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Autore: Me91    09/10/2017    0 recensioni
Il fascino della mente umana è insuperabile: essa è in grado di distorcere la realtà plasmandola a suo piacimento, in una maniera tale da far credere che ciò che proviamo, ciò che vediamo e che sentiamo, sia vero. Tanto che, alla fine, non possiamo più distinguere il vero dal sogno. E soprattutto come possiamo farlo, se ci accorgiamo che il sogno è più rassicurante e meraviglioso della realtà?
Primo posto nel contest "Schizofrenici a piacimento" di miseichan
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 9

 

Le labbra del ragazzo fremono, come i suoi occhi.

Le lacrime scivolando silenziose lungo la sua pelle e le mani vanno a stringere con forza le coperte.

Ora sì, si ricorda. Si ricorda perfettamente.

Marie è morta.

Come anticipando un suo pensiero, sua madre si sbriga a rassicurarlo:

«Louis, nemmeno la sua morte è stata a causa tua».

Lui, con gli occhi lucidi, scuote un po’ il capo, confuso.

«Perché mi dici questo?» chiede, senza capire realmente.

«Perché ti sei sempre incolpato anche della sua, di morte» trae un breve sospiro «Se proprio vogliamo incolpare qualcuno, possiamo incolpare quel gatto».

Louis si pietrifica.

«Il... gatto?» deglutisce a fatica «Quale gatto?».

«Non ricordi? La seguiva spesso, perché lei gli dava da mangiare... in realtà era un randagio» sfoglia l’album di foto, fino a soffermarsi quasi in fondo «Gli aveva fatto una foto e te l’aveva regalata... eccolo. Micio, lo chiamava».

Louis abbassa gli occhi sulla foto; questa ritrae un micetto bianco e nero dal simpatico muso e gli occhi di un giallo acceso.

Inorridito, chiude di scatto l’album con un gemito, colto da un’improvvisa immagine.

Marie che cade dal faro con un urlo e lui che non può far altro che assistere.

«No, no!» si avvicina le gambe al petto, abbracciandosele, e affonda il viso tra di esse, tremando e singhiozzando con disperazione.

«Louis! Louis!» la madre va ad abbracciarlo, ma lui la scosta con un braccio senza alzare il capo.

«Non mi toccare! Marie! Marie, no!» grida, angosciato, strizzando gli occhi carichi di lacrime.

«Ti prego, Louis... lo so che è dura, ma devi accettare ciò che è successo» anche lei è tornata a piangere, così triste nel vederlo in quello stato «Se solo tu ricordassi, sarebbe tutto più facile...».

«Ma io mi ricordo!» prorompe allora lui, alzando gli occhi su sua madre, con il volto una maschera di sofferenza «Per questo... per questo sto così male...» aggiunge, abbassando il tono della voce.

Torna di nuovo ad affondare il capo tra le ginocchia, mentre ricordi insistenti e lucidi vorticano nella sua mente.

«Louis? Sei davvero tu?» è così sorpresa nel vederlo, ma, allo stesso tempo, è felice; il ragazzo glielo legge negli occhi.

Louis allarga le braccia, facendo intendere di volerla abbracciare, colto anche lui da una contentezza inimmaginabile.

Marie allora si alza in piedi e lo raggiunge di corsa, stringendosi forte a lui.

«Sono così contenta di vederti!» gli dice sinceramente, scoppiando a piangere.

«Mi sei mancata così tanto» le sussurra lui, piangendo a sua volta.

Tornano a guardarsi negli occhi, complici e legati da una sorta di filo indistruttibile, che non è riuscito a separarli nemmeno in tutti quegli anni.

 

«Marie... io ti amo» le dice spontaneamente, poco dopo che si sono seduti sugli scogli per rimirare il mare in quella bellissima notte.

Lei dischiude le labbra, colta da una forte emozione, e rimane a guardarlo in silenzio, come se non sapesse cosa dire.

