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Autore: dreamlikeview    13/10/2017    5 recensioni
Dean, a quattro anni, assiste all'omicidio di sua madre. Nel corso degli anni inizierà a sentire il peso di quello che ha vissuto, a sentirsi in colpa per qualunque cosa negativa accaduta alla sua famiglia e molto altro.
Dopo molti anni di solitudine e vita travagliata, un ragazzo impacciato e un po' nerd, Castiel, porterà un po' di luce nella sua vita. Riuscirà ad essere felice?
[Destiel, Human!AU, nerd!Cas, long-fic]
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Nessuna stagione, Contesto generale/vago
Capitoli:
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DESCLAIMER: La storia è scritta senza fini di lucro, i personaggi non mi appartengono in nessun modo e non intendo offendere nessuno. Giuro. 
PS. C'è l'avviso che i personaggi sono molto OOC.

______________

3 anni dopo, novembre 2020

You're my favourite part of me,
With you standing next to me,
I've got nothing to fear.
 
Castiel lo aveva letteralmente salvato, Dean ne era consapevole e lo avrebbe ringraziato ogni giorno della sua vita per ciò che aveva fatto per lui, lo aveva preso tra le sue braccia, lo aveva ascoltato, consolato ed era rimasto accanto a lui. Dopo quella notte in South Dakota, erano passati tre anni, Castiel lo aveva aiutato con pazienza a superare ogni più piccolo problema, era stato accanto a lui la notte quando non riusciva a dormire a causa degli incubi, era stato accanto a lui quando aveva creduto di non farcela, era stato sveglio con lui quando non riusciva a dormire. Lo aveva supportato in ogni modo possibile, e lo aveva anche convinto ad andare da uno specialista, perché ciò che gli era accaduto era così radicato in lui, che da soli non potevano farcela. E gli era stato accanto anche quando andava dal terapista, lo accompagnava sempre e lo aspettava fuori dallo studio, pronto ad abbracciarlo e a rassicurarlo che tutto sarebbe andato bene; lo aveva aiutato in ogni modo concepibile, e Dean non gliene sarebbe stato mai abbastanza grato. D
opo che Dean si era completamente aperto con Castiel, le cose avevano preso un’altra strada, stavolta in salita; perché Castiel non gli aveva più permesso di andare a fondo. Alla fine, entrambi si erano laureati l’anno successivo, ma erano felici e soddisfatti. Dean non avrebbe mai dimenticato lo sguardo fiero di Sam su di lui e quello orgoglioso e pieno d’amore di Cas il giorno della sua laurea, che era stato uno dei giorni più belli della sua vita, Cas, Sam e Benny gli avevano organizzato una festa a sorpresa, durante la quale si era divertito come mai in vita sua. Invece il suo compagno si era laureato esattamente una settimana dopo di lui, e Dean non aveva idea dove avesse trovato il tempo di studiare, ma era fiero di lui e lo amava sempre di più, in realtà entrambi si amavano ogni giorno di più, alla fine l’unico viaggio che avevano fatto, era stato andare a New York per due settimane, da soli, perché Sam era stato troppo impegnato con gli esami finali, i vari stage e le specializzazioni per diventare avvocato e aveva detto loro di fare come se lui ci fosse stato, in realtà Sam sapeva che con loro due avrebbe solamente recitato la parte del terzo incomodo. Dopo la laurea, erano davvero andati a vivere insieme, avevano trovato un piccolo appartamento in affitto poco distante dalla vecchia casa di Dean; avevano cambiato ogni cosa nella loro vita, in meglio però.
L’unica nota stonata in quel periodo era la distanza. Castiel, che aveva fatto domanda in diverse scuole, dopo quasi un anno di convivenza, era stato assunto come maestro d’asilo in una scuola del Wisconsin a Milwaukee, mentre Dean era bloccato in Kansas perché aveva mantenuto il suo posto come barista, sarebbe stato un azzardo lasciarlo senza aver prima trovato un altro lavoro; santo cielo, odiava la situazione che si era creata, vedeva il suo compagno solo il weekend e si sentivano relativamente poco, spesso la sera si sentivano tramite Skype, ed era bello vedere il volto stanco, ma soddisfatto di Castiel, che gli raccontava la giornata e gli parlava dei piccoli bambini con cui passava la maggior parte delle mattinate. Gli mancava immensamente, ma sapeva che era solo una situazione temporanea, anche se era difficile avere una relazione a distanza stabile, quando i messaggi e le telefonate non bastavano e avrebbe solo voluto affondare le dita tra i suoi setosi capelli scuri o baciare le sue labbra; poteva resistere qualche anno in quel modo, se questo significava passare il resto della sua vita con Castiel.
Dean sapeva di non essere la persona più romantica o la persona più accomodante – quello era il suo compagno – ma sapeva sorprendere le persone quando meno se lo aspettavano. Aveva preso alcuni giorni di permesso dal lavoro, per poter fare una sorpresa a Castiel. Il loro quarto anniversario si avvicinava e lui voleva solo passare qualche giorno con lui, che non fossero quei furtivi fine settimana durante i quali Cas arrivava a casa il venerdì notte o il sabato all’alba e la domenica partiva nel primo pomeriggio per tornare a Milwaukee. Voleva passare con lui qualche salutare giorno insieme, per poter fare le stesse cose che erano soliti fare quando andavano ancora al college e che avevano fatto in quell’anno di convivenza. Aveva avvisato Sam che non sarebbe stato a casa per qualche giorno e si era messo in auto con il bel tempo dalla sua; per essere l’inizio novembre, le giornate erano ancora soleggiate, anche se erano comunque fredde. Partì all’alba del tre novembre, si mise in viaggio, spegnendo il cellulare per non farsi scoprire da Castiel. Se avesse sospettato qualcosa, probabilmente lo avrebbe dissuaso dal fare un viaggio tanto lungo, a Dean non avevano mai fatto paura le lunghe distanze, anzi, guidare gli era sempre piaciuto e guidare per raggiungere lui, era ancora meglio. Sperava di arrivare intorno alle tre del pomeriggio a Milwaukee giusto in tempo per la fine della giornata lavorativa di Cas e sperava di poter passare con lui il resto della giornata e magari della settimana, assaporare un po’ della vita che avevano deciso di vivere insieme, perché l’avevano avuta per relativamente poco tempo, prima che Castiel fosse assunto lontano da lui. Era davvero difficile avere una relazione a distanza, la lontananza si faceva sentire ed entrambi sentivano di poter impazzire, ma resistevano in nome del loro amore. Dean sorrise, guardando l’angelo di pezza che Castiel gli aveva regalato per il primo Natale che avevano passato come coppia, Dean non lo aveva mai tolto da lì, ogni volta che aveva riparato l’auto, quello era tornato al suo posto, e anche se era un po’ consumato e un po’ strappato – soprattutto da dopo l’incidente di tre anni prima – Dean lo aveva tenuto con sé, perché gli ricordava un po’ se stesso con Castiel, che lo aveva voluto nella sua vita, anche dopo aver scoperto tutto il suo passato.
Dean fece giusto un paio di pause per prendersi un caffè durante il viaggio, ma tenne un’andatura rapida, non vedeva l’ora di arrivare da Cas e passare con lui il loro anniversario. Erano quattro anni che stavano insieme, ad esclusione di quel mese terribile in cui aveva fatto la stronzata di lasciare Cas, ed erano passati quasi tre anni da quando Cas l’aveva trovato distrutto e lo aveva salvato da se stesso, quattro anni che tra di loro le cose andavano per il verso giusto.
