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Autore: Il corsaro nero    13/10/2017    1 recensioni
In ogni fiaba si sa già il destino dei personaggi.
I buoni vivono per sempre felici e contenti mentre i cattivi muoiono.
Non ci si può fare niente.
Non si può sperare di cambiarlo... o forse no...
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bra, Bulma, Tarble, Trunks, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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CAPITOLO 9: L'ANGELO NELL'OMBRA


Dormirai qui, stanotte.” disse il Lupo Cattivo mentre finiva di sistemare il cuscino e le coperte del suo letto.

Bra lo osservò in silenzio mentre finiva di preparare il letto.

Quando finì, l'uomo la prese e la mise sotto le coperte.

Dopodiché, prese dal sua armadio un cuscino e delle coperte piuttosto pesanti.

Prima che l'uomo uscisse dalla stanza, Bra gli domandò: “Lei dove dorme?” “Sul divano-letto del salotto.” le rispose, prima di spegnere la luce e di chiudere la porta.


Era quasi mezzanotte e non c'era ancora nessuna notizia di Bra.

Vegeta era sempre più disperato.

Non trovava la sua bambina da nessuna parte.

Se avesse saputo che la sua piccola Bra era in ottime mani, sarebbe stato più tranquillo.

Oltretutto, la pioggia non accennava a diminuire...

Nonostante fosse bagnato fradicio e stanco morto, Vegeta non poteva far altro che continuare a cercarla e sperare in bene...


L'uomo si stiracchiò leggermente.

Ormai doveva essere mattina ma non sapeva che ore erano...

Spostò leggermente il volto e scorse una sagoma vicino a lui.

Non ci volle molto per capire chi era.

Era lei.

Cappuccetto Rosso.

Doveva essere salita quand'era nel mondo dei sogni, dato che non si era accorto di nulla fino a quel momento.

Certo che quella ragazzina era incredibile... rinunciare al letto per stare accanto a lui...

Sollevò con delicatezza, in modo da non svegliarla, la coperta e la coprì fino al mento.

Gli sembrò di essere tornato indietro nel tempo.

Quando lui aveva ancora una famiglia...

I suoi genitori erano morti quando lui era ancora un bambino e aveva vissuto la sua infanzia e adolescenza in un istituto, la casa degli scarti la chiamava lui, dato che solo i migliori venivano adottati.

Perciò, aveva cominciato a pretendere il meglio da sé stesso.

Se sbagliava qualcosa, anche se di piccolo conto, doveva assolutamente migliorare.

Lui non era uno scarto!

Poi, però, era arrivata lei.

Si era trasferita da poco nella sua città e aveva incominciato a interessarsi a lui e a studiarlo.

Non come Cappuccetto Rosso, dubitava fortemente che qualcuno riuscisse a superare il suo livello di dar tormento al prossimo, il suo modo era più sofisticato e semplice: lo seguiva con discrezione, faceva in modo di trovarsi, per puro caso, nei posti frequentati da lui.

Non aveva capito che era un modo per corteggiarlo fino a quando non glielo aveva detto lei, quando stavano insieme da ormai tre mesi.

Nel frattempo, anche lui cominciava ad interessarsi a quella ragazza affascinante ed enigmatica ma, per orgoglio, si teneva lontano da lei.

Sei si fosse saputo che il duro della scuola si era innamorato...

Poi, un giorno, la prof li aveva messi in coppia per un compito e, lontani da sguardi e orecchi indiscreti, avevano in comune l'orgoglio, si erano confessati, a modo loro, ovviamente, il loro amore.

In seguito si era sposati ed era nato il loro bambino.

Lui non era mai stato un padre dolce e affettuoso, il suo orgoglio glielo impediva, ma teneva a suo figlio.

Di notte, quando quei due dormivano, si alzava dal letto e andava a controllare come stava.

Gli rimboccava le coperte e, poi, si sedeva per terra e lo guardava, in completo silenzio.

