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Autore: whitecoffee    14/10/2017    3 recensioni
❝“Potresti abbassare il volume della tua maledetta musica? Sono almeno quarantacinque minuti che non faccio altro che sentire “A to the G, to the U to the STD”. Per quanto tu sia bravo a rappare, il mio esame è più importante. Grazie”
-W
“N to the O to the GIRL to the KISS MY ASS”
-myg
“Senti, Agust Dick, comincia a calmarti, che non ci metto niente a romperti l’amplificatore e pure la faccia.”
-W❞
rapper/photographer!YoonGi | non-famous!AU | boyxgirl
-
» Storia precedentemente pubblicata sul mio account Wattpad "taewkward"
Genere: Commedia, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Min Yoongi/ Suga, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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XXX.
Game Over


"I'm with the skater boy
I said see you later boy,
I'll be back stage after the show
I'll be at the studio,
Singing the song we wrote
About a girl you used to know"

(Avril LavigneSk8ter Boi)

 
  W I N T E R  

 

Ero in paradiso. Ero HaeSoo nel Damiwon, circondata da sette bellissimi principi per i quali mi sentivo troppo mediocre da poter condividere il loro ossigeno. Nel corso di quei mesi, avevo approfondito la conoscenza solo di TaeHyung e JungKook, poiché spesso passavano a trovarmi al lavoro. Gli altri erano per me un mistero, se non motivo di depressione per quanto belli potessero essere. Invece, avevo scoperto che fosse piuttosto piacevole stare in loro compagnia. Erano divertenti e cercavano in tutti i modi di mettermi a mio agio. Perfino il povero HoSeok, dopo l’increscioso episodio dell’ascensore, pareva aver riacquistato la confidenza necessaria per guardarmi negli occhi senza arrossire. E Jin era un magnifico cuoco. Non mangiavo così bene, dall’ultima volta che ero stata a cena a casa dei miei genitori e si trattava di parecchio tempo addietro. Non mi ero mai sentita tanto fiera di avere la pancia piena come in quel momento. Almeno, erano cibi veri, quelli che avevo ingerito. Non pallide imitazioni chimiche da supermarket aperto ventiquattrore al giorno.
YoonGi sembrava un altro, insieme ai suoi amici. Perdeva la sua ostentata spocchia d’invincibilità dominante, diventando un comunissimo ragazzo di ventitré anni. Che sorrideva in maniera genuina, rideva alle battute e perdeva qualsiasi traccia dell’arrogante rapper dalla battuta sempre pronta. Mi piaceva, vederlo in quel modo. Cominciavo a trovare fin troppo gradevole guardarlo in viso, seguire il profilo delle mani, o cercare d’indovinare i suoi pensieri a seconda dell’espressione che si dipingeva sul suo volto. Mi sentivo bene, se lui era accanto a me. Come quando aveva lasciato casualmente il braccio sulla spalliera della mia sedia, avvicinandosi ulteriormente per poter parlare a bassa voce, senza che gli altri lo sentissero. Mi piacevano le sue attenzioni. E, mio malgrado, mi piaceva anche lui. Avevo cominciato ad accorgermi di questo sensibile cambiamento, ai miei occhi, dal discorso che mi fece quando era stato male. Quando aveva deciso di parlarmi di tutti i problemi che lui avesse affrontato nel corso della sua tarda adolescenza, dei limiti, del peso che la vita aveva avuto sulle sue spalle. Non provavo pena per lui, ma un’immensa ammirazione. Aveva deciso di non arrendersi alla depressione, di artigliarsi all’orlo del burrone con le unghie, tirandosi su a forza. Accettando la mano del suo amico JiMin, e l’aiuto di qualcuno più esperto, che avrebbe saputo gestire il suo problema, riducendolo alla sua misura. Min YoonGi era un guerriero, e le sue cicatrici le nascondeva ben benino, rendendo impossibile indovinare la loro presenza. Era una bellissima persona, ed io non me n’ero mai accorta, in tutto quel tempo.

