Libri > Percy Jackson
Segui la storia  |       
Autore: vortix    15/10/2017    1 recensioni
Per creare un classico della letteratura non basta un grande talento e una vivida ispirazione, ma una penna speciale.
Senza di questa non hai alcuna speranza di poter entrare a far parte nella lista degli Autori che hanno fatto la storia.
C’è un problema però: se la penna può dar vita ad un nuovo capolavoro letterario, al contrario questo piccolo oggetto (se finisce in mani sbagliate) può dare il potere di distruggere qualsiasi tipo di libro, compresi tutti i testi che testimoniano la mitologia greca e romana.
E se vi dicessi che questa penna è sparita dalla biblioteca del Campo Giove?
Storia che segue “L’ultimo dei Re”.
Genere: Avventura, Comico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altro personaggio, I sette della Profezia, Nico/Will, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Una serie di (sfortunati) eventi.'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

2




 
La ragazza ignora il mio commento e continua la spiegazione. «Questa penna è passata dalla mano di Cicerone, alla mano di Petrarca, per arrivare fino a Jane Austen, a Leopardi e a Oscar Wilde. Senza di questa non hai alcuna speranza di poter creare un capolavoro letterario e di diventare in qualche modo immortale.»
«Vuoi dirmi che anche io potrei diventare una scrittrice di successo se avessi quella penna?»
«Non è così facile. Devi essere un genio e avere un particolare talento, perché non sei tu a scegliere la penna, ma è lei a scegliere il prossimo grande scrittore o scrittrice.»
Così Reyna mi indica una piccola targa posizionata proprio sotto alla teca, completamente vuota. «Vedi? Quando la penna ha scelto il proprio Autore, su questa targa viene inciso il rispettivo nome. Quando questo ha finito il suo lavoro, la penna torna qui, aspettando il prossimo eletto. C’è un problema però: come può creare un nuovo capolavoro letterario, questo piccolo oggetto può dare il potere di distruggere qualsiasi tipo di libro, compresa la nostra mitologia.»
«Ma sono solo dei libri, il danno non sarebbe così grave, giusto?»
«Oh, invece sì. -fa una pausa- Pensaci bene, il Cristianesimo su cosa si basa?»
«Sulla Bibbia?»
«Esatto. Se non ci fosse più la Bibbia automaticamente non esisterebbe più quella religione; questo vale anche per la nostra mitologia, greca o romana che sia.» Chiarisce Reyna.
«Wow, dovrebbero scriverlo sui libri di scuola. Studiare letteratura diventerebbe più interessante.»
La ragazza però non sembra essere in vena di umorismo.
«Questa penna è un’arma estremamente pericolosa: con un semplice gesto o parola la nostra cultura potrebbe essere spazzata via, per cui ogni volta che questa scompare c’è sempre il pericolo che un ipotetico Autore voglia usarla per scopi malvagi. Per fortuna fino ad ora è stata usata per dare vita a nuovi capolavori, e non per distruggerli; di solito i nemici che affrontiamo si limitano alla guerra quando vogliono annientare qualcosa e non arrivano mai ad usare queste armi così sofisticate.»
A questo punto Reyna sembra aver finito la sua spiegazione, ma io ho ancora qualche dubbio da chiarire.
«E che mi dici dei libri scomparsi?»
«Di quelli non riusciamo a darci una spiegazione; se non vengono ritrovati il prima possibile può essere che vengano dimenticati, o peggio.»
Verso la fine della frase la sua voce si incrina leggermente, e intuisco che questa cosa crei più problemi del previsto. Certo, non tanti quanto quelli che ha creato Tarquinio, ma di certo non vorrei essere nei panni di Reyna in questo momento.
Dopo alcuni minuti ancora dentro alla biblioteca, Reyna mi accompagna fuori; stiamo per chiuderci alle spalle il portone quando una voce maschile ci distrae.
«Ragazze! Siete arrivate al Campo Giove e io lo vengo a sapere solo adesso!»
Quando sento la voce di Jason un po’ sorrido. Sembra passato un secolo da quando l’ho visto l’ultima volta e sono capitate così tante cose da quando proprio lui, insieme a Leo, mi ha portato al Campo Mezzosangue.
Sia io che Reyna ci voltiamo e sorridiamo al biondo con la sua fedele maglietta viola.
«Jason! Stavamo proprio venendo a trovarti, non è vero Chiara?»
