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Autore: Regina Oscura    20/06/2009    3 recensioni
Storia all'inizio molto misteriosa, il primo capitolo è piuttosto strano beh...questo per me che scrivo sempre storie comiche. Il protaonista del primo capitolo è un ragazzo piuttosto bizzarro: Aveva lunghi capelli mori legati in una coda che quasi toccava la coscia, una pelle lattea, eterea e così pallida che sembrava non aver mai visto la luce del sole.E gli occhi... Sorpresa!!!leggete e scoprite! *Milli lin* p.s non so, mi sa che ho sbagliato a postarlo in azione, ditemi voi dove spostarlo please ^^
Genere: Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Eccomi qua ritardo iper mega galattico, ma i piccoli problemi di internet crescono e danno sempre più fastidio.

Spero che leggiate questo capitolo e che non ne rimaniate delusi, non mi piace particolarmente, ciau buona lettura.

Spero che torniate commentarmi, scusate se io non l’ho fatto…

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Capitolo 18

Caen spalancò la porta di casa e si buttò stancamente sul divano.

Si passò una mano trai capelli rossi sospirando e scrutando l’oscurità in silenzio.

L’unico suono che udiva era il respiro lento e regolare di una persona dormiente, i due ragazzi riposavano ancora.

Lui, però, aveva bisogno di parlare, non sapeva nemmeno perché.

Sentiva come un peso che gli gravava sul cuore soffocandolo in una morsa da cui non si ha scampo, un peso insopportabile per lui solo.

Voleva sentire le voci che gli erano familiari, conosciute…

Voleva sentirsi al sicuro.

Aveva paura.

Aveva veramente paura.

Non aveva mai provato niente così opprimente e così terribile,  il terrore si impadroniva lento di lui, spegnendo ogni altro sentimento.

Si strinse le braccia al petto come per proteggersi, strinse le dita contro la mantella con forza, soffocando il tessuto tra le nocche.

Sperava di ferirsi e di sanguinare, sperava di morire, sperava che quella notte di apparente calma durasse per sempre.

Assurdo, lui non era mai stato così, non aveva mai provato nulla del genere, era come se incominciasse a vivere da quel momento, come se prima non fosse stato che una marionetta senza vita nelle mani della Madre.

Una marionetta che non provava nulla, nemmeno la paura, nemmeno l’affetto.

Ma ora, ora era diverso…

Si stese sul divano togliendosi il mantello e poggiandolo su una spalliera, le notti si facevano sempre più afose, chiuse gli occhi lasciandosi trasportare da un immaginario movimento ondulatorio.

Non voleva pensare a nulla, doveva solo dormire.

E così si addormentò, silenzioso e calmo come se non fosse mai successo nulla.

Era mosso dal lento movimento ondulatorio di una nave che solcava un mare piatto e liscio come l’olio e avanzava fra mondi sconosciuti che erano per lui una salvezza.

La sua espressione di libertà da ogni sentimento si spense quando una voce lo svegliò bruscamente, facendolo ricadere nel baratro della realtà.

Una sottile ruga di preoccupazione distrusse quel espressione di pace.

-Caen sei in casa?

Il ragazzo si risvegliò lentamente quasi cercasse di trattenere i sogni con forza fra le sue mani, ma era come cercare di stringere del mercurio, e scivolarono inesorabilmente lontani.

-Sì Josh sono qua- mormorò con voce roca.

Il fratello gli si avvicinò e si chinò verso di lui sorridendo sollevato, Caen si sedette composto e rispose meglio che poté a quel sorriso.

Josh era curvo di fianco a lui a torso nudo, chissà forse aveva bisogno di fasciature nuove…

Soffermò lo sguardo prima su una spalla poi sul’altra, e seguì con occhi scioccati il percorso della cicatrice, studiandone ogni segno e ogni terribile ferita.

-Josh che cosa hai fatto alla spalla?- chiese studiandola ancora con attenzione.

Il moro si passò una mano sulla spalla sfiorando la leggera crosta che proteggeva la ferita -Non lo so, e come se lentamente mi uccidesse.

Caen sgranò gli occhi -Vuoi dire che peggiora?

L’altro ragazzo annuì tristemente, il Depuratore sgranò ancora di più gli occhi -La Madre secondo te sarebbe in grado di fare una cosa del genere?Voglio dire di uccidere così un suo Cacciatore?

Josh tremò -Potrebbe essere possibile?

-Non lo so, credo di non sapere più nulla.