 


 
 
«Allora miss. Adesso, alzerò il volume al massimo, va bene? Non mi sentirai più» spiegò TaeHyung, armeggiando con il suo cellulare. Annuii, incerta. Il sorrisetto sicuro dipinto sulle belle labbra m’ispirava solo guai. E, a giudicare dall’espressione vagamente preoccupata di YoonGi, potevo indovinare che la mia intuizione fosse giusta. Era seduto alle mie spalle, stravaccato sul divano insieme a JungKook e JiMin, potevo sentire il calore della sua gamba contro la mia schiena. Ero rassicurata da quel contatto forse neanche troppo casuale. Sospirai, e TaeHyung premette play. Le chiarissime note di “Lotto” degli EXO m’invasero la scatola cranica, rimbombandomi nelle orecchie con tutta la loro possente presenza. Non sentivo nulla. Mi augurai di non diventare sorda, dopo un’esperienza simile.
Vidi il ragazzo di fronte a me dire qualcosa, ma non lo capii. E così, scossi la testa, stringendomi nelle spalle. Allora, un ghigno comparve sulle sue labbra. Avvicinò il volto al mio, forse anche troppo, e scandì una parola. Poi, si allontanò, compiaciuto, sedendosi in terra a pochi metri da me. Che accidenti aveva detto? Avevo compreso solo un “la” finale. Maledetto Park ChanYeol che mi distraeva con la sua voce da sesso. Avrei potuto prestare più attenzione a TaeHyung. Ormai, il danno era fatto. Potevo solo tentare d’indovinare la parola giusta.
«Bella?» Azzardai, e scoppiarono tutti a ridere. Il malefico ragazzo scosse la testa, e ripeté quanto detto prima. Captai anche una “t”.
«Tintarella!»
Altre risate. Che odio. Allora, indicò uno dei ragazzi seduto sul divano, parlando di nuovo.
«Park JiMin in gonnella?»
Vidi JungKook alzarsi ed andare ad accovacciarsi in un angoletto del salone, coprendosi la testa con le mani. Jin era piegato in due sul divano, mentre NamJoon non riusciva a sollevare il torace, chino su se stesso, scosso dal riso. Si stavano letteralmente sentendo male, per quanto ridevano. Arrossii. Stavo facendo una figuraccia dopo l’altra. Intuii che TaeHyung avesse voluto vendicarsi dell’episodio di Starbucks e ci stava riuscendo veramente bene. Guardai nuovamente JiMin, che si afferrò il maglione, sollevandolo di poco. Muovendo le labbra per cercare di suggerirmi la parola giusta.
«Ti spogli in barella?» Tentai, fallendo nuovamente. Allora, YoonGi mi afferrò il volto con una mano, costringendomi a guardare il suo amico. Un punto particolare del suo indumento, per meglio dire. Mi resi conto, che sul suo maglione ci fosse un’enorme stella, un po’ sbiadita. Il mio vicino di casa mi lasciò andare e feci un ultimo tentativo. Sperando che sarebbe andato bene.
«Stella?» Urlai, mentre la canzone ricominciava per la seconda volta. Li vidi annuire, mentre mi toglievo le cuffie e le passavo a TaeHyung, odiandolo.
«È stato bellissimo, miss» commentò, spazzandosi via una lacrima dall’angolo dell’occhio. «Credo di non aver mai riso tanto in vita mia», aggiunse. Lo fulminai con un’occhiataccia.
«Perdonami, JiMin» mi scusai poi, mentre il ragazzo ricominciava a ridere, scuotendo la testa. Era proprio vero, che la sua voce fosse chiara e cristallina come l’acqua. YoonGi aveva avuto ragione, a descriverla in quel modo.
«Tranquilla, Winter. Non è stata colpa tua».
Ma mi sentii comunque responsabile per le mie parole senza senso. Vidi JungKook riemergere dal suo angolino della vergogna, scattando verso il suo compagno di università.
