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Autore: Evola Who    12/10/2017    2 recensioni
California U.S.A, anni 50.
“Un altro primo appuntamento!”.
Leia lo guardò stupita.
“Un altro primo appuntamento. Come a San Francisco, ma qui a Petalum. Sempre con cheeseburger, frappè e drive-in. Certo, non sarà proprio identico al nostro primo appuntamento, ma… sarebbe un bell'inizio per la nostra storia” fece un mezzo sorriso.
Genere: Commedia, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Han Solo, Principessa Leia Organa
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2
L’appuntamento
 
 
 
Il giorno dopo…
 
Mel’s drive-in, 6:59 P.m.
 
Han parcheggiò la sua Ford Thunderbird grigia metallizzata davanti al parcheggio del locale. Aveva indosso la sua giacca di pelle nera, una canotta bianca, dei blue jeans attillati, gli stivaletti neri e i capelli tirati all’indietro. 
 
All’inizio aveva pensato di mettere qualcosa in stile “bravo ragazzo”, ma era vestito in quel modo anche a San Francisco, quindi non ci badò molto.
 
Il sole stava tramontando e si incamminò verso all’entrata del locale. Davanti al parcheggio vide un ragazzo con una camicia blu e un paio di pantaloni chiari, aveva i capelli rossi. Era appoggiato alla sua macchina, ovvero su una Ford Thunderbird bianca a strisce rosse.
 
“Bella la tua macchina” disse, continuando a camminare.
 
Il rosso lo guardò con aria un po’ perplessa, ma rispose: “Grazie”.
 
Entrò dentro al locale che erano le sette precise. Si guardò introno e sentì una voce femminile che lo chiamava: “Han!”.
 
In fondo al locale vide Leia seduta ad un tavolo accanto alla finestra, stava sorridendo con il braccio alzato in segno di saluto. Han ricambiò sia il saluto che il sorriso.
 
Si diresse verso al tavolo e la guardò: anche se era seduta si notava il suo vestito, ne stava indossando uno di color rosso scuro, con una grande gonna ampia e, in vita, una piccola cintura dello stesso colore del vestito. Indossava un piccolo coprispalle corto bianco e delle ballerine rosse ai piedi. Aveva lasciato i capelli sciolti, che le cadevano dietro alle spalle, fermati con un cerchietto bianco.
 
“Sei puntuale” disse Leia, sorridendo.
 
“Beh, avevi dei dubbi?” chiese Han, sedendosi di fronte a lei e sorridendo.
 
“Tu, invece? Aspettavi da molto?” domandò lui.
“No. In fondo, vivo abbastanza vicino” rispose lei, guardando fuori dalla finestra.
 
Si formò un silenzio piuttosto imbarazzante tra i due. Han si sentiva un po’ a disaggio, dopo il loro addio e la scena del giorno prima, non sapeva come ricominciare con lei da capo.
 
Il silenzio fu interrotto dall’arrivo della cameriera che voleva prendere le loro ordinazioni.
 
Leia ordinò subito, dicendo: “Due Cheeseburger, due Coca-Cola e due frappè al cioccolato” e sorrise.
 
La cameriera scrisse tutto e se andò. Han rimase stupito della sua spavalderia, ma comunque le sorrise.
 
“Scusami, volevi ordinare tu?” chiese Leia, con tono ironico.
 
“No. In fondo, tua la città, tua le scelte” rispose Han sicuro.
 
Leia rise e anche Han si aggiunse alla risata.
 
“Poi, hai ordinato proprio le stesse cose che abbiamo mangiato al nostro primo appuntamento” disse lui.
 
“Ma lì avevamo la vista del mare. Non quella di una cittadina di contea” aggiunse Leia, guadando fuori dalla finestra.
 
“Ma l’importante è che ci sia tu” disse Han.
 
Leia rimase un po’ sorpresa dalla sua frase, guardò in basso con un piccolo sorriso.
 
Era da un po’ che non sentiva i complimenti di Han. Così fece una battuta per alleggerire la tensione: “Beh, era questo il tuo intento, no?” risero.
 
Quando smisero, Han disse: “Non te l’ho ancora detto, ma… sei stupenda” sorrise.
 
“Non ti avevo mai visto con i capelli sciolti. Sei un incanto”.
Leia si accarezzò una ciocca di capelli con un piccolo sorriso, dicendo: “Beh, li porto sempre legati per abitudine e comodità. Li porto sciolti solo per qualche evento speciale o festa”.
 
“Allora, sono onorato di essere il tuo evento speciale” disse Han con un sorriso sfacciato.
 
“Non fare tanto il gradasso” rispose Leia sicura “Se questo appuntamento andrà male, non ci frequenteremo più. Intensi?” aggiunse subito, e lo guardò con aria inespressiva.
 
Han capì che Leia diceva su serio, alzò le mani per farle sapere di aver capito, dicendo: “Come vuoi tu” quindi abbassò le mani.
 
In quel momento arrivò la cameriera con i loro piatti, li posò sul tavolo e se andò. Cominciarono a mangiare e Leia domandò a Han come mai si fosse trasferito lì a Petalum. 
 