Harry sopraggiunse nella stanza interrompendo i discorsi con il suo passo lento e pacato, era come se non fosse successo nulla e fosse tornato l’enigmatico compagno di classe dagli occhi plumbei.

Si avvicinò e osservò tutto con quel suo sguardo distante, era quello il suo modo di difendersi, sembrare distante e estraneo alla situazione.

Ormai Josh pensava di aver imparato a memoria il modo di comportarsi dell’altro ragazzo e quando aveva paura cercava di sembrare forte e distante.

-Caen- iniziò il castano con calma -Credi di sapere cos’è?- ad ogni respiro sembrava soppesare le parole e cercare le più giuste.

-No, non ho mai sentito dire di nulla del genere - la sua voce suonava preoccupata e tesa-

Josh non aveva mai notato quell’aspetto così umano del fratello, già, umano, solitamente erano gli umani quelli con entrambi gli occhi di un colore, no?

Allora forse…

Scruto l’occhio nero di Caen, tendeva sempre di più al grigio, come se lentamente sbiadisse.

Ma cosa gli stava succedendo?

Avrebbe voluto chiederglielo, ma un altro milione di domande lo rodevano e quelle non potevano più aspettare.

-Cosa ti ha chiesto la signora?

-Questa è la parte più strana- mormorò Caen -Non mi ha chiesto nulla.

Josh cercò conferma nel suo sguardo -Nulla?

-Niente di niente

Il moro però non poteva credere che non gli avesse rivelato cosa stava succedendo, se solo avesse potuto rivederla, Amy…

 

 

La Madre si alzò dal trono, indossava una lunga veste nera dalle maniche molto ampie che nascondevano a malapena le sue sottili e rugose mani.

Una damigella dalla lunga veste blu e gli occhi a mandorla le si avvicinò con un rispettoso inchino –Signora cosa pensa di fare?

-A che proposito Asla?

La giovane donna guardò la sua signora in silenzio –Parlo del Cacciatore Josh…

Un ghigno malvagio attraverso il volto della Madre –Vedremo cosa scrive per lui la sorte…

La Signora rise e si specchiò, presto sarebbe stato di nuovo tempo per “quello”.

Guardò le sue mani, non poteva più aspettare.

Chi avrebbero scelto quella volta? Non le importava, bastava che tutto si svolgesse normalmente, e presto.

Doveva ancora pensare a cosa fare di quell’impuro, di quel Josh…

Era suo figlio dopotutto, suo e di quel’uomo, le sembrava che fosse passata un’eternità e invece erano solo sedici brevi anni.

Troppo pochi per cancellare un ricordo così pungente, spesso la vedeva ancora quella neve, quel luogo maledetto, quel luogo dove finalmente lo aveva ucciso.

Scacciò quei pensieri dalla mente e si concentrò solo su Josh.

Fino a quando avrebbe continuato a disobbedirle?Fino a quando sarebbe riuscito a resistere?

Di sicuro non a lungo, non con quelle ferite, presto avrebbe ceduto.

Solo che con lui ora, c’era anche quel Caen, anche lui cominciava a non seguire più i suoi ordini.

Anche Caen nascondeva senza dubbio qualcosa.

Probabilmente era con Josh, per salvare quella ragazza, ma perché salvarla?

Per quello stupido sentimento che è l’amore.

Sì perché l’amore è una cosa stupida e irrazionale, la stessa nascita di Josh ne era la prova.

È un sentimento sciocco di cui si potrebbe comodamente fare a meno, ma i deboli ci cascano sempre e anche lei tempo prima ci era caduta.

Ma quella ragazza, Amy, era solo un ostacolo, uno stupido rallentamento, ma non poteva aspettare, doveva avere l’altra anima, doveva averla a tutti i costi, ne aveva bisogno.

Amy era solo un fastidioso insetto, poteva anche morire.

Ma forse, avrebbe potuto servire per quello, chissà, dopotutto, così risparmiava l’uccisione di un’altra ragazza, avrebbe accorciato le cose.

Josh, prima o poi, avrebbe eseguito i suoi ordini, era un debole, non avrebbe mai resistito a lungo.

Sarebbe ceduto, e lei aveva abbastanza tempo per aspettarlo.

Tanto, presto o tardi ce l’avrebbe fatta.

Un rumore acuto, freddo e tintinnante, che cercava di somigliare a una risata, risuonò nella stanza della donna.

La damigella, mentre le piegava diverse vesti, rabbrividì.

Stava sicuramente succedendo qualcosa di terribile.

