Anime & Manga > Naruto
Segui la storia  |       
Autore: afterhour    15/10/2017    5 recensioni
In un universo alternativo solo parte degli Uchiha è stata sterminata, e Sasuke è cresciuto con suo fratello all'interno del distretto, con il dubbio, mai del tutto soppresso, che ciò che gli è stato raccontato in proposito sia solo una bugia.
Alcune verità è meglio non vengano svelate mai, dicono, e forse è vero, ma non si può fingere per sempre di non vedere le ombre del passato, perché sono già dentro di noi.
Sasusaku, Alternative Universe.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Danzo Shimura, Itachi, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Eccomi qua, nonostante la splendida giornata…

 

Allora, non è un capitolo molto lungo ma è cruciale per la storia, e forse potevo trovare un punto migliore in cui interromperlo, ma non ci sono riuscita XD (capirete poi cosa intendo dire). Per me non è stato facile scriverne alcune parti, spero però che sia tutto chiaro, e che vi piaccia ovviamente.

Ancora grazie per le recensioni al capitolo precedente!

 

 

 

 

 

6. La nuda verità

 




Sakura se n’è andata subito dopo, e Sasuke è tornato in camera.

 

E’ da mezz’ora che cammina irrequieto, avanti e indietro per la lunghezza della stanza, tentando di processare i fatti, di mettere ordine nel guazzabuglio che è diventata quella faccenda, con annesse persone che nel migliore dei casi conosce vagamente di vista, come Neji. 

Uno Hyuuga, una famiglia con cui gli Uchiha non hanno mai avuto rapporti particolarmente amichevoli.

E quel Sai crede di averlo incontrato qualche volta tra gli Anbu, ricorda un tipo strano che gli corrisponde più o meno per corporatura.

 

Non gli piace che ci siano di mezzo anche loro, e più in generale che ci siano di mezzo altre persone, perché sono faccende delicate e personali, e perché fatica a fidarsi di sconosciuti, anzi, fatica a fidarsi della gente in genere. Tutti possono tradirti, che siano in buona o cattiva fede.

 

Eppure si è fidato di Sakura, si fida di lei, e proverà a fidarsi anche del suo giudizio. 

Non ha neppure scelta in realtà, e una parte di lui è persino sollevata al pensiero che quei due le guardino le spalle. E’ difficile ignorare i rischi che sta correndo per lui, e fatica a concentrarsi solo sui risultati quando è lei che affronta i pericoli.

 

Poco dopo riceve un suo messaggio: gli chiede di trovarsi in dieci minuti all’esterno della torre dell’hokage, nel piccolo edificio rettangolare che si trova nella parte posteriore, quella che dà su un angusto cortile.

 

Bene. Preferisce così, agire invece di struggersi con ipotesi e dubbi, ed esattamente dieci minuti più tardi si materializza sul retro dell’edificio, nell’ombra pastosa sotto lo stretto porticato in cui si scurisce la notte.

 

Si schiude una porta ben dissimulata nell’intonaco, e il volto teso di Sakura fa capolino dalla fessura facendogli segno di seguirla.

 

Come un’ombra nell’ombra la segue all’interno, e poi lungo il breve corridoio che li porta fino ad una scala a chiocciola che scende.

E’ così stretta che permette il passaggio di una sola persona per volta, e sembra senza fine alla luce scarsa di rade lampadine elettriche pendenti da fili polverosi.

 

Scendono in fretta, lei che lo precede sicura, fino a quando il rumore sommesso di voci non lo ferma. Forse lei ha intuito il suo dubbio perché si volta a guardarlo con un sorriso rassicurante.

 

 — Sono amici — bisbiglia prima di tornare a guidarlo giù nel sotterraneo.

 

Ben presto arrivano in fondo.

 

 — Ciao — lo saluta Sai con la mano, e persino Neji gli indirizza un breve cenno del capo.

 

L’hokage opta per un sguardo d’accettazione, mentre l’altro, Shikamaru se ben ricorda, un Nara che era in classe con lui all’accademia, sembra intento a studiare la porta massiccia che blocca loro la strada.

 

A quanto pare quella che doveva essere una piccola indagine segreta si sta trasformando in un evento pubblico.

 

Non ha tempo per esprimere le proprie riserve, perché Sakura si fa largo tra la sparuta truppa ammassata nello spazio esiguo, e piazzatasi di fronte alla porta estrae il permesso.

 

Dopo averlo srotolato lo fa scorrere lungo la parete, che, alla fioca luce di una lampadina agonizzante, appare tappezzata di tatuaggi intricati che proseguono sulla superficie metallica della porta. I sigilli presenti sul rotolo cominciano ad emanare una scia luminosa, che fuoriesce all’esterno e raggiunge i disegni, completandoli.

