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Autore: Bluereddino    18/10/2017    2 recensioni
Un cuore marcio non può essere recuperato, è destinato solo a sbriciolarsi e a divenire cenere. E il cuore di Silver era ormai marcio da tempo.
Sonic x Silver
Genere: Angst, Dark, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Knuckles the Echidna, Shadow the Hedgehog, Silver the Hedgehog, Sonic the Hedgehog
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Se aveste voluto trovare Silver, in quella limpida nottata di fine settembre alle ore 22:00, lo avreste potuto vedere seduto a un tavolo all'interno del Chao Garden Bar con tutti i suoi amici più cari. Sulla tovaglia color ocra, nuova di qualche giorno, era poggiato il suo bicchiere di Martini, il liquido translucido che riempiva poco più della metà del vetro ornato da un'oliva snocciolata, infilzata da uno stecchino in plastica blu. Quando lo aveva ordinato non si era posto alcun interrogativo riguardante il grado alcolico, anche perché non avendolo mai assaggiato non ricordava assolutamente che si trattasse di un qualcosa a base di vino, ma vedendo che quasi tutti avevano chiesto delle bevande abbastanza specifiche e desiderando qualcosa di particolare per la celebrazione, il primo nome che gli era tornato alla memoria era stato Martini, come quello della pubblicità in bianco e nero con Charlize Theron.
Uno spot pubblicitario che sicuramente era stato funzionale e aveva accalappiato gli spettatori; nonostante avesse quasi la sua età, quel video lo ricordava come se lo avesse visto il giorno prima, tanto che quasi sentiva l'odore del mare e l'infrangersi di questo sul pontile, quel venticello appena percepibile che gli attraversava il pelo e La Bella Vita di Pete Nashell a contornare l'atmosfera frizzante.
Insomma, ordinare un Martini aveva un suono più superbo e macho rispetto a 'un succo all'ananas' o peggio 'dell'acqua tonica'. Per sua disdetta, la barista, sentito il nome della selezione, non aveva preso una bottiglia con il celeberrimo marchio a caratteri bianchi, ma aveva versato un misto di Gin e Vermut in un piccolo calice e non nei bicchieri stretti e alti della pubblicità. Perlomeno i due cubetti di ghiaccio erano simili.
Dopo averne sorseggiato un goccio, Silver si era reso conto che non gli piaceva troppo.
La musica tematica creata dalla sua mente al momento dell'ordinazione si stava affievolendo. Forse non era stata una scelta saggia, farsi versare quella roba quasi giallina dentro il suo bicchiere. Suonava bene dire Ma-rti-ni, ma il sapore non suonava altrettanto splendidamente: non era una chitarra, non era un'arpa, non era un taburello, era più un... 'Dom Perignon Rosé Vintage del 2003, è buono Silver, bevine un goccino, solo uno'. Il sapore non poteva essere paragonato, ma la sensazione era la stessa: qualcosa non andava, o sarebbe andata male.

Puro presentimento.

Ecco il cocktail che scendeva attraverso la sua gola... non gli piaceva per niente. Per cammuffare quel pizzicorio intenso che gli aveva contaminato tutta la bocca, aveva ingoiato quanto più veloce possibile la piccola fetta di torta al tiramisù posta su un piattino in ceramica grande come la sua mano. La bibita era buona, ma i ricordi non erano altrettanto dolci.
Si, un buon succo all'ananas sarebbe stato meglio, ma voleva reggere il confronto con gli ordini altrui: tre birre, un tè shakerato alla melagrana -alcolico-, un altro Martini ma rosso e un bicchiere di Vodka allungata con del succo alla pesca, più succo che alcool. Ognuno di questi apparteneva ai ragazzi che con lui, quella sera, festeggiavano in onore delle vittorie alle gare domenicali: in ordine in base alle bevande, Knuckles, Amy e Shadow, Blaze, Sonic e Rouge.
Mentre ognuno dei suoi amici riceveva la sua porzione di dolce preparato da Blaze e Shadow, le discussioni di varia natura proseguivano indisturbate.

