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Autore: shira21    12/10/2017    1 recensioni
Mike e Harvey fin dal primo momento hanno sempre condiviso tutto; per un buffo scherzo del destino si sono incontrati, conosciuti, piaciuti e innamorati. Ma nessuno dei due è stato capace di dire all'altro la verità e alla fine si sono persi: Harvey ha dovuto vedere Mike andare via, Mike ha sofferto che Harvey non abbia combattuto per lui. Ma dopo tre mesi di lontananza i due uomini si ritrovano loro malgrado in un faccia a faccia...
[Marvey - dopo la 3x16, ignorando le stagioni successive]
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harvey Reginald Specter, Mike Ross, Rachel Zane
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Harvey

«Torna a letto» la voce che proviene dal letto è una dolce mormorio. Harvey si gira verso il letto mentre finisce di mettersi la giacca. La donna nel suo letto è bellissima, una modella dalle lunghe gambe e con la pelle che sa di miele. Non è solo bella pensa mentre si china su di lei per baciarla. Le morde il carnoso labbro inferiore e sorride quando la sente gemere. La blocca infilandole le lunghe dita nella folta chioma corvina mentre lei s'inarca per premere il prosperoso seno contro la camicia. Quando si stacca nota il modo in cui ansima, travolta dalla passione.
Perfetta... eppure non si ricorda neanche il suo nome. Negli ultimi tre mesi è andato a letto con così tante donne che sono diventate tutte "Tesoro"; attrici, modelle, figlie viziate di qualche riccone di turno... per Harvey sono tutte uguali anche solo per il fatto che nessuna di loro è lui.
Basta anche solo averlo pensato per fargli passare la voglia di tornare tra le braccia, e le gambe, di quella donna.
«Scusa, tesoro, ma devo tornare in ufficio».
Lei imbroncia le labbra ma Harvey non ha tempo per blandirla. Di colpo irritato, la vuole solo fuori dal suo appartamento. Era solo andato a prendersi qualcosa da bere quando gli era venuto il modo di salvare il culo al suo cliente e ovviamente il suo primo pensiero era stato di chiamare Mike per dirglielo: magari lui aveva già avuto la sua stessa idea. Peccato che non potesse farlo visto che il ragazzo non lavora più per lui... con lui.
Intanto la ragazza si stiracchia languidamente non sapendo di aver già perso la sua attenzione. «Ti dispiacerebbe fare la doccia a casa tua?» Tanto le basta per bloccarsi e capire la situazione. «Mi stai buttando fuori?»
Ora non è più né languida né altro e, se Harvey dovesse tirare a indovinare, direbbe che è incazzata nera.
In ogni caso, inarca un sopracciglio mentre suo malgrado sorride ironico «Come ti ho detto, devo tornare in ufficio. Non pensavi che ti lasciassi sola in casa mia?»
«No, figurati», si alza di scatto e raccoglie in fretta il micro vestito rosso che solo poche ore prima lui aveva gettato a terra. Infila le scarpe con gesti rabbiosi e si dirige verso la porta mentre Harvey osserva la sua uscita di scena con una spalla appoggiata allo stipite della porta. Lei butta indietro i capelli e fa un sorriso risentito, quasi ferito. «Allora è vero quello che si dice del grande Harvey Specter».
«E questo cosa dovrebbe significare?»
Harvey la osserva scuotere la testa ancora furiosa e aprire la porta e Harvey, suo malgrado, sente un guizzo di curiosità. «Dimmi almeno cosa significa!»
Non è riuscito a trattenersi.
La ragazza si gira «Come mi chiamo?»
Cazzo, non poteva chiedergli qualsiasi altra cosa? Harvey rimane impassibile ma ragiona velocemente. È certo che è un nome che inizia con la M... no, forse è la R...
«Ecco, appunto.» La ragazza muove la mano come a voler sottolineare che quel silenzio conferma la sua teoria. Si avvicina, il passo ancheggiante di chi ha passato anni su una passerella, e gli appoggia una mano sul petto. Sente il suo profumo quando lei appoggia la guancia contro la sua, le labbra carnose a pochi centimetri dal suo orecchio. «Harvey Specter sa usare questo» e con la punta delle dita gli sfiora una tempia «e questo», con l'altra mano gli accarezza la leggera erezione «ma fai attenzione perché per quante frasi dolci possa dirti non ha questo!» Sposta le mani sul cuore che batte tranquillo nel suo petto.
