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Autore: Blue Owl    13/10/2017    3 recensioni
AU. Viaggi nel tempo. Piton torna indietro nel tempo, con la consapevolezza di ciò che accadrà nel caso in cui fallisse. Senza più serbare rancore, cerca di modellare Harry per renderlo il più grande mago di tutti i tempi, a partire dal giorno in cui Hagrid condusse Harry a Diagon Alley.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter, Severus Piton, Un po' tutti
Note: AU, Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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To Shape and Change - Modellare e cambiare
di Blueowl

tradotto da Mezzo_E_Mezzo


Rinuncia: né io né l’autrice possediamo Harry Potter.

Capitolo 33: [Coming to a Head] Superando il limite

    Severus seppe che il piano era iniziato nel momento in cui il suo orologio da polso emise un lieve tremore. Si diresse immediatamente ai propri alloggi per aspettare che Lucius arrivasse tramite camino. Se tutto fosse andato secondo i piani, Lucius sarebbe arrivato tramite passaporta in un vicolo della Londra babbana, prima di entrare dal retro in un appartamento nascosto magicamente (visibile solo a coloro che venivano riconosciuti dagli scudi). Da lì, avrebbe usato il camino per portarsi ad Hogwarts (che era a propria volta fortemente protetta e con accesso riservato - Severus aveva dovuto “sbloccare” il proprio camino per renderlo accessibile a Lucius).
    E così aspettò. E aspettò.
    Il timore iniziò a filtrare in lui proprio prima che il camino si accendesse di vita.
    Lucius ne uscì fuori, bruciacchiato e senza fiato. Ma vivo.
    Severus accorse al suo fianco e lo scansionò rapidamente per controllare se ci fossero maledizioni o magia sgradita su di lui. Non trovò nulla, per fortuna, così guidò Lucius alla sedia più vicina, prima di evocare uno specchio dal tavolino accanto.
    «È vivo. Dacci un momento,» sussurrò Severus alla superficie dello specchio, prima di metterlo da parte e osservare Lucius, il cui cuore martellante stava iniziando finalmente a calmarsi.
    «In qualche modo, lui sapeva che io sapevo. Mi ha guardato negli occhi e poi… non lo so. Non era Legilimanzia, ma qualcosa del genere. Non riesco proprio a spiegarlo e non importa. Ho sentito il momento in cui ha visto la verità, e ho agito, come avevamo discusso. Gli altri mi hanno imitato subito. Penso che abbiano capito quello che stava succedendo proprio mentre l’ho fatto anch’io, quando Voldemort ha cercato di convincere me e Trent a portargli i nostri figli per farglieli interrogare a proposito dei tutori di Potter. Che scusa pietosa,» Lucius sogghignò prima di scuotere la testa e sollevò la punta della bacchetta verso la propria tempia. «Eccoti il ricordo. Penso che sarà più chiaro delle mie parole.»
    Severus mise il ricordo in una fiala, per guardarlo dopo, e scoccò un’occhiata agli altri specchi poggiati sul camino. Sperava che, con un po’ di fortuna, si sarebbero attivati presto tutti e avrebbero portato buone notizie. Fino a quel momento, doveva informare Silente di ciò che era accaduto e vedere il ricordo.
    «Lo specchio della tua famiglia è accanto a te. Gli specchi degli altri sono là,» disse, indicando il camino mentre si dirigeva alla porta. «Sii svelto a rispondere. Speriamo di avere novità da tutti loro a breve.»
    Lucius annuì, sollevando con gratitudine lo specchio davanti a sé.
    «Narcissa,» iniziò.
    Severus non sentì molto altro mentre spariva nel camino in direzione dell’ufficio del Preside.

O o O o O

    Madama Bones si appoggiò contro lo schienale della sedia del suo ufficio, capace a stento di credere a quello che Albus Silente le aveva appena mostrato.
    Lui le aveva portato il suo Pensatoio, lo avevano usato insieme e avevano assistito all’incredibile.
    Mangiamorte (presunti o meno) che si rivoltavano contro Voldemort -  Lucius Malfoy, Trent Goyle, Darol Nott, e Sal Flint.
    Certo, erano stati solo quattro, ma erano abbastanza.
    Nel grande raduno, Lucius aveva iniziato la folle battaglia con un Avada diretto al più vicino Mangiamorte che, Madama Bones ne era sicura, era Gibbon. Da lì, Flint e Goyle avevano esploso delle fatture contro oltre una dozzina di mangiamorte, facendoli volare tra gli alberi, per lo più mandandoli a sbattere violentemente contro gli imperdonabili tronchi.
    E poi c’era Nott.
    Mentre Minus cadeva per aver preso in faccia una fattura spaccaossa, Nott stava duellando (distruggendoli) con quelli che aveva intorno usando l’Ardemonio. Bones non era sicura di riconoscerli tutti, ma distinse Dolohov, Barty Crouch Junior, Jugson e i fratelli Lestrange tra le fiamme.
    Nel frattempo, Lucius fece volare in aria Macnair mentre evitava gli incantesimi di Voldemort, che sembrava inconsapevole della morte intorno a sé e aveva scelto di concentrarsi solo su Malfoy.
    Quello fu tutto il ricordo mostrato prima che Lucius riuscisse a nascondersi dietro un albero e a sparire con la passaporta, mettendo fine alle immagini. Comunque Silente aveva provato, ancora una volta, quanto bene fosse informato.
    Trent Goyle e Sal Flint erano entrambi fuggiti e ora si stavano nascondendo con le proprie famiglie. Darol Nott, invece, aveva subito una brutta ferita e si trovava in un luogo segreto, curato da alcuni Guaritori di fiducia che conosceva Silente.
    Suo figlio, Theodore Nott, era con lui, ma non si sapeva ancora se sarebbe sopravvissuto.
    Come era immaginabile, Bellatrix Lestrange non era stata felice che lui avesse ucciso suo marito e suo cognato.
    Madama Bones scosse la testa.
    Nonostante conoscesse il loro passato e i loro metodi, non poté fare a meno di sentirsi un po’ grata nei confronti di Lucius e dei tre che si erano schierati con lui. A causa delle loro azioni, i seguaci di Voldemort erano drasticamente diminuiti – la Bones avrebbe anche detto demoliti.
    Poteva sperare soltanto che la guerra ora finisse prima, e con la sicurezza implementata al Ministero (scudi e un sistema di allarme), le cose stavano migliorando.