Si vergognava troppo per comportarsi così di giorno e, perciò, preferiva compiere quel suo piccolo rito di notte, quando nessuno lo vedeva...

Forse, non era la famiglia più perfetta del mondo ma, finalmente, ne aveva una da quando era finito alla casa degli scarti.

Una famiglia a cui teneva...

L'uomo sospirò.

Purtroppo, quel bel ricordo apparteneva al passato.

Ormai, lui non aveva più una famiglia.

Non la meritava...

D'istinto, avvicinò la mano alla fronte della bambina e, spostandole la frangetta turchina, gliela toccò.

Anche quel gesto, in realtà, faceva parte del suo rito notturno segreto.

Infatti, prima di andarsene, aveva l'abitudine di toccare la fronte di suo figlio.

Nemmeno lui sapeva con precisione perché facesse un simile gesto.

Forse, era un modo per dirgli che gli voleva bene...

PAPA'!”

L'uomo trasalì e allontanò la mano dalla fronte della bambina, come se si fosse preso una scottatura.

Ansimò profondamente.

Quella bambina... gli ricordava troppo suo figlio... e anche cosa aveva fatto...

Si alzò dal divano-letto e si recò in bagno.

Aprì il rubinetto e si bagnò il viso, come per risvegliarsi.

Dopodiché, osservò la sua immagine riflessa nello specchio sopra al lavandino, mentre le gocce sul suo viso scendevano dal suo volto, bagnandoli la camicia.

Era ridotto proprio male... il rimorso non accennava a lasciarlo in pace un attimo... cosa poteva fare?!


Gure uscì in punta di piedi dal suo appartamento e chiuse piano la porta.

In punta di piedi si avvicinò alla porta dell'appartamento davanti al suo.

Sapeva che quello che stava per fare era una stupidaggine e che sarebbe finita nei guai, e di quelli grossi, ma lei doveva assolutamente sapere.

Voleva sapere chi era il bambino che il suo vicino di casa aveva portato nel palazzo.

Certo, poteva essere un parente, ma le sembrava così assurdo...

Quell'uomo non aveva mai detto a nessuno di avere dei fratelli e si ignorava persino se fosse sposato!

Temeva che quel tipo rapisse bambini per ricattare famiglie o per fargli delle diavolerie...

Avvicinò l'orecchio alla porta e si mise ad ascoltare.

Non sentiva alcun rumore... lui e il bambino stavano ancora dormendo...

Proprio in quel momento, la porta dell'appartamento si aprì e la ragazza, alzando la testa, vide il vicino che la guardava.

Non lo sai, ragazzina, che è da maleducati origliare nelle abitazioni altrui?” le domandò.

Gure rimase in silenzio, rossa per l'imbarazzo.

Ma come diamine aveva fatto a stanarla?!

Eppure era certa di aver fatto piano...

Fu proprio l'uomo a spiegarle cos'era successo: “Ho un udito molto fine. Di solito, quando esci dal tuo appartamento hai un passo molto felpato e la domenica te ne stai sempre rintanata in casa tua. Invece oggi, non solo ti sei svegliata alle otto ma sei uscita con un passo molto piano. Non mi sembri il tipo che scappa di casa, perciò ho seguito i tuoi movimenti e ho capito che ti eri fermata davanti alla mia porta. Posso sapere come mai mi stavi spiando?”

Gure lo guardò dritto negli occhi e lo affrontò: “L'ho vista ieri con un bambino. Lei non ha mai detto di avere figli o nipoti. Voglio sapere dov'è quel bambino e cosa gli ha fatto. E anche se mi uccidesse sarebbe tutto inutile. In camera mia ho lasciato un messaggio in cui dico cosa facevo. Quindi adesso mi dica: chi è quel bambino e cosa ne ha fatto!”

Il vicino la fissò in silenzio, poi disse: “Per prima cosa, il bambino è, in realtà, una bambina. E, infine, seconda cosa... hai fegato, ragazzina. Non conosco altre mocciose, a parte la mia Cappuccetto Rosso, che hanno il coraggio di affrontare, completamente da sole, il Lupo Cattivo.”