«L’ho capito quando ci siamo rivisti la settimana scorsa dopo tutto questo tempo» continua Louis, non riuscendo a fermarsi; le afferra una mano e lei sussulta al piacevole contatto «Ed è diventata una conferma in questi giorni, in queste sere in cui siamo usciti insieme, in queste mattine in cui siamo andati insieme in biblioteca... Marie, io ti amo. Sono così certo del mio sentimento che te ne parlo senza dubbio alcuno. Anzi, lo urlerò alla notte per te!»

Le lascia la mano e si alza in piedi, sotto lo sguardo stupito della ragazza. Si porta entrambe le mani intorno la bocca e urla al cielo:

«Io ti amo, Marie!»

Lei inizia a piangere, commossa. Si alza a sua volta, mentre Louis torna a guardarla, e si mette dritta al suo fianco, portando anche lei le mani alla bocca e urlando con gioia alle stelle:

«E io amo te, Louis!»

Ora si guardano negli occhi e si avvicinano fino ad abbracciarsi.

Mai un bacio ha avuto sapore più dolce.

 

Il fiato caldo della ragazza sotto di sé va a legarsi al suo, mentre entrambi ansimano leggermente.

Nient’altro che nuvolette d’aria, semivisibili nel blu cupo di quella notte stellata, che si infrangono sui loro visi, mentre le loro labbra tornano a sorridersi.

Louis si abbassa fino a sfiorare la punta del naso di Marie con la sua, strisciando poi la mano sulla sabbia per immergere le dita tra i fluenti capelli rossi vaporosamente posati sui fini granelli umidi e freddi. L’altra mano del ragazzo va ad accarezzare il braccio nudo di lei, scoprendolo gelato a causa dell’aria pungente.

Anche Marie si muove, alzando le braccia ed abbracciando i fianchi nudi del ragazzo, che freme, un po’ per il freddo, un po’ per l’emozione.

«Sei ghiacciata, amore mio...» mormora lui, scostandole delicatamente una ciocca da davanti il viso.

«Anche tu...» ribatte lei con un piccolo sorriso.

Louis scosta la mano che teneva sul suo braccio per andarla a posare dolcemente sul seno scoperto di Marie, mormorandole sinceramente:

«È stato così bello...»

Lei gli posa una mano sulla guancia, dicendo con il suo sorriso:

«Ti amo, Louis»

Un vortice rapido di emozioni e ricordi e immagini; il sorriso di Marie, i loro baci, la felicità di quei giorni, la prima discussione poi risolta facendo l’amore, di nuovo il suo sorriso, le giornate sempre così belle al suo fianco, la biblioteca... il gatto.

Louis stringe ancor più forte gli occhi, mentre quell’ultimo ricordo lo assale.

 

Un miagolio distrae la loro lettura.

Marie si guarda subito intorno, in cerca di Micio.

«Accidenti, fin quassù mi ha seguita?» nella sua voce c’è un misto tra scocciato e divertito.

Si alza per cercarlo tra i tavoli sotto lo sguardo dolce di Louis, che ha un piccolo sorriso sereno dipinto sul volto.

«Sei troppo buona con quel gatto» le fa notare senza rimprovero nella voce, bensì tanta tenerezza.

Lei ride, senza smettere di cercare.

«Il fatto è che Micio è così carino!»

«Ammetto di essere geloso di quel gatto».

«Ma piantala!»

Si mettono entrambi a ridere, tranquilli perché quella sala della biblioteca è ancora vuota e quindi non disturbano nessuno.

Finalmente Marie riesce a capire da che parte provengono i miagolii.

Si affaccia ad un grosso finestrone aperto; il davanzale è effettivamente un po’ basso, le arriva appena ai fianchi.

«Micio!» esclama con sorpresa, trovandolo in piedi sul cornicione esterno «Ma come sei arrivato lì?»

Il gattino miagola ancora, spaventato.

Louis si volta indietro verso di lei, rimanendo ancora seduto, e l’ammonisce, preoccupato:

«Stai attenta, amore».

«Sì, sì: mi basta solo sporgermi un altro po’...» risponde lei noncurante, allungando un braccio verso il gattino.

Si sporge un po’ di più e riesce ad afferrarlo per la groppa, pronta a tirarlo dentro. Ma il gatto, terrorizzato dall’altezza, si scansa di colpo indietro con un miagolio, facendola sbilanciare.

