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Autore: Devil_san    19/10/2017    2 recensioni
Marinford.
La guerra tra i Pirati e i Marines è quasi giunta alla sua fine e i pirati si stanno ritirando visto che quello che sono venuti a fare è stato fatto.
Problema, Pugno di Fuoco è una dannata testa calda, ed è caduto nella trappola di Akainu e ora per salvare suo fratello darà in cambio la sua vita.
No, aspetta.
Sono appena stati salvati entrambi da Kurosaki Ichigo, lo Shinigami.
…No, aspetta di nuovo. Perché diamine lui è qui!?
O
Ichigo si è ritrovato catapultato nel Mondo di One Piece più di vent’anni fa finendo per unirsi alla ciurma dei Pirati Jolly Roger; viaggiando, esplorando, cambiando la storia senza saperlo e venendo adottato come zio da tre tempeste scuoti-mondo senza che gli chiedessero il permesso.
Non che si penta di niente di tutto questo.
In fin dei conti, loro tre sono il suo Tesoro.
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: ASL, Monkey D. Rufy, Portuguese D. Ace, Sabo
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Treasure's Series'
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«Dunque… Da dove iniziare…» pensò ad alta voce Ichigo mentre guardava le volute di fumo alzarsi dal suo kiseru in spirali delicate verso le rosate nuvole del crepuscolo. Seduto al centro tra il gran miscuglio che erano le ciurme del Rosso, Barbabianca e le sue alleate ponderava da dove incominciare la storia di come aveva incontrato quei tre scavezzacolli che gli era stata richiesta dai pirati dopo essersi scolati grandi quantità di sakè e liquori vari per aiutarli a non pensare, anche se solo per un momento, a tutti i compagni caduti nella guerra.
Lo Shinigami, seduto tra Shanks e Marco (che era diventato de facto il nuovo capitano dei Pirati di Barbabianca) che lo guardavano con interesse (come tutti gli altri presenti), si prese il suo tempo per raccogliere le parole giuste per raccontare gli eventi.
Tutti i presenti pendevano dalle sue labbra poiché questo pirata, questo giovane che non era cambiato poi molto dalla foto comparsa più di vent’anni fa nei manifesti di taglia, era considerato una leggenda che rasentava il mito.
Perché lui era un dannato fantasma.
Nel senso che le persone che potevano dire di averlo incontrato ma soprattutto parlato e interagito con lui al di fuori di un combattimento si potevano contare sulle dita della mano (e dei piedi visto che era già passati due decadi da quando il suo primo manifesto di taglia era stato pubblicato).
Perché l’unica volta in cui lui ha causato un incidente, di proposito, fu solo una volta per quanto tutto il mondo (ed erano inclusi il mondo criminale, piratesco, economico ecc. ecc.) ne era consapevole.
E detto incidente accadde il giorno in cui Gol D. Roger fu giustiziato a Logue Town. O forse sarebbe meglio dire subito dopo che fu giustiziato.
Quel giorno è si ricordato come il giorno che diede il via alla Grande Era della Pirateria ma su una nota a parte, un aneddoto che viene sussurrato agli angoli delle strade e nelle sere scure davanti al fuoco, è che quel giorno fu il giorno in cui il primo manifesto di taglia di Kurosaki Ichigo trovò motivo per essere stampato grazie alla prodezza che fece in quel giorno di pioggia.
E che prodezza fece quel giorno. Fu così umiliante per i Marines che ancora oggi negano che sia successo.
Il problema è che quando c’è una folla di persone venute a vedere l’esecuzione del Re dei Pirati, di cui molti sono giornalisti e criminali e pirati famosi o che presto lo sarebbero stati, e ancora lì giusto in prima fila per vedere tutta la vicenda succedere è un po’ difficile che le persone accettino la verità approvata dal Governo Mondiale.
Soprattutto perché il suo arrivo è stato impossibile da non notare.
Quando tu cadi giù dal cielo giusto giusto sulla piattaforma in cui è stato giustiziato il Re dei Pirati nell’esatto momento in cui inizia a piovere e atterri su di essa proprio quando un tuono tuona dietro di te illuminando la tua entrata in scena come se fosse una dannata storia di fantasmi è un po’ difficile che tu non venga notato.
Non che ci avesse provato.
Il suono dell’atterraggio era stato così assordante che ancora oggi i cittadini di Logue Town giurano e spergiurano che si sentì fino all’entrata della città.
E così, dopo aver catturato l’attenzione di tutti i presenti con la sua memorabile entrata in scena aveva buttato giù i due boia dalla piattaforma con due ben assestati pugni in faccia, avvolto con estrema cura il corpo di Roger in un grande telo bianco e prendendolo tra le braccia saltò giù dalla piattaforma giù nella piazza dove la folla, sotto shock, si era divisa al suo passaggio come si fa a un corteo funebre e le due ali lo aveva guardato in sorpreso silenzio come se un fantasma stesse passando tra di loro mentre lui, solenne, camminava in mezzo a loro con passo calmo e lento.
Quando era giunto alla fine della piazza un marines che era riuscito finalmente a recuperare la voce  gli aveva gridato contro, con tono offeso e ostile, cosa diamine pensava di fare e lui aveva risposto in tono mortalmente calmo e serio che aveva fatto tutti arretrare dall’aura pericolosa che stava emettendo.
«Mi chiedi cosa diamine sto facendo, marine? Sto facendo il mio dovere di Shinigami, ecco cosa diamine sto facendo! Mi assicuro che il mio Capitano abbia una degna sepoltura e né tu né nessun altro mi impedirà di farlo!»
Il, per mancanza di un termine migliore, massacro che seguì a queste parole sono ancora ricordate come una delle più umilianti e disastrose disfatte che la Marina e il Governo Mondiale avevano subito negli ultimi cento anni.
Perché… a pedate.
Lo Shinigami aveva sconfitto i vari plotoni di marines – tra cui diversi contrammiragli (come altri di grado minore) venuti ad assicurarsi che nessuno tentasse qualcosa del genere (anche se non si aspettavano proprio questo) che proprio in quel momento stava succedendo – dando a destra e sinistra pedate in faccia, e lasciando l’impronta del piede sul muso dei poveri sfigati, come se stesse distribuendo caramelle.