Gure rimase spiazzata da quella strana risposta.

L'uomo si fece da parte, invitandola a entrare: “Se vuoi vedere dov'è la piccola, entra pure in casa mia. Tranquilla, non ti faccio niente. Come non ho fatto niente alla bambina.”

Un po' titubante, Gure entrò nell'appartamento perfettamente pulito e ordinato dell'uomo.

Dopo qualche metro, vide un divano-letto su cui, avvolta in pesanti coperte, era addormentata una bimba di pochi anni.

Su una cosa, però, hai ragione.” affermò, ad un tratto, l'uomo, facendola trasalire “Quella bambina non è una mia parente. L'ho trovata ieri sera, al parco. La conoscevo già ma non so niente sulla sua famiglia, per questo non l'ho riportata a casa sua. Stava congelando, per questo ho deciso di portarla qui. Pensavo di portarla alla centrale di polizia, stamattina, ma mi è venuta un'idea migliore: tu dirai di averla trovata in quel vecchio capanno per gli attrezzi abbandonato e la porterai, assieme alla tua famiglia, alla centrale.” “COSA?! E PERCHE' PROPRIO IO?!” “Pensi che solo perché non parlo con nessuno, non sappia niente delle persone che mi circondano?”

Gure lo guardò, allibita.

Cosa intendeva dire?

Ho avuto varie occasioni di osservarti. Forse non sei la più bella ragazza del pianeta ma sei molto sveglia e intelligente, non come certe tue coetanee cretine. Sei anche una ragazza molto dolce e sensibile e se dovessi affidare a qualcuno la vita della bambina non esiterei ad affidarla a te.” le raccontò, senza troppi mezzi termini.

Gure arrossì.

Non si aspettava che il suo burbero vicino di casa avesse una così alta considerazione per lei.

Tuttavia, la ragazza ebbe la forza di domandargli: “Perché non vuole consegnarla lei alla polizia?”

L'uomo stette zitto un attimo, poi, avvicinandosi alla finestra, le spiegò: “Se un uomo della mia età portasse una bambina così piccola alla polizia, la gente comincerebbe a farsi strane idee. Penserebbero che io sia un maniaco, che va in giro ad adescare bambine piccole per far sesso con loro. Nessuno penserebbe che noi due siamo amici e che io non le farei mai del male. La gente è fatta così. Pensa sempre che ogni strana azione di una persona sia per forza maligna. Per loro, l'amicizia tra un adulto e un bambino è qualcosa di scandaloso e assurdo. Pensano che l'adulto abbia adescato il povero piccolo per seviziarlo e torturarlo. Dopotutto... è quello che hai pensato anche tu.” “Ma... non è vero! Io... io volevo solo assicurarmi che fosse solo una sua parente...” “E' inutile. Nessuno potrebbe capire cos'è l'amicizia tra noi due...” “Invece io la capisco benissimo! Perché anch'io provo queste stesse identiche sensazioni! Perché mi sono innamorata del mio prof di letteratura, di un adulto!” sbottò la ragazza “Non m'importa se gli altri mi dicono che il mio è un amore perverso solo perché sono una ragazzina. Lui non mi ha mai corteggiata. Mi sono innamorata perché è sensibile e buono. Non voglio aumentare i miei voti. Io voglio solo che lui mi ami per quella che sono!”

I due rimasero in silenzio, poi Gure disse: “Comunque... se è questo che vuole, porterò io la piccola alla centrale.” “Grazie. Fra quindici minuti vai nel capanno. La bambina sarà lì. E ricordati, se dovesse accadere qualcosa alla piccola quando è sotto la tua responsabilità, e lo saprò, te la farò pagare molto cara!”

Prima di chiudere la porta, però, l'uomo le sussurrò: “Sta' attenta alle malelingue, ragazzina. Hanno un'abilità diabolica nel distruggere le famiglie e la vita. E io ne so qualcosa...”


