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Autore: Namielly    10/10/2017    4 recensioni
Sorrido, mentre ti ascolto parlare.
"Mi hai trovato"
Forse, se ti avessi conosciuto prima, le cose sarebbero potute andare davvero diversamente.
"...Grazie."
Genere: Angst, Drammatico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Ti vidi la prima volta un anno fa. Eri nel cortile della scuola, leggevi un libro seduto sotto l’ombra di un albero. Quando al trillare della campanella uscii ti trovai ancora là. Mi sembrava come se il mondo attorno a te fosse sbiadito, come se tu brillassi. I miei occhi non riuscivano a staccarsi da te, eri come una calamita per il mio sguardo. Non sentivo neppure più i miei amici che, attorno a me, continuavano a schiamazzare; le loro voci, al mio orecchio, erano diventate dei ronzii confusi, distanti, ovattati. I tuoi capelli neri erano lucidi sotto il sole e il tuo volto era di un bianco quasi spettrale. Alzasti lo sguardo dal libro e lo posasti su di me. Osservai i tuoi occhi spalancarsi e la tua bocca schiudersi in un’espressione di incredulità assoluta. Non capii perché tu avessi reagito in questa maniera e, come un idiota quale ero e sono, pensai fosse in qualche modo riferito alla mia persona. Arrossii come un peperone e abbassai velocemente gli occhi, sentendomi vulnerabile; guardavo improvvisamente interessato la punta delle mie scarpe continuando a sentire il tuo sguardo indagatore pungere sulla mia nuca. Dopo qualche istante m’ero deciso a girarmi e fissarti, magari avrei anche raccolto abbastanza coraggio per rivolgerti la parola. Con un mezzo sospiro, mi girai di scatto, ma tu non c’eri più.

Credo… di amarti.

Lo so, sono brusco, sono troppo affrettato ma… Sai. Sono fatto così. O le cose mi piacciono o non mi piacciono affatto e credo che tu sia la mia cosa preferita. Più del ramen, penso.

Si, decisamente più del ramen.

Spero di rivederti presto e che non sia stata una volta sola.

Dal tuo sconosciuto preferito, Naruto Uzumaki.


Avrei davvero voluto darti questa lettera, forse avrei dovuto. Ma non ne ho avuto il coraggio, dopo.

La seconda volta che ti vidi è stato due mesi fa. Eri sempre là, nel cortile, seduto comodamente sotto un albero. Ma dovevi essere un tipo davvero strano, pensai, perché con la pioggia che scrosciava a quella maniera nessun essere umano avrebbe avuto la brillante idea di mettersi proprio là. Avevi le cuffiette nelle orecchie e probabilmente ascoltavi la musica. Mi chiesi immediatamente che musica ascoltassi, così t’osservai bene. Quei capelli neri, quel colorito pallido, quello sguardo profondo perso chissà dove, i tuoi pantaloni e la tua maglietta rigorosamente nera… Mmm. Decisi che dovevi ascoltare Rock/Metal. Si, annuii energicamente, dovevi star ascoltando quella. Eri completamente fradicio, eppure non sembrava importartene. Aspettai trepidante la campanella e quando suonò, fui il primo a uscire. Presi un profondo respiro e, con andatura decisa, venni verso di te.

“Ehi!” esclamai, mandando a quel paese qualsiasi discorso avessi preparato precedentemente. Tu alzasti gli occhi, fissandoli su di me. Per un attimo vidi i tuoi occhi allargarsi ma nascondesti subito la cosa tornando velocemente apatico. Mi guardasti a lungo senza rispondermi e quel silenzio mi parve davvero… Imbarazzante.

“Co-cosa ascolti?”

“Non dovresti rivolgermi la parola.” Mormorasti invece, guardandomi serio.

“Perché?” chiesi, aggrottando la fronte.

“Potrebbero sentirti.” Scrollasti le spalle in un gesto quasi di impotenza.

“Facciamo così.” Esclamasti all’improvviso “Vediamoci stasera… A meno che tu non abbia da fare.”

Pensai che si, effettivamente sarei dovuto andare a una serata in maschera quella sera. Ma chissà perché, temevo che non t’avrei rivisto molto presto se avessi perso quell’occasione.

I miei amici potevano aspettare.

Penso di esser sempre stato sfortunato; la mia fortuna me la sono sempre dovuta lavorare da solo, in qualsiasi campo. Ho perso i miei genitori quando avevo appena un anno e non conservo alcuna memoria di loro, da bambino ho dovuto faticare per farmi delle amicizie ed ero sempre soggetto a bullismo per via della mia pancetta e le mie guanciottone rosse e rotonde. Ho ringraziato sempre il cielo per avermi dato un papà adottivo come Iruka e un’ amica come Sakura, nonostante siano le due uniche cose che veramente mi legano a questo mondo. Ma quando conobbi te, pensavo di esser stato veramente fortunato.

E sai, nonostante tutto… Lo penso ancora, perché quello che ho provato per te non l’ho provato mai.

Ci vedemmo, quella sera. Lo ricordi, vero? Io penso di si.


