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Autore: MonicaX1974    16/10/2017    2 recensioni
Harry e Chloe.
Lui deluso dalla vita, lei con un immenso dolore nel cuore.
Lui pensa solo a divertirsi, lei cerca di ritrovare la speranza.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Chloe? ... Chloe?" La voce di Dylan mi sembra arrivare da lontano perché sono troppo concentrata sul ragazzo dai capelli scuri in piedi al centro del palco vicino all'uomo che sta ancora parlando al microfono. Non riesco a smettere di guardarlo ora che i suoi occhi verdi sono puntati su di me, ma al terzo richiamo da parte di Dylan riesco a voltarmi e a dedicare nuovamente la mia attenzione al ragazzo seduto al mio fianco. "Chloe stai bene?" Mi sta porgendo un bicchiere di quella che credo sia acqua.

"Sì, scusa ero solo sovrappensiero." Prendo il bicchiere dalle sue mani e lo bevo tutto d'un fiato. Mi giro un'altra volta verso il palco e l'espressione divertita di Harry che guarda nella mia direzione mi innervosisce, e il mio fastidio per essere qui non fa che aumentare. Torno a guardare Dylan e gli sorrido mentre continuo a parlare con lui.

"...e grazie a tutti voi per essere qui stasera." Il discorso del signor Styles finisce e vedo padre e figlio scendere dal palco. Torno a guardare Dylan, cercando di ignorare Harry che ho notato avvicinarsi a noi.

"Ciao Harry..." Dylan si alza, andandogli incontro mentre io non posso far altro che alzare gli occhi al cielo. "...ti presento..."

"Io la conosco." Harry interrompe le sue parole poi si volta verso di me. "...sei la ragazza della metro." Sta tentando di farmi sentire a disagio con quel sorriso pungente.

"Scusa Dylan, devo raggiungere mia sorella, ci vediamo dopo." Ignoro totalmente Harry che resta a guardarmi con aria sbalordita e mi allontano con un sorrido soddisfatto cercando Rebekah tra le persone che affollano la sala.

Non riesco ancora a credere di averlo incontrato stasera, e in questa circostanza. A quanto pare è un ricco e viziato figlio di papà, abituato ad ottenere sempre quello che vuole. Questo spiega il suo essere arrogante e irriverente, probabilmente non è stato abituato alle difficoltà della vita. Magari crede che tutto gli sia dovuto e che ha diritto di prendersi ogni cosa che vuole. Io credo sia solo un prepotente.

"Chloe?" Mi volto e trovo mia sorella proprio dietro di me. "Ti stavo proprio cercando, vorrei presentarti il mio capo." Mi sorride poi mi prende per mano facendo in modo che io la segua senza darmi la possibilità di protestare. Ci stiamo dirigendo di nuovo verso il bar, spero che se ne sia andato.

"Signor Styles?" Il ragazzo presuntuoso si volta verso di noi.

"Rebekah... quante volte ancora dovrò dirti che devi darmi del tu. Lo sai che lo preferisco no?" Lei sorride imbarazzata.

"Oh sì, mi scusi..." La faccia di Rebekah sembra un pomodoro.

"Ecco, appunto." Ride anche lui, è la prima volta che lo vedo ridere in quel modo. Ha un bel sorriso quando lo fa con sincerità e non so per quale motivo, mi incanto a guardarlo. Mi incanto sulle sue fossette. Chloe riprenditi!

"Ehm... Harry... vorrei presentati mia sorella Chloe, è appena arrivata da Montreal..." No, no, no! Il resto di quello che dice non lo sento perché sento il fastidio espandersi nel mio corpo ad ogni cellula. Harry, oltre ad essere il capo di Dylan, è anche il suo capo!

"Ma che piacere Chloe." Sottolinea il mio nome con la sua voce, facendomi capire quanto sia soddisfatto di aver scoperto come mi chiamo.