Arrivò a Milwaukee alle tre del pomeriggio, come si era prefissato – anche se aveva trovato un incidente sulla strada che l’aveva costretto a cambiare strada e aveva dovuto prendere una strada alternativa – e non impiegò molto a trovare la scuola dove insegnava Cas, ricordava di aver letto l’indirizzo sul contratto di ammissione di Cas e l’aveva annotato nel caso avesse deciso di andare da lui qualche volta. I bambini stavano uscendo in quel momento, urlando e riversandosi nel cortile, per correre dai propri genitori. Dean si ritrovò a sorridere, perché ricordava bene quando Sam alla loro età, uscendo da scuola, correva verso Bobby e gli stringeva le gambe iniziando a raccontargli la sua giornata; ricordava vagamente anche se stesso correre verso la madre, prima di quella notte. Scacciò immediatamente quei pensieri dalla mente e si concentrò sul bel maestro che usciva e sgridava un bambino che aveva rubato la bambola ad una bambina più piccola, e immediatamente sorrise. Castiel era bellissimo nelle vesti di maestro, sempre avvolto nel suo inseparabile trench beige; aveva i capelli arruffati, il volto un po’ stanco, ma persino da lontano, Dean poteva vedere i suoi occhi blu brillare, tant’erano luminosi. Non resisteva più, voleva avvicinarsi a lui e stringerlo tra le sue braccia, perché gli era mancato troppo. Non si vedevano da due settimane, il weekend precedente Castiel aveva avuto uno stupido corso d’aggiornamento e non era potuto andare a Lawrence, dove Dean stava facendo i doppi turni per poter prendere quella settimana di vacanza per il loro anniversario. Uscì dall’auto velocemente e chiuse la portiera, Cas non si era accorto di lui, stava parlando con una giovane donna, sua coetanea, dai lunghi capelli scuri che gli sorrideva in modo ebete, e lo guardava in modo adorante, certo, come biasimarla, Castiel era un bellissimo uomo, ma non solo, era anche gentile, simpatico, dolce con i bambini, e affascinante, ma pft, scusa tesoro, il bel maestro è impegnato – si ritrovò a pensare mentre si avvicinava a lui, e dimezzava la loro distanza. Lei ridacchiava, mentre Castiel le raccontava una marachella di un bambino della sua classe, quella ragazza pendeva dalle labbra del suo Cas, forse aveva una cotta per lui, o qualcosa del genere, pft, povera illusa.
«Salve» salutò sorridendo «Sto cercando il maestro Novak».
Castiel si irrigidì sentendo la sua voce, e si voltò immediatamente, con gli occhi spalancati e pieni di sorpresa e, scioccato, mormorò: «Lo hai trovato…»
«Ciao Cas» disse, stavolta lui con il sorriso ebete sul volto.
«Dean!» esclamò Castiel immediatamente, ripresosi dallo shock iniziale, annullando la loro distanza in pochissimi secondi «Cosa ci fai qui?» chiese, a metà tra l’emozionato e il divertito. Non si aspettava che andasse lì, non si aspettava di vederlo, era stata una piacevole sorpresa per lui.
«Sorpresa» sussurrò al suo orecchio, sentendolo piacevolmente rabbrividire d’emozione contro di sé «Non mi presenti la tua amica che ti fa gli occhi dolci?» ridacchiò. Castiel lo colpì scherzosamente sul braccio, e si scostò da lui.
«Giusto» annuì «Hannah, lui è Dean, il mio compagno» disse con il sorriso sulle labbra «Dean, lei è Hannah, una mia collega» spiegò il moro, spiaccicandosi contro il fianco di Dean.
«C-Compagno?» balbettò lei, stupita.
«Già» confermò Dean, mettendo un braccio attorno ai fianchi stretti del moro, stringendolo di più a sé «Dean Winchester, piacere!» esclamò sorridendo sornione porgendole la mano.
«Piacere mio» mormorò stringendogli la mano «Non sapevo che Castiel avesse una relazione…»
«Con un uomo?» chiese Dean, alzando un sopracciglio con fare interrogativo, temendo già qualche commento di cattivo gusto da quella donna «Beh, in effetti, sì. È impegnato con me, oggi sono quattro anni che stiamo insieme» sottolineò con fare possessivo. Castiel spalancò ancora di più gli occhi, Dean aveva ricordato il loro anniversario? Dean aveva ricordato il loro anniversario ed aveva viaggiato per raggiungerlo? Quella era una delle cose più romantiche che avesse fatto per il loro anniversario, e quasi stentava a riconoscere il suo compagno.
«Castiel è così riservato» commentò lei, sorridendo, poi esclamò «Congratulazioni!» e «A quando le nozze?» chiese, l’imbarazzo ormai svanito. Dean si accigliò, e sbatté le palpebre, nozze? Matrimonio? Loro due? Oh cielo. Non era pronto ad una domanda del genere, cosa doveva rispondere?
«Beh vedremo» intervenne Castiel «Non ci abbiamo ancora pensato, perché viviamo lontano l’uno dall’altro» spiegò. Hannah sorrise e annuì, si congratulò ancora con loro e poi si congedò educatamente dalla coppia. Castiel si assicurò che ogni bambino fosse ritornato dai propri genitori, prima di allontanarsi da lì con Dean. Ancora non credeva che lui fosse andato fin lì per passare insieme il loro anniversario. Dean non era il tipo da fare gesti del genere, anzi, era decisamente il tipo che dimenticava anniversari, compleanni e ricorrenze varie, a parte l’anniversario della morte di sua madre, doveva esserci qualcosa sotto.
«Devi farti perdonare qualcosa?» chiese quando si trovarono in auto.
«No… perché lo pensi?»
«Beh, sei venuto fin qui e…» biascicò, Dean lo interruppe, sporgendosi verso di lui e premendo le sue labbra contro quelle di Castiel, esattamente come aveva pensato di fare, fin da quando lo aveva visto uscire da quella scuola.
«Sono venuto perché è il nostro anniversario, e non potevo pensare che tu lo passassi da solo qui, lontano da me» soffiò a pochi centimetri dalle sue labbra, sorridendo. Castiel si sciolse letteralmente sentendo quelle parole, non poteva negare che in cuor suo aveva sperato di poter vedere Dean per il loro anniversario, ma non lo aveva esternato ad alta voce, perché sapeva che Dean lavorasse tutti i giorni, e per lui fosse difficile prendere giorni di festa. L’appartamento di Castiel non era molto lontano dalla scuola, vi arrivarono in pochissimi minuti, Dean parcheggiò esattamente di fronte allo stabile, poi insieme a Castiel scese dall’auto e il moro lo portò nel suo piccolo appartamento, un po’ più piccolo della loro casa a Lawrence. Era un monolocale economico, con una piccola cucina, un bagno e una camera da letto.
«Dean, ma come hai fatto con il lavoro?»
«Sai, i giorni scorsi? Quando ho lavorato il fine settimana, notte e giorno? Senza nemmeno un giorno di pausa?» Castiel annuì, confuso «Beh, ho fatto dei turni extra, per poter prendere questa settimana di ferie, diciamo» disse, il moro spalancò gli occhi portandosi una mano davanti alla bocca «Volevo passare un po’ di tempo con te, Cas, e anche se dovrò aspettare che torni dal lavoro, non importa. Sarò qui con te questa settimana».
«Oh Dean!» esclamò buttandogli le braccia attorno al collo, in un gesto che lasciò totalmente stupito Dean, che sorrise stringendolo forte contro il proprio corpo. Inspirò l’odore dei suoi capelli, inebriandosi di esso, wow, meraviglioso – pensò «Grazie, Dean, questo è il regalo più bello che tu potessi farmi…» sussurrò con un singhiozzo intrappolato nella gola. Calde e lente lacrime di gioia bagnarono la maglietta di Dean, che strinse forte il più basso, dandogli piccoli e delicati baci tra i capelli «Mi manchi così tanto, tu non hai idea…» singhiozzò «Ogni giorno mi manchi come l’aria…»
«Ehi, non piangere, Cas…» sussurrò con il volto ancora tra i suoi capelli «Sono qui ora, sono qui…» disse piano rassicurandolo «Non andrò da nessuna parte» promise. Dean fingeva di non capire quando Cas si lamentava della distanza, faceva battute idiote e cercava di sdrammatizzare, ma sapeva perfettamente quanto soffrisse il ragazzo, lui stesso soffriva in modo indicibile, ma si diceva fosse una situazione temporanea, prima o poi sarebbero stati insieme.