«No, Micio! Non... Ah!» strilla Marie, troppo allungata in avanti, perdendo di colpo l’equilibrio e cadendo nel vuoto insieme al gatto.

«MARIE!» urla Louis con tutto il fiato che ha in corpo, affacciandosi alla finestra proprio nell’istante in cui, con uno schizzo di sangue scuro, Marie si ritrova tra gli scogli sottostanti...

 

«Marie!» ripete lui, disperato, con sua madre che lo abbraccia forte.

Si lascia andare alle lacrime tra le sue braccia, non riuscendo a trovare conforto.

«Perché tutte le persone a cui tengo muoiono?» singhiozza, stringendosi a sua madre e serrando le palpebre «Che cos’ho che non va?»

«Niente, Louis, niente» gli accarezza il capo, toccata dal suo dolore «Mi dispiace, tesoro mio, mi dispiace così tanto... credimi...»

Ci vogliono lunghi e interminabili minuti prima che Louis riesca a calmarsi. Smette pian piano di tremare e il respiro si fa un po’ più regolare, ma gli occhi ora sono gonfi e arrossati e ancora carichi di lacrime.

Ormai si è fatto buio e sua madre è rimasta al suo fianco tutto il tempo; gli sta ancora accarezzando il capo in silenzio.

Lui, inaspettatamente, si stacca da lei e si raddrizza, fissando cupamente il vuoto.

Sua madre attende che sia il ragazzo ad iniziare a parlare per primo.

Louis esita ancora qualche attimo, poi trae un bel sospiro e chiede con la voce rauca di chi, come lui, ha pianto a lungo:

«È successo un anno fa?»

La madre annuisce con il capo.

Lui sospira ancora.

«Che fine aveva fatto André in quei mesi in cui stavo con lei?»

La donna, dapprima sorpresa dalla lucidità della domanda, va a rispondere con calma:

«Inizialmente, nei primi giorni in cui avevi iniziato a frequentare Marie, André era ancora presente. Marie aveva intuito che in te ci fosse qualcosa di... strano, ed era venuta da me a parlarmene. Le raccontai tutto, come mi chiese, e rimasi stupida di fronte la sua reazione. Non sembrava affatto preoccupata, anzi, mi disse di volermi aiutare a guarirti. Infatti aveva notato che con lei sia Louis che André si comportavano nella stessa maniera; erano dolci, divertenti e innamorati. Anch’io notai un cambiamento in entrambe le due personalità; lentamente si stavano riconciliando, tornando ad essere lo stesso ragazzo allegro, gentile e dolce di un tempo. Marie stava compiendo un miracolo.

All’inizio, tra le due personalità ci fu uno scontro. Ti sorpresi spesso a litigare con l’altro te stesso, cosa che era avvenuta anche altre volte, ma ora era diverso. Era sempre Louis a vincere, ad avere ragione.

Poi accadde d’un tratto: André se ne andò. Tu lo giustificasti dicendo che “era scappato di casa; sta volta per sempre”, ma per me questa era più di una vittoria: era una vera gioia. Il mio Louis era ritornato!» mostra un leggero sorriso spontaneo, poi riprende a raccontare:

«Non smisi mai di ringraziare Marie. Mi disse che nei primi giorni era stato così difficile frequentarti perché a volte ti presentavi a lei come Louis, mentre altre eri André. E quando era venuta a sapere da entrambi che i “due fratelli” se la stavano contendendo, ambedue innamorati di lei, e quindi quando si era trovata davanti ad una scelta, ha rischiato tutto: ha dichiarato a Louis di amare lui, perché era quello reale, mentre ha lasciato André, che quindi è “scappato di casa”. Ma aveva funzionato! Eri tornato in te, Louis, e presto ti avremmo raccontato la verità, facendoti accettare una volta per tutte che ormai André era solo un ricordo lontano; sapevamo avresti capito e l’amore di Marie e il tuo amore per lei ti avrebbero aiutato ad andare avanti.

