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Autore: YellowSherlock    18/10/2017    1 recensioni
There's a beautiful mess inside.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Erano le sei del pomeriggio quando la Hudders fece irruzione nel soggiorno di Sherlock e John.
"Yo-hoo! Ragazzi? Ci siete? Insomma! Vi sto cercando dalle due! Ma dove siete stati?”

"Ci perdoni, Mrs Hudson - replicò John- ho beccato una simpaticissima influenza, e Sherlock mi è stato vicino."

"Oh povero caro! Ha sempre quel maledetto vizio di uscire di casa senza coprirsi, e adesso eccolo qui, alla vigilia della festa più bella dell'anno, con un naso rosso e un pigiama...discutibile."

Sherlock sorrise sotto i baffi.

"Non si preoccupi, signora. Per la cena indosserò un maglioncino adeguato."

"Oh beh, allora resti pure in pigiama."

John tirò gli occhi all'insù in segno di disperazione mentre Sherlock stavolta non riuscì proprio a trattenere una fragorosa risata.

"Bene - riprese la Hudson - visto che la situazione è in questi termini, direi proprio che per la cena ci penso io, voi pensate solo ad incartare i regali. Vi aspetto giù, alle otto in punto si cena, non un minuto in ritardo!"

Andò via chiudendo la porta, e il dottore decise di sedersi sulla sua poltrona di fronte a Sherlock.

"Che stai facendo?" disse John.

"Mhh...sto leggendo un articolo di giornale."

"Di che si tratta?"

"Oh puro diletto...uno studio sui regali di natale."

"Sei molto preso da questo argomento, in genere detesti il Natale, tantomeno i regali. Che ti succede?"

"Io non odio fare regali, odio le convenzioni sociali. Non vedo il perché io debba farlo solo a Natale e non quando mi pare."

"Puoi farlo."

"Sì, ma se poi non provvedo a Natale, sono una brutta persona."

"Sei una bellissima persona comunque, anche se non fai i regali nei giorni in cui devi."

Sherlock alzò lo sguardo dal giornale e fissò John; sul suo volto prese vita un piccolo sorriso e John distolse lo sguardo perché provò un moto di imbarazzo.

"Dunque - riprese il dottore - cerco di trovare le forze e vado a prepararmi, anche se il mio outfit non è condiviso da nessuno di voi."

John si alzò e si girò per dirigersi verso camera.

"Mi piacciono molto i tuoi maglioncini, John."

Il dottore restò fermo, dandogli le spalle.

"Smettila di prendermi in giro."

"Dico sul serio. Li trovo incredibilmente...piacevoli alla vista."

"Sherlock, sei un idiota."

"Sono serio, invece. Li adoro."

John riprese il suo cammino verso camera:
"Ti ringrazio, allora."
disse senza girarsi, e Sherlock rimase a fissarlo mentre il pigiama di seta gli delineava tutti i muscoli delle gambe e della schiena.

---

"Sherlock? Sei pronto?" urlò John dall'altro lato del corridoio.

"Ti sto aspettando da un tempo indefinito, se ti sbrighi, magari mi aiuti con gli ultimi regali."

Quando John comparve nella cucina, vide Sherlock immerso in una montagna di carta da regalo e nastri di raso:
"Andiamo John! Cerca di non restare lì impalato e aiutami!"

"Sei completamente impazzito, è appurato."

"Vorrei vedere te alle prese con gli incarti!"

"Oh no, a me provvedono i commessi dei negozi in cui compro. Tu invece non riesci mai a
fidarti di nessuno, ed eccoti qua!"

"Stà zitto e infiocchetta!"

Restarono ad incartare i regali per circa mezz'ora, fino a che la Hudson non li richiamò a dovere:

"Ragazzi! Scendete giù immediatamente! Gli ospiti sono arrivati!"

John e Sherlock caricarono i regali in spalla, e si diressero per le scale; una volta arrivati al piano di sotto, salutarono gli invitati, e cioè Lestrade con a seguito moglie e bambini.

“Ciao John!” disse Lestrade

“Ciao Greg! Buona vigilia di Natale!”

“Grazie amico mio, buona vigilia anche a te…”

“Ti verso in whiskey?”

“Oh sì, ti ringrazio.”

John si diresse verso il banco degli alcolici che la Hudson teneva in bella vista, Sherlock invece prese posto con il suo violino, sul bracciolo della poltrona dove era seduto Greg.
Strimpellò alcune note con il pizzicato fino a che non si rivolse a “Scotland Yard” sottovoce:

“Allora Greham…”

“Greg.”

“Greg, uhm, sì… ti vedo malinconico, che accade?”

“Nulla…”

“Lei è ancora innamorata di lui, vero?”

“Oh Cristo, Sherlock! Smettila di dedurre, lo sai bene che siamo in crisi.”