«Grazie» sussurrò tra i singhiozzi, lasciandosi stringere dall’altro, Dean gli prese il volto tra le mani e lo baciò delicatamente a stampo. «Ti preparerò qualcosa di buono per stasera» disse, adesso sorridendo tra le lacrime «Sono così felice che tu sia qui, Dean, davvero», dopo aver detto queste parole, Castiel si fiondò sulle labbra di Dean, baciandolo con trasporto, prendendogli il volto tra le mani e stringendosi contro il suo corpo con forza. «Ti amo» mormorò contro la sua bocca, mentre Dean ricambiava il bacio con lo stesso trasporto e con i polpastrelli gli eliminava le lacrime dal volto. Santo cielo, quanto gli era mancato stringerlo così tra le braccia, due settimane senza vedersi erano troppe come il bisogno che avevano l’uno dell’altro tanto, quando Castiel si separò da lui, Dean emise un grugnito contrariato, il moro si rifugiò contro il suo petto e si lasciò cullare dal suo abbraccio, fino a che non si calmò del tutto. Quando Dean fece per baciarlo ancora, Castiel gli mise un dito sulle labbra e «Rilassati, abbiamo tutto il giorno, ti va di vedere la casa?» chiese sorridendo, l’altro emise un gemito di frustrazione e dannazione, Cas sapeva come farlo soffrire e torturarlo in modo dolce. Si ritrovò ad annuire e l’altro gli prese la mano, mostrandogli il piccolo appartamento che momentaneamente occupava; quando lo condusse nella sua camera, Dean spalancò gli occhi, l’aveva sempre vista dalla prospettiva di Cas, quando era seduto sul letto, e non l’aveva mai notato, ma sui muri Castiel aveva messo con dei piccoli chiodi tutte le loro fotografie. Era meraviglioso. Si ritrovò a scuotere la testa e a spingere con gentilezza Castiel verso il letto, facendolo cadere sopra. Lo baciò ancora con dolcezza e trasporto e lo strinse forte contro il suo corpo, non voleva altro, voleva solo tenerlo tra le braccia e inspirare il suo dolce profumo, Castiel intuì i suoi desideri, perché si lasciò stringere e coccolare, ne aveva davvero bisogno anche lui.
«Come stai, Dean?» gli chiese il moro, appoggiandosi al suo petto, accarezzandolo gentilmente.
«Sto bene, Cas» rispose «Cioè, mi manchi da morire, e mentirei se dicessi che è tutto meraviglioso come quando tu eri con me» spiegò «Ma sto bene, c’è sempre quella rottura di coglioni di mio fratello che mi ronza intorno».
«Tuo fratello è una persona fantastica, non saremo qui se non fosse stato per lui» gli ricordò il moro, sorridendo in modo dolce, dandogli un bacio sul mento, poi lo guardò negli occhi «Non ci credo ancora che tu sia qui».
«Già, volevo fare qualcosa di bello per te» disse semplicemente «Ho sbagliato?» chiese preoccupato. Che Cas non avesse apprezzato la visita? Che preferisse altro? Magari qualche bel libro inviato per posta?
«No, ma cosa dici?» chiese stupito «Non avrei voluto nient’altro che te al nostro anniversario, ed eccoti qui» lo rassicurò accarezzandolo «Solo non me lo aspettavo, a dire il vero, l’unica volta che mi hai fatto una sorpresa era il nostro primo anniversario ed eri totalmente nudo sul letto, con delle rose, ed è stato abbastanza imbarazzante» ricordò Castiel con il sorriso sulle labbra.
«Ho superato me stesso quella volta, ammettilo».
Castiel scoppiò a ridere e premette le proprie labbra contro quelle di Dean, sorridendo contro la sua bocca: «Onestamente, sono molto più felice ora, hai fatto un viaggio di tanti chilometri solo per me» mormorò a bassa voce, lasciandogli un bacio sul mento «Meriteresti un premio» disse suadente, stringendosi contro di lui «Ma più tardi».
«Sei sempre il solito» borbottò Dean divertito. Passarono il tempo su quel letto, a coccolarsi, a raccontarsi gli ultimi avvenimenti e tenendosi stretti l’uno all’altro, come se non volessero lasciarsi andare. Poi Castiel decise che era ora di cucinare e si alzò sorridendo al suo ragazzo e sparì oltre la porta della camera, dirigendosi in cucina.
Dean avrebbe passato ore ad osservare Castiel cucinare, il modo in cui scivolava tra i fornelli, il modo in cui canticchiava mentre preparava qualcosa e muoveva la spatola, il modo in cui sorrideva appena mentre sistemava le pietanze nei piatti. E poi cucinava divinamente – non lo diceva solo perché era il suo compagno, no – Dean non aveva mai mangiato niente di più buono delle pietanze cucinate da Cas – ricordava ancora il battibecco che aveva avuto con Jody quando le aveva detto che Cas era un ottimo cuoco, e che come preparava lui delle cose, le cose verdi non le preparava nessuno e lei si era infuriata, perché aveva passato anni a cercare di convincerlo e poi arriva Cas e lui mangia le verdure, le chiamavi cose verdi quando eri piccolo! – si sentiva letteralmente in paradiso, ogni volta che prendeva un boccone. Lo raggiunse e lo abbracciò da dietro, dandogli un bacio sulla nuca, Castiel borbottò qualcosa sul fatto che lo stesse distraendo, ma Dean fu più rapido, lo fece voltare verso di sé e catturò le sue proteste in un lungo e appassionato bacio. Cenarono insieme sulla piccola penisola nella cucina di Cas, guardandosi l’un l’altro con ardore e amore. Entrambi sapevano che avrebbero fatto poco, oltre a stare in quella casa, ad amarsi e a recuperare il tempo perso, avrebbero festeggiato il loro quarto anniversario in modo completamente anticonvenzionale. Dean non avrebbe potuto chiedere nulla di meglio che quello.
Quella sera dopo cena guardarono un film sul tablet di Castiel, distesi sul letto, con le gambe intrecciate, stretti l’uno all’altro, il moro aveva la testa appoggiata tra il collo e la scapola del suo compagno, il quale manteneva con una mano il tablet e con l’altra lo stringeva contro di sé, lasciandogli di tanto in tanto dei baci tra i capelli, tra i quali teneva infossato il naso; ad un tratto, Dean posò il tablet e iniziò a baciare lentamente il collo del suo compagno, lo fece distendere sul letto, baciandolo piano e dolcemente, iniziando pian piano a togliergli la felpa pesante e la t-shirt che portava sotto, gli baciò con calma il petto e il collo, senza fretta. Scese con gentilezza tra le sue gambe, sbottonandogli i pantaloni e glieli tolse con un solo gesto rapido, perché non poteva più aspettare, aveva desiderato troppo averlo di nuovo tra le braccia, stringerlo forte contro di sé, e fare l’amore con lui, che non riusciva a più resistere. Poi Castiel decise che anche lui ne aveva abbastanza di perdere tempo, e iniziò a spogliare a sua volta Dean. I loro gesti, dettati dalla passione e dalla voglia di appartenersi di nuovo, divennero confusionari e continuarono a baciarsi con passione.
«Cas» riuscì a dire Dean, nel turbine della passione, una cosa era chiara nella sua mente.
«Dean» gemette l’altro sorridendo. Il più alto si lasciò scivolare sotto il suo compagno e lo guardò negli occhi, a Castiel bastò quello per capire cosa volesse fare Dean, e sorrise dolcemente «Dean, ne sei sicuro?» chiese apprensivo accarezzandogli il volto con dei gesti gentili e affettuosi.