O o O o O

    Harry era a casa da una settimana (casa – che parola meravigliosa), si era tenuto occupato leggendo il libro che Luna gli aveva inviato qualche giorno dopo che Nicholas e Perenelle erano venuti a prenderlo (in incognito) fuori dal binario nove e tre quarti. Per Harry, le vacanze erano iniziate in modo calmo e piuttosto felice, fino a quel Lunedì.
    Verso la fine della giornata, la cicatrice gli esplose di una rabbia furiosa che rivaleggiava con qualsiasi altra emozione che avesse mai sentito da Voldemort, e questo era davvero notevole. Non vide nulla (in parte grazie al lento miglioramento dei propri scudi e al “fossato” mentale di Nicholas), ma quello che gli giunse forte e chiaro fu che qualcuno (un singolo o un gruppo) era in guai seri.
    Il desiderio di Voldemort di torturare e distruggere coloro che lo avevano fatto infuriare era innegabile.
    Per fortuna, gli ci vollero solo alcune ore per scoprire la ragione dell’apparente cambio d’umore di Voldemort, il che gli portò sia sollievo che preoccupazione.
    Era grato che Lucius e gli altri uomini fossero fuggiti e che le loro famiglie ora fossero nascoste al sicuro, ma, allo stesso tempo, non poteva evitare di pensare che anche i suoi genitori si erano nascosti da Voldemort e non era finita così bene, giusto?
    Comunque, non c’era nulla che potesse fare direttamente per dare una mano a tenerli al sicuro, e sapeva anche che il Professor Piton e gli altri stavano facendo tutto quello che potevano per fermare Voldemort. Gli era di qualche conforto mentre continuava la propria ricerca (facendo del suo meglio per ignorare il dolore sordo e costante nella cicatrice).
    Non fu sorpreso di scoprire che molto del contenuto di “Incisioni degli Antichi” era parecchio al di là della sua capacità di comprensione, nel classico stile della bizzarria di Luna, ma una parte di esso fu in realtà molto utile e decisamente illuminante.
    La sua cicatrice a forma di saetta era in realtà una runa, chiamata “Sig”. Simboleggiava la vittoria e poteva essere usata anche per rappresentare un trionfo del giorno sulla notte, o del bene sul male. C’erano altri significati, ma alla fine portavano tutti alla stessa cosa. Sua madre aveva probabilmente scelto questa runa perché credeva che avrebbe fornito alla sua magia una maggiore concentrazione e intenzione.
    E aveva funzionato. Lui era sopravvissuto, e Voldemort era stato temporaneamente sconfitto.
    Ora, se solo avesse scoperto quello che lei intendeva quando aveva detto “sarò una maganò o sarò morta”...
    Beh, aveva ancora quasi tutta l’estate per continuare la ricerca e non aveva ancora incontrato un ostacolo tale da spingerlo a chiedere aiuto ai Flamel o anche al Professor Piton. Il che gli ricordava, doveva mettere la protezione dal Cruciatus sui suoi tutori prima o poi, ma prima di tornare a scuola.
    Ma tornando alla sua ricerca, un’altra cosa che aveva letto nel libro era che (come nel libro di Hogwarts sugli Antichi Riti) l’intenzione era la chiave per l’uso e l’attivazione delle rune. Le parole e i gesti potevano aiutare a focalizzare la magia, come faceva la bacchetta, ma quando si guardava al componente essenziale, si giocava tutto sulla volontà dell’esecutore e sui suoi desideri.
    Di certo per Harry aveva senso. Era il motivo per cui sua madre aveva usato la propria bacchetta quando se l’era puntata al cuore e al “terzo occhio” prima di tracciargli la runa sulla fronte. Spiegava anche perché Harry non avesse sentito alcuna “parola magica”. Era stato tutto interiore, una preghiera silenziosa, un incrollabile scopo che aveva guidato la sua magia per ammantare Harry nell’incomparabile scudo.
    Era evidentemente più che abbastanza per dare a Harry un senso più profondo d’orgoglio per sua madre – ottenendo una maggiore comprensione dell’intensità della forza e dell’amore di lei – ma solidificò anche il malinconico desiderio di averla conosciuta.
    Si chiese se sarebbe mai stato in grado di dare quanto aveva dato lei.
    Sperava di esserne almeno capace.

O o O o O

    «Neville, Neville! Svegliati, vestiti!» Lo chiamò sua nonna dalla porta, la luce che entrava dal corridoio. «Il Dottor Price ha appena chiamato via camino.»
    Neville, che si stava già scapicollando giù dal letto, inciampò nel sentirlo e sbatté contro il comò. Si voltò e guardò sua nonna, un milione di domande negli occhi.
    «È tua madre. Ha chiesto di te.» La voce le tremò, ma in modo buono, prima che si voltasse e proseguisse lungo il corridoio.
    Neville non si era mai vestito tanto in fretta in tutta la sua vita, ma per poco non si mise le scarpe al contrario per l’urgenza.
    In quello che per lui fu a malapena il tempo di un battito di ciglia, era accanto ad Augusta, pronto a Materializzarsi nell’ospedale.
    Nei giorni precedenti, avevano fatto visita quotidianamente in ospedale, sperando che la presenza di Neville e la sua voce avrebbero aiutato i suoi genitori a svegliarsi. Ma, giorno dopo giorno, erano entrambi rimasti testardamente nel loro sonno curativo.
    Finora.
    Neville corse verso la stanza dei propri genitori, e fu solo grazie al fatto che era mattino presto che il ragazzo non finì addosso a qualcuno nel tragitto fino alla porta parzialmente aperta. Fermandosi d’improvviso sulla soglia, con il Dottor Price e sua nonna dietro di lui, si trovò davanti l’ultima cosa che avrebbe creduto possibile.
    Sua madre era seduta su una sedia a dondolo accanto al letto di suo padre e stringeva la mano inerte di lui.
    Neville rimase lì, ipnotizzato, fino a quando lei si voltò e lo guardò, sentendo in qualche modo la sua presenza.
    Le lacrime eruppero e il ragazzo si ritrovò subito tra le braccia di sua madre, entrambi erano troppo sopraffatti dalla gioia per preoccuparsi di qualsiasi altra cosa.
    Neville aveva di nuovo sua madre.