Come se fosse la cosa più facile del mondo.
Come se fosse la cosa più ovvia da fare quando hai le braccia occupate.
Come se fosse la cosa più naturale di tutte le reazioni istintive prendere a calci in faccia qualcuno (se solo sapessero…).
E nonostante le censure che apportò il Governo Mondiale sugli articoli di giornale della sua fuga con il corpo di Gol D. Roger la storia si diffuse comunque in gran fretta, insieme a quella della morte del Re dei Pirati, per tutti i quattro mari.
Dopo quel giorno Kurosaki Ichigo, oltre ad aver rivelato con orgoglio al mondo di aver fatto parte della ciurma pirata più famosa del mondo, si era guadagnato una grossa taglia sulla testa, che con gli anni era andata solo ad aumentare per tutte le imprese e incidenti – alcuni davvero assurdi – che aveva causato negli anni, insieme al soprannome di Shinigami.
Ed era così che era iniziata la sua leggenda.
E ora, detta leggenda, stava per rivelare loro un mistero che tutti si stavano chiedendo da ore.
Come diamine era diventato zio di quei tre?
Lo Shinigami prese un ultima boccata dal suo kiseru, batté il cannello sul posacenere posato affianco a lui richiamando tutta l’attenzione su di sé: «Immagino che dall’inizio sia la scelta migliore.» rimuginò con gli occhi posati sulla cenere fumante che sfrigolava di rosso, grigio e nero. Alzò gli occhi e guardò calmo il suo pubblico: «Dunque, la prima volta che incontrai Ace, Sabo e Luffy fu circa dieci anni fa. Ero finalmente giunto nell’East Blue dopo lunghi giorni di viaggio dal North Blue e quando li incontrai ero stanco, di pessimo umore e pronto a ridurre a fette anche il Tenryubito che ero venuto a… ‘importunare’ visto che avevo perso una scommessa con… qualcuno.» finì vago, prima che sussultò e poi girò il suo sguardo accigliato verso le sue spade che ora che lo notavano non erano più come prima durante la guerra. Se prima erano nere come la pece e ricordavano dei coltelli da cucina sovradimensionati ora erano due regolari katane, rispettivamente una nodachi e una kodachi per essere precisi.
Con un brontolio scontento, e qui tutti avrebbero voluto sapere cosa diamine era appena successo (tranne Akagami che stava ridendo da dietro la sua coppa di sakè con sguardo saputo), si girò nuovamente verso il suo pubblico con un cipiglio irritato: «Comunque, tornando alla storia, arrivo sull’isola profondamente frustrato e una delle prime cose che vedo, a mo’ di beffardo saluto di benvenuto è un mucchio schifoso di pirati della peggior specie prendersela con tre bambini, colpendoli, pugnalandoli e pure sparandogli mentre un nobile capeggiava il tutto con aria sprezzante e disgustata.»
Non ci volle molto per i pirati assemblati intorno a capire le implicazioni dietro quelle parole e non ci volle molto perché le loro voci si alzassero in rivolta al pensiero che (anche se a quel tempo ancora non li conoscevano) ai tre fratelli – che erano amici, compagni, alleati, nakama e famiglia– qualcuno aveva osato far del male.
E le sue parole seguenti non fecero altro che alimentare la loro indignazione per conto dei tre, che non erano qui ma lontani (e si spera vivi e in via di guarigione), e le voci dei pirati promettevano vendetta contro chi avesse osato attaccarli allora: «Sì, è proprio quello che pensate, signori miei. I tre bambini malmenati che vidi a terra quel giorno erano proprio Ace, Sabo e Luffy.»
Il baccano che i pirati fecero a sentir confermare i loro sospetti affogarono tutti gli altri suoni per diversi minuti e fu solo quando si furono un poco calmati, così che Ichigo non fosse costretto a urlare per farsi sentire, che Marco chiese ansioso da dietro quella sua maschera di pigra e languida noia: «Cosa hai fatto allora, yoi?»
Lo Shinigami sorrise mostrando tutti i denti, come un teschio maligno: «Cosa ho fatto? Ho mostrato a quei schifosi merdosi avidi bastardi qual era il loro posto nel mondo.»
«E…?» chiese Shanks sporgendosi in avanti, già credendo come questo sarebbe andata a finire.
Il suo sorriso di autocompiacimento si fece ancora più pericoloso intorno al suo kiseru: «Non sono sopravvissuti all’incontro.»
 
Con faccia disgustata Ichigo camminava tra le montagne di rifiuti che giacevano sporche e arrugginite e marce e puzzolenti peggio delle uova marce scadute da almeno tre mesi o di uno stabilimento chimico lasciato a fermentare da Kami solo sa quando. Lo shinigami storse il naso e continuò a muoversi prudente, perché non aveva voglia di infilzarsi un piede con l’unica dannata siringa di questo postaccio (anche se era più probabile che sarebbe stato l’ago a rompersi prima che riuscire a bucargli la pelle), e velocemente (perché l’odore lo stava uccidendo) verso le bianche immacolate mura del Regno di Goa dove aveva intenzione di affittare una camera per almeno un mese nell’albergo più decente e con prezzi non da strozzino per tutto il tempo che ci voleva perché il tre volte dannato Tenryubito giungesse sull’isola, lui potesse ripulirgli la nave di tutti i suoi averi e informazioni utili e finalmente lasciare questo schifo di regno e tornare a vagare per i quattro Blue come gli pareva e piaceva.
…E la prossima volta cercherà di ricordarsi perché non è mai una buona idea fare scommesse con Zangetsu (entrambi di loro), perché lo costringono sempre ad andare in luoghi che proprio non ha proprio voglia di visitare. Non importa che hanno avuto una sensazione e che sarebbe una buona idea andare lì per chi sa quale oscuro e orribile motivo, non aveva voglia di vedere la faccia di un altro di quei snob e brutti e con ancora il moccio nel naso dei Nobili Mondiali per almeno tutta la prossima era!