«Mai stato più sicuro» disse sorridendo «Sono tuo».
«Mi prenderò cura di te» promise in un sussurro Castiel, dandogli un bacio sul petto all’altezza del cuore.
«Lo fai sempre» sussurrò Dean; l’altro gli sorrise e il mondo in quel preciso istante parve fermarsi. Fecero l’amore, come se fosse stata la loro prima volta, tra le coperte fresche di Castiel, stringendosi forte, senza volersi mai più lasciare andare, lasciando scorrere l’amore profondo che provavano tra di loro come un fiume in piena; poteva sembrare un atto insignificante quello, soprattutto in una coppia stabile e duratura come la loro, ma per Dean aveva un significato più profondo, in quel modo, si stava concedendo completamente alla sua persona, e mai in vita sua l’aveva fatto. Con Castiel, semplicemente si sentiva sicuro di ogni cosa, con Castiel poteva affrontare tutto, e ora che sembrava che i suoi problemi fossero stati accantonati, per permettergli di vivere una nuova vita, era pronto a darsi totalmente a lui, senza alcuna remora. Dopo quel periodo orribile, della droga e dell’alcool e del sesso frenato, aveva promesso a se stesso che se si fosse concesso a qualcuno, lo avrebbe fatto solo per puro amore. Non aveva mai creduto di meritarlo, fino a che non aveva incontrato Castiel e aveva rimesso a posto ogni piccolo pezzo distrutto della sua anima.
«Ti amo» confessò ansimando, dopo che entrambi ebbero raggiunto l’apice del piacere, sebbene facesse freddo erano sudati e accaldati, e quando sentì l’altro tremare appena per l’emozione e un po’ per il freddo che provava, lo strinse forte, facendo combaciare i loro petti «Ti amo, Cas».
Il moro sorrise e alzò lo sguardo verso l’altro, i suoi occhi erano limpidi, azzurri come il mare, sembravano leggergli l’anima e Dean poteva specchiarsi in essi, tant’erano puri: «Ti amo anch’io, Dean», sussurrò sulle sue labbra, dandogli un delicato bacio a stampo, si coccolarono a lungo e Cas si addormentò con il volto premuto contro il petto di Dean, stringendogli un braccio attorno ai fianchi, come se temesse che il suo compagno potesse sparire da un momento all’altro.
 
La settimana era passata troppo in fretta, e Dean aveva già ricevuto mille telefonate dal suo datore di lavoro, che gli ricordava ciò che c’era da fare nei giorni seguenti e il ragazzo avrebbe solo voluto restare ancora una notte tra le braccia del suo compagno, dopo aver fatto l’amore. Era andato a prenderlo al lavoro ogni giorno, aveva fatto amicizia con alcuni dei suoi colleghi – dei quali era profondamente geloso, , anche delle donne – e si era dimostrato la persona più attenta e dolce che una persona potesse immaginare di conoscere. Spesso aveva fatto trovare la cena pronta a Cas anche se tra i due non era lui quello bravo in cucina, altre lo aveva portato a cena fuori. Era stato così bene, da desiderare di non voler mai più andare via da lì, e se non fosse stato per il lavoro, sarebbe davvero rimasto con lui.
Era l’ultima notte, Dean sarebbe dovuto partire all’alba del giorno seguente, ma non riusciva a dormire, voleva osservare Cas ancora, imprimere bene nella sua mente l’immagine del suo volto rilassato e del suo petto che si alzava e abbassava lentamente.
«Dean» mormorò voltandosi verso di lui, trovandosi faccia a faccia con lui, percepiva che ci fosse qualcosa che non andava, lo conosceva fin troppo bene «Che succede?» chiese accarezzandogli il volto con delicatezza.
«Niente, Cas, è che non voglio partire» disse, guardandolo negli occhi, lesse lo stesso desiderio negli occhi del compagno. Neanche lui voleva separarsi di nuovo, era qualcosa che faceva male ad entrambi.
«Lo so, Dean» disse senza smettere di accarezzargli il volto «Ho fatto richiesta per il trasferimento, sai… potrebbero mandarmi in qualche asilo a Lawrence, quando ci sarà la possibilità» gli occhi di Dean si illuminarono e non credeva alle sue orecchie, c’era la possibilità che Cas tornasse da lui?
«Non ne abbiamo mai parlato» disse Dean guardandolo «Ma potrei cercare qualcosa qui. Qualcuno avrà bisogno di un bravo meccanico» scherzò, Castiel lo guardò male e contrariato, sapeva quanto Dean tenesse alla sua famiglia, e un possibile allontanamento da loro avrebbe potuto farlo star male, e non voleva.
«Dean, non voglio che tu faccia sacrifici per me» disse seriamente «Se poi un giorno ti pentissi e odiassi me per averti costretto ad una scelta del genere, come allontanarti dai tuoi familiari?» chiese, andando leggermente in paranoia «Se un giorno litigassimo e mi rinfacciassi questo? Non voglio…» mormorò scuotendo la testa.
«Cas, calmati» lo rassicurò il ragazzo, prendendogli il volto tra le mani, di nuovo «Non potrei mai odiarti e rinunciare a un odioso posto di merda per venire da te, sarebbe il massimo per me. E lo sai, Sam sarebbe felice se io fossi felice al tuo fianco, non fa che ripetermi quanto sia un idiota a starti ancora lontano. So che ho detto spesso che era un azzardo lasciare il posto in cui lavoro da anni, ma… per te, lo farei. Per te, farei un salto nel vuoto. So che ci ho messo davvero tanto a capirlo, ma lo sai, a volte…» Castiel lo interruppe, baciandolo con trasporto, perché quando Dean apriva il suo cuore in quel modo, tutto il mondo di Castiel si illuminava e prendeva una forma diversa e armoniosa. Lo rendeva la persona più felice del pianeta solo con quelle poche parole o piccoli gesti.
«Questo bacio significa che vuoi che venga qui?» chiese.
«Significa che voglio vivere insieme a te, ma non rischieremo con salti nel nulla, okay, Dean?» gli chiese «Andrà tutto bene, riusciremo ad essere felici, insieme, come vogliamo, ma dobbiamo valutare bene ogni cosa».
«Riesci sempre a dire le cose giuste» disse, sorridendo e affondando il volto contro il suo collo, soffiando leggermente contro la sua pelle ancora accaldata dalla passione travolgente che li aveva coinvolti poco prima, strofinò il naso contro la sua spalla, lasciandoci un leggero bacio sopra. Castiel gli accarezzò i capelli con dolcezza e sorrise anche lui, Dean non sapeva come Castiel riuscisse sempre a dire la cosa giusta per farlo stare bene, la cosa giusta per farlo ragionare, l’importante era che lo facesse ragionare, sempre per il verso giusto «Faremo come dici tu».
«Fa male anche a me, Dean» confessò Castiel «Ma dobbiamo essere più forti noi».
«Immagino tu abbia ragione» soffiò, ammettendo che si stava lasciando trasportare dal momento, aveva assaporato per la prima volta la vita di coppia che avevano progettato lui e Cas e per una settimana intera non aveva avuto alcun problema se non dover andare a prendere Cas e dover aspettare minuti interi che finisse di raccomandarsi con i bambini, o che commentasse determinate cose con i suoi colleghi, o che sorridesse in quel modo che era solo suo a quegli idioti che gli ronzavano intorno, la gelosia, forse era stato il suo unico problema, ma ci stava lavorando.
