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Autore: Thisastro    09/10/2017    0 recensioni
'Artù sorgerà di nuovo quando il mondo ne avrà più bisogno'
Sono queste la parole con le quali, ormai cinque anni fa, il maestoso drago Kilgharra ci ha lasciato col fiato sospeso, ma...
Cosa accadrebbe se il mondo avesse di nuovo bisogno di Artù e di tutti i personaggi di Camelot?
La storia è stata leggermente stravolta dall'introduzione di un nuovo personaggio femminile che saprà spiegare cosa è accaduto di diverso dalla storia che tutti noi conosciamo.
Il resto? Varrà la pena scoprirlo...
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro, Più stagioni
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“Chiesetta, 9.00 a.m.”

Le ragazze dell’università erano solite ricevere questi messaggi anonimi con luoghi e orari d’incontro da qualche ‘ammiratore segreto’, ma per Clarissa tutto ciò era stupido.

Chiuse l’armadietto dirigendosi verso la chiesetta del campus universitario, oltre il prato.

Tenne tra le mani il biglietto e passò più volte il dito sulla scritta.

Una scrittura elegante, molto raffinata e tondeggiante; ma i suoi pensieri sull’improbabile Romeo furono interrotti dall’arrivo alla chiesetta.

I corridoi si erano svuotati, tutti erano andati in classe.

Pensò che avrebbe dedicato massimo una mezz’ora a questa scemenza, in modo da avere un’altra mezz’ora libera per rivedere gli appunti e filare a lezione alle 10.00 a.m. in punto.

Aprì il pesante portone della chiesetta che si chiuse alle spalle, e cominciò a camminare lentamente lungo la navata centrale.

- Ho aspettato a lungo questo momento.

Sentì una voce che, per quanto lieve, rimbombò per tutta la chiesa, facendola sobbalzare.

- Chi sei?

Disse cercando di essere convincente nonostante quella voce maschile l’aveva turbata. Non sembrava un suo coetaneo.

- Se hai pessime intenzioni, sappi che non te la caverai facilmente. La sicurezza di questa università è proprio una delle cose che mi fa dormire tranquilla la notte.

Si sentì una lieve risata ed un signore anziano comparve di fronte a lei, in piedi sull’altare.

Capelli bianchi ma senza barba, segnato dall’età ma con un viso che trasmetteva sicurezza e calore.

- Dopo che vi ho cresciuta avete ancora dubbi sulla mia persona, vostra altezza?

Clarissa rimase sbigottita poiché quell’uomo era una delle figure che compariva spesso nei suoi sogni.

- Io... io sto sognando, non può essere. Lei non è reale, tutto questo non lo è.

Partirono una serie di immagini nella sua testa; persone, voci, attimi fuggenti, rumore di zoccoli ferrati sull’asfalto e nitriti di cavalli, rumore di spade che si scontrano, risate, lacrime, urla.

Tutto d’impatto, finché non sopraggiunsero altre voci.

- Clarissa…

prese di nuovo coscienza e vide un’altra figura a lei familiare.

Occhi azzurri, capelli neri e corti, orecchie leggermente sporgenti.

- Merlino...

Pronunciò questo nome in maniera spontanea, sorprendendosi lei stessa.

- Come faccio a sapere il tuo nome, e tu il mio.

Altre persone fecero capolino nella chiesa, entrando dalle porte secondarie poste sulle navate laterali. Si ritrovarono tutti al centro della navata principale, con Gaius che gli osservava dall’altro.

Tutti si guardavano confusi e, ognuno di loro, pronunciava i nomi di tutti i presenti, senza mai averli visti o incontrati prima, tranne Merlino.

Merlino sapeva tutta la verità ed era pronto a rendere le cose più semplici per Gaius, il quale non ce l’avrebbe fatta da solo.

- Vostre altezze Artù e Clarissa, fedeli cavalieri di Camelot: Galvano, Percival, Elyan, Lion. Vostra altezza Ginevra.

Riassume Gaius, elencando i nomi di tutti i presenti.

- Se oggi siete qui, non è un caso. Siete qui perché il mondo ha bisogno di nuovo di voi; la leggenda parla chiaro: Artù, con chi di dovere, sarebbe tornato, quando il mondo avrebbe avuto bisogno di lui.

Tutti erano molto confusi e pensarono fosse tutto uno stupido scherzo.

- Io ho lezione, me ne vado. Non posso perdere tempo con queste sciocchezze.

Tuonò Clarissa, prendendo il suo zaino da terra e dirigendosi verso l’uscita.

Tutti gli altri furono d’accordo e fecero per andarsene, ognuno da dove era entrato.

- ASPETTA, CLARISSA!

Urlò il ragazzo dagli occhi azzurri. Tutti si fermarono e si voltarono, tranne lei. Lei si fermò senza avere il coraggio di guardare indietro.