Harvey la guarda allontanarsi e chiudersi la porta alle spalle ma non riesce ancora a muoversi.
Ha sempre saputo cosa si pensa di lui, persino Jessica ha iniziato a pensare che lui sia un bastardo senza cuore. Lo pensano tutti anche se Emily, ecco come si chiamava la ragazza!, era una delle poche che aveva abbastanza palle per dirglielo in faccia.
“No, non è vero” gli sussurra una vocina nella testa mentre si lascia sprofondare sul divano perché in fondo quell'idiota del suo cliente può aspettare: non ha più voglia di andare in ufficio.
"Mike non lo pensava", gli dice ancora quella fastidiosa vocina che assomiglia a quella della sua segretaria.
Se chiude gli occhi riesce a rivedere il volto del giovane associato: i corti capelli castani, quegli occhi azzurri capaci di leggerti dentro, quel sorriso malizioso quando sapeva di star vincendo... dio, si ricorda persino il modo in cui profumava sempre di buono.
Harvey è stanco di tutta quella situazione perché lui ce l'ha un cuore dannazione, un piccolo organo traditore che batte più veloce solo vicino a Michael James Ross. Si era innamorato di lui molto tempo prima, forse nell'esatto momento in cui quella dannata valigetta si era aperta facendo cadere tutta la droga terra e Mike era arrossito. E poi si era innamorato un po' di più ogni volta che gli teneva testa, ogni volta che gli veniva qualche idea geniale, ogni volta che lo trovava addormentato sul suo divano, ogni volta che citava un film che era piaciuto ad entrambi... e alla fine cosa ne aveva ottenuto a legarsi tanto a qualcuno? Eccolo lì: solo e con il cuore spezzato, incapace di andare avanti.
Lentamente prende il telefono e fa il numero dell'unica persona al mondo che possa capirlo.
«Cosa hai combinato questa volta?»
«Mi servono i fascicoli Morrison sulla mia scrivania domani mattina».
«E perché chiami me? Non sono una delle tue schiavette. Buonanotte Harvey».
«No, aspetta... non ti ho chiamato per quello», odia mostrarsi debole ma Donna non ne avrebbe mai approfittato per ferirlo.
Infatti la sente sospirare e muoversi, i rumori di sottofondo di colpo silenziati. «Cosa succede?»
«Mi accusi sempre di pensare di essere Superman...»
«E allora?»
«Ed è vero perché Superman è debole alla kryptonite!»
«Okay... tu hai bevuto!» Gli risponde alla fine, dopo una lunga pausa.
Harvey si morde il labbro e guarda lo skyline che tanto adora «Mike è la mia kryptonite!»
Stavolta la pausa è molto più lunga e quando alla fine parla la sua voce è molto più dolce «Lo so, tesoro». Già, perché Donna sa sempre tutto, si dice amaro Harvey.
«Vuoi che venga da te?»
Lui non è debole, non si arrende mai ma per una notte forse può anche permetterselo.
«Se non disturbo...»
«Arrivo» e Harvey sa che l'avrebbe fatto perché c'è sempre per lui quando ne ha bisogno, anche quando fa lo stronzo e finge il contrario.
Chiude la chiamata e sospira; lo sguardo gli cade sull'orologio e nota sorpreso che sono le tre di notte. Stanco più stanco di quanto fosse mai stato, prende una bottiglia di scotch e se ne versa due dita prima di buttarlo giù in un solo sorso e versarsene un altro.
Finalmente sente suonare il campanello.
Aveva buttato la giacca sul divano dieci minuti prima, le maniche della camicia sono arrotolate fino al gomito ed è a piedi nudi ma in ogni caso alla sua fidata segretaria tutto questo non sarebbe importato.
Sopratutto perché quando Harvey apre la porta non si trova davanti la rossa tutto pepe ma il volto angosciato del ragazzo che ama.
«Michael...»
   
 
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