«Io ho sempre ragione, Winchester» scherzò lui, ridacchiando, baciandolo ancora una volta. Poi si lasciò scivolare accanto al suo compagno, e lo strinse in un abbraccio confortevole, che sapeva di casa e amore e disse: «Saremo felici come meritiamo, Dean, perché, ascolta me, noi, io e te, lo meritiamo, entrambi». Dean sapeva perché avesse sottolineato più volte noi, io e te, perché non voleva che lui pensasse di non meritarlo, solo perché avevano avuto quel piccolo inconveniente della distanza, non avrebbero mai potuto immaginare un risvolto simile. Dean però annuì e sorrise, perché sapeva che Cas avesse ragione, perché sapeva, in fondo, un po’ di meritarlo. Anche Sam glielo diceva spesso, meritava di essere felice dopo tutti i disastri e i traumi che aveva avuto. Dopo tantissimi anni, Dean aveva capito di meritarlo anche lui, che non era poi così sbagliato essere felici. Si rigirò nel letto accanto a Castiel, e lo strinse forte, anche se ormai erano le tre del mattino e lui in poche ore sarebbe dovuto ripartire. Con il capo appoggiato sul suo sterno, cullato dai suoi respiri e battiti del cuore, Castiel scivolò placidamente nel sonno, dopo aver baciato ancora una volta Dean, che, dopo un momento di riflessione e di insicurezza, rise, guardando il soffitto, rendendosi conto che quello, nonostante tutti i problemi e le sventure, nonostante gli stati che li dividevano e la distanza fisica, era esattamente ciò che aveva sempre desiderato. Si addormentò anche lui, stretto al corpo del suo compagno, facendogli la muta promessa, che presto sarebbero stati di nuovo uniti e non si sarebbero dovuti separare più.
Dean partì quattro ore dopo, alle sette in punto, dopo aver fatto colazione con il suo compagno, che la sera prima gli aveva preparato il pranzo per il viaggio e che per l’occasione gli aveva rubato due maglie e una felpa, perché così posso sentire il tuo profumo quando non ci sei – Dean aveva perso il conto di quanti indumenti gli avesse rubato Cas.
Castiel lo salutò con un lungo bacio e una singola lacrima scivolò fuori dai suoi occhi, lacrima che fu prontamente bloccata da Dean, che l’asciugò con le labbra, e la promessa che sarebbe tornato presto. Il moro si aggrappò al suo collo, sperando che non andasse via, che non partisse, che restasse lì con lui ancora un po’, perché sapeva che gli sarebbe mancato troppo e le sole telefonate non sarebbero bastate per un’intera settimana.
«Non piangere, Cas» sussurrò «Tra poco ci saranno le vacanze natalizie, no?»
Castiel annuì, e si strinse maggiormente al più grande, affondando il volto contro la sua spalla, ci sarebbero state le vacanze di Natale e loro sarebbero stati impegnati con i loro familiari, avrebbero passato molto tempo insieme, nel loro appartamento, forse avrebbero anche preparato i biscotti e dolci vari come piaceva a lui, mentre Dean rubava l’impasto o faceva disastri per tutta la cucina con la farina e il burro. Si ritrovò a sorridere contro la spalla del più alto.
Si scambiarono un altro dolce bacio, prima di salutarsi definitivamente, prima che Dean entrasse in auto e mettesse in moto. Castiel si sporse verso il finestrino, con l’aria di chi aveva qualcosa da dire, e il biondo abbassò il finestrino guardandolo dritto negli occhi, Castiel non gli fece domandare nulla, premette le labbra contro le sue e: «Chiama appena arrivi» disse preoccupato.
«Sì, mammina» promise. Poi mise in moto l’auto e si mise in viaggio verso casa, allontanandosi da Castiel, sentendo che in tutto quello c’era qualcosa di profondamente sbagliato.
Presto – si disse Dean – presto vivremo insieme come sogniamo, amore mio.
 
Sei mesi dopo, maggio 2020
Quella mattina di maggio, Castiel avrebbe solo voluto distruggere tutto ciò che trovava sulla sua strada, perché non era possibile che gli avessero rifiutato di nuovo il trasferimento, Riprovi tra un anno, Novak – gli aveva detto quella stronza della direttrice, perché al momento non possiamo autorizzare nessun trasferimento. Non lo aveva detto a Dean, perché non voleva che si preoccupasse o qualcosa del genere, ma era di pessimo umore e davvero aveva solo voglia di gettarsi tra le braccia del suo compagno e calmarsi, ma ovviamente non poteva, perché erano distanti infiniti chilometri e lo erano da troppo tempo, e lui era uno che di pazienza ne aveva fin troppa, ma quel giorno no. Era di pessimo umore, e se ne accorsero anche i bambini della sua classe, che per tutto il tempo non fiatarono ed eseguirono tutte le attività come bravi alunni, solo una bambina, verso metà giornata, si avvicinò a lui con un disegno che ritraeva un sole enorme che sorrideva, e «Maestro, sei tu!» aveva detto. Quel piccolo gesto aveva disteso un po’ i nervi di Castiel, che l’aveva ringraziata e aveva attaccato il disegno alla parete della classe con del nastro adesivo. Il suo umore era migliorato ancora di più quando la sua collega, Hannah, lo aveva preso da parte e gli aveva detto di aspettare un bambino, che lei e il suo fidanzato si sarebbero sposati quell’estate e che sarebbe stata felice se lui e Dean avessero partecipato alla festa. Castiel le sorrise in modo dolce, e le promise che ne avrebbe parlato con il suo compagno. Quando era tornato a casa, si era gettato sul letto, stanco, e aveva fissato le foto sue e di Dean, erano quattro anni e mezzo che stavano insieme, e si chiese come sarebbe stata una vita insieme a lui, come sarebbe stato sposarsi e mettere su famiglia. Non ne avevano parlato ancora perché avevano l’enorme problema della distanza che li divideva, ed era qualcosa che nessuno dei due riusciva a sopportare, soprattutto lui. Forse poteva usare come pretesto il futuro matrimonio di Hannah, per parlare del loro futuro, non gli avrebbe mai chiesto di stravolgere la sua vita per lui, ma a volte, egoisticamente, sperava che Dean si presentasse fuori casa sua con la valigia e gli dicesse che non sarebbe più andato via. Controllò l’orario e si disse che Dean era libero a quell’ora del pomeriggio, così gli telefonò sperando che gli facesse passare del tutto il malumore.
«Ehi Cas!» rispose dopo qualche squillo, Castiel sentì immediatamente il cuore più leggero, ogni volta che parlava con Dean e sentiva la sua voce era così, Dean era in grado di calmarlo come nessun altro.
«Ehi Dean» lo salutò con il tono triste «Come stai?»
«Io sto bene, ma tu? Che hai? Sei triste? Perché sei giù di morale?» chiese a ripetizione, senza respirare tra una domanda e l’altra, preoccupato a causa del suo tono. Castiel sorrise timidamente, perché era dolce che Dean si preoccupasse per lui ogni volta che sentiva il suo tono giù di morale. Era assurdo come si capissero bene loro.
«Al lavoro è stata una giornata un po’ stressante» disse restando vago «Sono solo molto stanco» mentì, perché dirgli del trasferimento mancato sarebbe stato peggio «Volevo solo sentire la tua voce».
«Oh Cas, che romantico» mormorò con la voce sognante «Ti va di parlarmene?» chiese.
«No, davvero, sono stupidaggini, pensa che una bambina mi ha regalato un disegno con un sole sorridente e ha detto che quello rappresentava me, mi ha fatto sentire un po’ meglio».
«La tua alunna è davvero tenera! Sicuro di non volerne parlare? Sono qui se vuoi» insistette, Castiel gli disse ancora una volta di stare bene, e che gli sarebbe passato presto «Va bene, Cas, come vuoi» gli concesse.
«Ti ho chiamato per dirti un’altra cosa, in realtà» disse «Ti ricordi di Hannah? La mia collega?» chiese.
«Quella che ti faceva gli occhi dolci? Certo che me la ricordo, ci ha provato con te?»
«Sei un idiota» borbottò, sorridendo leggermente, la gelosia di Dean era divertente «Guarda che lei è felicemente fidanzata e aspetta un bambino» spiegò «Ci ha invitati al suo matrimonio, in realtà».