O o O o O

    Harry era davvero entusiasta per Neville, e sebbene volesse vedere Alice Paciock di persona, capiva che, per ora, era il momento per la sola famiglia, specialmente in quanto Frank Paciock si era svegliato due giorni dopo Alice.
    Dalla lettera che aveva ricevuto da Neville, e da ciò che gli avevano detto i suoi tutori (che erano stati tenuti informati da Silente), aveva scoperto che Alice e Frank avevano iniziato la fisioterapia per poter riconquistare tutte le funzioni che potevano, dopo il grave trauma nervoso e la mancanza di utilizzo dei muscoli.
    Comprensibilmente, Alice stava andando meglio di Frank, ma si sperava che l’uomo sarebbe stato in grado di reggersi in piedi, forse persino camminare, per la fine dell’anno.
    Purtroppo, quello fisico non era l’unico problema che Frank stava affrontando al momento, né il peggiore.
    Riusciva a malapena a parlare, e le poche parole che riusciva a pronunciare erano biascicate e interrotte. Per questa ragione, stava vedendo anche un logoterapista oltre a tutto il regime di stiramenti e le sedute di allenamento fisico. La memoria era anche un problema, per entrambi, molto di più per Frank. Da quel poco che riusciva a comunicare, capirono che ricordava solo sprazzi della propria vita, che, secondo il Dottor Price, era più di quello che avrebbero potuto realisticamente sperare, a questo stadio, data la profondità e l’ampiezza dei danni. Comunque, nonostante quel poco di conforto, era difficile per i Paciock.
    Talvolta, Frank li guardava confuso, quando si riferivano a qualcosa, ad esempio il mostro nel lago di Hogwarts o il cibo preferito di Alice. E altre cose più semplici, come le forme e i colori, era come se dovesse lottare per ricordarle o concentrarsi per impararle da capo.
    Tutto questo, diceva il Dottor Price, dovevano aspettarselo, ma la cosa importante, come aveva puntualizzato Alice insieme al Dottore, era che entrambi stavano meglio di un anno prima e stavano ancora migliorando.
    Ad Harry Alice già piaceva.
    «Buongiorno, Harry. Hai ricevuto un’altra lettera da Neville?» Chiese Nicholas, entrando in cucina.
    «Sì. I suoi genitori stanno migliorando ogni giorno. Chiederà al Dottor Price se posso far loro visita la settimana prossima.»
    Nicholas sorrise, mentre si versava del tè e si sedeva accanto a sua moglie, che aveva appena finito di preparare una tarda colazione per tutti. «Sono sicuro che te lo permetteranno.»
    Harry annuì con un gesto incerto. Neville gli aveva confidato che il Dottor Price non voleva forzare Frank ad incontrare più facce nuove di quanto non dovesse già fare. Le cose erano già abbastanza difficili così, per lui.
    «Allora, è arrivato qualcos’altro di interessante?» Domandò Nicholas.
    Harry si voltò verso il resto della posta, che aveva messo da parte sul tavolo, avendola temporaneamente dimenticata quando aveva visto la calligrafia di Neville. Mettendo via una lettera per Perenelle, spalancò gli occhi al vedere ciò che c’era sotto.

I PACIOCK SI SONO SVEGLIATI E SONO IN CURA DAI BABBANI!