"Piacere non ricambiato signor Styles." Rimarco anch'io il suo nome dandogli del lei, dato che non gli piace, con un tono di voce più che infastidito sotto il suo sguardo divertito.

"Chloe..." Mia sorella mi rimprovera tentando di continuare a sorridere al suo capo.

"Avrete sicuramente qualcosa di cui parlare, vi lascio soli." Dico loro mentre mi allontano da Harry, da Dylan, da mia sorella, e da tutte queste persone. Il fastidio che provo è arrivato ai livelli d'allarme, e ho decisamente bisogno di una boccata d'aria. Senza aspettare una vera risposta da parte loro, mi volto e mi dirigo verso l'ascensore sperando che porti anche sul tetto.

Per fortuna l'accesso al tetto è consentito, credo sia un solarium o qualcosa del genere perché vi sono diverse sdraio sistemate una sopra l'altra contro il parapetto. Mi avvicino e mi siedo prendendo il cellulare. Mi mancano i miei due amici, se Hazel fosse qui si divertirebbe un mondo a prendermi in giro per come sono vestita. Non sono abituata a tacchi e vestiti, e non mi piace stare in mezzo a persone che non conosco. Faccio partire la chiamata.

"Chloe ciao!" La voce allegra della mia migliore amica rende già più accettabile questa serata.

"Ciao Hazel." Mentre la mia sembra piatta.

"Stai bene?" Il suo tono di voce rivela la sua preoccupazione per me. Si sono preoccupati fin troppo per me.

"Sì, è solo che mi manchi. Avevo voglia di sentire la tua voce, e sapere come sta Justin." La sento ridere e mi piace.

"Justin sente la tua mancanza, non è più lo stesso da quando non dormi più nella tua stanza, e... mi manchi anche tu." Quel poster di Justin Bieber sarà sempre motivo di divertimento per noi. Chiacchieriamo ancora qualche minuto, fino a che non sento dei passi. Quando mi volto a guardare chi sia, sento di nuovo il fastidio salire fino alla punta dei capelli. Non mi va che senta la mia telefonata, perciò mi sbrigo a salutare la mia amica.

"Devo andare adesso... ti voglio bene anch'io." Ripongo il telefono nella pochette abbinata al vestito che mi ha prestato mia sorella, quando sento di nuovo la sua voce.

"La ragazza acida della metro ha dei sentimenti?" Ha le mani in tasca e cammina sicuro verso di me.

"Non sono acida, e ho un nome, sempre che tu non l'abbia già dimenticato." Sorride ancora, facendo spuntare le sue fossette, che gli danno un aspetto gentile, ma non credo che quella parola esista nel suo vocabolario.

"Oh no che non l'ho dimenticato Chloe." Si ferma in piedi esattamente di fronte a me, proprio come quella sera sulla metro.

"Quindi... perché sei qui? Non hai degli ospiti da intrattenere?" Ero venuta qui per stare sola, ma a quanto pare non è possibile.

"Nessuno noterà la mia assenza, e forse mio padre ne sarà anche sollevato." Resto sorpresa dalle sue parole.

"E questo è un buon motivo per venire qui ad infastidirmi?" Non posso evitare di punzecchiarlo.

"Tua sorella era preoccupata per te e mi sono offerto di venire a controllare al posto suo." È ancora fermo nella sua posizione, sempre con le mani in tasca, e troppi bottoni della camicia sbottonati. Mi chiedo che fine abbia fatto la sua cravatta.

"Non ho bisogno della baby sitter Styles." Mi alzo per tornare indietro, ma la sua voce mi fa fermare sul posto.

"Sono qui solo per fare un favore a Rebekah, non sono la baby sitter di nessuno." Stavolta il suo tono non è più divertito, ma è evidentemente seccato e per un attimo, ma solo per un breve attimo, mi sento in colpa ad averlo trattato così.

