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Autore: Bruschii    12/10/2017    0 recensioni
PRENOTATE IL VOSTRO VIAGGIO NEL PASSATO,
ALLA RICERCA DI UN MISTERO CUSTODITO NEL FONDO DELL'OCEANO.
PRESTO VI SARA' CONSEGNATA LA CHIAVE.
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"Ce ne andiamo in America"
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"Dovrai sputare una miniera di carbone prima di poterti avvicinare ad una come lei"
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"Sto volando"
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"Sono il re del mondo"
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"Non spetta a te salvarmi,Harry"
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"Iceberg!Dritto davanti a noi!"
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"Qualsiasi cosa facciate,il Titanic affonderà"
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"Perchè l'hai fatto,Katherina?Perchè?"
"Salti tu,salto io.Giusto?"
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"Spero morirete insieme"
TITANIC.(& After)
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: Cross-over, Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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You jump,I jump.

Quella notte Harry mi portò nella terza classe.
Io e lui ballammo tutta la notte.
Conobbi molti dei suoi amici,persone simpatiche e rispettabili,tra cui Liam e Niall,rispettivamente un italiano e un irlandese.
Fu una delle sere più belle della mia vita.
Stetti quasi tutta la notte con il ragazzo più gentile e dolce del pianeta,mi divertii come non mai.Tutto era perfetto.
Quando mi riaccompagnò sul mio ponte,vedemmo anche una stella cadente.

"Harry,guarda,una stella cadente."Il suo sguardo si spostò dal mio viso al cielo blu sopra di noi.La stella fu veloce a cadere,avemmo a mala pena il tempo di vederla,ma la vedemmo lo stesso.

"Si dice che dobbiamo esprimere un desiderio."Guardai il suo volto,mentre lui riportava lo sguardo nei miei occhi.I suoi occhi verdi mi immobilizzavano ogni volta che li vedevo.Erano qualcosa che andava oltre alla perfezione,dire che erano belli era un eufemismo.Non erano nè belli,nè stupendi,nè perfetti.Erano qualcosa di indescrivibile,non esiste un aggettivo per definirli.

"Che desiderio hai espresso,Katerina?"Mi attaccai alla fune che tendeva sopra di me.Mi dondolai un po' prima di riguardarlo negli occhi.Questa maledettissimi occhi verdi.

"Qualcosa che non posso avere."Cosa avevo desiderato?Avevo desiderato lui.Tutto di lui,dai suoi riccioli marroni ai suoi occhi verdi,dalle labbra carnose al naso sproporzionato.Non mi interessavano i suoi averi,mi interessava solo lui,solo Harry.Ma,come avevo risposto,era qualcosa che non potevo avere proprio per la sua posizione sociale.

"Penso che sia giunta l'ora per te di tornare tra champagne e caviale."Non volevo tornare tra il lusso,tra persone che non mi capiscono,Louis e mia madre.Volevo solamente rimanere con Harry,per tutta la vita.
Mi sarei anche accontentata di quella sera però.Ma,inaspettatamente,mi allontanai dalla sua figura e,dopo un piccolo cenno con la mano in segno di saluto,rientrai dalla porta di vetro,tornando alla mia vita.

In quel momento volevo solamente restare con lui.
Volevo stare con lui ogni volta che vedevo le sue iridi color smeraldo,ogni volta che vedevo quelle fossette così profonde,ogni volta che mi faceva sentire apprezzata.
Lo conoscevo da poco,ma sembrava di conoscerlo da un'intera vita.Solo lui capiva come veramente mi sentivo,solo lui aveva il potere di comprendere.
Pensavo a lui persino durante la colazione,mentre giravo il cucchiaino dentro il tè caldo nella tazzina.

"Vuole del caffè signore?"La voce di Emily quasi rimbombò nel silenzio che si era formato tra me e mio futuro marito.Louis era arrabbiato con me,già me ne ero accorta e non avrei fatto niente per calmarlo,non sapendo neanche la ragione del suo umore buio.Rifiutò l'offerta della giovane ragazza con un cenno della mano,mantenendo la sua espressione dura verso di me.Le labbra serrate in una linea sottile e gli occhi azzurri più scuri del solito non mi mettevano in soggezione,sapendo che non sarebbe capace di fare del male a qualcuno.O almeno credevo che non fosse capace di fare del male a qualcuno,poiché mai l'avevo visto in condizioni in cui dimostra un carattere aggressivo.