    L’enorme titolone attraversava la prima pagina della Gazzetta del Profeta con sotto un’immagine di due letti vuoti che, Harry li riconobbe, erano del San Mungo.
    «Che è successo?» Chiese Perenelle, vedendo la faccia di Harry.
    «Come lo hanno scoperto?» Chiese ad alta voce Harry, mettendo giù il giornale.
    Nicholas lo girò verso di sé e iniziò a leggere.
    «In realtà sono sorpreso che non sia stato scritto prima un articolo su di loro. Ormai sono mesi che mancano dal San Mungo. Pensavo che qualcuno avrebbe chiesto della loro assenza poco dopo che erano stati spostati all’ospedale babbano,» ammise Nicholas. «Ma questo è...»
    Si chinò d’improvviso a guardare qualcosa nella pagina.
    «Ma questo è oltraggioso! Hanno decisamente sorpassato il limite qui. Non c’è alcun modo in cui abbiano potuto reperire questa informazione in modo legale, in particolare dopo che Augusta ha fatto tante pressioni per mantenere tutto privato,» disse mentre sua moglie si affacciava per dare un’occhiata.
    «Beh, non c’è nulla di cui meravigliarsi. Quella strega velenosa è l’autrice dell’articolo – quella Rita Skeeter,» sibilò Perenelle prima di farsi scappare un gemito di rabbia.
    «Cosa?» Chiese Harry, ora preoccupandosi per i Paciock. «Che cosa c’è?»
    «In qualche modo, quella perfida donna ha messo le mani sulla loro cartella clinica e l’ha pubblicata, facendo commenti su parti del loro trattamento… e sei citato anche tu,» spiegò lei.
    «È peggio di così,» affermò Nicholas. «Quell’infida put-» si interruppe, al ricevere un’occhiata di sbieco da sua moglie. Coral emise un sibilo divertito prima che lui continuasse. «In parole povere, ha rivelato al mondo il numero della loro stanza d’ospedale, senza parlare poi dell’indirizzo del posto, che non ha né scudi né altre protezioni magiche essenziali.»
    Harry si immobilizzò, la mente gli andò a Voldemort e al piccolo gruppo di Mangiamorte ancora vivi e leali, inclusa Bellatrix Lestrange. Avrebbero dato la caccia ai Paciock?
    «Sono sicura che anche Albus ha capito la situazione e starà già procurando ulteriori misure di sicurezza per loro proprio mentre noi stiamo parlando,» lo rassicurò Perenelle.
    Nicholas annuì. «Sono d’accordo, ma comunque, temo che dovrà essere rimandata qualsiasi visita ai Paciock da parte tua,» disse ad Harry. «Fin quando Albus non crederà che Voldemort ritenga l’ospedale un bersaglio troppo difficile per tentare un attacco. Mi dispiace, Harry.»
    Harry sospirò, ma concordava con quella decisione.
    Proprio mentre stava per scusarsi e andarsene in camera sua (a fare altre ricerche), apparve una busta in cima alla pila della posta sul tavolo.
    Comprensibilmente, attirò il suo sguardo, ma la ragione per cui ora aveva tutta la sua attenzione non era il suo arrivo tardivo. C’era il suo nome sopra, proprio sotto il sigillo ufficiale del Ministro della Magia.
    Sapendo che la loro posta era ispezionata con cautela dagli elfi dei Flamel (per questo appariva invece di essere portata da un gufo), la prese e la aprì, con Coral che guardava con curiosità.

Caro Signor Harry Potter,
    è giunto alla mia attenzione che sei stato parte del miracoloso recupero dei Paciock. Ora, anche se avrei preferito essere stato messo a conoscenza dei loro lenti progressi sin dall’inizio invece che scoprirlo all’improvviso dal giornale di questa mattina, capisco il desiderio di Augusta Paciock di tenere la faccenda nascosta a tutti coloro che non avessero partecipato in modo diretto. Comunque, in quanto Ministro della Magia, devo conoscere le condizioni dei cittadini che servo, specialmente di quelli che hanno influenzato la società tanto quanto hanno fatto i Paciock. Svolgo un lavoro molto importante nel Mondo Magico, e devo assicurarmi del benessere di tutti coloro che ne fanno parte.
    Detto questo, permettimi di essere la prima autorità ufficiale del Ministero a ringraziarti personalmente per questo atto di servizio nei confronti di due dei nostri eroi. Come probabilmente sai bene, Alice e Frank Paciock erano tra i nostri eroi dell’ultima guerra più amati e rispettati. La loro tragica storia mi fa salire ancora le lacrime agli occhi, se ripenso a quel tempo, molto simile ad ora, del tutto ammantato nell’incertezza e nel pericolo ad ogni passo.
    Ad ogni modo, non soffermiamoci sul passato. Ti sto scrivendo, ora, non solo per ringraziarti, ma per farti una proposta. Non è una richiesta che ti faccio a cuor leggero, poiché so quante pressioni tu abbia già, ma sono certo che questa sarà degna del tuo tempo e dei tuoi sforzi.
    Il Direttore del San Mungo, Grant Mann, è venuto da me per chiedermi se credo che tu vorresti lavorare (il compenso si discuterà poi) al San Mungo quest’estate. Ora, questa è una tremenda responsabilità e, in quanto tale, vorrei che tu e il tuo tutore (o tutori) veniste da me un giorno della prossima settimana per discutere la cosa nel mio ufficio, con me e il Direttore. In quanto Ministro della Magia, è mio dovere assicurarmi che questa proposta sia discussa fino in fondo (specialmente in quanto è stato il Direttore che è venuto da me a chiedere che ti contattassi). Sono molto onorato di essere in grado di aiutare in ciò e spero che porti salute e guarigione a molti sofferenti. Per favore contattami il prima possibile per programmare il nostro incontro.

Cornelius Oswald Caramell
Ministro della Magia


«Beh, di certo è pieno di sé,» mormorò Nicholas dopo averla letta anche lui.
    Perenelle mugugnò. «Dubito che l’abbia scritta. Non è abbastanza pomposa. Penso che abbia detto alla sua assistente speciale, “Madama Umbridge”, che cosa voleva e l’abbia lasciata a lei.»
    «Probabilmente hai ragione,» replicò Nicholas con un sorriso divertito, prima di farsi serio. «Beh, penso che ci siano alcune decisioni da prendere. Che cosa ne pensi, Harry?»
    Harry si morse il labbro, abbassando lo sguardo a Coral. «Mi darebbe l’opportunità di imparare di più su tipi differenti di trattamento.»
    «Sono d’accordo, ma vuoi dedicarvi una parte della tua estate?» Domandò Nicholas.
    Harry annuì dopo una pausa, pensando ai lati positivi e negativi dell’aggiungere un altro elemento al piatto. Alla fine, decise. «Voglio aiutare. Insomma, non penso che vorrò andarci tutti i giorni o cosa, ma una o due volte a settimana penso che potrebbero andare.»
    Nicholas e Perenelle annuirono con approvazione.
    «D’accordo, manderemo indietro un gufo e io e te parleremo col Ministro e il Signor Mann,» disse Nicholas. «Il che mi porta a qualcosa di cui volevo discutere con te sin dall’inizio dell’estate. A un certo punto il fatto che ti abbiamo adottato verrà fuori, anche se i membri del Consiglio di Adozione hanno fatto un giuramento di segretezza. Quindi, suggerisco che siamo noi a scegliere come, dove e quando, prima che ci sfugga dalle mani.»
    «Allora, lo faremo quando andremo dal Ministro?» Chiese Harry.
    «Sì, ma senza dichiarazioni vistose. Semplicemente non mi nasconderò e lascerò che le cose proseguano da lì,» fece lui. «E poi dopo, se ne avremo bisogno, cosa che immagino accadrà, faremo una dichiarazione pubblica.»
    Harry concordò. «D’accordo. Andrà bene così.»