«Ah. Wow, e io che ero geloso di lei» ridacchiò «E tu vuoi andare a questo matrimonio?»
«In realtà, sì. Vorrei davvero andarci, Dean».
«Okay, verrò con te. Dopo aver sopportato la festa di laurea di Michael e quella di Gabriel posso sopportare tutto» disse divertito, Castiel emise anche lui una leggera risata. Dean era così accomodante con lui, non gli diceva mai di no.
«Grazie, Dean» disse sollevato «Ti rendi conto? Mettono su famiglia… immagini quanto sarebbe bello?» chiese.
«Per noi?»
«Beh… non ci pensi mai? Sposarci, avere dei figli…»
«No. Castiel, no». Lo aveva chiamato Castiel, Dean non lo chiamava mai con il nome intero, a meno che non si trattasse di qualcosa di estremamente serio.
«Dean, era solo un’ipotesi, stiamo insieme da quattro anni e mezzo e pensavo…»
«No. Andiamo, no! È assurdo! Non ci sposeremo, Castiel! Stiamo bene così, no? Siamo felici lo stesso, perché dobbiamo complicare tutto con il matrimonio?» okay, Dean stava alzando la voce e quella telefonata stava prendendo una piega decisamente sbagliata, e non sapeva dove avesse sbagliato, inoltre sentiva il suo cuore schiacciato da un macigno. In fondo, lui e Dean avevano progettato per un anno di andare a vivere insieme, di convivere, la convivenza non portava al matrimonio e alla famiglia? Castiel pensava di sì, Dean evidentemente no. Cosa stava succedendo?
«Dean…»
«No, non insistere, Castiel, non ci sposeremo e non metteremo su famiglia, si era parlato di cani e gatti, non di bambini!» esclamò arrabbiato. Il moro stringeva il telefono nella mano tremante, perché era stata una giornataccia e Dean non faceva che peggiorare la situazione, senza rendersene conto. Smettila, ti prego, smettila…
«Dean, io non volevo farti arrabbiare, io…» balbettò con il cuore in gola.
«Non ci sposeremo mai, chiaro? Mai. Fine della discussione». Castiel deglutì e trattenne un singhiozzo, perché pensava che sentire Dean potesse farlo sentire meglio, invece stava solo peggiorando la situazione, e non capiva perché l’altro fosse così arrabbiato e gli stesse vomitando contro tutte quelle cattiverie, gli stava spezzando il cuore e non se ne rendeva nemmeno conto. Sentiva gli occhi pungere, perché sentire la persona con cui avrebbe voluto vivere felice per il resto della sua vita, e mettere su famiglia, dirgli categoricamente no, faceva male, davvero troppo.
«Sei un fottutissimo stronzo, Dean Winchester!» esclamò, incollerito anche lui, chiudendogli il telefono in faccia. Si morse le labbra nervosamente, scuotendo la testa, perché odiava litigare con Dean, soprattutto quando le sue giornate erano davvero pessime. Si lasciò scivolare nel letto e chiuse gli occhi, lasciando scorrere le lacrime sul volto. Non si sentiva così male e deluso da quando Dean lo aveva lasciato con una lettera anni prima. Perché era sempre Dean a ferirlo così nel profondo?
 
Era primavera inoltrata, ma Dean sentiva l’inverno dentro di sé. Il brusco litigio telefonico con Castiel, riguardo il loro futuro e la loro famiglia, lo aveva destabilizzato, sapeva di essere un idiota, ma quando Cas aveva detto che sarebbe stato bello mettere su famiglia, Dean era andato letteralmente nel panico, e aveva detto all’altro che non lo avrebbero mai fatto. Non ne avevano mai parlato esplicitamente, perché Dean sapeva che lui non sarebbe stato mai un buon padre, nonostante tutto, aveva gli stessi geni di John, e temeva che se mai avesse avuto un figlio gli avrebbe fatto del male. Dean era entrato in modalità paranoia e aveva discusso pesantemente con Cas, l’aveva sentito trattenere un singhiozzo e gli dispiaceva, ma ciò non lo aveva fermato dall’arrabbiarsi e urlare attraverso il telefono; sapeva che il suo atteggiamento fosse stupido e insensato, ma quelle non erano cose facili da affrontare per lui, soprattutto per telefono; ma non avevano altro modo per farlo, vista la loro distanza. Castiel gli aveva chiuso il telefono in faccia, dopo averlo insultato e non si era fatto più sentire. Non lo sentì per diversi giorni, durante i quali interrogò Bobby, che gli disse di smetterla di fare l’idiota, Sam che avallò il padre adottivo, e poi ne parlò con Jody, sperando che, lei forse da donna, potesse consigliargli qualcosa di migliore, ma la donna confermò le parole degli altri due, dicendogli di smetterla di avere paura e vivere la sua vita. Se voleva rendere felice Castiel, niente avrebbe dovuto fermarlo, e doveva smetterla di avere paura di se stesso. Così Dean fece l’unica cosa sensata che gli venne in mente, si mise in auto e guidò fino al cimitero di Lawrence, non aveva mai perso l’abitudine di andare lì, prima di prendere una decisione importante. E lì mentre calpestava l’erba davanti alla tomba di sua madre, e cambiava i fiori secchi, si rese conto che la sua famiglia avesse ragione, doveva smetterla di essere un idiota e comportarsi da uomo.
Cosa desiderava lui? Rendere felice Castiel.
E Castiel cosa desiderava? Avere una famiglia, probabilmente con lui.
Ne sarebbe stato in grado? Forse, ma nessuno era perfetto, dopo qualche istante di riflessione si ritrovò a sorridere pensando a un bambino con gli stessi occhi di Castiel o i suoi capelli scuri e morbidi, sorrise al pensiero di vederlo correre per la casa, combinare guai, e sì, lui sarebbe stato il padre che lo avrebbe viziato e probabilmente gli avrebbe dato man forte per rendere la vita dell’altro padre impossibile, mentre Castiel sarebbe stato quello più severo, ma dolce. Riusciva a vedere già Castiel in piedi davanti ad una culla con un libro tra le mani che leggeva favole al presunto bambino, e loro due che tinteggiavano la sua cameretta d’azzurro con le nuvole bianche. Aveva davvero litigato con Castiel per questo? Era semplicemente la cosa più bella che potesse immaginare, o anche sognare. Immaginava anche Sam che portava il bambino in libreria, suo fratello e Castiel che gli insegnavano quali film guardare, e lui che gli faceva ascoltare buona musica e già lo immaginava a diciotto anni con la sua auto. No, forse la sua auto non gliel’avrebbe concessa prima dei trent’anni. Se fosse stata una bambina, allora sarebbe stato il papà protettivo e geloso, le avrebbe insegnato ogni cosa, avrebbe chiesto aiuto a Jody per aiutarla, e sapeva che maschio o femmina, avrebbe voluto bene al loro bambino. Immaginò se stesso e Castiel, anziani, sul portico di una casa a due piani, Castiel faceva le parole crociate, mentre lui lo prendeva in giro come suo solito e ridevano insieme, come due ragazzini. Come aveva potuto litigare con Castiel, senza figurarsi questo nella mente? Sì, sapeva essere un vero idiota a volte. Poi la sua mente tornò a quando aveva quattro anni e John uccise sua madre, e si disse che no, non avrebbe mai fatto del male a Castiel, o a un loro bambino, perché lui non era quel tipo di uomo, lui non era John, Sam gliel’aveva detto tantissime volte, ma non vi aveva mai creduto, quando lo realizzò, un sorriso enorme spuntò sulle sue labbra. Sicuramente avrebbe fatto degli errori, sicuramente non sarebbe stato sempre tutto perfetto, ma era umano, erano cose di comune amministrazione per gli umani. Sorrise guardando la tomba di sua madre e annuì, sicuro, quella forse era la decisione più difficile, ma anche la migliore che avesse mai dovuto prendere. Sentì il cuore leggero, non appena realizzò a cosa sarebbe andato incontro e no, non sarò mai come John, non farò i suoi errori e non farò del male a Cas o ai miei figli – si disse nuovamente. Non avrebbe permesso a quel mostro di fargli ancora del male, non dopo così tanti anni e dopo tutto il lavoro che la sua famiglia e Cas avevano fatto con lui, e non avrebbe permesso nemmeno al seme del dubbio di minare ciò che aveva costruito con Castiel.
