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Autore: _Maeve_    11/10/2017    2 recensioni
E' terribile l'umido.
L'umido che t'ingiallisce la faccia;
cammini sporca sui marciapiedi piangenti e le cantine sporgenti
insieme a innumerevoli altri
e ti chiedi quand'è che farai parte degli altri
[Poesia di un pomeriggio/sera di cittadina e melmosa inadeguatezza. Spaccato di un'esistenza che si arroga il diritto di darsi vere e proprie mitologie]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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le caprette
Le caprette


E' terribile l'umido.
L'umido che t'ingiallisce la faccia;
cammini sporca sui marciapiedi piangenti e le cantine sporgenti
insieme a innumerevoli altri
e ti chiedi quand'è che farai parte degli altri
e dei loro siparietti contenti.
Fatti esaltanti ed epicurei:
il brutto anatroccolo non diventa mai cigno,
nemmeno se fa un figlio;
e tutti gli scontrini a 9 euro e 90,
ammontichiati come lingotti nei comodini,
cacciaviti per unghie prostrate,
poesiuncole di una vita facile;
potrebbe essere semplice,
potresti non lamentàrtene,
in mezzo ai romanzi e ad i treni
(son tutti vestiti bene e io no)
c'è rimasta, perlomeno, una scabra innocenza
ch'è mia;
mi stringo nella sciarpa -
verrà il weekend come veniva l'altr'anno
e ci imbelletteremo peggio di eroi dell'Iliade -,
posso resistere:
ho un crocifisso al collo e secondo mia nonna
basta.





Nota
Seconda parte del (di un) dittico, finalmente pubblicato.Poesie non esattamente complementari e non esattamente simili, descriventi stati d'animo diversi, già cambiati, per fortuna o per sfortuna (e rimpiazzati da altri, ché non ci facciamo mancare niente). Son poesie comunque piene di riflessione, riflessione al singolare, che spero i maieutici lettori apprezzeranno. Devo dire che son rimasta io per prima soddisfatta di tutto ciò, non tanto di un perfetto risultato finale quanto di uno scrivere mediamente raffinato (in senso transitivo e passivo) e che mediamente assomma quello che pensavo e avevo da dire, e che non avevo mai detto, in effetti, lasciandomelo baluginare ai lati della  mente come qualcosa di significativo, sì, ma corollario. Invece ad oggi credo che la Poesia non debba essere corollaria di alcunché, che sia davvero terapeutica (lo credevo già prima)  e che, in ultima  battuta, ci siano delle cose che debba dire, ciò che insomma rientra nelle nostre "mitologie personali".
ch'è mia = ispirato da Mario Ramous, "Sono vipere mie"  ["Ormai strade, bar di Roma, piazze in coma | sono viscere mie, dal corpo chiuse per riflesso | delle vipere mie"]
il titolo = troppo lungo da spiegare, prendetelo così come viene.
   
 
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