Passano pochi minuti in un silenzio greve d’attesa, e finalmente si ode lo scatto secco di un meccanismo che si sblocca.

 

 — Andiamo — sussurra lei spingendo la porta.

 

La stanza che si apre al di là è completamente buia, e non c’è ombra di elettricità: con l’aiuto di un chidori riescono ad identificare alcune torce posizionate sui muri, che Sasuke accende una per una.

 

Adesso la stanza appare per quello che è, un archivio polveroso composto da fitte librerie che arrivano fino al basso soffitto.

 

 — Speriamo non prenda fuoco tutto — borbotta qualcuno, Shikamaru probabilmente, ma non ne è sicuro, non presta molta attenzione a chi gli sta intorno mentre cerca di decifrare i codici che identificano i vari ripiani per capire da dove iniziare.

 

 — E’ una specie di codice numerico: la classificazione primaria è quella temporale. Quella secondaria divide gli avvenimenti per importanza —

 

Questa volta è sicuro che si tratti di Sikamaru. 

Non sa bene come abbia fatto ad intuire così in fretta i criteri di organizzazione, ma se ben ricorda era considerato una specie di genio a scuola, e adesso lavora per l’intelligence, lo ha incontrato qualche volta.

 

 — Da dove iniziamo? — chiede Sakura.

 

 — Lì —

 

Shikamaru indica la fila di mezzo della libreria sulla destra, e lui è il primo ad allungare la mano e ad afferrare il raccoglitore di documenti più vicino.

 

Per la mezz’ora successiva nessuno parla, tutti intenti a scartabellare fascicoli e rotoli.

Ogni tanto qualcuno starnutisce a causa della polvere.

 

 — Non c’è niente qui — conclude lui per primo, irritato.

 

Sakura alza lo sguardo dalla cartella che sta sfogliando per scrutarlo preoccupata.

 

 — Non è possibile — replica Kakashi.

 

 — No, è vero. Non c’è un solo documento riguardante il massacro — conferma Shikamaru.

 

 — Che fosse considerata una questione privata del clan? —

 

 — Assurdo, ninja nemici sono entrati nel villaggio, e se questa non è una faccenda di sicurezza pubblica non so quale possa esserlo, e in ogni caso dovrebbe ugualmente esserci qualcosa — osserva Sakura — almeno registri delle indagini, delle conclusioni a cui si è giunti —

 

 — Magari sono stati spostati per errore —

 

Shikamaru passa ad esaminare il settore adiacente, quello contenente documenti di un’epoca precedente, e tutti, tranne Sasuke, si spostano e cominciano ad estrarre rotoli a caso.

 

— Sei proprio sicuro che non ci sia un archivio da qualche parte all’interno del vostro distretto? — chiede ancora l’hokage.

 

Sasuke non risponde, a questo punto non è più sicuro di niente. 

Ripone l’ennesimo fascicolo inutile dopo averlo sfogliato per la terza volta, e intanto sfiora i solchi incisi sulla venatura del legno che incornicia quel tratto di libreria.

Sembrano profondi.

 

 — Forse c’è un’altra porta nascosta — suggerisce Shikamaru seguendo il movimento delle sue dita.

 

Si avvicinano anche gli altri, e insieme tracciano i contorni di quella che davvero potrebbe sembrare un’entrata celata dietro alla libreria.

 

Sakura prova ad individuare il meccanismo d’apertura, e quando crede di riuscirci vi accosta il permesso che ha tirato fuori di nuovo.

Niente.

 

 — Forse non è questa la serratura— borbotta — Riesci a vedere qualcosa al di là? — chiede poi a Neji.

 

  — No. Niente —

 

 Neppure lui ci riesce con lo sharingan attivato.

 

 — Siamo in un’impasse — conclude Kakashi, e quasi sembra sollevato, o è solo la sua solita espressione noncurante.

 

Ormai sono giunti fin lì, pensa lui, non se ne andrà senza risposte. Sta seriamente pensando di sfondare la parete, magari dopo aver fatto allontanare gli altri, quando Sakura tira fuori qualcosa dalla saccoccia.

 

 — Neji, Sas’ke — chiama svelta.

 

Pone il sigillo al di sopra del punto scelto, da cui effettivamente sembrano fuoriuscire dei meccanismi, e Sasuke riattiva lo sharingan.

 

Questa volta lei è sicura, veloce, ed esegue l’esatta procedura in un paio di minuti: poco dopo la porta si apre su una nicchia tappezzata di rotoli.

 

Shikamaru impreca alle sue spalle.