«Ti prego, mamma, aiutami a non essere come lui» pregò a bassa voce, quando improvvisamente sentì un leggero vento solleticargli la nuca, gli sembrò di sentirla accanto a sé, sorrise e «Grazie mamma» disse, accarezzando la foto, lasciandole un delicato bacio sopra, come se lei fosse stata lì e gli avesse detto che poteva farlo, poteva essere felice, perché, in fondo, lo meritava. Poi uscì dal cimitero, chiamò Sam e gli disse urgentemente di raggiungerlo più in fretta possibile, perché avevano una missione da compiere: trovare l’anello perfetto per Cas. Voleva rendere quella visione della sua mente reale, voleva realizzare tutto in fretta. Prima che lui e Cas litigassero a causa della sua testa di cazzo, aveva pianificato di fargli una sorpresa, aveva parlato con Bobby, qualche settimana prima, il quale gli aveva dato l’autorizzazione di aprire un’officina a Milwaukee e trasferirsi da lui lì, ma poi aveva rovinato tutto quando si era arrabbiato in quel modo. A volte credeva di avere dei seri problemi. Castiel non aveva più parlato di quel trasferimento, ed era certo che in qualche modo lo avevano rifiutato o non lo avevano ancora preso in considerazione, perché altrimenti Cas gliel’avrebbe detto. E se Cas non tornava a Lawrence, beh, Dean poteva trasferirsi a Milwaukee da lui. Quando Sam lo raggiunse e gli chiese: «Ti sei deciso?» Dean annuì sorridendo, e insieme al fratello, dopo aver scritto un messaggio di scuse a Castiel – perché non voleva che fosse arrabbiato ancora con lui – girò per tutte le gioiellerie della città, alla ricerca dell’anello perfetto, fino a che non lo trovò, era una semplice fedina d’argento, sottile, semplice e pura come il suo Cas. Sorrise a suo fratello, complice, perché stava per fare un grande passo. E ne era felice da un lato, e terrorizzato dall’altro.
«Dean» lo chiamò il minore, sorridendo, erano in auto, Dean aveva da poco parcheggiato sotto casa, e Sam lo guardava con lo sguardo carico d’orgoglio e fierezza.
«Sì, Sammy?»
«La smetterai mai di chiamarmi così?» chiese esasperato.
«Mai, tu sarai sempre Sammy per me» rispose il maggiore con un sorriso «Dai dimmi».
Sam ridacchiò, scuotendo la testa, , suo fratello stava decisamente bene e poi: «Sono fiero di avere te come fratello» confessò, spiazzando il fratello. Dean sorrise leggermente e poi di slancio abbracciò il fratello, ringraziandolo, perché sì, avevano delle incomprensioni, spesso litigavano, ma sapevano che ci sarebbero sempre stati l’uno per l’altro, costantemente, senza remore, senza timori, anche se fossero stati lontani chilometri – Sam si era laureato da qualche settimana con il massimo dei voti e stava per volare in uno studio legale di Los Angeles, presso cui aveva vinto uno stage, stracciando la concorrenza. Dean non sarebbe potuto essere più orgoglioso di lui e dell’uomo che era diventato,  non era più il ragazzino spaventato e triste, o il bambino che aveva bisogno del maggiore per imparare le cose. No, Sam si apprestava a diventare un avvocato, aveva fatto delle sue esperienze negative il suo punto di forza, ed era diventato una persona che Dean stimava, ammirava e a cui voleva davvero un bene infinito, ma non gliel’avrebbe detto a voce.
«Io sono fiero di te, Sammy» gli disse battendogli una mano sulla schiena, strappando un sorriso al minore, che affondò il volto contro la spalla del maggiore. Si abbracciarono a lungo, poi Sam fece una battutaccia sul fatto che Dean stesse per mettere su famiglia e su come avrebbe educato i suoi nipoti, e semplicemente Dean gli colpì una spalla, insultandolo velatamente. Sam rise, non sarebbero cambiati mai, questo era certo.
 
Castiel arrivò il fine settimana successivo – perché ho dei corsi d’aggiornamento, Dean – ma il biondo sapeva che fosse arrabbiato con lui ancora per la discussione che avevano avuto e non volesse incontrarlo. Seppe aspettare, perché aveva organizzato tutto e non voleva fallire quella volta. Doveva prima di tutto far pace con Castiel, dopo il messaggio che gli aveva inviato, si erano sentiti, ma il suo compagno era rimasto molto freddo e distaccato nei suoi confronti, e Dean non poteva biasimarlo, non sapeva cosa avesse in mente. Come al solito andò a prenderlo alla stazione ferroviaria di Lawrence, Cas si era sempre rifiutato di prendere la patente perché diceva di essere troppo ansioso per guidare, e non voleva rischiare che le persone lo odiassero perché si fermava ad ogni incrocio e faceva passare tutti. Dean aveva riso tantissimo la prima volta che lo aveva visto al volante – una sola volta aveva sfidato Cas a provare a guidare, e solo il mettere in moto era stato traumatico per il moro, e Dean, Dean ti prego, non voglio! – aveva esclamato quando, dopo aver girato la chiave, quasi si era andato a schiantare con il muro dietro all’auto, perché aveva messo la retromarcia invece della prima marcia.
Aspettò al solito binario che il treno arrivasse in stazione, e quando lo vide scendere con la sua ventiquattr’ore, il solito trench che ondeggiava ai suoi piedi, e l’aria perennemente smarrita, sentì il cuore leggero come se lo vedesse per la prima volta. Si avvicinò a Castiel che si guardava intorno, alla ricerca del suo compagno.
«Ehi, straniero!» lo chiamò Dean, a qualche metro da lui, Castiel alzò lo sguardo e gli corse incontro, saltandogli al collo e abbracciandolo forte «Mi sei mancato anche tu, Cas» gli disse, stringendolo contro di sé.
«Sono stato intrattabile ultimamente» gli disse Castiel sospirando, Dean stava per interromperlo e dirgli che non fosse colpa sua, ma Castiel continuò a scusarsi «Ma il lavoro è stato stressante, volevo solo tornare da te, ma mi hanno trattenuto, e poi quando abbiamo litigato, mi avevano rifiutato il trasferimento e-e ero arrabbiato con il mondo, non volevo arrabbiarmi con te» disse, abbassando la testa contro la spalla del biondo, che lo strinse un po’ di più. Cercò di confortarlo come poteva, perché non poteva ancora dirgli che non era necessario il suo trasferimento, perché la sua intenzione era trasferirsi da lui, aveva già organizzato tutto, doveva solo… fare quel piccolo passo in avanti, solo quel piccolo tuffo nel vuoto e cominciare una nuova vita, ma non aveva paura stavolta, stavolta era sicuro di sé e di quello che voleva.
«Sta tranquillo, Cas, si risolverà tutto» gli disse sorridendo, dandogli un leggero bacio sulla guancia «Andiamo, voglio portarti in un posto» continuò, togliendogli la valigia dalle mani, prendendola lui. Cas sorrise a quella premura, e lasciò la sua mano scivolare lungo il braccio di Dean, fino ad arrivare alla sua e intrecciare le dita con quelle del compagno.