"Come vuoi." Mi riprendo subito, lasciandolo lì da solo mentre torno nel salone da mia sorella. Entro nell'ascensore, premo il pulsante sperando che le porte si richiudano prima che lui decida di tornare indietro con me. Non sopporterei di condividere la sua stessa aria in un ambiente così ristretto. Una volta arrivata al piano, cerco mia sorella, e quando la trovo mi avvicino a lei.

"Rebekah non c'era bisogno che mandassi qualcuno a controllare dove fossi, devi stare tranquilla, non farò più cazzate, l'ho promesso." Mi rendo conto di quanto sia in ansia per me dopo quello che ho fatto, ma ora è diverso e spero che lo capisca al più presto.

"Chloe guarda che io non ho mandato nessuno a cercarti." Resto per un attimo interdetta, e mi chiedo se dovrei riferire del comportamento di Harry a mia sorella, ma un'altra volta ancora, faccio finta di niente e cerco di finire il resto della serata provando a divertirmi. "Ok, senti... Ehm... hai conosciuto qualcuno stasera?" Anche Rebekah ignora quello che le ho detto, non so se volutamente o se non ha ben capito, ma non importa.

"Non esattamente." Dovrei dirle che ho conosciuto Dylan numero due, che somiglia incredibilmente al mio Dylan, proprio la sera del mio arrivo a Boston, e subito dopo ho incontrato il suo capo leggermente ubriaco e indisponente, sulla metropolitana, ma forse non è il momento più opportuno per farlo.

"Qualche faccia simpatica?" Ha sempre la speranza che io faccia amicizia con qualcuno di nuovo per accantonare il passato.

"Simpatica non è proprio l'aggettivo che userei per descrivere le persone con cui ho parlato." Lei si volta a guardarmi con curiosità, aspettandosi che io specifichi il soggetto della mia frase e, per puro caso, in quel momento Harry esce dall'ascensore entrando nel salone. Ho l'impressione che stia guardando nella nostra direzione.

"Con chi hai parlato? Magari lo conosco." Mi chiede mia sorella.

"Sicuramente lo conosci, non siete tutti colleghi qui?" Voglio evitare di specificare con chi ho parlato.

"Beh, non è che io conosca proprio tutti, dimmi almeno il suo nome." Sta insistendo e questo vuol dire una cosa sola. Se la conosco bene teme che io possa aver incontrato Dylan numero due.

"Credo si chiami Dylan numero due, sempre che nel tuo ufficio le persone non abbiano la capacità di reincarnarsi, a quel punto avrei incontrato Dylan numero uno, ma non credo sia possibile." Mia sorella è praticamente sbiancata e non dice più una parola. "Quindi... a meno che lui non avesse un gemello nascosto, il destino mi sta giocando un brutto tiro, e tu lo sapevi." Rebekah è a disagio, e mi dispiace averla messa in questa situazione, ma sarebbe comunque venuto fuori prima o poi.

"Sì, te l'avrei detto, è solo che..."

"Eri preoccupata per me, lo so. Dovete smetterla tutti quanti di preoccuparvi per me. Sto andando avanti, sto provando ad andare avanti, ma non mi aiuta il fatto che tu voglia tenermi sotto una campana di vetro." Sto alzando la voce, e anche se so che lei non merita questo comportamento da parte mia, non riesco proprio a trattenermi.

"Chloe devi credermi, te ne avrei parlato. Non pensavo che Dylan sarebbe venuto stasera, mi aveva detto che aveva un impegno..." Non ho voglia di stare a sentire più niente.

"Ok... senti ti dispiace se me vado?" Mi sto comportando male, ma non posso stare qui un minuto di più. Non è colpa di mia sorella, non è colpa di Dylan e nemmeno di Harry, o forse è colpa di tutta questa serata messa insieme, ma devo veramente andarmene.

"Chloe aspetta, vengo con te." Vedo che si volta verso il guardaroba per andare a recuperare il cappotto, ma la fermo subito.

"No, tu resta, goditi la serata." Il mio sguardo si addolcisce. Le voglio bene, e so che anche lei me ne vuole, ma ho bisogno di allontanarmi da queste persone, da questo posto dove mi sento fuori luogo.