 

C’è spazio per una sola persona lì dentro, e Sasuke si avvicina e ne srotola uno in fretta, e poi gli altri, uno dietro l’altro, finché non comincia a trovare qualcosa di interessante.

E’ un rapporto su sospette attività illecite degli Uchiha, seguito da schede personali di ogni membro del clan, anche di suo padre, sua madre.

Man mano che legge i vari rapporti la situazione si delinea con sempre maggior chiarezza, e dopo averne memorizzato il contenuto, il cuore sempre più pesante, li porge a Sakura che è accanto a lui, che a sua volta poi li passa a Shikamaru.

 

L’ultimo è un accordo che viene siglato tra le due parti: lo legge con gli occhi appannati, perché tra i redattori c’è un nome che già sapeva di trovare, ed altri che non avrebbe mai sospettato, come quello di suo cugino Shisui, che è stato trovato misteriosamente morto qualche giorno prima del massacro.

 

Eccola la verità, nero su bianco, dolorosa come si aspettava, più di quel che si aspettava, ma è sempre così in fondo. 

Una sporca faccenda interna, come pensava lui, o piuttosto, peggio di come pensava lui, perché la parte del suo clan, della sua famiglia, che sospettava connivente è stata anche esecutrice materiale di quell’atrocità.

E’ stato Itachi ad uccidere la loro madre, il loro padre, e l’orrore di quella scoperta non è un’esplosione, uno scoppio improvviso che gli lacera qualcosa dentro, è come un liquido gelido che si espande dal cuore, gli invade il corpo e gli fa tremare le mani.

 

 — Arriva qualcuno, dobbiamo andarcene — sente la voce di Neji, lontana.

 

Percepisce appena, come in un sogno, che Sakura gli sta sussurrando qualcosa.

 

 — Andate avanti voi — la sente avvisare gli altri.

 

Dopo gli appoggia la mano sull’avambraccio.

La sua pelle è calda e la presa è ferma, salda, come se volesse ancorarlo alla realtà, ma il suo di corpo è come intorpidito e le dita continuano a tremargli.

 

 — Dobbiamo andare — gli ripete, ferma, solida accanto a lui.

 

Nella limpida confusione di quel momento, nella precisa disgregazione di tutto il suo mondo interiore, è davvero l’unico punto fermo.

 

Il rotolo che sta leggendo adesso è la copia di un ordine che Danzo ha impartito ai nuovi capi clan, in cui viene intimato loro di consegnare i cadaveri dei traditori, che per motivi di sicurezza verranno smaltiti all’interno della sede dei servizi segreti.

 

"Smaltiti" un cazzo.

 

 — Dobbiamo andare, non c’è più tempo — lo avvisa Sakura, e gli lascia il braccio per sollevarsi.

Neanche si è accorto di essersi chinato e l’improvvisa assenza di contatto lascia una percezione di vuoto, di mancanza.

Solo un secondo, poi lei lo afferra di nuovo e lo tira verso di sé.

 

 — Andiamo via —

 

 — Vai tu — 

 

 — No. Stanno arrivando! Vieni con me, ti prego —

 

L’evidente nota di allarme nella sua voce tremante, così cara, finalmente lo scuote, e una frazione di secondo più tardi si è già rialzato ed è pronto ad agire: devono andarsene immediatamente da lì, non c’è altro da scoprire.

 

Intanto il rotolo che ancora tiene stretto in pugno inizia a disgregarsi, e solo allora si accorge che gli altri documenti si sono trasformati in polvere ai suoi piedi.

 

 — Avevano un’altissima forma di sicurezza — gli spiega lei seguendo il suo sguardo.

 

Non importa: con lo sharingan ha memorizzato tutto, ogni parola, ogni singola virgola.

 

Adesso avverte la presenza di qualcuno, troppo vicina, ed è lui questa volta ad afferrare il polso di Sakura sforzandosi di elaborare un piano. 

Non è preoccupato per se stesso, a questo punto non gli importa molto di essere scoperto, od anche accusato di tradimento: al momento una rabbia sorda che sta controllando con uno sforzo immane gli urla solo di smascherare tutto, tutti, di sollevare il tavolo e rovesciarlo addosso a tutti i partecipanti di quell’orrore.

 

Ma lei no, lei non deve pagare il prezzo delle sue decisioni, delle nefandezze in cui lui è immerso, non lei. 

Per questo deve togliersi da lì e svanire senza farsi scoprire, senza far scoprire lei.

 

Si guardano negli occhi per una frazione di secondo mentre la porta viene spalancata con violenza, e quando due Anbu entrano nella stanza la trovano vuota: al loro posto due rotoli giacciono a terra.

 

Gli uomini fanno qualche passo all’interno e loro due aspettano, aggrappati al soffitto.