(Il problema era che se andava avanti così sarebbe stato costretto a fare una visitina a Marijoa per scoprire se avevano le informazioni che desiderava su mondi paralleli e possibili viaggi extra-dimensionali, e il futuro non splendeva brillantemente a tale prospettiva, ma prima di essere costretto a fare quello avrebbe dieci volte preferito fare irruzione in una base marine e parlare con Vegapunk o rintracciare Nico Robin e chiederle di insegnargli a leggere i Poignee Griffe. Ma al momento non era ancora così disperato, quindi tali piani potevano aspettare).
E tali pensieri ovviamente lo portarono a pensare alla sua casa perduta, del motivo per cui errava per tutto il pianeta peggio di un monaco girovago in cerca di informazioni e teorie, e del fatto che anche dopo già oltre dieci anni era ancora qui e non già a casa.
Certo, Soul Society e Seiretei erano solo la sua seconda casa – Karakura sarebbe sempre stata la sua prima e dove la sua famiglia (che aveva raggiunto i bisnipoti) e amici risiedevano – ma dannazione gli mancavano tutti i suoi amici Shinigami e andare a testa a testa con Rukia, discutere come due adolescenti con Renji, battibeccare con Shinji, osservare con estremo e non poco orrore Kisuke dare vita al suo prossimo progetto sulla sua lunghissima lista, prendere in giro Toshiro e Byakuya e tutti gli altri che con i loro vizi e comportamenti al limite dell’assurdo ma che con i loro stranezze avevano creato un luogo che si sentiva come casa e pace dopo tutto lo schifo che aveva dovuto passare negli ultimi centottant’anni. 
E ovviamente, pensò massaggiandosi il ponte del naso frustrato, il suo essere qui era ovviamente colpa di Kisuke. Be’, per essere giusti era colpa di Kurotsuchi e Kisuke aveva cercato di evitare che la Dodicesima Divisione venisse fatta saltare in aria – di nuovo – ma be’, la Dodicesima Divisione non era esplosa ma Ichigo non era stato così fortunato. 
…Se mai riuscirà a tornare a casa il dannato clown era morto.
Kami, oltre dieci anni qui, e ora gli mancavano pure i combattimenti ‘amichevoli’ tra lui e Grimmjov o Kenpachi.
…E questo era preoccupante.
In effetti era preoccupante come la vista che gli si parò davanti quando alzò lo sguardo al sentire voci alterate, alcune disperate e altre …arroganti e sprezzanti. 
I suoi occhi si assottigliarono con estremo dispiacere.
Un nobile altezzoso che parlava sdegnoso ai due bambini per terra, mentre un terzo teneva lo sguardo fisso a terra mentre tutta la sua postura gridava a pieni polmoni pura miseria, e i delinquenti, o forse i pirati di cui aveva intravisto la nave quando era arrivato sull’isola dato come era vestito quello che sembrava in carica del gruppo di brutti ceffi (non che il nobile fosse poi chissà quanto meglio), se la ridevano dello stato in cui erano i bambini; e visto che il suo udito era eccellente non ebbe problemi a sentire quello che stavano dicendo e di conseguenza fargli montare una rabbia distruttiva nel petto più continuava a sentirli parlare.
Ora anche le sue labbra si assottigliarono con estremo dispiacere.
Sapeva, Ichigo ben sapeva, che anche in questo mondo non tutti i pirati potevano essere come Capitano Roger che era stato così gentile di prenderlo con sé sulla Oro Jackson e spiegargli (più come fu Rayleigh-san a farlo) tutto quello che bisognava sapere su questo mondo dopo che si fu risvegliato su Raftel dopo il disastroso incidente che l’aveva spedito qui.
Certo il suo primo incontro con il suo futuro Capitano e ciurma non era stato dei migliori – tu non puoi aspettarti un calmo risveglio da un tipo trovato a terra svenuto e malconcio che sembrava che una tempesta lo avesse flagellato per giorni, sbattuto come una bambola di pezza su un numero imprecisato di scogli e poi lasciato ad affogare su una riva popolata da piranha – ed era del tutto giustificata la sua reazione a vedere un orda di uomini sudati e puzzolenti alleggiare sopra di lui come se fosse la cosa più strana e incomprensibile che avessero mai visto.
Certo Capitan Roger aveva liquidato le sue sentite e sincere e imbarazzate scuse con un gesto noncurante della mano e un sorriso facile ma ancora oggi Ichigo quando pensava a quel giorno non poteva fare a meno di chiedere mentalmente scusa a Roger per aver tentato di infilzarlo con Zangetsu.  
Ma ora non era il momento di rievocare vecchi ricordi agrodolci, questo momento era uno che bisognava spenderlo facendo attenzione ai suoi dintorni e in particolare al gruppo di adulti che stava tormentando i tre ragazzini.
E quello che stava vedendo e sentendo non gli piaceva neanche un po’. Neppure un po’.
No, sentire il nobile minacciare il biondino (il suo stesso figlio a quanto pareva), e ordinare con fare annoiato ai pirati lì presenti (feccia della peggior specie), di uccidere i due corvini solo perché secondo lui erano i responsabili del fatto che il biondo fosse fuggito di casa non era qualcosa che trovava per nulla piacevole.
Bugie, tutte bugie le parole che uscivano dalla bocca del nobile, proprio come il ragazzino stava gridando contro il suo genitore. 
…E a quanto pareva il biondino era disposto a sacrificare la sua libertà per salvare i suoi “fratelli” .
Mi piace lo spirito di quel ragazzo, commentò meditativo Ossan mentre guardava attraverso i suoi occhi la scena davanti a sé.
Ichigo annuì mentalmente in accordo.
Sì, non male, commentò Shiro senza derisione nelle sue parole, e venendo da lui era un grande complimento, almeno questo qui non ha gli istinti protettivi suicidi di King idiota.
Ohi! Non sono così male! protestò Ichigo offeso.
Sì invece, fu la piatta risposta del suo hollow.
