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Autore: Chauve souris    11/10/2017    8 recensioni
INTERATTIVA | Iscrizioni chiuse
Anno 2023. Un gruppo di maghi provenienti da luoghi ed epoche diverse si risveglia in un luogo sconosciuto e ostile; nessuno di loro ricorda nulla del suo passato, tranne il proprio nome. Dovranno mettere da parte l'ostilità e la paura che li spingono a diffidare gli uni degli altri per cercare di scoprire chi li ha rapiti e ha cancellato loro la memoria, e, soprattutto, perché lo ha fatto. Non sanno di essere intrappolati in un gioco antico ed oscuro, a metà tra una guerra e una partita di scacchi, e che dovranno scegliere di chi fidarsi e da che parte stare. Ma c'è davvero una parte giusta?
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Più contesti
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Prologue



Sof'ja si svegliò di colpo, senza sapere esattamente il perché, e rimase sdraiata sul fianco, con gli occhi socchiusi, a fissare il buio. Si sentiva stanca e dolorante, probabilmente perché aveva dormito su una superficie dura e scomoda: sfiorando il pavimento con i polpastrelli si fece l’idea che dovesse essere terra, dura e liscia come se fosse stata a lungo calpestata. Inspirò a fondo l’aria fredda e umida che la circondava, chiedendosi pigramente che cosa ci facesse sdraiata sulla terra: non ricordava affatto di essersi addormentata all'aperto, la sera prima. Ma, a pensarci bene, non ricordava niente di ciò che era successo la sera prima. La cosa la sorprese e la infastidì, dunque cercò di risalire all'ultima cosa che ricordava. A qual punto cominciò a preoccuparsi davvero: non ricordava cosa aveva fatto il giorno prima, né in quello prima ancora. Sentì il panico cominciare ad assalirla, come una morsa che le stringeva il collo rendendole difficile respirare, e cominciò freneticamente qualsiasi tipo di ricordo che le venisse in mente; l'operazione fu straordinariamente e spaventosamente breve: non c'era nulla da esaminare. A Sof'ja non veniva in mente niente.
Cercando di tenere sotto controllo l'agitazione - farsi prendere dal panico non avrebbe migliorato affatto la situazione - fece un profondo sospiro. Va bene, pensò. Cominciamo dalle informazioni basilari. Era certa che il suo nome fosse Sof'ja, ma quando cercò di richiamare alla mente qualche altra informazione, come il suo cognome o il patronimico, non le venne in mente nulla. Solo Sof'ja. Allo stesso modo, non ricordava quanti anni avesse - anche se era piuttosto certa di non essere una bambina-, né da dove venisse, né la sua famiglia. Nulla.

Una sensazione crescente di panico e terrore si stava impadronendo della ragazza, la quale dovette fare uno sforzo per mantenere lenta e controllata la sua respirazione; le sue dita si strinsero sul terreno, senza tuttavia scalfirlo: era troppo compatto. Sorpresa - si era quasi dimenticata del luogo in cui si trovava, spalancò gli occhi, cercando disperatamente di cercare intorno a sé un indizio, un volto, un oggetto, qualsiasi cosa, che potesse aiutarla a ricordare anche il più insignificante dei particolari della sua vita. Ma non vide niente: era circondata da un'oscurità fitta e impenetrabile, e Sof'ja ne dedusse che doveva trovarsi in un luogo chiuso, poiché neanche in una notte priva di luna ci sarebbe potuta essere una tale oscurità. Naturalmente, non aveva idea di dove fosse finita, né di come ci fosse arrivata. La sua mano destra di mosse istintivamente verso la coscia, tastandone il lato esterno con le dita attraverso la stoffa morbida e liscia della gonna - Sof'ja si scoprì per nulla sorpresa dal fatto di indossarne una - finché non trovarono quello che somigliava a un bastoncino duro e sottile. La mia bacchetta, realizzò Sof'ja, e improvvisamente la investì una nuova consapevolezza: era una strega. Lo stupore durò solo qualche secondo; certo che sono una strega, pensò la giovane, cos'altro dovrei essere? Sollevata, si tirò su la gonna quel tanto che bastava per raggiungere la bacchetta, che era legata alla coscia da un nastro, e la afferrò, tirandola via. Si sentiva un po' più sicura: se aveva ancora la bacchetta addosso significava che, probabilmente, non era stata rapita, e comunque non era disarmata.