"Posso lasciare tutto e venire con te." Sento ancora la preoccupazione nella sua voce, ma deve rendersi conto che può fidarsi di me, può fidarsi a lasciarmi da sola.

"Devo andare da sola Reb, voglio andare da sola." Le sorrido ancora, poi dopo una breve indecisione, si avvicina e mi abbraccia.

"Mandami un messaggio appena sei a casa." Annuisco e la saluto, poi vado a recuperare il mio cappotto.

Prendo infine l'ascensore, e una volta fuori resto a guardarmi intorno, indecisa se prendere un taxi o i mezzi pubblici. Potrei andare a piedi, mi farebbe bene, ma non conosco ancora la città e rischierei di perdermi, e a quest'ora, non è proprio una buona cosa soprattutto su questi tacchi.

È stata una serata difficile. Prima Dylan numero due che continua a comparirmi davanti. Quando lo guardo negli occhi, sento sempre una stretta allo stomaco. Poi il ragazzo antipatico conosciuto in metro è Harry, il capo di mia sorella, e come ciliegina sulla torta, la preoccupazione di mia sorella che invece di diminuire, sembra non avere limiti.

Alla fine i miei pensieri vengono interrotti da una birra che mi viene sventolata davanti agli occhi. Mi volto alla mia sinistra, seguendo con gli occhi il braccio di chi mi sta porgendo quella bottiglia e resto colpita quando vedo che mi ha raggiunto.

"Cosa ci fai qui?" Il mio tono esce più duro di quanto vorrei.

"Grazie Harry per la birra, sei stato molto gentile." Imita in modo strano la mia voce mentre regge la bottiglia che tiene in mano, ancora davanti al mio viso.

"Grazie Harry per la birra, ma nessuno te l'ha chiesta." Sembra che niente possa toccarlo, e rimane fermo vicino a me continuando a tenere sospesa la bottiglietta davanti a me.

"Sicura di chiamarti Chloe? Credo che Acidità ti si addica di più." Non muove il suo braccio e alla fine cedo prendendo la bottiglietta dalla sua mano.

"Grazie." Sembra sorpreso dalla mia risposta, ma lo ringrazio mentalmente per non aver fatto nessuna battuta al riguardo.

"Non c'è di che." Si appoggia con la schiena al muro dietro di noi e mi volto a guardarlo poi porta la bottiglia alle labbra bevendone un sorso, ed io faccio altrettanto. Non posso negare che sia bellissimo stasera con quel completo nero che sembra gli sia stato cucito addosso, ma questo non glielo dirò mai.

"Posso sapere il perché?" Indico la birra che mi ha appena dato, e poi la sua che ha in mano.

"Per la birra non serve per forza un motivo, anche se mi è sembrato che ne avessi bisogno." Sono stupita della nostra conversazione quasi civile.

"E da cosa l'avresti capito?" Improvvisamente mi ha incuriosita, voglio proprio sapere cosa pensa.

"Dal fatto che sei andata via senza salutarmi." Sorride, e inizia davvero a piacermi quel sorriso, ma non posso evitare di alzare gli occhi al cielo alle sue parole.

"Presuntuoso." Ma alla fine sorrido anch'io. "Suppongo tu non me lo dirai vero?" I suoi occhi verdi sembrano accendersi.

"Supposizione corretta signorina Stewart." Beve un altro sorso, si stacca poi dal muro venendomi vicino. "Allora stavi andando via?" Faccio solo un cenno con la testa, e lui continua a parlare. "Ti dispiace se ti accompagno?" Non capisco il motivo di questa sua improvvisa gentilezza, ma sono stanca e non ho voglia di altre battute per stasera.

"Non devi tornare dentro? Magari tuo padre ti sta cercando." Dopotutto è il figlio del presidente della società.

"Fidati che mio padre non si accorgerà della mia assenza." Avvicina la sua bottiglia alla mia e le fa tintinnare, alzandola poi verso l'alto bevendone un gran sorso.

