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Autore: hapworth    10/10/2017    3 recensioni
Todoroki si era sentito un verme, in quel momento, di fronte a quella rivelazione, perché lui, in confronto, era ancora un moccioso spaventato dai propri fantasmi e dalle proprie paure.
[Izuku/Shouto] ~ Storia scritta per la Boku no Hero Academia: Fanfiction Challenge!
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Izuku Midoriya, Shouto Todoroki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prima apparizione nel fandom - e non unica probabilmente - con la mia otp della serie, ovviamente.
Non ho molto da dire in realtà, tranne i soliti preamboli che i personaggi non mi appartengono e io non scrivo con fini di lucro; per il resto auguro agli sfortunati una buona lettura di questa robettina.

By
athenachan

Questa storia è stata scritta per la Boku no Hero Academia: Fanfiction Challenge!
Prompt #16:
Future fiction (Canon Universe)


Impasse


Il rincontro era sopravvalutato. Todoroki lo aveva sempre pensato, ma forse il suo modo di vederlo era, senz'altro, dovuto all'esperienza: rivedere sua madre lo aveva tormentato per così tanto tempo quando era ancora un ragazzino adolescente che, quando era finalmente riuscito a fare quel passo, si era convinto che fosse una cosa che poteva dare soddisfazioni, ma anche sofferenza. Con sua madre era stato così.
Di certo rivedere Midoriya non era stato tra le sue priorità negli ultimi cinque anni. Terminata la Yuuei, si erano persi semplicemente di vista. Entrambi erano diventati eroi professionisti – come era normale che avvenisse – ma abitando in zone differenti, operando in città diverse, anche a molti chilometri di distanza, era decisamente naturale che non si vedessero così spesso.
La verità era che Shouto, per molto tempo, aveva sperato di rivederlo. Era un pensiero stupido, ne era consapevole, ma Deku – Izuku – lo aveva aiutato così tanto, in passato, che a volte si dimenticava il suo punto di partenza. Il momento in cui aveva realizzato che il suo fuoco era suo, non di suo padre.
Ogni tanto le urla di Midoriya gli risuonavano ancora nella testa, nella mente. Se le ripeteva quando lo sconforto lo prendeva, quando il dubbio si insidiava dentro di lui, quando il pensiero “sto facendo la cosa giusta?” lo tormentava. Deku era, a prescindere dalla sua nomea ormai consolidata, il suo punto fermo da così tanti anni che, ancora, faticava a crederci lui stesso.
Ricordava i tre anni della Yuuei, ricordava soprattutto il momento in cui era iniziato tutto.
Il modo in cui Midoriya, ancora incerto, gli aveva rivelato i suoi sentimenti e come poi tutto fosse diventato strano, una volta che Shouto, troppo immaturo e sconvolto, si era difeso dalla possibilità di essere ferito allontanandolo. Se ne era pentito subito, in realtà: nel momento stesso in cui aveva visto Izuku abbassare lo sguardo per un istante e abbozzare un sorriso comprensivo; quando la sola cosa che, forse, sarebbe stato giusto fare era prenderlo a pugni o insultarlo. Lui invece aveva sorriso, come se si fosse aspettato quel genere di risposta sin dall'inizio.
Todoroki, in un'errata conclusione, aveva pensato che Midoriya fosse davvero forte. Che fosse il tipo di eroe che, probabilmente un giorno, avrebbe potuto dare forza agli altri solo con quello – un po' come faceva All Might.
La verità era ben diversa però. Ed era venuta a galla una volta che lui se ne era andato, o almeno quando aveva fatto per andarsene; poi era tornato indietro, spinto da una strana sensazione. E lo aveva trovato nello stesso punto in cui lo aveva lasciato, isolato, solitario, che singhiozzava. Ricordava che non lo aveva fatto nel modo solito in cui tutti erano abituati a vederlo: era un pianto silenzioso, con singhiozzi profondi, ma allo stesso tempo contenuti. Erano le lacrime di un uomo vero, di qualcuno che aveva appena ricevuto un rifiuto e lo affrontava come una persona matura, malgrado i suoi diciassette anni.
Todoroki si era sentito un verme, in quel momento, di fronte a quella rivelazione, perché lui, in confronto, era ancora un moccioso spaventato dai propri fantasmi e dalle proprie paure.
Shouto, di fronte a Deku dopo così tanto tempo dall'ultima volta, non poté fare a meno di sentirsi di nuovo infinitamente piccolo. Insignificante, quasi, di fronte a quel sorriso spiazzante che l'altro gli stava rivolgendo.
«Todoroki-kun! È davvero passato un secolo! Cinque anni, vero?» la sua voce era diventata più profonda e forte, il suo fisico si era slanciato verso l'alto e i suoi occhi si erano fatti più piccoli, ma avevano la stessa lucentezza di un tempo.
«Sì, davvero un sacco di tempo.» nessuno lo chiamava più Todoroki, per tutti il suo nome era un altro, ormai. Ma Midoriya lo aveva continuato a chiamare così, anche quando il suo nome aveva perso valore, anche quando, ormai prossimi al diploma, tutti lo appellavano in modo diverso.
«Come te la stai cavando? Ho sentito che ti sei messo in proprio da poco.»