Con un brontolio oltraggiato tornò a guardare per terra, visto che aveva deciso di mettere il broncio per un momento e guardare il letamaio ai suoi piedi era un buon modo per provare che Shiro non aveva ragione ma per la non sorpresa di nessuno non funzionò, soprattutto perché Ossan a tale comportamento completamente non infantile (aveva passato troppi decadi con Kisuke, Shinji e tutti gli altri suoi amici shinigami perché certi tratti comportamentali si attaccassero alla sua psiche. Senza contare poi i suoi geni Shiba) gli mandò lungo il loro collegamento mentale onde di ‘per nulla impressionato e lui per una volta ha completamente ragione (e questo fece guadagnare ad Ossan un indignato verso offeso da Shiro)’ aggravando di diversi gradi il suo broncio non broncio, giusto in tempo per vedere il biondino dirigersi verso lo spocchioso nobile mentre uno dei corvini a terra urlava per lui di fermarsi e di fuggire che loro due se la sarebbero comunque cavata.
La scena era molto toccante e piena di lacrime di commozione e disperazione (Ichigo può attestare questo. Per sua immensa sfortuna tutte le sue amiche shinigami pensavano che lui fosse un ottimo compagno per passare le serate a guardare le più sdolcinate e strappalacrime soap opera dell’ultimo millennio e per il suo orrore hanno finito per trascinare in tali sessioni di tortura tutti i suoi amici umani non combattenti – per l’onore e la libertà! Una voce beffarda che assomigliava incredibilmente a quella di Rukia grida dai profondi recessi del suo subconscio – Nelliel, Yumichika, Yuzu, suo padre e Chad. Come lui ci sia finito in mezzo ancora non l’ha capito ma… be’, a Chad son sempre piaciute le cose carine. Comunque, lui può attestare questo perché ha passato non poche serate tra lacrime di commozione, singhiozzi disperati per storie di fantasia neppure lontanamente reali e montagne di fazzoletti che ogni volta finivano per sommergerlo mentre tentavano di soffocarlo col loro mucco. Quindi sì, può attestare questo vista la sua immensa e dettagliata esperienza. E ancora oggi trema al pensiero di come è stato costretto ad acquisire l’esperienza, gli intrugli di Inoue sono armi letali e ottimo materiale da ricatto, ecco cosa sono) ma a Ichigo sinceramente lo colpisce nel modo sbagliato.
Lo irrita.
Infinitamente.
Forse sarà perché tale scena gli ricorda di quando Rukia, Inoue e tutte le altre volte che qualcuno si è sacrificato per salvargli il culo e l’unica cosa che in quel momento aveva potuto fare era guardare e sanguinare e non poter fare niente mentre loro gli scivolavano via tra le dita e se ne andavano incontro ai loro aguzzini sacrificandosi per lui e gli altri.
Perché, chiamatelo pure ipocrita se volete, l’unico a cui permesso sacrificarsi per i suoi amati per proteggerli è lui, lui che sta davanti a loro confrontando il nemico di turno faccia a faccia e loro al sicuro dietro la sua schiena.
(Nel suo mondo interiore due spiriti zanpakuto gemettero esasperati e un certo hollow brontolò un paio di insulti non molto lusinghieri verso la sua persona).  
E poi ha sempre avuto un debole per i bambini, nonostante tutta la sua scontrosità.
Quindi per la non sorpresa dei suoi spiriti zanpakuto l’attimo seguente che lui ha registrato tale vista lui piombò giù dal cielo come una cometa e a pie pari atterrò sulla testa dura del nobile pomposo piantandola con sadica allegria nel piccolo cratere che si era creato al suo atterraggio. 
Ci fu a malapena il tempo di un suono sorpreso da parte dei pirati che vorticò sulla punta dei piedi, scavando un altro po’ l’alluce in quella zucca vuota e pomposa, e con l’eleganza di un vento mortale affettò due lunghe barre orizzontali sui due malfattori più vicini. Senza aspettare che i due cadessero a terra morenti con un ultimo grugnito di dolore sulle labbra era già sul prossimo criminale impalandolo fino alla guardia della sua kodachi mentre la nodachi tagliava senza rimorso ma con maniaca allegria la mano che teneva la pistola di un altro lì affianco.
Tra gocce di sangue, lame che scintillavano sotto la luce del sole e occhi grandi di bambini che guardavano lo spettacolo di pioggia cremisi intorno a loro e il suo mortale danzatore ed esecutore, Ichigo fece piazza pulita della ciurma velocemente e con efficienza e senza pietà perché per quanto odiasse uccidere anche lui sapeva che a volte era l’unico modo, l’unico modo possibile perché tale situazione non si ripetesse più.
E poi questi pirati erano feccia, prendersela con dei bambini e aiutare un uomo tale che si crede al di sopra degli altri e a forzare un bambino in una vita che non aveva mai voluto. Alla fine stava solo facendo un favore al mondo liberandosi permanentemente di questi criminali da quattro soldi che si facevano chiamare pirati.
Con un ultima oscillazione della sua spada neutralizzò definitivamente il capitano della ciurma che con un lamento spettrale cadde a terra come una marionetta a cui avessero tagliato i fili e inzuppò la spazzatura col suo sangue altrettanto immondo dissanguandosi lentamente dalle varie ferite mortali che lo avrebbero portato a una morte lenta (ma non troppo) e dolorosa.
Con un ultima oscillazione delle sue katane le ripulì dal sangue che le aveva imbrattate bagnando come pioggia castigante la faccia del nobile che si era appena risollevato da dove Ichigo lo aveva spiaccicato tra i rifiuti. 
Ma non ebbe neppure il tempo di fare un verso disgustato all’essersi sporcato col sangue di tale feccia che si ritrovò la punta della nodachi a un mero soffio dalla faccia, scintillando minacciosa e desiderosa di sangue.
«Aspetta!» strillò il nobile spaventato e non più arrogante come un minuto fa: «Ti posso pagare!» 
«Pagare?» chiese con voce cavernosa e scura e dal doppio tono che sempre faceva cagare sotto i codardi con appena una manciata di parole.
«Sì!» gridò stridulo, gocce grosse di sudore colando giù dal viso dalla paura: «Sono un nobile! Ti posso pagare qualunque cifra vuoi! Solo…» e qui lanciò un occhiata a suo figlio che non appena i tre era scattati fuori dall’inebetimento in cui erano caduti si era ritrovato circondato e nascosto dietro gli altri due che guardavano torvi e pronti a colpire con i loro tubi di metallo il nobile: «Solo lasciami vivere e ti pagherò qualsiasi prezzo vuoi.»