Posò la mano sinistra a terra, con l'intenzione di cercare di alzarsi, quando si accorse dei sussurri; si bloccò, tendendo le orecchie: intorno a lei cominciavano a levarsi sottili fruscii, gemiti, balbettii, alcune frasi borbottate e incomprensibili. Non era sola.
Sof'ja strinse la bacchetta e si alzò in piedi, guardandosi attorno con circospezione, nonostante i suoi occhi non volessero saperne di abituarsi all'oscurità. Una piccola parte di lei si sentiva sollevata dal fatto di non essere più sola nel buio, ma ben presto la diffidenza prese il sopravvento: chiunque vi fosse, poteva anche essere suo nemico, e, a causa della sua perdita di memoria, tale nemico si sarebbe certamente trovato in una posizione di grande vantaggio. Si stava giusto chiedendo se fosse una buona idea Schiantare direttamente tutte le persone che si fosse trovata davanti - a giudicare dai rumori che la circondavano doveva essercene ben più di una - quando un grido interruppe il lieve brusio che l'aveva circondata fino a quel momento. Il grido, stridulo e graffiante, si spense, per ricominciare qualche attimo dopo, e non da solo: delle voci cominciarono a levarsi intorno a Sof'ja, alcune con un tono molto alto, ma tutte difficilmente comprensibili - anche se la fanciulla riconobbe alcune parole in inglese pronunciate molto vicino a lei. La ragazza strinse le labbra, decisa a non rivelare la propria posizione a eventuali nemici, ed alzò la bacchetta, quando improvvisamente una luce intensa e fredda la accecò, costringendola a serrare le palpebre e a ripararsi il volto con le mani. Quando i suoi occhi riuscirono ad abituarsi alla luce quel tanto che bastava per permetterle di abbassare le mani dal viso si guardò intorno velocemente intorno, sgomenta: c'erano molte più persone di quante ne avesse immaginate, alcune sdraiate o sedute a terra, altre in piedi, che come lei, si coprivano il volto con le mani; alcune, osservò con sospetto, impugnavano la propria bacchetta.
Sof'ja esaminò in fretta le persone che la circondavano, ma la sua attenzione venne irrimediabilmente attratta dalla fonte di luce: in piedi in mezzo alle altre persone, immobile e con la schiena dritta, stava un uomo, che teneva il braccio destro appena sollevato, in modo da avere la mano all'altezza del viso. Sul suo palmo brillava una sfera piccola e luminosa, abbastanza potente da illuminare lo spazio intorno all'uomo con un diametro di circa un paio di saženi. La luce gli illuminava il volto duro e severo, solcato da rughe, e gli occhi scuri e fieri; la bocca era stretta in una linea sottile, quasi imbronciata. Indossava quello che sembrava un lungo abito bianco, con tracce di una altro colore più scuro che Sof'ja non riuscì a identificare. Una tunica? Si chiese sbalordita, mentre immagini di disegni e dipinti che non ricordava assolutamente di aver visto le affollavano la mente.

Intorno a lei era di nuovo piombato un silenzio innaturale: una veloce occhiata le rivelò che anche le altre persone che si trovavano lì con lei stavano fissando increduli l'uomo che teneva la sfera di luce. Questi ricambiava i loro sguardi con severità, facendo scorrere le pupille a destra e a sinistra, lentamente, come se non vi fosse nessuna fretta. Poi aprì la bocca e disse, con voce perentoria, qualcosa che alle orecchie di Sof'ja suonò del tutto incomprensibile. A quel punto si scatenò un putiferio: tutti cominciarono a parlare, anche con un tono di voce molto alta, e alcuni agitarono la bacchetta con fare minaccioso contro i propri vicini, spingendoli a mettersi sulla difensiva.
Mentre si guardava intorno con la bacchetta sollevata, cercando di capire cosa fare, Sof'ja comprese che nessuno intorno a lei aveva le risposte che cercava. Anzi, pensò, mentre un misto di agitazione e sconforto le si faceva strada nel petto. Era probabile che nessuno sapesse come ci fossero finiti, in quel luogo, o perché; e, di questo ne era sicura, nessuno sapeva che cosa fare.
 