"Mi darai un passaggio su uno di quei macchinoni con i vetri oscurati?" Lui ride, e istintivamente lo faccio anch'io.

"Non solo stiamo avendo una conversazione normale, ma hai anche fatto una battuta?" Sembra sinceramente divertito e la cosa mi piace.

"Styles da quando sei gentile?" Voglio vederlo sorridere ancora, non so perché, ma mi piace vederlo quando sorride.

"Oh eccola, mi stavo già preoccupando di non rivedere più miss acidità. Comunque no, niente macchinoni con vetri oscurati, ma hai la fortuna di godere della compagnia di Harry Styles."

"Ed eccolo qua il ragazzo presuntuoso, mi stavo preoccupando anch'io sai?" Ridiamo insieme. Una risata spontanea, sincera, come non mi succedeva da tempo. Lo guardo ancora mentre fa un cenno al posteggiatore a cui da un biglietto non appena si avvicina a noi, e dopo pochissimi minuti, torna al volante di una bellissima auto d'epoca mentre un sorriso nasce spontaneamente sulle mie labbra. Harry si avvicina al lato del guidatore salendo non appena il parcheggiatore scende, lasciandogli anche le nostre bottigliette di birra, io salgo dal lato passeggero senza distogliere lo sguardo dalla splendida auto.

Chiudo lo sportello lentamente come se avessi paura di romperlo, e una volta seduta non riesco praticamente più a muovermi. Quest'auto sembra fin troppo costosa, magari è anche più vecchia della mia, ma le condizioni sono sicuramente migliori.

"Per quanto vecchia possa sembrare quest'auto, non la rovinerai se ti muovi." Anche lui si è accorto che mi sono praticamente immobilizzata sul sedile.

"In realtà non è come pensi. Sto solo cercando di non rovinare il vestito." Se crede che gli darò la soddisfazione di dirgli che ha capito qualcosa di me, si sta sbagliando.

"Sì, come no." Gli spunta un sorriso, e lo osservo mentre si immette in strada. "Mi serve l'indirizzo." Mi dice poi con un tono divertito.

"Giusto." Prendo il cellulare dove mia sorella mi aveva scritto l'indirizzo perché non lo ricordo.

"A meno che tu non voglia venire da me..." A quel punto apro il finestrino e con la mano cerco di buttare fuori qualcosa di immaginario. "Ma che stai facendo?" La sua espressione confusa mi diverte.

"Sto mandando fuori la tua presunzione. Questa macchina è troppo piccola per contenerla tutta." Per tutta risposta lui ride.

"Tu hai dei seri problemi lo sai?" Ma sta ancora ridendo mentre io scorro i messaggi alla ricerca dell'indirizzo. Una volta trovato glielo comunico, e lui si dirige sicuro in quella che credo sia la direzione giusta. In realtà potrebbe portarmi ovunque e io non mi accorgerei se lo facesse.

Il resto del tragitto è piuttosto silenzioso. Molte volte mi sono ritrovata ad osservare le sue espressioni, sembra piuttosto pensieroso, e anche se mi sento limitata nei movimenti, non posso fare a meno di voltarmi nella sua direzione e guardarlo. L'ho fatto per tutto il tempo, la strada non l'ho praticamente mai guardata, forse c'è più di quel che si vede sotto quello sguardo di sfida al mondo.

Ad un certo punto mi accorgo che sta rallentando, e quando accosta mi appresto a scendere. Tolgo la cintura e, mentre scendo dall'auto, mi rendo conto che lo sta facendo anche lui. Forse si illude di avermi già conquistata e che lo inviterò a salire da me.

"Grazie per il passaggio, ci vediamo." Mi volto senza aspettare una sua risposta, ma le sue parole mi fanno fermare immediatamente.

"Ma dove credi di andare?" Mi giro a guardarlo con aria minacciosa. Ha proprio una gran faccia tosta.