"Ti giuro, non avevo mai faticato così tanto!" aveva raccontato Knuckles rivolgendosi a Amy, che affascinata stava ascoltando lo svolgimento di quella gara che tanto avrebbe voluto vedere. "Tra l'altro buona parte delle ammonizioni che ci hanno dato erano fasulle. Cioè, due o tre volte è capitato di dover interrompere il combattimento senza che effettivamente avessimo fatto qualcosa. È una gara di kick boxing, come puoi sperare che io non colpisca l'avversario?"

"Beh, l'ultima l'hanno azzeccata." Aveva puntualizzato Shadow.

"Eri stanchissimo e nervoso, è normale che ti sia scatenato così." era stata la pippistrella a intervenire. "E Knuckles, potevi evitare quell'uscita da gran bastardo."

"Ma dai! Non credevo che avrebbe reagito così! Speravo che lo scontro si movimentasse un pochino, ma non avrei mai pensato che Shadz si potesse trasformare in Terminator!" Aveva risposto l'interessato.

"Fatemi capire, Shadow ha perso perché è troppo forte?" Aveva chiesto Amy, un pochino confusa, portandosi un boccone alla bocca. Quella torta era davvero squisita; avrebbe chiesto la ricetta all'amica. Non era mai stata una grande esperta in cucina, ma con i dolci faceva faville e doveva necessariamente aggiungere alla lista quella squisitezza.

"Diciamo che fargli pensare a Maria non è stata un'idea troppo grandiosa."

"Non è colpa di nessuno, se non mia." Aveva ribattuto ancora il porcospino nero "Maria non è stata nominata e l'ho pensato io senza motivo; come ha detto Rouge, tra stanchezza e tutto il resto, mi sono lasciato andare." Il fatto che si stesse assumendo le sue colpe, anche dovendo pagare il salatissimo prezzo di sembrare inferiore all'amico, aveva lasciato a bocca aperta tutti. Durante quelle settimane era successo qualcosa al ragazzo, qualcosa che lo aveva fatto inciampare e cadere dal suo piedistallo d'oro. Sembrava che si stesse curando sempre di meno della sua persona, dando più attenzioni a tutto ciò che lo circondava, riscoprendo il mondo con occhi differenti. Ovviamente era sempre il solito riccio burbero e scontroso, ma al suo atteggiarsi antipatico si era sommata una componente amorevole, cosa impensabile prima del suo fidanzamento con Blaze, senza la quale probabilmente sarebbe stato ancora chiuso nel suo stato primordiale di rimpianti e ferite profonde. Si stava sfogando e stava andando avanti.

"L'importante è che nessuno si sia fatto male." Silver aveva tagliato una fettina di torta dall'ottavo piatto, il più grande posto al centro del tavolo, in cui era stata trasportata la torta dalla casa dell'amico nero al locale.
Si era avvicinato a Sally, che stava riordinando tutte le bottiglie di alcolici presenti sulle mensole in bella vista. Dietro aveva messo quelle piene e recanti i nomi delle bevande meno gettonate dai clienti, davanti stata sistemando tre bottiglie trasparenti di Sambuca e due di Vodka alla fragola.
"Gradisci una fetta di torta?" Aveva chiesto il ragazzino. "È molto buona. Se vuoi puoi anche unirti a noi."

"Oh, vorrei potermi avvicinare, ma sai com'è, non sai mai quando arrivano i clienti! Però per quanto riguarda la torta la accetto volentieri, grazie! Ti serve un piatto?". Lui aveva annuito e, con un leggero suono tintinnante causato dallo sbatacchiare dei vetri, la ragazza aveva preso dal lavabo un piatto uguale agli altri, lo aveva asciugato e porto al riccio, che velocemente era tornato al suo posto per inserirvi il contenuto da lui già tagliato. Una volta sul piatto, la fetta di torta sembrava un piccolo grattacielo perfettamente al centro del suo mondo candido, uno scoglio al caffè su un mare incolore. Si, la aveva inpiattata proprio bene, si era complimentato con sé stesso.