«Vuoi pagarmi perché ti lasci andare?» chiese Ichigo scettico, ma da sotto l’ombra del suo cappuccio e la sua maschera bianca da hollow era impossibile che l’uomo riuscisse a vedere qualsiasi sua espressione.
«Sì, e anche che tu mi restituisca mio figlio.» finì, con un sorriso che si stava trasformando nuovamente in uno arrogante. 
Ichigo fece finta di pensarci. Spostò il peso del corpo su un piede e premette un po’ di più il filo della spada contro la pelle fragile dell’uomo e si voltò quel tanto che bastava per vedere i tre marmocchi che lo guardavano diffidenti. 
Non erano ancora fuggiti ma dagli sguardi che i due più grandi gli stavano dando era solo perché sapevano anche senza provare che se lui avesse voluto avrebbe potuto catturarli senza problemi.
Buoni istinti quei tre.
Si voltò di nuovo verso il nobile.
«No.» fu la sua piatta e annoiata risposta.
«No?» chiese incredulo, come se nessuno mai aveva rifiutato una delle sue proposte. E probabilmente era forse pure vero, ma Ichigo non era la maggior parte delle persone.
«No.» ripeté Ichigo e con intenzione premette la punta della sua katana, facendo spillare una goccia di sangue dalla base del collo, facendolo piagnucolare dal dolore.
Codardo, ed era solo una goccia.
Nel retro della sua mente Ichigo sentì Shiro fare un suono derisorio alla vista di tale patetico schifoso essere umano e Ossan era molto quieto ma questo diceva molto su cosa il suo spirito Quincy pensava di questo qui.
Niente di buono.
«Maaa…»
Lo shinigami lo bloccò prima che potesse continuare: «Ma niente. Sei fastidioso, la tua voce da sola mi infastidisce quindi vedi di stare zitto e ascoltarmi molto attentamente perché non mi ripeterò.» 
E premette un po’ di più sulla ferita solo per essere chiaro.
«Vedi i bambini dietro di me?» lui annuì frenetico con la testa mentre lo guardava a occhi spalancati dalla paura: «Quei tre sono sotto la mia protezione. E se tu mai dovessi di nuovo avvicinarti a quei tre per qualsiasi motivo, non importa quale, io ti troverò e ti taglierò la gola e appenderò la tua miserevole carcassa nella piazza principale della città così che tutti vedano il tuo brutto cadavere e la tua faccia terrorizzata per sempre impressa sulla tua schifosa faccia fino alla fine dei tempi; sono stato chiaro?»
Lui annuì nuovamente, frenetico.
Da come lo stava guardando sembrava quasi che se la stesse per fare sotto.
«Bene.» disse Ichigo con tono falsamente piacevole e con un movimento veloce del polso, impossibile quasi da percepire a occhio nudo, sfregiò il collo del nobile. Niente di mortale, ma quel tanto che basta perché il sangue gli inzuppasse la pelle; e gli lasciasse una cicatrice permanente quando fosse guarita.
«Ti lascio un ricordino perché non ti dimentichi del nostro accordo, non sia mai che nelle vecchiaia mi diventi smemorato e te ne scordi.»
Con una mano alla gola l’aristocratico lo osservava terrorizzato, e con un brutto sorriso tutto denti da scheletro, che lo fecero grugnire come un maiale spaventato a vederlo, Ichigo: «E ora sparisci.» lo calciò nelle palle, anche se in verità stava mirando al mento – ooops, ha calcolato male la distanza, – facendolo volare via e lontano verso le mura e il cancello della città.
Con uno sbuffò soddisfatto si voltò verso i tre giovani, infilzò le sue spade nel porco pirata che stava ancora agonizzando a morte mettendo fine alle sue sofferenze, si abbassò il cappuccio, levò la maschera dal viso e guardandoli crucciato, e loro ricambiarono con sguardi ancora più diffidenti mentre il più giovane sembrava che lo stesse guardando con le stelle negli occhi, chiese: «State bene?»
Il più giovane dei tre aprì la bocca, sicuramente per blaterare qualcosa di idiota se le scintille negli occhi erano da credere, ma fu subito zittito dalle mani sulla bocca dagli altri due.
Silenzio.
Iniziamo bene.
 
«…e quello fu come li incontrai per la prima volta.» finì Ichigo a cui i pirati riuniti intorno a lui sospirarono di sollievo a sentire che alla fine era andato tutto bene – avranno avuto l’orgoglio un po’ ferito e pieni di lividi, ma erano tutti e tre bene e insieme – e a sentirli sospirare Ichigo non poté evitare di inclinare un po’ di più il labbro divertito.
«Ed è così che sei diventato loro zio?» chiese Satch, il comandante della quarta divisione che…
«Ma tu non eri morto?» chiese perplesso Ichigo mentre lo guardava come se avesse visto un fantasma, fasciato e ancora bendato e ricattato al riposo a letto ma sempre un fantasma.
Lui solo scrollò le spalle: «Miracolosa chirurgia d’emergenza.» fu tutto quello che disse.
Ichigò annuì in accettazione anche se ancora un po’ confuso da vedere un uomo dichiarato morto da mesi ancora vivo e vegeto.
Ci volle un attimo perché lo shinigami si ricordasse la domanda che gli aveva fatto ma: «Certo che no.» rispose Ichigo subito dopo con un che di scandalizzato: «E’ vero che li avevo appena salvati ma questo non vuol dire che si fidavano di me. …Cioè, tranne Luffy.» aggiunse dopo un attimo di ponderazione: «Ma Luffy è un caso speciale, quindi non c’è niente di strano.» finì come se avesse appena rivelato un imprescindibile verità del mondo.
«Un caso speciale?» chiese qualcuno tra la folla di pirati riuniti con tono perplesso.
Con un sorrisetto segreto spiegò: «Luffy ha buoni occhi ed orecchie.»
Allo sguardo ancor più confuso dei pirati riuniti intorno Ichigo rise alle loro facce e scambiò un occhiata cospiratoria con Shanks, che tra tutti i pirati riuniti era l’unico che sapeva di cosa stesse parlando.