Han iniziò a spiegare: il lavoro da Jabba a San Francioso cominciava ad essere pesante e ormai quella città non aveva più nulla da offrirgli. 
 
“Così ho deciso di cambiare aria. E mi sono trovato qui” finì di raccontare Han.
 
“Facendo sempre il meccanico” disse Leia, guardando la cannuccia del suo frappè.
 
“Beh, smontare e montare le cose è una delle poche cose che so fare bene nella mia vita” rispose Han, con tono sicuro.
 
Leia rise e lui continuò: “Almeno qui non c’è Jabba che mi sfrutta, ho una buona paga e un appartamento decente”.
 
“Sono felice per te” rispose Leia, sorridendo.
 
“Tu e Luke, invece? Presto inizierete il liceo, giusto?”.
 
“Veramente, il college” precisò Leia.
 
Han rimase sorpreso, ma si ricordò che gli avevano detto che avevano finito il liceo.
“Presto patiremo per la nostra vita universitaria. Non è un poso molto lontano da qui, ma dicono che ci sia una buona scuola” spiegò Leia.  
 
“E che cosa studierete?” domandò Han incuriosito.
 
“Io vado a studiare legge. Luke ha deciso di studiare storia e filosofia” rispose Leia, bevendo il suo frappè.
 
“Luke ha deciso di studiare storia?” chiese Han, sorpreso “Sicuramente non me lo sarei mi aspettato”.
 
Leia rise, dicendo: “Gli è sempre piaciuto scoprire cose nuove. Sapere che cosa è successo prima di tutto lo intriga molto. Poi, a scuola era molto bravo in storia”.
 
“E tu vorresti diventate un avvocato?”.
 
“Beh, sì. Forse mi piacerebbe anche diventare un po’ come mia madre” rispose lei, guardando in basso.
 
Han la fissò con aria perplessa, si ricordò che durante tutta le vacanze non avevano mai parlato dei loro genitori, né Leia né ne avevano mai fatto parola. Han sentiva una domanda sulla punta della lingua, ma non sapeva se farla ora o no. Così domandò: “Anche tua madre ha studiato legge?”.
 
Leia guardò in basso, dicendo con tono un po’ incerto: “Beh… diciamo che la nostra famiglia è un po’ diversa dalle altre…”.
 
Han era ancora più confuso e Leia decise di spiegare: sua madre non era una casalinga come tutte le altre del suo quartiere, ma lavorava al municipio come vice sindaco e, anche se tutti ammiravano il suo lavoro, molti non erano convinti che un lavoro così importante fosse adatto ad una donna. Spesso le vicine di casa invidiose parlavano male di lei dietro alle sue spalle e la allontanavano.
 
“Caspita” disse Han sorpreso.
 
“Già, mi piacerebbe avere una carriera politica simile alla sua, magari più prestigiosa, come governatore”.
 
“O come presidente” disse Han con tono sicuro, ma con un sorriso divertito.
Leia rise, dicendo: “Non credo che il mondo sia ancora pronto per un presidente donna” finì il suo frappè.
 
Dopodiché Leia chiese ad Han se lui avesse sempre viaggiato e che cosa avesse fatto nella vita.
 
Han le raccontò che aveva lasciato la scuola, aveva cercato di arruolarsi in marina, ma era stato espulso per pessima condotta e per anni non aveva mai fatto altro che spostarsi da una città all’altra.
 
“Non hai mai pensato di fermarti in un posto in maniera permanente?” domandò Leia.
 
Han ci pensò e non sapeva che cosa rispondere, si chiedeva se quella domanda nascondesse qualcos’altro.
 
“Beh, se un giorno troverò un motivo per rimanere, beh, potrei farlo, potrei sistemarmi da qualche parte” rispose convinto.
 
Leia sorrise felice della sua risposta e Han lo ricambiò. Continuarono a parlare del più del meno, finendo le loro ordinazioni, talvolta Han la stuzzicava per farla ridere.
 
Dopo la cena, andarono in un drive-in, Leia aveva deciso il film.
 
Han pensava che Leia avesse scelto un musical con Debbie Reynolds o una commedia romantica con Rock Hudson e Doris Day.
 
Ma lei l’aveva stupito anche in quell’occasione, perché aveva scelto di vedere “Mr. Smith va a Washington” con James Stewart, un film drammatico, della durata di ben due ore, con complessi intrecci politici.
 
Han lo trovava un film molto noioso ed era stupito di come Leia lo seguisse con attenzione. In fondo, aveva capito che lei era diversa da tutte le ragazze che aveva conosciuto, ed era contento così.
 
Han sbadigliò, alzando il braccio e lo mise attorno alle spalle di Leia. Rimase un po’ sorpresa, ma capì che voleva un contatto fisico come quando avevano visto quel film di fantascienza a San Francisco, così si appoggiò alla sua spalla, sorridendo.
 
Han sorrise e la strinse nel suo abbraccio, godendosi di più il film. 


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Note:
Ecco il mio nuovo capitolo!
So che sono un pò iritardo, ma spero che vi sia piacuto
compresso i miei riferimenti al film (sempre di Lucas) 
"American Grafitti" 
Alla proissima!
Evola.

   
 
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