Mani di bimba
L'atrio, adesso vuoto, sembrava
ancora riecheggiare del chiacchericcio e delle urla con cui gli
studenti avevano inaugurato il nuovo anno scolastico. Ora che tutti
erano stati richiamati nelle loro aule, nei corridoi regnava il
silenzio, interrotto solo dallo squillare del telefono in segreteria e
dai passi di Celeste sulle scale. La ragazza era diretta in
bidelleria con dei fogli in mano, con l'incarico di farne venti
fotocopie.
"Tittina?"
Chiamò, affacciandosi alla porta della piccola stanza vuota,
il telefono che, rassegnato, smetteva di squillare. "Tittina?"
Aggrottò
le sopracciglia quando, per la seconda volta, non ottenne risposta. Si
avvicinò poi alla massiccia fotocopiatrice, squadrandone con
sospetto i mille tasti e bottoni
"Chissà
se riesco a farla funziona-"
"Scusa?"
"PORCATROIA!"
Celeste si morse le labbra, incapace di trattenere la maggior parte
dell'improperio sfuggitole quando aveva sentito una voce e una mano
sulla sua spalla spuntare nel nulla.
Si
girò, gli occhi blu ancora spalancati dalla paura,
trovandosi davanti un'altra ragazza, suppergiù della sua
età, ma più alta di lei – non che per
esserlo ci volesse tanto.
La
sconosciuta aveva due occhi di un nero sbalorditivo e capelli tinti
d'azzurro e blu, con una ricrescita di capelli biondo grano. Indossava
dei pantaloncini di jeans e un top a fantasia galassia che forse era
stato di moda nel 2013, e la fissava confusa.
Scoperto
che a toccarla non era stata una creatura di Stephen King, Celeste si
ricompose.
"Oh
no, scusa tu." Disse alla ragazza, sinceramente dispiaciuta, posando i
fogli sulla scrivania della bidella. "Posso aiutarti in qualche modo?"
L'altra
annuì, guardandosi intorno con occhi smarriti. "Non riesco a
trovare my
classroom,
la mia aula." Spiegó, con un forte accento londinese a
vergare le poche parole in italiano.
"Oh,
are you new here? Or are you an exchange student?"
Domandò la rossa, un perfetto inglese che le rotolava sulla
lingua fuori dalle labbra sorridenti.
"Arrivata
a giugno. Italian, per
favore. I
really want to... imparare."
rispose la giovane inglese, incerta su quell'ultimo vocabolo.
"Perfetto!
Sarò felice di insegnarti! Io mi chiamo Celeste, come il
colore." Si presentò, indicandosi con un dito sul petto.
"Io
Kaya."
Si
strinsero la mano, e Kaya trovò buffo quanto fosse piccola
quella della sua nuova amica – a dire il vero, quanto fosse
piccola lei in generale.
"Mani di bimba."
Ridacchiò, lasciandola andare.
Celeste c'era abituata, e ormai si
divertiva quasi quanto gli altri. Alzò gli occhi al cielo,
ancora sorridente.
"Quindi, Kaya, in che classe
sei?"
Attese pazientemente la risposta,
mentre l'altra soppesava le parole, traducendone il significato.
"3E"
"Magnifico, proprio accanto alla
mia." Celeste battè le mani, prima di riafferrare quella di
Kaya per trascinarla su per le scale, i test d'ingresso dimenicati come
nulla, trovati poi dalla bidella di ritorno dallo sgabuzzino.
Note
dell'autrice:
Cos'è
sta storiella brevissima e poco significativa?
La bozza di
trama per il fumetto di discipline multimediali assegnato dal prof, di
cui io ho approfittat per, FINALMENTE, usare in qualche modo i miei
disegnati e mai messi in gioco.
Indi, la
pubblico tanto per "importanza" - è pur sempre il primo
incontro fra due dei protagonisti - e nella speranza, un giorno, di
disegnare e/o scrivere altro su Celeste, Kaya e gli altri della
compagnia - perchè ce ne sono altri! Yay!
Stay alive,
kiddos
Nana