O o O o O

    Harry e Nicholas tesero le proprie bacchette per la registrazione dopo aver ricevuto dei piccoli cartellini argentati con la ragione della loro visita (incontro con il Ministero della Magia e con il Direttore del San Mungo). Mentre avanzava verso il banco dell’addetto alla sicurezza, Harry non poté evitare di sfregarsi la cicatrice dolorante. Gli stava dando parecchio da penare sin da quella mattina, più del resto della settimana passata, e tutto ciò che riusciva a capire da Voldemort era che si stava sentendo estremamente ansioso e impaziente.
    Lo aveva detto a Nicholas e a Perenelle ovviamente, ma c’era poco che potessero farci, a parte allertire Silente così che potesse provare a tenere d’occhio la situazione.
    Riconcentrandosi, Harry si riprese la bacchetta (l’uomo dai capelli unticci dietro il banco rimase senza parole al vedere i nomi sui loro cartellini) e si diresse verso l’ufficio del Ministro con Nicholas.
    Harry non fu sorpreso nel vedere che Nicholas sapeva dove andare all’interno del Ministero, sebbene fu meravigliato da quanto in fretta fendettero la folla fino all’ascensore. Certo, forse era perché ognuno era così concentrato ad andare dove doveva andare che voleva anche evitare di essere trattenuto da qualcosa. Uscendo dall’ascensore al primo piano, si fecero strada nel corridoio fino ad una porta decorata sulla fine, segnalata da una placca dorata. “Cornelius Caramell – Ministro della Magia”.
    Il corridoio era affollato, ma non tanto caotico quanto l’Atrium. Da entrambi i lati c’erano molte porte, alcune aperte, altre chiuse, anche se erano tutte accompagnate da elaborate insegne. Erano gli uffici di importanti rappresentanti del Ministero, anche se Harry non aveva la minima idea di che cosa facessero davvero.
    Si diressero verso la fine del corridoio, e accanto all’ufficio del Ministro, arrivarono a una porta con l’insegna: “Sottosegretario Anziano del Ministro della Magia”.
    Nicholas fece un cenno col capo a Harry, invitandolo ad aprire la porta ed entrare.
    L’ufficio era pieno di certificati e trofei scintillanti. C’erano alcune sedie per gli ospiti, e anche una scrivania, ma era più una sala d’ingresso abbellita che altro.
    «Per cortesia, segnate il vostro nome nel registro,» disse l’uomo al di là della scrivania senza alzare lo sguardo.
    Sembrava estremamente annoiato.
    Fecero come aveva detto, entrambi scrivendo il loro nome per esteso prima che l’uomo vestito in modo troppo elegante alzasse lo sguardo con occhi stanchi. Comunque, quando notò i loro cartellini e i loro nomi scritti, si risvegliò immediatamente.
    Si girò svelto a guardare l’orologio, sorpreso, apparentemente non aspettandosi di scoprire che ora fosse.
    Tossì appena e si alzò con un enorme sorriso. «Per favore, seguitemi, Signor Flamel, Signor Potter. Siete puntualissimi.»
    «Grazie,» rispose Nicholas mentre l’uomo apriva una porta di servizio per l’ampio ufficio del Ministro.
    «Ministro, il Signor Potter e il suo tutore, il Signor Nicholas Flamel, sono qui per l’incontro con lei e con il Direttore Mann,» affermò.
    «Ah, falli entrare, falli entrare, Dram,» replicò Caramell, spalancando un po’ gli occhi allo scoprire chi era il tutore di Harry.
    Il Sottosegretario fece un cenno e spalancò la porta per far passare Harry e Nicholas. Una volta che l’ebbero attraversata, l’uomo la richiuse gentilmente.
    «Il Direttore Mann dovrebbe essere qui a breve,» disse Caramell, alzandosi da dietro la sua scrivania e tendendo la mano.
    Nicholas gliela strinse educatamente prima che Harry lo imitasse.
    L’ufficio era piuttosto pacchiano e molto più largo di quello che sarebbe stato necessario ad ospitare dieci persone. C’erano altre tre porte, di cui due sulla stessa parete di quella del Sottosegretario. Una portava all’ufficio dell’assistente speciale, un’altra direttamente al corridoio, e la terza a un’altra parte dell’ufficio del Ministro fino alla destra della sua scrivania. Le pareti erano ricoperte dai ritratti di Ministri passati, tra alcune brutte tazze decorative.
    «Prego, sedetevi. Tè?» Offrì Caramell.
    «No, grazie,» disse Nicholas, muovendosi verso una delle sedie proprio mentre la porta del Sottosegretario si apriva di nuovo.
    «Il Direttore Mann, Signore,» fece Dram.
    Caramell fece cenno di mandare dentro Mann, prendendo un sorso di tè e alzandosi, pronto a fare le presentazioni.
    Comunque, non fece in tempo a farlo, poiché Dram seguì Mann nell’ufficio, serrandosi la porta alle spalle.
    L’unico avvertimento per Harry fu una pulsazione di magia da parte del suo tutore e Coral che gli strizzava il polso, prima che Nicholas lo lanciasse sul pavimento.
    Un’orribile risata echeggiante risuonò davanti a loro, prima di essere ingoiata da un orribile boom che fu immediatamente seguito da un sonoro booonnnnnng.
    La magia si innalzò, e Harry riuscì a sentirla scorrere attraverso il pavimento e tutto intorno a loro (scudi?) mentre il dolore esplodeva nella sua cicatrice.
    Euforia.