«No?» Dico, ma l’occhiataccia di Reyna mi fa correggere. «Cioè volevo dire, certo! Non abbiamo fatto altro che parlare di te durante il viaggio.»
Jason si mette a ridere. «Se decidessi di credervi, sarei onorato di esser stato il vostro maggior argomento di conversazione.»
Il ragazzo ci risponde in italiano, e io realizzo di non parlare la mia lingua da un sacco di tempo.
Maledizione, ora non posso più dire nessuna parolaccia, qui mi capirebbero tutti.
«Chiara, vedo che dopo essere morta non stai così male.»
«Dovrebbe essere un complimento?»
Sia Reyna che Jason scoppiano a ridere. «Ho sentito molto sulla tua impresa. Sei stata molto coraggiosa, come una vera romana.»
Jason mi fa l’occhiolino, e io ricambio con un sorriso piuttosto incerto. Dopo tutto quello che mi è successo devo ancora capire se faccio parte del mondo greco o di quello romano. In effetti devo ancora capire molte cose, tra cui come Jason possa ancora portare quel taglio alla Justin Bieber nel 2017, perché il colore ufficiale del Campo Mezzosangue sia quell’orrendo arancione, perché gli americani si ostinino a mettere l’ananas sulla pizza e perché il Campo Mezzosangue si chiami così quando la versione romana si chiama Campo Giove; insomma, non dovrebbe essere Campo Zeus?
Reyna dopo aver dato un abbraccio piuttosto teso e imbarazzato al suo collega, mi dice che ha delle cose importanti a cui badare, e mi lascia insieme a Jason.
Io e il biondino cominciamo a camminare per le vie di Nuova Roma, e dopo pochi minuti scopro che quelli che prima mi sembravano dei templi in miniatura, ora sono dei Partenoni in tutto per tutto, grandezza compresa.
Il ragazzo mi spiega che la collina su cui sono costruiti è una delle sette colline che richiamano i veri colli in Italia, e che questa è la più alta per poter dare una visuale completa dell’intero Campo.
«Il Campo Giove è formato dalla Dodicesima Legione, che dopo la caduta dell'Impero Romano è sopravvissuta in clandestinità.» Mi spiega lui, non appena ci allontaniamo dalla pseudo Valle dei Templi, prendendo una strada chiamata “Via Praetoria”.
«I semidei vengono trovati dalla dea Lupa e dal suo branco. Così Lupa li mette alla prova e se rimangono vivi, li addestra e li spedisce in un lungo viaggio verso sud per arrivare al Campo Giove.»
«Woah, aspetta un attimo Alberto Angela. Vuoi dire quella lupa? Quella di Romolo e Remo?»
Il ragazzo annuisce.
«Ricordami di avvisarti quando voi semidei e le vostre stranezze avete smesso di sorprendermi.»
Ma lui sembra ignorarmi, e continua a camminare imperterrito mentre mi fa da guida turistica, tenendo ben salda la sua armatura tra le mani.
Anche se ci ha già pensato Reyna a farmi una presentazione con i fiocchi, lascio anche a Jason la possibilità di descrivere con orgoglio questo posto, per cui rimango zitta e ascolto ciò che dice. «Al Campo, una volta entrati nella Legione, i ragazzi devono entrare in una delle cinque Coorti e altri devono garantire per loro, essere perciò responsabili delle loro azioni. I ragazzi iniziano in probatio, ma, guadagnandosi la prima cicatrice, diventano legionari a tutti gli effetti.»
«Che vuoi dire con “prima cicatrice”?» Ho come la sensazione che non intenda cicatrice da taglio con la carta.
«È abbastanza impossibile che tu non te ne faccia una durante i nostri combattimenti. Sai, addestramenti, guerre a squadre, lotte tra gladiatori nell’arena, percorsi specializzati con anelli infuocati…»
«Sono quasi sicura che gli antichi romani non avessero dei percorsi specializzati con gli anelli infuocati…»
«Oh andiamo, siamo nel 2017. Dobbiamo aggiornarci anche noi.» Risponde prontamente Jason, per poi continuare la sua lezioncina.
«Qui i semidei sono perfettamente organizzati in vari gradi: ci sono i legionari, poi i centurioni…»
Grazie agli dei due ragazzi mano nella…zampa si avvicinano a noi e fanno fermare la parlantina di Jason.