"A casa, senza di te." Il mio tono di voce è deciso, voglio fargli capire che non ha alcuna speranza con me.

"E come pensi di farlo?" Non capisco perché abbia quell'espressione divertita.

"Mi girerò, salirò le scale ed entrerò nel mio appartamento." Che razza di domanda mi ha fatto?

"Allora girati, sali le scale immaginarie, ed entra nel tuo appartamento immaginario." Aggrotto le sopracciglia con aria confusa non riuscendo a capire quello che mi ha appena detto, ma poi lo faccio. Mi giro e vedo che alle mie spalle non c'è il palazzo dell'appartamento di mia sorella. Quello che vedo è un piccolo supermercato di quelli che rimangono aperti ventiquattro ore.

"Che diavolo significa?" Ora sta praticamente ridendo.

"Povera e ingenua Chloe. Se non avessi impiegato tutto il tempo ad ammirarmi, ti saresti accorta che non siamo davanti casa tua." Beccata con le mani nel sacco, ma come cavolo ha fatto? E soprattutto perché mi sono comportata in questo modo con lui? "Meno male che siamo all'aria aperta, perché la mia piccola auto non sarebbe riuscita a contenere tutto il tuo imbarazzo." Mi lascia senza parole, mentre lo guardo incamminarsi dentro il supermercato. "Non vieni?" Mi dice poi quando sta per entrare.

"No." Il mio tono di voce esce più seccato di quanto non vorrei dare a vedere.

"Non fare la bambina, non puoi rimanere qua fuori da sola." Ha ragione, so che ha ragione e anche se vorrei rimanere qui con le braccia incrociate facendo il broncio, lo seguo entrando con lui.

"Perché siamo qui?" Vorrei fargli sparire dalla faccia quell'aria soddisfatta che ha in questo momento, ma in realtà mi piace la sua faccia.

"Perché ho fame, ma non ho soldi con me. Conosco il tipo che lavora qui, è un coglione, non si accorgerà mai che gli stiamo rubando qualcosa." Sembra un bambino che sta per combinare un guaio.

"Stiamo?" Harry si volta a guardarmi con aria seria.

"Sì, stiamo. Tu mi aiuterai." Si infila nella prima corsia che incrociamo ed inizia a guardare con attenzioni i prodotti esposti sugli scaffali.

"Ho qualche dollaro con me, non possiamo semplicemente comprare quello che vuoi?" Perché ho accettato il suo passaggio stasera?

"E dove lo metti il divertimento? Vieni, i dolci sono da questa parte." Svolta l'angolo e siamo nella corsia successiva, quella dove sono esposti dolciumi di ogni genere.

"Non è divertente rubare Harry." Sto cercando di impormi, ma lui sembra troppo sicuro di quello che vuole fare per impedirglielo.

"Lo è se lo fai con me." Mi fa l'occhiolino prima di avvicinarsi alla cioccolata.

"Cioccolata? Vuoi seriamente rubare della cioccolata?" Con un paio di dollari la potrei comprare e non ci sarebbe bisogno di fare tutta questa sceneggiata.

"Non è della cioccolata, è la cioccolata! Non farei tutto questo per qualunque cioccolata." Sembra veramente un bambino, e non so come fare per uscire da questa situazione. "Ascolta, io metto la cioccolata in tasca, tu controlla che il cretino non sia nei paraggi."

"E come faccio a sapere a chi ti stai riferendo?" Incrocio le braccia al petto e lo guardo più seria che posso. Questa cosa non mi piace per niente.

"È uno scemotto, un po' basso, con l'aria da tonto." Si sta divertendo veramente e la cosa inizia a farmi ridere.

"Certo che con queste informazioni non posso sbagliarmi." Lo prendo in giro, ma lui ride mentre si gira a prendere altre barrette di cioccolata.

"Tranquilla, lo riconoscerai quando lo vedrai." Prende un paio di tavolette di cioccolata troppo in alto e gli cadono per terra facendo troppo rumore nel locale in cui a quest'ora regna il silenzio.

