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Autore: Sarahblack94    12/10/2017    0 recensioni
Hazel Lavellan ha sconfitto Corypheus, sciolto l'inquisizione e riportato Solas in una silenziosa Skyhold. Il suo marchio si è misteriosamente cicatrizzato, ma i suoi sogni sono tormentati e ha spesso la sensazione di dormire per giorni interi, dimenticando la realtà. Si sveglia spesso sudata, con un nodo nello stomaco e il suo primo impulso è cercare Solas. I suoi compagni sembrano spettri e Blackwall è sparito senza lasciare tracce. E' troppo ordinario e tranquillo e le occorrono molti sforzi per elaborare ciò che la sua memoria dimentica durante il sonno. C'è qualcosa che non va, ma nessuno sembra notarlo oltre a lei [...] {SolasxLavellan}
Genere: Angst, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inquisitore, Solas, Un po' tutti
Note: Lemon, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Incompiuta, Spoiler!, Triangolo
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Capitolo I


Entrò. Lo sguardo rovistò perfino sulle pareti, nella speranza di vederlo. Non c'era.
Avanzò nell'atrio, volgendo gli occhi al soffitto di quella torre, che ospitava la biblioteca in cui Dorian era solito trascorrere il tempo e la soffitta del suo capospia, più vicina al cielo di quanto immaginasse. Non ricordava di avergli fatto visita negli ultimi tempi e iniziò a domandarsi se il suo sonno non fosse durato secoli.
Era così silenzioso da essere lugubre, tanto che anche la stoffa della sua veste da notte era troppo rumorosa. Istintivamente si avvicinò alla scrivania dell'elfo, rovistando tra i suoi appunti senza una ragione precisa. Lentamente quel calore che premeva come una tormenta di lapilli nel suo stomaco si placò appena, cedendo il posto alla curiosità mista al senso di spaesamento che l'attanagliò di lì a poco. Sempre di più. Scartò qualche foglio poco interessante, finché lo sguardo non si soffermò su una calligrafia familiare:

Fen'Harel,
è così che dovremmo chiamarti?
Ti aspetterai delle scuse da parte mia, ma non dimenticare che è soprattutto grazie alle mie conoscenze se sono riuscita a contattarti.
Dopo la dipartita dell'Inquisizione nessuno avrebbe potuto prevedere quale sarebbe stato il mio ruolo in tutta questa storia.
Sono tuttavia onorata di aver fatto la tua conoscenza,
nell'attesa del nostro prossimo incontro.

M.


Corrucciò la fronte in una smorfia perplessa, cercando di fare chiarezza nei suoi pensieri. Fen'Harel? Quel Fen'Harel?
Si toccò la fronte. Il suo ultimo ricordo aleggiò nella sua mente con la delicatezza di una piuma, divenendo sempre più tangibile. Ne sentì il peso, senza soccombere. Lo accolse, come una folata di vento tiepido in una notte gelida. La sensazione le solleticò una mano, come fosse uno spiritello dispettoso. Il marchio era ormai cicatrizzato, come un ricordo lontano.

"Devo aver bevuto davvero tanto ieri notte"

Sorrise, ritornando sulla lettera appena letta. M.
Le sembrò semplice ricordare quel nome, ma al momento non riuscì. Era a disagio. Non capiva perché.
Nonostante l'affiorare della realtà su quella notte nebbiosa, non aveva idea di chi potesse essere questa misteriosa donna. O per meglio dire, non aveva un'idea chiara, al momento.
Prima di poter anche solo indietreggiare, percepii una sensazione di calore sulla nuca e un tenue pizzicorìo alla testa. Esitò, ma venne accolta da un abbraccio delicato, di cui riconobbe in brevi attimi l'artefice.

Le mani dell'inquisitrice cercarono quelle dell'antico elfo, sfiorandone i dorsi con gentilezza, all'altezza del proprio ventre. La cinse, toccando i suoi capelli color ebano con la punta del naso. Hazel inclinò appena la testa, lasciando che i capelli raccolti in una mezza coda scivolassero appena sulla spalla opposta. Percepì il suo respiro, reprimendo un brivido.

«Vhenan...» Solas era un'ombra, difficilmente ci si accorgeva della sua presenza, a meno che non fosse lui a palesarla.
«Credevi me ne fossi andato?» Sussurrò l'antico, con ilarità. «Avrei tutti i motivi per pensarlo» Replicò lei, appena più cupa. Non vi fu risposta.
Non si sorprese di pensare ciò. Anche se al momento era confusa, niente al mondo avrebbe potuto cancellarle dalla mente il ricordo della dipartita di Solas.

Lui le sfiorò la punta delle orecchie con le labbra, lasciando trascorrere qualche secondo prima di mormorarle «Sei turbata. I tuoi sogni vengono ancora disturbati dal marchio?»
Non aveva idea di cosa c'entrasse il marchio, ma ne avevano già parlato. Non era la prima delle sue notti insonni, probabilmente non sarà l'ultima.
Non era strano che lui sapesse, che lui si accorgesse della sua confusione. Era sempre stato in grado di "leggerla", dacché la conosceva.
Hazel socchiuse appena gli occhi, rilassando lo sguardo. Riflettè. «Forse» Non era più sicura di ciò che provava, del motivo per cui lo stava cercando; di quella sensazione ormai sepolta. Lui tacque, lasciandole il tempo di elaborare i suoi pensieri. Non era nella sua natura forzarla nell'esprimersi, essendo bensì come un'ombra in perenne ascolto, onnipresente nella sua vita. Le mani che cingevano il suo ventre le carezzarono i fianchi, percorrendone il contorno, per poi tornare sul ventre. Il petto premeva appena contro le esili spalle dell'elfa, infondendole calore.