"Sonic, vieni con me?". Il porcospino blu, che quella sera era stranamente silenzioso, si era messo su due piedi senza protestare, aveva preso in mano i due Martini e aveva raggiunto l'amico al bancone. Su legno color mogano ora si trovavano i due bicchieri quasi pieni, di cui uno sarebbe rimasto così fino alla fine, e quello spicchio perfetto di torta; Sally aveva recuperato una forchetta, sempre dal solito lavabo, e aveva diviso il dolce in piccoli pezzi -distruggendo la composizione creata da Silver, che per qualche secondo aveva provato dispiacere nel vedere il piatto malamente dipinto dal mascarpone e dal cacao-.

"Tutto bene, ragazzi? Non mi sembrate troppo entusiasti. Soprattuto tu, Sonic." Aveva chiesto lei, poco prima di addentare il primo boccone. "Ti vedo perso. Se c'è qualche problema e me ne vuoi parlare sono sempre qua, dietro al bancone!"
Il pan di Spagna, il cacao amaro e la dolce crema, con quell'appena percepibile goccio di Sambuca: il sapore contrastante tra dolce e amaro la aveva estasiata a tal punto che aveva sentito uno scoppiettio nelle papille gustative. Essendo una grande amante dei dolci, sopratutto delle torte, la chipmunk era rimasta sorpresa dalla cremosità e da quel gusto così sublime da provocare la pelle d'oca, tanto che, come la ragazza dai capelli rosa, aveva subito desiderato di conoscere gli ingredienti e quale mistica magia avveniva per creare cotanta bontà:
"Blaze! Insegnami come si fa, è troppo buona!" E si era diretta verso la gatta, dimenticando il proposito di fare la buona barista e restare al proprio posto di lavoro. Si era addirittura scordata di ciò che aveva chiesto ai due seduti sugli alti sgabelli in legno, che la avevano osservata mentre si spostava con la sua porzione di torta in mano.
Silver aveva deciso di riprendere proprio le frasi della ragazza e iniziare il suo ormai canonico discorso contro Sonic:

"Sally ha ragione, non mi sembri troppo allegro. Che hai?"

"Sono nervoso." Aveva risposto fissandolo con occhi stanchi, occhi di un cinquantenne che ne ha vissute di tutti i colori. Aveva un sorriso orribile, talmente tirato da sembrare cucito. Silver era sbiancato al pensiero che questo potesse avere qualcosa da ridire su quanto successo la mattina precedente, ma fortunatamente la spiegazione successiva gli aveva presentato ben altro che una critica, o peggio un rifiuto. "Sai com'è, tecnicamente ora stiamo insieme. Vorrei dirlo agli altri, ma ho paura della reazione."

"Stai pensando a Amy, vero?"

"Ovvio.". Lo spicchio di arancia nel Martini di Sonic era piomabato dentro la bevanda, emettendo un appena udibile 'plof'. "In realtà non è lei che personalmente mi preoccupa maggiormente, non ho paura di cosa potrebbe fare nel caso ci volesse far separare. Più che altro il problema è che non capisce che a me piacciono le persone come te, che dimostrano l'affetto nei modi e nei momenti più opportuni. Anche se la rispetto immensamente e cerco di accontentarla per quanto mi è possibile, lei  è fermamente convinta che io le debba qualcosa per le sue dimostrazioni d'amore. Le voglio un bene immenso, ma non potrà mai essere la mia ragazza."

"Ma tu lo hai detto a lei come lo stai dicendo a me?"

"Anche più delicatamente. Ho paura di ferirla, soprattutto perché nonostante la sua gelosia e il suo essere pettegola io tengo tanto a lei. Vorrei che capisse da sola che io sono un ragazzo libero e non mi voglio sentire vincolato in una relazione. Con lei mi sentirei come uno schiavo in una piantagione di cotone, non so se mi capisci."