Ci blocchiamo entrambi sul posto cercando di capire se qualcuno stia arrivando, ma non sentiamo niente, Harry prende altre quattro barrette e le infila nella tasca sinistra della giacca, ma quando stiamo per andarcene una voce mi fa gelare il sangue nelle vene.

"Ehi, voi due!" Chiudo gli occhi sperando che il tizio a cui appartiene quella voce non si stia riferendo a noi, ma ho ovviamente poche speranze che non sia così dato che non credo ci siano altri clienti al momento qui dentro. "Fermatevi." La voce è più vicina, e mi volto verso Harry che mi guarda contrariato.

"Sei un pessimo palo." Mi sussurra con tono di rimprovero.

"Sei stato tu ad attirare la sua attenzione, se non fossi stato così maldestro e così ingordo da volere tutta quella cioccolata, non ci troveremmo in questa situazione." Come posso essermi cacciata nei guai per qualche dollaro?

"Smettetela voi due." Un ragazzo dai capelli castani, e con gli occhi chiari è davanti a noi. "Svuotate le tasche." Vorrei sprofondare per la vergogna. "Allora? Ho detto svuotate le tasche."

Harry apre le mani e gli mostra le due barrette che ha in mano, poi il ragazzo dagli occhi azzurri guarda nella mia direzione aspettando che anche io faccia la stessa cosa.

"Io non ho preso niente." Gli dico, ma lui sembra non credermi.

"Ora lo vedremo, venite con me." Si gira dandoci le spalle, Harry mi fa cenno di seguirlo ed entrambi ci incamminiamo dietro di lui e poi mi bisbiglia all'orecchio.

"Te l'avevo detto che ha l'aria tonta, ho ancora le tasche piene." Questa situazione lo diverte e non lo preoccupa affatto, mi chiedo come ci riesca. Forse non è la prima volta che lo fa, per me invece è assolutamente imbarazzante tutto questo.

"Stai zitto." Non voglio più sentire altro per stasera.

Arriviamo fino al bancone, dove il ragazzo con gli occhi azzurri si accomoda sulla sedia accanto al registratore di cassa e passa le due barrette che gli ha appena consegnato Harry.

"Fanno due dollari, o pagate, o chiamo la polizia." Seriamente lo farebbe? Leggo il nome del commesso sulla targhetta che ha attaccata alla maglietta e cerco di essere più gentile che riesco.

"Louis... non c'è bisogno di chiamare la polizia per un paio di dollari, ora controllo quanti soldi ho e sistemiamo la cosa ok?" Nel frattempo con la coda dell'occhio riesco a vedere Harry che ha aperto una delle due barrette e la sta mangiando con l'aria più tranquilla del mondo.

La cosa mi irrita parecchio, perché mentre io sono qui che cerco delle dannate monetine nel mio borsello, nel cuore della notte, nel bel mezzo del nulla, rischiando una denuncia per furto, lui mangia cioccolata. Quando ad un certo punto le cose sembrano degenerare.

"Ma quante cazzo ne hai prese?" Mi giro e la scena che si presenta ai miei occhi è surreale.

Harry ha svuotato completamente le tasche dei pantaloni da tutte le barrette sul registratore di cassa, e ne sta tirando fuori altre dalla tasca interna della giacca, e anche da quelle del cappotto, ma la cosa peggiore e che lui e il commesso del supermercato, il Louis dall'aria tonta, stanno ridendo tanto da rimanere senza fiato.

A quel punto capisco di essere stata presa in giro, era tutta una messa in scena ed io ci sono cascata con tutte le scarpe. E cosa dovrei fare ora? Urlargli contro? Offendermi? La cosa migliore è stare al gioco. Mi avvicino a loro che sembra abbiano appena fatto lo scherzo del secolo, prendo una barretta, la apro e mi metto a mangiarla davanti a loro, forse questa cioccolata mi farà sentire un po' meglio.