Marco non perse lo scambio di sguardi tra i due e accusatorio si rivolse verso lo Yonko: «Tu sai, yoi.»
Shanks annuì divertito, sopprimendo la risata che gli scuoteva il petto, e interessato si voltò verso il suo ex compagno di ciurma: «Com’è messo?»
Ichigo sorrise con orgoglio malcelato: «Non male.» rispose con un luccichio particolare negli occhi: «Ci vorrà ancora un po’ perché possa raggiungere Raftel ma dagli qualche anno e ci riuscirà.» il suo sorriso si fece ancora più grande: «In fin dei conti, anche prima di salpare da casa riusciva di tanto in tanto a sentire Zangetsu.» rivelò in un falso sussurro sporgendosi verso Akagami che a sentir questo alzò un sopracciglio intrigato: «Oh?»
«Già.» confermò lo shinigami alla sua domanda.
E a questo Shanks rise di cuore proclamando orgoglioso: «Sapevo di aver scommesso bene! Dahahahahahahahahaha!»
…e tutti gli altri avrebbero tanto voluto sapere di che diamine stessero parlando.
Benn Beckman sospirò rassegnato al comportamento del suo capitano, e voltandosi verso il loro ospite che sorrideva malizioso chiese: «E allora come sei diventato loro zio?»
A questo tutti rivolsero la loro attenzione verso lo Shinigami lasciando perdere qualsiasi cosa i due ex membri dei pirati Roger stessero parlando.
«Senza che mi chiedessero il permesso.» affermò esasperato confondendo ancor di più gli astanti.
«Ma prima di questo…» e alzò un sopracciglio divertito: «prima che loro mi adottassero come loro zio ne sono passate di lune.»
Alle loro facce sbalordite – in fin dei conti aveva implicato che quei tre, come gli impertinenti marmocchi che erano, lo avevano adottato loro nella loro piccola famiglia e non il contrario – ridacchiò sotto i baffi un po’.
«E allora quando?» chiese esasperato qualcuno nella folla e sì, era stato proprio Izou, il comandante della sedicesima divisione a fare la domanda in tale tono scocciato.
«Quando?» pappagallo strofinandosi il mento pensieroso: «Be’ prima che avessero le balle di adottarmi nella loro piccola famiglia di scapestrati senza manco chiedermi se mi andava bene ne passò di tempo. I due monelli più grandi hanno dei problemi di fiducia grandi quanto un oceano mentre Luffy ha sempre avuto questo strano istinto per le persone che gli sono piaciuto fin da subito. Immagino che averli salvati dai pirati e da quel nobile avessi conquistato dei punti con i due ma per riuscire a conquistare la loro completa fiducia ne sono esplose di cose prima.»
Tutti lo guardarono con svariati livelli di incredulità mentre Shanks si stava strozzando con il suo stesso sakè per il troppo ridere mentre Lucky Loo si assicurava che il suo capitano non moriva sul suo stesso sputo. Ignorandoli bellamente andò avanti come se non vedesse gli sguardi che gli stessero dando: «Dunque, prima di diventare ufficialmente loro zio c’è stato l’incendio al Grey Terminal che si trova giusto fuori le mura del Regno di Goa, poi ci fu l’arrivo del Tenryubito a Goa e in cui ho avuto una piacevole chiacchierata con Kakumeika no Dragon, sapete, il padre di Luffy,-» diversi pirati ebbero diverse reazioni sorprese a tale bomba mollata loro in grembo e al tono indifferente con cui l’aveva detta, perché Dragon; Dragon che è ricercato in tutto il mondo e un infinità di gente sarebbe felicissima di vedere il suo cadavere a terra a marcire e per l’altra infinità è un mito di speranza e nessuno parla di lui con tale tono pacato, come se non fosse un personaggio importante sul piano globale e perché diamine un uomo del genere era in un regno di poco conto come Goa!? E lo shinigami parla di lui come se fosse il suo vicino anonimo della porta accanto. Com’è che questa è la loro vita?
Ah, sì. Pirati. E New World. Non dovrebbero neanche sorprendersi più dopo tutte le stranezze che sono stati costretti a vedere e a sperimentare durante la loro carriera di fuorilegge. Eppure la vita riesce ancora a sorprenderli. Almeno manteneva la vita interessante.
E mentre molti avevano tale epifania lui continuò come se niente fosse, o forse ha semplicemente deciso di ignorarli: «-sulla nave del governo in cui ci siamo ritrovati a rovistare insieme tra gli oggetti e documenti del nobile spocchioso di Marijoa, poi pochi mesi dopo ci fu l’incidente a Goa con le Anguille-»
«Aspetta, aspetta!» esclamò Haruta, il comandante della dodicesima divisione, alzando la mano in un chiaro segno di stop e con un luccichio frenetico negli occhi: «Hai detto anguille?»
Ichigo annuì.
«E quello è successo dieci anni fa, a Goa?» chiese con il tono di uno che ha un terribile meraviglioso sospetto e non riesce a credere che potrebbe avere ragione. Con un po’ troppo entusiasmo per i nervi scossi dei suoi compagni di ciurma – aveva lo stesso scintillio negli occhi di quando stava progettando il suo prossimo grande scherzo – chiese sporgendosi in avanti verso lo Shinigami: «Intendi per caso lo stesso incidente in cui tutta Goa, dal Re fino al più infimo dei barboni, si è ritrovato ricoperto di vernici multicolore fluorescenti che si illuminavano con dolorosa vivacità al buio? E che centinaia di migliaia di anguille morte sono state ritrovate sparse per ogni angolo delle strade e delle case fino addirittura nella biancheria intima? Anche a quella indossata al momento!!?»
Tutti si voltarono verso Ichigo, occhi spalancati e fiato sospeso in attesa della sua risposta. Come il bastardo che fu a suo tempo, si prese il suo dolce tempo prima di rispondere. Fumò un po’ di più, si controllò le unghie della mano criticamente, si versò un altro po’ di sakè e finalmente, quando la tensione aveva raggiunto il punto culminante, rispose con un tono da niente-di-che e un tagliente sorrisetto storto: «Potrei c’entrarci qualcosa.»