«Adesso tocca a te, Tae. Merida, posso farlo al tuo posto?» Chiese, ed io annuii, prendendo posto fra JiMin e YoonGi, pronta a godermi lo spettacolo. Lo sentii muoversi al mio fianco, sistemandosi meglio.
«Sei un po’ lenta, appartamento 23» soffiò nel mio orecchio, ed io non seppi se urlare, alzarmi, scappare, o sciogliermi lì. Mi limitai a deglutire e a farmi piccola piccola.
«Non è vero» protestai debolmente, e lui rise. Avrebbe senza dubbio continuato il discorso, se solo il campanello d’ingresso non avesse suonato, dipingendo una serie di espressioni confuse sui volti dei presenti.
«Chi potrebbe mai essere, alle dieci e mezza di sera del martedì?» Chiese JiMin, guardando YoonGi con un sopracciglio alzato. Il quale si alzò dal sofà, stringendosi nelle spalle. Lo sentimmo dirigersi all’ingresso ed aprire la porta. Poi, una sola parola. “Nancy”.
«Okay gente, io comincio. Va bene?» Riprese subito JungKook, rendendosi conto che rimanere in salotto ad ascoltarli non sarebbe stato delicato. Gli altri annuirono, e la whisper challenge riprese. Ma io non riuscivo a concentrarmi, né a ridere ai fallimentari tentativi di TaeHyung. Avevo sentito quel nome scivolare un paio di volte dalle labbra del mio vicino di casa, quando delirava per la febbre. Ma non mi ero mai presa la briga d’indagare, anche perché non mi sentivo assolutamente nella posizione di poterlo fare. Cos’ero, io, per YoonGi? Un’amica? L’inquilina della porta accanto? Che diritto potevo mai avere, d’impicciarmi della sua vita privata in quel modo? Nessuno. Così, continuai a seguire il gioco con lo sguardo, senza capirlo davvero. Finché, le dita di JiMin non tamburellarono educatamente sul mio ginocchio, richiamando l’attenzione.
«Andresti a dare un’occhiata nell’ingresso? Ci stanno mettendo parecchio» mi chiese, ed io annuii incerta, non sentendomi proprio la persona più adatta per il compito. Tuttavia, non volli protestare ulteriormente, così mi alzai ed uscii dalla stanza.
Mi fermai proprio in corridoio, vedendo YoonGi di spalle. Stava di fronte alla porta d’ingresso, con una mano sulla maniglia. La sua postura era rigida, sostava lì dinanzi tutto d’un pezzo. Mi avvicinai silenziosamente, scoprendo la figura di una giovane forse di qualche anno più grande di me. I suoi tratti sembravano ricucire insieme due culture diverse, asiatica ed europea. Aveva dei lisci capelli biondo cenere, che le ricadevano morbidi sulle spalle, non molto alta e dal fisico asciutto e longilineo. L’opposto di me, pensai, ricordandomi della mia complessione morbida e per nulla slanciata. L’espressione sul suo viso sembrava piuttosto sconsolata, facendomi sentire immediatamente inadeguata alla situazione. Non avrei dovuto dare retta a JiMin. Avrei dovuto lasciarli soli. Feci per andarmene, ma ella si accorse della mia presenza, spostando lo sguardo dal volto di YoonGi al mio. Il quale la seguì, voltandosi appena. Mi sentii mortalmente in imbarazzo. Provai a schiarirmi la voce, in un fallimentare tentativo di nonchalance.
«Di là si chiedevano… che fine avessi fatto…» balbettai, interrompendomi nel momento esatto in cui il biondo protendeva un braccio nella mia direzione, facendo scivolare le sue dita nelle mie, intrecciandole indissolubilmente. Mi guardò con aria eloquente. Un’espressione confusa si dipinse sul mio volto, mentre lui si rivolgeva alla ragazza sulla porta.
