli altri membri della squadra, non vedendo Micheal asciugare le lacrime che continuavano a cadere nel mentre la seguiva.
₪₪₪

“Quindi, ricapitolando: Kirkner e Watson sono prigionieri del simpaticone che ci ha attaccato, e sono in una specie di groppa sotterranea; sono vicini a un corso d’acqua o a un lago perché tu ci sei arrivata sprofondando in esso ma Kyros, il nostro grande amico, ha detto che sono sotto un vulcano delle Ande. Scusate ma non ci capisco niente”

Florian non aveva la più pallida idea di quali vulcani fossero presenti nelle Ande, figuriamoci se sapeva i nomi dei vulcani vicino a un bacino d’acqua: era tanto se si ricordava le catene montuose americane. La cosa positiva del racconto di Iris era almeno che due dei loro compagni dispersi respiravano ancora: certo non erano nel migliore dei posti ma li avrebbero tirati fuori da li, se lo sentiva, ci credeva. Doveva crederci, dovevano completare quella stupida missione insieme, altrimenti nessuno sarebbe uscito vivo e lui doveva prendere l’ultimo volume di The Amazing Spiderman e andare a quella sfilata di moda di Cavalli a New York, dove forse riusciva a comprare quegli splendidi anelli che aveva adocchiato prima di partire per il Brasile: aveva decisamente troppe cose da fare per morire.

Distrattamente stava giocando con l’impugnatura della sua spada, quando si ricordò del regalo della madre Afrodite: la piccola pergamena era ancora incastrata sotto il grosso rubino rosso, pronta per essere letta. Florian esitò un attimo, estraniandosi dalle congetture della Gatta o di quel psicopatico di Baey, non sapendo se era giunto il momento di tirare fuori quel suo aiuto o rimandare per un’occasione successiva: ma quale sarebbe stata quell’occasione? In quel momento erano più soli che mai, non riuscivano a prendere contatto con il campo, i loro compagni erano vivi ma dispersi chissà dove in balia di un altro psicopatico: e lui era lì fermo. Era stanco di essere fermo, voleva fare qualcosa, qualsiasi cosa: così prese il rotolo e lo aprì. E per poco non lo fece cadere dall’emozione mista a eccitazione quando lesse quelle poche righe:
Caro Florian,
hai scelto cosa vuoi essere. Vai al vulcano Llaima, in Cile, lì la missione terminerà, nel bene o nel male.
Non deluderti.

Stava per morire al solo pensiero di sapere dove andare e cosa fare per curarsi dello sguardo ebete che aveva assunto. Quasi non sentiva la voce preoccupata di Iris e le frecciatine sarcastiche di O’Bainon, da quanto si sentiva utile, da quanto si sentiva potenzialmente invincibile. Il suo volto si aprì in un sorriso tendente al ghigno nell’assaporare questa sua nuova emozione.

“Pride, capisco che tu ti sia fumato il cervello a forza di stare qui ma mi spieghi cosa diamine hai da sorridere? Se non te ne fossi accorto stiamo tentando di capite cosa fare”

Florian si mise a ridere stupendo tutti. Rideva per il sollievo, rideva e basta. Piccole lacrime gli vennero agli occhi da quanto stava ridendo e doveva sembrare impazzito totalmente per suoi compagni.

“Oh mia cara Gatta, è come l’alfabeto: io vengo prima di te. Ed io so dove andare. Preparatevi, si parte per il Cile!”

 

ANGOLO AUTRICE

Ciao ragazzi :) com'è ripresa la scuola? E soprattutto, chi è come me incastrato all'Università?
Ma veniamo al capitolo: chissà cosa ha detto Cupido a Micheal! E chi di voi si pensava del regalo di Afrodite a Florian?
Scusate per il capitolo non proprio lunghissimo, spero vi abbia fatto comunue piacere! La prossima volta vediamo come se la cava Kyros con Julie e Arthur :)
Un bacio,


Summer_time
  
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