"Non sono troppo ossessivo?" ignorando del tutto l'esistenza dei sentimenti di Amy, Silver si era concentrato su se stesso. Sonic non lo trovava invadente, vero?

"Decisamente non come lei. Se vuoi continuamente parlare di noi lo fai a fin di bene e sai che io ricambio, quindi non mi pare strano che tu mi pensi, mi scrivi o mi parli. C'è ben poco di ossessivo in come ti comporti, per come la vedo io." Si era girato a controllare cosa stessa facendo l'amica alle sue spalle, bevendo un goccio della sua bevanda a base di caramello, piacevolmente amara. Il riccio bianco aveva stretto forte la mano libera dal vetro, in segno di riconoscenza. Sperava che il fidanzato si tranquillizzasse, in un modo o nell'altro.

Mentre i due avevano ripreso a discutere, alla ragazza da loro tanto citata era stata posta una domanda da parte di Knuckles, che dopo aver discusso fino allo sfinimento delle sue esorbitanti prestazioni fisiche voleva conoscere un po' la situazione scolastica di Amy:

"Quindi, come credi sia andato l'esame?"

"Io sono andata bene, ma non ti immagini quanto sono incazzata per Sonic!" aveva sbuffato, poggiando la testa sulle sue braccia, incrociate sopra il tavolo.

"Non ha studiato, vero?" L'echidna aveva roteato gli occhi, sapendo già che il loro caro amico aveva passato tutto il tempo che avrebbe dovuto concedere agli studi a godersi la bella vita in centro. Non studiava da anni, ma ricordava il peso di un'interrogazione e Sonic avrebbe dovuto sollevare ben più di quel masso che poteva essere un compito di matematica. L'università rimane sempre l'università. Era anche per quel motivo che lui aveva scelto di cercare un lavoro e concludere per sempre la lista di quei giorni passati a dormire sul banco e a lanciare aeroplani di carta in testa ai suoi compagni sfigati. "Tipico di Sonic, rimandare fino all'ultimo."

"Magari fosse quello il problema!"

"Sbaglio o ho sentito che un certo riccio non ha passato l'esame?" Rouge, in tutto il suo splendore, si era unita ai due, e Knuckles aveva perso un battito nel notare quanto il rossetto rosso facesse risaltare quella perfetta bocca a cuore. Silenziosamente aveva distolto lo sguardo, ma la tentazione di continuare ad osservarla era forte. Aveva preso un sorso dalla sua birra, tentando di far scendere con essa anche quel suo desiderio di toccare la pelle soffice del suo angelo. O forse la sua diavoletta, a giudicare dalle ali dalla pelle nera come la notte. Si, diavoletta si addiceva meglio anche a quel suo fare provocante.

"Quel cretino è venuto all'università ed è scappato pochi minuti prima della prova! Ma ci rendiamo conto di quanto sia stato stupido?" aveva sussurrato Amy, attutendo la sua voglia di urlare grazie a un cagnesco morso sul suo stesso braccio. "Chissà se potrà recuperare in qualche modo..."

"Idiota." Aveva boccheggiato il giovane dagli occhi viola scrutando il segno circolare dei denti della riccia vicino al polso. Quel cerchio bucherellato e intriso di saliva aveva un non so ché di grottesco, che lo aveva portato a immaginarla mentre addentava la guancia di Sonic, o peggio. Di certo era un modo peculiare di contenere la rabbia, ma perlomeno non aveva reagito direttamente sul soggetto della discussione. Sapeva essere molto manesca e l'immagine mentale di quei solchi sulla pelle dell'amico non era una visione del tutto surreale. "Gliene hai parlato?"