“Non ti piace, uscire con i tuoi amici?” Ti sorrisi, anche se ti ostinavi a tenere quell’espressione vuota e spenta.

“Si che mi piace, ma volevo conoscerti.”

“Davvero?” nel tuo tono di voce udii una nota di incredulità “Perché?”

“C’è qualcosa che mi dice che tu hai qualcosa di speciale.” Mi guardasti in maniera strana, quasi come se volessi scrutarmi dentro e io arrossii. “B-beh, voglio dire, sei diverso.”

“Essere diversi è sia una virtù che una condanna.” Mormorasti, tornando a scrutare il cielo. Eravamo stesi sull’erba e sopra di noi un cielo nero e nitido mostrava orgoglioso il suo manto stellato.

“Molto spesso è difficile, farsi capire.” Continuasti. Io annuii, difatti ero pienamente d’accordo.

“A me non importa. Sono quello che sono e non mi importa più quello che gli altri pensano di me. Preferisco vedere il lato positivo della vita, anche se a volte è difficile.”

Ci guardammo per qualche istante negli occhi e tu mi sorridesti amaro.

“Se solo ti avessi conosciuto prima, forse le cose sarebbero andate diversamente.”

“Mi conosci adesso.” Ti sussurrai piano.

Mi accennasti un sorriso, cautamente. Ti baciai.


“Ci rivedremo?”

“Devi trovarmi.”



Quella risposta mi ronzava in testa. Quando ci eravamo lasciati mi avevi risposto a quella maniera e davvero, non capivo esattamente cosa volessi dirmi. Sapevo che ti chiamavi Sasuke, così decisi di cercare su internet notizie su di te. Scrissi il tuo nome accompagnato a quello della scuola; mi sembravi molto intelligente, non mi sarei stupito se avessi trovato che avevi vinto qualcosa.

“Sasuke Uchiha della scuola di Konoha vince premio Internazione KonArte con il racconto Sotto l’Ombra di un ciliegio.”

C’era una tua foto con in mano una coppa di piccole dimensioni e un attestato. Il tuo sguardo, poi, era inconfondibile. La data risaliva a… 10 anni prima.

Ma… tu dimostravi appena 18 anni…


“Devi trovarmi.”


Continuai a scorrere i risultati. Trovai la storia della tua famiglia. Tuo fratello aveva problemi psichiatrici e aveva… Aveva…


“Trovami…”


…Aveva sterminato la vostra famiglia, lasciando in vita solo te, ossia il fratello minore… il diciottenne Sasuke Uchiha.

Dovetti scorrere poco per trovare la pagina “Found Me.”


“Trovami.”



… Era una pagina che parlava di te e della tua scomparsa, avvenuta pochi giorni dopo l’omicidio.


“Se solo ti avessi conosciuto prima, forse le cose sarebbe andate diversamente.”


Noi… Siamo simili… Potevo aiutarti…

Ripensai a quando ti avevo visto la prima volta. Che stupido che sono.

Era il 31 ottobre. Come lo era anche due mesi fa. Come lo era la sera in cui siamo usciti insieme.


“Mi chiamo Sasuke e odio tutto e tutti.”

“Che insolita presentazione…” ridacchiai perplesso, grattandomi la nuca con la mano.

“Sono Naruto e mi piace il ramen.”

“E dicevi a me…”



Corsi. Corsi e corsi, accendendo la torcia del telefono. Era sera e anche se non inoltrata era già impossibile vedere qualcosa.


“Non dovresti rivolgermi la parola.”

“Perché?”

“Potrebbero sentirti.”



Arrivai lì dove io e te ci eravamo fermati a guardare le stelle.


“Vedi lì, oltre quegli alberi? Se cammini per un po’, trovi un punto dove c’è una macchina abbandonata. E’ piena di piante ed erba oltre che di ruggine, il modello è forse risalente agli anni 60-70.


Illuminai con la torcia la macchina e le piante rampicanti.


Poi, poco distante, c’è una pietra enorme su cui mi stendevo a leggere. E lì, sai, c’è come un piccolo squarcio tra i rami e puoi vedere il cielo.


M’avvicinai alla pietra e trovai i tuoi vestiti, le tue ossa e, poco distante, le tue coffiette e il tuo i-pod.


Dovresti andarci, un giorno. E’ un bel posto per stare soli.”


Avrei voluto leggere la mia lettera per te guardandoti negli occhi. Avrei voluto trovarti vivo, sorridente; avrei voluto raccontarti tutto e dirti che avevo fatto davvero un brutto sogno e che ero stato uno sciocco a scervellarmi su quella tua frase stupida. Tu mi avresti deriso, e io ti avrei baciato.

Avrei voluto toglierti quell’espressione apatica dal volto, avrei voluto farti sorridere.

Avrei voluto renderti felice.

Invece, dopo che ti trovai, ho dovuto chiamare la polizia. Sono stato ascoltato da uno psicologo ma non gli ho detto nulla di te e di come ero arrivato là. Non mi avrebbe capito, mi avrebbe detto che ero in stato di shock.

…Avrei davvero voluto non vedere questa lapide grigiastra col tuo nome sopra.


Found Me.



   
 
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