Quando tutti lo fissarono come se avesse rotto loro il cervello, aggiunse con nonchalance: «Ammetto però che l’idea delle anguille e di come furono utilizzate non è stata una mia idea.»
Sorrise alla faccia che fecero alle implicazioni di quella affermazione, e si fece ancora più grande quando continuò, confermando i loro sospetti, pavimentandoli: «I miei tre monelli sono davvero tre veri piccoli monelli.» fece con aria sognante.
Battendo il suo kiseru sul portacenere quando tutti scoppiarono a ridere a crepapelle dopo diversi momenti in cui tutti erano stati completamente immobili mentre digerivano tali parole, questo era oro pensavano tutti, continuò con un sorriso malizioso: «In verità avevamo intenzione di utilizzare scarafaggi e altri insetti ripugnanti per il nostro scherzo ma… diciamo che ci sono fuggiti. Così abbiamo optato per le anguille anche se ci è voluta ogni oncia di pazienza per evitare che Luffy le mangiasse tutte prima che potessimo utilizzarle.» rivelò loro con uno sbuffo esasperato agli atti sciocchi e stupidi del suo nipotino più giovane.
«Tuttavia, questo lo facemmo solo dopo che il Tenryubito se ne andò da Goa.»
Tutti annuirono alla saggezza di tale azione, per quanto tutti si rallegravano quando qualcuno umiliava i Draghi Celesti i guai che l’offensore poi avrebbe dovuto subire e la caccia da parte dei marines che sarebbe seguita non ne valevano davvero la pena.
«…Comunque,» e qui tutti si irrigidirono e lo guardarono ansiosi: «non potevo lasciarlo andare senza un regalino d’addio.»
Tutti deglutirono nervosi, che diamine aveva fatto?
Con un sorriso malizioso (pericoloso), che innervosì i presenti ancor di più, svelò: «Non molti lo sanno ma sulle coste di quell’isola vive da tempo un Re del Mare e con un po’ di persuasione l’ho convinto ad aiutarmi.»
Tutti deglutirono, nervosi, di nuovo. Che diamine aveva fatto!?
«Questo non è mai stato rilasciato nei giornali.» e già il preambolo non promette bene. Con un sorriso ancor più tagliente di tutti quelli di quella sera rivelò: «Ma potrei, e dico potrei, averglielo aizzato contro.»
E alle facce strabiliate di due delle ciurme più temute di questo tempo Ichigo scoppiò a ridere sguaiatamente fino alle lacrime, ridendo così forte come quando causò tali rogne a quei nobili spocchiosi.
Quando finalmente si fu calmato, e così pure i suoi spiriti zanpakuto che si stavano divertendo a spese dei pirati suoi compagni dall’interno del loro personale mondo interiore, fu Yasopp a chiedere di nuovo, perplesso e ancora un bel po’ mistificato, la domanda che quella sera era stata chiesta più e più volte: «Ed è così che sei diventato loro zio?»
«Diavolo no!» rispose prontamente: «Ma con quegli scherzi mi sono guadagnato la loro fiducia. Fu solo dopo molti anni i cui io presi una residenza semi-permanente su Dawn, alcuni sporadici viaggi da un Blue all’altro in cui loro mi accompagnarono, diverse sessioni di allenamento con loro per aiutarli a diventare più forti, diversi incontri traumatizzanti con loro nonno Garp e il suo Pugno D’amore – sì,» e li guardò con sguardo piatto alle loro facce sorprese e incredule perché tale nomignolo non prometteva bene: «è proprio quello che pensate che sia, il Viceammiraglio Garp è veramente un vecchio folle,» e tutti qui si chiesero come quei tre siano sopravvissuti con un nonno del genere oltre l’adolescenza: «– e lunghe serate di bevute passate in compagnia di Dadan e la sua banda di banditi a cui i tre erano stati affidati da Garp – sì,» si interruppe di nuovo alle loro facce da pesci boccheggianti: «anch’io avevo quello sguardo quando ho scoperto dove diamine vivevano quei tre, come ho già detto Garp è un vecchiaccio svitato,» scosse la testa esasperato prima di continuare come se niente fosse, Marco aveva notato che aveva questa tendenza di fare, come se questa è neanche nella lista delle 100 cose più strane che abbia visto o sentito dire e probabilmente lo era: «– poi ci fu un epifania su chi fossero i genitori di Luffy e Ace, e per finire un epica avventura nel South Blue vicino a Baterilla piena di esplosioni e mostri marini e tre navi da guerra della marina che finirono sul fondo del mare a causa di un centinaio di polli combattenti, diverse scatole di petardi illegali e una gigantesca pianta carnivora mangiauomini – no,» si interruppe nuovamente quando vide non pochi pirati aprire la bocca per chiedere la domanda che tutti volevano chiedere con il tono più piatto e negativo che Akagami non aveva sentito dall’ultima volta che aveva proposto un idea stupida e Rayleigh-san l’aveva bocciata per puro principio e per evitarsi il conseguente attacco di cuore: «non ho alcuna intenzione di spiegare, e no!» negò nuovamente con fervore e frustrazione: «Non importa cosa dite, io di sicuro non ho intenzione di raccontarla! Se siete proprio così curiosi chiedetela a uno di quei tre di raccontarvela, in fin dei conti è stata tutta colpa loro quello che è successo quel giorno,» e prese un calmante respiro profondo mentre si strofinava la fronte stanco mettendo in mostra per la prima volta oggi tutta la stanchezza che si portava dietro da tutto il giorno: «e non ho davvero voglia di ricordarmi dello spavento che mi hanno dato quel giorno – comunque,» riprese con un gesto della mano che diceva chiaramente ‘andiamo avanti’: «dopo quello, decisero tutto da soli che ero salito di grado. Da Ossan ero diventato Occhan
«Come mai zio e non papà?» chiese qualcuno diversi minuti più tardi tagliando il silenzio che era sceso su di loro dopo in cui avevano passato a elaborare tutto quello che aveva detto.
Tutti si voltarono a guardarlo. In effetti era una domanda più che legittima, dopo tutto quel che avevano passato insieme perché non lo avevano dichiarato loro genitore invece di zio?