Il detective spostò il suo violino dalla spalla al grembo, continuando a punzecchiarlo seguendo una melodia piacevole.

“Perché non divorzi?”

“Perché abbiamo dei figli.”
“E quindi?”

“E quindi ne soffrirebbero.”

“Certo, perché la faccia che hai adesso nel giorno della vigilia di Natale li rende felicissimi…”

“Sherlock, smettila. Non contribuire a rovinare il mio Natale.”

“Dovresti divorziare.”

“Certo. Comunque, dov’è tuo fratello?”

“Non lo so, ma comunque è anche per questo che dovresti divorziare.”

Greg fece un balzo dalla poltrona, Sherlock gli accennò un occhiolino concludendo la sua melodia e poi si alzò in piedi percorrendo in grosse falcate lo spazio tra il soggiorno e la cucina della Hudson.
Quando John tornò dall’ispettore con il bicchiere di Whiskey, vide il colorito smunto dell’amico e capì che Sherlock aveva causato qualche vittima.

“Scusami, Greg. Ti raggiungo subito.”

John sentì il suono del violino provenire dalla stanza da letto della signora, e si precipitò dentro chiudendo la porta dietro di sé.

“Sei per caso impazzito?!”

“John! Eccoti!”

“Sherlock, che diamine ti è saltato in testa?”

“Non ti seguo.”

“Hai detto a Greg qualcosa di sconveniente su Mycroft.”

“Ti sbagli. Ho detto a Greg qualcosa di sconveniente sulla sua sessualità.”

“Sherlock!! Sei un pazzo! C’è sua moglie qui e i suoi due figli, come puoi fargli questo?”

“Odio le persone che sono tristi per cose che si possono risolvere tranquillamente.”

“Non è una sciocchezza, questa!”

“Andiamo. Mio fratello gli ha confessato il suo amore, lui lo ricambia da anni ma decide di ignorarlo perché non vuole ammettere di essere bisessuale. E di voler divorziare con la moglie che tra l’altro lo tradisce.
Andiamo John, che noia questa telenovela.”

“Greg è sconvolto, sai cosa significa, hai la minima idea di cosa voglia dire scoprire di provare impulsi sessuali per lo stesso sesso a cinquant’anni suonati?”

“Sì.”

“Ah si? E come lo sai?”

“Lo so e basta. Quando si mangia?”

John rimase incollato alla porta senza proferire altre parole.
Nella sua mente si materializzarono centinaia di pensieri, il respiro gli divenne corto e le sinapsi continuarono a fiammeggiare.

Allora ho ragione. Allora è tutto vero, non mi sono inventato nulla. Oh cielo, Sherlock è bisessuale…oh…forse è omosessuale e basta…non ci poss…oh dio, dio, allora è possibile che tra noi possa…
certo, dopo il pomeriggio passato insieme, e la canzone, e la mia mano sul suo cuore…era tutto chiaro, ma questa…questa è una conferma, diamine. Oh cielo, c’è speranza.


“Allora John? Quando si mangia?!”

Il Dottore ritornò alla realtà:

“Tra poco, Sherlock. Tra poco.”

---

Quando tutti si accomodarono nei posti già assegnati dalla Hudson, Sherlock e John si ritrovarono di fronte.
C’era qualcosa di sospetto nella sistemazione dei posti;
poiché dottore ricordava bene le regole grazie ai libri sul galateo che leggeva per diletto, si ricordò che nel settecento era usuale mettere le coppie appena fidanzate o sposate, di fronte.
Il dottore ripeté a se stesso che si trattava sicuramente di un caso, ma il suo dubbio, tuttavia, non si affievolì, conoscendo le maliziose intenzioni della signora Hudson.

Le portate scorrevano con lentezza, così come l’imbarazzante conversazione che si intavolò sin dagli antipasti.

“Allora Rebecca – la Hudson si rivolse alla moglie di Greg – avete intenzione di sfornare un’altra pagnotta?”

L’espressione di Greg si pietrificò, mentre John accennò un sorriso che Sherlock non seppe tenere segreto.

“Sherlock! – ripetè Greg – cosa diamine hai da ridere?”

“No niente, pensavo…”

“A cosa?”

“Al fatto che alla prossima festa di famiglia, voglio stare al tavolo dei bambini.”

John si alzò da tavola poiché non riusciva davvero più a trattenere una risata.

“Signora Hudson – replicò Rebecca rossa in viso – due figli vanno più che bene. E’ già difficile gestire questa vita così…così impegnata.”

“Oh…” Replicò la Hudson senza capirci molto.

Fortunatamente, la gioia dei bambini interruppe quell’imbarazzantissima cena, e la serata continuò leggera, poiché nessuno volle intavolare argomenti seri.
 
   
 
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