«Avevo fatto abbastanza nell'agenzia di mio padre, volevo mettere a frutto ciò che ho imparato.»
Izuku annuì. Adesso era lui il più alto, non che avesse mai avuto dubbi in proposito: per maneggiare il One for All, di certo, era necessario un fisico allenato e non poteva certo restare il piccolo e gracile ragazzino per sempre.
«Beh, allora ci vediamo in giro.» gli aveva detto all'improvviso Midoriya, interrompendo quel momento di silenzio e di vuoto, in cui non c'erano altre parole da dire. Ormai era passato troppo, ormai erano troppo distanti e troppo diversi e Todoroki non aveva alcun motivo per pensare che forse ci fosse un modo per rimediare a qualcosa che aveva rovinato tanti anni prima.
Eppure, allo stesso tempo era consapevole che spettava a lui. Era stato lui a rifiutarlo, toccava a lui rimediare.
«Midoriya...» l'altro rialzò lo sguardo, guardandolo interrogativo. Probabilmente pensava che avessero concluso. Shouto chiuse gli occhi stringendoli, quegli occhi che per tanti anni lo avevano fatto sentire così diverso da tutti gli altri, così terribilmente solo, tanto da pensare che fosse quello, il suo destino inevitabile. Eppure Deku aveva detto di amarlo, di amare quel suo essere due metà opposte, quel suo sfregio sulla parte sinistra del viso. Non sapeva se era troppo tardi, ma tanto valeva dire la verità, per una volta.
«Quella volta io... Non ero pronto.» mormorò, la voce più bassa di un'ottava, perché ammetterlo ad alta voce era del tutto diverso dal dirlo a se stesso. Non era pronto per sentirsi amato, non era pronto ad accettare che qualcuno lo volesse, quando lui stesso non aveva ancora pienamente capito cosa fosse, chi volesse essere. «Ero troppo immaturo e non mi accettavo. Come potevi, tu, fare qualcosa che io stesso non riuscivo a fare?» chiese, ma non era una domanda, era più un dato di fatto. Ormai era passato però. Ora si accettava pienamente in quanto eroe con due poteri opposti, che gli permettevano di essere uno dei più grandi eroi dopo Deku.
Ma Midoriya lo sorprese ancora, come faceva sempre, sorridendogli raggiante. «Lo avevo capito.»
Gli scaldò, inevitabilmente, il cuore facendogli ricordare qualcosa di importante: erano i suoi sentimenti, quelli messi in gioco. Erano i suoi, in quel momento, a essere di fronte al più grande eroe del decennio, il simbolo della pace, ereditato direttamente da All Might.
«Io-» aveva avuto tutta l'intenzione di dirglielo, almeno una volta, almeno per quella volta. Ma Deku continuava a sorridergli e lo guardava con la sua tipica dolcezza. Era quello. Proprio quello.
Lo amava ancora, era fin troppo evidente. E Todoroki si sentiva allo stesso modo.
«Ora però sei diverso, non è così Shouto-kun?» quella domanda e quel modo di rivolgersi a lui, per la prima volta con il suo nome, lo fecero irrigidire e allo stesso tempo, lo fecero sentire bene. «Ora sono un eroe.» gli rivelò.
Fu un attimo e le loro bocche si toccarono. La sua Unicità fremeva, sotto la pelle, e il fuoco gli scaldava la parte sinistra in modo quasi incontrollato. Non stava emettendo fuoco – ormai controllava piuttosto bene quel lato – ma sentiva il calore irradiarsi in tutto il suo corpo, persino nella parte destra, che normalmente avrebbe dovuto essere gelida.
«M-Midoriya.» sussurrò, ma il suddetto gli schioccò un altro bacio sulle labbra, prima di sfregare le loro guance assieme; la guancia destra di Midoriya contro la sua guancia sinistra. La parte cicatrizzata gli fece sentire di più il contatto – per quanto fosse assurdo – e il compagno rise, probabilmente perché lo aveva sentito fremere.
«Pensavo non sarebbe mai successo.» gli disse Izuku, contro l'orecchio, la voce più bassa e roca. Aveva ancora dei capelli assurdi, ma erano leggermente più corti di quando era ancora uno studente della Yuuei. Erano soffici contro la sua pelle e Todoroki si ritrovò a sorridere appena a propria volta.
«Già.» mormorò, ma Midoriya gli schioccò qualche bacio tra la spalla e il collo, dove la maglia che indossava gli lasciava la pelle scoperta. Continuava a farlo dalla sua parte sinistra e, assurdamente, Shouto gliene fu grato.
La sua presenza era rassicurante e calda e Shouto socchiuse gli occhi, cercando di calmarsi una volta che i baci furono terminati. «Casa mia è un po' distante.» mormorò Deku, provocando l'ilarità appena accennata con una smorfia di Todoroki, a occhi chiusi. «Casa mia è qui dietro.» lo informò, stupendo se stesso del proprio tono.
Sentiva il calore, per la prima volta, uscirgli da dentro. Era come se il suo fuoco avesse avvolto tutto, voce compresa.
Deku sorrise, baciandolo di nuovo. Un bacio casto, mentre gli prendeva la mano sinistra e la avvolgeva nella propria, le dita intrecciate. «Allora fammi strada... Shouto.»

Shouto sentì il calore aumentare, fin sulle guance e sentì il sorriso nascergli da dentro, molto più ampio, molto più caldo di qualunque altro sorriso avesse mai potuto fare. E sorrise apertamente, ridendo, chiamando il nome di Izuku tante, tante, tante volte.

Fine
   
 
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