Stava andando tutto benissimo... finché non è accaduto ciò che è accaduto».

Sta volta sospirano entrambi e poi tornano a guardarsi con gli occhi lucidi.

«Appena Marie è morta» riprende sua madre tristemente «André è tornato. Sta volta lo shock è stato ancor più violento che, oltre André, sono arrivate le immaginazioni».

Louis si mostra cupo, intuendo che cosa intenda sua madre.

«Ricominciavi a vedere Marie, ad uscire con lei, a baciarla... e quindi di nuovo il conflitto con tuo “fratello”, solo che sta volta non finiva mai bene. Ti incolpavi così tanto della morte di Marie, perché non eri riuscito ad impedirla, che nella tua immaginazione la uccidevi davvero tu. E ogni volta tornavi a sconvolgerti più di prima...»

«Aspetta un attimo» la interrompe, confuso, e sua madre capisce che sono arrivati al temuto “punto cruciale”.

«Che cosa intendi con...?»

«Louis» lei gli afferra una mano, comprensiva quanto sofferente «Questa è la terza volta che facciamo lo stesso discorso nell’ultimo anno. Da quando è morta Marie, nella tua immaginazione tu l’hai uccisa altre tre volte»

Louis sbatte più volte le palpebre, confuso.

«Non ti seguo» confessa, spaesato.

«Dopo appena un mese dalla sua morte, e dal tuo peggioramento, sei tornato a casa in preda alle allucinazioni, convinto di averla spinta giù dall’ultimo piano della biblioteca» gli spiega con un sospiro stanco e malinconico «Allora ho dovuto farti tornare in te, dimostrandoti che André non esiste e spiegandoti come sono andate realmente le cose. Devo dire che ti sei un po’ ripreso; André era scomparso di nuovo e per tutto il mese successivo era andato tutto abbastanza bene... finché non sei ricaduto di nuovo nella follia».

Louis è davvero incredulo. Non riesce a capire; non ricorda quello che sua madre gli sta dicendo...

«Cos...?» fa, stupito, ma lei riprende subito a dire:

«Sta volta André e Marie sono rimasti per più tempo, prima che il tutto finisse nella stessa identica tragedia della prima volta; più di tre mesi, poi, di nuovo, sei tornato a casa sconvolto, dicendo di averla uccisa. Per riprenderti ci hai impiegato di più; per diversi giorni hai evitato di mangiare e te ne stavi in camera a piangere. Poi un giorno hai smesso semplicemente di piangere e sei tornato ad essere te. Pensavo che quella fosse la volta decisiva, visto che avevi impiegato più tempo; credevo che avessi finalmente accettato il dolore e messo alle spalle quanto successo.

Mi sono sbagliata» fa una pausa, scuotendo il capo «Il mese scorso, o poco più, André è sceso in cucina a fare colazione con i suoi soliti modi scontrosi. Non ho detto niente, non ho fatto niente... ho aspettato semplicemente che arrivasse il giorno in cui il tutto sarebbe sfociato nell’assassinio di Marie per poterti, di nuovo, raccontare la verità».

Louis è sconvolto da quelle rivelazioni. Non ricorda niente, niente, di tutto ciò...

«Louis»

Il tono dispiaciuto e sofferente di sua madre lo fa rabbrividire.

«Louis, perdonami... perdonami, ti prego, ma ho preso una decisione» gli occhi le brillano di lucide lacrime «Ho... ho deciso che... che se sta volta torneranno di nuovo André e Marie... se sta volta non riuscirò ad impedirne il ritorno... ti porterò ad un istituto psichiatrico».

Louis ha un tuffo al cuore e sua madre si porta una mano sul viso, piangendo.

«Non riesco più a sopportare tutto questo... perdonami, Louis...».

Il ragazzo abbassa lo sguardo, mesto.

Come può avercela con sua madre? È sempre stata così forte... ma dentro è fragile e ora è arrivata al limite.

La donna va a stringergli una mano e lui ricambia la stretta dolcemente.

Non può che darle ragione e volerle bene, per aver sopportato tutto questo in tutto questo tempo... solo per lui.

  
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