Ora, vorrei chiarire una cosa: non sono il tipo che quando si avvicina una persona in carrozzina o con un difetto fisico si mette a fissarla finché non sparisce dalla mia visuale, ma in questo caso non posso farne a meno.
Il ragazzo in questione ha dei particolari tratti orientali, due spalle grandi quanto il portone della biblioteca, e una corporatura da giocatore di pallacanestro. La cosa che mi sconvolge però è che il suo braccio sinistro non ha le sembianze di quello di un umano, ma è simile a quello di un orso.
Se non è un qualche sortilegio io gli consiglierei una buona estetista.
Come se non fosse niente di che, una ragazza con una splendida chioma color cannella e riccia stringe il braccio peloso del ragazzo, e gli sorride.
Lei è molto più piccola e minuta di lui, con un paio di pantaloni color cachi che le rivestono perfettamente le sue gambe magre; il viso invece è contornato da una miriade di piccole lentiggini rosse, insieme ad un paio di occhi color oro.
Alla visione dei due ragazzi insieme uno dei pochi ricordi che riesco ancora ad avere dal legame che io, Leo, Percy e Reyna abbiamo stabilito mi investe.
Loro dovrebbero essere Hazel e Frank, gli altri ragazzi dei famosi “sette” che hanno sconfitto Gea.
«Ragazzi, voglio presentarvi la nuova eroina del Campo Mezzosangue, Chiara Lombardi.» Mi presenta Jason, sorridente. «Chiara, loro sono…»
Ma io non lo faccio finire. «Hazel e Frank, mi hanno parlato molto di voi.»
I due sono armati rispettivamente con una spada completamente d’oro e un paio di frecce con un arco, che mi ricorda molto quello di Katniss Everdeen in Hunger Games, ma evito di farlo notare.
Hazel è la prima a prendere la parola e venirmi incontro, per poi abbracciarmi come se fossi sua sorella. «Anche noi abbiamo sentito molto parlare di te. Leo non ha fatto altro che raccontarmi come hai sconfitto Tarquinio il Superbo.»
Alla pronuncia del nome di Leo il mio cuore perde un battito, ma mi impongo di non soffermarmi sul fatto che lui abbia parlato di me.
A differenza della sua ragazza, Frank sembra essere molto più timido, tanto che si nasconde le mani/zampe dietro la schiena e indietreggia leggermente.
«Perché il tuo ragazzo ha il braccio come quello di un orso?»
Niente, non ce l’ho fatta a resistere.
Hazel e Jason sogghignano, mentre quando Frank si sente preso in causa arrossisce leggermente, ma poi prende coraggio e si va avanti.
«Diciamo che posso trasformarmi in qualsiasi animale io voglia.»
«Aspetta, chi è il tuo parente divino?»
«Marte.»
Io rimango in silenzio, cercando di collegare gli animali con il dio della guerra. Mi avvicino a Jason lentamente e gli sussurro: «Credo mi manchi qualche passaggio, perché non riesco a collegare le due cose.»
A quanto pare devo migliorare il mio sussurro, perché a quanto pare tutti quanti mi hanno sentito, e scoppiano a ridere.
Hazel quindi si riavvicina a me e prende il mio braccio, per poi incastrarlo tra il suo. È così magra che mi sembra di poterla spezzare da un momento all’altro solo toccandola.
«Vieni, è quasi ora di cena. E noi stiamo morendo di fame.»
Così i ragazzi mi accompagnano alla famosa mensa di cui mi aveva parlato anche Reyna, mentre Jason ci promette che ci raggiungerà tra non molto.
Non appena entro nel salone strizzo gli occhi più volte per convincermi di quello che sto vedendo: tra i vari tavoli in legno e le sedie, una decina di fantasmi stanno girando con aria indaffarata per tutto il salone, con in mano dei piatti sporchi e una serie di posate.
Da quando i morti si sono dati al servizio catering?
Sto per fare un passo in avanti ma un fantasma dalle sembianze di un ragazzo sui quindici anni mi passa davanti velocemente, come se in cucina ci fosse qualcosa che valesse più della sua vita…vabbè, avete capito.
Io rimango paralizzata, non sapendo come comportarmi.
«Siete a corto di personale e vi siete rivolti ai morti?» Chiedo, cercando di metabolizzare tutto.