Detto zio diede loro un lungo e per nulla impressionato sguardo piatto, come se pensasse che fossero tutti degli idioti: «Vi devo ricordare chi sono i miei nipoti? O i loro padri biologici?»
Ci volle qualche momento perché la candelina si accendesse sopra le loro teste ma quando successe tutti lo guardarono con estrema comprensione.
«Giusto. Hai ragione.» mormorò qualcuno tra la folla e tutti annuirono al sentimento.
Pensandoci bene era già un miracolo che quei tre, particolarmente Sabo ed Ace, lo avessero accettato come loro zio e senza che lui alzasse un dito per diventarlo. E da come l’aveva raccontata si poteva notare che lui non aveva mai pensato di imporsi come una figura d’autorità su di loro fino a quando il suo nuovo status gli caduto addosso all’improvviso per la gentile concessione di quei tre monelli.
Quando il brusio si calmò, tutti stavano mormorando tra di loro e commentando e lo shinigami era più che volenteroso di prendersi un minuto di pausa, Ichigo finì il suo racconto quando l’attenzione tornò su di lui con un sorso di sakè dalla sua coppa, un tirata dal suo kiseru e poche frasi ben piazzate: «E dopo quello sono rimasto su Dawn fino a quando tutti e tre di loro finalmente hanno salpato per le loro avventure. Ace come pirata e Sabo come rivoluzionario; e infine dopo che anche Luffy ha preso il largo pochi mesi fa dall’isola come pirata sono ritornato nuovamente alla mia precedente vita nomade.» concluse osservando le stelle che illuminava come mille piccole lucciole il cielo.
«E ti sei mai pentito di essere diventato loro zio, yoi?» chiese infine Marco dopo che sbuffò un'altra nuvola di fumo.
Ichigo spazzò il suo sguardo sui pirati riuniti lì intorno a lui e pensò a…
 
Un attimo. 
Una sfocatura di movimento.
Tre piccole coppe rosse sakazuki che tintinnarono, brindando contro la bottiglia di sakè che stava bevendo (e dopo lo spavento che quel pomeriggio lui e i suoi spiriti zanpakuto si erano presi avevano tutti e tre concordato che se l’erano dannatamente meritata), tre giovani voci che allegre e birichine che proclamavano: «Da oggi sei il nostro Occhan!» e che furono bevute prima che ritrovasse il suo ingegno per fare qualsiasi cosa, e tre risate e occhi felici che un attimo dopo il misfatto sparirono correndo via. 
Ancora stordito da tale evento fece l’unica cosa logica.
Bevete un sorso di sakè. 
Il Patto era stato sigillato.
 
Ichigo sorrise, orgoglioso e affezionato: «Mai. E poi perché dovrei? In fin dei conti sono il mio Tesoro.»
 
 


 










 
I giovani pirati sognatori partirono dalla loro isola natia con un sorriso sulla faccia e una promessa d’amore marcata nei regali preziosi delle loro preziose persone nascoste nei loro cappelli.
Tre Vivre Card delle loro persone più preziose.
Tre jigokuchou per poter sempre rimanere in contatto non importa quel che succeda.
Un Baby Den Den Mushi potenziato perché non importa dove si è, sentire le voci della tua famiglia ti riscalda sempre il cuore e ti aiuta ad andare avanti non importa le avversità.
E infine una foto di Ace, Sabo e Luffy con intorno a loro Ichigo insieme a entrambe le parti di Zangetsu: Shiro e Ossan; Dadan e la sua banda di banditi, quel vecchiaccio del loro nonno Garp e anche Makino e il sindaco Woop Slap.
 
…Ed Ace, anche se non lo ammetterà mai, mantiene una foto in più in una tasca nascosta del suo cappello.
E’ una foto speciale, lì ritratti ci sono sua madre e suo padre circondati dai fiori di ibisco.
È stato un regalo di Ichigo per il suo compleanno dopo che aveva capito chi fossero i suoi genitori, una foto della madre che non ha mai conosciuto.
E’ una foto di quell’unica volta che lui l’ha incontrata, in cui Roger tiene Rogue tra le braccia e sono semplicemente così dannatamente felici insieme.

 
Ichigo comunque sospetta che se il suo Capitano, nella foto, non fosse stato attaccato a Rogue in un abbraccio avrebbe potuto finire con Roger tagliato fuori, e bruciato, dalla foto. Letteralmente.
In fin dei conti se Ace ci avesse provato avrebbe finito per rovinare l’unica immagine che possedeva su sua madre visto che i due erano attaccati guancia contro guancia.
Che marmocchio problematico.















Note Dizionario:
Kiseru: tipo di pipa lunga giapponese
Shinigami: Dio della Morte
Tenryubito: Draghi Celesti
Nodachi: tipo di katana lunga
Kodachi: tipo di katana corta
Akagami: Capelli Rossi
Nakama: significa amico o compagno ma un con un significato molto più profondo
Kami: Dio
Ossan: Vecchio
Shiro: Bianco
Zanpakuto: spada mieti-anime
Kakumeika: Rivoluzionario
Occhan: zio
Yonko: Imperatore
Sakazuki: coppa da sakè giapponese
Jigokuchou: farfalla infernale








Note:
E finalmente ho aggiornato! Yai!!!!
Ci ho messo un po' di più di quanto mi aspettassi ma avevo detto il mese dopo... quindi non sono in ritardo. *L'Autrice annuisce convinta* Anche qui ci sono stati un sacco di pestaggi, tutti nel passato ma pur sempre pestaggi. Sono state risposte un sacco di domande sul passato da pirata di Ichigo ma soprattutto come diamine sia finito nel mondo di One Piece. Povero Ichigo.  
Comunque, per l'ultimo capitolo di questa storia (sì, è di soli tre capitoli. Non ho voglia di imbarcarmi con una storia lunga e immensa e con il manga ancora in corso e che probabilmente non finirà se non fra cinque-dieci anni se siamo fortunati. Tutto quello che volete ma no) sarà pubblicato il prossimo mese.
Quindi...

Ja ne!




  
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