O o O o O

    Madama Bones gemette al sentire l’allarme che arrivava al suo ufficio.
    «Lo giuro, se quell’uomo ha fatto scattare di nuovo il sistema di isolamento totale… per la terza volta...» Brontolò, mentre si affrettava ad alzarsi e a correre via dal proprio ufficio, raggiunta da una manciata di Auror.
    «È stato di nuovo attivato da dentro il suo ufficio. Dobbiamo trattare la cosa come una semplice esercitazione e iniziare a rimuovere i sigilli dagli altri dipartimenti?» Chiese uno.
    «No, con la nostra fortuna, non appena lo trascureremo, sarà un allarme vero,» rispose lei mentre si facevano strada verso l’ufficio di Caramell.
    Entrando nel corridoio al primo piano (dopo aver rimosso il sigillo dall’ascensore), si avvicinarono alla porta del Ministro alla fine del corridoio, rallentando mentre lo facevano.
    Qualcosa non andava.
    Tutte le porte degli uffici del corridoio erano chiuse, come dovevano essere. E, sorprendentemente, tutti gli impiegati ministeriali avevano seguito le procedure della quarantena ed erano corsi nei propri uffici prima che le porte si serrassero, chiudendosi per proteggere coloro che erano all’interno. Comunque, non ci voleva uno specialista in scudi per sentire la differenza nell’ambiente.
    C’erano strati e strati di scudi. Più di quelli che aveva messo il Ministero. Molti di più. E non solo, dopo aver lanciato un cauto incantesimo rivelatore, la Bones trovò molte maledizioni infide con una firma magica spaventosamente familiare. Quella di Voldemort.
    «Portate qui gli SpezzaIncantesimi e gli Spezza Scudi immediatamente e iniziate ad evacuare tutti i dipartimenti, io contatterò Albus Silente.» Disse lei mentre la porta si muoveva in un brivido attutito, come se qualcosa all’interno fosse esploso.