 

 — Ehi — li chiama Sasuke.

 

La coppia solleva la testa all’unisono, e si ritrovano catturati in un genjutsu.

 

 — Usciamo di qui — la esorta calandosi a terra.

 

Odia sentirsi debole, ma è ancora a corto di chakra, e l’uso prolungato dello sharingan, e ancora di più il genjutsu, lo hanno lasciato con ben poca energia.

 

Una frazione di secondo più tardi stanno correndo sulle scale, e subito dopo sono fuori.

 

 — Fermi! —

 

Sasuke si volta di scatto, pronto a colpire, ma una valanga di fango lo scaglia con violenza oltre la recinzione che delimita il cortile, sulla strada.

 

Con una scarica di elettricità frantuma il fango mezzo indurito che lo avvolge, ma, il tempo di sollevarsi e saltare sulla recinzione, e Sakura è ormai intrappolata da un alto muro di terra compatta, circondata da tre ninja che evitano accuratamente di voltarsi verso di lui e guardarlo negli occhi.

 

Ne riconosce due, i fratelli con la maschera della scimmia e del puma: sono Anbu pericolosi, molto veloci, e mentre il lungo arpione del primo, più affilato di qualsiasi lama, con l’uncino dilania la carne una volta estratto, la corta spada dell’altro è intrisa di un raro veleno rapido e letale.

Sta per scagliarsi contro di loro quando un’altra valanga di terra lo travolge.

 

E’ un quarto ninja, uno che non riconosce, a generarla, un ex Root suppone: se ne sta nascosto al di sotto del buio porticato, e non c’è tempo di pensare a lui, perché Sakura sta già distruggendo il muro a pugni, ignara del fatto che al di là l’aspetta la morte.

Perché mirano ad uccidere, e per qualche motivo che gli sfugge sembra che abbiano avuto ordine di uccidere proprio lei.

 

Si sforza di rimanere calmo e razionale mentre si libera del fango che lo avviluppa, sgretolandolo con più fatica questa volta: sa che deve ragionare logicamente per poter usare con precisione quel poco chakra che gli rimane, ma un sudore freddo gli scende lungo la spina dorsale, e un panico che non riesce a controllare gli impedisce di elaborare una strategia perfetta.

Si maledice per questo.

E’ colpa sua, pensa, è solo colpa sua se lei muore.

 

Le grida di stare attenta e si dice che può farcela, può ancora salvarla, ma con una lucidità febbrile, sconnessa, sa che cosa sta per succedere, e non può fare altro che assistervi.

E’ come un altro tsukuyomi, è di nuovo un fantasma che si affaccia oltre l’orlo di un abisso, impotente in quel vuoto assoluto senza appigli.

 

In quei brevi istanti interminabili, considerazioni e memorie gli si accavallano nella mente senza più coerenza, caotiche eppure così chiare, perché è talmente chiaro adesso che ha bisogno di lei, di lei che non nasconde inganni, doppie verità, che lo guarisce col solo tocco delle dita quando il controllo della ragione si attenua, e che non sa come, non capisce come, ha modificato lo scorrere dei suoi pensieri, la percezione della sua vita, e gliene ha mostrata un’altra, migliore, con un percorso che non riesce ancora a intravedere, neppure immaginare, ma per una volta si delinea limpido, colmo di promesse.

Il resto è solo una nebbia che avvolge una realtà dalle mille facce cangianti, e una serie di missioni svolte come una routine, in un ruolo che ricopre perché non può fare altro, perché non conosce altro.

 

Finalmente si è liberato del fango mentre le grida ancora di stare attenta. 

Non ha abbastanza chakra per qualcosa di più, eppure in qualche modo riesce a far crepitare tra le dita un fiacco chidori e si precipita verso di loro. 

Con un salto rimbalza contro la parete dell’archivio per schivare un’altra valanga, perché non ha il tempo né la forza di occuparsi di quel bastardo. 

 

Il chidori si affievolisce in fretta, e i movimenti non sono fluidi e veloci come dovrebbero, e ormai è tardi.

Disperato vede la scimmia perforare Sakura al fianco da parte a parte con il ferro uncinato.

 

Il puma la sta colpendo alle spalle con la lama avvelenata, e in panico totale, con gli occhi che improvvisamente bruciano, si frappone tra l’arma e Sakura.

 

 — Sas’ke! — 

 

L’urlo sembra giungere da lontano, così angosciato, e vorrebbe dirle che non importa, che deve scappare ora, mettersi in salvo, farsi aiutare prima che sia troppo tardi…che lei non deve morire, non può morire. Ma c’è qualcosa in bocca che gli impedisce di parlare, e quel bruciore agli occhi è diventato intollerabile.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: afterhour