"Speravo venissi da me stanotte."Non alzai lo sguardo,bensì continuai a tenere gli occhi puntati sulla mia tazzina strabordante di tè mattutino.Finì di girare il piccolo cucchiaio al suo interno,mescolando per bene lo zucchero nella bevanda,posizionandolo poi sui piattino posto sopra al tavolo che divideva me da Louis.

"Ero stanca."Alzai di poco le sopracciglia,voltando la testa a destra e iniziando a sorseggiare il mio tè.Il mio sguardo era puntato su una delle piante che ci circondavano,mentre sentivo il suo sguardo puntato sulla mia faccia.Non era rassicurante,sentivo che non era uno sguardo che avrei mai potuto amare.Non era lo sguardo che aveva Harry mentre mi guardava,in realtà,era uno sguardo che nessuno mi aveva mai rivolto.Uno sguardo rabbioso,deluso.

"La tua esuberanza sul ponte ti ha senza dubbio spossata."Spostai lo sguardo sul suo viso per un secondo,per poi ripuntarlo sulla tazza di te ancora tra le mie piccole dita.Alzai un solo sopracciglio quella volta,ammetto che era una cosa poco da signore,ma non mi importava in quel momento il fatto di essere una signorina raffinata.Non persi comunque la mia postura però.

"Vedo che mi hai fatta seguire da quel becchino del tuo servitore.'Poggiai la tazza di tè sul tavolo davanti a me,tornando con le mani sui braccioli della sedia intrecciata sotto di me.'Tipico."Conclusi riportando il mio sguardo sul suo viso.Aveva ancora un'espressione calma,in contraddizione con il suo tono maligno.

"Non ti comporterai mai più in quel modo,Katherina,sono stato chiaro?"Per un momento pensai anche di alzare gli occhi al cielo,ma mi ripresi subito,arrivando alla conclusione che avrebbe solamente complicato le cose.Al contrario,la mia espressione rimase immutata,il mio sguardo puntato nel suo mentre cercavo un modo per rispondergli.I suoi occhi azzurri mi stavano penetrando l'anima,i capelli alzati in modo ribelle.Non sembrava neanche lo stesso uomo della sera prima,sembrava piuttosto un uomo che ha passato tuttala notte in bianco,a fissare una parete,in attesa di una presenza che non sarebbe arrivata.Il suo sguardo era furibondo e il fatto che non si era neanche preparato a dovere per presentarsi alla nostra colazione mi fece capire subito che quel giorno,per lui e molto sicuramente anche per me,non era assolutamente un bel giorno.

"Non puoi comandarmi come se fossi il caposquadra di una delle tue acciaierie.'Raccolsi tutto il coraggio che avevo in corpo per aprire bocca e rispondergli così.Il mio tono leggermente tremante e poco sicuro ne fu la conferma.Da un momento all'altro,tutta la mia paura si concentrò su un'unica persona,la stessa persona con la quale mi sarei dovuta sposare in meno di una settimana.Da quel momento ebbi una fortissima paura di Louis Tomlinson,capo delle acciaierie di metà versante orientale americano.'Sono la tua fidanzata."Distolsi subito lo sguardo dai suoi occhi,che dopo le mie parole passarono da una sfumatura chiara di azzurro ad un blu notte.E in quel preciso istante il mio corpo iniziò a tremare dall'eccessiva paura che mi fece.

"La mia fidanzata'Fece schioccare la lingua sul palato mentre io,contro la mia volontà,riportai automaticamente lo sguardo sul suo volto,quasi rosso dalla rabbia che gli stava scorrendo nelle vene.'La mia fidanzata?'Si alzò di scatto e poggiò le mani ai lati del piccolo tavolino pieno zeppo di posate,piatti e tazze di porcellana e cibo.Fece cadere la sedia dietro di sè quando di alzò.'Si,lo sei."Feci quasi un balzo indietro quando strinse la presa sul tavolino,pochi istanti prima di scaraventarlo dal'altra parte del ponte,il servizio di porcellana fece un rumore stridulo che mi dolse alle orecchie,ma non ci feci caso.Ero molto più preoccupata della faccia arrabbiata di Louis a pochi centimetri dalla mia,delle sue mani ancorate con forza sui braccioli della sedia e del suo corpo che torreggiava sul mio in modo cupo.