«No, quelli che vedi sono Aurae, spiriti invisibili del vento, servono alla mensa e aiutano i mezzosangue. Una volta si facevano vedere di meno, ora sono molto più socievoli.» Mi spiega gentilmente Hazel, per poi accompagnarmi al tavolo più vicino.
Il salone è già gremito di semidei in armatura che stanno mangiando e ridendo per chissà qualche motivo; le voci si sovrappongono tutte insieme e il risultato non è tanto diverso da quello dell’osteria che c’è nel mio paese in Italia.
Prima che io possa sedermi, una creatura mezza capra e mezza umana si avvicina a noi, posando le mani a ciotola come se volesse qualche monetina.
Il suo aspetto mi ricorda molto quello dei satiri che avevo visto al Campo Mezzosangue, ma sono del tutto sicura che quelli che ho visto non si metterebbero mai a fare l’elemosina.
«Che vuole il satiro? Una lattina di CocaCola da sgranocchiare?» Chiedo, con un tono di voce abbastanza alto per farmi sentire.
«Non è un satiro. È un fauno.»
Una voce maschile si intromette improvvisamente nella nostra conversazione, e quando il volto di Logan entra nella mia visuale non riesco a non alzare gli occhi al cielo. Che ci fa qui?
«Sempre mezza capra è.» Ribatto io, mentre Hazel e Frank stanno ancora cercando di capire chi sia questo tipo vestito completamente di nero.
«Guardate che vi posso sentire, bee.» Ribatte il fauno, ma subito dopo capisce che da noi non spillerà nemmeno un centesimo (qui usano i centesimi?) e si allontana, andando a disturbare un altro paio di semidei romani poco più in là.
«Chiara, conosci questo ragazzo?» Mi chiede Frank.
«Purtroppo si.»
Hazel ignora il mio commento e si alza dal tavolo per andare a salutare Logan: lui però non ricambia la sua stretta di mano e si limita ad un cenno con il capo, per poi andarsene senza dire niente.
«Non è un ragazzo simpaticissimo?» Prova a migliorare la situazione la ragazza, ma io e Frank la fissiamo senza rispondere.
Dopo questo piccolo momento imbarazzante con Logan, che ha confermato il mio astio verso quel ragazzo, i fantasmi/camerieri cominciano ad uscire dalla cucina portando una serie di piatti caldi e fumanti.
Un Aurae dalle somiglianze di una ragazza sui venti anni e dagli zigomi alti mi porge un piatto di lasagne e dell’acqua minerale, e io la guardo sconvolta.
È il mio piatto preferito, e io non l’ho mai ordinato né detto a nessuno.
«Beh, io ho una fame da lupi. E non è un modo di dire.» Esclama Frank, ma prima che lui possa affondare la forchetta nelle sue polpette di tofu la porta principale della mensa si apre bruscamente, facendo entrare Reyna con un’espressione sconvolta.
Il suo sguardo cerca immediatamente Jason, ma non trovandolo è costretta a parlare davanti a tutti e dare una spiegazione per la sua entrata improvvisa.
«Semidei, la penna d’Autore è scomparsa.»
 
 
 
 
 
 
………….
Salve a tutti!
*schiva i pomodori*
Lo so, lo so. Sono in ritardo, è praticamente una settimana che non aggiorno, ma dovete perdonarmi. Le lezioni dell’università mi stanno prendendo molto tempo, e ora che sono tornata al mio status di studente fuori sede mi devo occupare di faccende da casalinga e cose varie. Gestire tutto e scrivere è una bella impresa, ma spero di farcela.
Allora, tornando alla storia! Ho finalmente scritto anche di Hazel e Frank, mancavano solo loro all’appello insomma. Non sono molto sicura di renderli permanenti, ma vedrò cosa potrò fare. Logan continua a dare fastidio, ma per lui ho dei progetti, quindi non odiatelo troppo 😊
Dato che siamo ancora al secondo capitolo non pretendo che la storia vi piaccia, per ora ho solo introdotto il problema numero uno (la penna).
Spero che comunque il capitolo vi sia piaciuto e che vi possa ritrovare anche nei prossimi capitoli, per qualsiasi domanda o spiegazione sono disponibile a chiarire tutto quanto hahah
Grazie in ogni caso per essere passati 😊
Potete trovarmi su Twitter (sono @glaukopsis)
Ci si vede al prossimo capitolo!
Un bacio, Claire

 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Percy Jackson / Vai alla pagina dell'autore: vortix