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Autore: piccina    08/10/2017    1 recensioni
Ecco come mi sono sempre immaginare dovesse finire la giornata del Jagathlon. Cosa sarebbe successo se Harm avesse avuto il coraggio di parlare, una buona volta.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harmon 'Harm' Rabb, Sarah 'Mac' MacKenzie, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Appoggiò il vassoio sul comò, si sedette sulla sponda del letto e si fermò a guardarlo.
Le è sempre piaciuto guardarlo dormire e non ha mai avuto problemi a soddisfare questo piacere visto che il dormiglione in famiglia è sempre stato lui.
Lei mattiniera sempre, anche senza motivo. 
Quante volte gli aveva invidiato il sonno profondo, da bambino.
Da bambino. Da cosa sarà nato questo modo di dire?
A casa loro i bambini non dormivano a lungo, neanche il fine settimana. Quanti sabato lei e i cuccioli alle nove erano già ai giardinetti o sulla spiaggia a secondo del tempo e delle loro destinazioni, mentre Harm dormiva alla grande e alla grande russava, o “ussava” come dicevano Cate e Luke, da piccoli. 
Bisognerebbe dire: dormire come un adolescente.
Da adolescenti sembravano diventati la fotocopia del padre... impossibili da svegliare e lentissimi a prepararsi. Crescendo Cate era tornata mattiniera, non così Luke che, ancora adesso, quando non era imbarcato, dava del filo da torcere alla moglie per farsi buttare giù dal letto.
Proprio come suo papà pensò, accarezzando la guancia del marito.
Ora doveva svegliarlo sul serio o avrebbero fatto tardi al battesimo di Alan, l’ultimo arrivato in famiglia. Il terzo figlio di Cate.
Chi l’avrebbe detto che la rampante, strapagata sceneggiatrice, dalla brillante carriera, avrebbe scoperto, insieme all’amore per Tom, di essere assai più felice a fare la mamma a tempo pieno? Scriveva ancora nei ritagli, favole per bambini. Chissà dove trovava il tempo e le energie?
 
La carezza non bastò. Urgevano misure drastiche.
 
Aprì le persiane, spalancò la finestra. Il sole e la fresca brezza marzolina invasero la stanza, si sdraiò accanto ad Harm, si rannicchiò su di lui prendendolo alle spalle, dorme sempre su un fianco, in un gesto così consueto e intimo che bastò a svegliarlo.
Si girò. La vide e sorrise, con gli occhi ancora mezzi chiusi, e la faccia di uno che ha ancora il “cuore che dorme”…
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Ecco com’è.
Più di una volta aveva fantasticato su Harm appena sveglio.
Mai, mai l’aveva immaginato così: un po’ stordito, ubriaco di sonno e decisamente con “il cuore che dorme”, come le disse lui, con una voce che non aveva nulla di umano. Ed era bello.
 
Imparò presto che non doveva parlargli per la prima mezz’ora, se non voleva sentire mugolii infastiditi al posto delle risposte.
Risposte che comunque non avrebbe ricordato, una volta veramente sveglio.
 
Si sciolse dall’abbraccio che l’aveva avvolta tutta la notte, lo baciò dolcemente e si avviò in cucina a preparare la colazione.
Poco dopo sentì due braccia cingerla da dietro e il suo profumo sul collo, mentre piccoli baci la facevano rabbrividire.
“Dormito bene nel nuovo letto?”
“Mhmm, ti sei svegliato?!”

“ Sveglissimo!”, rispose mentre la faceva voltare dolcemente. La bocca sulla bocca.
All’altezza dell’inguine il pulsare caldo del suo sesso, coperto solo dalla leggera stoffa dei boxer. Le mani sul suo desiderio, poi la bocca.
La fermò, le fece scivolare via la canottiera e i pantaloncini.
Nuda davanti a lui. Bellissima, eccitata e morbida. Affondò in lei.
 
“Meno male che hai il risveglio lento, eh marinaio?”
“In effetti, difficilmente sono così vispo di prima mattina” le disse guardandola di sottecchi, con una luce birichina negli occhi.
“Sarà merito del sonno ristoratore nel nuovo letto?” rispose lei di rimando, ridendo sotto i baffi.
“Di solito non ho un motivo così buono per svegliarmi!” disse, tornando serio.
“Credo che d’ora in poi non avrò più difficoltà a svegliarmi.”
 
Il tempo dimostrò che si sbagliava, ma ci sarebbero stati comunque altri amori mattutini e nuovi ritardi in ufficio. Di coppia, questa volta.
 
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“Dai Harm, alzati o faremo tardi e poi te la vedi tu con tua figlia!”
“Mi alzo, mi alzo” rispose mettendosi seduto sulla sponda del letto e portando alla bocca il caffè. Disgustosamente dolce, come diceva Mac. Unica concessione a “vizio” nella sua dieta da salutista.
“Certo che potevano anche farlo di pomeriggio, sto battesimo. Invece di fare alzare all’alba un povero ammiraglio in pensione”
“Alba alle 10?! Smettila di lamentarti e fila a lavarti” gli disse tirandogli una pacca sul sedere.
“Ai suoi ordini, colonnello, come sempre!” e si diresse in bagno.
 