"I bambini si sono divertiti?" Mi guardano e continuano a ridere con le lacrime agli occhi, alla fine cedo e rido anch'io.

"Scusami, è che questo idiota mi ha convinto a farlo. Ciao mi chiamo Louis." Il bassotto dall'aria tonta, almeno secondo la descrizione di Harry, allunga una mano nella mia direzione senza smettere realmente di ridere.

"Sono Chloe." Gli stringo la mano. "E per la cronaca, non mi sembra che tu abbia l'aria da tonto." Louis si gira verso Harry che cerca di giustificarsi in qualche modo.

"Dovevo rendere più credibile il mio personaggio." Si infila poi in bocca un'altra barretta di cioccolata con ancora il sorriso sulle labbra.

Alla fine mi raccontano come sono andate le cose. Louis lavora in questo supermercato e Harry gli ha scritto poco fa comunicandogli l'idea dello scherzo che gli era appena venuto in mente, il quale ha accettato immediatamente dato che si stava annoiando a morte. Chiacchieriamo ancora qualche minuto, poi sembra che Harry si sia convinto a portarmi davvero a casa stavolta.

Quando salgo per la seconda volta nella sua auto, mi sento più tranquilla rispetto a poco fa. Anche se è stato uno scherzo stupido, ha alleggerito l'atmosfera.

"Ti sei divertito là dentro?" Guardo il portaoggetti pieno delle sue barrette di cioccolata che alla fine ha pagato, e mi viene ancora da ridere.

"Credo si sia notato. Non è stata migliore la serata che ho organizzato io rispetto a quella di mio padre?" Anche lui è più rilassato. "Ammettilo... ti sei divertita anche tu." Riesco a trattenere a stento un sorriso.

"Può darsi, ma mi sarei divertita di più se fossi già a casa mia." Non lo penso veramente, ma non è facile ammettere che è riuscito a farmi divertire, che è riuscito in qualcosa in cui qualcuno non riusciva da tempo.

"Portati a casa qualche barretta, magari ti addolcisci un po'." Stavolta il suo tono è scherzoso e non irritante come fa il più delle volte quindi evito di rispondere, ma non posso trattenermi dall'alzare gli occhi al cielo, e alla fine mi godo in silenzio il resto del viaggio.

Questa volta osservo meglio la strada, e quando riconosco la stazione della metropolitana, so che mi sta portando realmente a casa e mi rendo conto che non sono del tutto contenta che la serata stia terminando.

"Siamo arrivati." La voce di Harry mi distoglie dai miei pensieri. Mi basta aprire lo sportello, scendere e salutarlo, ma mi stupisco di me stessa quando mi accorgo che non voglio veramente farlo.

"Lo ammetto." Le parole mi escono spontaneamente.

"Che cosa?" Sembra davvero che non sappia a cosa mi stia riferendo, o invece vuole solo sentirselo dire.

"Mi sono divertita stasera." La sua aria soddisfatta mi fa capire che non avrei dovuto farlo, forse ora me lo rinfaccerà a vita.

"Lo sapevo." Ride. Alzo gli occhi al cielo sorridendo, sgancio la cintura e apro lo sportello per scendere e quando sto per chiudere sento la sua voce provenire dall'interno dell'abitacolo. "Buonanotte Chloe." Non faccio in tempo a rispondere, però che lo sportello è già chiuso e lui è già partito. Lo guardo allontanarsi mentre il sorriso continua a rimanere sulle mie labbra. Un sorriso che non mi apparteneva da troppo tempo.

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SPAZIO ME

Harry e Chloe si sono incontrati e si sono anche divertiti nonostante non manchino mai i loro battibecchi.

Durante la serata, Chloe rivela chiaramente che Dylan è praticamente identico al suo fidanzato, e la cosa,
ovviamente, la turba non poco. Sua sorella è preoccupata per lei,
ma non temete se non avete ancora ben capito cosa stia avvenendo nella testa di Chloe, pian piano verrà tutto spiegato.

Eeeee niente, buona lettura.

   
 
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