«Okay, andiamo» accettò l’altro, stringendogli la mano. Lo condusse verso la sua auto, senza smettere di sorridere, era certo di sorprendere Cas, di farlo felice, quella volta ne era certo, voleva solo renderlo felice, come lo aveva reso lui, fin da quando si erano incontrati. Entrarono insieme in auto e Dean si mise alla guida, portandolo verso il cimitero di Lawrence, Castiel capì che c’era qualcosa di importante in ballo, perché Dean in tanti anni, non aveva mai voluto condividere con lui quel luogo, ci erano andati una sola volta insieme, due anni prima, ad un anniversario della morte della madre di Dean, ma Castiel aveva dovuto aspettare fuori, e aveva rispettato i desideri dell’altro; quindi se lo stava portando lì era per condividere qualcosa di importante con lui? Qual era il motivo per cui lo portava lì? In completo silenzio uscirono dall’auto e Dean lo guidò fino alla tomba di sua madre, restando ancora in completo silenzio. Dean, come se fosse un gesto automatico, prese un fiore da una pianta e lo pose sulla lapide della madre, facendo un mezzo sorriso. Castiel lo guardò assorto per qualche istante, poi gli strinse forte la mano, in un muto gesto di conforto, sapeva quanto fosse doloroso per lui andare in quel luogo.
«Ti somiglia molto» disse Castiel, osservando la foto della madre di Dean, l’altro arrossì di botto, annuendo «Era davvero molto bella, Dean» mormorò, guardandolo con un tenero sorriso, lui si sciolse davanti a quel sorriso e si disse che era giunto il momento, così gli strinse forte la mano, in cerca di un po’ di coraggio, era arrivato fin lì, perché ora si sentiva roso dalla paura? O forse era solo ansia da prestazione?
«Cas» esordì, in difficoltà «So che non è il luogo più romantico questo, ma… per me è importante» disse lentamente, scostandosi leggermente da lui «Sono sempre venuto qui per cose negative, quando John uccise mia madre venivo qui per cercare di eliminare il senso di colpa, quando John mi picchiava venivo qui per scappare, quando Sam si è quasi ucciso venivo qui a pregarla di aiutarmi ad essere migliore» continuò «Quando abbiamo litigato, sono venuto qui, per chiederle aiuto a risolvere le cose, e diciamo che mi ha aiutato» Castiel non parlava, quasi in contemplazione delle parole che il suo compagno gli stava dicendo, sembrava qualcosa di importante «Quindi oggi voglio fare qui per la prima volta una cosa positiva» disse, alzando lo sguardo sul moro «Cas, io so di non essere perfetto, ho tanti di quei difetti che sono difficili da elencare, e ho tante incertezze» sospirò, «E l’unica certezza che ho, sei tu, so che con te accanto non devo avere paura di nulla»  mise una mano in tasca, sentendo la scatolina di velluto sotto le dita, rilassandosi appena «Abbiamo litigato, due settimane fa, perché… beh, avevo paura di fare un certo passo, perché avevo il terrore di essere come John» disse ancora «Ma ho finalmente realizzato che non potrei mai esserlo, perché non farei mai vivere a nessuno ciò che lui ha fatto vivere a me» confessò, poi finalmente si inginocchiò «Cas, tu sei stato come un faro nell’oscurità per me, mi hai salvato da me stesso quando stavo andando alla deriva, e io continuo a ferirti senza motivo» disse, guardandolo, non aveva mai aperto il suo cuore in quel modo e la cosa lo faceva sentire strano «Ho capito che l’unica cosa che desidero nella mia vita, è renderti felice» spiegò, mentre il suo compagno spalancava gli occhi stupito «Ho intenzione di iniziare a farlo fin da adesso, se tu vorrai». Aveva scelto quel luogo simbolico per lui, perché voleva che in qualche modo anche sua madre vedesse quanto era felice e quanto era diverso dal ragazzino che si incolpava di tutto, Castiel lo aveva reso una persona migliore, e voleva dimostrarglielo lì, in quel momento, davanti alla tomba di sua madre, forse si sarebbe sentito sempre un po’ in colpa, ma in fondo sapeva che gli sarebbe bastato parlarne con Cas e tutto si sarebbe risolto «Castiel Novak, vuoi sposarmi?» chiese, quasi solenne, prendendo l’anello dalla tasca della giacca. Castiel aveva gli occhi spalancati, le lacrime agli occhi e si copriva la bocca, spalancata in un’espressione completamente di puro stupore, con le mani, senza riuscire a reagire. Dean glielo aveva chiesto davvero? «So che non è il luogo più consono per chiederlo, ma…» Castiel si lasciò cadere sulle ginocchia, davanti a Dean, e gli mise le braccia attorno al collo, sorridendo in modo travolgente, guardandolo dritto negli occhi.
«Invece è perfetto» disse, baciandolo con trasporto. Dean ricambiò il bacio stringendolo forte contro di sé, sorridendo contro la sua bocca, sperando che sua madre, dovunque fosse, fosse orgogliosa di lui.
«Lo prendo come un sì?»
«Sarebbe un onore per me, essere tuo marito, Dean Winchester» rispose Cas sulle sue labbra, prima di baciarlo ancora. Dean giurò a se stesso di star per esplodere di felicità. Poteva esistere una sensazione migliore? Poi vide Cas diventare dubbioso, e il suo sguardo felice si spense immediatamente, perché? «Ma… come faremo? Viviamo ancora lontani… e mi hanno rifiutato il trasferimento…» borbottò intristito, puntando lo sguardo oltre la sua spalla. Dean non resisteva più, non poteva più guardare Cas con quell’espressione triste per nemmeno un secondo in più.
«Cas?»  lo chiamò trattenendo un sorriso beffardo.
«Mmh?» Cas puntò lo sguardo in quello di Dean, scorgendo una certa punta di furbizia che lo contraddistingueva quando voleva fargli qualche sorpresa, o dirgli qualsiasi cosa bella per loro.
«Mi trasferisco da te a Milwaukee» disse prendendogli il viso tra le mani, appoggiando la fronte contro la sua, guardandolo dritto negli occhi «Aprirò un’officina tutta mia, una, diciamo, filiale di quella di Bobby e lavorerò lì. Ho già trovato il locale da affittare». Castiel quasi urlò di gioia, ridendo e piangendo dall’emozione, baciando ancora Dean senza riuscire a smettere. Santo cielo stava provando una sensazione meravigliosa, che mai aveva provato, era quella la vera felicità? Probabilmente sì, perché quando guardò Castiel negli occhi, e vide i suoi occhi brillare più del sole, mentre gli faceva indossare l’anello, si disse che non poteva esserci sensazione più bella di quella. Diede un fugace sguardo alla lapide della madre, e sorrise ringraziandola per aver messo Cas sulla sua strada ed averlo fatto innamorare di lui.
Finalmente era felice e aveva qualcuno accanto che si sarebbe sempre preso cura di lui, stavolta sapeva che le catastrofi e i disastri sarebbero stati solo un lontano ricordo, perché accanto a sé aveva la persona perfetta per affrontare qualsiasi cosa.

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Buona notte a tutti, people!
In teoria avrei dovuto pubblicare come di norma, sabato, ma ehi, la real life a volte si intromette in queste questioni, ormai è sempre così. E noi siamo arrivati all'ultimo capitolo. Manca ancora l'epilogo della storia, ma questo è quanto. Dean finalmente ha trovato pace e tranquillità con Cas, ci sono dei litigi e fa il cretino, ma lo ama da morire e vuole renderlo felice. Non ho molto da dire, perché mi sento un po' giù di morale, mi ero affezionata a questi Dean e Cas. Ma rimandiamo le cose tristi alla settimana prossima che manca ancora l'epilogo! Spero che il capitolo vi sia piaciuto e di non avervi deluso in qualche modo. Come ogni settimana, ringrazio tutte le persone che con pazienza leggono, seguono, preferiscono, ricordano e recensiscono la storia, se non fosse stato per voi, non avrei continuato la pubblicazione, grazie mille a tutti! Ci si becca settimana prossima con l'ultimo appuntamento di questa fanfiction! 
A presto, buonanotte a tutti! 
   
 
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