O o O o O

    Harry, ora bocconi, si voltò giusto in tempo per vedere Nicholas che deviava un raggio accecante di luce gialla. Rimbalzò e disintegrò completamente la metà delle foto sulla parete, facendo gridare dal terrore le persone fotografate all’interno.
    Nicholas rispose con una propria maledizione mentre Mann e Dram avanzavano verso di lui. Comunque, c’era un terzo avversario.
    La porta di servizio accanto alla scrivania di Caramell si spalancò di schianto, il lampo accecante di una maledizione oscurò la maggior parte della figura maschile in piedi oltre la soglia.
    Harry cercò la propria bacchetta, ma non aveva più importanza.
    Nicholas fece volare via Mann, facendolo piroettare come una ballerina rotta, ma prima che potesse voltarsi per affrontare Dram, la maledizione bianca lo colpì alla schiena.
    Il tempo sembrò rallentare mentre Nicholas cadeva inerme su un fianco, e le cose peggiorarono soltanto. La bacchetta di Nicholas volò attraverso la stanza direttamente nella mano di Dram, che stava ridendo istericamente.
    Harry non attese e si gettò in avanti, radunando la propria magia. La sua mente era focalizzata e sapeva che il tempo era fondamentale. Ma non avrebbe curato.
    Tenendosi con la schiena rivolta a coloro che erano nella stanza, si portò rapidamente la punta della bacchetta al petto prima di picchiettarsela al centro della fronte, l’intenzione che sgorgava da lui. I secondi parvero rallentare mentre incatenava il suo sguardo a quello di Nicholas, che lo fissava sbigottito.
    Senza una parola, Harry tracciò svelto la runa Sig vicino alla clavicola di Nicholas, proprio al di sotto dell’orlo degli abiti...
    «Harry...» Sussurrò Nicholas.
    «Ah-ah-ah. Niente cure.»
    Harry non ebbe bisogno di guardarsi indietro per identificare chi aveva parlato, prima di essere tirato via magicamente da Nicholas, trascinato sul pavimento sulle ginocchia.
    «Harry Potter, come stai?» Chiese Voldemort, girando intorno alla scrivania e dirigendosi verso di lui prima di dare un colpetto alla spalla di Nicholas col piede, per farlo voltare.
    Coral sibilò rabbiosa e Harry guardò Voldemort, ignorando la cicatrice pulsante mentre rafforzava la presa sulla bacchetta. Per tutto il tempo, Cornelius Caramell rimase silenziosamente rannicchiato in un angolo, tremando, con le mani sulle tempie, come se stesse combattendo con un’emicrania.
    «Dunque, i Flamel? Lo ammetto, non lo avrei mai immaginato,» continuò Voldemort mentre Dram agitava la bacchetta su sé stesso.
    «Ahh, molto meglio,» disse Dram… solo che non era Dram. Non era nemmeno un uomo.
    L’impiegato dall’abito elegante si sciolse per rivelare Bellatrix Lestrange, avvolta da un vestito di seta nera.
    «È un peccato che la maledizione non lo abbia ucciso. Non vedevo l’ora di vedere i suoi pieni effetti,» rifletté Voldemort con fare assente mentre Nicholas riapriva piano gli occhi. Voldemort ghignò. «Sorpresi?»
    Nicholas optò per rimanere in silenzio.
    «Bene, che tu lo sia o no, non cambia nulla. Sebbene io sia un po’ infastidito dal fatto che tu sia riuscito a uccidere Yaxley,» continuò Voldemort dopo che Bellatrix ebbe controllato “Mann”. «Quindi organizzerò una fine adatta a te per farti perdonare.»
    Harry non si era ancora mosso, sentendo gli occhi di Bellatrix su di sé, e piuttosto certo che Voldemort non fosse concentrato su Nicholas come poteva sembrare. Aveva ragione, perché Voldemort si voltò in quell’istante.
    «Imperio.»
    Una sensazione che poteva essere descritta solo come pura beatitudine calò su Harry. Nulla importava. Nulla andava male. Tutto… semplicemente era.
    «Alzati e solleva la bacchetta, Harry.»
    La voce filtrò nella sua mente come una calma brezza, un dolce sussurro che prometteva pace eterna.
    Harry si alzò e sollevò la bacchetta, non trovando alcuna ragione per non farlo. Infatti, il pensiero di mettere in dubbio gli ordini della voce non gli aveva nemmeno sfiorato la mente.
    «Bravo, Harry. Ora, punta la bacchetta contro il tuo tutore.»
    Harry lo fece, abbassando tranquillo gli occhi sulla sua bacchetta e sul suo tutore, non reagendo affatto alle preghiere di Coral :Fermati Harry! Non lo ascoltare!:
    Nicholas, immobilizzato da ferite interne, ricambiò lo sguardo, con le lacrime che gli si radunavano negli occhi. Non per paura o per il dolore fisico, ma per la sofferenza per ciò che, ne era certo, Harry avrebbe provato una volta che Voldemort avesse terminato l’Imperius.
    Molti istanti passarono, Voldemort senza dubbio si godeva il momento. Per tutto il tempo, Coral stava sibilando istericamente, provando invano a far riprendere Harry.
    «Ora, lancia l’incantesimo Diffindo.»
    Fu in quell’istante, in quella frazione di secondo, che qualcosa in Harry mutò e raggelò. La sensazione di felicità vacillò e al suo posto giunse un baluginio di conflitto.
    Ci fu qualcosa che d’un tratto non era a posto, e la coscienza di Harry fu d’improvviso consapevole che c’era qualcosa di veramente, inequivocabilmente sbagliato.
    «Avanti, Harry, conosci l’incantesimo. Diffindo. Squarcia e colpisci...»
    Cosa?
    La mano di Harry tremò appena, la mente ora lottava contro l’estranea euforia. Lontano, riusciva a distinguere le parole disperate di Coral mentre iniziava a capire che cosa stava facendo, o provando a fare/non fare. I suoi occhi incontrarono quelli di Nicholas.
    La sua volontà, che all’inizio era stata annichilita prima di essere riemersa lentamente, d’improvviso crebbe e si solidificò. La piena comprensione di ciò che per poco non aveva fatto colpì con forza la superficie della sua mente, e una furia più vasta di qualsiasi cosa avesse mai provato ingoiò ogni altra emozione.
    Harry si girò allontanando la bacchetta da Nicholas e puntandola a Voldemort che era a malapena a due metri da lui, e ruggì: «Diffindo!»
    Sfortunatamente, il suo attacco non era nulla per i decenni di esperienza di Voldemort.
    Riddle, non più divertito, mosse furioso la bacchetta per bloccare l’incantesimo offensivo, prima di abbassarla, schiacciando a terra con la magia Harry come una mosca, e facendogli volare via dalla mano la bacchetta, che rotolò sul pavimento.
    «È mio!» Urlò Voldemort, impedendo a Bellatrix di prendere l’iniziativa. «Crucio!»
    Harry istintivamente sobbalzò e si rannicchiò su un fianco, mentre la magia di Voldemort lo avvolgeva.
    La sua protezione contro il Cruciatus stava funzionando, ma non voleva rivelare che la maledizione oscura non stesse agendo su di lui.
    Per mantenere le apparenze, Harry si dibatté un po’ ed emise un grido che sperò fosse convincente. Evidentemente lo fu, e Voldemort interruppe la maledizione. Harry rabbrividì, cosa che non dovette fingere del tutto. La magia di Voldemort era disgustosa. Coral gli diede una stretta per confortarlo.
    «Quelli erano solo alcuni secondi, Harry. Vogliamo provarne cinque, o dieci?» Domandò lui.
    Harry si mosse in avanti in una posizione molle, strisciando lentamente più vicino a Nicholas, che era a solo un metro da lui.
    «O forse preferiresti vedere com’è quando qualcun altro è sotto Cruciatus?» Chiese Riddle con voce di seta, puntando la bacchetta verso Nicholas.