 

Amy si nascose in quel ripostiglio in cui si era svegliata, ma lasciò aperto quanto bastasse per riuscire a sentire chiaramente le due voci di prima.

-Visto, non c’è niente…

-Ma nonno io so cosa ho sentito!

-Ti credo amore, ma chi vuoi che sia venuto in questo posto dimenticato da dio?

Il respiro della ragazza si faceva sempre più affannoso mentre i passi dei due si avvicinavano, chi erano? Sembravano solo un nonno e un nipote, ma cosa ci facevano lì?

-Ti dico che ho sentito una voce!!

-E va bene, cerchiamo questo fantasma allora…

I passi andavano avanti e indietro, si avvicinavano e si allontanavano continuamente.

Stavano cercando lei, ma era come un gioco, e la ragazza sentiva il vecchio ridere.

Amy, da dietro il suo rifugio, riprese finalmente a respirare con regolarità e ebbe il coraggio di sbirciare fuori da uno dei tanti fori che rodevano il legno della sottile porticina.

Esplorò il prato con il suo occhio celeste e incontrò il nonno.

Era un semplice anziano vestito piuttosto elegantemente,che rideva fra se e se di ciò che faceva il nipote.

Era canuto e dai movimenti cauti e aggraziati, la pelle era abbronzata e contrastava con i pochi capelli candidi che aveva.

L’altro era un semplice bambino sugli otto anni, dai corti capelli castani e gli occhi neri che percorrevano il giardino con tristezza.

Portava una semplice tuta da ginnastica celeste e delle scarpe da ginnastica bianche.

La ragazza inspirò profondamente, era al sicuro, quei due erano innocui e innocenti umani.

-Dai, ti sarai deciso che non c’è nulla di nulla.

Era il nonno a parlare, spaventosamente vicino a lei, il bambino si sollevo da terra e sospirò -Si ha ragione, torniamo in casa.

La ragazza seguì con lo sguardo il bambino, finche non svoltò l’angolo vicino alla sedia a dondolo.

Doveva seguirli, seguirli e scoprire come uscire da quel posto.

Aprì lentamente la porta e seguì i due non appena svoltarono dietro un albero.

A passi felpati, lenti e cauti si avvicinò a quel albero e li vide aprire un cancello meccanico

-Torniamo già a casa?- udì la voce delusa del bambino mentre sospirava, cosa diamine stava succedendo?

Appena oltrepassarono quel cancello lei li seguì silenziosamente, doveva scappare, doveva capire dove si trovava.

Doveva ritrovare Josh.

Superò il cancello e non vedendo più nessuno si sentì subito meglio, era salva.

Un urlò acuto squarciò l’aria, no, non era possibile, che stava succedendo?

 

-Josh, cosa intendi fare?- chiese Harry vedendo il ragazzo che si alzava in piedi.

Il giovane Cacciatore squadrò Harry con rabbia -Vado dalla madre di quella Katia, voglio sapere i posti che quella ragazza ama, dove lei potrebbe nascondersi.

Si vestì velocemente, ogni movimento gli pesava, ogni passo gli sembrava più doloroso, ogni respiro più affannoso, cosa stava succedendo?

 -Caen, tu rimani qui?- chiese rivolto al fratello.

Il rosso annui, Josh aspettò che uscisse Harry e chiuse la porta dietro di se.

Si incamminarono nel più completo silenzio, senza nemmeno guardarsi negli occhi.

Josh si sentiva male, provava un continuo sfarfallio nello stomaco, continui conati di vomito e un dolore insopportabile che gli faceva pulsare terribilmente la testa.

Respirò profondamente, si trovava in uno stato pietoso, ma doveva continuare, doveva assolutamente ritrovare Amy, perché lei, lei…

Un dolore acuto gli impedì di pensare, era come se dovesse vomitare,si strinse la pancia e serrò gli occhi, non riusciva a respirare.

Harry si avvicinò, ma non lo sfiorò, rimase altero e immobile -Cosa ti succede?- un soffio di preoccupazione tradì quel tono che voleva sembrare distante.

Il moro deglutì a fatica e fisso a lungo l’altro ragazzo -Nulla- mormorò con accento soffocato.

Sentiva ancora la voce della Madre che lo chiamava, forte, possente, che risuonava e rimbombava continuamente nella sua testa.

E due occhi, occhi gelidi come pezzi di ghiaccio, che lo scrutavano, carpendo ogni suo pensiero, ogni suo segreto.

Due occhi che sapevano tutto di lui.