"Lo sei pur non essendolo ancora per legge,perciò mi rispetterai.Mi rispetterai come si chiede ad una moglie di rispettare il marito perché non farò la figura del pagliaccio,Katherina.'I miei occhi si allargarono nel giro di pochi istanti,mentre la sua voce dura continuava a sputare comandi e veleno verso la mia figura impaurita che cercava di rannicchiarsi sulla sedia.'Qualcosa non ti é chiaro?"Il suo tono si ridusse ad un sussurro,sempre cattivo,il quale però arrivò comunque nitido alle mie orecchie.Scossi la testa negando,cercando non farlo arrabbiare maggiormente.I miei occhi erano iniettati di paura pura,senza lasciare spazio a nulla,tranne che allo spavento.Appena scossi leggermente i miei lunghi capelli sciolti,Louis si spostò da me.

"Con permesso."Si allontanò in pochi secondi e mi ritrovai in compagnia di Emily mentre raccoglievo i pezzi di porcellana ormai frantumata al suolo,aiutandola nel lavoro.E mentre aiutavo Emily a ripulire il caos che Louis aveva creato in pochi secondi,non potei fare a meno di piangere e buttarmi definitamente a terra,senza più le forze per continuare a vivere a fianco a quel mostro.

°°°

Lo stesso pomeriggio mi ritrovai sul ponte principale,accanto a Louis e a mia madre,mentre il signor Andrews e il capitano ci illustravano l'intera nave,o almeno,la parte che poteva interessare a quelli di un rango sociale più elevato.Non facevo altro che pensare ad Harry,in tutti i momenti,al fatto che era così gentile e dolce,simpatico,insomma,il tipo d'uomo che mi avrebbe resa felice anche nella miseria. Infatti,contrariamente a quello che mia madre mi ripeteva ogni santo giorno,io credevo fortemente che non servisse essere ricchi per essere felici.Certo,un po' di soldi in più aiutano sempre,ma Harry era comunque felice e soddisfatto di quello che stava facendo della sua vita.Aveva viaggiato in lungo e in largo,aveva sempre fatto quello per cui era portato e che lo rendeva fiero di sé,in qualche modo.Avrei mollato subito tutto,il matrimonio,la mia famiglia,la mia ricchezza,pur di vivere felice,cosa che non mi era mai capitata fino a quando non incontrai il fantastico ragazzo dagli occhi verdi di speranza.Ma dopo questi pensieri così soavi e gentili,dovetti tornare alla mia realtà,a camminare per il ponte mentre le persone di età superiore alla mia non facevano altro che discutere della grandezza e della potenza del Titanic.Io,disinteressata,iniziai a contare il numero di scialuppe,pur di non annoiarmi a morte.

"Signor Andrews, mi perdoni, ho fatto un veloce calcolo del numero delle scialuppe moltiplicato per la capacità di ognuna.-Il signor Andrews si voltò verso la mia direzione,avvicinandosi poi al punto dove mi ero fermata per un momento.-Mi perdoni,ma,pare che non ce ne siano a sufficienza per tutti i passeggeri."

"Solo per la metà. Caterina, non le sfugge proprio nulla.-Sorrisi comunque per il complimento,pur essendo allarmata per la capacità delle scialuppe di salvataggio presenti sull'intera nave.- Infatti feci installare questo nuovo tipo di gru che può tenere una fila di scialuppe in più da questo lato. Ma c'era chi sosteneva che il ponte avrebbe avuto un aspetto troppo disordinato. Così la mia proposta fu bocciata."Il signor Andrews continuò la sua osservazione,facendomi rimanere basita al suono delle sue parole.Possibile che i costruttori abbiano deciso che l'aspetto fosse più importante del salvataggio di vite umane?