«Nancy, lei è Winter. Stiamo insieme da due mesi» disse. Avrei voluto protestare, ma il modo in cui mi stringeva la mano, mi suggeriva che parlare sarebbe stato inutile. E che avrebbe potuto danneggiarlo ulteriormente. Così, rimasi in silenzio. Pentendomi di ogni istante in cui avessi sostenuto quella sua bugia, senza sapere nemmeno per quale ragione lo stessi facendo. Vidi un sorriso amaro dipingersi sul volto innegabilmente bello di Nancy. Così, era lei che YoonGi aveva chiamato nel sonno. La sua ex ragazza.
«Non avevo idea che ti piacessero le bambine» commentò lei, con una dose di cattiveria del tutto gratuita. Improvvisamente, non mi sentii poi così in colpa per lei. «Potevi riavere me».
«Sai, Nancy» esordì lui, tirandomi più a sé. «Le persone non sono come i videogames, dove puoi salvare i tuoi progressi e mettere in pausa il gioco, per poi riprendere quando ti faccia più comodo, o quando ti annoi. Non esistono controllers, per i sentimenti umani. Mi hai calpestato peggio delle cicche delle tue sigarette del cazzo, anni fa. E sei sparita. Per quel che ti riguarda, avrei anche potuto non essere più qui» le disse, amaro come il fiele. «Adesso, solo perché Jackson Wang si scopa la tua migliore amica, hai magicamente ricordato che esisto anch’io. Che abbiamo avuto dei ricordi insieme, che le nostre vite sono state intrecciate per qualche tempo. Indovina? Non me ne frega un cazzo, ormai. Non più. Ho deciso di tagliare via le persone nocive, dalla mia vita. E tu sei una di quelle» aggiunse, sorridendole. «Butta il mio cd, perché questo è game over. Non puoi più salvare, né ricominciare. Hai perso la partita, per l’ultima volta».
Lei lo guardò, lasciandosi scappare un verso sarcastico. Poi, si rivolse a me.
«Divertiti a sopportare i suoi sbalzi d’umore, e l’indolenza cronica. Con uno zombie ti divertiresti di più».
«Vedi di non inciampare per le scale, Nancy. Potresti scivolare su quel briciolo di dignità che ti era rimasta, prima di dire tutte quelle stronzate» le risposi, sventolando una mano con un sorriso. Le mie parole la gettarono nell’indignazione più totale. Scosse la testa e si voltò, andando via oltraggiata. Sentimmo i suoi costosi stiletto da dodici centimetri ticchettare giù per la tromba delle scale, mentre l’eco del discorso appena avvenuto risuonava nelle orecchie di entrambi. YoonGi si voltò verso di me, sconvolto.
«Quella non me l’aspettavo nemmeno io» ammise, per poi sorridere. Mi strinsi nelle spalle.
«Al liceo, ero piena di tipe come lei. Ma sono sempre stata troppo timida, per rispondere. Mi sono semplicemente presa una rivalsa che covavo da anni» minimizzai. «E poi, ho appena deciso che solo io potrò insultarti, d’ora in avanti. Eccezion fatta per i tuoi amici, ovviamente» aggiunsi, senza sciogliere l’intreccio delle mani, ancora saldamente unite. Lo sentii ridere, mentre richiudeva la porta.
«Affare fatto» acconsentì. Feci per avviarmi verso il salotto, ma lui mi trattenne. «Winter».
«Sì?»
«Grazie» disse. Gli sorrisi, senza rispondere. Mi limitai a tirarmelo appresso, lungo il corridoio. Era davvero piacevole, tenergli la mano.


 



 


#Yah!: weeks are crazy. Ho deciso che aggiornerò solo nel weekend perché, per il momento, farlo in settimana non è umanamente possibile. Avete sentito del rilascio giapponese di alcune canzoni di "Love Yourself"? Fra quelle, ce n'è una nuova, che si chiama "Winter Story". Lasciatemi fangirlare, #YoonWin forever.
 

   
 
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