"Ho provato a telefonare ieri mattina ma risultava che il cellulare era spento. E oggi non mi sento di rovinare la festa, è già successo troppe volte. Certo è che se dovessi scoprire la causa e questa fosse una gran stupidata, potrei lapidarlo qua, davanti a tutti." Aveva ruotato la testa, prima a destra, poi a sinistra. Quel bar poteva davvero essere un ottimo luogo per mettere in pratica un piano omicida: gli altri clienti, ovvero i vecchietti che giocavano a briscola, non avrebbero parlato di sicuro, e nel caso lo avessero voluto fare sarebbe bastato accoltellarli e... ci stava riflettendo davvero?

"Non vorrei fare la guastafeste, ma ho come l'impressione che una sola cosa possa avergli fatto saltare l'esame... e tu sai a chi mi riferisco." Aveva ridacchiato la ragazza dal pelo candido. Il suo sguardo indagatore era vagato per l'ambiente, fino a posarsi leggiadramente sulle dita dei ragazzi, incastrate tra loro, a formare un contrasto serafico tra il bianco candido e quel color pesca pallido.

"Oh, che simpatica!" Aveva gridato l'unico maschio dei tre, nel tentativo di non far percepire a Amy quale spettacolo si stesse consumando dietro la sua schiena. Rouge non era a conoscenza di cosa era capace di fare l'amica, tantomeno sapeva che questa era perdutamente innamorata di quel ragazzino dagli occhi verdi. La giovane doveva restare allo scuro dei sentimenti di Sonic per Silver, a tutti i costi!
Questa volta l'aura trasmessa da Knuckles non era affatto lussuriosa, bensì turbata e vigile. "Non dire stupidaggini Rouge, non c'è niente tra loro."

"Si piacciono a vicenda, non pensa ad altro in questi giorni... non so, è solo una mia supposizione. Dopotutto Sonic ha passato giorni e giorni a capire quale fosse la sua malattia, sicuramente non avrà nemmeno avuto tempo per sfogliare il suo libro scolastico." Stava inconsapevolmente dando inizio al finimondo.

"Non credo sia colpa sua, Sonic non è così stupido da abbandonare gli studi per una ragione del genere."

"Infatti ho detto che è solo..."

"Posso offrirti una sigaretta?" Non sapeva più come fare per farle chiudere quella sua meravigliosa bocca rossa.

"Va bene." Il tono del ragazzo la aveva incuriosita a tal punto da spingerla ad accettare l'invito. Sicuramente l'echidna voleva dire qualcosa a debita distanza dalla ragazzina rosa, che ora scrutava intensamente Sonic, ma ancora di più colui seduto al fianco del suo principe: Silver. Non c'era molto da comprendere nelle frasi di Rouge: era come se la verità fosse stata sputata direttamente sui suoi occhi.

"Blaze." Aveva chiamato la gatta, senza spostarsi dalla sua posizione. L'echidna e la pipistrella avevano indossato i loro cappotti frettolosamente e si erano diretti fuori dall'entrata. "Posso farti una domanda strana?"

"Dimmi." Tono sicuro, tradito da un pizzico di stranimento. Sally e Shadow, che fino a poco prima stavano discutendo delle doti culinarie segrete di quest'ultimo, si erano ammutoliti.

"Che cosa stava facendo Silver, ieri mattina?" Lo sguardo furente di Amy aveva allarmato immediatamente i tre che la stavano ascoltando. Il riccio si era voltato verso l'amico rosso, che scrutava la scena dal vetro della porta. Il viso era corrugato in una ragnatela di rughe dovute alla preoccupazione nel vedere che Amy non aveva impiegato più di un secondo per comprendere ciò che Rouge, che si era pentita nonappena sentite le ragioni del ragazzo, aveva cercato di sottintendere.

"Gli è venuto un attacco di nervoso, poi sono andata al lavoro.". Blaze non voleva che la ragazza venisse a sapere degli strani comportamenti di Silver se non era stato lui a parlargliene personalmente. Nel caso lui gli avesse raccontato delle sue anomali crisi avrebbe capito, altrimenti avrebbe potuto pensare a un vero e proprio sclero a causa di ansia e nervoso. Dopotutto si sapeva che il ragazzo non stesse troppo bene; quale fosse il problema non era chiaro, ma era comunemente assodato che il suo cervello funzionasse in modo differente, comunque meno pericolosamente di quello di Amy.