"È uno spreco di spazio, e poi stiamo parlando di una nave inaffondabile."Naturalmente,non poteva comunque mancare un commento da parte di Louis,a cui non interessava per niente della vita delle altre persone.Nel caso,noi ci saremo comunque salvati,dato il fatto che potevamo pagare per le nostre vite.Ma alle persone meno fortunate economicamente?Tipo Harry e le persone a lui vicine all'interno di quella nave.A loro non pensava nessuno,non sarebbero finiti sui giornali o sulla bocca di qualcuno di importante a livello sociale.

"Dorma sonni tranquilli, piccola Katherine. Le ho costruito un'ottima nave, forte e robusta. Ma è lei l'unico vero sostegno. Continuate verso poppa. La prossima fermata sarà la sala macchine."Appena il signor Andrews si fece spazio per tornare all'inizio della fila e l'attenzione delle altre persone si distolsero dalla mia persona,lasciandomi leggermente indietro,mi sentì avvolgere il braccio da una grande mano.Non appena questa persona mi portò nella palestra e chiuse la porta dietro di me,vidi i suoi rassicuranti occhi verdi.Internamente non potevo non essere contenta e felice di rivederlo,di ammirare il suo viso così giovane e puro come il mio.Poi ripensai alle parole di Louis,quelle che mi spaventarono così tanto,quella stessa mattinata.Guardare l'uomo di cui mi innamorai,immaginando gli occhi freddi dell'uomo che avrei dovuto sposare.Mi venne in mente di abbracciarlo,seguirlo ovunque volesse portarci il vento,ma quei pensieri non erano realizzabili.

"Harry,questo non è possibile.Non posso vederti."
Cercai di scappare dalle sue braccia così confortanti e sicure,ma ancora una volta,non mi lasciò andare.Nei suoi occhi leggevo che non mi avrebbe mai lasciata andare,in un modo o nell'altro.I suoi occhi,così verdi,speranzosi di vedere un futuro costruirsi tra di noi e intorno a noi.Degli occhi innocenti e innamorati,nuovi ad un'amore così forte sbocciato in poche ore passate assieme,ecco cosa vedevo davanti a me.Un ragazzo,un uomo,che mi avrebbe amata probabilmente fino alla morte.E,anche se tutto quello mi rendeva estremamente felice nel mio essere,dovevo rinunciarci e trascorrere una vita insulsa,piena di lusso ma scarsa di amore.

"Devo parlarti." Un nuovo cappotto copriva le sue spalle,sicuramente rubato da qualche signore di alta società,ma questo non mi interessava.Mi appassionava il ragazzo celato sotto quel cappotto,il ragazzo gentile e altruista che avevo imparato a conoscere in così poco tempo.

"Harry, no. Sono fidanzata. Sto per sposare Louis, amo Louis." Il mio orgoglio e tutta la mia sicurezza sparirono nello stesso momento in cui pronunciai quelle stesse parole. Mi sentivo in obbligo di farlo, sapevo che ero costretta da persone che consideravo come delle estranee e, proprio per questo, il mio cuore si ruppe alla vista dell'espressione dipinta sul volto del ragazzo di fronte a me. Non avrei voluto perdere Harry per niente al mondo, non avrei mai voluto dare ascolto alle parole meschine di mia madre, non avrei mai voluto sentirmi minacciata dall'ira scattante che caratterizzava Louis e, soprattutto, mi sentivo una totale stupida perché  lo stavo permettendo.

"Katherine, non sei certo uno zuccherino, va bene?Anzi, direi persino che sei una bisbetica viziata. Ma, sotto questa facciata sei la più fantastica, la più straordinaria, la creatura più splendente che abbia mai conosciuto-"Non volendo soffrire ulteriormente ascoltando le rassicurazioni di cui stava per inondarmi, cercai di allontanarmi dal ragazzo che aveva ormai conquistato il mio cuore. Sapevo che se avessi passato ancora del tempo a sentire ciò che voleva assolutamente dirmi, non l'avrei più lasciato andare. I miei doveri da donna mi impedivano di condurre la vita che avrei veramente voluto, mi impedivano di passare del tempo con Harry. Ormai ero consapevole del fatto che, per quanto avessi voluto, non avrei mai potuto cambiare il corso  della vita che mi era stata accuratamente scelta, la quale consisteva nello spostare Louis, nel dargli tanti di quei figli, che avrei poi dovuto crescere come uomini e donne di alta borghesia alla quale saremmo appartenuti, nel restare a casa senza però averne potere.