- Clarissa, come puoi pensare che sia una pagliacciata. Hai dimenticato quando sei arrivata a Camelot sul tuo cavallo ed io ti ho salvato? Ti ho portato da Gaius e Morgana aveva distrutto il tuo regno. Noi ti abbiamo accolto come una famiglia.

Merlino si voltò verso Galvano e Percival.

- Galvano, Percival... come potete aver dimenticato quando siete stati nominati cavalieri di Camelot, avete dato la vita per il nostro regno

Guardò Lion.

- Lion, anche tu. Sei cresciuto insieme ad Artù, non potete dimenticarlo.

I due si guardarono e sorrisero inconsciamente.

- Mi ricordo quando da bambini facevamo a turno per usarci come bersaglio

Disse Lion e Artù sorrise ricordando anche lui quel momento, e tanti altri.

- Artù, Ginevra... voi siete Re e Regina di Camelot... non potete dimenticarlo. Con tutto...

- Con tutto il mio cuore

Artù e Ginevra pronunciarono insieme quella frase e i loro occhi si riempirono di ricordi, sfociati in una lacrima impercettibile scesa dagli occhi del Re ed un fiume in piena da parte della Regina. Si corsero incontro e si abbracciarono forte, increduli di essersi ritrovati.

Elyan, Percival, Galvano e Lion si diedero una stretta amichevole nel ricordare anche loro i bei momenti passati insieme.

Clarissa rimase immobile senza dire niente, con una mano sulla bocca e gli occhi pieni di lacrime.

Si girò di scatto catturando l’attenzione di tutti.

- Dov’è Mordred?

Ci fu il silenzio.

Gaius abbassò la testa e scese dall’altare raggiungendo gli altri.

- Pare che Mordred non sia tornato... e forse è meglio così, non credi?

In un attimo Clarissa rivisse tutto quello che era successo e scoppiò in un pianto disperato, ricordando il perché Gaius avesse pronunciato quella frase.

Merlino l’accolse prontamente tra le sue braccia nel vano tentativo di darle conforto senza cercare di calmarla. Era bene che sfogasse tutto ciò che aveva nel cuore; ne aveva tutto il motivo.

Passarono la mattinata seduti per terra, rievocando momenti di ogni genere e rimanendo sbalorditi nel pensare che il loro destino avesse deciso di concedere una seconda opportunità a tutti loro.

Si domandarono perché fossero tornati, chi avrebbero dovuto fronteggiare e come avrebbero fatto.

Se qualcuno sapesse il loro segreto e cosa avrebbero dovuto fare nel caso venisse a galla.

Artù e Ginevra passarono tutto il tempo parlando l’uno tra le braccia dell’altra, e Merlino aveva con sé la sua Freya, spaventato dal motivo del suo ritorno e pregando di non doverla perdere ancora.

Clarissa era immobile seduta sul freddo pavimento di quella piccola chiesa, ricordando il suo meraviglioso regno di Tendryon distrutto dall’ira di Morgana. Ricordò che nella disperazione più totale, sola al mondo, si rifugiò a Camelot accolta e amata da tutti. Ricorda Mordred e di come lo ha amato dal primo momento in cui l’ha guardato dritto negli occhi, e di come si spezzò il suo cuore nel vederlo amare un’altra, Kara. Ricorda di come, alla fine dei giochi e dopo averli separati e distrutti, Morgana confessò di aver stregato Mordred per farlo innamorare di quella ragazza. Infine, ricordò che l’unico modo per distruggere Morgana, fosse uccidersi. Sentì una fitta allo stomaco rimembrando come, dopo aver detto addio a Mordred, si trafisse con la spada di Artù, Excalibur, per porre fine a tutto ciò che stava accadendo.

Venne risvegliata dal suo excursus mentale da Merlino, che le poggiò una mano sulla spalla.

- Tutto bene? Sembri turbata...

Clarissa sorrise e si asciugò qualche lacrima.

- Tutto bene. Per lo meno, per quello che mi ricordo, il mio sacrificio non è stato vano.

Calò il silenzio e tutti le sorrisero.

- Avete salvato tutti noi, principessa. Le saremo per sempre debitori.

Galvano mostrò la sua devozione nei confronti di Clarissa, cosciente del fatto che davvero, avesse salvato la vita di molte persone quel giorno.

- Ti prego Galvano, non sopporterei di sentirmi dare del ‘voi’ anche in questa vita ahahah

tutti risero e lei si asciugò l’ultima lacrima schiarendosi la voce e tornando dritta sulla schiena.

- Signori, non so perché siamo qui e pare che neanche Gaius lo sappia. Tutto ciò che ci è dato sapere è che ci sarà sicuramente una ragione di fondo a tutto questo. È un onore per me, vedervi di nuovo.

Guardò Gaius.

- Qualsiasi cosa hai in serbo per noi, combatterò anche in questa vita.

- Per amore di Camelot.

Tuonò Artù.

- Per amore di Camelot!

Risposero tutti, tendendo la mano verso il centro del cerchio che avevano formato sedendosi.

   
 
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