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Autore: Piumagrigia    15/10/2017    1 recensioni
Sta parlando con Rajan mentre la sua mano gli sfiora la spalla delicatamente. Si accorge di me e la sua espressione cambia di colpo. Sembra provare pena.
Mi prende il panico e chiudo gli occhi, sperando di tornarmene nella mia stanza, a Berlino. Non so ancora bene come funzionano queste cose sensate. E infatti sono ancora qui.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kala Dandekar, Wolfgang Bogdanow
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Per me è uno sforzo enorme non pensare a lei, non poterla visitare. Se solo le avessi detto quello che provavo quando era il momento … Se avessi girato quel volante ... L’ho persa, e questo è un dolore tutto nuovo per me. È strano. So come incassare un pugno, ma non so come sbarazzarmi di questa sensazione di vuoto che mi attraversa da parte a parte.
Niente. Ci sto pensando di nuovo, e sono da lei.
Sta parlando con Rajan mentre la sua mano gli sfiora la spalla delicatamente. Si accorge di me e la sua espressione cambia di colpo. Sembra provare pena.
Mi prende il panico e chiudo gli occhi, sperando di tornarmene nella mia stanza, a Berlino. Non so ancora bene come funzionano queste cose sensate. E infatti sono ancora qui.
“E’ successo qualcosa?” mi chiede con voce preoccupata.
“Come?”
È la voce di Rajan. Nel momento in cui Kala mi ha parlato ho dimenticato che ci fosse anche lui nella stanza.
“Ho scordato una cosa, torno subito.” spiega lei, uscendo dal salotto della loro casa immensa.
Io la seguo e quando sono nella sua stanza e lei è nella mia mi guarda con un’espressione a metà tra l’irritato e il sorpreso.
“Che ci fai qui?”
“Scusami” faccio io, “non l’ho fatto a posta. Non stavolta”.
“Quindi non sta succedendo niente? Nessuna sparatoria o rissa?”
Faccio segno di no con la testa e la guardo a malapena. Posso immaginare il suo volto perfetto, i suoi occhi scuri e profondi, sempre un po’ spaventati quando mi vede.
“Me ne vado” dico, anche se non ho idea di come questo possa avvenire.
“Wolfgang, aspetta!”
Mi prende il braccio, e di nuovo sono sull’auto davanti al cancello di mio zio, nell’attimo prima che le nostre labbra si sono toccate per la prima volta.
“Ho saputo che Felix si è svegliato”
Sogghigno un po’, senza rispondere. Non riesco a parlare con lei, non come prima.
“Sono molto felice” continua lei.
“Bene” faccio io, freddamente.
Inaspettatamente, mi posa la mano sulla guancia e curva la testa. Io ho l’impressione che mi stia compatendo.
“Ma che ti prende? Non riesco a capire cos’hai dentro. Perché sei sempre così sfuggente?”
“Non sono sfuggente. È che non provo niente”
“Non è vero” dice lei.
Alzo le spalle. Ha ragione. Non è vero che non provo niente. Per lei provo di tutto, forse per questo non riesce a cogliere cosa ci sia realmente dentro di me. Sono sentimenti confusi, che navigano perpetuamente nella rabbia. Per questo non la merito. Perché riesco ad essere arrabbiato anche quando so che c’è lei con me e che può sempre sentirmi. Ho ammazzato mio zio sapendo che poteva vedermi, nonostante mi avesse supplicato di non farlo, di scegliere un’altra via. Lei avrebbe potuto essere l’altra via. Ma ora è tardi.
“Guardami negli occhi, Wolfgang” ora ha la mia testa tra le mani ed io non posso sfuggirle più, “Dimmi cosa provi ora che sono di fronte a te.”
Mi tremano le labbra e le palpebre. Il suo sguardo mi attraversa completamente e mi cattura. Ho paura a risponderle ma non posso farne a meno, quindi dico:
“Dolore”.
Lei stringe le labbra e i suoi occhi diventano immediatamente lucidi. Forse non si aspettava che sapessi parlare di ciò che provo. Forse credeva che me ne sarei andato. Qualunque legge regoli questa nostra connessione mi impedisce di spostarmi da dove sono.
“Wolfgang, io …”
“Non devi dire niente”
“Cosa posso fare per farti stare bene?”
La mia mente fa un viaggio lungo il suo corpo, immaginandoci stretti l’una nelle braccia dell’altro, a guardare un tramonto a Bombay, o una nevicata a Berlino. Niente pistole, niente dèi. Ma non si può cambiare quello che si è nel profondo. E io e Kala non siamo fatti per stare insieme. Non in questo mondo.
“Sii felice” dico e solo in questo momento la connessione si interrompe. Mentre torno nella mia stanza mi sembra di sentirla pensare:
Impossibile.

 
   
 
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