Sei sicura che riuscirà a trovarla? Lo sai che è un vero incapace...” “Sorellina, è la nostra unica possibilità per ritrovare Bra. Lo so che Jaco è incline a commettere errori grossolani, ma è la nostra unica speranza per ritrovarla.”

Bulma era seduta nella macchina della sorella Tights, diretta alla centrale di polizia della città.

In quel posto lavorava Jaco, un agente della sezione persone scomparse, amico di lunga data di Tights.

Purtroppo, era anche parecchio stupido, vigliacco e tendente a far stupidate.

Bulma si chiedeva come avesse fatto quel citrullo a diventare agente di polizia della sezione persone scomparse.

Fosse dipeso da lei, non l'avrebbe fatto diventare nemmeno ausiliare del traffico.

Le due donne, entrarono nella centrale e chiesero alla reception dove si trovasse Jaco.

Lo trovarono intento a bersi un bel bicchiere di latte.

Appena le vide, sbottò: “Tights, cosa ci fai qui?! Sto lavorando!” “Senti un po', tu...” sibilò Bulma, che era di pessimo umore perché era in pensiero per la figlia: “Ieri notte mia figlia è scappata. Sotto una tempesta coi fiocchi. Mio marito è uscito di casa e sta ancora continuando a cercarla, senza fermarsi. Perciò, adesso, ti alzi, ti metti la giacca e VAI SUBITO A CERCARLA!”

Jaco, che da sempre aveva paura di Bulma, le ubbidì all'istante, dopo aver preso una fotografia di Bra.

Prima di iniziare le ricerche, però, decise di recarsi alla reception per vantarsi con la segretaria: “Ehi bambola, indovina?” “Cosa?” “Mi hanno appena assegnato un incarico.” “Davvero? E' l'ennesima vecchia befana che ti chiede di ritrovarle il gatto scomparso?” “No. Devo ritrovare una bimba di tre anni che si è smarrita.”

Sentendo quelle parole, la segretaria smise di lavorare al computer e fissò Jaco, domandandogli: “Una bimba di tre anni, hai detto?” “Sì.” “Per caso hai capelli turchini?” “Certo, ma tu come lo sai?” “Jaco... quella bambina è qui in centrale da mezz'ora.”

Jaco sgranò gli occhi e la segretaria gli raccontò: “L'ha portata qui una piccola famigliola. La figlia di quindici anni l'ha trovata nel capanno degli attrezzi del loro palazzo. Si è rintanata là dentro durante la notte e si è addormentata. Pensa che sta ancora dormendo...”

Jaco, però, cominciò a correre verso il suo ufficio.

Doveva, assolutamente, avvisare Tights e Bulma.


Tarble sorseggiò la sua tazza di tè mentre guardava la strada dal balcone del suo appartamento.

Lo aveva sempre rilassato.

Spesso, infatti, fantasticava le vite delle persone che camminavano per strada...

La sua vita era sempre stata molto complessa.

Suo padre aveva abbandonato lui, sua madre e suo fratello quando lui era ancora un embrione nella pancia di sua madre.

Non l'aveva mai visto, non sapeva niente di lui...

A Tarble sarebbe piaciuto conoscere qualcosa di quell'uomo, in fondo era pur sempre suo padre, ma Vegeta diventava tremendamente suscettibile quando si parlava di lui...

In più, come se non bastasse, era sorto un altro problema, ancora più tragico.

Si era innamorato di una ragazza di quindici anni.

Tarble sapeva che per queste cose si poteva rischiare un processo.

Era da pervertiti amare delle minorenni.

Ma lui non voleva mica portarsela a letto!

Lui voleva solo tenerla per mano, parlarle, passeggiare insieme, andare insieme al cinema, mangiare qualcosa...

Gli sembrava una cosa innocente ma, purtroppo, niente in quel mondo era innocente.

Se un insegnante l'avesse visto con Gure, lui avrebbe rischiato di perdere il lavoro e di far passare Gure per una poco di buono.

