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Autore: janus_valker    18/10/2017    0 recensioni
Storia di una cartolina che diventa simbolo di un amore non corrisposto
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao, sono Giovanna, e sono una cartolina.
Una cartolina che ritrae un finestra di una baita con muri in legno e con un bel balcone pieno di fiori. Non so che fiori siano, ma non ho mai visto un viola così intenso in tutta la mia esistenza.
Vivo in un negozio che vende giocattoli, nel paese di Livigno, all'estremo nord della Lombardia.
Le mie migliori amiche sono le cartoline Agnese e Diana. Agnese ritrae il Massiccio del Bernina e il pizzo Bernina, con i suoi 4050 metri d'altitudine, mentre Diana mostra una panoramica della vallata dove è situato il nostro paese.
Diciamo che non ho una vita avventurosa. Tutto ciò che faccio è stare qui sull'espositore, guardando la gente che sceglie altre cartoline da mandare ai loro cari, aspettando il momento in cui anche io verrò scelta.
Il mio sogno è essere spedita in un posto esotico, magari dove non fa troppo freddo, perché qui, per le nevi che scendono per la maggior parte dell'anno, mi sto sciupando.
Oh, è entrato un cliente, e sta girando l'espositore delle cartoline! Dai, scegli me. Ti prego, è da due stagioni che sto qui! Non mordo, giuro.
Ha scelto una cartolina che mostra una bella veduta del lago. È un lago artificiale, mi spieghi cosa ci sia di bello?
Pazienza, tanto sembrava antipatico. Non avrei mai voluto stare appesa in camera sua.
Ho sentito storie di alcune cartoline talmente belle che sono state persino incorniciate. Mi piacerebbe un sacco! E sarebbe ancora più bello se mi mettessero in camera da letto. Non in soggiorno, dove tutte le persone che passano potrebbero vedermi, ma in una camera, vicino alle foto degli amici, per poter ricordare alle persone che mi hanno comprato un momento felice della loro vita.
Quando parlo di queste cose ad Agnese e Diana, però, mi rattristo subito. Sono solo una cartolina con un davanzale fiorito. Non una cartolina innevata con una marmotta in primo piano.
Un davanzale fiorito.
Il meglio che posso aspettarmi è una bambina a cui piacciono quei fiori di cui non so il nome.
Hei, guarda, una cliente.
Una bella signora che non mi toglie gli occhi di dosso.
Aaaah! Mi ha presa!
Sta commentando insieme al marito il legno della baita stampata su di me.
Non guardare il legno, guarda i fiori. Hai visto come sono belli?
Mi rimette a posto.
Sarà per la prossima, mi ripeto.
La prossima.
Ma dove lo può trovare la gente un viola come quello dei miei fiori?
Eppure sono ancora qui.
E quello chi è? Da dove è spuntato fuori?
Un ragazzo sta guardando attentamente Diana. Fanno così in molti, si illudono che dalla panoramica possano vedere il bed&breakfast dove stanno alloggiando. Tipico.
Heeeeeei, piano, va bene che sono fatta di cartoncino, ma non ci vuole molto a rovinarmi.
Adesso sta guardando me.
E per guardare intendo che mi ha presa in mano, perché ovviamente il detto “guardare e non toccare” è superato.
Sta guardando i fiori.
Li sta guardando intensamente. Non è possibile che un ragazzo con le mani così ruvide stia guardando i miei fiori.
Mi sta portando in cassa, finalmente mi hanno scelta!
Faccio appena in tempo a salutare per sempre Agnese e Diana, che subito il ragazzo mi porta nel banchetto con la penna vicino alla cassetta rossa dove molti imbucano le proprie lettere e cartoline.
Mi volta, e si ferma per un istante che pare un'eternità, e poi comincia a scrivere.
Sta scrivendo ad una ragazza, credo.
Non riesco a distinguere tutto ciò che scrive, ma una cosa la capisco al volo.
Ha scelto me perché il colore dei miei fiori gli ricorda una sfumatura degli occhi di lei.
Cavolo.
La mia vita è appena stata stravolta. Non sono più una cartolina, sono un simbolo.
Il ragazzo finisce di scrivere, appoggia la penna, mi mette nello zaino e tira su col naso.
Sarà il freddo.
Credo di essere in una macchina. C'è il riscaldamento acceso, bene, sarà un lungo viaggio. Ed è meglio farlo al caldo.
Sento della musica. Musica triste. Insomma, sei appena partito per tornare a casa dal posto più bello del mondo.
Ah, forse è per questo che è triste.
Il motore si spegne. Finalmente! Dopo tante ore di viaggio una pausa.
Il ragazzo che ascolta musica triste apre lo zaino e mi tira fuori. È buio, e siamo davanti ad una casa. Si avvicina al cancello, mi guarda.
Guarda i fiori.
Cavolo, una goccia, probabilmente sta per piovere.
Asciugami, o mi rovinerò, e il tuo messaggio perderà di valore.
Mi asciuga.
Mi guarda per l'ultima volta e mi imbuca.
Comincia a piovere, ma fortunatamente adesso sono all'asciutto, e in un attimo è mattina.
Qualcuno apre la cassetta. Un signore distinto, con i baffi, mi porta dentro casa e mi lascia sul tavolo della cucina. Che bel posto! Non vedo l'ora di essere messa in una cornice in camera da letto, vicino alle foto degli amici, per poter ricordare a chi mi riceverà un momento felice della sua vita.
Il signore distinto chiama sua figlia, dicendo che ha ricevuto qualcosa. Sua figlia si chiama Penelope. Chissà che aspetto ha.
Penelope arriva, mi dà un'occhiata distratta e mi porta subito in camera. Hei, non c'è fretta, guarda pure con calma i miei fiori. Hai visto come sono belli?
Mi guarda meglio. Guarda i fiori, e il loro viola acceso.
Poi mi volta e legge.
Non reagisce.
Ritorniamo in cucina.
Sicuramente chiederà al padre una cornice dove mettermi, per poter guardare i miei fiori tutte le volte che vuole.
Ed invece chiede un accendino.
Ma che cosa te ne fai di un accendino?
No dai, mi stai facendo paura. Cosa ci facciamo vicino al camino?
Vuoi attaccarmi sopra alla cappa con una calamita, vero? Avrei preferito la cornice, ma mi accontento.
Cosa fai con quell'accendino?
No. NO! Non puoi bruciarmi! Lui mi ha scelta per te! Non farlo!
Guarda i miei fiori! Guardali! Gli ricordano i tuoi occhi! Non puoi fargli questo!
Sento caldo. Troppo caldo.
Lui mi aveva scelta.
E tu mi bruci.

Ti odio.
Guarda i miei fiori, e il loro viola acceso, perché mi fai questo?
Perché gli fai questo?

   
 
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