 
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Angolo autrice logorroica:

Salve a tutti! Benvenuti nella mia prima fanfiction interattiva. Prima di tutto la cortesia mi impone di svelarvi che il sažen' è un'unità di misura che equivale a circa 2, 1 metri (quindi un paio di saženi dovrebbero equivalere a circa quattro metri). So che la curiosità vi stava uccidendo.
Comunque, se volete partecipare alla storia dovete scrivere una recensione (il regolamento di EFP impone che sia una recensione sensata, in cui esprimete un vostro parere, quindi non solo un "Vorrei partecipare un fanciullo di 23 anni") nella quale vi chiedo di specificare quanti OC volete inviare, il loro sesso e, se volete, la loro età (per il resto aspetto le schede). Potete spedirmi un massimo di due OC a testa, che non possono essere parenti/amici/conoscenti, entro il 22/10 e tramite messaggio privato. Sappiate che i vostri personaggi non ricorderanno nulla del loro passato, ma ricorderanno informazione meno personali (es. gli incantesimi che hanno imparato, la storia, la geografia, la matematica, ecc.). Vi chiedo inoltre di seguire queste regole:
1) Il vostro personaggio può provenire da qualsiasi luogo e da qualsiasi epoca tranne che dal futuro (la storia si svolge nel 2023), ma vi chiedo di essere coerenti (per esempio, un uomo proveniente dal 1200 non può conoscere gli avvenimenti che sono accaduti dopo la sua scomparsa, come la scoperta dell'America).
2) Vi chiedo di non spedire personaggi con meno di diciassette anni, mentre non c'è un limite di età nell'altro senso (ma, ripeto, bisogna rimanere coerenti con l'età del personaggio: vanno bene i vecchietti arzilli, ma almeno un po' di mal di schiena potrebbero averlo, come vanno bene i giovani maturi ma che non siano saggi come un vecchio mago).
3) Vi chiederei di non spedire personaggi con malattie mentali di qualsiasi tipo (dalla sindrome di Asperger all'Alzheimer) perché non penso di poterli gestire.
4)Mi piacerebbe che foste presenti nella storia tramite qualche recensione e che rispondeste alle domande che potrei porvi a fine capitolo; chi non si farà vivo per tre capitoli consecutivi vedrà il proprio OC fare una brutta fine (o, comunque, lo userò per i miei loschi scopi).
5) Se pensate che il vostro personaggio debba comportarsi in maniera diversa ditemelo: essendo i loro creatori li conoscete certamente più di me.
6) Se pensate che il vostro OC si possa legare in qualsiasi altro OC all'interno della storia (i miei e quelli di altri autori), ditemelo pure, vedrò di farci qualcosa; allo stesso modo, se pensate che il vostro OC potrebbe avere una relazione con una altro, la cosa si può organizzare .
 
Scheda:

Nome:
Cognome:
Eventuale soprannome:
Data e luogo di nascita e quanti anni ha all’inizio della storia:
Lingue conosciute:
Bacchetta:
Patronus:
Aspetto fisico e abiti che indossa all’inizio della storia:
Eventuale prestavolto:
Profilo psicologico:
Professione (può essere anche uno studente):
Scuola in cui studia/ha studiato ed eventuale casa (può anche avere studiato da privatista):
Quali materie lo appassionano e quali non gli piacciono:
Famiglia (ed eventuale relazione sentimentale):
Storia della sua vita prima dell’inizio della storia:
Passioni e talenti:
Fobie e debolezze:
Cosa ama/gli piace:
Cosa odia/non gli piace:
Persone con cui va d’accordo:
Persone con cui non va d’accordo:
Capacità magiche:
Pregi e difetti:
Orientamento religioso:
Relazione (se ne potrebbe avere una e con quali persone):
Ha mai fatto qualcosa di moralmente (e/o legalmente) riprovevole (es. ucciso, rubato, ingannato …)? Se sì, se ne è pentito? Oppure, gli è mai capitata un'ingiustizia? Come ha reagito?
Ha mai fatto qualcosa di eroico o comunque molto buono nei confronti di qualcuno? O gli è mai capitato che qualcuno lo facesse per lui?
Come il luogo e l'epoca in cui è nato influenzano il suo modo di agire e pensare (va bene anche solo qualche dettaglio per dare maggiore profondità al personaggio):
Altro (ovvero tutto ciò che vi viene in mente; per es. ha mai cambiato patronus/moliccio?):
 
  
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