Si alzò e passò una mano nervosa tra i capelli, si rialzò in piedi e continuò a camminare.

-Senti,- disse rivolto a Harry -Non importa cosa mi succede, Noi dobbiamo salvare Amy e basta, dobbiamo raggiungere quella casa e basta.

Il castano rimase un attimo in silenzio soppesando e calcolando ogni parola da dire -Sembra che la tua parola preferita sia “devo” o “dobbiamo” o “Dovevo fare così…”- commentò sarcastico -Non si “deve” fare una cosa, si vuole o si può fare, la vita è una scelta, non un dovere, la tua vita è una tua scelta.

Il moro rimase in silenzio e riprese a camminare -La vita per me è sempre stata un dovere…

Harry rise, una risata fredda, priva di felicità -è il destino che spetta a quelli come noi è?

-Harry, tu eri scappato a tutto questo, perché sei rientrato in questa orribile vita da fantoccio, sì perché è questo che sono uno stupido burattino nelle mani di una donna crudele e spietata.- sputò fuori queste parole con lentezza, assaporandole con dolore come se avesse sempre volute dirle, ma non avesse mai potuto.

Camminarono nel più assoluto silenzio ancora a lungo.

Harry ragionava ancora sulle parole dell’altro ragazzo, non aveva mai pensato che la sua vita fosse stata così tremenda.

Lo vedeva sempre sorridente, con un modo positivo di affrontare i problemi, con una felicità costante come se fosse protetto da una barriere impenetrabile, ma la verità era ben diversa.

Lui aveva sempre sofferto.

La sua era stata una vita di sofferenza e eterni doveri che non voleva eseguire, ma che doveva.

Dovere, ora gli suonava come la parola più odiosa del mondo.

Improvvisamente arrivarono ad una via che ormai conoscevano bene, la viuzza deserta e  sporca dove viveva la madre di Katia.

Josh guardò negli occhi l’altro e sospirò prendendo coraggio.

Il moro stava per bussare alla vecchia e scalcinata porta quando notò un biglietto scritto in una grafia dolce e tremante: il mio nuovo indirizzo è…

Cosa?Nuovo indirizzo?No, non era possibile, si era trasferita.

Un urlo acuto, un urlo di un bambino lo distrasse, era forte e spaventato, come se avesse visto uno spettro…

Anche Harry studiò l’aria con circospezione -Viene da la!- e indicò una via molto più larga e pulita di quella in cui si trovavano.

Questa via portava a una villa immensa, e al famoso “Parco del gigante” era chiamato così perché, quando un tempo ogni prato era ricoperto di fiori e farfalle, visto dall’esterno della cancellata sembrava il giardino del Gigante egoista.

I due ragazzi corsero velocemente lungo quella strada, chi aveva urlato? che cosa stava succedendo?

-Shh- sibilò una voce femminile che a Josh suonava stranamente familiare -Ti prego fa silenzio, non voglio farti male.

Lì, chinata in ginocchio vicino a quel bambino c’era una ragazza dai lunghi capelli neri con un dito puntato contro le labbra e un espressione implorante e triste.

Josh sgranò gli occhi: era lei,  Harry stava per avvertirlo che non doveva dirle nulla altrimenti sarebbe accaduto di nuovo, Lei avrebbe perso il controllo e allora…

Ma non fece in tempo ad aprir bocca che il giovane Cacciatore sussurrò con stupore:  -Amy?- la ragazza si voltò con un’espressione di puro terrore dipinta in volto e con il fiato che le moriva nei polmoni.

Non poteva essere lui, non era lui, stava sognando, non stava succedendo veramente.

Si voltò lentamente come sperando che quella visione scomparisse, ma non successe, il ragazzo rimase dov’era, in piedi immobile, a pochi passi da lei.

I loro occhi si incontrarono in un attimo infinito.

Josh fece un passo avanti verso di lei -N-No- balbettò la ragazza alzandosi in piedi e ritraendosi -Non avvicinarti!

Lui fece un altro passo verso di lei -Amy, calmati, non voglio farti niente, lo giuro.

-Vattene!- gridò lei terrorizzata, si sentiva già male, Katia avrebbe ripreso possesso di quel corpo, le forze l’abbandonavano, aveva perso, era finita, finita….

*Milli Lin*

 

Kami= a quanto pare io sono l’unica che ti commenta e tu sei l’unica che mi commenta -_-
Siamo due povere disperate è?
Spero che se anche ti ho commentato in ritardo tu commenta la mia storia, grazie in anticipo, tua milli ^^

   
 
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