"Pensavo stesse guarendo."

"Non sono riuscita a calmarlo da sola, per farti capire quanto stesse male. Non si è allontanato da casa." Alla riccia non era servito altro: era immediatamente corsa verso Sonic. Il futuro della serata, e forse di tutta la loro esistenza, era in mano ai due novelli fidanzati. Nessun aiuto da casa, nessun cinquanta e cinquanta, niente presentatore carismatico a suggerire nel caso i giocatori gli ispirassero simpatia.

"Vieni un momento con me." Lo aveva chiamato, afferrandolo per una mano. Non poteva andare fuori a causa dei due ragazzi e non voleva urlare davanti a tutti quegli spettatori che già avevano i loro occhi, quasi fuori dalle orbite, focalizzati su lei. Persino gli anziani signori avevano interrotto la loro partita a carte per capire da dove provenissero quei furenti latrati che potevano udire più che perfettamente.

"Che succede Amy?" Silver era impaurito e perso. Il retrogusto del Martini si era fatto ancora sentire, causandogli un ulteriore disagio. Somma mentale: Shadow, Blaze e Sally sconvolti più Knuckles e Rouge pietrificati uguale pandemonio. E la vittima più sommessa sarebbe stato lui, eccome.

"Niente che ti riguardi." Aveva tirato ancora l'altro ragazzo, che sconsolatamente era sceso dal suo sgabello e la aveva seguita verso un angolo della sala, azione completamente inutile poiché non era riuscita a regolare il tono di voce e l'intera folla non aveva osato fiatare. L'aria che aleggiava era funerea e nessuno aveva il coraggio di intervenire dinnazi a quel ciclone distruttore.

"Quando pensavi di dirmelo?"

"C-cosa?" Il riccio blu aveva finto di non aver compreso, ma la sua domanda era così evidentemente fittizia che, solo per misericordia della giovane, al posto della risposta non aveva ricevuto un pugno sul naso.

"Sai molto bene a che mi riferisco, puoi fare lo stupido quanto vuoi! Silver, maledizione! Tra tutte le persone dell'universo proprio lui?"

"Senti, posso spiegare..." dosare le parole, assolutamente. Non poteva alzare troppo la voce con lei, non per paura di venir aggredito, ma per il puro terrore di vedere Silver vittima delle violenze di quella macchina da guerra. Lei sapeva su cosa far pressione per devastarlo e questi erano puntualmente i sentimenti della sua dolce metà. Era già successo con Tails, non poteva permettere che accadesse ancora.

"Dovevi spiegare prima! Cioè, hai mandato in fumo i tuoi piani di vita per quel ragazzino?"

"Perché non mi lasci essere felice almeno per una volta?"

"Ora ti spiego io cosa fa la felicità: un bel lavoro che ti permetta di vivere e non sopravvivere facendo l'elemosina ai passanti!" aveva preso un bel respiro, nel tentativo di distendere i nervi. Stava ovviamente riuscendo a soggiogare il ragazzo, ma aveva deciso di cambiare mira per cercare di portarlo a riflettere. Lui aveva deciso di abbandonare l'unica fonte che gli avrebbe permesso un minimo sostentamento e lei voleva solo convincerlo a rinunciare a tutto il resto per permettersi una giusta posizione nel mercato. Se poi fosse stato ancora così attratto da Silver ovviamente sarebbe tornato da lui, con una casa, una bella macchina e tanti tanti soldi.
"Ascoltami, io lo sto dicendo solo per il tuo bene. Per ora lascia perdere tutto il resto e finisci di studiare."

"Non lo dici per il mio bene, ma per il tuo! Non vuoi che io scelga un ennesimo ragazzo al tuo posto; capisco che anche tu vuoi la tua fetta di torta, ma i salti da gigante che cerchi di fare ti fanno solo allontanare da me. Non sono una bambola, mettitelo in testa."