    «E, siccome hai visto gli effetti a lungo termine sui Paciock… che ne pensi di una “Crucio Maxima”? Mi sembra di aver capito che il caro Frank Paciock non si riprenderà mai del tutto, nonostante la tua… magia curativa.»
    Nicholas sollevò il volto, sconfitto, sapendo che qualsiasi cosa avesse detto non li avrebbe aiutati. Harry aveva il cuore in gola, desiderando d’improvviso di aver dedicato del tempo a mettere l’inestimabile protezione più che solo su sé stesso, i suoi amici e Coral. Perché mai aveva pensato di aver potuto aspettare a metterla sulle due persone che ora erano la sua famiglia – i suoi genitori? E che cosa sarebbe accaduto a Nicholas, visto che era già ferito?
    L’espressione di Harry disse a Voldemort tutto quello che voleva sapere.
    «Iniziamo con calma. Crucio!»
    Harry si slanciò in avanti, provando a prendere la maledizione su di sé, ma una dolorosa stretta sulla sua spalla lo tirò indietro.
    «Oh, no, bambinello,» gli fece le fusa nell’orecchio Bellatrix mentre Harry guardava con orrore Nicholas che soffriva.
    «No! Basta!» Gridò Harry, dibattendosi. «Fermati!»
    Voldemort trattenne la maledizione per alcuni altri secondi prima di interromperla. Nicholas crollò, ansimando.
    «Un incantesimo molto potente, no? Molto affascinante. Crucio!»
    Harry era troppo furioso per piangere.
    Dopo quella che gli parve un’eternità, si fermò. Voldemort ghignò e Bellatrix rise.
    Inalando profondi respiri ora, con la fronte ricoperta di sudore, i muscoli di Harry tremavano di assoluta furia mentre Coral sibilava insulti che sembravano solo divertire Voldemort. Harry chiuse gli occhi, incapace di guardare ancora ciò che era davanti a sé.
    «Beh, penso che il semplice dolore sia abbastanza. Per quanto mi diverta, abbiamo delle cose da fare nella stanza a fianco, Harry. Crucio Ma-»
    Qualcosa scattò in Harry mentre Bellatrix emetteva uno strillo acuto e lasciava andare la spalla di Harry – grazie a Coral che si era attaccata al lato del suo palmo. Con una raffica di magia turbinante, Harry si slanciò in avanti, proprio tra Voldemort e Flamel.
    «-xima!»
    Harry atterrò ai piedi del suo tutore mentre un’orrida sensazione squarciante scosse il suo nucleo magico. Si sentiva come se gli stessero strappando una gamba, ma era molto più profondo di così. Una pressione inesorabile che non sarebbe stata rinnegata sopraffece tutte le altre sensazioni e oltrepassò qualsiasi dolore che Harry avesse mai provato. Non riusciva a pensare, dire, o gridare nulla, neanche a desiderare che finisse.
    A Harry sembrò che durasse per sempre, ma in realtà Voldemort interruppe l’incantesimo non appena le parole ebbero lasciato le sue labbra.
    «Harry!» Gridò Nicholas, tentando di tirarsi su a sedere, ma senza riuscirci.
    «Ragazzino idiota!» Ringhiò Voldemort, mentre Bellatrix continuava a strillare dietro di lui, anche se era finalmente riuscita a scrollarsi di dosso Coral.
    Il serpente ora era sul pavimento, sotto una sedia dall’altra parte della stanza, ad osservare.
    Voldemort era livido mentre abbassava lo sguardo a terra, su Harry, che prendeva brevi respiri tremanti con gli occhi aperti a stento.
    «Ne ho abbastanza,» sibilò Voldemort, puntando la bacchetta contro Nicholas. «Avada Kedavra!»
    Harry poté solo guardare mentre la maledizione verde saettava sorpassandolo, ma, stranamente, non era per niente preoccupato.
    L’aria sembrò solidificarsi intorno a loro, mentre qualcosa di gigantesco si sollevava come un’onda oceanica e andava incontro all’anatema mortale. E continuò a proseguire, inarrestabile.
    In un’inondazione terrificante e strabiliante di potere, l’intera stanza fu scossa mentre il corpo di Voldemort veniva scagliato all’indietro. Il suo grido venne strozzato quando quello che rimaneva del suo corpo si schiantò contro la parete. La bacchetta spezzata cadde sul pavimento.
    «Mio Signore!» Gridò Bellatrix, ancora dolorante, mentre si affrettava verso di lui per aiutarlo.
    Comunque, non arrivò tanto lontano, perché le gambe le cedettero. Cadde a faccia in avanti, rompendosi inequivocabilmente il naso atterrando sul pavimento di granito. Morta. Il segno del morso di Coral ora era rosso brillante.
    Accartocciato contro la parete, Voldemort emise d’un tratto diversi dolorosi colpi di tosse, seguiti da gorgoglii. La sua pelle iniziò subito ad assumere un colorito malsano e la carne sul suo viso parve essere risucchiata nel cranio, some se stesse morendo di fame.
    Tutto ciò che aveva ottenuto da Vincent Tiger era stato annullato.
    «Noo...» Si lamentò Voldemort con un arido respiro strozzato. «Io… non morirò!»
    In un ultimo scatto di ribellione, Voldemort si lanciò verso Harry, la sua magia morente lo aiutò in quel basso volo bizzarro.
    Comunque, fu immediatamente intercettato.
    Nicholas, furioso come potrebbe esserlo qualunque tutore, gli balzò addosso e afferrò Voldemort all’altezza della vita, ed entrambi caddero in un mucchio di membra in lotta.
    «AAAHHHH!»
    Il Signore Oscuro, amante di tortura e omicidio, strillava istericamente mentre Nicholas lo afferrava a mani nude. L’odore di carne bruciata saturò subito la stanza. Ma Nicholas non ne fu affatto disturbato mentre affondava il pugno su un lato del volto avvizzito di Voldemort, lasciandosi indietro molti segni di ustione a forma di nocche.
    Tendendo in fuori una mano, Nicholas richiamò la propria bacchetta in uno scoppio di magia senza bacchetta, e si tirò indietro, alzandosi con un movimento sorprendentemente calmo, e una maledizione pronta sulle labbra.
    Ma non la lanciò, poiché sentì Harry che si alzava di fianco a lui, mentre Voldemort ora lottava disperatamente per riuscire a respirare.
    «No...» Sibilò debolmente Voldemort. «Io non. Io.. mi rifiuto...»
    Con la bacchetta ancora puntata, Nicholas posò la mano libera sulla spalla di Harry mentre fissavano il Signore Oscuro morente. Il momento surreale si dilungò, gli occhi di Voldemort si facevano sempre più agitati mentre la fine si avvicinava.
    «I-io sono L-Lord Vol… Vol…» La voce gli si spense e il petto rabbrividì… poi, finalmente, si irrigidì.
    Harry deglutì prima di alzare lo sguardo a Nicholas.
    «È finita, Harry. È finita.»


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… Ed eccoci, infine, al termine della battaglia.
    Probabilmente molti di voi potranno sentirsi delusi da questo finale che l'autrice ha incastrato in un unico capitolo, ma, come ho già detto a qualcuno, l'autrice stessa ha affermato che (ai tempi della pubblicazione) è stata più o meno costretta a dare una conclusione alla storia, per i propri impegni, per non rischiare di far aspettare i lettori per mesi o forse più di un anno... o addirittura non riuscire a finirla.
    Quindi, spero che comunque la fine di Voldemort possa avervi soddisfatto, e in quanto a spiegazioni e faccende in sospeso, dovrete aspettare l'Epilogo.
Quello che posso dirvi io, è...

    Grazie a chi legge e a chi recensisce!
Oramai vi aspetto solo per il nostro ultimo appuntamento per questa storia, l’Epilogo.




   
 
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