Il marchio non era che una ferita cicatrizzata, che di tanto in tanto tornava a ricordarle della sua esistenza.
Il suo sonno era tormentato, ma non era certa se definire quel disagio come una sensazione disturbante.
Riusciva, oltre che a non ricordare, a provare fastidio fisico. Il marchio doleva, tanto quanto lo stomaco. Spesso si sentiva debole ed era inappetente.
Misteriosamente, era in grado di viaggiare, intrattenersi in un'attività e la sua immagine allo specchio non era disturbante, anzi.
Non riusciva a spiegarsi cosa non andasse, ma rammentò le parole di Solas durante la loro ultima conversazione.
La rassicurava, spiegandole le origini di quel marchio e numerosi effetti collaterali di cui soffriva solo in parte. Le sembrò, ancora una volta, un problema da archiviare.
Solas le sfiorò i lobi con le labbra, poggiandole un bacio sul collo. Hazel reprimette l'ennesimo brivido. Le venne la pelle d'oca.

«Stai cercando di sedurmi per distrarmi dalla mia curiosità?» Sussurrò divertita l'inquisitrice, lasciandolo fare.
«Non è forse tra le mie specialità?» Replicò l'elfo, accordandosi alla sua ironia sussurrata.
«Tanto quanto nascondermi le cose» Riconobbe lei, appena più seria. Le mani dell'elfo si fermarono, inducendola a pensare di aver toccato un argomento dolente, di cui avevano già discusso molte volte. Si morse le labbra, celandogli un'espressione vagamente colpevole, quanto esitante. "Tanto se lo merita" pensò, non troppo convinta. La lasciò e il gelo s'impossessò del suo corpo, quanto la paura. "Non andartene, ti prego" Non fece in tempo a voltarsi, che Solas la colse di sorpresa. Sorrise appena, nell'intravedere la sua espressione spaventata. Le cinse i fianchi con decisione, spingendola col proprio corpo verso la scrivania. La fronte contro la propria.
Sentiva le sue paure e desiderava offrire loro un rifugio sicuro.

«Non lo nego. Vorrei tuttavia assicurarmi che non ti sia dimenticata quali sono le mie altre specialità, ieri notte»

La sorprese. In un impeto di passione gli gettò le braccia al collo, abbandonandosi a lui, contro il suo corpo. Contro la scrivania. Si sedette, allargando appena le gambe per ospitarlo mentre le loro labbra si sfioravano. Accolsero la sua lingua, il sapore della pelle del suo collo. Si morsero, si desideravano. Si inebriò col suo profumo, toccando la stoffa della sua palandrana con veemenza, bramosa.
Le mani dell'antico rovistarono tra le pieghe della sua veste orlesiana fino a trovarne l'orlo e riscoprire il contatto con la pelle calda della sue cosce.
Le strinse, tirandole a sé, lasciandosi ospitare da esse. L'inquisitrice sospirò, come se non trovasse pace. Carezzò la sua nuca, mentre l'elfò scivolò verso il basso, baciandole il collo.
Scese ancora, armeggiando tra le fessure che quella veste leggera le lasciava esposte, tra un'asola e l'altra.
Le baciò il solco tra i seni, al di sotto della stoffa, prima di indurla a stendersi sulla schiena. Tenne in alto le sue gambe, permettendole di rilassarle oltre le proprie spalle.
S'inginocchiò, continuando a baciarle ogni lembo di pelle, sempre più calda. Si spinse ben oltre i limiti del pudore, lasciandole ospitare il proprio volto tra le cosce.
L'inquisitrice miagolò di piacere diverse volte, non riuscendo a far a meno di irrigidire i muscoli delle gambe con una certa costanza; sempre più spesso.

Non ebbe tempo di riflettere, né di chiedere altro. Non solo perché la situazione non le permetteva di perdersi in chissà quali argute riflessioni, ma perché la sua mente sembrò acquisire quelle informazioni, man mano che il tempo trascorreva. La confusione andò via, cedendo il posto allo scrosciante piacere provocato da colui di cui ricordò essere innamorata.
Pianse di piacere, pianse di gioia. Solas l'avvolse col proprio corpo, stringendole i capelli, spingendosi contro di lei. Dentro di lei.

«Lama, ara las mir lath. Bellanaris» L'amò, giurandole che sarebbe stato così per l'eternità.
«Ar lath ma...» Sibilò lei tra i denti, trattenendo l'esplosione di piacere che di lì a poco avrebbe travolto entrambi.

Non c'erano più domande, poiché tra le sue braccia potè trovare solo certezze.
Quel vuoto nel cuore venne sapientemente colmato dall' amore di Solas.
Fino all'alba del giorno dopo.
   
 
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