"Lo so che non sei una bambola, ma perché Silver al posto mio? Cosa ha che io non ho?"

"Adesso basta!" Il porcospino argentato si era alzato in piedi, battendo una mano sul bancone e rovesciando il suo cocktail, che si era andato a spargere fino a colare sul il pavimento piastrellato. Sally lo aveva osservato immobile, il vetro che oscillava pericolosamente sul bordo del piano. Il ragazzo dal pelo bianco si era avvicinato ai due, prima scrutando il ragazzo apparentemente tranquillo, poi lei. "Ma che diamine ti prende Amy?"

"Che diamine mi prende?! Non hai un lavoro, sei uno sfaticato e sei povero fino al midollo! A malapena hai due vestiti nell'armadio che tra l'altro hai rubato a tuo fratello. E invece di lasciar studiare Sonic in pace lo hai allontanato dal suo obbiettivo di diventare architetto specializzato! Avrebbe trovato una sistemazione in un battibaleno!"

"Non la volevo fare quella scuola, va bene? Ho continuato solo per non lasciarti da sola!" ennesimo intervento di Sonic, che aveva causato solo un commento poco ragionevole da parte del giovanotto dagli occhi dorati:

"Peccato che ora abbia trovato qualcuno di più prezioso per lui. Tra me e lui c'è del vero feeling.". Era bastata una frase così semplice per dare a Amy il perfetto spunto per tentare di far riflettere il suo amato, ma cosa più importante offendere a dovere il suo bersaglio.

"Che ingenuo. Ma pensi davvero che a Sonic tu possa piacere per quello che sei davvero? Non piaci a nessuno in questo stato e non sei mai piaciuto a nessuno perché tu non sei normale! Sicuramente ha visto la tua disponibilità e ha deciso di approfittare dell'occasione per soffocare il dolore lasciatogli da Tails."

"E se avesse ragione?"  Un momento meno adatto per fare la propria comparsa non lo poteva scegliere. Ah, la coscienza, puntuale come la morte stessa.

'Zitto.' Aveva provato il porcospino bianco, perdendo la percezione di quanto accadeva intorno a lui. Tutto era sfocato, le luci gialle dei lampadari avevano perso intensità. Vedeva Amy che sbraitava contro il suo ragazzo, ma non capiva più cosa si stessero dicendo. 'Sta solo inventando una scusa insulsa per tentare di prendermi per i fondelli.'

"Non voglio assolutamente incolparlo, ma ti ricordo che fino a quando non hai aperto le gambe non si è deciso a mettersi con te."

'E con questo? Sono io che ho deciso di regalarmi a lui!' Il ricordo di quella dolce mattina, saturato da questo novello addebito, si stava distorcendo. Perché dava ascolto a quella dannata voce che non voleva farlo respirare? Ogni volta le sue gioie si trasformavano in pensieri di calvari, ogni singolo sorriso spontaneo diventava una straziante fitta nel petto.

"Oppure è lui che ti ha convinto a farlo."

'Ti prego, dimmi che non è una cosa possibile. Io tengo così tanto a lui... non può essere solo una finta! Non avrebbe mai dimostrato affetto nei miei confronti altrimenti, dopotutto io non sono sano, lo dicono tutti. Tra una ragazza attraente, intelligente e mentalmente stabile e un indigente miserevole dai pensieri macabri, come avrebbe potuto scegliere il secondo dei due? Oddio, ma cosa mi fai pensare...'

"Se vuoi vincere questa battaglia devi tornare a ritroso e cercare un segno del vostro amore puro che distrugga Amy."

'Forse ho un'idea per vincere il dibattito, ma se Sonic davvero mi desiderasse solo per il mio corpo?'. I suoi occhi stavano divenendo lucidi. Perché non gli era sovvenuto prima di cercare quella relazione? Le figure distorte che gli erano vicine lo stavano osservando, sguardi indagatori e malefici.