Arrivarono in chiesa trafelati e all’ultimo momento, quando quasi tutti avevano già preso posto.
Mac strizzò l’occhio alla figlia, ammiccando in direzione di Harm che stava salutando Bad e Harriet, sul sagrato della chiesa. Cate rispose allo sguardo della madre con sorriso complice e le disse: “Tranquilla mamma. Luke e Giorgia non sono ancora arrivati. Buon sangue non mente”
In quel momento si sentì il rumore di una macchina che parcheggiava, quasi sgommando.
 
Gli zii erano arrivati.
 
Per fortuna, visto che Luke era il padrino, mentre Sandy, la figlia più giovane dei Roberts, la madrina.
Adesso c’erano tutti, Cate prese Alan dalle braccia del marito ed entrarono in chiesa, seguiti dai genitori. Mac prese per mano Margie e Harm prese in braccio Andy, i nipotini più grandi.
 
Cate e Tom si sistemarono, insieme a padrino e madrina, vicino alla fonte battesimale.
Lo sguardo di Mac cadde sul figlio che, assunta la posa marziale, cercava di scusarsi con la sorella per il ritardo. Cate si mise a ridere e gli disse: “Non sei in ritardo. Semplicemente a te e a papà ho detto di venire venti minuti prima”. A entrambi scappò da ridere poi Luke, sotto voce: “Dovrei strozzarti! Per causa tua ho rischiato il divorzio con Giorgia. Mamma lo sapeva, vero?”
Lo sguardo divertito della sorella bastò a rispondergli.
 
Mac guardò i suoi figli, ancora complici come quando da bambini ne combinavano di tutti i colori, strinse più forte la manina che teneva nella sua e sentì di essere felice. Non vedeva il volto di Harm, ma sapeva che anche lui stava pensando la stessa cosa. Era una donna fortunata. E amava il suo uomo come se fosse ancora il giovane, impulsivo, generoso Capitano di corvetta di secoli prima, ma il miracolo più grande era che quando lei si specchiava nei suoi occhi, si vedeva riflessa ancora giovane e bella.
L’amore di Harm era la sua fonte di eterna giovinezza.
 
A cerimonia conclusa si incamminarono tutti verso le macchine per andare a raggiungere casa Rabb, dove si sarebbe tenuto un piccolo rinfresco. 
Andy e Margie lasciarono i nonni per correre da mamma e papà che li aiutarono a salire in auto.
Harm e Mac rimasero un momento soli davanti a portone della chiesa, che il sacrestano stava chiudendo. Si presero per mano: “Ti ricordi?”
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“E ora può baciare la sposa”.
 
Il Capitano Rabb non se lo fece dire due volte e per la prima volta baciò sua MOGLIE.
Il bacio, appassionato e forse poco protocollare, fu salutato dal brusio di approvazione dei  partecipanti a quell’improvvisato matrimonio.
C’erano Trish con Frank e tutti i loro amici, che erano poi la loro famiglia del Jag.
Era passata poco più di una settimana dal Jagathlon, il tempo minimo per raccogliere tutte le carte necessarie e per comunicare a un Ammiraglio, visibilmente compiaciuto, che loro si amavano e che si sarebbero sposati, succedesse quel che doveva, alle loro carriere.
 
Come era avvenuto per Bud e Harriet, anche loro restarono in forza al Jag.
 
L’ammiraglio si fece promettere, pena l’assegnazione alla base in Alaska a dare la caccia alle foche, che le scaramucce famigliari, che era certo non sarebbero mancate visti i due caratterini, sarebbero rimaste fuori dall’ufficio.
 
“In definitiva, non voglio vedervi litigare più di prima. Non un decibel di più delle solite sfuriate a cui avete, gioco forza, abituato l’ufficio. Sono stato chiaro?”
“Cristallino, signore!”
“Bene. Congratulazioni, signori!”
Quindi Sarah riprese la parola: “Ammiraglio, permette che mi esprima liberamente?”
“Si Colonnello.”
”Lei sa che mio padre non c’è più e che comunque non avrei voluto che mi accompagnasse verso la mia vita con Harm, volevo dire il Capitano Rabb, Lei invece  è  un punto di riferimento per il Capitano e per me.  Signore, mi farebbe l’onore di condurmi all’altare?“
”Con infinito piacere, Colonnello.” Rispose con la voce rotta dall’emozione. Poi abbracciandola:” Sia felice Sarah, se lo merita. Quanto a lei Capitano, stia attento a quello che farà. Se la dovrà vedere con me se farà soffrire ancora questa donna” quindi strinse la mano ad Harm e in lui abbracciò il figlio che non aveva mai avuto e che vedeva, finalmente, diventare uomo.

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Erano passati quasi 15 anni e ancora, entrando in casa, non potevano non pensare ad AJ. L’unico padre che entrambi avessero mai avuto e nella cui casa, ricevuta in eredità, vivevano e avevano finito di crescere i figli, una volta rientrati definitivamente al Jag, quando Harm ne aveva assunto il comando, dopo la morte dell’Ammiraglio Chegwidden.
 
Aprirono la porta e l’allegria della festa per il battesimo di Alan li distolse dai loro ricordi.
  
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