Se Gure avesse avuto diciotto anni sarebbe stato tutto molto più facile: avrebbe aspettato che la ragazza finisse la scuola prima di frequentarla.

Ci sarebbe stata comunque la differenza di età, ma in quel caso la ragazza sarebbe stata maggiorenne.

Invece, Gure non aveva diciotto anni ma quindici...


Bulma non smetteva mai di baciare le guance della figlia addormentata.

Povera piccola, che paura tremenda doveva aver avuto quella notte ma, fortunatamente, non le era successo niente e presto sarebbe stata al calduccio nel suo lettino.

Nel frattempo, Tights stava telefonando a Vegeta per dirgli di smettere di cercare Bra perché l'avevano trovata.

Una volta chiusa la telefonata, Bulma le domandò: “Allora?” “Mi è sembrato distrutto ma allo stesso tempo felice che Bra sia sana e salva.” “Povero caro. E' stata una nottataccia anche per lui... ci raggiungerà a casa?” “Ha detto che è troppo stanco per guidare ma di non preoccuparci perché conosce un posto vicino dove poter dormire tranquillamente...”


VEGETA!” urlò, felice e sorpreso, Tarble quando aprì la porta, trovandosi davanti a un individuo alto e muscoloso con gli occhi chiusi e bagnato fradicio.

Mentre il fratello entrava nell'appartamento, Tarble gli domandò, preoccupato: “E' successo qualcosa? Cosa ci fai qui?” “Scusa, Tarble, ma ne possiamo parlare più tardi?” lo interruppe Vegeta e, prima di sdraiarsi sul divano del salotto, aggiunse: “Ho l'impressione che se non mi sdraio all'istante mi addormento in piedi...”

E si addormentò, mentre Tarble lo guardava con aria sorpresa e incredula.


Per fortuna l'abbiamo trovata...” “Già... ma appena si risveglierà, mia figlia dovrà affrontare una colossale punizione!” “Dai, Bulma, mi sa che tua figlia si è spaventata anche fin troppo, ieri notte. E meno male che ha trovato quel capanno!”

Bulma e Tights uscirono dalla centrale con la piccola Bra e si diressero verso il parcheggio.

Bulma si avvicinò alla macchina ma stava per aprirla quando le chiavi le caddero per terra.

Si chinò a raccoglierle e fu allora che la vide.

Vi era una sagoma grande, nera nascosta in un vicolo... e stava guardando proprio loro.

Appena si accorse di essere stata scoperta, la sagoma s'intrufolò nel vicolo.

TIGHTS! OCCUPATI DI BRA!” urlò Bulma mentre correva all'inseguimento.

Suo marito le avrebbe dato dell'incosciente a vita, ma lei doveva farlo!

Doveva capire cosa voleva quella sagoma dalla sua famiglia.

S'intrufolò anche lei nel vicolo ma si accorse, con sgomento, che la sagoma era già quasi arrivata alla fine del vicolo.

Ma come diamine faceva a essere così veloce?!

Conosceva poche persone con una simile velocità...

FERMATI!” urlò con tutto il fiato che aveva in gola.

Inaspettatamente, la sagoma si fermò, si voltò verso di lei e Bulma rimase sconvolta.

La luce che proveniva dalla fine del vicolo, illuminava completamente il suo volto.

Un volto che lei non poteva dimenticare...

Approfittando della confusione della donna, l'uomo uscì dal vicolo, scomparendo in mezzo alla folla.

BULMA!”

La voce di Tights la riscosse.

La sorella maggiore prese per le spalle Bulma e la portò fuori dal vicolo.

Si può sapere che cos'è successo?! Sembra che tu abbia visto un fantasma!” le chiese Tights e Bulma rispose: “Forse...”

Una cosa del genere non poteva accadere, era assurda!

Quell'uomo aveva il suo stesso sguardo, i suoi occhi... sembrava lui!

Eppure non lo era!

Ma cosa diamine stava succedendo?!

   
 
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