"Lo scoprirai nel contempo. La decisione sul da farsi è solo tua."

"Sonic..." Silver era rinsavito, le lacrime che già avevano iniziato a percorrere il suo viso come un fiume in piena. "Chiedimi scusa.".

"Scusa...?" L'altro lo aveva squadrato confuso, non capendo il significato di quella richiesta. Per quale motivo doveva giustificarsi? Lo aveva protetto e affiancato in quella discussione a senso unico, da quale motivazione era scaturito quel bisogno?

"Non così. Come me lo hai chiesto in bagno quella sera in pizzeria. È incominciato tutto lì. Chiedimi scusa.". Il riccio blu aveva sgranato gli occhi e un borbottio si era sollevato dal tavolo dietro di loro. Blaze si era alzata in piedi, seguita poco dopo dal fidanzato; stavano litigando.

"Non te lo ha detto, vero?" Shadow non aveva parlato con Silver. Il minore sperava che lo avesse fatto, poiché in quel momento si era trovato davanti alla scelta di confessare la loro ragazzata o illudere l'altro che fosse tutto studiato come comunicazione di quell'amore che in verità era nato tempo dopo la sera. Prima o poi lo avrebbe scoperto comunque, era un dato di fatto.

"Cosa?" Gli occhi arrossati e brillanti del maggiore avevano scrutato indagatoriamente colui che in quel momento si stava mordendo un labbro nervosamente, chinando la testa per osservare le sue scarpe rosse.

"Era... era una scommessa." Sembrava voler aggiungere un proseguo a quell'affermazione, ma ormai non aveva più importanza, il danno era fatto. Il silenzio aveva nuovamente impregnato il bar.

"Te lo avevo detto. Un bacio vale meno di niente e tu ti sei buttato a capofitto per un ragazzino che se ne sta approfittando."

"Il mio primo bacio è stato il risultato di una scommessa. Angosciante, non credi? E io che credevo che tu davvero provassi qualcosa per me." Aveva ridacchiato.

"Aspetta Silver, non è così semplice da spiegare..."

"Di che scommessa-" Era stata Amy a intervenire, ma le era morta la voce in gola appena un forte schiocco era spiccato nel mortorio generale. La mano del maggiore si era mossa in automatico, la sala di controllo delle sua azioni era ormai governata dalla delusione intrisa di rabbia: la guancia di Sonic ora era rossa a causa del forte schiaffo ricevuto e meritato.

"Sai quanto ho faticato per arrivare qua?!" Aveva gridato Silver, sorprendendo addirittura la riccia rosa, che questa volta non aveva osato intervenire. "Io sto combattendo una guerra dentro di me e adesso mi vieni a dire che tu mi hai baciato solo per una scommessa? A questo punto ha ragione Amy, io sono solo la tua valvola di sfogo! Sai cosa vuol dire vivere con una voce che si scontra continuamente contro me perché vuole vederti morto? Mi sto facendo il mazzo per te e ora mi vieni a dire che l'evento che mi ha fatto cadere ai tuoi piedi è solo una messa in scena?! Fottiti, tu e tutti voi che state rendendo la mia vita un autentico inferno!". Quelle frasi avevano un sapore così amaro che persino Sonic si era incupito, incapace di rispondere. Con passo pesante, il riccio bianco si era diretto verso la porta d'uscita, incontrando gli sguardi esterefatti di Rouge e Knuckles, che forse volevano dire qualcosa ma ne erano incapacitati. Aprendo la porta, aveva distolto lo sguardo, per poi prendere a correre quanto più veloce possibile verso casa sua. Doveva fuggire da quella mesta dichiarazione, sperava che fosse tutto uno scherzo della sua mente, un'allucinazione causata da quel maledetto Martini che non avrebbe dovuto ordinare in primis.

Si sentiva come un angelo a cui la realtà aveva tagliato le ali.

E ora cosa farai?

   
 
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