Cercai di uscire dalla palestra nella quale ci aveva trascinati entrambi, quando Harry afferrò il mio braccio e fece aderire la mia schiena al vetro opaco della grande sala. I suoi occhi verdi mi scrutarono attentamente e non avrei sicuramente voluto fare nulla per impedirglielo.

"No, no, lascia che mi spieghi. Sei..sei incre..-" cercò le parole giuste per farmi restare ad ascoltarlo, cosa che non potevo permettermi. Poi sbuffò con un'espressione sconfitta dipinta sul volto e alzò lo sguardo, che aveva leggermente abbassato, guardando ancora una volta dritto all'interno dei miei occhi, come a leggermi i pensieri o a scrutarmi l'anima."-Non sono un idiota. So come funziona il mondo. Ho dieci dollari in tasca, non ho niente da offrirti, e questo lo so. Lo capisco. Ma ormai ci sono troppo dentro. Salti tu, salto io, ricordi? Non posso voltarti le spalle senza avere la certezza che starai bene. Desidero solo questo." Sentii gli occhi iniziarsi a farsi lucidi, ma cercai di trattenermi dal piangere, non perché non volessi mostrargli il mio lato più debole, non perché non mi fidassi della sua discrezione, ma solo perché avrebbe reso questo allontanamento ancora più difficile di quello che doveva essere per entrambi. 

"Sto bene. Starò benissimo, davvero." Cercai di convincere inutilmente sia Harry che me stessa. Sapevo già che non sarei stata felice senza di lui, che non sarei stata bene senza la sua alta figura al mio fianco. L'insicurezza era visibilmente presente nelle mie parole e, per un momento e sbagliandomi, sperai con tutta me stessa che il giovane uomo davanti a me non l'avesse percepita tanto quanto in realtà aveva fatto.

"Davvero? Non credo proprio. Ti tengono in trappola, Katherine. E morirai se non ti liberi. Forse non subito, perché sei forte, ma prima o poi, quell'ardore che amo tanto in te, Kat, quell'ardore si spegnerà." La lacrima che cercavo con tutta me stessa di trattenere, scese lungo la mia guancia al suono di quelle parole così vere. Venne catturata dal pollice di Harry poco prima di arrivare sulle mie labbra in un gesto che mi fece socchiudere leggermente gli occhi, facendomi solamente percepire il suo pollice accarezzare dolcemente le mie labbra socchiuse.

"Non spetta a te salvarmi, Harry." La sua mano si posò sul mio fianco, lasciando in pace le mie labbra di un color rosato. La mia mente non ragionò come avrebbe dovuto a quel contatto, ma si riprese, sia velocemente che difficilmente, al pensiero di come ero stata sgridata da Louis quella stessa mattina e di quanto non avrei voluto che si ripetesse una situazione così spiacevole.

"Hai ragione. Solo tu puoi farlo." La tristezza e il rammarico che stava provando erano evidentemente emozioni trapelanti dalla sua voce, un piccolo dettaglio che mi fece rimpiangere ancora di più quel momento. La sua mano si spostò nuovamente sul mio viso, nel tentativo di accarezzare la pelle liscia del mio zigomo, fermata però dalla mia. Aprii gli occhi per trovare le sue stupende iridi verdi lucide, che mi spezzarono maggiormente il cuore. Perché sapevo di conoscerlo da veramente troppo poco tempo, ma quei pochi attimi passati insieme potevano essere considerati i migliori momenti della mia vita, sicuramente erano i ricordi migliori e più importanti.

"Lasciami andare, per favore." Sentii il suo corpo distanziarsi dal mio in un piccolo gesto che mi diede l'immensa forza che mi servì per andarmene, per lasciarlo da solo dentro quella palestra. Prima che me ne andassi mi guardò ancora una volta, facendomi capire immediatamente che sapeva già ciò che era successo anche se non me ne aveva parlato, dandomi la possibilità di scegliere se andarmene o restare, senza che lui mi costringesse, mostrandomi ancora una volta uno degli aspetti migliori del suo carattere, mostrandomi ancora una volta la libertà che mi avrebbe donato se fossi rimasta con lui.      

  
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